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Saturday, March 9, 2013

Strepponi/Romani, "Francesca da Rimini" (1823)

Speranza

The first setting of Felice Romani's "Francesca da Rimini", by Strepponi.

ATTORI



LANCIOTTO MALATESTA,
signore di Rimini  


FRANCESCA,
moglie
.


PAOLO MALATESTA,
fratello di Lanciotto Malatesta




GUIDO POLENTA,
padre di Francesca, signor  di Ravenna
.



GIULIETTA, confidente di Francesca


CORO di Donne, Cavalieri, e Guerrieri.

La Scena è nel Palazzo de' Malasesta, Signori di Rimini



********************

ATTO I

***********************

SCENA PRIMA: Atrio del Palazzo Malatesta. Coro di Uomini e di Dojrrm.
Uomini: (£4 he narrate ?... Come / ^or8
Donne: Si qual \
Uniti: Che dal gambo fu diviso
Di Francesca il dolce viso
Dunque sempre C lan irà?

Donne: Sempre ah sempre I

Uomini: Ahi! quel volto *vea d'amore
La virtude ed il linguaggio, che rendea più vago un raggio di santissima onestà.

Donne: Tutta? tutta è oh Dio! sparita Bài suo volto la beltade E languisse la sua. vita , Che il dolore straziò. Ella spera: al dì che sorge Un confòrto, e al di che cade Sol la speme in lei si scorge Che il conforto le mancò.

Uomini: Ah! piangiamo: un rio destino Muove a lei terribil guerra. Infelice! sulla terra  Non conobbe che il dolor.
 
Uniti: Infelice! ahi perchè tanto Nacque cara alla sventura; Ella vive età ben dura Fra la speme ed, il terror. Infelice! sulla terra  Non conobbe che dolor.

Lanciotto, Guido, e detti, con Soldati.

Guido:

Segui a narrar, il duro caso, e dimmi Siccome poi campasti Del popolar furore. Lari. Tu voi che tutto rinnovi il dolore , Che sento oh Dei sì forte !. . Perchè vidi perduta La speme di frenar l'oste rubella Che al delitto, correa gridando - morta Ai Ghibellini, e ai Malatesti morte; Io disperato mi cacciai nel mezzo Della mischia, dicendo; - voi morretej Non frenando l'indomito destriero, Io corsi tanto, cosicché lontano Mi trovai di Rimino: sostetti Coll' inferno nelF animo... Me lasso !.. Quindi ripresi via, E a Pesaro mi volsi immantinente Con il cor disdegnoso, e insiem dolente Io nell'alma alimentava L'avvenir della vendetta.. . Ma un'immagin benedetta Mi sorgeva nél pensier - 
Ali Francesca abbandonava !.. Infelice in quell'istante Me la pìnsi ornai spirante Colà in mezzo d' un sentier. Gui. E Francesca !. . Lari. Fu salvata Con i cari Pargoletti Gui. Chi salvolli ? .. Lari. Fur protetti E difesi da miei fidi. .. Cor-o Fur salvati in mezzo ai gridi
Di minaccie, e di dolor. Gui. 0 Guerrieri, il Ciel vi renda Di tant' opra la mercede. Coro Abbastanza nostra fede L' opra stessa compensò . Uno sguardo di contento La pietosa a noi donò; Confortammo il suo lamento, E men trista ci sembrò. Ingannammo la turba furente. Noi fuggimmo pe' colli remoti; Non seguiti , non visti, ed ignoti Qui giungemmo. Gui. Oh gioir! Ne cessò Dal furore quel Popol, che tanto Contro te la sua rabbia portò?. . Lan. Alba più pura annunzia , Guido , miglior giornata: Voce di pace è nnnzia Dell' ira già calmata Gui. Fia vero? E tornerai


Dunque colà? Lari. Lo spero.
Paol colà mandai

Con atto lusinghiero;
Ed or la nostra speme
Annunzia ornai compita. Giù. Nel duol, che rio mi preme
Mi dà conforto, e vita . Coro Così cessato il turbine
Nella stagione estiva il sole esce tra nuvoli a  ristorar la riva a confortar il fiore col fuoco dell' amore.

SCENA III: Guido, e Lanciotto.

Giti. Or poi mi narra di colei, che tanto Tien d'amor mio. La mia Francesca ah! dimmi? Clie fu? cessò dal pianto E dal dolore?., o rimembranze, o trista Memoria di colei che tanto amai! Or che mi resta sulla terra oh Dio! Che della morte mi scemi il desio? Lari. Ah piangi,oGuido mio,che n'hai ben donde Ed io pur piango, che alla ria novella Della sua estinta madre Del perduto figliuolo, oh Dio maggiore In Francesca si fè l'aspro dolore, lo non viddi il suo bel viso Rallegrato da un sorriso. Sempre bello ancor dolente Ti rassemhra il sol morente. Gui. Sui verd'anni in mezzo ai fiori Tragtularsi ognor parea Or cangiossi? Lari. E breve idea Ci restò di sua beltà. Sembra il genio del dolore Che ridesta la pietà. Gui. Ed il core dell'afflitta Un conforto almen non ha? Lan. Nulla al mondo. Gui. E derelitta Nella angoscia si morrà. Lan. Il conforto ha solo in Dio, E in lui calma il suo dolor. Gui. Sventurato, e sol desio?.. Lan. Le riman del genitor. Gui. Quel core innocente Sia privo d'affanni La vita ridente Ritorni a goder. a a. De' cari desiri Ritorni su gì' anni: Fnr molti i sospiri Fn breve il piacer.

