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Saturday, August 13, 2011

Tavella, pittore genovese

Benche' il Pittore Carlo Antonio Tavella per accidente non fia nato in Liguria: pur nondimeno a molta ragione può annoverarfi fra' Genovefi; perchè Genovefi furono i fuoi Genitori; ed egli qua poi veduto , e confiderato Tempre qual noftro , fra noi vifle, e mori. Il Padre di coftui nomoflì Domenico; e ficcome era.. Mercatante: cosi dovette, l'anno KJ67., trasferirfi perfuoi negozi a Milano, ove feco cooduffe Terefa Ponfòna l'uà, mo

glie, che colà nel gennaio del i6<58. gli partorì quefto Carlo Antonio . Il Domenico, che non avea per anche avuto figliuoli , lo rilevò con ifpecial diligenza, e lo fece inftruire =====. da pio Maeftro ne' buoni coftumi, e negli erudimenti delle Di Carlo lettere umane . Era il piccolo fanciullo in età di foli dieci Xavhxa. anni; quando moftrò gran defiderio d' attendere alla Pittura. Secondollo il Padre; e lo pofe nella fcuola di Giufeppe Merari Pfttor milanefe, fotto il quale per tre anni con molto profitto s' efercitò.

Fioriva di que' dì in Milano un altro Pittore per nome Giovanni Gruembroech, appellato comunemente il Solfatolo, a cagione d' un certo fuo genio di dipingere vedute di paefi, che ardeffero. Della coftui maniera invogliatoli il giovane Tavella , cercò d'eflervi ammeffo alla fcuola: e facile gli fu 1' ottenerlo. Sotto la difciplina di quefto fecondo Maeftro fi diede l'ingegnofo Difcepolo ad uno ftudio più impegnato , e più fervido . Copiò diverfe Opere di lui, e d'altri. Indi fi diede a rapprefentare co i colori, e con la penna , che leggiadramente maneggiava, lontananze de' più bei paefi, che gli fi offerivano innanzi, fpeffo dipingendovi fparfe_» fiamme, e divampati villaggi. In tali ftudj perfeverò fino all' anno ventefimo di fua età .

Mentre , che il Tavella tante buone fperanze dava di fe; un certo Mercatante milanefe, dovendo paflare a Livorno, invitollo ad effergli compagno in quel viaggio . L'invitato fcufòflì. Ma poco ftante fe ne pentì; perchè nato gli era nel cuore un improvvifo genio di viaggiare; al quale non Capendo refiftere, partiflì di lancio da Milano; e dopo eflerfi trattenuto alquanto in diverfe città della Lombardia, e più delle altre in Bologna; pafsò a Firenze, di là a Pifa , e per ultimo a Livorno portoflì. Quivi trovò 1' Amico fuo Mercatante , che volentieri l'accolfe; e raccomandollo al Baldi allora Agente del Gran Duca in quella città. Quefto Baldi fece lavorare al Tavella alcuni quadri di paefi; e talmente ne rimafe foddisfatto; che feco volea trattenerlo. Il Tavella non volle reftarvi, per non difguftare il Padre, che a Milano lo richiamava . Pel qual motivo prefe dal Baldi congedo; con p;omeffa però, che, quanto più prefto aveffe potuto , iarebbe ritornato a Livorno. Ap

Appena" giunto a Milano s' ammalò il giovane Tavella si gravemente, che fi tenne difperata la fua falute. Come _ a Dio piacque, fi riebbe: ed a fine di rimetterli perfetta

Di Carlo mente , ed intanto conofcere alcuni fuoi Parenti, venne Antonio a Genova . Qui abitò in cafa di certi Rolla, a' quali fece AYttiA. ajcunj quadri di paefi. Ricordevole poi della promeflà— fatta in Livorno al Baldi, colà trasferitti. Ma trovò, che coftui di frefeo era morto. Onde fi riportò a Genova^. Qui, dopo vario penfare per l'elezione dello flato, deliberò di renderli Religiofo in qualche Ordine Regolare. A varj s'efpofe: ma da tutti fu rifiutato, per la poca falute, che egli moftrava; perciocché era oltremodo gracile, pallido, e fcarno. Quindi conobbe non efiere flato deftinato a menar la fua vita nel Chioftro: e però, uniformandoli alla Divina difpofizione, fi prefe a pigione una cafa, e diedefi a dipingere i foliti fuoi paefi; cercando con ciò di guadagnarli , onde vivere.

