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Saturday, August 13, 2011

Vaymer, pittore genovese

Anche in Giovanni Enrico Vaymer noi avemmo nel principio di quefto fecolo un eccellente Pittor di ritratti; onde*, chi ne poflìede , in quello fteflò pregio li tiene, nel quale tenuti fono quei del Mulinaretto . La fcuola, che comune ebbero quefti due valenti Artefici, e l'indefeffo ftudio , che praticarono, col.corredo d' un ottimo talento, furono motivo, che ambedue tanto fi {egnalaffero; e ciò , che è più, manteneffero fida, e coftanTom. IL M te

te la loro amicizia, V un 1' altro fcambievolmente efaltan

dofi, e promovendofi. Cofa rara a vederi!, che due Sog

_ getti, i quali lo ftefto genere di pittura profeflìno, non nu

Di do. trifcano fra loro ponto d'invidia, e non antepongano la_.

Enrico propria lode, e i proprj emolumenti 1' uno alla lode, e agli emolumenti dell'altro. A tanto potè giungere una fincera amicizia.

Il Padre d' Enrico ancor eflb Enrico nomoflì. Egli era nativo di Kiell, città del Ducato d' Holflein; e venne a Genova , a motivo di quinci paflare a Roma per fua divozione. Nel ritorno da quella citta udito avendo, che nella fua.patria ardeva incendio di difcordie civili, rifolvè di trattenerli fra noi. Qui intanto, eflendo egli ancor libero , e giovane , fi uni in matrimonio a certa Maddalena Ricci d' onorevol famiglia cittadinefca; e da eflà n' ebbe quefto figliuolo il dì 17. di marzo , correndo il 1665.. Lo rilevò con ifpecial cura: lo fece fiudiare le lettere umane; e pofcia, per fecondarlo , lafciò, che defte opera al difegno, ver cui inollrava particolar propenficne; anche a ciò fpinto dall'elempio del Genitore , che d'ornamenti, ed' Architettura maeftrevolmenre difegnava . Quefti adunque raccomandò il figliuolo a certo Pittore di mediocre abilità cognominato Schiena . Ma come il fanciullo giunfe in iftato di conofcere Quanto lo Schiena valeva: prefe da eflb congedo, e fi rivoife a più efperto Direttore. In quefto mentre mancolli il Padre; onde il Giovane rimalo in arbitrio di fe medefimo, e più che mai vogliofo di ben avanzarli nell'intraprefa carriera, proccuroflì eflìcaci lettere di raccomandazione preflb un Cardinal genovefe dimorante in Roma, e parti per quella città.

Ivi giunto , e prefentatcfi a quel Porporato, venne tofio da lui provveduto d' un eccellente Maeftro, che fu il Gaulli. In quella fcuola ebbe Enrico tutto 1' agio di apprendere-» 1' ottimo gufto del dipingere; perciocchè, oltre all' eflere il Gaulli affezionato di fua natura ai Difcepoli; maggiormente poi anche lo era verfo i fuoi nazionali. Sotto la difciplina del medefimo Precettore ftudiava parimente il Mulinaretto; onde i due Difcepoli ebbero occafione di contrarre fra loro quell' indiflblubile amicizia , della quale poc' anzi feci ricordo. * Era

Eraquefto Vaymer dotato d'un talento attivo per qualunque opera di Tua Profeflìone. Ma ciò, in che più deliro fentittì; fu il far di ritratti. Onde il Maeftro, veden- ■-■-■■— dolo in tali lavori egregiamente riufcire, gli fuggeri, che Di do. a quefti più che ad altri s' applicane . Ubbidt il buon Giovane: Enrico e dopo alcuni anni ritorno a Genova cosi eiperto nel trafportar in tela qualfivoglia fifonomia; ch' era da' principali Perfonaggi della città ricercato, affinché gli ritraeffe; e fi rendette tanto celebre il nome dell' Entichetto [ cosi comunemente veniva denominato ] appreflò gl' ifleffi foreftieri; che non capitava in Genova alcun riguardevole Soggetto, che non violeflè vederfi dal pennello di coftui rapprefentato.

