Grice e Velino – I velini – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Velia). Italian philosopher Grice: “”A =
A,” Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to irritate an Italian
neo-non-parmenideian“ One of the most important Italian philosophers, if only
because Plato dedicated a dialogue to him!” Grice. -- Parmenide Parmènide di Velia.
Παρμενίδης, Parmenídēs. Velia. Filosofo antico. Autore di un poema sulla
natura. Viene considerato il fondatore dell'ontologia, con cui ha
influenzato l'intera storia della filosofia occidentale. È il filosofo dell'essere
statico e immutabile, in contrasto col divenire d’Eraclito, secondo il quale
viceversa, tutto cambia. A V. si deve la nascita della scuola eleatica – o
velina -- a cui appartenevano anche Zenone, o ‘Senone’ nella grafia antica più
correta -- di Velia e Melisso. La rivalità tra Parmenide ed Eraclito è stata
reintrodotta negli odierni dibattiti sulla concezione del tempo, e della fisica
moderna. Nacque a Velia, in Ascea, da una famiglia aristocratica. Della sua
vita si hanno poche notizie. Secondo Speusippo, nipote di Platone, e chiamato
dai suoi concittadini a re-digere la legge di Ascea. Secondo Sozione è discepolo
del pitagorico AMINIA (vedi), di Crotone. Per altri, è probabilmente discepolo
di Senofane di Colofone. Ad Ascea fonda inoltre una scuola o setta, insieme al
suo discepolo prediletto, Zenone. Platone nel “Parmenide” riferisce di un
viaggio che Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove conosce Socrate col
quale ebbe una vivace discussione. L'unica opera di Parmenide è il poema in
esametri “sulla natura”, di cui alcune parti sono citate da Simplicio in “De
coelo” e nei suoi commenti alla fisica del Lizio, da Sesto Empirico e da altri saggi
filosofichi antichi. Di queso poema sulla natura ci sono giunti ad oggi XIX frammenti,
alcuni dei quali allo stato di puro stralcio, che comprendono un proemio e una
trattazione in parti II: la via della verità e la via dell'opinione. Di
quest'ultima abbiamo solo pochi versi. Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ
μῦθον ἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι διζήσιός εἰσι νοῆσαι· ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς
οὐκ ἔστι μὴ εἶναι, Πειθοῦς ἐστι κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - , ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν
τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι, τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν· οὔτε
γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ γὰρ ἀνυστόν - οὔτε φράσαις. ... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν
ἐστίν τε καὶ εἶναι. Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il DISCORSO,
quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare. L’una che "è"
e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della persuasione -- infatti
segue la verità. L’altra che "non è" e che è necessario che non sia,
e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile. Infatti non
potresti avere cognizione di ciò che non è -- poiché non è possibile -- né
potresti esprimerlo. Infatti lo stesso è pensare ed essere. Sostiene che la
molteplicità e i mutamenti del mondo sono illusori, e afferma, contrariamente
al senso comune, la realtà dell'essere: immutabile, ingenerato, finito, immortale,
unico, omogeneo, immobile, eterno. La narrazione si snoda intorno al
percorso intellettuale del filosofo che racconta il suo viaggio verso la dimora
della dea della giustizia la quale lo conduce al cuore inconcusso della ben
rotonda verità. La dea, in quanto tutrice dell'ordine cosmico, e vista in tal
senso anche come garante dell'ordine logico, cioè del corretto filosofare. La
dea gli mostra la via dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e
la via della verità che conduce alla sapienza e all'essere -- τὸ εἶναι.
