O violerei certamente tutte
le Leggi della convenevolez-
za, fe in mezzo al pubblico
brio di quarti lietifftmi gior-
ni invitato a parlar di Sim-
patia, non foffe il mio Ragionamento
una vivace, e toccante Pittura di dol-
ci affetti, e di delicate e tenere Imma-
gini, ornate air Attica di ridenti fcher-
zi, e di vezzofe e follazzevoli piacc-
Tom. IL A • vo-
2 Ragionamento
volezze. Tale converrebbe che fotte,
io non lo nego, f ufo eh' io far do-
vrei di quefto tempo, s' io non par-
latti a Voi; ma avanti un tal Con (ef-
fe, tutt' altro fi vuol da me, tutt' al-
tro io debbo. Vi piace eh' io Jafci alle
Mufe i teneri affetti, le delicate imma-
gini, i lieti fcherzi, ed i ridenti mot-
ti. Voi cligete da me, che nella mia
bocca non perda la Filofofia i fuoi di-
ritti neppure in quefti giorni; e volete
cosi, perchè le delizie del voftro cul-
tittìmo, e vivacitfìmo Spirito fon I' in-
dagare, ed il penetrare V intima eflen-
za , e le fegrete cagioni di quelle cofe ,
che maravigliofe fono per femedclime ,
e d' illuftri confeguenze feraci. Or ta-
le fenza dubbio egli è ciò, che Simpa-
tia fi chiama , o prendati quetta voce
nel proprio fenfo litterale, o in fenfo
tropico e figurato. Dunque per fecon-
dare il nobile voftro Filolofico genio,
dell' ona, e dell' altra Simpatia pati-
tamente ragionando, ne rintraccerò la
natura, e le caufe, e gli effetti ; cioè
rammenterovvi ciò, che fu quefti inte-
rettanti Oggetti per Voi medelìmi già
fapetc. J. 1.
I
I
Primo. 3
§. I.
La voce Simpatia, prefa in fenfo
non figurato, ma proprio, Tuona Io
lteflb, che unione di genio, vicende-
volezza di affetto, benevolenza fcam-
bievole , le quali efprcflìoni tutte fon
tra di loro (ìnonime. Quindi non può
aver luogo la Simpatia, propriamen-
te detta , fe non tra gli Ellcri fen-
denti , ed intelligenti . Ma i Greci
Popoli , imitati da Latini , e dalle
Lingue che ne fon derivate , eden- \
dendo il lignificato primitivo di quel-
la parola, chiamarono in fenfo trasla-
to, ed analogico Simpatia, la cagione
altresì, per cui dato un Corpo in cer-
te circoftanze, ne fegue un qualche de-
terminato effetto in un' altro Corpo,
fenza che il primo agifea fui fecondo
con immediato contatto* E perchè ave-
vano ofeura , e confufa idea delle Fillche
ragioni , onde tali effetti in Corpi non
toccanti*! accadono; quefte ragioni, o
caufe loro ignote, che Simpatia retto-
ricamente nominavano, sforzavanfi di
fpiegarc, dicendo, che tal forta diSim-
A 2 patia
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4 Ragionamento
paria era una vicendevole correlazio-
ne, c quafi cognazione di naturalo
una mutua coordinatone , o un fiii-
co confenfo tra corpo, e corpo in di-
ftanza. Onde a chi aveffe domandato
loro, perchè al Tuonare di una mutlca
corda» le non troppo lontane, purché
temperate all' unifono, o air ottava, o
alla quinta consonanza , rifuonino anch'
eflc,rifpofto avrebbero alia Quiftione,
che ciò avviene per Simpatia , o per una
vicendevole correlazione, e cognazione
di natura tra le corde tefe a quelle ar-
moniche proporzioni; ficcome una fog-
già dì Simpatia, o una 6ftca cogna-
zione, e coordinazion di natura chia-
merebbeii dagli Antichi la caufa, per
cui V Ago magnetico fi rivolge coftan-
temente verfo le Regioni Polari , e
quella per cui 1* acque de' mari più
vicine alla fovraftante Luna, più fi l'ol-
le vano verfo di lei «
f ih
Ora intorno a quefti connetti ef-
fètti tra materie , c materie didatti di
luogo ,
luogo , ed intorno alle cagioni vere
onde nafee una tal tìiìca conneifione tra
Fenomeni,* Fenomeni in divertì , e repa-
rati (oggetti* due generali > e (blenni
Verità ignoravanocomunemcntegli An*
fichi , e pochi fon gli Uomini , che noti
le ignorino anch' oggi » La prima delle
quali due verità fi è, chetimi i motid'