Sono tanti i ritratti, che qui abbiamo di fuo ne' principali palazzi; che io volentieri mi difpenfo dal numerarli, perchè cofa farebbe troppo lunga, e noiofa . Sol dirò, che egli ne fece parecchi di Dogi, di Senatori, e di Patrizj: e che nelle abitazioni de' Signori Grimaldi moltiflìmi fe ne confervano . Belliffimo poi è quello del fu Eccellentiflìmo Sig. Pietro Maria Gentile, che vedefi entro la fala del nobil palazzo del vivente Sig. Pietro mila piazza di Banchi. Chi vede tal ritratto può dir, che vede l'originale .

La divulgata fama del Vaymer cosi efperto, ed efatto nel fare i ritratti, moffe alcuni Perfonaggi di Tofcana_, a chiamarlo; ove gito , foddisfece lor pienamente . Dopo ciò , dovette paflare a Torino, richieftovi dal Re Vittorio Amedeo primo di quefto nome. Ritraitelo il Vaymer, e ritraffe infìeme tutta la Real Famiglia . Quel Sovrano rimafe di lui appieno contento; e il dimoftrò con fua liberale rimunerazione.

Fu il noftro Artefice un' altra volta in Torino invitatovi dal Principe di Carignano. Fecevi nuovamente il ritratto del Re; indi quelli de' Signori della cafa del Principe invitatore; che, oltre a ciò , volle di lui altri quadri di divozione. Anche quefto Signore fece grandi onori al Vaymer; ed offerfegli afleguamenti, e vantaggi, fe in_, quella città fi fotte fermato . Ma egli, amante d' una vita quieta, e libera, con rifpettofiflìmi modi ricusò 1'offerta, e ritornar volle alla patria; dove molte indifpenfabili commiffioni lo richiamavano. M 2 Allorché

Allorché fall fui Trono il prefente Re di Sardegna-. Carlo Emanuelle, ebbe il Vaymer un nuovo invito alla Cor====. te di Torino, per formare il ritratto di quel Sovrano. Di do. Andovvi tofto; e 1' efpreffe con maravigliofa naturalezza... Enrico in quella fteflk occafione ritraiTe altri Perfonaggi di Corte . ME* * Quefta fu 1' ultima volta , che il noltro Vaymer fi trasferifle a Torino; ove ebbe a trattenerfi per lo Ipazio di tre anni fempre in gloriofe fatiche impiegato . Dopo tal tempo volle reflituirfi alla patria. Fu pertanto dal Re a ringraziarlo, e chiedergli licenza dipartire; adducendo per motivo di ciò la premura della famiglia , che inilantemente lo richiamava. Sua Maeftà, poiché V ebbe accolto con particolari dimoftrazioni d'affetto, e di (Uma; ed ebbe udita la ragione.* della dimanda, gli rifpofe, effer ben giufto, che andaffe_» ad aflìftere agli attari domeftici. Indi, forridendo , foggiunfe. Non è la famiglia, che vi richiami a Genova; ma fiuttojìo l' eccefltvo jreddo, che vi difeaccia da Torino . In fatti il Vaymer pativa affaiflìmo il freddo; e folea dire, che_> fe egli più a lungo fofle dimorato in quella città, vi farebbe rimafo intirizzito , e gelato .

