Con l'espressione Corpus Tibullianum si identifica l'insieme delle opere di Tibullo e degli altri poeti del cosiddetto circolo di Messalla.
Questa raccolta di elegie ed epigrammi risale al I secolo a.C. ed è di grande importanza per comprendere il clima letterario romano della prima età augustea.
Il primo libro contiene 10 elegie attribuite con certezza a Tibullo.
Gli argomenti principali sono:
-- gli amori per la capricciosa Delia (nome che, secondo il romano Apuleio, risulterebbe essere l'ellenizzazione del nome reale della donna, Plania) e per il giovinetto Marato.
-- il rifiuto per la guerra e
-- l'amore per la vita in campagna.
Nelle 6 elegie del secondo libro Tibullo insiste sugli argomenti del primo.
Ma la donna cantata stavolta è la crudele e sensuale Nemesi (dal greco: "vendetta").
Delle elegie rimanenti, una canta il compleanno dell'amico Cornuto (2), un'altra la celebrazione degli Ambarvalia (1) e la (5) celebra la nomina del primogenito di Messalla, Messalino, nel collegio sacerdotale dei quindecemviri sacris faciundis.
Alcuni editori, sulla falsariga di una suddivisione umanistica, considerano come "terzo libro" le sole elegie di Ligdamo, e intitolano "quarto libro" i componimenti successivi, dal Panegirico di Messalla compreso fino alla fine dell'opera.
Il Corpus comincia con 6 elegie dell'ignoto Ligdamo, molto probabilmente uno pseudonimo, di cui è stata proposta l'identificazione con lo stesso Tibullo, o addirittura con un giovane Ovidio: tuttavia l'identità di Ligdamo non è accertabile. Ligdamo è un buon dilettante, che riesce a sviluppare il discorso elegiaco senza scadere nel topico e nel banale, ma senza raggiungere i livelli degli elegiografi maggiori.
Il Panegirico di Messalla, poemetto di modesto valore risalente al 31-30 a.C., è l'unico componimento in esametri dell'intera raccolta. Il panegirista, ignoto, tesse lodi sperticate di Messalla come condottiero e come oratore.
La raccolta continua con 11 componimenti, suddivisibili in due gruppi, composti da un autore ignoto e da Sulpicia. Nei manoscritti li si trovano in quest'ordine, benché sia chiaro che la composizione degli elegidia (dal greco, "piccole elegie") di Sulpicia sia cronologicamente precedente. Sulpicia, una nipote di Messalla, unica poetessa della letteratura latina, donna colta e di nobilissima famiglia, compose sei brevi componimenti in forma di messaggi amorosi rivolti a Cerinto, mostrando una certa immaturità stilistica ma una grande forza di sentimenti. I 5 componimenti di autore ignoto, forse lo stesso Tibullo, rielaborano i temi della storia d'amore di Sulpicia con una tecnica compositiva degna di un autore più esparto.
Chiudono l'opera una elegia e un epigramma generalmente attribuiti a Tibullo, nei quali si affrontano i temi della dichiarazione d'amore e del tradimento.
Voci correlate[modifica | modifica sorgente]
Bibliografia[modifica | modifica sorgente]
Il lettore italiano può reperire facilmente in commercio:- Tibullo, le Elegie, a cura di Francesco Della Corte, Milano, Fondazione Valla, 1980 (più volte ristampata, contiene solo i primi due libri, quelli attribuiti con certezza a Tibullo. Importante per il testo critico e il ricco commento.)
- Tibullo, Elegie, traduzione di Luca Canali, introduzione e note di Luciano Lenaz, Milano, BUR, 1989 (più volte ristampata, contiene l'intero Corpus Tibullianum)
Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]
Categorie:
- Opere di Tibullo
- Componimenti poetici in latino
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