ogoi forta, dipendenti dell' eftere da ufi
qualche corpo in dirtanta , o nafeonò
da vero urto , da vera pattfone, originata
da quel corpo dittante , per metto di
qualche frappotta materia * fia vifibite,
fia invitìbile,ofon eonfeguentc neceflarie
di quelle determinate, e colanti Regole
della mutua general Gravità, daltequa-
li neffun Corpo nel materiale Univer-
fo può fottrarlì , ed a norma delle qua-
li deve ogni Corpo, ed ogni fua parte,
fecondo le varie circolante in cui fi
trovi, oftarfi in un perfetto equilibrio di
contrapporle tendente, o tendere prepo-
tentemente piuttotto per un verfo, che
per un' altro , e piuttotto ad Un tal corpo
dittante, che ad un tal'altro, fenta che
urto o pretfìone ve lo fpinga; le quali
regole di moti, chiamanti perciò non
A i mec-
6 Ragionamento
meccaniche, cioè non derivanti da pref-
fioni, e da urti. L' altra delle due pre-
dette Verità, men cognita ancora deli'
cfpòfta, fi è, che non folo certi Feno-
meni , con certi altri determinati", ap-
partenenti ad alcuni corpi, localmente
dilcofti , fon vicendevolmente connetti ,
o dipendenti nclT eiTere , ma tutti quanti
ne fono flati finora nel genere de* me-
ri materiali, e quanti ne elicono in que-
llo momento, e quanti ne fon per cflcre
neir intiero giro de* Secoli , e nella e-
ftenfione intiera del materiale Universo »
tutti han del pari una veriffima cogna-
zion di natura, o tal conneflìone, e tal
mutua correlazione, per cui fi può dire
con rigorofa verità, che fe a cagion di
efempio non nafeeflero dallo itelo di
una Rofa quelle fpine precife, che ne
fpuntano, nelle circodanze nelle quali
nafeono, niente affatto di ciò che fuc-
cede nelle provincie della Terrefrre Fi-
fica fuccederebbe , e fe non fi generarle
nelle circoftanze nelle quali pur genera
quel sì piccolo difpregìato Infetto, che
fugge di occhio, e che in ore anzi che
in giorni , muor decrepito, e Tritavo,
ed
Primo. 7
ed in vece di queir Infetto fi generaffc
nelle medclime circoftanze un altra co-
fa, o non fi generale nulla ,( toltoli ca-
fo di un miracolo, da cui li prefein-
de ) il magnifìcentilfimo , V ammirabile
Univerfo intiero fi trasformerebbe in
tutt' altra cofa. Gran Paradotio agli oc-
chi de' Profani, ma grande e fublime
Vero per chi è iniziato a miftcrj dell'
alca Fiiofofia i • - -
§. III.
Imperciocché non fiam noi certi ,
che quanto accade nell' Univerfo Cor-
poreo , tutto fi fa dalle forze motrici ,
e che tutte le forze non libere, tutti
i non liberi moti, fon* altrettante necef-
farie confeguenze di quelle Finche ge-
nerali Verità, che Leggi de' Corpi fi
chiamano, per le quali poflono, e deb-
bon feguirc, quali preci (amente feguo-
no tutti i Fenomeni, nelle circoftanze
nelle quali fi trovano i materiali fog-
gettiP Bifognerebbe ciTer ben nuovo, e
(rraniero nella faenza Filici per dubi-
tarne . Se dunque , a cagion di efem-
A 4 pio,
/
8 RlGieNAMENTO
pio, nel fecondo fieno di un Gclfotnino
tede la Natura una piccohffima intie-
ra Pianta feminale , che ricevuta poi
da conveniente terreno, crefee in adul-
ta Pianta di Ge!fomino;cgli avvien ciò,
perchè lcLeggi Filkhc di Natura, pò-
fte le circoftanze in cui fono le remi-
ca! i materie di quel Fiore, forza è, che
quelle materie depongano in quel tal'
ordine da cui ritolta ? etfer Pianta fc-
minale di Gclfomino, anziché di tutt'
altro Vegetabile; e fc colaggiù nelle mi-
niere dell' Oro fi lavora dalla Natura
quel preziofo metallo, anzi che Ferro,
o Diamante; egli è perchè le Leggi de*
moti | nelle circoftanze in cui tono i
principi, ond'è comporlo il bell'Oro,
non poftono a meno di non difporli ,
e combinarli in quel tal predio ordine
in cui confitte V effer Oro piuttofto,
,che un* altra cofa . V ifteflo vuoili dire
di tutti gli altri materiali Fenomeni.
