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Saturday, August 13, 2011

Progressive ampliazioni della citta di Genova

PROGRESSIVE AMPLIAZIONI DELLA CITTÀ

Usarono i primi abitatori di città rinchiudersi cnlro angusti cerchi di mura, come sappiamo aver fatto Napoli e Roma stessa, principali metropoli d'Italia, sebbene fosser cinte all' intorno di vasti borghi. Tal costume si credea necessario alla civil sicurezza, nè dobbiamo meravigliare che Genova il seguisse, tuttochè a'tempi d'Ottaviano Augusto ( testimonio-Stràbone ) fosse già' emporio nobilissimo della provincia, e scala per dove gli albinganesi, ì ventimigliesi, e gli altri popoli della Liguria mandavano le loro merci agli italiani oltre Apennino^. 0. per mezzo del traffico marittimo le ricambiavano a lontane hazieni.

ìl più antico; recinto delle sue mura, per quèl che si raccoglie dà vecchie memorie, chiudeva il colle di Castello colle Falde di Macagnana e di Sarzano. Cominciava la cinta dalla chiesa de'SS. Nazaro e Celso, or N. D. delle Grazie, e rasentando la piazza del Molo ove foceasi mercato delle erbe, inoltrava sotto S. Damiano, e procedea per la piazza di S. Giorgio ove erano i banchi de' mercanti ed una porta che riusciva in Canneto. .Quinci piegava ad oriente, e per la strada di Chiavica ( eh1 è quanto a dir fosso della città ) giungeva a S. Donato, lasciando un' apertura di fronte al luogo ov' ora sorge il destro fianco del Duomo', e seguendo sempre le estreme falde del colle di Castello. Saliva per ultimo pel luogo che nomasi Prione all' altura di sani' Andrea, ov' è ancora la porta denominata prima degli arcati, poi da quel santo , e segnando nuòvi angoli seguitava di filala alla piazza di Sarzano, inoltrava sotto santa Croce, a cui sovrastava il Castello e il palazzo pubblico , e continuando per rocche e scogliere si riuniva a' SS. Nazaro e Celso. In questo tratto di non più che un miglio, gremito d' abitazioni, era la primitiva città; stendeansi però dalle acque del Bisagno inlino a S. Lazzaro vaste e popolose borgate. . . . '

Il saccheggio portato a (Genova da' saraceni nel 935, o com' altri vogliono 25, costrinse i cittadini a ristorarla ; e in tale occasione deliberarono d' ampliarne il circuito. Da sant' Andrea prolungavano il muro pei vicini orti, che anche al dì d'oggi ritengono il nome, e la contrada che restava al dì fuori chiamavano Morcento, quasi murus cinctus. Ne tracciaron la linea per a sant'Egidio (poi S. Domenico) lasciando quivi una porta, e questa linea protraevano dirittamente per P area ove si fondò la torre di Palazzo, e, lasciata una porta che diceasi di Valle, la facean discendere a S. Matteo, a Lucoli, a Campetto. Continuando il muro alla vòlta di S. Pietro, ove si fece una porta che dieJ nome alla chiesa ( prima de porta, ora S. Pier di Banchi ) piegava a Canneto, e riunivasi alla piazza di S. Giorgio.

Alla seconda ampliazione diedero motivo le minacce di Federigo Barbarossa cheT anno 1155, distrutta Mi

lano ed espugnata Tortona, scendeva, pieno di mal talento, alla vòlta di Genova. Con precipitoso lavoro i cittadini dell' uno e dell' altro sesso si diedero a ristorare le vecchie mura ed accrescerne il giro, e l' opera fu posta in sufficienti ripari entro il breve corso di pochi mesi, e perfezionata indi a non molto, quando svanì il timore dello straniero. Dalla suddetta porta di sant'Egidio continuavasi per altra direzione il muro, rasentando a tergo la chiesa di questo titolo, poi salendo l' erta di Piccapietra, ove una porta con torri a' fianchi dominava il sommo di Montcsano. Per dritta linea inoltrava il recinto per la contrada delle Fucine dietro l'attuai chiesa di san Sebastiano, scendeva a santa Caterina, e quivi era un' altra porta appellala di S. Germano; donde retrocedendo sulla destra, declinava alla piazza del Fonte maroso, e spingeasi per le pianure della Maddalena, sulle quali tracciossi indi a più secoli la magnifica Strada Nuova. Lasciando il piano, risaliva pel colle ch' oggi diciam Castelletto, e correndone per intero il sinistro fianco, scendea nuovamente per la valle di sant'Agnese, e quinci camminava alla marina, rasente l'antichissima chiesa de' santi Sabina e Vittore. Leggiamo che questo recinto misurava 5520 piedi di terreno, cioè miglia 5 e *{* geometriche, ed era interamente costrutto di pietre quadrate, e coronato di 1060 merli. — Quasi a giustificare la storia, rimangono intere le due porle di Vacca e di sant' Andrea con lor torri a difesa, benchè travisate da restauri. V ha però argomento di credere che la seconda di esse già esistente, siccome dicemmo, all' epoca di questo recinto, abbia membra di

