Speranza
Il Cortile del Belvedere è un vasto complesso edilizio posto a nord della
Basilica di San Pietro in Vaticano e dei Palazzi Apostolici, a Roma.
Fu
realizzato, a partire dalla prima metà del XVI secolo su volere di papa Giulio
II e su progetto di Donato Bramante. Attualmente il complesso edilizio è
utilizzato prevalentemente a scopo museale ospitando molti degli spazi dei Musei
Vaticani.
L'origine del nome è dovuta ad una preesistente costruzione,
realizzata intorno al 1487, conosciuta come palazzetto di papa Innocenzo VIII,
che probabilmente inglobava una più antica costruzione dei tempi di Niccolò V
realizzata secondo Vasari, su disegno di Antonio del Pollaiolo.[1] La
costruzione era una villa suburbana ad uso del pontefice con un'ampia loggia
aperta verso la campagna ed era detta Villa o Casino del Belvedere per la sua
posizione rialzata rispetto all'area della Basilica dalla quale era separata da
un vasto pendio. Per la sua decorazione vennero chiamati Pinturicchio[2] che
dipinse riquadri paesaggistici e Andrea Mantegna che affrescò la piccola
cappella. Le opere dei due pittori, conservate durante la costruzione del
complesso bramantesco, vennero distrutte nel corso di una ristrutturazione
settecentesca. Alcune tracce degli affreschi del Pinturicchio sono state
rinvenute negli anni quaranta del Novecento.
Il progetto del Bramante
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Il progetto bramantesco prevedeva la sistemazione della vasta area
(circa 300 x 100 m) posta in direzione nord-sud tra il Casino ed il resto del
complesso vaticano (in particolare la Cappella Sistina e gli appartamenti
papali). I lavori iniziarono tra il 1504 ed il 1505 ed erano inizialmente
finalizzati alla sistemazione dell'area come a giardino e alla realizzazione di
uno spazio adeguato per la collezione di sculture antiche di Giulio II. Il
progetto ebbe un'evoluzione a causa del desiderio del papa di raggiungere il
Belvedere dai suoi appartamenti, con un "corridore" senza dover scendere dalle
sue stanze ai piani superiori del Palazzo Apostolico e poi salire su per il
colle.
Bramante propose due corridori paralleli e pertanto lo spazio fu
chiuso lateralmente da lunghi corpi di fabbrica, lasciando libera la prospettiva
lungo l'asse principale.Il grande spazio aperto fu diviso in tre terrazzamenti a
quote differenti, destinati ad accogliere giardini e collegati da scale e rampe.
Si formò così un grandioso cortile rettangolare organizzato su tre livelli; in
seguito lo spazio unitario fu interrotto da corpi di fabbrica trasversali,
alterando il progetto bramantesco e creando tre cortili separati.
Evidenti
nel progetto di Bramante erano le citazioni dell'antica, come il santuario
prenestino della Fortuna Primigenia, anch'essa caratterizzata da uno schema a
terrazze degradanti[3]. Un ruolo nel programma progettuale dovettero averlo
anche le antiche descrizioni di ville romane, in particolare quella fatta da
Plinio il giovane della sua villa in Toscana,[4] per la quale sono stati
ravvisate molte analogie.[5]
Nel succedersi dei terrazzamenti Bramante
utilizzò diverse definizioni dei fronti architettonici, dando vita ad un
innovativo repertorio sintattico oggetto di studio da parte della successiva
generazione di architetti e diffuso a stampa da Sebastiano Serlio (libro III,
1540).
Nonostante abbia prevalso la denominazione di "Cortile del Belvedere",
a causa della prevalenza visiva delle forme architettoniche, originariamente il
carattere di giardino era maggiormente evidente e per indicare il luogo è stato
utilizzato a lungo anche il nome di "Giardini del Belvedere". Il progetto
bramantesco ha influenzato non solo il linguaggio architettonico, ma anche
l'evoluzione del "giardino all'italiana" facendo da modello, con i suoi spazi
posti su livelli diversi ma uniti in un'unica prospettiva, per esempio alla
sistemazione esterna della Villa d'Este a Tivoli e del giardino del Castello di
Saint-Germain-en-Laye.