Dunque tanto è domandare , che un'
«f&tto corporeo nelle circoftanze preci-
fc nelle quali fegue , o non fegua
punto, o fia divedo, quanto è doman-
dare, che le generali Fifichc Leggi dì
Primo- 9
Natura, dette quali è figlio neceflario,
o non efiftan punto, o fien tutt' altre .
Or fe tali non fòflcro, non avrebbero
certamente potuto produrre in veruit
tempo, in verun luogo, neffuno di que-
gli innumerabili effetti , che fo*o rtati
dalla primitiva coftituzionc dell' Uni-
verfo, fino a quefto momento, nè po-
trebbero generarne pur uno di quelli,
che attualmente effe generano in tutta
1' ampiezza delle corporee cofe, e di
quelle, che nederiverannocome naturali
confeguenze loro in tutta la ferie del-
le Età future* Dunque non folo alcu-
ni determinati Fenomeni , con alcuni
altri determinati hanno real conneffio-
nc,o vicendevole correlazione nelT cf-
fcre, ma ciafeuno con tutti gli altri,
comunque fienfi varj, e di tempo», e di
luogo remoti* Perchè quantunque nef-
fun Fenòmeno aver polla ragion di Cau-
fa, odiEffetto, rifpetto a tutti gli al-
tri indiftintamente, ciafeuno però in-
didimamente e una condizion nccefla-
ria all'efifrcnza di tutti gli altri: avendo
noi veduto in pie ni (firn a luce cfler rigo-
rofamentc vera quefta Propofuionc : Che
non
io Ragionamento
non fi può torre , o mutare un Fenomeno,
date le fue circo/lanze , fenza torre , o mu-
tare le Fificbe Leggi di Natura , e però fen-
za tonerò mutare per naturai confeguen*
za tutto il re Ilo nelt intiero Vniverfo cor-
poreo. Ed ecco abbatta nza fpiegate le
ragioni, e 1' eftenfiooe di quella Simpa-
tia, eh* è impropriamente tale, e che
gli Antichi chiamavano conneflìone,
confenfo , cognazione, correlazione di
natura, tra foggetti , e foggetti inani-
mati.
f. IV.
E' tempo ornai, gentilifsimi Udi-
tori, che cedendo alle attrattive, colle
tale aborri-
mento, e diftribuzioae > o difpofizio-
nc di fuoni, allor fi chiana* una bella
Mu-
14 Ragionamento
Mufica, una beli* Aria, un Concerto
bello, quando quell' afsortimento 9 c
quella diftribuzione di mufiche into-
nazioni produce nell' animo noftro un
diletto.
$. Vili.
Noi abbiam dunque un' interno Ten-
ta, che chiamar fi può conveniente-
mente fenfo del Bello viiibile, e udi-
bile, del quàl fenfo egli è caratterirti-
co Attributo il fentirc un diletto, o una
molcftia, qualora vediamo una tale, o
tal' altra fcclta,e difpofizione di parti
di un Tutto vifìbile, ed ascoltiamo un
tale, o un tal' altro aflbrtimento dipar-
ti componenti un Tutto (onoro, o udi-
bile. Han prima gli Uomini guftato
il piacere, che proprio è del fenfo del-
la Bellezza vifìbile, c udibile, di quel
che abbiam faputo quali fieno le midi-
re, quali le proporzioni, e le diftri-
buzioni delle parti, onde piacciono, o
difpiacciono i viiibili, egli udibili Og-
getti • Prima che fi fapclfe ¥ Arte Mu-
fìca, piacevano i canti di Progne, e di
Filomena-, c prima che un qualche Fi-
Primo
*5
dia curiofamcntc mifurando detcrmi-
nate le proporzioni , e le locali cor-
relazioni delle membra di un bel Cor-
po, le Veneri e f Elene, gli Adoni ed
i Paridi dilettavano i rifguardanti , ed
i Momi,e gli Efopi, e le Gabrine, e
le non fucato Alcine ributtavano.
