Grice e Viroli: la ragione conversazionale della res publica – CICERONE
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Forlì). Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. Actually “Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.”
“The loyalty for one’s country is not based on evidence.” Durante
il settennato di Ciampi serve la presidenza della repubblica italiana. Insegna a
Lugano. I suoi campi di ricerca sono la filosofia politica e la storia della
filosofia politica. I suoi autori di riferimento sono MACHIAVELLI, Rousseau, MAZZINI,
CROCE, ROSSELLI, e ROSSELLI. La sua ricerca si basa sul metodo contestualista
di Skinner, a cui apporta alcune innovazioni. Il suoi riferimenti
politico-ideali sono il repubblicanesimo e l'azionismo del partito dell’azione.
Collabora ad alcune testate giornalistiche, tra cui La stampa, il Sole 24 ORE e
Il fatto quotidiano. Si laurea dal liceo Calbol di Forlì. Come egli stesso
racconta in L'autunno della Repubblic”, per mantenersi agli studi, lavora come garzone di bottega, cameriere
d'albergo e operaio presso lo zuccherificio. Abitavo a Forlì con i miei
genitori, in via Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato
soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la
fiammella azzurrognola al minimo. Al termine degli studi liceali si iscribe a Bologna.
Si laurea con la tesi su Engels. Svolge il servizio di leva a Casarsa in Venezia
Giulia. Il ritorno alla vita civile è stato all'insegna del precariato.
Perceve un piccolo salario organizzando convegni e lavorando come redattore
alla rivista Problemi della transizione all’istituto Gramsci di Bologna. Studia
Firenze. Di fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, BOBBIO,
Cranston, e Moulakisha, discute la tesi sulla società bene ordinata, Mulino. Perfeziona
la sua formazione svolgendo attività di ricerca. Insegna comunicazione politica
alla Svizzera. Dirige il Laboratorio di Studi civili, Svizzera italiana. Finanzato
dal Fondo Svizzero per la Ricerca Scientifica con un progetto di ricerca che
prevede l'impegno di un folto gruppo di ricercatori. I suoi interessi di
studio ruotano intorno alla filosofia politica e alla sua storia. Studia il repubblicanesimo
nella sua accezione classica da MACHIAVELLI a Rousseau e in quella
contemporanea. Si occupa di culto uffiziale e politica, di retorica classica,
libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile, di
diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza
civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il rinascimento con MACHIAVELLI,
il risorgimento con MAZZINI e il FASCISMO – con sui opponenti: CROCE, ROSSELLI,
e ROSSELLI. I suoi filosofi di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini,
Croce, Rosselli e Rosselli. Come impegno civile si occupa d'educazione
civica e della difesa e dell'attuazione della costituzione della repubblica italiana.
Collabora colla direzione generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le
Marche a progetti di educazione alla cittadinanza. Fonda il Master in Civic
Education presso l'associazione Ethica di Asti. Coordina e diregge progetti di
Educazione civica per la Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo.
Dirige un progetto a San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola
di Etica civile presso Casa Cervi. Prende parte attivamente alle campagne
referendarie svoltesi in occasione del referendum costituzionale, contro la
riforma proposta dal centro-destra, e del referendum costituzionale contro la riforma
costituzionale Renzi-Boschi. Colleziona inviti e incarichi di insegnamento
presso prestigiose istituzioni culturali. Insegna a Pisa, Trento, Molise,
Ferrara, Catania ed Urbino. Collabora con Milano e la Scuola Superiore della pubblica
amministrazione, Scuola superiore di polizia, Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo, il Collegio Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale
Comuni Italiani, la Fondazione Alcide Cervi presso Casa Cervi. Spiega la le
sua posizione politica. Non sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi
sento repubblicano. Amo il princìpio della reppublica e cerco di applicarli
nella vita e nell’analisi dei fatti politici e sociali. Più oltre, in
riferimento a Ciampi racconta. La prima volta che incontro CIAMPI provo la
sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia morale,
l’esempio vero della migliore cultura del risorgimento e dell’azionismo.
