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Monday, August 15, 2011

Teatro dell'opera a Genova

Luigi Speranza


CARLO FELICE, Piazza Carlo Felice Seri/ere Porteria '

11 Teatro è un bisogno di prima necessità pei popoli, che Kousseau chiama corrotti, perché in essi a fianco della miseria che geme priva del necessario sostentamento, passeggia la dovizia che nuota urli' abbondanza.

E questo bisogno in Genova fu sentito ne' primi anni del presente secolo.

Cioè la necessità di avere come tulle le principali città un Teatro assai vasto e degno di sorgere a fianco ai tanti palagi che fanno invidiata la regina della Liguria.

L'ingegnoso architetto Àndrea Tagliafico membro dell' lostituto nazionale avanti Tanno 180Ì presentava a quella dotta adunanza una memoria con gli analoghi disegni per l'erezione di un nuovo Teatro, al quale nulla mancava di quanto si conviene a' simili pubblici stabilimenti.

II disegno e la descrizione che lesse ali' Instituto mostrarono in lui un abile architetto, che seppe adattare alle nostre agiate abitudini ed alla forma de' migliori Teatri moderni quella descritta da Vitruvio, la quale era in uso presso i Greci e i Romani.

Alla costruttura del divisato Teatro, per la quale l'autore proponeva un numero d'azioni proporzionato al numero de'palchi, credeva opportuno lo spazioso convento e la chiesa di S. Domenico, il quale edificio abbandonato com'era, sarebbe divenuto fra non molto inutile alla Nazione. (f ed. Memorie del/' Instituto Ligure — Storia de' lavori dell'Instituto — Ciane ni. § zii. fogl. 85 Genova 1806;.

Le vicende politiche ed altre cagioni impedirono la costruzione del Teatro proposto e questo tema venne nuovamente in pensiero a' Moderatori delle cose pubbliche intorno gli anni 1820 e 1825.

Il progetto del nuovo Teatro era già stato proposto ali' ingegno de' migliori architetti.

Neir onorevole cimento rivaleggiarono due sommi artisti il genovese Carlo Bambino e l'ingegnere architetto Canonica da Milano.

Fu prescelto il disegno del Barabino, anche dietro il parere del Cav. Bonsignore di Torino , a cui era stato secretamente e 1' uno e l'altro senza nome inviato dal Governatore di questa città il March. D. Ettore M'euillet D' Tenne Presidente per la direzione dei pubblici spettacoli, nome che ogni genovese non ricorda senza desiderii e senza lagrime.

•n Per le molte ed assidue cure di quell'ottimo Personaggio e per la sollecitudine dei benemeriti nuovi Sindaci l'Eco.""1 Marchese

Antonio Brignole-Sale

e Cav. Luigi Morrò, il giorno 19 di marzo del 1826 se ne vide posta la prima pietra nell' area ove alzavasi il distrutto convento de' Domenicani per mano dell'Ili."10 Signor Barone Righini in allora facienle le veci dell'assente Governatore.

La solennità della cerimonia s" accrebbe dalla presenza de'Siudaci e membri della Direzione e da una frequenza di popolo festoso, che da anni anelava a questo nuovo decoro della patria e fu rallegrata dal suono de* militari iustrumenti, indizio e sprone a cittadina esultanza.

•n Per sopperire in parte al dispendio che non potea nou essere grandissimo, la Maestà del Re Carlo Felice, che permise gli venisse intitolato il sontuoso Teatro, provvide del proprio nell'acquisto di selle loggie e tennero dietro al nobile esempio le principali famiglie della città . inscrivendosi tra gli acquisitori secondo il prezzo stabilito e consentendo a pagarne di presente una metà, dell'altra a sborsarne in seguilo agli uffizi! civici l'annuo canone fissato al 5 p. %. Così accumulavasi il fondo principale richiesto alle spese di fabbrica e supplivasi col ricavo dei canoni ai mezzi di dotazione onde gli speltacoli fossero nell'anno e decorosi e continui, •»

La costruzione del detto Teatro venne affidata per appallo a Felice Noli da Torino (ed a Giovanni Mosca).

L" eQeito rispose ai comuni desiderii e al rompi meni o di opera cosi memorabile, si adoperò la Civica Amministrazione, tracciando una nobile e nuova strada che guidasse al nuovo Teatro.