Pur non specificando cosa sia questo essere, è il che per primo ne mette a tema
esplicitamente il concetto. Su di esso egli esprime soltanto una lapidaria
formula, la più antica testimonianza in materia, secondo la quale l'essere è, e
non può non essere. Il non-essere non è, e non può essere -- ἡ μὲν ὅπως ἔστιν
τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι … ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι
-- è, e non è possibile che non sia … non è, ed è necessario che non sia»
-- Simplicio, Phys., Proclo, Comm. al Tim.). Con queste parole intende
affermare che niente si crea dal niente -- ex nihilo nihil fit -- e nulla può
essere distrutto nel nulla. Già i primi filosofi avevano cercato l'origine (ἀρχή)
della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse renderne
ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le
trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono,
altre scompaiono, non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura
illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e
immobile. A tali affermazioni giunge promuovendo per la prima volta una
filosofia – discorso filosofico -- basato non più su spiegazioni mitologiche
del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica
formale di non-contraddizione, da cui si traggono le seguenti conclusion. L'essere
è immobile perché se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora
sarebbe, ora non sarebbe. L'essere è uno perché non possono esserci due esseri.
Se uno è l'essere, l'altro non sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere.
Allo stesso modo per cui, se A è l'essere, e B è diverso da A, allora B non è.
Qualcosa che non sia essere non può essere, per definizione. L'essere è eterno
perché non può esserci un momento in cui non è più, o non è ancora. Se l'essere
è solo per un certo periodo di tempo, a un certo momento non è, e si cade in
contraddizione. L'essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso
contrario implicherebbe il non essere. La nascita significa essere, ma è anche
non essere prima di nascere. La morte significa non essere, ovvero essere solo
fino a un certo momento. L'essere è indivisibile, perché altrimenti
richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore. L'essere
risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη), che è il suo limite ma al
contempo il suo fondamento costitutivo. La dominatrice necessità lo tiene nelle
strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno. Perché bisogna che l'essere
non sia incompiuto. L'essere, secondo Parmenide: privo di imperfezioni e
identico in ogni sua parte come una sfera paragona l'essere a una sfera
perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita --
il finito è sinonimo di perfezione. La sfera è infatti l'unico solido
geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si
guardi. L’ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di
Einstein. Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una
linea curva chiusa all'infinito in tutte le direzioni dello spazio, ovvero,
complessivamente, una sfera. Per lo scienziato infatti l'universo è finito
sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso. Fuori
dell'essere non può esistere nulla, perché il non-essere, secondo logica, non
è, per sua stessa definizione. Il divenire attestato dai sensi, secondo cui gl’enti
ora sono e ora non sono, è una mera illusione -- che appare ma in realtà non è.
La vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma nasce dalla ragione. Non c'è
nulla di errato nell'intelletto che prima non sia stato negli erranti sensi.
Questa è la frase che d'ora in poi è attribuita a Parmenide. Il pensiero è
dunque la via maestra per cogliere la verità dell'essere. Ed è lo stesso il
pensare e pensare che è. Giacché senza l'essere non troverai il pensare, a
indicare come l'essere si trovi nel pensiero. Pensare il nulla è difatti
impossibile, il pensiero è necessariamente pensiero dell'essere. Di
conseguenza, poiché è sempre l'essere a muovere il pensiero, la pensabilità di
qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto pensato.Tale identità immediata di
essere e pensiero, a cui si giunge scartando tutte le impressioni e i falsi
concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni dinamismo del pensiero,
accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle filosofie apofatiche
orientali, come il buddhismo, il taoismo e l'induismo. Una volta stabilito che
l'essere è, e il non-essere non è, restava tuttavia da spiegare come nascesse
l'errore dei sensi, dato che nell'essere non ci sono imperfezioni, e perché gl’uomini
tendano a prestare fede al divenire attribuendo l'essere al non-essere.
