Grice e Taddio: fenomenologia eretica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Udine). Filosofo italiano. Si occupa in particolare di fenomenologia
della percezione, ontologia e teoria della conoscenza a cavallo tra estetica e
metafisica. Si laurea in Trieste. Insegna a Udine. Allievo di BOZZI e DEROSSI. Il suo saggio Spazi
immaginali, Campanotto, con prefazione di Ferraris, è un testo di narrativa
filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico.
L’esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio
immaginale. Tutti i suoi saggi sono di matrice realista. Fenomenologia
eretica: saggio sull'esperienza immediata della cosa, Mimesis, s’incentra sull'analisi
di un unico esempio considerato dall'autore paradigmatico per l'intera
tradizione fenomenologica: la percezione di un cubo. L'analisi critica
dell'esperienza è sviluppata, da un lato, in rapporto alla fenomenologia
sperimentale e, dall'altro, in risposta alle critiche alla fenomenologia.
A partire di Magritte, ne Il mistero viene applicata la teoria della percezione
diretta al problema della raffigurazione pittorica. In L'affermazione
dell'architettura, Mimesis, la relazione filosofia-architettura sta al centro,
come in Costruire abitare pensare, Mimesis, e Città metropoli territorio, Mimesis.
Il concetto d’affermazione in architettura e preso in “aut aut”. In Verso un realismo,
Jouvence, si delinea un'ontologia della meta-stabilità. Sul tema del realismo
avvia un articolato confronto. Le riflessioni sul realismo si sono sviluppate
in diversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed
epistemologia -- v. Alfabeta, aut aut, Cinema & Cie, Teoria e Modelli, e La
filosofia futura. Fonda Mimesis. La società è detentrice dei marchi editoriali
di Mimesis in Italia. Progetta e realizza la rivista di approfondimento
culturale Scenari. Crea e dirige il festival Mimesis, territori delle
idee. A partire da una prima formazione politica di stampo
liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della cultura cosmopolita
in rapporto alle nuove forme di partecipazione democratica -- interventi:
festival Vicino Lontano, Pop Sophia, e Radio Radicale. Palazzo Reale, Genova. Altri
saggi: La natura della rappresentazione, Mimesis; Osservazioni sulla stabilità tra estetica e
metafisica, Jouvence; Un mondo sotto osservazione, Mimesis; La guerra e il
mortale (Mimesis); “Quale filosofia per il partito democratico e la sinistra, Mimesis;
La terra e il sacro, Mimesis; Un metodo pericoloso, Mimesis; Manifesto per una
sinistra cosmopolita, Mimesis; Radicalmente liberi, Mimesis; L'apparire della cosa,
Uno scandalo per il pensiero, su I lsole24ore,
aut aut. Ma il realismo non è tutto nuovo, su corriere. È il crepuscolo delle
tradizioni, su corriere. Sinistra e realismo, su alfabeta, Vuoti di sapere, su
aut aut. saggiatore. Passione politica e democrazia. Marionette al potere, Curi,
Marramao, Palazzo Reale Genova, Intervista. Artribune. Luca Taddio. Taddio.
Keywords: fenomenologia eretica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taddio,” The
Swimming-Pool Library.
Grice e Tagliabue: Remo, o le strutture del
trascendentale – il concetto di gusto nell’estetica italiana -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo italiano. Studia a Milano. Collabora a riviste. Saggi Le strutture del
trascendentale: piccola inchiesta sul pensiero critico, dialettico,
esistemziale, Bocca, Milano; e Il concetto dello stile: saggio di una
fenomenologia dell’arte, Bocca, Milano. Insegna a Milano e Trieste. Collabora a
convegni e scrive su La lettura e La rassegna d'Italia, la Rivista critica di
storia della filosofia, la Rivista di filosofia, Belfagor, il giornale critico
della filosofia italiana, la rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa, Lingua
e stile, Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut, ecc. Si occupa di
germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica, attraverso numerosi
saggi di taglio fenomenologico. Come per BARATONO e BANFI, la sua analisi dell'estetica e delle
scelte poetiche e stilistiche degl’artisti si distacca dall'impostazione di CROCE
e poi di CALOGERO per orientarsi verso l'aspetto pratico, influenzato anche
dall'esistenzialismo positivo d’ABBAGNANO, del fare arte, che non può ridursi
alla sola conoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche come
gesto manuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gl’elementi
formali e quelli contenutistici dell'opera -- sede, inoltre, dell'unità nel
rapporto tra percezione e immaginazione. Organizza le teorie d'artista e le
dottrine estetiche non tanto in senso cronologico, ma per tipi: estetica
vitalistica, estetica psicologistia, estetica formalistica, estetica fenomenologica,
ecc. In Linguistica e stilistica del Lizio, Ateneo, Roma, e Demetrio, dello
stile, Ateneo, Roma, si occupa di retorica e stilistica antiche. Altri saggi: Il
Lizio e il barocco, Bocca, Milano; Il barocco e noi; Anatomia del barocco, Æsthetica,
Palermo, indagano sul barocco artistico e letterario, Bocca, Milano. Si occupa
anche di estetica, del pre-criticismo, della polemica Nietzsche-Wagner, di
Goethe, Musil, Roth, Kafka, ecc. Critico con la contestazione studentesca, eppure
non evita il confronto con il movimento. I processi di GALILEI e l'epistemologia,
Bocca, Milano; Dai romantici a noi, Marzorati, Milano; Il concetto del gusto nell'Italia,
Nuova Italia, Firenze; Fenomenologia dei giudizi di valore, Istituto di filosofia,
Trieste; La SEMANTICA e i suoi problemi, Istituto di Filosofia, Trieste; “La
nevrosi: Saggi sul romanzo, Marietti, Monferrato; Nietzsche contro Wagner,
Tesi, Pordenone; Geologia letteraria, Garzanti, Milano; Goethe e il romanzo,
Einaudi, Torino: Einaudi; Il gusto nell'estetica, Centro di studi di estetica, Palermo:
Arte e alienazione: il ruolo dell'artista nella societa, Marzorati, Milano; I
sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica, Rizzoli, Milano; Sul
sentimento del bello e del sublime, Rizzoli, Milano; Sul gusto, Marietti, Genova;
Esercizi filosofici, Russo, L’estetica, Æsthetica Pre-Print; Dizionario biografico
degl’italiani, Roma, Treccani, Istituto, Enciclopedia Italiana. Ritratto di un
genio politicamente scorretto. Magris, Corriere della Sera. Guido
Morpurgo-Tagliabue. Morpurgo-Tagliabue-Remo. Tagliabue. Keywords: Romolo, le
strutture del trascendentale, concetto del gusto, estetica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tagliabue,” The Swimming-Pool Library. Tagliabue.