Egli contava 1' anno ventefimoterzo di fua età; quando ad infinuazione d' Amici, ed a fine d'aver chi fida cura teneffe della cafa, fi congiunfe in Matrimonio con una faggia, e cotumata fanciulla, con cui fempre vifte in fanta_. unione. Per follevarfi poi dagli aggravj ipocondriaci, che fpeflò lo moleftavano , imprefe a fonar la fpinetta. Gli fu in ciò Maeftro un certo Gregorio Bertollo , a cui in ricompenfa fece alcuni belliffimi quadri di paefi . Indi quattro altri pur d' ottimo gufto ne lavorò fui muro a tempra nel magnifico palazzo del Signor Francefco Maria Brignole Sale, a capo di ftrada nuova . Dopo quefti dipinfe alcuni quadretti Umilmente di vedute per un Signore Inglefe , che gencrofamente rimunerollo .

Non per anche ben pago il Tavella di quanto fapeva nell' arte fua, pensò di ritornare a Milano , e colà far nuovi ftudj fotto la direzione del celebre Pietro de Mulieribus Fiammingo, detto il Tempefta. Vi ritornò l'anno 1695., ove fu da quel grand' Artefice ben ricevuto; e molti quadri di lui ricopiò, ed altri d' un certo Pietro Gignaroli , virtuofo Allievo di effo Tempefta. Per quefti fuoi nuovi ftudj acquiftò il Tavella una maniera di finger paefi, e lontananze

tananze affai forte, e di bel contrapporlo di macchia, imitante a maraviglia il gufto di queil ' egregio Fiammingo.

Con tale acquifto pafsò da Milano a Bergamo; e vi ,

contrafle di molte amicizie. Speciale fra quefte fu quella Dicaklg del nobil Pittore Giufeppe Chiappati, del quale, in tefti- Antonio monianza d'affetto, volle, e confervo tempre il ritratto. avnLA« Un altro fuo diftinto Amico fu Fra Vittore Ghislandi, Laico nella Religione de' PP. Minimi, e Pittore di molta perizia. In Bergamo pure fece varj quadri di paefi per alcuni Signori , preflò de' quali egli era in grandiffimo credito. Anzi anche da Genova molti altri dovette colà in diverfi tempi mandarne; e fpecialmente a un certo Sig. Francefco Brontino, con cui tenne lungo carteggio. Una parte delle lettere dal Tavella a quel Signore dirette, fi leggono nel quarto tomo delle Lettere Pittoriche .

Da Bergamo portoni il noltro Pittore a Brefcia, folo per genio di rivedere il Tempefta, che allora colà dimorava . Dopo pochi giorni ritornò a Milano, dove feguitò a copiare alcune Opere di quel Maeftro . Intanto il Merati, di cui era già (lato Difcepolo, cominciò ad impiegarlo in dipingere alcuni paefi: lo fteffo poi fecero altri di que' Cittadini: onde fi vide ben prefto il Tavella carico di commiffioni. Molte efeguinne: ma molte altre gli convenne ommettere, per ritornare a Genova, e riveder la famiglia , che da due anni e più lo fofpirava . Egli finalmente prefe la volta di Genova, ma per la via di Mantova, ad oggetto di vedervi colà le immortali fatture del Caitiglione. E poiché qui m' è occorfo nominar quefto Valentuomo, mi fia permeflo di dire ciò, che tralafciai nelle note alla fua vita entro il primo tomo di queiV Opera, per non averne allora avuta contezza. Dico adunque, che il Caltiglione è fepolto nel Duomo di Mantova; e che colà fi vede (colpito in prcffilo il ritratto di lui con fotto i feguenti verfi.

Forte Renascetur Pingendi Ars Mortua Cum Te: Post Te At Semper Erit , Castiuone , Minor . Giunto a Genova il Tavella fi diede a copiare quanti paefi potè avere del Puflìno, di Salvator Rofa , del Cafti__ glione, e de' più infigni fiamminghi Pittori. Ciò fu cagioDi Carlo' °e, che egli abbandonò in parte la maniera del Tempefta, Antonio e fe ne compofe una più foave, e più delicata. Ben e veTavsixa. rQ^ cjie feppe? quando volle, praticar quella prima, fìccome anche adattare il pennello alle maniere de'prefati Artefici, ove gliene venne occorrenza . Perciocchè fi veggono di mano di lui alcuni paefi cosi efattamente imitati, ■ che a prima vifta ingannano, e fanno equivocar nell' Autore . Prova di ciò, oltre a' molti, che in Genova fono rimafi, ce ne recano alcuni quadretti, che furono comperati da certi Foreftieri; ficcome altri, che lavorò pel noflro Mulinatelo , e per Monfieur La Croix, egregio Scultore-. Borgognone, che di que' di fi tratteneva fra noi . Di bellezza poco diflìmile furono altri quadri, ch'ei dipinfe per li noftri Pittori Pai meri, e Piola .