Rammento ancora le parole che mi dice dopo aver ascoltato con attenzione la mia
considerazione sul significato del concetto di amor di patria. Quello che Ciampi
dice l’ho sempre sentito e vissuto nella mia coscienza. E allora che realizzai
che io sono prima uno studioso di repubblicanesimo e poi un repubblicano. Ciampi
è repubblicano nell’intimo della coscienza: repubblicano e azionista. Anzi,
credo, repubblicano perché azionista. Anche la lotta contro il fascismo é
rilevante nel patrimonio ideale. Trovo in Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei
-- per citare soltanto i nomi più noti -- non solo idee e argomenti in perfetta
sintonia con il mio anti-fascismo assoluto e intransigente, ma anche e
soprattutto le più convincenti riflessioni sulle ragioni della fragilità della
libertà. Il patriottismo si oppone al nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto.
Ancora ne L'Autunno della Repubblica si legge a proposito del Per amore della
patria. In Italia abbiamo una tradizione di patriottismo di straordinario
valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo
al patriottismo di MAZZINI, fondato sul principio che la patria non è il
territorio -- bensì un principio di libertà, e al patriottismo degl’anti-fascisti
di Giustizia e Libertà, concordi nell’affermare che la nostra patria coincide
con il mondo morale delle persone libere non e poi idea tanto peregrina
sostenere che il patriottismo repubblicano e il mezzo più efficace per
combattere la marea del nazionalismo che comincia a montare. Credo sia troppo
tardi. Infine, ci spiega il suo relativismo. Sulle questioni etiche sono stato
sempre un convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti. Se il
dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo riconosce come
tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono quali loro
doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri princìpi
diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei doveri sono
sotto gl’occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e la pratica
della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi, anche a
costo di usare altri esseri umani come mezzi. La ragione, tante volte invocata
quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i mezzi. Lo spiega
in modo esemplare JUVALTA (si veda). La ragione per sé non comanda nulla. Né
l’egoismo né l’altruismo -- né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le
riesce, i mezzi che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a
distruggerla a chi la vuol distruggere. La ragione addita ai pietosi le vie
della pietà, ai giusti le vie della giustizia, e le vie del proprio tornaconto
agl’uomini senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per sé più razionale dell’altruismo,
né il regresso più razionale del progresso. Né la conservazione dell’individuo
più razionale di quella della specie. Né l’utile proprio più razionale che
l’utile della collettività. Razionale non e il fine, ma la relazione del mezzo
al fine. Ed è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più
l’idea che la vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i
ciondoli che la verità. Consulente della Presidenza della Repubblica Italiana
per le attività culturali durante il settennato di Ciampi. Collabora con la
Presidenza della Camera dei Deputati durante la presidenza di Violante. Coordinatore
del Comitato Nazionale per la valorizzazione della Cultura della Repubblica
presso il Ministero dell'Interno. Presidente dell'ASSOCIAZIONE MAZZINIANA.
Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italianana strino per uniforme
ordinaria; Ufficiale dell'ordine al merito della repubblica italiana di
iniziativa del presidente della repubblica. Saggi: “Nazionalisti e patrioti” (Roma,
Laterza); “Etica del servizio e etica del commando” (Napoli, Scientifica); “L’autunno
della repubblica” (Roma, Laterza); “La redenzione dell’Italia: sul principe” (Roma,
Laterza); “Il sorriso di Machiavelli” (Roma, Laterza); “Scegliere il principe:
i consigli di MACHIAVELLI al cittadino elettore” (Roma, Laterza); “L’Intransigente”
(Roma, Laterza); “Le parole del cittadino” (Roma, Laterza); “La libertà dei
servi” (Roma, Laterza); “Lo scrittore di ricami” (Reggio Emilia, Diabasis); “Come
se Dio ci fosse: religione e libertà nella storia d’Italia” (Torino, Einaudi);
“MACHIAVELLI, filosofo della libertà” (Roma, Castelvecchi); “L’Italia dei doveri”
