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Tuesday, June 19, 2012

"RINALDO CHE ABBANDONA ARMIDA": Il "Rinaldo" di Tiepolo alla VIlla Valmarana, Vicenza

Speranza

Villa Valmarana ai Nani è una villa veneta situata nella città di Vicenza, sulle falde di Monte Berico, aperta al pubblico pur essendo ancora oggi di proprietà della famiglia nobiliare dei Valmarana, che vi abita da quasi tre secoli.

La villa è caratterizzata da sculture in pietra rappresentanti dei nani, un tempo sparsi nel parco, oggi allineati sul muro di cinta (da qui il nomignolo con cui è conosciuta). È celebre per gli affreschi di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico.

La villa si trova a poca distanza dalla Villa Capra detta la Rotonda del Palladio; il viale di accesso alla villa si dirama infatti dalla strada per la Rotonda, distante poche centinaia di metri.

 

Il primo edificio, quello residenziale, voluto da Giovanni Maria Bertolo, fu completato nel 1670. Durante gli anni successivi alla struttura furono affiancate una barchessa, una foresteria, una stalla e vari altri edifici, tipici delle ville venete; tuttavia la collocazione collinare e gli interessi dei proprietari fanno sì che questa villa si caratterizzi più come residenza che, come accade per molte altre ville venete, come centro produttivo agricolo.

Nel 1720 la proprietà venne ceduta ai fratelli Valmarana: ancora oggi è questa famiglia a possedere il complesso ed in parte lo abita, anche se la villa è aperta al pubblico.
Nel 1736 Giustino Valmarana incaricò Francesco Muttoni del restauro della villa; fu il Muttoni ad apportare molte delle modifiche che si vedono attualmente, come i frontoni triangolari sui due lati della palazzina principale, l'ampliamento con la foresteria e le scuderie,[1] sviluppate su due piani con accesso dal viale che porta alla villa e dal piazzale soprastante.

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Mercurio ordina ad Enea di lasciare Cartagine - Giambattista Tiepolo, 1757

La palazzina principale e la foresteria furono affrescate da Giambattista Tiepolo e dal figlio Giandomenico nel 1757, per volere di Giustino Valmarana.

In particolare la palazzina principale ripercorre temi mitologici e classici, con scene dall'Iliade, dall' Eneide, dalla mitologia, dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dall'Orlando furioso dell'Ariosto.

"Ai quattro lati della villa altrettante stanze rievocano l'epopea antica e moderna attraverso bellissime scene eroico-amorose: come in un percorso iniziatico i protagonisti dei quattro sommi poemi della storia d'Europa riflettono sulla necessità di superare le delizie e le pene d'amore per raggiungere la maturità e la solitudine eroiche. Tiepolo, oltre al pennello, ha fra le mani i libri che hanno segnato il pensiero occidentale, la storia che lega l'antico al moderno, la Grecia e Roma al grande Rinascimento italiano, in un gioco di specchi e di imitazioni. La villa diviene così un palazzo della memoria, schema dell'universo imperniato sui quattro angoli-pilastro (Nord, Sud, Est, Ovest) in cui i personaggi-chiave dell'epica, la storia immaginaria che unifica i tempi (Antico, Moderno) attraverso le gesta degli eroi celebrati per il coraggio adamantino e le virtù straordinarie, si raccolgono dialogando su un teatro virtuale".

I personaggi affrescati esprimono un sentimentalismo che richiama quello dei personaggi del melodramma (Pietro Metastasio), genere teatrale diffuso nel secolo XVIII.

PRIMA SALA: L'ILIADE D'OMERO.

La prima sala è dedicata all'Iliade, e propone in un trompe d'oeil la meditabonda, solitaria malinconia di Achille che rinuncia a Briseide.

SECONDA SALA: SALA ARIOSTESCA.

La stanza omerica dà accesso a quella ariostesca: dopo Achille, la storia ardimentosa di Ruggiero che libera Angelica dall'orca e quelle di ispirazione bucolica e teneramente amorevole di Angelica e Medoro.

TERZA SALA: L'ENEIDA DI VIRGILIO

La terza sala presenta scene dall' Eneide del poeta latino Virgilio.