$. IX.
E perchè come in tutti gli altri (enfi
avviene, cosi è vero altresì del fenfo
della Bellezza, cioè che in tutti gli
Uomini noa fon fabbricati i fenforj
di una fretta maniera; di qui è, che
dilconvengono tra loro non di rado nel
giudicar del Bello , come difeonvengo-
no nel giudicar degli odori, e de* fa-
pori. Non a tutti i nervi olfattori piac-
ciono, o difpiacciono gli fletti effluvi,
producitori di quelle dilettevoli, o mo-
iette fenfazioni , che buoni, o cattivi
odori fi chiamano. L'Organo del Gu-
tto, gli apici de* nervi , cioè, che in
folte fchiere metton capo alla fuperfi-
cie della Lingua, perchè non fono in
tutti gli Uomini di una medefima in-
triofeca ftruttura, perciò non ricevono
ió Ragionamento
in tutti ugualmente grate , o ingrate
fenfazioni di fapore dagli ttefiì cibi , c
dalle ftetfe bevande. Per flmil ragione
la Muika, di cut tanto fi compiaccio-
no i Siamefi , ci farebbe correre colle
mani alle orecchie, ed eflì forfè chia-
merebber fraftuoni i rroftri Concerti , e
nojofe Nenie le noftre Arie cantabili.
Il certo fi è, che tutti gli Uomini trag-
gon diletto da qualche foggia di Mufica,
ma non Io traggono ugualmente dalle
iteflc Opere di Mufica inftrumcotalc, e
vocale. Così appunto piacciono agli uni
le brevi dature , e le membra fcarfe e leg-
giere ; preferirono altri le perfone di al-
to taglio, e di gravi, e mafficce fattez-
ze; gli uni fon per l' impatto candido, e
vermiglio della Cute , gli altri pel
brunetto Greco. V* fot* anzi àc' Popo-
li intieri, che dipingono neri velluta-
ti i Gcnj buoni , e desinano a' Dei ma-
li i colori di latte, e di cinabro. Ed
io qualche Regno della più eulta Eu-
ropa, il pallido pagliato non fi chia-
mava egli , non ha gran tempo, il bel
pallido? E non era egli riputato la ver-
nice la più conveniente alle delicate
bel-
/
Primo, 17
bellezze, onde le Dame, che cava-
vano di piacere , condannavano liete
colle frequenti miflioni di fanguc, ad
una perpetua convalefcenza , per acqui-
fere l'accreditato pregio del pallore,
che nel giallognolo biancheggiava? Ve-
ro è, che folto quel Cielo fteflo non a-
roano ora ie guance, che di carminio,
nè fi contentano del nativo rofato; ma
non perciò diventa falfo, che il dila-
vato pallido non piacele già preferi-
bilmente ad ogni altra cute. Noq fan-
no gli uni faziarfi di ammirar gli oc-
chi neri, e fdruciti di Qiunonc; tro-
vano altri più dolci i cerulei di Teti;
per qucfti fon più toccanti i cefii di
Minerva; per quelli gli feuretti, efein-
tillanti di Venere. Ma per quanto fia
vero, che il fenfo della bellezza è va*
rio in varj, fenfo però della bellezza
corporea in tutti è, ed evvi altrettan-
to per ciafeuno in una corporea bel-
lezza tal mifura, e difpofizioni di par-
ti, e tal colorito di cut*, che a quel-
lo piace, c piacendogli, c dilettando-
lo, ne attrae 1' animo, e in fe lo fitta
dolcemente , c ne defta voglia di rin-
Tom. II. B " no-
18 Ragionamento
novar tal piacere, e cara ne rende la
caufa , che Io produce .
§. X.