(Milano, Rizzoli); “Il dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia” (Roma,
Laterza); “Dialogo intorno alla repubblica” (Roma, Laterza); “Per amor alla patria:
patriottismo e nazionalismo nella storia” (Roma, Laterza); “Dalla politica alla
RAGION DI STATO” (Roma, Donzelli); “L’etica laica di JUVALTA” (Milano, Angeli);
“La civiltà statuale’, in “Cultura civica e civiltà statuale” (Bologna, Mulino);
“Libertà e profezia in MACHIAVELLI’, MACHIAVELLI e i confini del potere” (Milano,
Mimesis); “La passione civile e la scienza politica di Sartori’, Protagonisti
sempre. Un secolo di storia visto con gl’occhi dei ragazzi, Reggio Emilia,
Imprimatur ‘Prefazione’, in Mosca, Il prefetto e l’unità nazionale, Napoli,
Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, Enciclopedia
machiavelliana” Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vita di MACHIAVELLI”
(Roma, Castelvecchi); “La tradizione del Risorgimento” (Roma, Castelvecchi); “Se
è libero bisogna che creda”; “Cinque variazioni sul credere” (Torino, Abele); “L’attualità
del principe”; “Il principe e il suo tempo” (Roma, Complesso del Vittoriano,
Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana); “La moralità
della resistenza: l’esperienza del partigiano Bosco” (Benevento, Terre dei
Gambacorta); “Dalla patria allo stato: una biografia intellettuale di SPAVENTA”
(Roma, Laterza); “‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione
civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza (Reggio
Emilia, Diabasis); “Le origini meridiane del repubblicanesimo, Ethos
repubblicano e pensiero meridiano” (Reggio Emilia, Diabasis); “La dimensione
religiosa del risorgimento -- Cristiani d’Italia. chiese, società, stato” (Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana); “La libertà politica è un bene fragile’,
Lettera internazionale. Rivista europea;
“Ragione e passioni nell’educazione civica -- Questioni civiche. Forme, simboli
e confini della cittadinanza” (Reggio Emilia, Diabasis); “La costituzione: il
pilastro di cristallo” (Napoli, Pitagora); “MACHIAVELLI, il carcere, Il
Principe”, in Gl’anni di Firenze, Roma-Bari, in La Costituzione ieri e oggi.
Roma, Atti dei Convegni Lincei (Roma, Bardi); “Etica e diritto: la forza
intelligente per sconfiggere la violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale
per la prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle
vittime; “Religione e libertà nella Democratie en Amérique’, Fra libertà e
democrazia: l’eredità di Tocqueville e Mill” (Milano, Angeli); “Una nuova
utopia della libertà’, Quaderni del Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’,
Constellations, ‘Religione”; “Tutte le ragioni del liberalismo’, Dove Ratzinger
sbaglia”; “MACHIAVELLI oratore”; “Machiavelli senza i Medici, scrittura del
potere, potere della scrittura,” Atti del convegno di Losanna (Roma, Salerno); ‘Due
concetti di religione civile’, in “Rituali civili: storie nazionali e memorie
pubbliche in Europa” (Roma, Gangemi); “Patriottismo e rinascita civile’,
Aspenia, in MAZZINI, Scritti politici” (Torino,
POMBA); “Che cos’è l’uomo? Raccolta di pensieri” (Senigallia, MIUR, Le Marche);
“Repubblicanesimo”; “Dizionario di Politica” (Torino, POMBA); “Libertà
democratica, libertà repubblicana e libertà socialista”; “Repubblicanesimo, democrazia,
socialismo delle libertà”; “Incroci” per una rinnovata cultura politica” (Milano,
Angeli); “Il lavoro nobilita l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura
sociale”; “Della lontananza’, La saggezza del vivere. Tracce di etica” (Reggio
Emilia, Diabasis); “Repubblicanesimo e costituzione della repubblica’ Almanacco
della Repubblica: storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le
simbologie repubblicane (Milano, Mondadori); ‘Europa contro America?’, Il
pensiero mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il pensiero mazziniano, con BOBBIO,
‘Sul rientro dei Savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone.
L’esempio della storia americana’, Il pensiero mazziniano”; “Il despota e il
tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di
Machiavelli”; ‘Le ragioni di un dibattito’, Politica e cultura nelle
repubbliche italiane dal medioevo all’età moderna: Firenze, Genova, Lucca,
Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto Storico Italiano per
l’età moderna e contemporanea. ‘Giù le mani da CATTANEO’, Il pensiero
mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo”; “Il pensiero mazziniano”; “Repubblicanesimo, liberalism.