Il completamento [modifica]
Dopo la morte
di Bramante e di Giulio II che non videro completa quest'opera come le altre
grandi imprese edilizie che intrapresero, il cantiere rimase a lungo inattivo,
con alcune parti completate ed utilizzate ed altre lasciate incompiute. Dopo il
crollo del "corridore" est, nel 1531, furono ripresi i lavori con la direzione
di Baldassarre Peruzzi e poi, dal 1541, di Antonio da Sangallo[3] ed in seguito
di Pirro Ligorio che portò a compimento l'opera con qualche
rimaneggiamento.
Successive trasformazioni [modifica]
Il cortile
della Pigna e il Braccio Nuovo
Il complessivo progetto bramantesco fu però
alterato in epoche successive. Tra il 1585 ed il 1590 il Cortile del Belvedere
venne diviso dal braccio trasversale della Biblioteca di Sisto V, costruita su
progetto di Domenico Fontana, che prese il posto della grandiosa gradonata,
interrompendo la continuità visiva del grande spazio terrazzato. Sempre nel XVI
secolo fu costruita la Torre dei venti sul corridore nord.
Successivamente,
tra il 1817 ed 1822, sulla scia delle prime trasformazioni dei Musei Vaticani
intraprese da Michelangelo Simonetti e Pietro Camporese (1772), venne realizzato
un secondo corpo di fabbrica trasversale al fine di ampliare ulteriormente lo
spazio museale. L'opera, nota come Braccio Nuovo, fu progettata da Raffaele
Stern in un severo stile neoclassico, caratterizzato però da una insolita
correttezza archeologica.[6]
Da quel momento si crearono quindi tre cortili
distinti: il Cortile della Pigna (che prende il nome da una colossale pigna
romana di bronzo), il Cortile della Biblioteca e il Cortile del
Belvedere.
Nel 1990 al centro del cortile della Pigna fu posto il monumento
bronzeo Sfera con sfera, di Arnaldo Pomodoro.
Descrizione
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Cortile inferiore [modifica]
Nel cortile più basso che oggi è
quello più frequentemente chiamato "cortile del Belvedere", furono posti da
Bramante, tre ordini di loggiati differenti: dorico, ionico e corinzio, che si
interrompono nella prima scalinata con scalini dolci e leggermene inclinati. Gli
ordini sovrapposti che inquadrano archi, ripropongono l'esempio del Colosseo o
del Tabularium secondo un modello già utilizzato, anche da Bramante, ma qui
utilizzato a grande scala e con una ormai consapevole conoscenza del lessico
degli ordini fin nei particolari di ogni membratura (per esempio i triglifi
dell'ordine dorico[3]). Per raccordarsi alle preesistenze sul lato sud Bramante
prevede la continuazione del solo portico dorico del piano terra lasciando a
vista la torre Borgia e il retro del palazzo Vaticano. Più tardi Pirro Ligorio
inserì un'esedra semicircolare che consentì di dare conclusione allo spazio del
cortile che assunse caratteri quasi teatrali, come probabilmente previsto dallo
stesso Bramante. Infatti vi si svolgeranno tornei,[7] spettacoli e forse
addirittura una naumachia come appare in un affresco di Perin del
Vaga.
Cortile intermedio [modifica]
Il secondo terrazzamento, il più
piccolo, fu concluso da pareti con due ordini sovrapposti. Si raggiungeva dal
livello inferiore con una grande gradinata estesa all'intera larghezza che
doveva avere anche funzione teatrale.
Cortile superiore
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Cortile della Pigna e nicchione
Il cortile superiore,
al quale si accedeva per mezzo di una doppia scalinata a farfalla, presentava
una scansione delle pareti con paraste binate a formare una "travata ritmica"
con interassi alternati, in cui quello più ampio inquadra un arco. Tale motivo è
derivata forse dagli archi di trionfo romani, ma più probabilmente dalla diretta
osservazione dell'opera albertiana.[8] Si pensa che l'addensamento dei sostegni
nel cortile superiore servisse come accorgimento ottico per esaltare la
lunghezza dello spazio.