Le savie disposizioni de' Capi Direttori cioè del prefato Ecc.mo Marchese Brignole per la parte amministrativa e dell'Ili.0"' Cav. Morrò per quella della fabbrica, unite alle cure del lodato Architetto e dell'esperto suo sostiluto Giambattista Resasco, che merita menie ne fu successore, fecero si che in capo a due anni, queslo magnifico Tempio delle Muse schiudevasi al Pubblico splendidamente illuminato ed allegrato da squisite armonie e da scenici balli. La memorabile solennità compievasi nel Carlo Felice la sera del 7 di aprile 1828 alla presenza de' Reali Sabaudi e tra il giubilo e l'ammirazione dei cittadini e dei molti forestieri tratti a Genova dalla fama di cosi splendida festa. »

Queslo imponente Teatro che impronta le forme ed il carattere delle opere romane, a qualsiasi dei moderni può al certo in magnificenza vantarsi superiore.

Distinguesi in particolar modo per la solidità della mole e della costruzione, per la semplicità delle forme, non disgiunta da una tale austera nobiltà che rende gli edifici grandiosi. L'ubicazione di esso a mezzodì ha la piazza S. Domenico, ad occidente la via Carlo Felice e presenta due fronti addossate da portici che fan seguito a quelli del Palagio dell' Accademia di Belle Arti.

La fronte a mezzodì, che si estende metri 48, offre un grandioso esastilo di colonne d'ordine dorico, spaziate a pieno-stilo, reggenti un lacunare, ai di cui lali si elevano due pilastri rastremali.

Le colonne, ognuna di un diametro di metri 1, 50, si alzano dal suolo metri 10 e 50 e sì esse come l'attico coronante sono in marmo di Carrara.

Il pronao comunica co' ponici ed ha sul davanti tre scaglioni che mettono sulla piazza anzidetta ed è fiancheggiato da acroteri che servono di comodo accesso alle carrozze.

II soffitto ripartito a cassettoni è composto di forte travatura che forma il suolo della gran sala dell' Attrezzeria ed ha metri 18 e 35 di lunghezza, 10 di larghezza, 6, 60 di altezza.

La sommità acuminata è sormontata da un acrotero coronato da una statua colossale rappresentante il Genio tutelare del luogo, che atteggialo a leggiadra posa esprime il ministero che gli spella.

Esso è opera del valenie scalpello del genovese Professore Giuseppe Gaggini.

Nella fronle dell'alno leggesi l'iscrizione dettala dal fu Professore Celestino Gaglioffi, splendore della latina epigrafia trascritta al V" 1.

I ponici sono combinali da piloni in pieira da taglio sorreggenti un terrazzo fregiato da un' archilrave in marmo a cui fa corona una cornice ed entro al quale sono foggiati intorno intorno giostre di corsieri guidati da aurighi e di teste leonine ne' gocciolatoi. Il terrazzo posto al livello del palco della Corona, del indotto e della Galleria offre un gradevole sfogo.

Le tre sottostami porte del pronao Sodo coronate da altrettanti bassorilievi simboleggiami

bassorilievo della Musica (Parodi)

bassorilievo dela Tragedia (Peschiera)

bassorilievo dela Commedia (Correo)

lavori che lasciano alcun che a desiderare.

Il primo è del Parodi,

il altro del Peschiera e il lerzo del Correo ; tutti e tre ora estinii.

Tali porte danno accesso a diversi luoghi, cioè la principale, mediante un magnifico scalone in marmo, alla sala del palco della Corona, ai palchi dell' ordine di essa e alla galleria del Ridono, ed è un de' pregi di queslo Tealro l'esser lutto ciò combinato in up livello islesso. La porla a sinistra mette direttamente alle gallerie e di quivi alla Platea ed alle scale principali de' palchi. Quella a dritta metle per mezzo di marmorea scala ai saloni e palchi della Real Casa.

La fronle verso occidente è normale alP asse del Teatro e composta di parti semplici ed armoniche, cioè di un riparto a leggere bozze, di sette finestroni corrispondenti al suddescritto terrazzo, internamente al suolo delle sale del Ridotto, ed alla seconda lila dei palchi udì' ordine della Corona ; altrettante ve ne sono di figura semicircolare nell'atrio per illuminare la parte superiore del salone ecc. 11 quale atrio è sormontato da un fastigio nel cui timpano è collocato il civico stemma. L'altezza totale dal suolo ali' apice del fastigio è di metri 29. Nel mezzo ivi, mediante una breve scalinata, interrotta da quattro plinti per istatue (che ancor non vi sono ), la quale abbraccia i tre interpilastri del centro dei portici, si accede al piano de' medesimi e di quivi, per mezzo d altra scalinata interna, presso le tre corrispondenti grandi porte, si giunge al vestibolo. •»