e comunitarismo”; Filosofia e questioni pubbliche; “Machiavelli’, Il pensiero
politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna” (Torino, POMBA); “La repubblica
romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’, ‘La sinistra non scordi la Patria’, Il
pensiero mazziniano, ‘I guerrieri di
Dio: chi sono i theo-conservatori che scendono in lotta contro aborto, eutanasia
e gay’, “La Stampa”, ‘L’arcipelago
progressista: l’orgogliosa cultura liberal, fra battaglie per le minoranze,
ambientalismo e progetti per riprendere il New Deal’, La Stampa, “Discussione
americana e caso italiano”; “Piccole patrie, grande mondo” (Roma, Donzelli); “Il
significato storico della nascita del concetto di RAGION DI STATO’, Aristotelismo
politico e RAGION DI STATOr. Atti del Convegno a Torino” (Firenze, Olschki); “Patrioti
o traditori?”; “L’Indice”; “Il ritorno della nazione’, I democratici,
‘L’etica politica di CICERONE e il suo significato moderno’, Nuova Civiltà
delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della politica’, (Mulino); ‘Nazionalismo
e patriottismo’ (Mulino); “Una filosofia civile tra comunitari e liberali’, Ragioni
Critiche, ‘Introduction’, in Skinner, “Le origini del pensiero politico moderno” (Bologna,
Mulino); “L’Indice”; “Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della politica
republicana”; “Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella storia
delle idee politiche”, Rivista di filosofia; “Dovere morale e pluralismo etico
in JUVALTA’, Rivista di Storia della Filosofia; “La “Morale dei Positivisti” e
l’etica del socialismo’, L’età del positivismo” (Bologna, Mulino); “Il Marxismo
e l’ideologia del socialismo italiano’, Despotismo e cittadini’, Transizione, JUVALTA
e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia, ‘LABRIOLA, filosofo del socialismo”, Giornale
critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della recezione di Engels in Italia:
tra socialismo scientifico e crisi del marxismo”; “L’Antidühring: affermazione
e deformazione del marxismo? Annale della Fondazione Issoco” (Milano, Angeli);
“Il problema dell’etica razionale in JUVALTA’, “Studi sulla cultura filosofica
italiana” (Bologna, CLUEB); Etica e marxismo: a proposito di una recente
discussione’, Problemi della Transizione”; “Socialismo e cultura, 'Studi Storici”;
“Il dialogo fra Engels e LABRIOLA”; “Critica marxista”; “Nella crisi del
positivismo: la ricerca teorica del divenire sociale,” “Giornale critico della
filosofia italiana”; “Filosofia e politica nell’Engels di Mondolfo’, Pensiero
antico e pensiero moderno” (Bologna, Cappelli); “Wellness. Storia e
cultura del vivere bene” (Milano, Sperling & Kupfer); “Libertà politica e
virtù [andreia] civile”; “Significati e percorsi del repubblicanesimo classico”
(Torino, Agnelli); “Lezioni per la repubblica: la festa è tornata in città” (Reggio
Emilia, Diabasis); “Ascesa e declino delle repubbliche” (Urbino, Quattro Venti);
“L'Autunno della Repubblica” (Laterza); “Per amore della patria. Patriottismo e
nazionalismo nella storia” (Laterza); Quirinale. blogspot
issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche della RAI profilo
biografico da Ethica Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana
Nello Ajello, Quanti servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei
servi, la Repubblica, La libertà dei servi, Associazione Labini; “La libertà
dei servi; L'intransigente, da Fahrenheit del Radio Tre. Grice: “At Oxford, we
don’t have a republic!” -- Il repubblicanesimo è una lunga e variegata
tradizione del pensiero politico che si ispira all'ideale della repubblica
intesa quale comunità di cittadini sovrani fondata sul diritto e sul bene
comune. Il punto di riferimento ideale più rilevante del repubblicanesimo è il
concetto ciceroniano di res publica. Repubblica per CICERONE vuol dite «ciò che
appartiene al popolo» (respublica respopuli), e aggiunge che non è popolo ogni