SCENA IV. Camera interna. Coro di Donne, Giulietta, e Francesca .
Coro: Asciuga le lagrime o bella infelice al Nume levare La speme ti lice, E a tanto penare Conforto darà . Ah! l'anima candida Accendi d' amore! Che al Nume piii accetto In mezzo al dolore Perviene 1' affetto Di santa pietà. Fra. Dolci compagne, il ciel pietoso ascolti I nostri voti, ma nell' alma io sento Che la terra per me non ha un contento; Che quanto io veggio ini rattrista; il pianto E il solo mio tesoro: Oh di lagrime avessi immensa fonte Che non avrei nel petto A soffrir di conforto alto difetto.. Coro Spera, ah spera! nel dolore Un conforto è la speranza: Fra. Ah la speme è come un fiore Che nel verde ha lunga età, Ma se il duolo poi l'avanza, Come il, fiore oh Dio morrà! C.dlv. Ah sull'alba della vita Con noi sorge un tristo fiore Tutte Fino all' ultima partita Questo fior non mancherà; Sventurata il sol dolore Con noi sempre durerà. ( parte il Coro ) Giù. Ah ti serena.

Fracesca: Invan lo speri; io sente del fratello , e credetti... Esso sposare ... Ed io l'amava intanto! Ahi mi fu tolto e il modo ancor in' offènde Giù. Oh sciagura !.. e tu 1' ami? Fra. . Ah sì, che l'amo Giù. Ah doma un tristo amore . Fra. . Invano il bramo: Combattuto è questo affetto.

Giù. Ah lo scosda !.

Fra. .È ognor più forte Io lo sento.

Giù. Oh dura sorte! Fra. E,per sempre il sentirò. .•, Ah le:notti io passo in sonni Lacrimando questo amore! E compagna al mio dolore E un iinmagin ... Giù. . . .i ." . Delirante . JÈ la mente in quell'istante. Fra. Ella parla... Giù. • È sogno:
Fra. Ah no!
È l'immagin della Madre, Che piangendo ognor mi dice Del mio amore, e che infelice Sulla terra ognor.sarò. Poi mi guarda... e di mia morte -1 -.Va parlando e grida, è il sangue! Di Francesca... oh Dio chi langue !.. Allor piango, e con affetto Io la bacio, e stringo al petto E le dico... ah si mo-irò.
Giù. Queste sognate immagini v Scaccia dal tuo pensiero
Torni a goder quell' anima
La pace , 1* amistà . Fra. Deh! per pietà confortami
o ciel pietoso l'alma:
Essa non sa resistere
Al peso del dolor. Il vel dagli occhi toglimi
Il mio destin m'addita,
E se tu vuoi una vittima
Ecco che t'offro il cor. Coro Nuova sventura opprimela
Dal cielo implora aita;
Come quell'alma amabile
È oppressa dal dolor .

SCENA VI: Lanciotto, e Guido, indi Francesca..

Lari. Ecco le stanze della pia Francesca; Ella qui piange, e fra gli altari il duolo Va disfogando; ah chi creduto avrebbe Che quella sua bell'anima / Fosse trafìtta da sì rio dolore. Guì. E ciò pensando creder poi qual core Or s'abbia il Padre suo!. Lanciotto., figlio.. Consoliam l'infelice. . . In questa terra Si fa celeste la nostra natura, Se pietade sentiam della sventura. Fra. Miseranda è più la vita, (di dentro ) Più l'angoscia del dolor  s' è la mente oh Dio! smarrita Ne' pensieri dell' amor? Qui. Di Francesca è la voce? Lan. Ah l'odi! come il core è mesto il canto . Giù. Oh Dio mi sforza la sua voce al pianto. Fra. Tristo è quei, che nel sorriso s Dell' amor si ricreò...

La bellezza del suo viso La sventura disfiorò! Giù. Ti doni il ciel conforto Lan. Uno spirto celeste ahi quella mente Rassereni, e la torni al dì ridente! Fra. Ti sorride in mezzo ai fiori
Lusinghiera la beltà... Ah non muojano gli amori
Che ebber vita in verde età! Lan. ( Ah che sento ) Gni. Infelice!
Lan. ( Qual sospetto! No !.. di colpa non è stanza quél petto. ) Fra. Ah padre mio...

Guido Polenta:
Figlia ti veggio?., il core
Ah tri non -Sai qual fu del padre tuo Quando sentì di Rimino il rumore... Ma di' qual mai tristizia. Sul cor ti posa? Fra. La .mia cara madre.. Gui. Ah piangi pur,piangi nel sen del padre!.. Coinè il fiore sullo stelo China il capo suo languente, Così posi la dolente Figlia in sen del genitor.

Francesca: Per me nullo è ogni conforto.