Dunque dalla corporea bellezza ,
perchè cagion di diletto, perchè autri-
ce di compiacenza, ed eccitatrice del-
ia voglia di fc, forza è che nafea una
fpecie di affetto; e fc chi lo infpira lo
riceve altresì per fimil caufa dalla flef-
fa perfona in cui V infpira, fi avranno
dunque vicendevolmente cari, lì deae-
reranno V un l'altro, cioè la Simpa-
tia gli unirà. Gli unirà, dico, e ren-
deralli cari, V uno all' altro, fe i dol-
ci fentimenti, che la vicendevole re-
lativa corporea bellezza ecciterà in en-
trambi , non faranno combattuti , o fu-
perati da i ributtanti , ed alienanti affet-
ti, o dalle moiette impreffioni , che ca-
gionano i rincrcfcevoli vizj di mente,
i deformi vizj del cuore, e le maniere
difaggradevoli : cioè la bruttezza dell'
Animo trafpirando fuori, e mofrrando-
fi, o nelle maniere, o ne' difeorfi, o
nelle azioni , non rifpinga da fe co'
fuoi
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Primo. 19
iuoi odioiì tratti, con forza uguale, o
maggiore di quella con cui ne alletta
colle Tue grate impreffioni la corporea
Bellezza. Dunque perchè qucfta abbia
forza durevole, bifogna che V Animo
non fia brutto, o non il ravvili per ta-
le: nè può la Simpatia eMcr viva, co-
ftanfc, ed alle Regole della beata Vita
conforme, fe dalle bellezze dell' Ani-
mo non tragga, fe non tutto, almeno
pretto che tutto, il foave fuo nutrimento.
§. XI.
Ed eccoci infcnfibilmente condot*
ti alla parte ultima del noitro Ragio-
namento, ed inueme alla migliore, e
più potente, e più dolce cagione della
genial Simpatia: poiché tal caufa ap-
punto ella è un,* Anima veracemente bel-
la . Son le bellezze dell' Animo di due
fpecic; T une appartengono all' inten-
dimento, T altre alla volontà, o come
fuol dirli , al cuore. Allora è bella una
Mente , quando forpafla la comune por-
tata; ed è tanto più bella, quanto fo-
no più pregiabili i fuoi talenti nativi ,
B 2 ed
29 Ragionamento
ed acquiftati. Il talento altro non è,
che un' agile, e felice attitudine di a-
ri alizzare, e quali notomizzar collo Spi-
rito tutti i comporti Oggetti della men-
te, e di conoscere al paragone le lo-
miglianze , e le differenze multiplici
delle cole, e le loro meno ovvie con*
neffioni, e i vicendevoli rapporti loro,
quantunque ardui per i mediocri Spi*
riti, meno atti a condurli lungo una
ferie d' incatenati Veri, a confcguenzf
più, e più remote, immutabilmente
connette colle Verità prime, e per fe
flette evidenti . Il talento di difcernere
anche le piccole differenze tra quelle
cole, che alle Menti comuni pajono
le più limili, e di giungere a tali di-
feernimenti, al favore di ordinate pre^
nozioni, e di inanellate indittolubili de*
duzioni di Vero da Vero , fuol chia-
marli Talento Filofottco, e quefto co-
ftituifee il carattere del fublime Genio,
o vogliam dire dell'Ingegno profondo ,
ed inventivo . II talento poi di ravvi*
fare agevolmente, e come in un colpo
d' occhio tra le cofe di dittinoli gene-
re, e fpecie,i lati o gli Attributi limili ,
egli
Primo. ti
egli è il Carattere, per cui chiamali chi
n' è fornito , un' Uomo di Spirito- Un
$1 fatto talento potrebbe convenevol-
mente dirli Poetico, a differenza dell'
altro, che Filolofico nominammo: E
gli conviene il nome di Poetico, per-
chè non può effer fecondo in immagi*
ni, ed in figurate cfpreffioni, chi non
è agile, c deliro in oflcrvarc per quali
lati lì raflomigliano le cofe altronde
varie io natura, ficchè poflano t une,
moftratc da certe facce, fervir d' im-
magini all' altre . Chi quello Poetico
talentò pofTiedc , chiamali Uomo di bel-
la, e do vizio fa, e viva, e brillante Im-
maginazione, la quale fe congiunta iia
col Filolofico talento, o colla franca
attitudine al fublime, e profondo ed *-
fatto pcnfare,ne ritolta daqucfta unio-
nc fortunata, ciò che fi chiama una il-
luti re , e bcIlitTima Mente. Una tal Men-
te è fempre feconda di frutti degni di
fe, vola per ogni lato oltre i comuni
confini, ed ogni giorno più ricca di
Veri , o maraviglio!!, o belli * o inte-
rcalanti, ha f arte di lumeggiarli $\ vi-
vamente, e di prefcntarli fatto imm^
B s gì"*
22 Ragionamento
gini sì nuove , e di ornarli con tali
grazie di eloquenza, e di difporli con
ordine sì regolare , da renderli come
vitibili alle altrui menti, e vifibili in
aria perfuadente inlìeme, e dilettevole .