QUARTA SALA: LA GERUSALEMME LIBERATA

La quarta sala presenta scene  dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.

I due poeti nel Settecento erano letti con una sensibilità quasi romantica.

L'eroismo della rinuncia amorosa per l'adempimento di un destino eroico fa da ponte anche in queste due stanze, nelle quali Enea deve decidere l'abbandono di Didone e nell'altra, Rinaldo abbandona la maga Armida.

Nella sala dell'Iliade Achille è ritratto nella classica postura dell'uomo malinconico: il braccio sorregge la testa. Le armi abbandonate sono un altro elemento dell'iconografia dell'eroe triste. Viene pure ritratta Teti, nereide moglie di Peleo e madre di Achille.

Nella sala dell'Orlando Furioso c'è Angelica che incide il nome di Medoro sulla corteccia: è lo snodo narrativo che scatena la follia di Orlando.

Il paesaggio ritratto da Tiepolo è primaverile e sereno: esso riprende il topos del locus amoenus.

Nella sala dell'Eneide Tiepolo raffigura Mercurio mentre esorta Enea ad abbandonare Didone. Mercurio è ritratto con il suo caduceo. Enea ha la postura dell'uomo pensieroso : la mano regge la fronte, l'elmo è abbandonato a terra. Il dramma di Enea è accentuato dalla posizione delle gambe, scomposte e divergenti.

RINALDO

Nella sala della Gerusalemme Liberata il corpo di Rinaldo assume una forte componente "teatrale" e melodrammatica, attraverso la forte torsione del busto.

L'albero al centro della scena è quasi una cesura tra il futuro che attende Rinaldo e il passato che lo ha legato ad Armida.

Nello specchio Rinaldo osserva vergognoso la propria immagine soggiogata.

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Nell'atrio sono affrescati a destra il sacrificio di Ifigenia e a sinistra la flotta greca in Aulide; nel soffitto Diana e Eolo; sopra le porte personificazioni dei fiumi di Giandomenico Tiepolo.
La foresteria invece ricalca uno stile più moderno, che richiama l'Illuminismo, con scene di vita quotidiana, dalla rappresentazione della campagna veneta a quella della lontana Cina. In questa parte della villa compare più frequentemente la mano di Tiepolo figlio, che nega il gusto del sublime paterno.

 

Una leggenda vuole che anticamente la figlia del signore della villa fosse affetta da nanismo, e che i custodi e i servitori della villa fossero scelti esclusivamente tra i nani, perché alla ragazza non si voleva far conoscere il proprio difetto fisico. Quando nella villa penetrò un principe, alla sua vista la ragazza si disperò, prendendo coscienza del proprio stato, e i nani rimasero pietrificati dal dolore e la figlia si buttò giù dalla torre e rimase sepolta. Adesso i nani pietrificati sorvegliano la figlia del propietario della villa in pace.

 

« Oggi ho visitato la villa Valmarana decorata dal Tiepolo, che lasciò libero corso a tutte le sue virtù e alle sue manchevolezze. Lo stile elevato non gli arrise come quello naturale, e di quest'ultimo ci sono qui cose preziose, ma come decorazione il complesso è felice e geniale. »
(Goethe, Diario del viaggio in Italia, 24 settembre 1786[4])

Note [modifica]

  1. ^ http://books.google.com/books?id=6kMsG9Rl-CwC&pg=PA48&dq=bibliografia+%22francesco+muttoni%22&lr=&hl=it
  2. ^ Il palazzo della memoria. Percorso 11. Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, edizione rossa, ed. Loescher, vol. 1, pag. 1073
  3. ^ Il palazzo della memoria. Percorso 11. Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, edizione rossa, ed. Loescher, vol. 1, pag. 1074-1075
  4. ^ In viaggio tra Goethe e i Romantici, di Cristina Meneguzzo

Bibliografia [modifica]

  • Balzaretti, Ville Venete, 1965
  • Renato Cevese, Ville della provincia di Vicenza, 1982
  • D'Arcais, Zava Boccazzi, Pavanello, Gli affreschi nelle Ville Venete dal Seicento all'Ottocento, 1978
  • Francesco Monicelli e Cesare Gerolimetto, Ville Venete, Civiltà di Villa nel Dominio di Terraferma, Arsenale Editore 2003

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