Alla esterna magnificenza corrisponde l'interno che si volle per ogni guisa splendido. Il carattere della antica architettura quivi si appalesa non solo nella generale struttura, ma si nella particolare foggia delle parti, alla esatta esecuzione, e si alle ricche decorazioni che ne rendono più gradevole la vista: ed in ciò non si può non ammirare la maestria del Cav. Barabino, il quale seppe sull'esempio de'migliori edifici!, eh'egli studiò lungamente nel classico suolo di Roma, condurre un' opera che non discolperebbe ai migliori tempi dell'arte. E cominciando dal vestibolo, qual gradevole aspetto al primo entrare offre ali' osservatore? Esso è formato di tre distinti passaggi divisi da due file di colonne d' ordine jonico in marmo di Carrara e ciascuno mette capo a spaziose scalinate marmoree ornate di ringhiere in ferro di scello disegno, ognuna delle quali è decorata di metallico busto. Questi rappresentano i liniiii iin del coturno e del socco, cioè:

busti di

Euripide,

Monandro ,

Plauto,

Metastasio,

Alfieri e

Goldoni. «

Un critico disse gravissimo errore il collocamento de' busti delli descritti uomini singolari in questo luogo. i quali secondo lui dovrebbero collocarsi dove è intenzione di mettere le statue ali' ingresso del Teatro, cioè sui plinti sovra menzionati. Rise di

Suesto fatto maravigliandosi di vedere il capo ove andava la coda : io non saprei combattere questa critica che è severa, ma giusta. « Le suddette scalinate mettono alla galleria suddescritta del Pronao la quale conduce particolarmente alla grande sala del Ridotto e alla sala d'aspetto per le signore onde mettersi in portantina. Ai lati avvi il Caffè, ed il gabinetto per la distribuzione dei biglietti, la Trattoria. il Corpo di Guardia , un vasto locale destinato alla soffermata delle portantine e da questo si ha 1' accesso al sotterraneo della Platea che serve di magazzino del Teatro. Un andito di area ottangolare all'ingresso della Platea conduce eziandio alle laterali scale dei palchi, e per mezzo di appositi i-orridi)], agli scanni verso il proscenio , ali' orchestra e alla sala armonica presso la medesima sottoscena.

L'ingresso della Platea è decorato da due colonne in marmo d'ordine jonico sorreggenti il palco di Corona sporgente in fuori elitticamente, abbracciando tre palchi della seconda e terza fila, coperto di un soffitto a emisferoide sormontato dal regale diadema e sostenuto da cariatidi muliebri portanti corone e tutto ciò finito con isfarzo d' oro e di addobbi, n

II suddetto palco di Corona è preceduto da un magnifico saldilo tutto posto a sluccni ollremodo diligentali. È pavimentato con intarsiatura di legni d'India a colori. In qualche straordinaria Decorrenza è illuminato magnificamente da doppieri affissi alle lucide pareli. Ha in ciascun lato un camerino per ritirata.

La Platea poi è, per così esprimerci, la gemma del Teatro; essa al primo entrarvi colpisce gradevolmenie l'attenzione del riguardante. Ammirasi in essa semplicità di forma, eleganza d'insieme, proporzione di parti ed aggraziata distribuzione, che unito tutto ciò al raro pregio di limpidissima armonia fa si, che da ogni intelligenle vini lodala qual modello d' archilellura. La forma di essa è cosi della ferro-cavallo. Il suo diamelro è di metri 18, SO, la lunghezza di 20 sino alla bocca d'opera; l'altezza è di metri 17. Dodici file di sedili sono distribuite neh" area della medesima oltre le qualtro prime comprendenti N." 98 scanni o posti chiusi. Corrono intorno alla curva due comodi scalini di legno i quali vengono ridoni a sedili nel l'epoca delle fesle da ballo, e in lale occasione il Palco-scenico vien disposto a gran sala col quale si comunica per mezzo di ampio scalone dalla Plalea. Il proscenio è curvilineo salienle alla Plalea un melro circa e la sua larghezza è di metri \'i Cinque sono gli ordini dei palchi non compreso il loggione: ogni fila . compresi i due di proscenio, è di IN." 33 palchi. Ouesto Tealro può conlenere circa 3,000 persone. «

La bocca d' opera è decorala da un arco elitlico sorrelto da quatlro pilaslri d' ordine corinzio, cioè due per ognuno de' lati in cui s'aprono i palchi di proscenio. La vólla è distribuita a casselloni decorali di rosoni e membralure.

