Luigi Speranza
Le notizie più antiche ci presentano Genova sorta sul colle di Sarzano, ai cui piedi batteva il mare, e comprendente le regioni del Castello (così nominata dal Castrum elevato a difesa del primitivo abitato), di Mascherona fino all' attuale chiesa di N. S. delle Grazie (anticamente dei SS. Nazario e Celso), la piazza del Molo, sede in appresso del mercato delle erbe, la piazza detta successivamente dei mercanti e poi di S. Giorgio, le vicinanze di S. Lorenzo, S. Donato, il borgo del Prione e il colle di S. Andrea.
In quei tempi, e cioè prima del X secolo, il mare toccava le radici del colle di Oregina e di Montesano, e occupava lo spazio che va da S. Agnese a S. Tomaso.
Era quindi limitatissimo l' abitato di Genova, comprese le borgate; ma l'industria e l'energia dei Liguri Genovesi seppero in breve tempo ampliare quella ristretta sfera, tanto che dopo il 936 la cinta della città si vede allargata, partendo da S. Andrea giù per Morcento, S. Matteo, Luccoli, Campetto fino a S. Pietro di Banchi ricongiungendosi a S. Giorgio.
Sembra che a quest' epoca risalgano le prime mura di cinta , di cui si abbia più esatta memoria, delle quali venne riconosciuta la necessità per difendere l'abitato dalle invasioni dei Saraceni.
Poichè il cronista Galvano Fiamma assicura che dopo la distruzione fattane dal re Rotari nel 641 i Genovesi non le avevano più rialzate e trovavansi quindi facilmente esposti agli sbarchi e alle predazioni dei pirati.
Ecco come l'illustre Belgrano descrive la diramazione di quelle mura.
Spiccavasi cotesto muro dalla marina di San Nazaro e di Sarzano, salendo sul destro fianco della Ravecca (quasi ruga o ma vecchia) sino al colle, dove poi sorse il monastero delle benedettine di Sant'Andrea; ed attraversava il Brolio di Sant'Ambrogio (Orti), una parte del quale, rimasta fuori della cortina, costituiva il Borgo Tascherio o Saccherio, oggi con lieve modificazione detta da noi Borgo Sacco. Passava quindi lo stesso muro lungo la Valle sulla sinistra di San Lorenzo, e rasentando il Campetto, come può vedersi tuttavia per gl' importanti avanzi delle salde costruzioni cui sono appoggiate le case nel Fico inferiore degli Indoratori, correva a San Pietro. Di qui svoltava al Cannetto, e per la via detta poscia di San Damiano e or di San Cosimo toccava di bel nuovo a San Nazaro.
Sull' alto del colle di Sant'Andrea si apriva una porta, la principale, detta Soprana (che ancora oggi esiste ristorata); la seconda chiudeva il passo dalla Valle Auria (ora Valloria) alla Domoculta, all'incirca dove oggi si trova la salita di S. Matteo, detta Serravalle; la terza dava accesso al duomo, chiesa di San Lorenzo, epperò era nominata Porta Ai San Lorenzo; la quarta aprivasi presso la chiesa di S. Pietro e corrisponderebbe all' archivolto delle Cinque Lampadi; la L ^ quinta metteva al mare dalla piazza di S. Giorgio; ^ la sesta doveva pur mettere al mare dove esiste l'ar- ^— chivolto di Santa Croce.
Ma da San Pietro della Porta (oggi Ai Banchi), y prosegue il Belgrano, dev' essersi allungato o subito o poi, un braccio di muro; il quale attraversando le Vigne nella direzione all' incirca degli odierni vicoli dall'Amor Perfetto, del Fornaro e degli Spinola (dove miransi i notevoli resti di due torri costrutte a bozze), corresse alle falde del Monte Albano (Castelletto), j^jr--^ lasciandosi fuori la basilica di S. Siro ».
Altro ampliamento della città, e del quale si hanno ^f- 5 maggiori notizie, venne fatto nel 1158, nel quale anno le mura partivano da S. Andrea, passavano per l' antica Domoculta, ove oggi sorge il teatro Carlo Felice, salivano sul colle di Piccapietra, da dove scendevano per le Fucine sino a S. Marta; costeggiando quindi l'Acquasola continuavano sino al Portello donde procedevano in linea quasi retta fino a S. Agnese, allargandosi da S. Sabina e alla porta detta di-S. Fede, dalla chiesuola prossima, o dei Vacca che ivi avevano proprietà.
Segnavano allora a un dipresso i confini di Genova, il Rivotorbido a levante, che passando per Portoria scendeva in mare sotto il borgo Lanajuoli; a ponente il fosfato di Vallechiara e quello di Carbonara che gettavansi in mare fuori porta di Vacca; a tramontana il fossato di S. Anna; a mezzogiorno il mare che dai piedi del colle di Sarzano circondava la città fino al colle d' Oregina.
In questi tempi, cioè dopo il 1134, la città era divisa in otto rioni cosi denominati: di Borgo che comprendeva l'abitato fuori le porte e si spingeva forse oltre l'attuale Sestiere di Prè; di Somiglia; della Porta ossia di Banchi; di S. Lorenzo; di Maccagnana, che tutti confondono con Mascherona, mentre occupava quel tratto che da S. Ambrogio va giù per Cannetto il lungo; di Pianga lunga costituito dalla contrada detta dei Giustiniani; di Palatolo corrispondente al Castello; di Portanuova che comprendeva la regione della Maddalena.
Nel 1276 la città s'ingrandì della contrada detta del Molo. Nel 1320 le mura partendo dall'Acquasola e salendo per la pianura dell' divella a S. Stefano si stendevano su per Vialata fino alle Grazie, comprendendo nella città tutta la regione di Carignano e la vallata di Rivotorbido. La porta orientale fu allora costrutta a piedi di S. Stetano sotto il nome de Hirchis, denominazione antichissima della regione che si stende fino a S. Martino d'Albaro. Nel 1346 fu ampliata la cinta verso ponente, comprendendovi la regione del Carmine e la collina di Pietramunita, corrottamente poi di Pietraminuta, spingendosi fino a S. Tommaso, ove fu aperta la porta che, dal borgo omonimo , fu detta di Fassolo.
Nel 1626 si pose mano alla costruzione di una nuova cinta, ancora esistente, che in certo modo corrisponde all'attuale chiusa a levante, dalle porte Romana e Pila, a ponente, da quelle della Lanterna.
L'ultimo ingrandimento della città avvenne nel 1873, coll'aggregazione di tutta la regione orientale che si stende fino al torrente Sturla.
Sunday, August 14, 2011
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