Grice e Tagliagambe: la mediazione della re-presentazione
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Legnano). Filosofo italiano. Studia a Milano su GEYMONAT
con cui si laurea con una tesi sull'interpretazione della meccanica quantistica.
Prosegue suoi studi specializzandosi sotto la direzione di Terleckij e Fock. La
sua attività si è sviluppata attraverso un variegato percorso che lo porta ad
insegnare presso diversi atenei e a collaborare con differenti centri di
ricerca ed enti istituzionali come consulente. Si concentra sul rapporto
tra filosofia e fisica quantistica in particolare sul concetto di realtàe sui
rapporti tra materialismo dialettico e fisica. Rivolve l'attenzione sui temi
del rapporto tra realtà OSSERVATA e sistema OSSERVANTE, le interazioni
reciproche e il ruolo del linguaggio, della comunicazione INTER-SOGGETIVA,
della mediazione linguistica e della semiotica. Elabora il ruolo e il
significato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza NATURALE e
intelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalle
tecnologie di informazione e comunicazione. Essamina i contributi sul significato
del concetto di margine, sia esso su un essere vivente, un'interfaccia o il
rapporto tra corpo ed anima, nei sistemi sociali e nella comunicazione. Studia
le forti inter-connessioni tra artificiale e NATURALE, il senso
dell'interdisciplinarità, e il saggio Il sogno di Dostoevskij: come l’anima
emerge dal cervello, Cortina, Milano, attraverso una visitazione storica dal
dibattito tra Dostoevskij e Secënov, fino alle scoperte della neuro-fisiologia,
mettendo a fuoco il senso del rapporto tra il corpo e l’anima, il significato e
la funzione dell'inconscio. Ricostrusce e interpreta l'intenso scambio
dialogico tra Pauli e il fondatore della psicologia analitica Jung, nel quale
emerge il rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra visibile
e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello spazio
intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso
un'esegesi di Florenskij. Le ricadute della sua filosofia sulle scienze
sociali ed economiche trovano approfondimenti nei saggi dedicate all'analisi
dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività presso la facoltà di architettura
l'ho porta a riflettere sull’epistemologia del progetto, sulla relazione tra
possibilità e realtà, sul rapporto tra l'io, lo spazio, il tempo – cf. Grice,
“Personal Identity” --, l'ambiente, tra urbs e civitas, sul concetto di
paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso tra globale e locale. Gli
sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima
tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e incorporati nella sua
filosofia. La sua riflessione è indirizzata anche ai temi dell'apprendimento e
dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla luce delle reali
esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione e innovazione che la
coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve affrontare Dirige il
rifacimento del manuale di filosofia di GEYMONAT, La realtà: ricerca filosofica,
Garzanti. Collabora con il CNI per il Scintille dedicato all'innovazione a Pisa,
Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari, facoltà di architettura di Alghero, vicepresidente
CRS4, ministero dell'istruzione, dell'università e della Ricerca per la
Riforma, CIES, FIESEC, direttore del progetto scuola digitale della Sardegna. Vedi
Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica; Scienza e marxismo in Urss;
La MEDIAZIONE linguistica. Il rapporto pensiero-linguaggio. Epistemologia del
confine; recensione Corriere della Sera che cita che con questo saggio va
avanti sul progetto di esplorare una originalissima epistemologia del confine.
La tecnica e il corpo. Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo
socio-economico. Individui e imprese: centralità delle relazioni. L'albero
flessibile. La cultura della progettualità. Lo spazio intermedio, Bocconi,
Milano, riprende, rielabora ed estende il concetto di confine. La didattica e
la rete. Più colta e meno GENTILE. Percorsi per l'obbligo formativo; L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia, Feltrinelli,
Milano; Scienza, filosofia, politica, Feltrinelli, Milano; Materialismo e
dialettica, Loescher, Torino; Scienza e marxismo, Loescher, Torino, La
mediazione linguistica: il rapporto pensiero-linguaggio, Feltrinelli, Milano; Lo
spiritismo, Boringhieri, Torino; L'impresa tra ipotesi, miti e realtà, ISEDI,
Torino; Epistemologia del confine, Saggiatore, Milano; La politica che non c'è:
dee guida per un progetto tra razionalità e valori, Demos, Cagliari; Il
sequestro dell'identità, CUEC, Cagliari; La città possible” Dedalo, Bari; Epistemologia
del cyber-spazio, Demos, Cagliari; L'albero flessibile: la cultura della
progettualità, Masson, Milano); Il profilo del tempo, Nuova civiltà delle macchine,
Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, Usai, Giuffré,
Milano; La didattica e la rete, Pitagora, Bologna; La comunicazione nell'era di
Internet; Etas Libri, Milano; Il destino del marxismo: dall'idolatria al
rifiuto; Luiss, Roma; La vittoria di
Babele: dalla filosofia naturale alla separazione dei linguaggi; Civiltà delle machine;
Filosofia della scienza, Cortina, Milano; Percorsi per l'obbligo formativo, PLUS,
Pisa; L’unitario, Cultura, Teramo; Le due vie della percezione e
l'epistemologia del Progetto, Angeli, Milano; Più colta e meno GENTILE: una
scuola di massa e di qualità, (Armando, Roma; Florenskij, Bompiani, Milano, La
tecnica e il corpo, Angeli, Milano; Individui e imprese: centralità delle relazioni,
Giuffrè, Milano; Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è, Einaudi,
Torino; Storia della filosofia, Filosofi
italiani, Bompiani, Milano; Storia della filosofia; Un confronto su materia e
psiche, Cortina, Milano, La libertà, le lettere, il potere; Rubbettino, Soveria
Mannelli; La realtà e il pensiero: la ricerca filosofica e scientifica, Garzanti
Scuola. Silvano Tagliagambe. Tagliagambe.