Benché il Vaymer foflè di continuo impiegato nel far di ritratti; non per quefto non lafciò di dipingere tavole fioriate, qualora gliene venne 1' occafione. Io ne ho vedute di nobililfime da lui formate: e in quefte Chielé di Genova ve ne ha alcune , che meritan d' eflèr qui regiftrate—.. Una fe ne vede nella Chiefa delle Monache, dette della-. Neve; e ci moftra la Vergine con S. Antonio di Padova . Un' altra nella lor Chiefa ne confervano le Monache della Chiappella; e ci rapprefenta S. Agoflino ammirato alla vifta aeì putto, che cava la foftèrella fui lido del mare, In quefta tavola v' ha un paefe dipintovi dal Tavella , che è belliffimo; come pure belliflìma è la figura del S. Agoftino; e fpecialmente la tefla, che fpira divozione, e maellà. In quefta Chiefa di S. Filippo Neri dipinfe due quadri, che fervono di laterali all' Altare di S. Francelco di Sales. In una di effe v' ha quefto Santo, quando ancor fanciullo fu baciato in fronte dal fopraddetto S. Filippo, che incontrandolo gli prediire, quanto grand' Ecclefiailico farebbe ftato, e di quanto vantaggio alla Chiefa di Dio . Neil' altra v' ha

il medefimo Santo di Sales in atto di prefentare il libro

delle Coftituzioni dell' Ordine della Vantazione alla Santa ^^-—

di Chantal. Di do.

Anche nella Chiefa della Maddalena entro la cappella V^Nr,C^ del Crocififlb fono di quefto Pittore i due quadri rapprefentativi della Coronazione di fpine, e dell' andata di Criflo al Calvario . Ambedue lavori di un ottimo effetto: ma l'altezza dei luogo, e la poca luce, in cui fono fituati non ce li lafciano liberamente godere.

Dopo il fuo ritorno da Torino poco più fopravvilTe il noitro Vaymer. Imperocchè, affalito nel petto dall' idropisia, a cui da qualche tempo foggiaceva; dovette cedere alla_. natura. Egli trapafsò nel novembre del 1738. in età di fettantadue anni: ed ebbe fepoltura nella Cniefa delle Vigne, preffo alla quale abitava.

Fu quefto Pittore di coftumi cos'i illibati, e candidi; che, chiunque lo conobbe, lo riguardò fempre, come un efemplare d' ogni Criltiana virtù: ciò, che anche fi rendè maggiormente confermato nell' ultima penofiflìma malattia (offerta con indicibil pazienza, e raffegnazione. Egli era-. cosi gelofo dell' offervanza de' giorni fellivi, che non avrebbe in effi toccato pennello per qualunque premio gli fofte flato profTerto . Un nobile Inglefe , al cui ritratto reflava ancora a darli 1' ultima mano , .volendo a ciò obbligarlo una_ . Domenica; perchè quell'Ifleflb giórno dovea partire: dopo mille contralli, fu , per minor male, conchiufo, che elio Vaymer farebbe ito a chiederne licenza a Monsignor Vicario. V andò: e ottenutala , non fenza rincrefcimento, e flretta brevità efegui l'affare.

Di tutto ciò , che rifultava in decoro dell'Arte, fu quefto Artefice fcrupolcfo imitatore . Egli volea fino mefticarfi da per fe le tele, per timore, che i garzoni non gli adulteraffero la meftica, onde riufciffero di poca durata i fuoi dipinti, con difcapito di chi glieli aveva commeflì.

Ebbe il Vaymer molti Amici [ ciò, che più dichiara lafua buona indole]: fra cofloro il principal luogo teneano i più egregj Pittori della noftra città, co' quali non ebbe mai

M 3 la me

Di Gio.

Enrico Vaymer •

la menoma differenza, o pretenfione di maggioranza-.. Sopra tutti il Mulinaretto, e il Tavella furono i fuoi più intrinfeci: e tutti e tre cosi reciprocamente s' amavano, e cosi concordi erano nelle volontà; che fembravano tre cuori d'un folo cuore impaftati.

Lafciò il Vaymer dopo fe quattro figliuoli, due mafchi, e due femmine. Quefte furono civilmente maritato. De'mafchi, che ancor vivono, il primo, per nome Niccolò, entrò nella Congregazione de' PP. Miflìonarj: il fecondo, per nome Giovanni, attende alla mercatura . Alla gentilezza di lui mi dichiaro debitore delle prefenti notizie cortefemente recatemi; delle quali anche il pubblico, a cui qui le porgo, dee faperne buon grado.

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