L'anno 1700. ritornò il Tavella in Milano, donde paf.ò poi a Bergamo invitatovi dai Chiappati, prelfo al quale dimorò alcuni mefi, dipingendogli de' foliti quadri. Reftituiflì quindi a Milano; e foggiornò in cafa del Tempefta infino all' anno fufieguente, nel quale effo Tempefta morì, come il Tavella fteflb nota nel fuo giornale, che appreflo di me fi conferva.

Neil' ottobre del 1701. ei fece ritorno a Genova: dove fi ftabili totalmente. Qui non gli mancarono mai occafìoni di lavorare quadri d' ogni mifura. Dipinfe due grandi paefi pel Sig. Niccolò Cattaneo , che fu poi Doge della Sereniifima Repubblica, ed altri per diverfi Cavalieri, come al Sig. Ottaviano Raggi, ed al Sig. Gio. Francefco Grimaldi, che gli portò fempre particolare affezione . Alcuni paefetti fece per lo Pittore Enrico Vayroer, che in contraccambio gli copiò i ritratti del Solfarolo, e del Tempefta; quefto fecondo fta al prefente in mia mano .

L'anno 170<>. mori in Milano Domenico Tavella, Padre del noftro Pittore; del qual cafo talmente s'affliffe, che ne rimafe per qualche tempo come intronato, e fenza poter cofa alcuna operare . Pofcia, confortatoli alquanto , prefe a formare

mare un gran quadro, entrovi un arreno paefe illuminato dal sole nafeente. Tal quadro riufeì cofa tìupenda, sì per le lucide, e gagliarde tinte, sì ancora per il benintefo et'-——, fetto , che vi fpiccava; onde parea cofa non artificiale, ma Di Caplo affatto vera. 11 quadro piacque oltremodo a chi glielo avea Antonio commeflò, che fu il Sig. Kinifpergh Teforiere dell'Impe- AViUA* rador Carlo VI.; e fo, che in Vienna incontrò grandjtfEma (lima.

L'anno 1708. effendo venuto a Genova a farvi la Sacra Miffione il P. Paolo Segneri Iuniore della Compagnia di Gesù: il Tavella, quantunque non folle Pittor di figure_., e molto meno Ritrattifta, volle contuttociò provarli a formare il ritratto di quel buon Servo di Dio. Egli per tanto lo ritraile a memoria, pigliandone 1' aria col1' andar Irequen* temente a vederlo nelle pubbliche funzioni: e così bene lo colfe; che unirai ritratto apparve fomigliantiflìmo; onde_» fé ne (parlero molte copie, anche fuori di qua . Difti, che egli non era Pittor di figure; perché non lece mai quadri (toriati: copionne bensì.molti, e con molta felicità; e ne' fuoi paefi inneftò fovente gruppi di figurine al maggior fegno graziole . Ben è vero però, che in iiffatti lavori l'aiutavano coi loro difegni il Magnalco, ed ambo i Piota Padre, e figlio, e tal volta anche il Vaymer. Egli poi fi valeva di quelle abbozzate figurine, giudiziolàmente adattandole, e rendendole tutte lue. Gli animali poi d'ogni fpecie li dipingeva da le con molta attività; perciocché in ciò egli avea fatto di grandi ftudj fui naturale, e fugli efemplari de' più rinomati Maeftri; e lpecialmente de' noibri Scorza , e Caltiglionc .