moltitudine di uomini riunitasi in modo qualsiasi, bensì una società
organizzata che ha per fondamento l'osservanza della giustizia e la comunanza
di interessi (De re publica, 1. 25). Agli albori dell'età contemporanea un
altro esponente del repubblicanesimo, Rousseau, ribadisce la medesima
interpretazione del concetto di repubblica. Chiamo repubblica, scrive, «ogni
Stato retto dalle leggi, qualunque sia la sua forma di amministrazione, poiché
solo allora l'interesse pubblico governa e la cosa pubblica è qualcosa »
(Contrat Social. Per i teorici repubblicani la repubblica è l'opposto del
potere senza freno e senza regola, chiunque lo eserciti, e della tirannide,
ovvero il dominio di un uomo (o di una fazione o di molti) contro l'interesse
comune. La repubblica si contrappone anche alla monarchia perché la libertà
sotto il re è sempre dipendente dalla volontà arbitraria di un uomo. Il re,
anche nelle monarchie costituzionali, assume in virtù della nascita prerogative
e poteri che sono negati agli altri cittadini e dunque viola il principio
dell'uguaglianza repubblicana. Il concetto di repubblica è connesso al
principio che la vera libertà politica consiste nel non essere dipendenti dalla
volontà arbitraria di un uomo o di alcuni uomini ed esige l'uguaglianza dei
diritti civili e politici. La vera libertà, spiega Cicerone, esiste «solo in
quella repubblica in cui il popolo ha il sommo potere» e comporta «una assoluta
uguaglianza di diritti», in quanto «la libertà [...] non consiste nell'avere un
buon padrone, ma nel non averne affatto» (De re publica, II. 23). Questo concetto
di libertà vale sia per l'individuo sia per lo stato. Uno stato può dirsi
libero se non dipende dalla volontà di un altro stato e non deve ricevere da
altri gli statuti e leggi o richiedere approvazione per i suoi atti.Come
recitano le formule di Bartolo da Sassoferrato, le città che vivono in libertà
si governano da sole («proprio regimine»). Esse non riconoscono alcun potere
superiore («civitas quem superiorem non recognoscit»), e per questo il loro
popolo è un popolo libero. Rousseau, ma altri esempi si potrebbero citare,
racchiude in una formula precisa il concetto di libertà repubblicana: «un
popolo libero obbedisce ma non serve; ha dei capi, ma non dei padroni;
obbedisce alle leggi, ma solo alle leggi; ed è in virtù delle leggi che non
diventa servo degli uomini» (Jean-Jacques Rousseau, Lettres écrites de la
montagne, VIII). Per i filosofi politici repubblicani la libertà politica ha
quale condizione necessaria il governo della legge. Essi hanno sempre
sottolineato che la vera legge è un comando pubblico e universale che vale
ugualmente per tutti i cittadini, o per tutti i membri del gruppo rilevante. La
limitazione o l'interferenza che la legge impone sulle scelte degli individui
non è dunque una restrizione della libertà ma come un freno essenziale e
benefico. Se il governo della legge è scrupolosamente rispettato, nessun
individuo può impone la sua volontà arbitraria ad altri individui in virtù del
fatto che egli può compiere con impunità azioni che ad altri sono proibite
sotto pena di sanzione. Se invece sono gli uomini e non la legge a governare,
alcuni individui possono imporre la loro volontà arbitraria ad altri ed
impedire ad essi di perseguire i fini che essi vorrebbero perseguire, e quindi
privarli della libertà (questo vale anche nel caso in cui è la maggioranza
degli uomini a governare, ovvero una democrazia). Questa interpretazione della
libertà politica è descritta in modo eloquente in testi classici che
diventarono il nucleo centrale del repubblicanesimo moderno, in particolare un
passo in cui Livio afferma che la libertà dei romani consiste in primo luogo nel
fatto che le leggi sono più potenti degli uomini (Ab urbe condita, II.I.1) e un
passo di Cicerone, citato infinite volte dagli scrittori politici repubblicani:
«Legum idcirco omnes servi sumus ut Liberi esse possimus» (Pro Cluentio, 146).