Lari. Ah ti calma!

Guido: Su dal cielo D'esto mar sicuro porto ,
Ella vede il tuo dolor .

Francesca: Io la veggo nel mio pianto... Ella parla alla sua figlia Gu.eLa. Tu la vedi Fra. E sulle ciglia
Non ha speme, ma dolor. . . * Lan. Tu deliri . .">

Fra. Un angiol santo

Le pie lagrime raccoglie !..

S'ode un grido... Ah tu sei moglie

( quasi spaventata si nasconde nelle braccia del padre)
Di Lanciotto . La. e Gu. Oh Dio nel cor. Mi si desta la pietade! Lan. ( Ma il sospetto ognor m'invade ) Fra. Infelice! Lan. Ah »u quel core
Dimmi, o donna, il sol dolore
Per la madre vi riposa? Fra. Il tuo dir., che intender osa? Lan. Nulla. .. Gui. Parla.
Lan. Quell' accento

Che tu sciogli nel tormento
Non saria di chiuso affetto? Fra. Miseranda !.. Gui. Oh qual sospetto?. .



Francesca: Ah chiudi quel labbro che strazia il mio core! Sì crudo dolore Ti faccia pietà. In. mezzo agli affanni . . . Turbar non ti lice Un' alma infelice Che pace non ha.
Gui. Figlia!
Lari. Francesca!

Francesca: Il pianto ahi non ti basta !. . Lan. Oh Dio Così non dirmi! Fra. E tanto Sei tu crudele? Lan. Ah no!
a 3 In un martir sì rio vivere più non so! Cielo pietoso aita In così rio penar .  Sì miseranda vita
Più trista oh Dio non far!

SCENA VI. Atrio. Coro, Lanciotto, e Paolo .
Coro Una voce risuona -di pace; Chi la manda? il protervo rubellQ. Di Lanciotto ritorna il fratello, Che di tutti il desire compì.


Pac«!; pace si grida fra noi, , E di questa prevalga il desio Per Italia, e un pensiero più pi» SoFga in mente a chi Italia tradì. Dalla vetta dell'Alpi al Tireno Si conosca un dovere soltanto, E di togliere Italia dal pianto Fora il santo perenne voler. Cessi l'ira di parte: abbastanza Corse sangue per l'Italo, suolo; Ah ci tolga dall'ira, dal duole Conoscenza del nostro dover! Pad. È cessato il grido atroce, Che di voi chiedeva il sangue, Ora 8' ode un' altra voce , Ch' è il sospiro dell'amor. Posò l'ira de' rubelli Vergognosi dell' errore, E la pace co' fratelli . È il desire d'ogni cor. ( Soltanto il mio core, Più pace non trova La guerra d ' amore Eterna sarà? Vicino all' aspetto , Che tanto ui' accende , La fiamma nel petto Maggiore si fa ) . Coro È surto quel giorno, Che ognuno bramò; Di luce più adorno La pace recò. . w  se

Paolo: Lanciotto, ilnometno, la mia presenza, E il eonosoer, iche te d'Italia i Prenci Bran-parati a sostener, de' vili- Potè l'ira ammansare e tanto orgoglio , Onde 1' armi posaro , -e ognun- si tace , E a te sol va chiedendo pace, pace. Coro Viva Lanciotto .. . .• Lati. O gioia! .» .
Vieni , mi stringi al seno 3 .

Tutto compiuto appieno -. -; . ! Fr il mio desir.

Paolo: Sarà La gloria tna maggiore, Se a qxie' rubelli il dono Farai- del tao perdono . Lan. Perdono? . . Pao. A te verrà   Come mi angelo dolente Con lo sguardo dell' amor A pregar tutta- piangente La tua Sposa, e al suo dolor
Negherai?

Lan. L'idea soltanto Mi commove alla pietà.

Coro Di que' lumi al dolce pianto Chi resistere potrà?

Paolo: Quieta l'ira in seno avrai: Parlerà soltanto amor Il linguaggio de' suoi rai La virtù ridesta in cor. Lan. 0 fratello! . . tai parole

Mi fà*» bello il perdonar, All'aspetto di quel «ole ;«La virtù più bella appar. a a. Quando è l'anima rapita

Dal tumulto dei desir;; Alla idea di nuova vita »yt . > Sorge, e destavi un sospir. Coro « La beltade è pura luce

« Che t'insegna la virtù:

« Questo suol, che Eroi produce

rt Mai privato non ne fu.

SCENA VII. Coro di Donne, Francesca, Giulietta, e quindi Paolo .