Keywords: mediazione linguistica, naturale/artificiale. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tagliagambe” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Taglialatela: istituzioni di filosofia –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Mondragone). Flosofo italiano. Studia a Sessa. Insegna a Cava e
Napoli. S’arruolarsi nelle truppe di GARIBALDI (si veda), per predicare i nuovi
ideali del movimento unitario. Dirigge una scuola privata. Riprende e sposa le
tesi di GIOBERTI (si veda), che lo affascina. Su questo indirizzo filosofico è
stato imperniato Istituzioni di filosofia, Diogene, Napoli, che riceve le lodi
di SPAVENTA. Non manca, in seguito, avendo aderito al protestantesimo, di
compiere opere missionarie, in particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal
riguardo è documentato il viaggio di Pescasseroli sul quale scrisse CROCE, che
segnala anche come e considerato, assieme a MAZZARELLA e CAPORALI, fra i
filosofi più creativi del movimento protestante in Italia. Altre saggi: Apologia
delle dottrine filosofiche di GIOBERTI, Diogene, Napoli, La scienza, la vita e SANCTIS,
Diogene, Napoli, GARIBALDI, Speranza, Roma; Il papa-re nelle profezie e nella
storia, Speranza, Roma, In Dio, Speranza, Roma; Fede, speranza e caritàm Speranza,
Roma; Teoria evangelica della vita, Speranza, Roma, Ciampoli, T., Unione, Roma;
Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari; Fiore, Civiltà Aurunca, Iurato, T.: dalla
filosofia del Gioberti all'evangelismo anti-papale, Claudiana, Torino; Gioberti,
Protestantesimo in Italia, Dizionario biografico dei protestanti in Italia; Società
di studi valdesi. Apologia della dottrina di Gioberti. Pietro Taglialatela. Taglialatela.
Keywords: istituzioni di filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Taglialatela” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tagliapietra: sincerità conversazionale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Studia al Foscarini di Venezia, e si laurea
alla Foscari con una tesi discussa con SEVERINO e MADERA. Perfeziona gli studi
d’ermeneutica sotto la guida di ENZO. Insegna a Sassari e Milano. Fonde nelle
sue ricerche un'indagine storica sulla filosofia romana con un'attenzione a
temi contemporanei legati al mondo delle immagini e della comunicazione, allo
studio del linguaggio e delle metafore, nonché all'intreccio storico e teorico
fra dramma e filosofia. In quest'ultima prospettiva si orientano i suoi saggi
sull'idea di sincerità e sul significato della bugia nel quadro di una
costruzione drammaturgica dell'individuo, sul ridere e sulla natura del
personaggio comico e l’eroe tragico. Cura per Feltrinelli, Boringhieri e
Mondadori L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di saggi sull'illuminismo e sul
tema della catastrofe; il Fedone o sull’anima, Feltrinelli, Milano; L’apocalisse
di FIORE (si veda), Feltrinelli, Milano; Voltaire, Rousseau, Manzoni, Volney,
Feuerbach, Mercier. Cura Valent. Collabora saltuariamente al Gazzettino,
il quotidiano della sua città, e a varie testate giornalistiche: Capital;
Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale Saturno del Fatto quotidiano,
ecc., con interventi di carattere culturale o legati all'attualità sociale e
politica. Con La virtù crudele: filosofia e storia della sincerità (Einaudi,
Torino, vince il Viareggio - è stato conferito il Viaggio a Siracusa per FIORE
(si veda) e la filosofia, Prato, Padova. È direttore del giornale critico di
storia delle idee. Fonda e dirigge a Milano del centro di ricerca inter-disciplinare
di storia delle idee e di Icone, un centro di ricerca di storia e teoria
dell'immagine a Palazzo Arese Borromeo. Altre saggi: La metafora dello specchio:
lineamenti per una storia simbolica, Feltrinelli, Milano, Boringhieri, Torino; Il
velo di Alcesti: la filosofia e il teatro della morte, Feltrinelli, Milano; Filosofia
della bugia: figure della menzogna nella filosofia occidentale, Mondadori,
Milano; La forza del pudore: per una filosofia dell'inconfessabile, Rizzoli,
Milano; l dono del filosofo: sul gesto originario della filosofia, Einaudi,
Torino; Icone della fine: immagini apocalittiche, filmografie, miti, Mulino,
Bologna, Sincerità, Cortina, Milano; Non ci resta che ridere, Mulino, Bologna; Alfabeto
delle proprietà: filosofia in metafore, Moretti, Bergamo; Esperienza: storia di
un'idea (Cortina, Milano; Filosofia dei cartoni animati, Boringhieri, Torino; Cartografia
filosofica, La migrazione dello spirito” Mimesis, Milano; Tempo a termine e
tempo senza fine: breve storia figurale della temporalità, Mimesis, Milano; Non
desiderare la donna e la roba d'altri, Mulino, Bologna; Il senso del dolore, Raffaele,
Milano; Zerologia. il vuoto e il nulla, Mulino, Bologna; Apocalisse di Giovanni,
Feltrinelli, Milano; La verità e la menzogna: sulla fondazione morale della
politica, Mondadori, Milano; Che cos'è l'illuminismo? la genealogia del concetto,
Mondadori, Milano; Il sacro, Gallone, Milano; La catastrofe. L'illuminismo e la
filosofia del disastro, Mondadori, Milano; La fine di tutte le cose, Boringhieri,
Torino; La storia e l'invenzione, Prato, Padova; Le rovine, ossia meditazione
sulll’impero romano, Mimesis, Milano; L'uomo è ciò che mangia, Boringhieri, Torino;
Montesquieu a Marsiglia, Inschibboleth, Roma; Bisogna sempre dire la verità? Cortina,
Milano; L’idea della fine, Agalma; Il rischio e il limite”; Magazine, Energia,
Pearson. Il gesto di Socrate; Il pudore e l'enigma; Spazio Filosofico, Tipologia
del riso, Fillide, Corpo di pazienza, Esser contro, XÁOS. Giornale di confine, Il
dono della filosofia, XÁOS. Giornale di confine, Il giallo della filosofia, XÁOS.
Il volto del potere, XÁOS, La Lotteria di Babele. Appunti filosofici su caso e
fortuna nella società della comunicazione, XÁOS. Giornale di confine, L'apocalisse
delle immagini. Esegesi del cinema a partire da Fino alla fine del mondo, XÁOS,
La gola del filosofo. Il mangiare come metafora del pensare, XÁOS. Dire la
verità. L'insistenza della critica, Giornale critico di storia delle idee, L'uomo è un animale che esita. Intervista di
Dotti, in Vita, Presentazione. Il dono del filosofo. Sul gesto originario della
filosofia in Inschibboleth, Presentazione. Icone della fine. Immagini
apocalittiche, filmografie, miti Del senso della fine. Dialogo con Dotti, Communitas,
Cultura: futuro, progresso e possibilità Lezione magistrale al festival di filosofia
di Modena, Inganni. Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza. La
filosofia della sincerità, di Pinto Il
riso è il proprio dell'uomo. Commento in margine a Non ci resta che ridere di Tugnoli.
Se essere sinceri è una virtù crudele. Uno studio fra storia e filosofia, Galimberti,
La Repubblica, La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità, Tugnoli, Dialeghestai.
