Speranza
Apoxyómenos
AutoreLisippo
DataCopia romana dell'età claudia da un
originale bronzeo greco del 330-320 a.C. circa
Materialemarmo
pentelico
Dimensioni205 cm
UbicazioneMusei Vaticani,
Roma
Dettaglio
La testa
L'Apoxyómenos
(traslitterazione dal participio greco ἀποξυόμενος, "colui che si deterge") è
una statua bronzea di Lisippo, databile al 330-320 a.C. circa e oggi nota solo
da una copia marmorea (marmo pentelico) di età claudia del Museo Pio-Clementino
nella Città del Vaticano. Si conoscono inoltre varie copie con
varianti.
La statua bronzea dell'Apoxyómenos, assieme ad un'altra statua di
Lisippo che rappresentava un leone giacente, si trovò, in epoca successiva, ad
abbellire ed ornare le terme di Agrippa in Roma. Tiberio, affascinato
dall'opera, provò a portarla nel suo palazzo sul Palatino, ma dovette poi
ricollocarla a posto per le proteste dei Romani.
Una versione marmorea fu
rinvenuta nel 1849 nel quartiere romano Trastevere, nel vicolo delle Palme, che
da quel ritrovamento, prese poi il nome di "vicolo dell'Atleta". Unitamente alla
statua furono ritrovate anche le statue del Toro frammentario e il Cavallo di
bronzo.
L'opera venne esposta, quasi subito, nei Musei Vaticani (Città del
Vaticano), inizialmente nella camera del Mercurio, nel cortile ottagonale,
quindi fu rimossa e spostata al Braccio Nuovo. Nel 1924 fece il percorso a
ritroso e ritornò nella Camera dell'Hermes, dove ci fu un nuovo, più accurato
restauro effettuato dal Galli. Questi, tra le altre cose, tolse il dado posto
dal Tenerani nella mano destra, provvide a rifare lo strigile, effettuò la
sostituzione di vari perni esistenti ed infine, vi integrò molto accuratamente
le dita distese. Nel 1932 la statua trovò la sua collocazione definitiva nella
stanza più propriamente detta Gabinetto dell'Apoxyómenos. Nel 1994 la scultura
fu oggetto di una profonda e completa opera di pulitura.
La statua fin dal
suo ritrovamento ebbe subito una grandissima notorietà mondiale: di essa fu
diffuso il calco in gesso, in numerose copie ed in varie parti d'Europa. Una
copia del calco, venne richiesta anche dallo scultore Shakespeare Wood, al quale
venne donata, per essere poi collocata nell'Accademia di Belle Arti di Madras.
In tale occasione e per tale finalità fu realizzata una copia così detta "forma
buona", vale a dire, una particolare matrice in gesso; di questa operazione,
rimasero visibili le tracce fino a quando fu effettuato l'ultimo
restauro.
Una variante del tipo dell'Apoxyómenos è il cosiddetto Atleta di
Lussino, un originale bronzeo trovato nel 1996. Una più simile a quest'ultima,
ma con le braccia reggenti un vaso si trova nella galleria degli
Uffizi.
L'Apoxyómenos raffigura un giovane atleta
nell'atto di detergersi il corpo con un raschietto di metallo, che i Greci
chiamavano ξύστρα e i Romani strigilis, in italiano striglia. Era uno strumento
dell'epoca, di metallo, ferro o bronzo, che era usato solo dagli uomini e,
principalmente, dagli atleti per pulirsi dalla polvere, dal sudore e dall'olio
in eccesso che veniva spalmato sulla pelle prima delle gare di lotta. L'atleta è
quindi raffigurato in un momento successivo alla competizione, in un atto che
accomuna vincitore e vinto.
La versione dei Musei Vaticani si presume sia
stata eseguita in una officina romana di buona qualità, pure se, ad una più
attenta analisi, resta qualche piccola imperfezione e decadimento di livello; ne
è un particolare esempio la resa della zona interna del braccio sinistro. La
statua risulta nella sua totalità sostanzialmente completa e tuttora in
condizioni molto buone. Piccoli particolari rovinati si possono riscontrare
nella punta del naso, mancante, diverse scheggiature relative all'orecchio
sinistro, ai capelli, a una delle mascelle ed anche allo zigomo sinistro.
Esistono due fratture sul braccio destro; una è situata alla metà circa del
bicipite ed una seconda sopra il polso. Il braccio sinistro riporta una frattura
alla spalla, dove si possono anche notare piccole perdite di materiale ed una
seconda frattura al polso.
Su una vasta zona dell'avambraccio destro sono
evidenti le tracce di leggere corrosioni e di un'antica azione del fuoco. In una
delle mani mancano tutte le dita e si notano fori di perni che risalgono ad un
precedente restauro.
Mancano anche il pene ed una parte dei genitali nella
zona inferiore. La gamba sinistra rivela una frattura sotto l'anca. La gamba
destra rivela due fratture; sotto la caviglia e sotto il ginocchio.
Stile
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Col gesto di portare in avanti le braccia (tesa la destra e
piegata la sinistra), la figura segnò una rottura definitiva con la tradizionale
frontalità dell'arte greca: le statue precedenti avevano infatti il punto di
vista ottimale davanti (un retaggio delle collocazioni dei simulacri nelle celle
dei templi), mentre in questo caso per godere appieno del soggetto si deve
girargli intorno. Con tale innovazione l'opera è considerata la prima scultura
pienamente a tutto tondo dell'arte greca.
La figura si muove ormai nello
spazio con una grande naturalezza, con una posizione a contrapposto che deriva
dal Doriforo di Policleto; in questo caso però entrambe le gambe sostengono
l'atleta e la sua figura è leggermente inarcata verso la sua sinistra, seguendo
quel gusto per la dinamica e l'instabilità maturato da Skopas qualche anno
prima. Esso si protende nello spazio con audacia, col peso caricato sulla gamba
sinistra (aiutata da un sostegno a forma di tronco d'albero) e con una lieve
torsione del busto, che spezza irrimediabilmente la razionalità del chiasmo
policleteo, cosicché i pesi non sono più distribuiti con simmetria sull'asse
mediano. Il corpo dell'opera è percorso da una linea di forza ondulata e
sinuosa, che dà l'impressione allo spettatore che l'opera possa in qualche modo
andargli incontro.
Il corpo è snello, con una testa più piccola del
tradizionale 1/8 dell'altezza del canone di Policleto, in modo da assecondare
un'innovativa visione prospettica, che tiene conto del punto di vista dello
spettatore piuttosto che della reale antropometria della figura. Scrisse a tale
proposito Plinio che Lisippo «soleva dire comunemente che essi [gli scultori a
lui precedenti] riproducevano gli uomini come erano, ed egli invece come
all'occhio appaiono essere» (Naturalis Historia, XXXIV, 65.).
Voci correlate
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Lisippo
Policleto
Scopas
Atleta di Lussino
Altri
progetti [modifica]
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Apoxyómenos
Collegamenti esterni [modifica]
L'Apoxymenos bronzeo di
Lussino
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Sculture di Lisippo
Sculture marmoree
Sculture nei
Musei Vaticani
Sunday, March 24, 2013
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