Coro: Chi nacque all' affanno de' dolci desiri Alfine respira Un'aura d'amor. . Ritorna più vaga
La vergine rosa, Che langue, che posa Per alto cfdor) Se all'alba nascente  Rugiada 1' investe D'odore celeste Di vita d'amor. Ritorna al sorriso  Lo spirto languente, La speme nascente* Conforti il suo cor. Pel duolo, p«' gemiti H Finora versati « Del cielo alfin siano <( Gli sdegni placati. Consola la misera, (( 0 Nume possente, « Sua voce eh' è simile « Al suono morente. Pervenga al tuo soglio. « Ti prenda pietade <( Di lei, che rassembrati (( Un fiore, che cade . Il duolo atrocissimo n Che sente il mio core , a Ah tronca già il labile « Viaggio dell' ore! Pao. Sventurata Francesca, in quale stato

( tu giusta distanza entrando )
Io ti riveggio! e dieci soli appena Sursero da quel dì, che ti lasciai . . . Ah così chi ti rese? . . io, che t'amai. Fra. Se avrò nell'angoscia A viver la vita, Signore, deh piacciati Vederla compita! ( il Coro s'allontana nell' interno del Giardino, e Giulietta in disparte )

Paolo: Ah più non reggo, ohDio! Vivi,oFrancesca, Vivi tutta d'amor .

Francesca: Paol? . . rapita
Non son da' sensi mifi . . .

Già ritorni al mio sen, Paol tu sei!
Fra. «

Paolo: Eiedo per te; sedato È in Rimino il furor: di pace il nido Io vi composi; or che mi resta? o cara, Nell'alma tua sia pace.
 
Francesca: Ah questo accent Paol, rivoca alfin! Pace? Non sai? Fra queste mura ascosa È scintilla di guerra, e ne paventa L'incendio a me funesto. 0 Paol mio, Già di Lanciotto in core Nacque un sospetto . . . Ah fuggi. Pao. E chi mi strap Chi dal tuo sen, Francesca? Fra. Un demone di morte .

Francesca:  Fuggi... potria qui cormi, e qui... già il ferro Vibrato in petto io miro .. . Ah se ti cale
Come sì bella immagine Come obbliar potrei De' miei pensieri origine Il ben de' sogni miei, Che mi apparia tra i fiori Dell' innocenza un dì . Ma non voler accrescere Questo incolpato affetto: Deh! nou volermi vittima D'un rio fatal sospetto; Di me, se m' ami ancora Tremar tu dei nel cor. Pao. Tremar? qnal nuovo

Pao.: non obbliarmi, io non ti obblio. M
Fulmine, oh Dio! qui cadde! innaridita È la Speranza mia:
Son airsi i fiori al crin della- mia vita .
Oh Dio! qual vuoi supplizio, .. ..-Quale da un core oppresso! Sacra eloquente lagrima Versi in quel core istesso i Sacra mi fia , tel giuro , Ma di tiranno amor. Piangi del mio martirio , Piangi di me soltanto: .Un nume, un lago, un pelago Poco saria di pianto; Eccoti alfin l'eccidio Del povero mio cor

Francesca: De' miei sospiri, o fido, L'aura verrà con te.

Paolo: Lungi ogni terra, e lido Tomba di vita è a me. j-, /Vanne; benché lontano \ INel cor vivrai con tue .
Pao ( ^a<^°' ma un moio arcano
Mi risospinge a te. Fra. Lanciotto ornai s'appressa . . . Pao. Anche un istante
A me rapisce il fato . Fra. Ecco l'istante, Che me da me divide! Addio per sempre.

Paolo: Ah questo addio mi uccide!  Sì barbaro addio ,  Sì teneri accenti "- Ricorda ben mio

Neil' ore dolenti, Rivolgi un sospiro Al cielo talvolta, Il cielo ti ascolta Se preghi per ine . Fra. Pregarlo mi lice
Soltanto di morta, 'amore infelice questa la sorte: Amore, che il pianto Trovò sull'aurora Di morte nell' orìa Sol trova mercè . a ». Quest'alme nell'era Dell'ultima speme Si scontrino insieme , Se amor le piagò; Ritornino in cielo Confuse, tranquille, Sì caie faville, Che il mondo tietò.. Giù. Oh cieli Pao. Che fia3
Giù. Vengon Guido e Lanciotto a questa volta.

Paolo: Non ti tradir coi moti del tuo core.

Francesca: Tu, o ciel, difendi un innocente amore .

Paolo: Francesca . . .

Francesca: Ah taci . . .

Paolo: Tu il chiedi invano.

Francesca: Parti, e qui non ti vegga il tuo germano.

Giù. Eccoli entrambi J . . ahimè . . . tacete.

Paolo: Giusti Numi del ciel voi ci assistete!



SCENA VIII: Lamciotto, Guido, Coro, e detti.

Guido di Polenta:  Figlia, il tuo cor dolente Apri alla gioja ornai; l'aura tranquilla Di sospirata pace In Rimini tornò; noi rivedremo Al nuovo dì la patria Del tuo fedel consorte.