Una tal -Mente, che fenza incomoda-
re inftruifcc qualora parli, e nuove fee-
rie apre, e nuovi profpetti alla Imma-
ginazione di chi V afcolta, onde appa-
rirono Verità di ogni foggia, adorne
in cento guife fenfatamentc fcelte, ed
2l Tuoi foggetti proporzionate, una tal
Mente, dilli , quanto è ammirabile i
quanto ne piace il commercio i come
ne volano in tal compagnia le ore l quan-
to fe ne deiidera il ritorno. 1 La bella
Mente adunque ha una forza (impanca ,
dolce, e potente forza , che a fe ne
trac. Ma non l'ha certamente minore,
anzi e più potente, e più foave P efer-
cita fopra gli Animi altrui un bel Cuore.
$. XII.
Son le Bellezze del Cuore i belli
affetti, e belli fon quegli affetti, che
rcndon pregiabilc , ed amabile il noftro
mo-
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Primo.
morale Carattere ; e la pregiabilità di
quello, e la fua amabilità nafte tutta
dalla confederazione delle Virtù loda-
li , e reali, che abitualmente rifplen-
dano in un' Animo, e ad ogni rifeontro
con tutte le irrefiftibili loro attrattive
fi manifeftino . Le morali Virtù, che
ci fon più care negli Uomini , fon quel-
la Beneficenza, che nafee da compaf-
fìone, e da benevolo fociale affetto, 1'
officiofa Gratitudine , la fedele Amici-
zia, la modefra idea di fe medefimi,
l'obbligante rifpetto per gli altri . Que-
lli Attributi dell' Animo non poffon non
intereffarc ,e non dilettare l'amor pro-
prio di tutti quelli , che in un tal' Ani-
mo si fatti prcgj rifguardano. Piace
troppo il vederci e cari, e rifpettati,
quando ci rifpetta , e ci ha cari un'
Anima illuftre , delle Virtù più deli-
cate, e più amabili poffeditrice e mi-
niftra . Piace troppo un tal' Animo ,
che i pregj proprj ravvifa appena, e ri-
leva gli altrui, e lì compiace in rile-
varli. Troppo diletta un Cuore, da cui
non afpettali giammai nè turpitudine,
nè apatia, un Cuor che fa fua voglia
B 4 dell'
i4 Ragionamento
dell' altrui voglia , fé Virtù lo permea
te, e che non folo fi pretta a tutti gli
atti benefici, che da lui fi domandano *
ma gode a tali inviti, e quali gli atti*
ra,c i benefici ringentilifce colia ala*
crità, e colla gioja, colle quali fi por-
ta ad effer' utile altrui ; un Cuor final-
mente, che i ricevuti favori incide in
bronzo, e i compartiti oblia. Tale è
il vero Benefico, perchè la bella Be-
neficenza non è figlia dell' interefle ,
non della vanagloria, o dell' orgoglio-
fo Amor proprio, che vuol far fentire
la Tua fuperiorità ad altrui; ma cllana-
fee da un delicato fenfo di gluteamen-
te graduata benevolenza, da una tene-
ra compafsione per 1' Innocenza infe-
lice, e per ogni forta di bifogno al-
trui , e dalla virtuofa abominazione de'
contrari affetti , come intrinfecamen-
te deformi, ed improbi, e di loro na-
tura odiabili, e condannabili. Sì fatte
difpofizioni di Cuore, fe comuni forte-
to tra gli Uomini, il Poetico Secol d'
Oro diverrebbe un' Moria. Che invi-
diabile vita non menerebbefi ! Inten-
de adunque ognuno, per poco che vi
pcnii,
Primo.* ay
penfi , quanto fieno defiderabili in tut-
ti 5 e quanto amabili, e care di natu-
ra loro l'eccellenti morali Virtù, del-
le quali parliamo. Ed ecco perchè di-
letti, ed in confeguenza perchè bello iì
chiami un Cuore, e quanto ila vero*
che un Cuor sì fatto, forza è che fiaua
potente Oggetto della nOftra ammira-
zione > e una dolce Tergente di Sim-
patia- *
§. XIII.