Rivista telematica di filosofia, Premio letterario Viareggio-Rèpaci. Giornale critico
di storia dell’idee. CRISI: Centro di ricerca in storia delle idee. ICONE,
Centro europeo di ricerca di storia e teoria dell'immagine, su centro palazzo borromeo.
Ciclo di lezioni dette Decadi, Aula Tafuri, Palazzo Badoer, Venezia, nel quadro
del laboratorio di progettazione architettonica dello IUAV diretto da Rizzi e
costituente il I, Libro dello studio,
del progetto Lampedusa. La cattedrale di Solomon. Andrea Tagliapietra. Tagliapietra.
Keywords: Gioacchino da Fiore, l’apocalisse, dell’anima, Manzoni, inventare,
storia, sincerità. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tagliapietra” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Tamburino: all’isola -- il probabilismo
tenue nella filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Caltanissetta). Flosofo italiano. Entra nella
compagnia di Gesù, resta a Caltanissetta. Insegna a Messina e Palermo, e Monreale.
Consigliere e qualificatore nel santo uffizio dell’inquisizione, ossia di
esaminatore dei reati prima della loro attribuzione alla competenza dell'inquisizione.
Durante un soggiorno romano, quale rappresentante della provincia gesuitica
siciliana alla congregazione generale della compagnia di Gesù, conosce Greuter,
che lavora per la casa generalizia dei gesuiti. Apprezzandone le doti, T. gli
affida l'incarico di incidere le immagini della Madonna. Realizza finalmente il
progetto di dare alle stampe le notizie preparate da Gajetano, riguardanti
appunto i luoghi del culto mariano nell'isola, facendo illustrare l'opera con
tavole riproducenti le relative icone della madonna. Accanto alle suoi
saggi filosofici, restano anche edizioni, una in latino ed una in volgare, di
un volume con incisioni di raro pregio per la raffinatezza di Greuter. Di
queste II edizioni si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivanti
dall'esaurimento delle matrici, sono, per buona parte, prive delle pagine in
cui sono stampate le incisioni. Nella conoscenza del peccato attribuisce
importanza primaria alla cognitio singulorum, cioè alla capacità di valutazione
dei singoli. Diverso è, infatti, il peso delle colpe a seconda se a commettere
l'infrazione è l'individuo colto oppure l'ignorante. Nel individuo colto
prevale la VIS RATIOCINANDI. Nell’ignorante, la VIS SENTIENDI. Ancora
differenza c'è tra l'ACTIO HUMANA e l'ACTIO HOMINIS. La prima e compiuta in
perfetta consapevolezza. Nell’azione di un uomo la coscienza è spesso
condizionata dal patire passionale, che può essere VIOLENTVM, COACTVM, o
NECESSARIVM -- venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto passionale
c'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la coscienza
erronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della prudenza o
epi-eìcheia, riprendendo la tradizione d’AQUINO. A sostenere questa intensa
produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a Genova di Diana, rimane.
I suoi saggi hanno ampia diffusione fino al riconoscimento della validità delle
tesi probabiliste d’Alfonso de' Liguori che con la sua Theologia Moralis mette
sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Il probabilismo incontra
ostilità negl’ambienti religiosi più vicini al rigorismo dei giansenisti. A
contrastare le tesi del probabilismo i più influenti furono i domenicani, che
spinsero Retz, a farsi portavoce presso il papa per l'emanazione di un provvedimento
di condanna. Alessandro VII, sollecitato più volte, condenna il probabilismo.
Sono censurate solo le tesi più estreme. Un'altra condanna del probabilismo e
promulgata da Innocenzo XI. Però questa volta T. non sube sanzioni ad personam, così passa alla
storia della morale, come padre della probabilità TENUE.Con esso si chiuse il
periodo d'oro della esportazione della cultura siciliana. È sancita la completa
ri-abilitazione di T. con la pubblicazione di “Verità vindicata” che NICETI da alle
stampe a Roma. I suoi saggi sono stati riuniti in Methodus expeditae confessionis,
Opuscola tria de confessione, Comunione et sacrificio missae, Expedita decaloghi
explicatio. Libris decem digesta; De sacrificio missae Expedite celebrando libri
III, Della consolazione della filosofia, Juris divini, juris naturalis et juris
ecclesiastici, Expedita moralis explicatio, Complectens tractationes III, de
Sacramentis, quae sunt de jure divino, DE CONTRATTIBVS, QVOS DIRIGIT IVS
NATURALE; De censuris et irregularitate, quae sunt de iure ecclesiastico; Tractatus
de bulla cruciata; Sanctissimae deiparae cultus in Sicilia; Nomen sublatum; Ragguagli
delli ritratti della SS. Vergine Nostra Signora più celebri, che si riveriscono
in varie Chiese nell'isola di Sicilia; Opera di Cajetano della Compagnia di
Gesù; Germana doctrina R. Thomae perspicue refellens impugnationes baronii
adversus illam allatas; Tractatus in V ecclesiae praecepta; Tractatus de jubileo
manoscritto; Additamentum continens aliquot epistolas, et levem vindicationem
contra Joannem Sinichium hybernum authorem libri Saul et Rex, bibl. Roma. Fondo
Gesuitico, Traduce La consolazione della Filosofia. L'Anno dei Giorni
Memorabili, da Nadasi della Compagnia di Gesù., Burgio, Il probabilismo, Catania,
Soc. Storia Patria, Contenson, Theologiae mentis ob cordis, Tolosa, Deman,
Probabilisme, Colonia, Hebermann, Enciclopedia cattolica, Appelton, Petrocchi,
Il problema del lassismo, Roma, Storia e letteratura, Sinnichins, Saul et Pax,
Lovanio, Nempaei, T., Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Tamburino. Tamburino. Keywords:
prudenza, probabilismo tenue, lassimo vs. rigorismo, Grice on rigorismo, azione
di un uomo singolare, la forza del ragionare, la forza del sentire, il
necesario, il costretto (co-actum), il violento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Tamburino” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tafuri: il bizarro – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Soleto).