Lanciotto: Fa cor Francesca $ ah sì! Lanciotto deve Rasciugar quelle lagrime ... Fra. Perdona
Se mal rispondo a queste tue premure ,
Più grato il cor esser vorrebbe! Lan. Il duolo
Veggio eh'è immenso,e giusto. Assai tributo

Desti però;di gemiti, e di pianto
Alla memoria dell'estinta madre. Fra. Scarso al mio cor ristoro Lan. Ultimo pianto Or questo sia. Gui. Sì... tu sarai felice
Con la tua figlia al tuo Lanciotto accanto. Fra. Ahi paterna inutil cura

Nata sono alla sventura. Tutti Qual idea ti preme il core
Di tristissimo terrore? Fra. Morte, ah morte — io già la vedo: Alla madre andare io chiedo. Gui. Tu mi strazj. Fra. Ah non negate
A chi muore la pietate !. . Padre mio, della tua figlia Chiuderai le meste ciglia. Pao. D'immenso tormento
Afflitta la veggo;
10 manco, non reggo Al suo sospirar.
Lan. Mentisce l'accento
Quel labbro bugiardo, Ma parla lo sguardo, Che tenta celar.
Gui. , Nell'anima sento
Pietà per la figlia, E dalle mie ciglia
11 pianto grondar. Coro Or muove più lento
Lo sguardo-- sì caro , Il calice amaro Dannata è a votar. Pao. Ah! non vedi dal suo viso
Disparito ogni sorriso?
Ah chi sa se quelle mura,
Ove- amdiede alla sventura
Rivedrà!
Lanciotto: Qual mai parole

... Egli parla )

Coro: E non ti duole Così barbaro martoro? Deh! tu porgi almen ristoro A quell' anima trafitta .
Lan. E tu Paol.

Paolo: Già pensai
aft

AI partire. Estranio suolo

Or mi chiama, ed a te solo

Raccomando 1' infelice I
Confortare a me non lice
Quel suo pianto. Lari. ( 0 gelosia!
Perchè strazj l'alma mia?
Non è ver ... è inganno... ah fuggi...
Dal mio cor l'idea distruggi.. ) Fra. Tutti, tutti abbandonate
L'infelice al suo dolore;
Ah! per me non v'è più amore.
Un pietoso, oh Dio! non v' è . Coro La calmate.
Tutti Oh Dio , Francesca!
Fra. Fiero istante! al core io sento
Indicibile tormento. Lan. Ah Lanciotto fia con te! Fra. Ah Lanciotto !.. Oh Dio !.. Tutti e Lan. La pena
Che sul cor sì ria le sta
TM. sospetti i,i Di . * , 1 alma piena pictade r
E di oh Dio! mi fa.

Francesca: Padre . . . Lanciotto ... e intanto

Parti . . . ma resta amor.

Coro: Rasciugatele quel pianto .

Francesca: Paolo ... oh Dio !.. Tutti Già manca, e . . . muore,

Lan. Ella sviene al partir del Cognato!

Ah! nel sen ani si accresce il sospetto: Tanto affanno che chiude nel petto Non può es«er che affanno d'amor. Tutti Come langue quell' alma gentile

Un dì avezza al piacere, al diletto; Infelice se chiude nel petto Qualche fiamma che nasca d'amor.


Fin dell'Atto primo.

***********************

ATTO SECONDO.

SCENA I. Sala del Palazzo di Lanciotto, dove si vedono appese alle pareti le Armi degli antichi Guerrieri.
Coro di Uomini, indi Lanciotto.

Coro I: Or che fia?

Coro II: Qui sorge un nembo

Fra la gioja e la dolcezza; Qui di pace ancor nel grembo Qualche fiore inaridì. Tutti Par che a Rimino il ritorno Sia ritorno alla tristezza; È Lanciotto in questo giorno, Come allor che ne partì. Lan. Sì, men tristo io partia: nell'alma insorto M'è implacabil nemico, e voi d'amarlo Voi nol potete, e nol poss'io!.. respinto Più feroce ritorna Sì barbaro nemico:

È una furia nell'alma, altro non dico. Coro I. E non riveli a noi Questa cura maligna? Lan. Ahi! la ricopre
Un orribil mistero: io mi credea

Pnr dianzi felice! . .
Coro II. E nol sei tu? Compiuto Il tuo desio non è? -
Lati. La Patria sola
Non era il desir mio.
Coro I. Forse un lieto sorriso Di Francesca nel volto?
Lan. Ah! distruggete
Queste memorie mie. Degli avi nostri l'urne Noi ribaciammo alfiu; sia piena l'alma Di così bel pensiero: ecco gli appesi . Usberghi, e èli Elmi, e le possenti Daghe , Itala gloria, ed in Soria terrore Più che in itala guerra; alfin mirate L'ombre sacre onorate Degli Avi nostri, o fidi, ed accorrete Al generoso amplesso, Qui mi abbraccia dall' urna il Padre istessu. Poserò nell' urna il brando ,
Che in retaggio ei mi donò:
Io mel cinsi: egli moriva;
Qui mel cinsi lacrimando:

Mi sorrise, al ciel saliva,
E dal ciel mi riguardò! Padre mio, dal soggiorno felice
Questo brando che al figlio donavi

La più cara memoria degli avi

Benedici soltanto all' onor . Prega tu, che di sangnc non sia . Mai di sangue innocente macchiato;

Mi proteggi nell' ira del fato , .

Nell'eccesso d'iniquo furor.
Cori II tuo core alla pace disserra: No di eccesso capace non è .
Lari. Tu la mano siili' Elsa mi afferra,
Deh! tu aggela il mio core, il mio piè.
Cori II tuo core alla pace disserra: No di eccesso capace non è.

SCENA II. Giulietta , e Lahciotto .