Nè reftano dentro i confini dell'
Animo le bellezze del Cuore: penetra-
no i raggi loro fui volto, e gli fan*
no acquiftare tal' aria, che ne ricre-
fee maravigliofamente la bellezza , s' ci
l'abbia, o un vi libi 1 pregio gli dà, e
lo rende piacevole , quand' anche fenza
un bell'affetto del cuore efpreffo nel vol-
to , quefto per fe medefimo tìon piaecf-
fe. Chiamali aria del vifo quel compiei
fo di modificazioni vilibili, queirafpet-
to,che nafee dagli interni fentimenti
dell' animo, e che al variar degli af-
fetti fi varia con loro. Ogni affezio-
ne del cuore ha un vii© tutto fuo, una
Fi-
26 Ragionamento
Fifonomia affatto propria. Altro è il
volto dell' Animo egro, altro quello
del Cuor fcreno, c contento. Si mo-
ftra r Ira ncll' Occhio torvo, e rofleg-
giante, nelle gonfie labbra , neli' accefo
colore, neli' inturgidimento de' mufeo-
Ji, nella irrequieta, e varia agitazione
delle membra. L' invidiofa malignità
impallidire il vifo, illividifcc il lab-
bro, rappiglia le guance, vibra corte oc-
chiate e fuggiafche , richiama ogni mo-
mento alla terra lo fguardo, nè per-
mette che fi alzi libero, ed aperto in
faccia altrui. Porporeggia Tulle guan-
ce IaModeftia al Tuono delle Tue lo*
di, e il guardo inchina, e un movimen-
to di pena conduce fui volto, ma di
una pena che rifpetta chi la produce
co'plaufì, e cogli cncomj . Un vivo de-
fiderio mirto di compiacenza, attacca
gli occhi di chi Io ha in cuore, lui ca-
ro Oggetto, che a fe lo tira, le lab-
bra reIran focchiufe, ferme le mem-
bra , muovonfi lente , ed oblique le pu-
pille, ma fenza deflettere da chi gì' in-
fpira e compiacenza , e voglia. Com-
pone la Gioja Ja bocca al rifo, ed il
co-
Primo.
27
color ravviva, diftende il fopracciglio ,
e Io innalza, c gli occhi muove tremu-
li , c brillanti . Egli è dunque innega-
bile, che ogni affetto ha il fuo vifo ,
ha un' aria tutta Tua, e che i belli af-
fetti han V aria bella, come i truci, i
maligni, i pulìllanimi , i tetri, e per-
ciò i difprezzabili , ed i viziofi affetti
han T aria brutta.
§. XIV.
4
Tra tutte le belle arie, quella che
nafee da un' Animo pieno di nobili
{entimemi, di ogni vera battezza, e di
ogni orgoglio fchivi , che amabile mac-
ffà fuol chiamarti, quella della lieta
fcrenità di Spirito, voto di pungenti
cure, e fuor della tempeffa degli affet-
ti , quella della tenera benevolenza , qual
fi moffra all' afpetto di chi ci giunge
carifsimo, e quella della dolce ammi-
razione, fon le più belle, gcneralmen- '
te parlando; e tutte V arie belle del
volto fon' appunto, fe ben vi fi riflet-
ta, quel ciò che comunemente dicefi
un certo non fo che, che piace, e al-
let :
i
*S Ri GIONA MENTO
Ietta. E fc tutti non trovano in un
mcdctimo volto quel certo non fo che,
che più ne piace , addivien ciò , pcr-
^ chè non ogni affetto produttore di
qualche beli' aria del vifo, diletta tut-
ti ugualmente; nè ogni beli' aria può
produrre in tutti una ugualmente gra-
ta impresone: poiché il fenfo del Bel-
lo, di cui parlammo già, non è in tut-
ti gli Uomini fomigliantiflimo. jQuin-
di piace più ad uno Y aria cupida, c
4§nguente , ad un'altro la vezzofa e vi-
vàce. Ama piuttofto un terzo la fe-
renat grande iniieme, quella cioè, che
prender fògltono le Anime grandi ; ad
un quarto è più caro 1' afpetto della
bella modeftia. In mezro però a tut-
te quefte differenze, egli è Tempre ve-»
ro, che per gli affetti belli dei Cuore y
qualche aria bella , e qualche nuovo pre-
gio acquifta il volto, ed in confeguen-
za che le bellezze del; Cuore non folo
ci piacciono per fc medelìme, ma affai
più grata, e più toccante ci rendano-
la bellezza corporea.
