De viris illustribus (Nepote)
De viris illustribus -Vite degli uomini illustri- | |
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Titolo originale | De viris illustribus |
Altri titoli | Gli uomini illustri |
L'incipit de De excellentibus ducibus exterarum gentium | |
Autore | Cornelio Nepote |
1ª ed. originale | I secolo a.C. |
Genere | trattato |
Sottogenere | biografico |
Lingua originale | latino |
Protagonisti | Temistocle - Aristide - Pausania - Cimone - Lisandro - Alcibiade - Trasibulo - Conone - Dione - Ificrate - Cabria - Timoteo - Datame - Epaminonda - Pelopida - Agesilao - Eumene - Focione - Timoleonte - I Re (successori di Alessandro Magno) - Amilcare - Annibale - Catone - Attico. |
Il De viris illustribus è una raccolta di biografie in sedici libri ripartiti in sezioni, i libri erano divisi per categorie (uomini di stato, comandanti, filosofi ecc.) e raccolti in coppie: in uno vi erano presentati i personaggi di origine romana nel secondo quelli stranieri.
Ci è pervenuto integralmente solo il libro dedicato ai condottieri stranieri (De excellentibus ducibus exterarum gentium), con le vite di:- Temistocle, Aristide, Pausania, Cimone, Lisandro, Alcibiade, Trasibulo, Conone, Dione, Ificrate, Cabria, Timoteo, Datame, Epaminonda, Pelopida, Agesilao, Eumene, Focione, Timoleonte, I Re (successori di Alessandro Magno), Amilcare Barca, Annibale.
Inoltre ci sono pervenute anche le vite di due storici romani: Catone e Attico.
La trattazione delle vite segue piuttosto un procedere schematico: parte con la nascita del personaggio, la famiglia, l'infanzia, l'educazione per concludere con i vizi, le virtù e le imprese.
Dalle ricostruzione e supposizione effettuate dagli studiosi si è riuscito a delineare la struttura dell'opera intera:
- I."I re di paesi stranieri"
- II. "I re dei Romani"
- III. "I capitani di paesi stranieri"
- IV. "i capitani Romani"
- V. "I giuristi greci"
- VI. "I giuristi romani"
- VII. "Gli oratori greci"
- VIII. "Gli oratori latini"
- IX "I poeti greci"
- X. "I poeti latini"
- XI. "I filosofi greci"
- XII. "I filosofi latini"
- XIII. "Gli storici greci"
- XIV. "Gli storici latini"
- XV. "I grammatici greci"
- XVI. "I grammatici latini."
L'opera dipende molto dagli storici greci e da fonti spesso consultate troppo superficialmente dall'autore, così che sono presenti diversi errori. A Cornelio Nepote, tuttavia, va il merito di aver saputo costruire, pur non avendo ricreato il contesto storico in cui essi vissero, una serie di personaggi-protagonisti che esprimono le diverse finalità morali dell'autore. Infatti egli, come del resto quasi tutti gli storici latini, scrisse quasi sempre le sue opere per fini morali. Lo stesso Nepote cita spesso le sue fonti direttamente. Vengono fatte citazioni del Simposio di Platone o dell'Agesilao di Senofonte.L'autore fa inoltre menzione di Tucidide, Teopompo, Timeo, Dione di Colofone e Polibio.
Lo scopo primario dell'opera era quello di delineare, tra vizi e virtù, un esempio di vita partendo da una serie di personaggi sentiti ancora come esponenti di un grande passato, che l'autore seppe ricostruire a distanza di tempo, quando ormai le rivalità fra modo greco e romano erano attenuate e influenzavano pertanto di meno il lavoro del biografo. L'autore volle comparare i grandi stranieri, per lo più greci, e i grandi Romani ed indagare le qualità individuali di questi. La sua è una storiografia moralistica che vuol fare emergere con intento paideutico le principali virtù morali: virtus, sapientia, pietas, abstinentia... Il suo però non è un moralismo pesante e smaccato, Cornelio Nepote lascia infatti al lettore giudicare dagli eventi: "qui viri praeferendi sint possit iudicare". Il suo è insomma uno stimolo di riflessione sulla qualità morale delle persone che, secondo l'autore, incide significativamente sulla vita degli uomini.
Cornelio Nepote mostra nella Praefatio del De excellentibus ducibus exterarum gentium un atteggiamento di rispetto verso le culture non romane. Egli infatti sostiene che ogni cultura deve essere valutata sulla base di parametri interni alla stessa, non facendo riferimento a parametri esclusivamente assoluti. Infatti così scrive:
« Non dubito, Attico, che ci saranno moltissimi che giudicheranno questo (mio) modo di raccontare frivolo e piuttosto indegno dei caratteri di grandissimi uomini, quando leggeranno, riportato (da me), (il nome di) chi insegnò la musica ad Epaminonda, o (vedranno) ricordare fra le sue qualità (il fatto) che ballava con grazia e suonava il flauto con perizia. Costoro, se si renderanno conto che le cose onorevoli e (quelle) vergognose non sono le stesse per tutti, ma che tutto viene giudicato secondo le consuetudini degli antenati, non si stupiranno che io, nell'esporre le virtù dei Greci, mi sia adeguato alla loro morale. » |
La scrittura di Nepote mostra grande linearità strutturale e sintattica (tutto corrisponde ad uno schema). Ciò e dovuto sia al carattere paideutico dell'opera che quindi si rivolgeva non solo a chi ricercava notizie ma anche ad un uditorio non molto istruito, sia per l'espressa volontà di non ingenerare stanchezza nei lettori. I registri rimangono comunque molto vari: c'è un uso di tutte le strutture grammaticale e di molti registri di linguaggio; c'è poi un particolare gusto per alcune espressioni poco usate come il comparativo di minoranza.
Bibliografia
- Bettini, Maurizio, Limina (vol.2), La Nuova Italia, Città di Castello (PG), 2010
- Cornelio Nepote, Vita dei massimi condottieri, a cura di Emanuele Narducci, BUR, Trebaselghe (PD), 2010
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