I limpani dell'arco sono ornati da due leggiadre Fame e tutto ciò dorato con ogni sfarzo. Su la chiave dell'arco cyvi ubicato l'orologio. Il soffiilo è di forma elitlica e molto depresso, nel centro del quale v' ha un' apposita apertura circolare . guardata da analogo sporlello che s'apre per dar passaggio al gran lampadario a 72 fiamme, che mercé di un contrappeso, cala raccomandato a due catene governate da una macchina di ferro, la quale riunisce tutte le condizioni che si richiedono per sì importante servizio.

Al pregio dell' architettura eminentemente risponde il pregio delle pitture in ornato eseguile dal magico pennello del Professore Michele Canzio pittore di S. M., precipuo ornamento delle liguri ani. E certo ornati più leggiadri, più bene composti, con più evidenza e diligenza condotti non saprebbonsi desiderare. Le IVI use, dipinte a fresco negli scomparli del soffitto, sono opera dell'egregio Professore Cianfanelli lini-culi un. I due siparii rappresentano : il maggiore i giucchi Panatene! e va lodato per giudiziosa composizione, per robustezza di colorito e pel molto brio ed effetto; l'altro così detto Comodino, un Baccanale (argomento tolto dall'egloga vi. di Virgilio) e si distingue per la bella distribuzione de' gruppi, per la scelta di disegno delle singole figure e per una certa qual vaghezza di tinte. 11 primo fu affidato al Fontana, l'altro al Baratta, entrambi genovesi ed ora passati all'altra vita. «

II Palco scenico ha metri 38 di lunghezza compreso lo sfondino, 22, 50 di larghezza nell'area del macchinismo, e 32 sino contro i muri laterali, di perimetro; metri 46 compresi i camerini lateralmente. La sua totale altezza è di metri 37; il che permette l'innalzamento de'siparii senza piegarli. In quest'altezza si comprendono due ordini di ringhiere, la prima delle quali a vòlta e due ordini di soffitti con graticciate pel servizio del macchinismo. Sei pilastri in pietra da taglio, tre a ciaschedun de' lati, sopportano altrettanti grandi archi a semicircolo della corda di metri 22, 50, i quali in luogo di cavalietti in legname, reggono il tetto e le travature delle suddette graticciate ed il macchinismo. Simile partito fu saviamente preso acciocché in caso d'incendio non possano venir lesi i sostegni principali e ad uguale scopo vennero testé sostituite alle scale di legno scale d'ardesia senz'armatura, le quali in caso di sinistro non possano essere incese e non vengano perciò interrotte le comunicazioni. «

A tergo del Palco scenico scorre un tratto della grande opera del civico Acquedotto , pareggiarne quasi il livello delle seconde ringhiere , l'acqua del quale ( distribuita mediante canali di piombo in tutti i punti del Teatro) potrebbe efficacemente servire in caso di fuoco. AH' intorno trovansi 40 camerini per gli attori, il foyer, le stufe, l'entrata al Palco-scenico accessibile anche alle carrozze e cavalli, le grandi sale per i coristi, banda militare, corpo di ballo e magazzino del macchinista, ed accanto al Proscenio quattro palchettóni ; tre de' quali son destinati per gli attori, il quarto pel medico e chirurgo di guardia oltre il gabinetto d'ufficio per P Ispettore del Palco scenico.

Il suolo del Palco-scenico, come pure quello della sottoscena, sono entrambi amovibili in tanti sportelli di quadratura regolare, senza che si abbia a scomporre (quando occorre il bisogno di macchinismi), o ledere menomamente all'armatura che li sorregge. Ai due lati della sottoscena trovansi due grandi cammini per le comparsene. Sopra la Platea e le sale del Ridotto sonvi altre vaste aree pei pittori. »

Le scale principali dei palchi sono in marmo senza armatura, gli scalini componenti i diversi bràcci di scala, così detti a sbalzo, appoggiano semplicemente nel vivo de' muri, i bràcci della scala hanno la lunghezza di metri 2, 50 e sono fiancheggiati da ringhiere di ferro ed i ripiani a vòlta sono indipendenti dai corridoi de' palchi, sicché in occasione di gran folla non vi può mai regnare confusione ; per 1' effetto di giorno sono rischiarati da fanali sul tetto. *