Giulietta: Signor, la patria terra Il cor non ti solleva, e mesto intanto E solingo t'aggiri? Vieni: la tua delizia Era Francesca un tempo, e la tua cura Tanto soave, e bella! Ed oggi agli occhi tuoi non è più quella. Ah perchè perchè involarti O Lanciotto, a Lei ti piace? A Lei reca e vita e pace Nell' immenso suo dolor. Lan. Noi poss' io: sì bel potere, Oioviri donna, è a ine rapito; Il sentiero è già smarrito Per me solo di quel cor. Giù. T" inganni tu ... Lan. Rammenti
Quel dì che a me fu sposa? Ah troppo afflitta

Dell'età Bull' aurora

Ella mi parve: io la mia vita apersi

A Lai qnal tempio.
Giulietta: Fui presente allora
Quasi pronube amica: il suo buon padre Come, come piangea Quando rivolto a Lei così dicea. Questa che a me dal Cielo Pietoso- don fu pria Fino alla sera estrema Dono d'amor ti sia Di gioja.e di beltà. Vivrai cosi felice Com' io vivea per lei f 1» aura celeste e il sole Come de' giorni miei De' giorni tuoi sarà. Lan. Vano presagio: intorno Già sparse fian le spine j Come un torrente rapido Quel dolce tempo alfine Passò, non riede a me. Don de* rimorsi e pianti M'è già quel don paterno, Dell'alma mia l'inferno Guai se svelassi a te. a ».
Giù. Deh sgombra ornai dall'alma

Ogni crudel pensiero!

Sorga di pace un'iride
In si fatale orror. Lari. Non so sgombrar dall'alma Questo crudel pensiero: . Invoco spesso un'irride
In sì fatale orror.


Giù. Oh Dio! non ha più calma, L'uccide il suo mistero: Vorria fugar quel nembo Ma cresce il nembo ancor. Lan. Oh Dio! non ho più calma Tiranno è il mio mistero: Vorrei fugar quel nembo Ma cresce il nembo ancor.


SCENA III: Lanciotto , Giulietta , e Guido .
Guido. « A te qua ne venia; Lanciotto. ..
Lanciotto: « Il seno

« Toccami pur... lo senti (( Fremere e palpitar? ma se ne uscisse « L'arcano mio, tu quella man tremante « Ergeresti, o buon vecchio, e tu.. ma lungi « Sì tormentosa idea ... lasciami , altrove « Miglior cura mi chiama (parte)


Gui. « Io son di gelo!

« Tu palesami; e quale « Arcano è questo

Giù. u Or tu lo siegui, corri:

« Se padre sei, reprimi « Quell'ingiusto furore, (( La tua figlia proteggi; ah corri , o Guido! « Abbia colei nel cor paterno nido.



SCENA IV: Interno di un Giardino sotto il Palazzo di Lanciotto. È il cadere del giorno.

Paolo solo travestito in altro abito da guerriero.

Paolo: Francesca, un moto arcano A te mi risospinge: il dissi, o cara,, > E mi perdona; Oh! qui sn questa fronte Regna una bruna immago, e la nutrisce Fiera di te novella. Ahi che ti uccide Quell'eterno dolore! Il seppi, e riedo Teco a morir. Perduto Avrei per te quest'universo, e «olo In te lo ritrovai contaminati I miei trionfi avrei: sola tu fosti Sola il trionfo mio, fuggiasco , ignoto! Rapito, e da chi mai ?.. O me infelice!..

Coro di Dohwe.

Dall'interno del Palazzo stesso Se' preghi, e all'aure Di amica sera Dolce confidasi La tua preghiera, Il ciélo accogliere Vorrà i sospir. Pao. Di là qual mesto canto ?..



Coro di Doimi: Un raggiò scendere Sol può dal Cielo Sui rai che languono. Deh! sciolga il velo, Pace a te misera- Pria del morir.. Pao. L« sue stanze son quelle: ivi raccòlta Pregar solea talvolta;.. Colà poss' io . .. Francesca a te verrò: Deh ì non negarti a me: Un' altra volta sol Quel guardo, e quel sospir Piii bello nel tuo duol! Deh! un'altro istante almén . . Vita mi sia così, - .; Vita mi sia con te Di mille, e mille dì; La luce, l'aura, il ben D'un guardo, e d'un sospir All'infelice tuo pria di morir. ( si vede in disparte Giulietta che ha già riconosciuto Paolo )



SCENA V: Paolo, e Giulietta che porta in mano un mazzo di rose.
Giù. Oh ciel! Qui ascoso tu? Paol...

Paolo: Furtivo, inosservato giunsi A Rimino così; Giù. Ma giungi a morte. Della tua fiamma ardente
Conscio è già reso

Lanciotto, e furibondo...

