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Saturday, August 6, 2011

La Genova di Byron

Luigi Speranza

"Villa Saluzzo" (oggi "Villa Mongiardino") ospitò il poeta Byron agitato dai recenti dolori familiari e dalla scomparsa dell'amico Shelley, annegato qualche tempo prima durante una traversata da Livorno a la sua "Villa Magni" a San Terenzo, nel Levante.

Il poeta, giungendo a Genova scriveva:



C'è qui un sospiro per quelli che mi amano

Un sorriso per quelli che mi odiano,

E, sotto qualunque cielo io vada,

C'è qui un cuore pronto ad ogni destino.


Arrivato a Genova, Byron aveva trovato la città sottomessa alla Santa Allenza e piena di spie sabaude ed austriache.

A Genova, dopo il fallimento dei moti carbonari del 1821, erano stati condannati alla forca dal re Carlo Felice alcuni giovani che avevano inneggiato "Viva la Costituzione".

L'Università di Genova era stata chiusa e la "Depurazione moderatrice degli studi" aveva operato severe restrizioni all'organizzazione dell'ateneo genovese.

Il soggiorno genovese di Byron legò per sempre a

"Villa Saluzzo"

il suo messaggio di libertà e tutta la collina d'Albaro andò mutandosi in un asilo per cospiratori e patrioti (vi abitò per qualche tempo anche Carlo Pisacane).

Giuseppe Cesare Abba, nel suo libretto "Noterelle", scrisse:

«A pié della collina d'Albaro alzai gli occhi per vedere ancora una volta la villa dove Byron stette gli ultimi giorni, prima di partire per la Grecia, e il suo grido d'Aroldo a Roma mi risuonò nelle viscere. Se vivesse, sarebbe là sul "Piemonte", a fianco a Garibaldi.»

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