II gran salone del Ridotto è posto in mezzo alle due sale da giucco e del bigliardo, a cui sono unite altre due piccole sale di disimpegno. A tergo vi è la grande galleria che mette al palco di Corona ed al secondo ordine de' palchi, nella quale galleria metton capo le due ampie scalinate in marmo. Il dissopra di questi locali serve ad uso del vestiario e degli uffizii delP Impresa. r>

II salone auziddescritto è fregiato dell'ordine corinzio e sfarzosamente decorato di colonne, di statue, bassorilievi, vasi ed ornati d' ogni ragione e coronato da un attico arricchito di figure rappresentanti danzatrici, fauni ecc. ; esso è coperto da un vólto elittico con lunette intorno al suo piede e dipinto a chiaroscuro con riparti di cassettoni ed altri ornamenti. Sul ciglio della trabeazione delP ordine avvi una ringhiera con istrumenti musicali finamente lavorati e serve ali" uso d' orchestra nella ricorrenza dei grandi F'eglioni nel carnovale. In mezzo alla sala pende un ricchissimo lampadario a 48 fiamme. Nei lali minori sono fissati due console in marmo portanti due grandi luci di specchio che col riprodurre per riflessione gli oggetti che vi stanno di contro aumentano P effetto e il lusso della sala, la quale è metri 18 in lunghezza, 13 in larghezza e 42 in altezza. Tutti i dipinti del Ridotto e delle altre sale sono del prelodato Sig. Professore Michele Canzio. •*

Questa esatta descrizione ho tolta ad imprestito da un libro recentemente stampato

t . Porlici verso la Strada Carlo Frlice, rbe seguitano eoa quelli Talli per la biblioteca.

2. Seguilo dei Porlici verso la Piana di S. Domenico.

.'i Peristilio, o l'unico per gli Mrorrcnli al Teatro in carrozza

4. Portico per le persone a piedi .

5. Tre accessi del vestibolo al Tutro.

6. Accesso a dello vestibolo dalla

Piazza S. Domenico.

7. Gabinetti per la Ui-lribozione dei

biglietti.

x. Siti per i guardarobe.

9. Gabinetti , uno per l' Impresa , rullili per 1.1 distribuzione delle chiavi dei Palchi e degli Sranni.

10. Corpo di pi mi1, i

11. Sito per la stufa

lì. Ingresso principale alla Platea. 13. Ingresso ai corridoi degli Scanni. . 14. Sr, le conducenti ai corridoi dei

Palchi. 15. I1, ili-In quello marcalo A è per

la Commissione de'Tealii. ti'. Gabinetti dei Palchi.

17. Scale per ascendere agli ordini

superiori.

18. Scalone che serve d'entrata prin

cipale al Palco della Corona , e di «fogo lumi gli spettacoli, e il- giorno il ingresso principale alla sala del Ridono non osando del Teatro.

19. Altra scala per lo stesso uso.

20. Platea.

il. Atrio presso le scale de' Palchi *2. Orchestra.

23. Proscenio. S4. Palco-scenico. i.V Scale conducenti al Palco-scenico, in Orchestra ed ai Camerini dei primi attori , e porta al Proscenio per oso del Palco-scenico, per ascendere superiormente.

24. Scile agli Scenari, tanto discen

denti sotto il Palco -scenico,

quanto ascendenti al di sopra.

87. Camera per preparare l' illuni.»

28. Cameroni stabiliti in tre piani :

1." destinato per i Coristi , Corpo di ballo, e per la Bandii; 2° per il Macchinista; 3.» pei Pittori.

29. Camerini e Foyer per i Virtuosi

di canto e di ballo.

30. Siti aperti per dar aria a' corridoi.

31. Agiamenti con vasche ed acqua.

32. Porte d'aprirsi dopo gli spettacoli. T; Porta grande al Palco-scenico per

mlrodurvi cavalli od altro.

34. Porta e scala ai Palchi partico

lari di proscenio per S. M.

35. Caffè con scale segrete per ascen

dere agli ammezzati ed al BiItliardo, e per discendere nei sotterranei.
ed intitolato: Annuario dei Teatri di Genova. (Tipografia Teatrale dei [rat. Pagano I8t4j.