Parmenide si limita ad affermare che gl’uomini si lasciano guidare
dall'opinione (δόξα), anziché dalla verità. Ossia, giudicano la realtà in base
all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in definitiva è una
semplice illusione, e dunque, in quanto non esiste, non si può trovargli una
ragione. Compito del filosofo è unicamente quello di rivelare la nuda verità
dell'essere nascosta sotto la superficie degl’inganni. Il tema è ripreso da
Platone che cerca una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice. Per
sciogliere il dramma umano costituito dal divenire per cui tutto muta che si
scontra con una ragione, altra dimensione fondamentale, che è portata a
negarlo, Platone conceve il non-essere non più alla maniera di Parmenide
staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso
dall'essere in maniera relativa, nel tentativo di dare una spiegazione
razionale anche al tempo e al molteplice. Il rigore logico di Parmenide
gli valse inoltre l'appellativo di "venerando e terribile" da parte
di Platone. La fiducia di Parmenide in un sapere completamente dedotto dalla
ragione, e viceversa la sua totale sfiducia nei confronti dei sensi e di una
conoscenza empirica, fa di lui un filosofo profondamente razionalista.
Parmenide e la scuola di Veli. Parmenide ne "La scuola di Atene",
affresco di Sanzio. Parmenide è il fondatore della scuola o setta di Velia,
dove ha vari discepoli, il più importante dei quali è Zenone. Il metodo usato
dagli velini è la dimostrazione per assurdo, con cui confutano le tesi dellavversario
giungendo a dimostrare la verità dell'essere, nonché la falsità del divenire e
delle impressioni dei sensi, per una impossibilità logica di pensare
altrimenti. Stupiva i contemporanei un ragionamento che scaturiva dalla
radicale contrapposizione essere/non-essere e da un'immediata conseguenza del
principio di non-contraddittorietà dell'essere e del pensiero, teorizzato in
seguito da Aristotele nel Lizio come evidenza prima e indimostrabile alla
ragione senza la quale diverrebbe impossibile qualsiasi conoscenza
necessaria-filosofica, restando solo il mondo dell'opinione. Parmenide e i
velini si contrapponevano soprattutto al pensiero d’Eraclito, loro
contemporaneo, filosofo del divenire che basa la conoscenza interamente sui
sensi. Nella prospettiva della storia della filosofia, è quindi Hegel a
concepire l'essere in maniera radicalmente opposta a Parmenide. Anche
l'atomismo democriteo intese contrapporsi alla teoria velina dell'essere -- che
cerca una soluzione al problema dell'archè negando alla radice un fondamento
originario al divenire -- presupponendo gl’atomi e uno spazio vuoto, diverso
dagl’atomi, in cui essi potessero muoversi, ipotizzando in una certa maniera
una convivenza di essere e non-essere. In seguito furono i sofisti a
cercare di confutare il pensiero dei velini, opponendo al loro sapere certo e
indubitabile (επιστήμη) sia il relativismo di Protagora, sia il nichilismo di
Gorgia di Leonzio. Uno dei maggiori problemi sollevati da Parmenide riguardava
in particolare l'impossibilità di oggettivare l'essere, di darne un predicato,
di sottrarlo all'astrattezza formale con cui egli l'enuncia, e che sembra
contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. È seguendo questa strada
che Platone, nel tentativo di risolvere il problema, approde al mondo delle
idee. L'interpretazione della "doxa" REALE (vedi) ha elencato
le diverse interpretazioni contemporanee sullo statuto e il significato
dell'opinione ed il suo rapporto con la verità. Accanto ad una lettura che le
vede contrapporre radicalmente, ne esiste una diversa, che REALE appoggia,
secondo cui l'opinione (δόξα) non è da intendersi in Parmenide come negazione
assoluta della verità, ma come un modo improprio di accostarsi ad essa. Non si
tratterebbe cioè di puro non-essere, della via dell'errore scartata a priori,
ma di una TERZA possibilità in cui i fenomeni (δοκοῦντα) sarebbero entità
pensabili e quindi plausibili, se non altro come manifestazioni esteriori del
fondamento occulto e autentico dell'essere. Nelle parole della dea, infatti,
Parmenide è chiamato a conoscere anche le opinioni dei mortali, in cui non è
certezza verace. Eppure anche questo imparerai. Come l'esistenza delle
apparenze sia necessario ammetta colui che in tutti i sensi tutto indaga. Si
tratta di un'interpretazione condivisa in varia misura anche da Schwabl, Untersteiner,
COLLI (vedi), RUGGIU (vedi), sebbene respinta da altri, che fa di Parmenide un
anticipatore della futura ontologia platonica, mentre i suoi discepoli invece
mantenneno una concezione più rigorosa dell'essere, quella tradizionalmente
attribuita ai velini. Tra le filosofie volte al recupero del pensiero classico
in chiave attuale, in direzione del quale si sono mossi specialmente gli studi
di Heidegger e di BONTADINI, l'opera di SEVERINO si segnala come una parziale
ripresa della dottrina di Parmenide, e viene perciò definita neo-parmenidismo.