L' anno 1715. s'occupò il Tavella a fervizio del Sig. Carlo Spinola del fu Luciano; e fra le altre cofe gli ritraile in un'ampia tela la terra di Derenice, ereditario feudo di detto Signore. Fece quindi altri quadri con vedute di mare, e di campagne, che, comperati da certi Mercatanti, e trafmeffi parte a Torino, parte a Lisbona: in ambedue quelle città per notabili fomme furon venduti. Altri ancora formonne ad inftanza del Mulinaretto. Quelti ultimi pervennero in Torino alle mani del Conte Saks, che in gran pregio teneali. E in egual pregio alcuni altri teneane il General Arefi di Milano, il quale in quel medefimo tempo al . noftro Pittore con Comma premura gli avea commeflì. Di Carlo Per 1' Eremo di quefti Monaci Camaldolefì dipinfe il Ta

^antonjo velia una foaziofa campagna; ed entro v' introdufle Mosè , acuì Dio lì manifefta nel rovo ardente. Pofcia dipinfe alcuni quadri per Fra Vittore Ghislandi, già dianzi mentovato; e a Bergamo glieli inviò: ficcome altri al Commendatore del Pozzo, che ne fece dono ad un Perfonaggio in_, Roma: ed altri al Marchefe Calderati milanefe, da cui generofa ricompenfa ne ricevette .

L'anno 1720. il Milord Avenart inglefe fece lavorare al Tavella alcuni quadri di campagne, e di lontananze-, fui guflo Puflìnefco, i quali tanto gli piacquero; che offerì all' Artefice gran vantaggi, fe aveflTe accettato di andar feco a Londra . Ma quefti rifiutò l'invito; e volle qui rimanere , dove continue avea le occafioni di fervire di fuoi lavori i Perfonaggi primarj: giufta le quali dipinfe a' Signori Torre alcuni quadri, che da gran tempo gli erano ftati commeflì; ed alcuni a' Signori Mari di Campetto; ed altri a' Signori Serra. Indi altri ne fece per lo Principe di Liechftein; ed altri per il fu Eccellentiflìmo Signor Francefco Maria Brignole Sale, ne' quali efpreflè varj feudi di quel Signore . Quadri, che flimatiflìmi tuttora li cuftodifcono nel famofo palazzo Brignole, lungo la flrada nuova .

Quantunque fofte il Tavella , come già da principio accennai, di compleflìone affd debole: pure vitte con perfetta falute infino all' anno fefflantefimofelto di fua età . Sul decadere di quefto cominciò a patire ecceflivi dolori di ftomaco , che non folo per qualche tempo gl' impedirono il dipingere; ma anche gli cagionarono inappetenza, e gran patimento nel prender cibo . Guarì finalmente da quefta malattia , e, come egli diceva, per interceflìone della Santilfima Vergine , a cui s' era caldamente raccomandato . La prima cofa , ch' ei fece, toftoché fi fenti rifanato, fu di penfare al fuo teftamento , che di propria mano feri tte , e figlilò . Stefe pofcia un minuto inventario di quanto aveva , a tutto ftabilendo un ragionevol prezzo per regola degli Eredi.

Dopo ciò con tutta pace ripigliò il folito fuo efercizio, che per altri quattro anni continuamente praticò.

Nel lettantefimo dell' età fua divenne cachettico: ciò ,

non oftante feguitò a lavorare per alcuni mefi. Ma temen- Di Ca*lo dofì non gli lofte imminente un' idropisia di petto; fu con- Tavrla . figliato a mutar aria. Egli andò nella villa di PariUòne-* fopra il Bifagno, e vi uette qualche tempo: finché, crefciutogli il male, e fcopertaglifì l'idropisìa; ad oggetto d'aver maggior affluenza, ritornò in città nel novembre-» del 1738. Qui la durò fino al giorno fecondo di dicembre, in cui mori, correndo di fua nafcita 1' anno fettantunefimo. 11 fuo cadavere fu co' debiti onori feppellito in quefta Chiefa di S. Domenico .

I fentimenti di Criftiana raffegnazione moftrati da quefto Pittore in morte non furono altro, che autentiche teftimonianze della foda pietà, in cui fempre s'era, vivendo, elèrcitato. Egli era cosi timorato di Dio; che, per ifcanfare ogni occafione d'impegni, o di vani difcorfi, o di mondani puntigli, faceva una vita quali fempre folitaria . La fua cafa fembrava anzi un religiofo ritiro, che abitazione d' un Pittore . OfTervavafi in effa una fpecie di regola-, clauftrale . V" eran le ore deftinate all' orazione vocale , alla mentale meditazione, al cibo, e al lavoro. Onde ognuno argomenti , quanto bene educata foffe la fua famiglia. In oltre egli era tanto buono, e guardingo; che, effendogli flati più volte truffati danari, e quadri, mai non fece il menomo motto, per efferne Soddisfatto: e talora, eflendo mitigato da Amici a ricorrere, e a tentare per via di giuftizia di ricuperare il fuo: rifpondeva, non volere a verun patto ciò fare; perché temea, che i colpevoli, meflì alle ftrette, deffero in atti d'impazienza, o per difenderli, s' efponeffero al pericolo d'offendere il Signore con profferire menzogne.