Paolo: Ah nulla io temo

Fuor che il duol di Francesca; io sugli eventi

Mi gettava del fato: « era ima sola

« Memoria in me, sola una speme... lungi

« lidia .. . partì Francesca


« Da Pesaro languente;
« Fra poco ella morrà!.. ma dimmi, vive?
« Mi chiama ?c queste rose.. ah queste oh Dio!
« Faran di morte forse
(t La Ghirlanda al suo crin? Giù. « Vive: il tuo nome
« Dj proferir paventa: e queste rose
H Ella raccor m'impose
(( Che del suo pianto istesso
« Per la madre rapita
« Crebbero un di; saran conforto a lei
« Fregio quindi sull'ara. Pao. « A me le porgi
« Tutte, tutte inondarle « Voglio del pianto mio Giù. ". .- a Piangi, ma parti;
« Fra queste mura e queste H Ombre nascoso a ricercar di lei (f Colpa ti fia nell' alma, a noi periglio. Pao. « E qual possente artiglio
« Strappar mi può?., seguir ti voglio adesso; Ma che mai dico? ho meco il brando e basta. Al canroo si ritorni-, ivi da forte Saprò affrontar col mio valor la morte. O Giulietta è questa terra Polve sol de' padri miei;* Ma più sagra è per colei Ch'altra vita a me donò-. Se colei qui l'orme imprime Sorge un fato, e qui mi avvolve: 0 Giulietta; in questa polve Morte il fato a noi segnò. Ti sieguo, e il palpito Già in petto io sento: Sento ripetere Già il puro accento, Già verso 1' anima , J - Nè so perchè . Ah! forse è vittima Di tal momento: Più forte un secolo 'Di duol non è.

SCENA VI: Stanza interna gotica, fenestra, Canape, Tavolino, e Vaso.

Francesca sola consolata dalle sue Damigelle , e abbandonata sul Canapè; quindi sorge, ed apre la fènestra. Si vede un chiarore di Luna.
Sorta è la Luna in ciel romita, e sembra Qnel suo raggio benigno Anche alla mia sventura Un raggio di pietà; forse alcun, forse In peregrina terra, £ per tacita via, dal patrio suolo Proscritto or lo saluta, E a lui sospira .. . O mio pensier, ti ascondi Nell'abisso dell'alma Anche un pensiero, anche una sol memoria , Innocente rampollo, D'un passato innocente Rea mi condanna adesso... Oh! Giulietta, Mia compagna fedele, "Che rechi a me, che rechi? Nuova alle pene mie, pena crudele?

Giulietta: Se una lagrima tu vedi,  0 Francesca, in queste rose Al tuo core, al tuo richiedi
Chi fu mai che la versò. D'una lagrima sì molle   Sarà lieto il core istesso; E il destin se pria la volle

Conservare amor la può. Fra. Pompa funerea presto, - ( pensosa )
Sì mi saran... Ma di che parli? nn lampo Già sull'occhio mi scorre; e il petto? il petto Mi bolle ... È qui... tu lo vederi ... io sono Misera, io son perduta, egli è perduto . Gin. Lo vidi, e disperato , Ed in mentito arnese, Lo vidi or or. Fra. Qui non pervenga: un cerchio V'è di terror. Lascia che «ola io, sfoghi Tante acerbezze ornai; lasciami sola Nel mio stato, nel mio Più tiranno dolor, sola con Dio. Odimi, o tu rifugio
D' abbandonato core .

La tua pietà fa scendere,

Gran Dio! sul mio terrore.;

Salva colui., deh! salvami,

Salvami per pietà.

SCENA VII. Paolo, die 5i avanza dalla porta. Si vede Giulietta, che vorrebbe trattenerlo, ma egli la respinge in dietro.

Paolo: A te sì bella , e supplice Ritroso ài ciel non è,

Francesca: Jtra. Oh Paol, scostati,, Un mondo è qui fra noi; Furtivo riedi, e vuoi Sangue per sangue ancor? Pao. Non ho più speme: io voglio Versato il sangue mio, Voglio una tomha , un gemito.. Fra. Ed un eterno obhlio Di sventurato amor.

Paolo: È questo il libro. Miralo. Tu ravvisar lo puoi. Cadde su queste pagini Vampa del Ciel per noi. Leggemmo insieme, ahi miseri. Ardesti, ardei quel dì. Scudo al mio petto in Asia   Ei mi rentlea più forte. M'insegni ornai che deggio solo invocar la morte, e cener fia nel tumolo, che chiuderà il mio fr-al.

SCEKA VII.  Francesca , Paolo e Guido..

Guido: Figlia , ah pentito son io di questo nome: Ecco al mistero Tòlta la henda alfin; sulla mia chioma Sta il tuo delitto; egli l'afferra, e quindi Mi trascina al sepolcro, e sì che costi La morte al Padre; ei ti difese un tempo , Ti credeva innocente, e tu noi folti.
Già l' ampolla hai tu versato Del veleno al padre in core; A quel padre sventurato Tu rapisci e vita, e onore; Un. Consorte hai tu tradito , Finto il duolo e la pietà. Infelice! ahi che abborrito Il tuo nome resterà.
 
Francesca:  Infelice ed innocente, padre, io sono, e ognor lo fui . Padre mio , divenne ardente Il mio cor sol di costui 3 Tu lo sai-che mi colpia Quando apparve innanzi a me . Sull' altar la sorte mia
Spinto amor non m*ebbe il pie.