Filosofo italiano. Versatile e bizzarro ingegno, che dopo studi a Napoli e la
Sorbona si ritira nel natio, dove ha un cenacolo di allievi filosofi dell’accademia
esoterica. Il Socrate di Soleto è una personalità eclettica ed un
affascinante intellettuale, amante della conoscenza e studioso e di molteplici
campi della filosofia: alchimia, astronomia, astrologia, medicina,
fisiognomica, e magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi e lo studio dei
fenomeni della natura, l'anima del mondo, il miracolo, le meraviglie del creato
e l'unicità irripetibile di ogni essere umano. Considerato alla stregua di
un nostradamus salentino è onorato e temuto per le sue capacità divinatorie e
fisiognomiche tanto da attribuirgli demonologici. Un suo ritratto col
rosso copricapo della Sorbona si trova nel dipinto ad opera del galatinese Rosario
nella navata sinistra della chiesa Matrice di Soleto. Sepolto dapprima nella
chiesetta di S. Lorenzo delli T. adiacente alla sua abitazione e poi, dopo la
demolizione della cappella nel monastero di S. Nicola in una cassa di legno con
lo stemma della famiglia. Sull'architrave della sua casa natale è inciso
il motto, Humile so et humilta me basta/dragon diventaro se alcun me tasta. Con
quest'iscrizione esprime e manifesta a chiunque passasse dalla sua dimora la
sua mite natura caratteriale, mortificata dalle ingiurie e maldicenze in
conseguenza delle quali puo trasformarsi, ironicamente, attraverso alchimia e
magia, in un dragone. Nella Soleto e diffusa la consuetudine di incidere sulle
architravi delle finestre, sui cornicioni dei balconi o all'interno di uno
stemma, delle epigrafi con la finalità di motto. Un proverbio, una citazione,
un passo letterario, filosofico, o religioso, e un pensiero personale
descriveno la personalità e le attitudini del padrone di casa o invitano il
passante a riflettere su un tema o un monito saggio e profondo. Lo stemma della
famiglia, presente sulla porta della casa natia, è costituito da un albero di
quercia con due fulmini che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquila
bicipite scolpita sopra fa pensare ad un'origine albanese della famiglia. Infatti
molte famiglie albanesi e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica
sono costrette a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata
dei turchi che occupano i loro territori. Del salentin suol gloria ed
onore, lo define Tommasi. E davvero egli e, tra i filosofi che fioreno in
Puglia ben noto. Partito da Soleto per Napoli per approfondirsi nella
matematica dopo la preparazione ricevuta a Zollino da Stiso, vi torna famoso e
pieno di gloria. Desideroso solo di pace, apre una scuola di filosofia. Tra i
suoi allievi: CAVAZZA, VERNALEONE, SCARPA, e CORRADO. Assiduo verso gl’infermi,
è anche di modello coi suoi saggi, di ammirazione e rispetto coi suoi consulti
e dalla ignoranza popolana ritenuto un mago perché cultore di scienze inusitate
quali l'astronomia e l'astrologia. Tornando da Padova, cioè dai più grandi
centri culturali del tempo, solle certo le gelosie interessate di coloro che
non sanno rassegnarsi al suo prestigio professionale. A ciò si aggiunse il
vigile sospetto della curia arcivescovile messa sull'avviso dal concilio di
Trento. Egli che porta per tutte parti l'amore per il suolo natio col nome
di Matteo da Soleto, proprio in patria ha a difendersi da accuse di stregoneria
come spesso avviene a chi, filosofo, si rende filantropo. È più volte
interrogato per le sue capacità di previsione del futuro divinatorie ma è sempre
rilasciato innocente. Il codice vaticano è testimonianza pressoché
l'unica superstite del suo impegno speculativo. Da questo capostipite molti
furono i T. medici o giureconsulti che da Soleto trasferirono poi la loro
residenza a Gallipoli, Nardò e Lecce Galatone. Così troviamo nel Liber
baptesimorum dell'archivio parrocchiale di Soleto un clericus physicus
Honofrius Taphurus filius eccellentissimi doctori Francisci che è padrino al
battesimo di Carrozzini. Il pronipote di Onofrio, Vincenzo Maria e sindaco di
Gallipoli mentre il fratello di Onofrio,
dottore in giurisprudenza, vive presso la corte di Napoli. Svariati
giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,
Manni, La guglia, Galante, Nuove rivelazioni da un manoscritto, in 'Il filo di
aracne' -- Galatina, l'astrologo, Bernari
Istoria scrittori Regno di Napoli, Bernari.
Bernari, Il mago di Soleto: T., Milano, Tommasi; G. B., Biografia degli uomini
illustri del Regno di Napoli, Napoli, del Balzo di Presenzano, A., I del Balzo ed
il loro tempo, Napoli, Manni, Guida di Soleto, Galatina, Manni, La guglia di
Soleto, Galatina, Manni, La guglia, l'astrologo, la macàra, Galatina, Montinari,
Soleto, Fasano, T., G. B., Istoria degli scrittori del regno di Napoli, Napoli,
Bacca, Personaggi del sole culturale, Lecce Alchimia Galatina Giovanni Battista
Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di Raimondello Soleto. G. B. Tafuri.
Matteo Tafuri. Tafuri. Keywords: mago. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tafuri”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Tandasi: filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. The
philosophy tutor of Antonino. It is not known to which school he belongs. Grice:
“As a consequence, we shouldn’t know to what school *Antonino* does, but we do: Porch. Keywords: Porch, Antonino.
Grice e Tarantino: l’umanesimo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Gravina).
Filosofo. Noto per i suoi studi sul padre e per fondare insieme la sezione
dell'istituto italiano per gli studi filosofici di cui è stato anche presidente.
Ha saggi sulla pedagogia, la psicologia e l'umanesimo. Dopo la laurea,
diviene insegnante per i licei italiani; in particolare, insegna al liceo Federico
II di Svevia di Altamura dove uno dei suoi studenti è RUBINI. Nominato
dirigente scolastico del Liceo di Altamura, porta la scuola al più alto numero
di studenti mai raggiunto. In qualità di dirigente scolastico, si reca a Tokyo per una visita di incontro tra scuole. Durante
la sua permanenza si verifica un violento terremoto, che gli causa paura e
notevoli disagi con un volo di ritorno pagato 4000 euro e un'assistenza a
quanto pare insufficiente da parte delle autorità consolari del posto. Dirigente
scolastico del liceo classico Luca de Samuele Cagnazzi, presidente di
circoscrizione del Lions club Puglia Consigliere di Club del Lions Club
Altamura Host Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Altri
saggi: “Speranze e proposte formative. La lezione di T. (Bari); Dietro la ruota.
Infanzia pregiata, Levante, Lezioni di volo, Bari, L'inconscio e la coscienza nel pensiero di T.,
Bari,. L'umanesimo mediterraneo. Orizzonte storico-culturale per la costruzione
di una cittadinanza cosmopolita, Storia antica e moderna dell'ordine del tempio,
Nisroch, L'umanesimo di T., Aracne. Filippo Tarantino. Tarantino. Keywords:
umanesimo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Tarantino: l’inconscio e la coscienza –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Gravina). Filosofo italiano. Insegna a Pisa. Studia nel ginnasio e compì
gli studi superiori a Pisa, dapprima come studente all'università della stessa
città e successivamente come allievo della scuola normale superiore di Pisa.