In particolare nel suo saggio “Ritornare a Parmenide”, SEVERINO intende
proporre un'originale re-interpretazione delle categorie fondamentali del
pensiero alla luce della rigorosa logica del velino. Secondo Platone in “Parmenide”.
Dopo che è scoperta in uno scavo ad Ascea un'erma acefala con l'iscrizione
Πα[ρ]μενείδης Πύρητος Οόλιάδης φυσικός -- Parmenide figlio di Pirete medico
degli Uliadai -- dove Parmenide viene cioè indicato come capo della scuola
medica di Velia degli Ούλιάδαι, si ritrova in seguito la testa-ritratto con
barba qui raffigurata, con la base del collo adattata ad essere sovrapposta in
un'erma del tipo di quella precedentemente ritrovata con l'iscrizione citata.
Altri ritengono invece che questa scultura riproduca il busto del filosofo
epicureo Metrodoro di Lampsaco (Picozzi, Parmenide, Enciclopedia dell'arte
antica Treccani). Logos: rivista
internazionale di filosofia, Bartelli e Verando. I paradossi di Zenone contro
il movimento vennero enunciati proprio per argomentare la posizione filosofica
di Parmenide. Lugiato, L'uomo e il limite, Milano, FrancoAngeli, Secondo
Platone in Parmenide, Diogene Laerzio. Così Plutarco, Contro Colote. Fra questi
Aristotele, (Metafisica) e Platone (Sofista) e così anche Diogene Laerzio, Vite
dei filosofi. I presocratici, a cura di Giannantoni, Bari. Platone, Parmenide,
Simplicio, De cœlo. Simplicio, In Aristotelis Physica commentaria. Sesto
Empirico, Adversus mathematicos. Finito non da intendersi come imperfetto
perché per la mentalità antica il segno di perfezione è la compiutezza, il
finito. L'infinito vorrebbe dire che non è completo, che gli manca qualcosa
quindi imperfetto. Sul tema del viaggio in Parmenide si veda quest'intervista a
Ruggiu, tratta dall'Enciclopedia delle scienze filosofiche. Dalla raccolta I
presocratici di Diels e Kranz. Jellamo, Il cammino di Dike: l'idea di giustizia
da Omero a Eschilo, Roma, Donzelli. Sull'ipotesi che la dea della giustizia è interpretata
da Parmenide in una maniera nuova, filosofica, cfr. Fränkel, Wege und Formen
Frühgriechischen Denkens. Literarische und Philosophiegeschichtliche Studien,
München, Beck -- per il quale essa veniva ora vista come dea della giustezza o
esattezza (dikaiosyne), preludio di quella platonica. Sulla dike
"filosofica" cfr. anche Deichgräber, Parmenides' Auffahrt zur Göttin
des Rechts, Untersuchungen zum Prooimion seines Lehrgedichts, Magonza. La
nascita della parola "filosofia" è molto controversa, in quanto ha
diverse accezioni. Già anticamente, così come altri termini composti col
suffisso "philo-" (cfr. Hadot, Che cos'è la filosofia antica?,
Torino, Einaudi) essa indicava una passione, una tensione (φίλος, fìlos) verso
il sapere (σοφία, sofìa). Secondo Capizzi, tuttavia, Parmenide non era un
filosofo nel senso etimologico, in quanto più che al "sapere per il
sapere" propende per le applicazioni politiche del sapere, ma la questione
è tutt'altro che definitiva. Principio enunciato da Melisso e poi reso in latino
da LUCREZIO (vedi), ma implicitamente presente in un fragmento di Parmenide
(cfr. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede & Cultura. Il principio
di non-contraddizione, introdotto da Parmenide per rivelare l'essere stesso, la
verità essenziale, è successivamente impiegato come strumento del pensiero
logicamente cogente per qualsiasi affermazione esatta. Sorsero così la logica e
la dialettica -- Jaspers, I grandi filosofi, Longanesi, Milano). Della raccolta
Diels e Kranz. Einstein si espresse tra l'altro in maniera sorprendentemente