Anche Machiavelli identifica la libertà politica con le restrizioni che il
diritto impone ugualmente a tutti i cit-tadini. Se in una città vi è un
cittadino che i magistrati temono, e che può rompere i vincoli delle leggi,
egli scrive, la città non è libera (Discorsi, I.29). Nelle Istorie fiorentine
(IV, Proemio) osserva che «si può chiamar libera» solo quella città in cui le
leggi e gli ordinamenti costituzionali restringono in modo efficacie i «cattivi
umori » della nobiltà e del popolo. Per contro, tutti gli esempi di oppressione
che i repubblicani classici offrono nei loro scritti sono violazioni del
principio del governo della legge: il tiranno che si pone al di sopra delle
leggi civili e delle leggi costituzionali e quindi comanda ad arbitrio; il
cittadino potente che ha ottenuto per se un privilegio che è negato ad altri
cittadini; i governanti che hanno poteri discrezionali. Le restrizioni che la
legge impone sulle azioni dei governanti e dei cittadini sono dunque, per i
repubblicani, l'unica valida difesa contro la coercizione imposta da individui:
essere liberi vuol dire vivere sotto leggi eque. L'argomento repubblicano che
il governo della legge è la condizione necessaria affinché i cittadini non
siano assoggettati alla volontà arbitraria di alcuni individui (o di un solo
individuo), e possano pertanto vivere liberi, è il tema di fondo di uno dei più
significativi dibattiti nella storia del repubblicanesimo, ovvero la risposta
di James Harrington a Hobbes, che nel Leviatano (Cap. XXI) aveva sostenuto che
non è affatto vero che i cittadini di una repubblica come Lucca sono più liberi
dei sudditi di un sovrano assoluto come il sultano di Constantinopoli perché
tanto i primi quanto i secondi sono sottomessi alle leggi. Ciò che rende i cittadini
di Lucca più liberi dei sudditi di Costantinopoli, spiega Harrington, è il
fatto che a Lucca tanto i governanti quanto i cittadini sono sottoposti alle
leggi civili e costituzionali, mentre a Constantinopoli il sultano è al di
sopra delle leggi e può disporre arbitrariamente delle proprietà e della vita
dei sudditi, costringendoli in tal modo a vivere in una condizione di completa
dipendenza, e dunque di mancanza di libertà. I cittadini di Lucca sono liberi
«per le leggi di Lucca» («by the laws of Lucca»), perché essi sono controllati
solo dalle leggi (James Harrington, The Commonwealth of Oceana and A System of
Politics, a cura di J.G.A. Pocock, Cambridge, Cambridge University Press, 1992,
Preliminaries). Nella sua lunga storia, il repubblicanesimo si è caratterizzato
non solo per gli ideali della repubblica e della libertà ma anche per
l'insistenza sull'idea che l'una e l'altra hanno bisogno della virtù civile dei
cittadini. Per virtù essi intendono la saggezza che fa capire ai cittadini che
il loro interesse individuale è parte del bene comune, la generosità dell'animo
che spinge a partecipare alla vita pubblica, la forza interiore che dà la
determinazione di resistere contro i potenti e gli arroganti che vogliono
opprimere. Nonostante l'autorevole opinione di Montesquieu che considerava la
virtù politica una forma di rinuncia e di sacrificio, gli scrittori politici
repubblicani dei secoli precedenti interpretavano la virtù come una passione
che non si contrapponeva né all'interesse né alla ricchezza, ma solo
all'avarizia e all'ambizione sfrenata di dominio. Il repubblicanesimo è stato
il linguaggio politico dominante delle élites politiche e sociali delle
repubbliche commerciali d'Europa. Anche se non mancarono, come nel caso di
Girolamo Savonarola, pensatori repubblicani che teorizzarono la repubblica come
una Nuova Gerusalemme abitata da uomini dediti alla virtù cristiana, il
pensiero politico repubblicano, con i suoi pensatori più influenti, ha teorizzato
un ideale mondano e realistico di virtù. Accanto all'ideale della virtù civile,
un altro concetto fondamentale della tradizione repubblicana è il patriottismo.
Per il repubblicanesimo classico l'amore della patria è una passione, e più
precisamente un amore caritatevole per la repubblica (caritas reipublicae) e
per i concittadini (caritas civium). Anche se rispetta i principi della
giustizia e della ragione, e può quindi essere chiamato «amore razionale»,
l'amore della patria è un affetto particolare per una particolare repubblica e
per i suoi cittadini che nasce fra i cittadini delle libere repubbliche perché
essi condividono molti e importanti beni, quali le leggi, la libertà, i
consigli pubblici, le pubbliche piazze, gli amici e i nemici, le memorie delle
vittorie e delle sconfitte, le speranze, le paure. Essa presuppone
l'eguaglianza civile e politica e si traduce in atti di servizio (officium) e
di cura (cultus) per il bene comune. Infine, la caritas reipublicae è una
passione che irrobustisce l'animo, dà ai cittadini la forza per compiere i loro
doveri civici e ai governanti il coraggio di assolvere gli obblighi, spesso
onerosi, che la difesa della libertà comune richiede. Il principio fondamentale
del patriottismo repubblicano è che vera patria è solo la libera 2 repubblica
in cui vivono solo cittadini liberi ed eguali. La parola patria si legge ad es.