Inizia gli studi sotto la guida di FIORENTINO (si veda). Si laurea e segue a
Napoli il maestro FIORENTINO. In sua memoria dedica al suo maestro “I Saggi
Filosofici,” ottenne la docenza in filosofia. Inizia ad acquisire notorietà
grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale Napoletano. Insegna al liceo
Genovesi di Napoli. Compone il Saggio sulla volontà, Gennaro, Napoli. Insegna al Marciano, e Pisa. Insegna anche
alla scuola di pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figura GENTILE. La sua
notorietà cresce sempre più grazie ad alcuni suoi saggi critici pubblicati
sulla Rivista di Filosofia Scientifica di MORSELLI, il più noto dei quali è su
Locke. Tra i suoi studenti di Pisa più noti figurano NICOLA ed ACCADIA. Torna
nella sua città natale, dove dona alla biblioteca Santomasi una parte cospicua
dei suoi libri. A lui è stato intitolato il liceo. Altre saggi: Appunti di
Filosofia, Toso, Aversa, Saggi filosofici, Napoli, Morano; Studio storico su Locke,
Rivista di Filosofia, Milano-Torino, Dumolard; Saggio sul criticismo e sull'associazionismo,
Napoli, Morano; In morte di CALDERONI, Vecchi, Trani; Saggio sulla volontà; Saggio
sulle idee morali e politiche di Hobbes, Napoli, Giannini; Il problema della
morale di fronte al positivismo e alla metafisica, Pisa, Valenti; Il principio
dell'etica e la crisi morale, Napoli, Tessitore; Il concetto dello STATO ed il
principio di nazionalità” (Napoli); “Discorso preposto alle traduzioni dal
latino, dall’inglese e dal francese di SOTTILE, Napoli; VINCI (si veda) e la
scienza della natura, Nel centenario di VINCI, La politica e la morale.
Discorso, Pisa, Mariotti, Sulla riforma universitaria, Rivista di filosofia. Cfr.
Turi, Gentile: una biografia, Firenze, Giunti, Parzialmente Google Libri.) tarantino-inconscio,
tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-,
Tarantino, Dibattista, Recchia-Luciani, L’inconscio e la coscienza nel pensiero
di T., F. T., Adda, F., Speranze e
proposte formative. La lezione di T., Bari, Levante, Amato, Orazione funebre in
onore di T.. Giuseppe Tarantino. Tarantino. Keywords: inconscio, Gentile, Vinci,
lo stato, la nazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Taranto: la colomba d’Archita –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo
italiano. Grice: “I was insulted, if not offended, by The Cambridge Dictionary
of Philosophy having ‘Anchita’ as Greek! The man as born in Taranto, Italy, and
died in Taranto, Italy! – He was a Tarantoian!” – “My favourite of his
philosophical tracts is “Della colomba,” – Strawson pointed out to me that
since this is a mechanical (mechanical-mechanical) pigeon, I should have used
‘scare-quote’ gesture!” Filosofo,
matematico e politico. Magnum in primis et præclarum virum -- Cicerone, De
senectute. Appartenente alla seconda generazione della setta di Crotone, ne
incarna i massimi principi secondo l'insegnamento dei suoi maestri FILOLAO ed
EURITO. Figlio di Mesarco o di Estieo o di Mnesagora, nasce nella città della
quale è stratego massimo, proprio nel periodo in cui Taranto raggiunge l'apice
del suo sviluppo economico, politico e culturale. Conduce una vita
austera, improntata a uno stretto auto-controllo nel rispetto delle rigide
regole della setta di Crotone, ma non priva di umana socievolezza. Rcconta ELIANO
che spesso quello s'intrattene a SCHERZARE CON I FIGLI DEI SUOI SCHIAVI e con
questi stessi non disdegna di sedere assieme a banchetto. Abile uomo politico,
si tramanda che è nominato per VII volte στρατηγός di Taranto, riuscendo ad
essere un condottiero sempre vittorioso nelle sue battaglie. Probabilmente è anche
stratego αὐτοκράτωρ della lega italiota, ricostituitasi dopo la morte di
Dionisio I di Siracusa, e che ha come sede Eraclea. Non si sa se, nonostante il
divieto della costituzione cittadina, è stato nominato consecutivamente. I suoi
mandati vengono datati tra il II e il III viaggio di Platone, quindi potrebbero
essere stati ricoperti anche uno di seguito all'altro. Attua una politica di
sviluppo che porta Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante
della Magna Grecia. Con l'edificazione di monumenti, templi e edifici da nuovo
lustro alla città. Potenzia il commercio stringendo relazioni con altri centri,
come l'Istria, la Grecia, e l'Africa. Durante il suo governo, si dedica allo
sviluppo dell'economia, favorendo l'agricoltura e insegnando egli stesso ai
contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro che
Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e ama ripetere. Se vi si
domanda come Taranto è diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti
la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore
rispondere: con la BUONA agricoltura, con la MIGLIORE agricoltura, con l'OTTIMA
agricoltura. Nel campo legislativo promulga una legge per favorire l’equa
distribuzione delle ricchezze, basandola sul principio dell'armonia matematica.