simile a Parmenide, in quanto anch'egli tende a negare la discontinuità del
divenire e il suo svolgimento nel tempo. Secondo Popper, grandi scienziati come
Boltzmann, Minkowski, Weyl, Schrödinger, Gödel e, soprattutto, Einstein hanno
concepito le cose in modo similare a Parmenide e si sono espressi in termini
singolarmente simili. La materia, secondo Einstein, si curverebbe su se stessa,
per cui l'universo sarebbe illimitato ma finito, simile ad una sfera, che è
illimitatamente percorribile anche se finita. Inoltre Einstein ritiene che non ha
senso chiedersi che cosa esista fuori dell'universo (Riva, Manuale di filosofia).
Meinong, proprio come Parmenide, difese
ad esempio l'idea che anche la montagna d'oro sussista poiché se ne può
parlare. Diels e Kranz. Sull'analogia tra la posizione parmenidea e le
filosofie dell'Oriente, cfr. Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni,
su filosofico. Cfr. anche l'intervista a SEVERINO (Venezia, Museo Correr,
Biblioteca Marciana) in Parmenide su Emsf.rai Platone, Teeteto. Un famoso
esempio si ha nelle aporie note come paradossi di Zenone. Si veda La filosofia
dei Greci nel suo sviluppo storico, di Zeller, Mondolfo, Eleati, a cura di Reale,
Firenze, La Nuova Italia, a cura di Girgenti, Milano, Bompiani. Dunque,
Parmenide ha esposto un'opinione plausibile, oltre a quella fallace, e cerca, a
suo modo, di dar conto dei fenomeni -- Reale, Storia della filosofia antica,
Vita e Pensiero, Milano, trad. di Reale. Schwabl, Sein und Doxa bei Parmenides,
Wiener Studien, Untersteiner, La Doxa di Parmenide, in Parmenide. Testimonianze
e frammenti, Sansoni, Firenze, COLLI, Physis kryptesthai philei, ed.
dell'Ateneo, Roma. Ruggiu, Saggio introduttivo e commentario filosofico, in
Parmenide, Poema sulla natura: i frammenti e le testimonianze indirette,
Rusconi, Milano. Di origine evidentemente iranica è il dualismo luce-tenebre
che per Parmenide sta alla base della dóxa, mentre è addirittura di origine
indiana il carattere puramente apparente da lui attribuito al mondo sensibile
(sostenuto dalla corrente Samkya delle Upanishad nella famosa dottrina del
"velo di Maya", ripresa da Schopenhauer), e lo stesso viaggio del filosofo
al cospetto della dea, esposto nel proemio del poema parmenideo, ricorderebbe i
viaggi degli sciamani asiatici -- West, La filosofia greca arcaica e l'Oriente
(Mulino, Bologna). In esso, tuttavia, SEVERINO afferma dapprima di aver
compiuto il secondo grande parmenicidio, dopo quello di Platone. Parmenide
svaluta e quindi annulla i fenomeni. Ma questi appaiono, quindi esistono e, se
esistono, non divengono. Ma tutti sono eterni. In secondo luogo, SEVERINO usa
la logica parmenidea per confutare l'etica e la fede in Dio. Poiché il divenire
non esiste, non sarebbero possibili la libera scelta morale e l'esistenza di un
creatore che tragga l'essere dal nulla, creandolo ex nihilo. Diogene Laerzio, Vite
e dottrine dei più celebri filosofi, a cura di Reale con la collaborazione di
Girgenti e Ramelli (Milano, Bompiani); Albertelli, Gli Eleati: testimonianze e
frammenti (Bari, Laterza); Vitali, Parmenide d'Elea. Peri physeos, una ricostruzione
del Poema (Faenza, Lega); Reale, Ruggiu, Parmenide. Poema sulla natura (Milano,
Rusconi); Cerri, Parmenide. Poema sulla natura (Milano, BUR); Nolletti, Che
cos'è l'essere di Parmenide: spiegazione di un enigma filosofico” (Teramo, La
Nuova Editrice); I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali
a fronte delle testimonianze e dei frammenti di Diels e Kranz, a cura di Reale
(Milano, Bompiani); Untersteiner, Eleati. Parmenide, Zenone, Melisso.