nell'Encyclopédie, non significa il luogo in cui siamo nati, come vuole la
concezione volgare, bensí uno stato libero (état libre) di cui siamo membri e
le cui leggi proteggono le nostre libertà e la nostra felicità (D'Alembert,
Diderot, Encyclopédie, Neuchatel, Bouloiseau 1765, vol. XII, p. 178). Gli
scrittori repubblicani dell'età dell'Illuminismo usavano la parola «patria»
come sinonimo di «repubblica». Questa identificazione non era solo un motivo
polemico; riassumeva la considerazione che sotto il giogo del despota i
cittadini sono senza protezione e non possono partecipare alla vita pubblica,
come se fossero stranieri, e dunque non hanno patria. Il concetto di patria è
dunque strettamente connesso alla libertà e alla virtù, come scrive Jean
Jacques Rousseau: «La patria non può sussistere senza la libertà, né la libertà
senza la virtù, ne la virtù senza i cittadini» (Economie politique, in Oeuvres
Complètes, III, p. 258). Anche MAZZINI sottolinea che la vera patria è quella
che assicura a tutti i cittadini non solo i diritti civili e politici, ma anche
il diritto al lavoro e all'educazione. Per Mazzini e per i repubblicani
dell'Ottocento la patria è la casa comune dove viviamo con persone che capiamo
e che abbiamo care perché le sentiamo simili e vicine. Ma è anche una patria
accanto ad altre patrie di ugual pregio.Quando siamo nella nostra casa dobbiamo
assolvere i nostri obblighi in quanto cittadini; quando siamo in casa di altri
dobbiamo assolvere i doveri verso l'umanità. La difesa della libertà è
l'obbligo supremo di ognuno, anche se viviamo in suolo straniero e anche se il
popolo oppresso è un popolo straniero. Gli obblighi morali verso l'umanità
vengono prima degli obblighi verso la patria. Prima di essere cittadini di una
patria particolare, siamo esseri umani.Nonostante l'accordo sui principi della
repubblica, della libertà, e del patriottismo, il repubblicanesimo non è mai
diventato un corpo dottrinario sistematico e ha assunto molteplici
accentuazioni legate ai diversi contesti storici e culturali nei quali si è
sviluppato dall'antichità classica all'età contemporanea. Il repubblicanesimo è
dunque una tradizione del pensiero politico solo nel senso che i teorici
repubblicani hanno spesso elaborato le proprie analisi riprendendo concetti di
scrittori politici di epoche precedenti. Ma è del pari vero che i teorici
repubblicani hanno spesso rielaborato in maniera anche radicale idee di altri
scrittori politici appartenenti alla medesima tradizione.Le divergenze più
significative riguardano la forma di governo considerata più atta a realizzare
l'ideale della repubblica. Quasi tutti i teorici repubblicani furono
sostenitori del governo misto inteso quale forma di governo che contempera gli
aspetti positivi delle tre forme rette: il governo di uno(monarchia), ilgoverno
del pochi (aristocrazia) e il governo dei molti (governo popolare o democratico).
Mentre alcuni ritenevano che nell'ambito del governo misto il popolo (il
consiglio grande) dovesse avere un ruolo preponderante, altri erano favorevoli
ad assegnare tale ruolo all'elemento aristocratico rappresentato da un senato,
o da un consiglio ristretto. Un'altra differenza è quella fra i sostenitori
della repubblica che garantisce i diritti politici alla maggioranza degli
abitanti (repubblica democratica) e i sostenitori di una repubblica che
garantisce i diritti politici solo ad una minoranza degli abitanti (repubblica
aristocratica). Inoltre, alcuni teorici repubblicani, come Machiavelli,
sostenevano la necessità dell'espansione territoriale sulla base del modello
della repubblica romana (o del modello federativo etrusco); altri, ad es.