Aveva il Tavella una coftumanza ne' luoi domeftici regolamenti , che per verità era cola da ridere. Egli, lìccome ufciva ogni mattina, per udire la Santa Meflà, fe per la Ilrada s'incontrava in qualcheduno , ritornato a cafa- , facea nota nel fuo giornale della pedona, e delle parole, eh' eran paffate fra loro. In quefto medeiìmo giornale no

tava quanto gli era occorfo fra '1 giorno: le imbafciate, le vifite, i complimenti, e cofe tali. Oltracciò avea un altro libro da fé formato; e quefto ogni giorno l'apriva. In efìTo Di Carlo era prefiflò il tempo di tagliarli la barba, le ugne, i caTamtA. pelli, di mutarli la camicia, le calze, le fcarpe, ed altre fimili inezie: e pur egli quefte faceva con la maggior flemma del mondo, e con tale diligenza, è puntualità, come fe fottero (tate cofe di fomma importanza, e neceflìtà. Ma partiamo a parlare del fuo dipingere .

Egli è certo, che coftui è flato un de' più eccellenti Paefifti, che abbiamo avuto nella noftra città. Proporzionato nelle lontananze, e giuftamente difpofto negli aumenti, o nelle diminuzioni degli oggetti. T fuoi liti fono ameni , bizzarri, e nuovi. Le arie il veggono tinte or d'aurora , or di sole, or di notte. fecondoché ha voluto efprimerle; e Tempre con efattirtìma verità, Le acque chiare, limpide, e lucide da fpecchiarvifi dentro: e gli alberi, i tronchi, i dirupi, i fafli imitavan a maraviglia la natura. In fomma quefti fuoi paefi meritamente fono tenuti in gran conto da chi ha buon gufto in Pittura.

Lafciò il Tavella tre figliuoli, un mafchio , e due femmine . Il mafchio, nomato Giufeppe, entrò nel (acro Ordine Domenicano; e vi fece nelle Scienze progrefit tali; che rifplendette fra' più elevati Teologi della noftra età . Infegnò per molti anni le Sacre Lettere con alta (lima , e formò di dottiflìmi Allievi . Paflato poi a Roma , fu aflunto da' fuoi Religiofi alla carica di Vicario Generale; nella quale, in età di foli quarantafei anni morì con odor di virtù . Accadde la fua morte nel 1757.

Le figliuole ambedue attefero alla Pittura . Angiola, che fu la prima, feguitò lo (tile paterno, e fece alcuni buoni paefi; e molto riufci nel copiare quei del Padre, e d'altri valenti Maeflri. Dipinfe ancora alcune mezze figure di Santi con qualche garbo . Di tali fuoi lavori n' abbiamo un faggio nella tavola di Sant' Agnefa da Montepulciano, laqual tavola lìa fopra un degli Altari di quefta Chiefa di S. Domenico . Ella fi ritirò nel Confervatorio delle Figlie di S. Giufeppe, ove attefe più allo fpirito, che alla Pittura: e vi morì nel 1745., ch'era il quarantottefimo di fua età.

Terefa, 1' altra fua forella parimente alcuna cofa dipinfe; ma non era fornita di molto talento . Anch' effa fi ritirò nel prefato Confervatorio; e vi terminò ultimamente _

di vivere in età molto avanzata, dopo aver de' fuoi beni Di Carlo fatto alcuni legati a quella Chiefa. Antonio

Mi refta ancora a parlare di chi poffiede la maggior tayella* quantità de'quadri del Tavella; per notizia di que'Dilettanti , che defìderafiero di vederli. Quefti è il Sig. Francefco De' Franchi, il cui Padre ne prefe più di trecento da' figliuoli dello fleffo Tavella; ed aflègnò loro in pagamento una larga pendone da eflinguerfi al morir dell' ultimo di effi.

Non ebbe quefto Pittore fcolari : fu bensi di gran lume a tutti i noflri Pittori fuoi contemporanei, che nel dipinger, paefi fi piccavano d'imitarlo. Uno di eflì fu un certo Niccolò Micene, detto il Zoppo, che avea fludiato fotto il Tcrrpefta . La maniera di quefto Micone con quella del Tavella moltiffimo s'accordava . Cofìui dipinfe campagne ameniflìme con artificiofa prospettiva. Vifte in molto buon credito: e morì ottuagenario nel 1730.

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