La facciata a mezzodì del presente Teatro si presenta incisa nella Tav. XXXVIII. Alcuni in quel Pronao hanno trovato difetto e Ni/m detto pesante, materiale, ma quando fosse, si può perdonare e convenire che l'insieme è grandioso e superbo. Perché bene si conoscano le interne divisioni credei opportuna la pianta di tutto il Teatro che figura nella Tav. XXXIX.

La spesa totale di questa Fabbrica va alla cospicua somma di Ln. 1,449,679. L'annua dotazione assegnata dalla Città per la rappresentazione degli spettacoli è di Ln. 66/mila. 11 biglietto serale pel carnovale e primavera si paga fr. 2; estate e autunno per le commedie ceni. 80 ; autunno opera buffa ecc. fr. i. 20. Il gran Ridotto aprcsi in carnovale; il biglietto d'entrata è stabilito in fr. 1. 50 per le prime feste e per le ultime a fr. 3.

Il personale approssimativo addetto a questo Teatro monta al N." di 449 circa.

-' Se un desiderio (cosi l'Annuario) di chi ama il progredire ed il migliorare delle scene e delle numerose e interessanti classi di persone che vi sono addette, rimane tuttavia inadempito, è quello dello stabilimento d'una cassa per le pensioni di riposo, la quale assicurasse tutti gli individui addetti al servizio del Teatro primario, che toccata l'età in cui la vigoria o del corpo o della mente vien meno ed insopportabili riescono le fatiche, loro sarebbe concesso il mezzo di trarre meno infelici gli estremi anni d' una vita laboriosa ed onorata. A questo atto di giustizia e di filantropia condurrebbe la creazione dell'indicata cassa costituita principalmente mediante un'annuale ritenuta sulle paghe di tutti i sunnotati individui, i quali ben di buon grado sottostarebbero a quel parziale sacrifìcio perché certi di non dovere terminare i loro giorni nel1.' inopia. La provvida e pia mente di chi regge con tanta saggezza le cose teatrali da buona (illuda che una tale speranza non rimarrà vuota d'effetto e non si avrà

più a desiderare in una città per ogni ragione di pubblici e benefici stabilimenti splendidissima, questo che già forma il pregio di terre assai meno della nostra distinte e doviziose. -•

Rimane a dire alcun che degli spettacoli teatrali i quali non tutti hanno appagato ed appagano il Pubblico. E vero clic il Pubblico nostro è sottile, colto e severo ; ma come non lo può essere quando si presentano in scena cose non degne di esso ? Si dice che i Genovesi poco frequentano ij Teatro perché attendono continuamente ai loro negozii. Accusa onorifica. Ma intanto qual esca gli si porge, quando annojati dal lavoro, vogliano dure all'intelletto un lampo di onestissimo passatempo ? Ho visto che quando buoni attori sono comparsi sulla scena, il Teatro era popolato. Dunque dove sta il difetto ognuno sei vede, e la Città che papa fr 66,000 e che concede ali' Impresario il diritto del quinto sopra tutte le rappresentazioni, giucchi e divertimenti che si danno in Genova (1), dovrebbe aver occhio più vigile sulla convenienza delle rappresentazioni teatrali e sulla scelta dei virtuosi.

La Commissione de' Teatri è composta dei due Snidaci in carica, del 1." Ragioniere , del Decurione Segretario e di 4 Decurioni.

Medici.— Dom." Mangini, Angelo Maria Farina, Marziale Pescia, Pietro Baipassare Paradisi, Giovanni Pedemonte, Giuseppe Battilana.

Chirurghi.— Giuseppe Saporiti, Michele Baussan Goullion, Francesco Ratto, Giambattista Lertora, Fortunato Arata, Enrico Rumi.

(1) A questo proposito vuobi dire che iti trova ingiusta la percezione del quinto quando i trattenimenti

0 altro che sia sono destinati per soccorso di qualche Opera Pia. l.c H. Pulenti del 17 luglio 1815 (Gamella di tirimi u Anno 1845 V." 99; riguardante l'abolizione del decimo a favore del R. Erario sulle Lotterie per

1 Corpi Morali o Stabilimenti Pubblici ecc. dovrebbero indurre l'Autorità Municipale ad abolire eziandio il iliini" del quinto quando, ionie dissi, le Accademie o Rappresentazioni sono dirette a sovvenire le Opere Pie o per caute inlerettanti il lutrenimenlo dei poverelli od il program dell» arti e dell' indtulria.

ft.° 1 — Iscrizione sulla faccia del pronao dedala dal celebre Fattitivo Gagliuffi.



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