architettura più antiche, quali sembrano due colonne con capitelli di romano stile, e l'arco interno, semi- circolare , d' una robustezza che concilia stupore. Al- l'esterno l'arco è di sesto acuto come quello di Vac- ca , nè si saprebbe spiegare cosiffatta diversità, se non reputandolo (insieme alle altre colonne che han ca- pitello pesante è rozzo quale s' usò verso il 1000 ) un' aggiunta fattavi nel tempo di questa ampliazione '. Seguono altre aggiunte di minor rilievo. Nel 1276 fu cinto di mura il borgo del molo, il quale era al di fuori della piazza, donde, gli antichi avean pro- tratto nel mare un quasi terrapieno, e sovr' esso for- mate due strade da ambo i lati, le quali guardavano alla torre del molo. Ora principiando dalla chiesa di S. Nazaro allungossi il muro dietro i macelli e la Ma- 1 I versi incisi in due lapidi marmoree sulle porte di san- t'Andrea, più non vi esistono, e forse da molti anni. Onde giova il ripeterli in questo luogo; delle iscrizioni della porta di Vacca, come esistenti tuttora si darà copia, astio luogo: Sum munita viris muris eircumdata miris Et viriate mea pello procul hoslica tela; Si pacem portat licet hat libi tangere portat Si bellum quaeret tristis victutque recedes. Atuter et occasut teplentrio novit et ortus Quantot bellorum tuperavit Janua molut. Marte mei populi fuit hactenut Africa mota Pott Aita in parte, et aditine Hispania tota. Almeriam coepi Tortosamque iubegi Septimus annui ab hoc et erat bis quartus ab il la Hoc ego munimen confeci Janua pridem Vndecies centeno cum totiensque quino, Anno pott partum venerandae Virginis almum. Japaga infino alla suddetta torre, a tergo della chiess di S. Marco, riunivasi pel luogo detto il Bordigotto a' SS. Cosma e Damiano. — Nel 1520 imperversando le fazioni de'guelfi e.ghibellini fu deliberato di- rinchiudere molti borghi a levante. Quest' altra cìnta che venne ultimata nel 1527 cominciava dalla porta di S. Germano ( ora dell' Acquasola ), comprendeva i luoghi dell'divella, -di santo Stefano e di S. Germano medesimo , steudeasi al colle di Carignano fino alle foci del Bisagno , e per questa parte andava a congiungersi còlle antichissime mura sotto al castello della •città.

Correndo l'anno 1546 si diede opera al vasto recinto, che da sant' Agnese saliva pel colle di Carbonara , è proseguiva per tPiètraminuta e monte Galletto fin sopra la chiesa di S. Michele or distrutta, sotto la.quale si lasciò una porta nominata dal vicin borgo, poi dalla vicina chiesa di S. Tommaso ; la quale aperta poi alquanto più verso il mare, fu anche resa folte d'un baluardo edificato sopra lo scoglio di S. Tommaso nel 1556. • .

Queste progressive ampliazioni e fabbriche di mura abbiam tracciate in abbozzo, poichè, rimanendo qua e là i vestigi delia eostruzione, possa l'osservatore richiamarsene a ^memoria le epoche, e farvi quegli esami artistici, che si renderebbero difficili a. noi, intesi, come siamo, a seguitare un giro continuo, e veloce per quanto è possibile. Dell' ultimo recinto che attualmente circoscrive la città, e che segnale tracce all'ultima giornata di questa Guida, ragion vuole che si tenga parola a suo luogo, e in separato articolo

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