Testimonianze E Frammenti (Milano, Bompiani); Severino, Ritornare a Parmenide
in Essenza del nichilismo (Paideia, Brescia); DIANO (vedi), Parmenide in Studi
e saggi di filosofia antica, successivamente ne Il pensiero greco da
Anassimandro agli Stoici (Bollati Boringhieri); Ruggiu, Parmenide (Venezia,
Marsilio); Capizzi, Introduzione a Parmenide (Laterza, Roma); CAPIZZI (vedi),
La porta di Parmenid: saggi per una nuova lettura del poema” (Ateneo, Roma); CALOGERO,
Studi sull'eleatismo (Roma, La Nuova Italia, Firenze); Hussey, I presocratici,
Rampello (Mursia, Milano); Heinrich, Parmenide e Giona: studi sul rapporto tra
filosofia e mitologia” (Guida, Napoli); Casertano, Parmenide il metodo la
scienza l'esperienza” (Loffredo, Napoli); Popper, “Il mondo di Parmenide: alla
scoperta dell'illuminismo presocratico” (Piemme, Casale Monferrat); Heidegger,
“Parmenide”, a cura di VOLPI (vedi) (Adelphi, Milano); Gadamer, Scritti su
Parmenide, a cura di Saviani (Filema, Napoli); Colli, Gorgia e Parmenide.
Lezioni (Adelphi, Milano); Cordero, “By Being, It is. The Thesis of Parmenides,
Parmenides Publishing, Las Vega); Pulpito, Parmenide e la negazione del tempo.
Interpretazioni e problemi” (LED, Milano); Sangiacomo, La sfida di Parmenide.
Verso la Rinascenza, Il Prato, Padova); Abbate, Parmenide e i neoplatonici.
Dall'Essere all'Uno e al di là dell'Uno” (Edizioni dell'Orso, Alessandria); Toro,
L'enigma Parmenide. Poesia e filosofia nel proemio” (Aracne, Rom); Ferrari, “Il
migliore dei mondi impossibili: Parmenide e il cosmo dei Presocratici” (Aracne,
Roma); Donà (vedi), Parmenide. Dell'essere e del nulla, (Alboversorio, Milano);
Sperduto, Il divenire dell'eterno (Aracne, Roma); Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Parmènide (filosofo), su sapere; Agostini. Spiegazione dell'enigma dell'essere
di Parmenide, su parmenide; Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni,
su filosofico. Severino: Parmenide, su rai scuola; Sull'Essere" recitato
in greco antico ricostruito, su podium-arts; Un'ampia lista degli studi
dedicati a Parmenide su Parmenides; Parmenides and the Question of Being in
Greek Thought, su ontology. con una bibliografia annotata degli studi recenti e
delle edizioni critiche.Stanford. Refs.: H. P. Grice, “Negation and privation,”
“Lectures on negation,” Wiggins, “Grice and Parmenides”. Parmenide. Keywords:
Velia, velino, velini, la porta. Refs.: Luigi Speranza, “Il parmenideismo
italiano,” Luigi Speranza, "Grice e
Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
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