Uomo di multiforme ingegno, s’interessa di scienza, musica ed astronomia e
studia matematica con EUDOSSO di Cnido. La vastità di queste competenze si
spiega con il fatto che la scuola di Crotone conceve la matematica, o meglio
l'aritmo-geometria, fondamento della realtà naturale e l'universo come un
cosmo, ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai quali si genera
un'armonia musicale poiché la musica stessa si basa su precisi rapporti
matematici. Crede che i principi delle matematiche sono i principi di
tutti gl’esseri. Ora, il principi della matematiche e il numero. Pensa quindi
che gl’elementi del numeoi sono elementi di tutte le cose, e che tutto quanto
il cielo è armonia e numero -- Aristotele, Metafisica. Non a caso è stato il
primo a proporre il raggruppamento delle discipline canoniche -- aritmetica,
geometria, astronomia e musica -- nel quadrivium, l'ordinamento che riprende
BOEZIO (si veda). Infine, la partecipazione alla scuola di Crotone, configurata
come una setta mistica, è riservata a spiriti eletti e implica che gl’iniziati
che la frequentano hanno disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni
attività remunerativa e che puossono dedicarsi interamente alla filosofia -- da
qui il carattere aristocratico del potere politico che Crotone e suoi filiali esercitano
nella Magna Grecia ed Etruria fino a quando furono sostituiti dai regimi
democratici. Conosce Platone quando questo soggiorna a Taranto nel suo primo
viaggio verso Siracusa, dove ha un confronto piuttosto acceso con il tiranno
Dionigi I sulla realizzazione di una possibile RIFORMA FILOSOFICA del suo
governo. Questa'amicizia è preziosa per Platone quando compiendo questi il suo III
e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo di realizzare la sua riforma, il tiranno
Dionigi il giovane lo caccia dall'acropoli facendolo vivere nella casa di
Archedemo, vicino ai mercenari che mal lo sopportano. È grazie ad Archita, il
quale invia il tarantino pitagorico LAMISCO a Siracusa per convincere l'amico
Dionigi a liberare Platone, che questo puo lasciare la Sicilia – “maledetta
isola,” in parole di Platone. Lo stesso Platone racconta così quegli
avvenimenti in una lettera. Sembra che Archita si sia recato presso Dionisio. Perché
io, prima di ripartire avevo unito Archita e i tarantini in rapporti di
ospitalità e di amicizia con Dionisio. E così con un terzo invito Dionisio mi
manda una trireme per agevolarmi il viaggio, e insieme manda un amico di
Archita, Archedemo, che egli ritene fosse il più apprezzato da me tra quei di
Sicilia, e altri siciliani a me noti. Altre lettere poi mi giungeno da parte di
Archita e dei tarantini, che fanno grandi elogi dello zelo filosofico di
Dionisio, e anche avverteno che, se non ando subito, avrei causato la completa
rottura di quell'amicizia che io avevo creato tra loro e Dionisio, e che è di
grande importanza politica. Vennero in molti da me, fra cui alcuni servi, e
quindi miei concittadini. Essi mi riferivano che calunnie circolano su di me
fra i peltasti, e che alcuni minacciano, se riusciano a cogliermi, di
sopprimermi. Escogito allora qualche mezzo di salvezza: mando ad avvertire
Archita e gl’altri amici di Taranto in che condizione mi trovo. E quelli, colto
un pretesto per un'ambasceria, mandano uno dei loro, LAMISCO, con una nave e
trenta rematori. Costui, appena giunto, intercede per me presso Dionisio,
dicendogli che io voglio lasciar e nient'altro che lasciar Sicilia. Dionisio
accondisce e mi lascia andare, dandomi i mezzi per il viaggio. Archita muore a
seguito di un naufragio probabilmente nel corso d’operazioni di guerra nelle
acque di fronte a Mattinata sul Gargano e lì e sepolto, come riferisce ORAZIO. TE MARIS ET TERRÆ NVMEROQVE
CARENTIS HARENÆ MENSOREM COHIBENT ARCHYTA PVLVERIS EXIGVI PROPE LITVS PARVA
MATINVM MVNERA. Nonostante e visto
dopo Socrate, è considerato un continuatore dei filosofi piu antichi, perché
appartenne alla scuola di Crotone e si mantenne aderente al pensiero di questa
setta, tant'è che basa le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla
matematica. Al riguardo, infatti, così recitano due suoi frammenti. Quando un
ragionamento matematico è stato trovato, controlla le fazioni politiche e
aumenta concordia quando c'è manca l'ingiustizia, e regna l'uguaglianza. Con
ragionamento matematico noi lasciamo da parte le differenze l'un con l'altro
nei nostri comportamenti. Attraverso essa i poveri prendono dai potenti, ed i
ricchi danno ai bisognosi, entrambi hanno fiducia nella matematica per ottenere
un'azione uguale -- Giamblico, de comm. Math. Per essere bene informato sulle
cose che non si conoscono, o si devono imparare d’altri o bisogna scoprirle da
sé. Ora imparando si deduce da qualcun altro e ciò è straniero, mentre
scoprendo da sé è PROPRIO. Scoprire senza cercare è difficile e raro, ma con la
ricerca è maneggevole e facile, sebbene CHI NON SA CERCARE NON PUO TROVARE. Dollo,
Istituto e museo di storia della scienza Archimede, Olschki. A lui sono
tradizionalmente attribuiti molti testi. Sono sopravvissuti alcuni frammenti conservati
nei saggi d’Ateneo e CICERONE e provenienti dai suoi discorsi morali, che
delineano un filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla
dottrina di Crotone e piuttosto influenzato dall’Accademia Viene considerato
l'inventore della meccanica razionale e il fondatore della meccanica. Si dice
che inventa due straordinarie apparecchiature meccaniche.
Un'apparecchiatura è un uccello meccanico, la famosa colomba, l'altra sua
invenzione era un sonaglio per bambini. Il primo è descritto d’Aulo GELLIO (si
veda), e ne tenta la ricostruzione Schmidt. Si tratta d'una colomba di legno,
vuota all'interno, riempita d'aria compressa e fornita d'una valvola che
permette apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su un
albero, la colomba vola di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la fuoruscita
dell'aria ne provoca l'ascensione. Ma giunta ad un altro ramo, la valvola o si
chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi. E così di
seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa. Il secondo
giocattolo, la raganella, ha fortuna. È ancora in uso e spesso si vede nelle
fiere popolari di giocattoli. Nella forma originaria è costituita da una
piccola ruota dentata fissata ad un bastoncino. Sulla ruota, da dente a dente,
salta una molla cui è congiunto un pezzo di legno. Aristotele consiglia questo
giocattolo ai genitori perché, divertendo e captando l'attenzione dei bambini,
li distoglie dal prendere e rompere oggetti domestici. Si dice anche che
inventa la carrucola e la vite, anticipando Archimede. Il più importante
risultato ottenuto da lui è una soluzione tri-dimensionale del problema della
duplicazione del cubo. Precedentemente, Ippocrate ri-conduce questo problema ad
un problema di proporzionalità. Se a è il lato del cubo che si vuole duplicare,
il problema consiste nel trovare due valori x e y medi proporzionali tra a e
2a, ovvero tali che a:x=x:y=y:2. Trovati questi due valori, x rappresenta
il lato del cubo con volume doppio. La costruzione geometrica utilizzata d’Archita
per risolvere questo problema è uno dei primi esempi dell'introduzione del
movimento in geometria. In esso si considera una curva, conosciuta come curva
d’Archita, generata dall'intersezione della superficie di un cilindro e di un
semi-cerchio in rotazione rispetto a uno dei suoi estremi. Si dedica anche
alla teoria delle medie, e da il nome alla media armonica o media sub-contrari).