Paolo: Innocente ed infelice e costei, costei tel giura; Quel suo pianto a te lo dice, Quel suo sguardo e la natura; Se vibrossi in giovin petto, Chi lo stral potea rapir? Sol pasciuto è il primo affetto Dell'onesto sovvenir.

Guido: Sconoscente

Francesca: È ver l' amai come l'angelo di un sogno; (f Ma la fede io non macchiai Che all' altare mi legò .

Paolo: (t Io l'amai qual pura immago, « Nè al fratel tradia l'onore.
pTa- S Ciel sei tu che mi difendi
rao- V. Nell'affanno, nel dolor'.

Paolo: (- afflitt0 J e 8°1 tement»

Francesca: Qui riedea dal morir» x mio

Guido: Sol per te?

Francesca: Son sangue tuo .

Guido: Deh t'invola, o qui sei colto ... (a Paolo)

Francesca: Padre piangi, ah non fuggir.

Guido: Ah sorgi, sorgi abbracciami Eccoti il mio perdono. Hai vinto alfine, un barbaro Gol sangne mio non sono: Vieni, e il mio petto gelido Scalda del tuo così.
stendi:

a a.

Francesca: 0 Padre mio , ti abbraccio. Ricevo il tuo perdono. Ah nò non eri un barbaro j Meno infelice or sono: Vengo, e il tuo petto gelido Scaldo del mio così. Pao. Ah presto, presto abbracciala,
Ricevi il suo perdono: Egli non era un barbaro, Meno infelice or sono; Vanne, e il suo.petto gelido
Scalda del tuo così.

SCENA IX. Francesca , Paolo , Guido , Lanciotto indi Giulietta col Coro di Uomini e di Donhe

Lanciotto: Vi ho colti alfine, ho rabbia!
Partivi , e ancor qui sei ?. . Fra. Di me fa scempio. Lan. Oh perfida I Pag. Io pugnerò per lei . Coro Lanciotto è qua. Gui. Deh! cessi L'ira di dxie fratelli Lan. Col sangue Fra. io gon tra voi
Lan. Mori.

Paolo: 0 erculel.; se vuqi
Or me trafiggi ancor. ..
( getta la spada, e si latcìa ferire _
Il sangue...

Coro: Oh! che orror!

Francesca: Padre, ho di morte il velo.

Paolo:  Fra tel. .. ma tu... moriamo. ..   Francesca insiem .. . perdonami...
Insiem...

Francesca: Paolo, al cielo...

Coro di Don: Misera!

Coro di Uomini: Anch' éi spirò!

Tutti: Questa terribil notte Il muto obblio cancelli, Se l'ira de' fratelli, Se tanto orror mirò.

Fine.

ATTORI
Original cast:
LANCIOTTO MALATESTA,
signore di Rimini ........................................................Sig. Luigi Rinaldini.
FRANCESCA,
moglie .................................................................. Signora Annetta Parlamagni.
PAOLO MALATESTA,
fratello di Lanciotto Malatesta ---------.................Sig. Felice Rossi Acc. Filarmonico di Luge:

***********

GUIDO POLENTA,
padre di Francesca, signor di Ravenna ..... Sig. Francesco Cardini.

**********************

GIULIETTA, confidente di Francesca ........................................ Signora Rachele Agostini.

CORO di Donne, Cavalieri, e Guerrieri.
La Scena è nel Palazzo de' Malasesta, Signori di Rimini

RammentatoTM Sig. Agostino Trentanove
ORCHESTRA

Maestro Compositore e Direttore del Dramma:
Signor Giuseppe Tamburini, Riminese,
Maestro di Cappella della Città di Narni

Primo Violino « Direttore d'Orchestra Signor Luigi Rossi
Concertino
Sig. Giuseppe Donati

Prima Viola .....Sig. Michele Binnocchi

Primo Flauto ed Ottavino ..... Sig. Gaetana Zi guani

Primo Oboè e Corno Inglese .... Sig. Antonio Mammini
Primo Corno della I. Coppia .... Sig. Rodolfo Tiefenthall
Primo Corno della II. Coppia ..... Sig. Angelo Ghinelli

Prima Tromba ..... Sig. Luigi Masi

Primo de' Secondi ..... Sig. Luigi Fabbri

Primo Contrarinosi Cembalo .... Sig. Davide Baratela

Primo Violoncello ..... Sig. Pietro Baffi

Primo Clarino .....Sig. Andrea Corradi

Primo Fagotto ......Sig. Costantino Onesti

Primo Trombone ......Sig. Vincenzo Tamburini

Banda Ture* .... Sig. JV.A*.

Inrentrice e Proprietaria del Vestiario ..... Sig. Angela Branelli Panni di Bologna
Pittore ed Inventore delle Scene ..... Sig. Felice Orlandi Riminese



Arimini hoc die 18. Dicembri^ 1535. Vidit prò Illmo et Bino Episcopo FRANCISCO GENTILINI
CAJETANUS ARCHID. VITALI J.U.D. Vidit prò Exceho Oabernio BERNARWU8 MAR. ZACCHIA CUBERHATOR. IMPRIMATUR TOBIAS BIANCHI ARCHIP. 8. JULIAHI Pro Vicariut S. Officii
 
 

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