§. XV.
Primo. *9
$. XV.
I
Ed ceco epilogate tutte le cagio-
ni fiiìcbe, e morali della perfonal Sim-
patia. Corpo per la bruttura delle mem-
bra, e pel colorito delia cute dilette-
vole agli occhi , c refò ancor più toc-
cante da qualcheduna delle beli' triff
Mente bella, tale cioè che unifica in fc
ftefla il Filofofìco genio, ed il Poeti-
co, o vogliam dire la fublime, e mul-
tiplice ed efatta cognizione delle co-
le , colla doviziofa , e luminofa eloquen-
za ; e finalmente Cuor bello, cioè deU
le amabili, e delicate morali Virtù in*
diffolubile amante , fon tutte quelle
fogge di bellezza , che riunite in una
ftclla perfona lo rendono quali un' Og-
getto di adorazione, una foave delizia
della Vita, un Ben celeftc in Terra.
Che fe pregj sì cari , e sì portenti rin-
con tri od in due , che iì conofcano a
fondo, una Simpatia irreiiftibilc forza
è , che gli aflortifea, e vicendevolmen-
te gli Aringa.
•
«
§. XVI.
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30 Ragionamento
§. XVI.
Sarà quefta durevole, e felice per
mille, e mille dolcezze, fe i pregj dell'
Animo forpafTano con eccetto tutti i
pregj corporei : farà vacillante, c fu-
gace , e fotto una dolce fuperficie , ama-
ra ed ortica, fe un bel Corpo che in-
vogli, deforme animo, e da vizj in-
fociali macchiato, nafeonda, o Mente
racchiuda (travolta , o abbacinata. Con
tali difetti può bene (lare un' animale-
fca paflione ,una paiTionc bella non già.
Bella, e tenera amicizia vuole un Cuo-
re adorabile, vuole un* efquiiìto buon
fenfo , fe non un'Ingegno, ed uno Spi-
rito trafeendentc il mediocre livello,
e fenza bella, e tenera amicizia non vi
è bella pafsione. Dunque il diletto,
che la corporea bellezza infpira, fol-
tanto inclini il cuore , ma la Ragione
oltre la feorza trapafsi, penetri fino al
centro dell' animo , c tutti gli afcoli
Attributi fuoi curiofa indagatrice, e giu-
dice imparziale rintracci , cmifuri. Non
fupponga credula le intcriori bellezze ,
ma ve le veda in piena luce. Se le ve-
de,
Primo. 31
de, approvi la propenfion dell* affetto,
dalla corporea bellezza prima eccitato,
c lafci liberi al cnore gì' innocenti fuoi
moti, che un taf Oggetto n' è degno.
Ma fc al contrario, riguardando l'Ani-
ma, da un vezzofo Corpo velata, quel-
le bellezze non vi ravvifi, che effee
debbono f unica real forgente delle belle
pafsioni, come ne fon la vita, ritenga la
favia Ragione le fconiìgliate inclinazio-
ni del cuore verfo quel Corpo, e come
unaSfinge, un' Arpia, una Circe venefi-
ca, una feduttricc Sirena, fotto mentite
larve quella fallace fuperficial bellezza
rifguardi, e la fugga torto, e la detcfti .
Se Ragione illumini, e feorga a degno
Oggetto il cuore , le Simpatie beata cofa
fono, e dono preziofo del Ciclo. Mafc
gli ertemi fentì guidano foli il cuore a-
gli affetti, e loSpirito cede i dritti fuoi
fovrani a chi non ha conlìglio, la Simpa-
tia è cieca, e corre forfennata colà,
donde dovrebbe fuggire; vola in pre-
da agli affanni, e al tardo pentimen-
to, mentre incauta s' immagina di vo-
lare in braccio alla più invidiabile Fe-
licità.
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