La prospettiva del cortile era conclusa nel progetto
di Bramante da una esedra posta come punto di fuga della prospettiva del grande
invaso architettonico e con la funzione di nascondere l'antico Casino del
Belvedere che non si integrava con gli allineamenti del nuovo impianto.Pirro
Ligorio, durante i lavori di completamento trasformò l'esedra in una grande
nicchia completata nel 1565, conosciuta generalmente come "nicchione". Al centro
del "nicchione" è posta una pigna bronzea di epoca romana. A causa di questo il
cortile superiore è detto anche "cortile della Pigna". La Pigna fu portata in
Vaticano in epoca assai antica, se è a quella che Dante si riferisce nella
Divina Commedia parlando di Nimrod nel XXXI canto dell'Inferno:
« La faccia
sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro a Roma »
(Divina
Commedia, Inferno XXXI, vv. 58-59)
Cortile ottagonale
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Il cortile ottagonale
Pianta del cortile
ottagonale
Dietro alla successione degli spazi terrazzati, conclusi poi dal
nicchione, fu realizzato da Bramante un altro cortile, di forma ottagonale a
lati simmetricamente disuguali; prenderà inizialmente il nome di "cortile del
Belvedere", anche se meglio conosciuto come "cortile delle statue", essendo
stato progettato per accogliere la raccolta di statue antiche del papa.
La
prestigiosa collezione che comprendeva pezzi famosissimi come l'Apollo del
Belvedere, L'Ercole e Anteo, e il Laocoonte, rimase per lungo tempo in tale
sistemazione, prima dello spostamento in spazi museali interni.
Vicino a
questo cortile Bramante costruì la famosa scala a "lumaca", contenuta in uno
stretto cilindro con rampe a spirale sostenute da colonne, per assicurare un
accesso esterno ai palazzi vaticani per i tanti visitatori della collezione di
sculture, tra cui viaggiatori ed artisti stranieri. In tal modo il vecchio
Casino di Innocenzo VIII fu trasformato e inglobato nel nuovo
complesso.
Note [modifica]
^ G. Vasari, Le vite, a cura di G.
Milanesi, III, Firenze 1878, (1568) pp. 296
^ ..."E non molto dopo, cioè
l’anno 1484, Innocenzo VIII genovese gli fece dipingere (al Pinturicchio) alcune
sale e loggie nel palazzo di Belvedere, dove tra l’altre cose, si come volle
esso Papa, dipinse una loggia tutta di paesi, e vi ritrasse Roma, Milano,
Genova, Firenze, Venezia e Napoli alla maniera dè fiamminghi, che come cosa
insino allora non più usata, piacquero assai», G. Vasari, Le vite, 1568
^ a b
c Gianfranco Spagnesi, Roma: la Basilica di San Pietro, il borgo e la città,
2003.
^ Plinio il giovane, Epistularum Libri Decem, IV, 30 (testo in lingua
latina su Wikisource).
^ J.S.Ackermann, The Cortile Belvedere, 1954
^
Robin Middleton, David Watkin, Architettura dell'Ottocento, Martellago
(Venezia), Electa, 2001, p. 288.
^ Si veda l'incisione di Etienne Duperac che
rappresenta un carosello a cavallo allestito per il matrimonio di un nipote del
papa nel 1565.
^ G. Spagnesi, Progetto e architetture del linguaggio
classico:(XV-XVI secolo), 1999, p.179
Bibliografia [modifica]
C. Barone,
Bramante, Bergamo 1944.
R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa,
Bari, Laterza, 1999.
Robin Middleton, David Watkin, Architettura
dell'Ottocento, Martellago (Venezia), Electa, 2001.
P. Murray, Architettura
del Rinascimento, Martellago, Electa, 2000.
Voci correlate
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Bramante
Musei Vaticani
Pirro Ligorio
Belvedere
(architettura)
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Sunday, March 24, 2013
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