Grice e Michelstädter: l’implicatura conversazionale
– il giovane divino -- l’implicatura persuasiva
di Platone – filosofia giudea – filosofia nel ventennio fascista – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Gorizia). Filosofo italiano. Grice:
“It’s difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on
‘persuasion’ is brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses
figurative language, as ‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the
persuasive rhetoric of Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology
of persuasion, which is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we
should say – which I could make into a maxim which would not be strictly
‘conversational’ unless under the category of modus – ‘be sweet’ –But the
sweetness applies in general to my framework: the emissor aims to be sweet if
he is going to try to influence the other, and will be influenced by a sweeter
co-emissor.” essential Italian
philosopher. Ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia. Il padre, Alberto,
dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto
di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di
conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ma solo formalmente, per rispetto
borghese -- è, anzi, un laico, un tipico rappresentante della mentalità materialistica.
Il semitismo non sembra quindi incidere molto sulla sua formazione culturale,
che scoprire solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato
cabalista. Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida
Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino ha i primi approcci
colla filosofia. A iniziarlo sono Schubert-Soldern, solipsista gnoseologico,
secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e
l'amico Mreule che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione,
di cui resta traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella
soffitta di Paternolli, oltre a Schopenhauer, legge e discute, con gli amici
Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e
poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen. Conclusde
gli studi ginnasiali e progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito
abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica a Vienna. Ma l'anima è
giàper dirla con Leopardi nel primo giovanil tumulto verso un altrove che non
riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di
Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per
quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Chiavacci, futuro curatore
delle sue Opere, ed Arangio-Ruiz, noto filosofo. Continua a ritrarre, fra
tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui
s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in
montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai
familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi
teatrali. Un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello
Gino. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia
Baraden. Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento
significativo, una sorta di passaggio del testimone. Si fa consegnare da Rico
la pistola che porta sempre con sé. Completati gli esami, ritorna a
Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli da Vitelli,
concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La
sua attività è febrile. Oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte
delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo
isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come
un asceta. Vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo
la tesi non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato
al mare, forse a Pirano o a Grado. Dopo un diverbio con la madre, impugna
la pistola lasciatagli da Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della
tesi aveva disegnato una fiorentina, una lampada ad olio, e aggiunto in greco:
apesbésthen, «io mi spensi». Amici raccolsero i suoi saggi, ora alla
Biblioteca di Gorizia. Sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose (Rožna
Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal
confine con l'Italia. La breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta
dall'Epistolarioall'insegna di una volontà di vivere continuamente illuminata
dal desiderio di un altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui un
impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace
di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della
filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la
Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta risalire
da M. a un parricidio: quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi,
nella metafora costruita da M., escogita un mechánema, una macchina volante per
abbandonare il peso del mondo e giungere all'assoluto. Maestro e discepoli
riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra
una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e
delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più
scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il
maestro, fa scendere il mechánema restituendo così a tutti la gioia d'aver la terra
sicura sotto i piedi. Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa
quindi di lui un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche. La
costituzione della metafisica è per lui una storia di rettorici tradimenti, la
vicenda di una verità dai grandi persuasi tanto proclamata agli uomini quanto
da questi disattesa e inascoltata. Quanto io dico è stato detto tante volte e
con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni
volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci Parmenide,
Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti inesperti; lo disse
Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono
su la Chiesa. La persuasione è la visione propria di chi ha compreso la
tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli
«empiastri»i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità»che possano
lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza che si
rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini
rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel
divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi
nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et
nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente»,
abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi
vive abbagliato dalle illusioni create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine
filosofiche, politiche, sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla
quale a tutti fa comodo non discostarsi troppo; è questo restare perennemente
attaccati alla vitala philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi
sempre. La vita, soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche
dalla presunzione filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non
vive, perché in ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non
è ancora o dal rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo
decisivo, quello che i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella
vita facciamo esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi
una danse macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita
/ nostra sorte / filammo a questa morte». Il pensiero di M. procede di
conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso
violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte,
piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. M. respinge,
con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della
persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da
'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare,
ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore
l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e
non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa
indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La salvezza
individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile, irriducibile,
concentrata in sé. Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non
ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto
dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria
sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è
negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa negatività
rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza
conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta di una
sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura
dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente». Produzione
artistica La produzione poetica e quella pittorica di M. possono essere
considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e
mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di
dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da
sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido
e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di
giungere a quella che Parmenide chiamava la ben rotonda verità. Non siamo
giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di
colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi
vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge».
Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per
quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che
ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.
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Campailla, Gorizia, Opera grafica e pittorica, S. Campailla, Gorizia, Il
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dei beati. Scritti su Platone, D. Micheletti, Diabasis, Reggio Emilia, Dialogo della salute. E altri scritti sul
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Mimesis, Milano, La melodia del giovane divino, S. Campailla, Adelphi, Milano La persuasione e la rettorica, edizione critica,
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riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, confondendolo con
il padre di questo, Abram Vita Reggio
S.Campailla, Il segreto di Nadia B., Marsilio,. Da articoli di cronaca
americani dell'epoca, si apprende che il suicidio avvenne con un colpo di
pistola alla tempia destra. La
persuasione e la rettorica35 La
persuasione e la rettorica Poesie La
persuasione e la rettorica Magris, Un altro mare Il dialogo della salute,
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Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Catalogo Vegetti della letteratura
fantastica, Fantascienza. Carlo Raimondo Michelstaedter. Carlo Michelstaedter.
Michelstaedter. Keywords: l’implicatura di Platone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Michelstaedter: retorica
e persuasione," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Michelstaedter” –
The Swimming-Pool Library.
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