Rousseau, erano convinti che la repubblica, per conservarsi incorrotta, doveva
rimanere confinata entro un piccolo territorio. Vi furono pensatori
repubblicani che propugnarono l'ideale di una repubblica unitaria, e pensatori
che propugnarono l'ideale di una repubblica fondata sul decentramento
amministrativo e sull'autogoverno, come Carlo Cattaneo. Infine, la storia del
pensiero politico repubblicano presenta pensatori favorevoli ad usare la
religione per rafforzare la lealtà dei cittadini verso la repubblica (Machiavelli)
accanto ad altri che raccomandarono la creazione di una vera e propria
religione civile (Rousseau) e altri ancora che si fecero banditori dell'idea
religiosa come principio morale interiore (Mazzini). Anche a causa della
molteplicità di concezioni politiche che si raccolgono all'interno del pensiero
repubblicano, gli studiosi contemporanei hanno opinioni diverse su importanti
problemi storici e teorici. Mentre John Pocock sostiene che il repubblicanesimo
è una forma di aristotelismo politico 3 fondato sull'idea che la vita politica
è la massima realizzazione dell'individuo, altri studiosi, in particolare
Quentin Skinner, sottolineano il ruolo prevalente del pensiero politico e
giuridico ROMANO. Anche l'interpretazione del concetto di libertà è materia di
divergenze interpretative. Philip Pettit sostiene che la mancanza di libertà
consiste solo nella dipendenza dalla volontà arbitraria di altri uomini; per
Quentin Skinner la mancanza di libertà può essere causata sia dalla dipendenza
che dall'interferenza. Vi sono inoltre autori che interpretano il
repubblicanesimo come una dottrina democratica, lontana dal liberalismo, che
insiste sulla partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche; altri avvicinano
il repubblicanesimo al comunitarismo, altri ancora sottolineano piuttosto
l'affinità fra repubblicanesimo e liberalismo radicale; altri infine ritengono
che tanto il liberalismo quanto la democrazia siano derivazioni del
repubblicanesimo. Nonostante le divergenze interpretative gli studiosi di
storia del pensiero politico e di filosofia politica sono in larga maggioranza
concordi nel riconoscere che il repubblicanesimo rappresenta un'autonoma e
distinta tradizione di pensiero politico che ha svolto un ruolo di primo piano
nella nascita e nella formazione delle moderne democrazie. BIBLIOGRAFIA. - H. BARON, In Search of
Fiorentine Civic Humanism: Essays on the Transition from Medieval io Modern
Thought, 2 voll., Princeton, Princeton University Press, 1988; G. BOCK, Q. SKINNER,
M. VIROLI, Machiavelli and Republicanism, Cambridge University Press, Cambridge
1990; J. G. A. POCOCK, Il momento machiavelliano. Il
pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone (1957),
Il Mulino, Bologna 1980; M. SANDEL, Democracy's Discontent: America in Search
of a Public Philosophy, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1996; PH.
PETTIT, Repubblicanesimo (1997), a cura di M. GEUNA, Feltrinelli, Milano 2000;
Q. SKINNER, The Foundations of Modem Political Thought, 2 voll. Cambridge
University Press, Cambridge 1979; Le origini del pensiero politico moderno, a
cura di M. VIROLI, Il Mulino, Bologna 1989; ID., Libertà prima del liberalismo
(1998), a cura di M. GEUNA, Einaudi, Torino 2001; R. SMITH, Civic Ideals:
Conflicting Visions of Citizenship in U.S. History, Yale University Press, New
Haven, Conn. 1997; M. VIROLI, Repubblicanesimo, Laterza, Roma
Bari 1999. [MAURIZIO VIROLI] Da
N.Bobbio, N. Matteucci, G. Pasquino, Il dizionario di Politica, UTET, Torino,
2004.Maurizio Viroli. Viroli. Keywords: Cicerone, ragion di stato, repubblica,
repubblicanismo, la repubblica romana, la morte, il crollo, il fine, la caduta
della repubblica romana, l’assassinio di Giulio Cesare, Catone Uticense, la
repubblica romana, del re Romo alla repubblica romana, il ratto di Lucrezia –
republicanism e principato, storia della repubblica di Genova, la repubblica
romana, il gusto per l’antico; quasi-contratto, il sorriso di Macchiavelli. Refs.:
H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Viroli:
Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi Speranza: “Il sorriso di
Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
No comments:
Post a Comment