Inoltre, dimostra che tra due numeri interi che sono nel rapporto {\{\frac
{n}{n+1}}} non è possibile trovare nessun altro intero che e una media
geometrica. Il risultato ha applicazione alla teoria delle scale musicali. Apuleio
riporta un argomento di fisica trattato d’Archita: la natura della riflessione
della luce sopra uno specchio. Platone pensa che dai nostri occhi partano dei
raggi luminosi che vanno a mescolarsi con quelli che colpiscono lo specchio.
Archita concorda col fatto che i raggi partano dai nostri occhi, ma senza
combinarsi con alcuna cosa. Più felici furono le sue deduzioni sul rumore.
Egli capì che provenivano dalle vibrazioni prodotte dall'urto dei corpi
nell'aria. Da tale scoperta, formula l'ipotesi che anche i corpi celesti,
dotati di continuo movimento, produceno rumore. Questo rumore però, non sarebbe
udibile dai sensi umani, essendo non intervallato, ovvero continuo nel
tempo. Molto interessanti sono gli studi di carattere sperimentale che
conduceno a conoscere le cause che diversificano i suoni acuti dai gravi,
diversità che sono in funzione della rapidità della vibrazione. Tanto più
rapida è la vibrazione, tanto più acuto è il suono che ne proviene, e
viceversa. Esperimenti sono eseguiti con flauti, zufoli, tamburelli, e si
constata come anche LA VOCE UMANA segue questo principio. Nell'ambito della
teoria musicale sviluppata dalla scuola di Crotone, ed esposta per la prima
volta da Filolao, III contributi sono sicuramente dovuti ad Archita. I è
la teoria secondo cui l'altezza dei suoni è determinata dalla loro velocità di
propagazione. Secondo Archita, una bacchetta che oscilla più velocemente -- con
frequenza più alta -- produce un suono che si propaga con maggiore velocità
nell'aria, e che di conseguenza è percepito come più alto, rispetto a una
bacchetta che oscilla più lentamente. Questa teoria, per quanto non corretta
dal punto di vista fisico e percettivo, rappresenta il primo tentativo di
attribuire parametri quantitativi alla propagazione del suono, ed è ripresa da
molti autori successivi -- inclusi Platone e Aristotele. Il secondo contributo
è di natura specificamente matematica. Archita conosce la relazione fra
intervalli musicali e frazioni che conduce alla costruzione della scala
pitagorica. Uno dei problemi teorici connessi a quella costruzione è il perché
gl’intervalli sono progressivamente suddivisi secondo quelle particolari
proporzioni, anziché suddividere semplicemente ogn’intervallo in due sotto-intervalli
uguali. Per comprendere la natura del problema si deve ricordare che per
definizione gl’intervalli musicali si compongono moltiplicando fra loro i
rapporti corrispondenti – v. g. , la XVIII 2:1 si può ottenere componendo una V
3:2 con una IV 4:3, infatti 3:2 x 4:3 = 2:1). Quindi per suddividere un
intervallo a:b in II parti uguali si deve trovare il medio proporzionale fra a
e b, ossia il numero x tale che a:x = x:b -- ciò equivale a cercare la radice
quadrata del rapporto a:b. Archità osserva che l'intervallo di doppia IV (4:1)
si può suddividere in due sottointervalli uguali (rappresentati dal rapporto
2:1), ma dimostra matematicamente che nessun rapporto del tipo super-particulare
{\ {\frac {n+1}{n}}} - genere a cui appartengono tutti gl’intervalli
fondamentali della scala pitagorica (2:1, 3:2, 4:3, 9:8) - ammette un medio
proporzionale fra i numeri interi. Quindi nessuno di quegli intervalli può
essere suddiviso in due parti uguali -- se si mantiene l'ipotesi che ogni
intervallo musicale corrisponda a un rapporto fra numeri interi. Infine,
Archita descrive la costruzione delle scale musicali nei III generi: dia-tonico,
cromatico ed en-armonico. Diversamente dalla scala pitagorica, il tetra-cordo
dia-tonico proposto da Archita è formato dai rapporti 9:8, 8:7 e 28:27. Quello
pitagorico contiene invece due intervalli di tono uguali, 9:8, e un semitono di
256:243. Nel tetra-cordo cromatico di Archita figurano gli intervalli 5:4,
36:35 e 28:27, e in quello enarmonico gli intervalli 32:27, 243:224 e 28:27.
Questi valori sono riportati da Tolomeo, che afferma che si basa sulla
necessità teorica di descrivere tutti gl’intervalli consonanti con rapporti
superparticulari -- e tuttavia nel tetracordo enarmonico figurano rapporti che
non appartengono a quel genere. I filosofi hanno invece ipotizzato che Archita vuole
descrivere matematicamente le scale musicali effettivamente in uso nella
pratica a lui contemporanea, sulla base dell'osservazione diretta delle
tecniche di accordatura usate dai musicisti. Archita si propone di superare il
problema dei commi musicali. Afferma che l'VIII puo essere divisa in 12
semitoni uguali ed indica un divisore che ne consentisse la partizione, cioè un
numero prossimo ad un terzo di л. In effetti il divisore dell'VIII della scala
temperata, la radice XII di 2 =1,0594630943592…. è prossima a л/3=1,0471975
postulato sia da lui che d’Aristosseno. La divisione dell'VIII a cui Archita
pervenne è la seguente: л/3, Л 4/11, Л 3/8, Л 2/5, Л 3/7, Л 5/11, Л 9/19, л/2,
Л 7/13, Л 4/7,Л 3/5 Л 7/11, nell'ordine: II min., II maggiore, III minore, III
maggiore, IV giusta, IV eccedente, V giusta, VI minore, VI maggiore, VII
minore, VII maggiore, VIII. Il divisore proposto d’Archita porta a differenze
con la scala temperata dell'ordine delle decine di centesimi di
semitono. È trattata da Archita in un passo di Eudemo da Rodinel suo
commento alla “Fisica” di Aristotele, nel quale si discute il problema della
dimensione dell'universo. Per Archita l'universo è infinito. Se mi trovassi
all'ultimo cielo, cioè a quello delle stelle fisse, potrei stendere la mano o
la bacchetta al di là di quello, o no? Ch'io non possa, è assurdo. Ma se la
stendo, allora esiste un di fuori, sia corpo sia spazio -- non fa differenza. Sempre
dunque si procede allo stesso modo verso il termine di volta in volta
raggiunto, ripetendo la stessa domanda; e se sempre vi è altro a cui possa
tendersi la bacchetta, è chiaro che anche è interminato. In Enciclopedia
Garzanti di Filosofia Archita. Museo Nazionale e archeologico di Taranto. Riedweg,
Pitagora: vita, dottrina e influenza, Vita e Pensiero, Ceglia, Bari. Seminario
di storia della scienza, Scienziati di Puglia: Adda, CICERONE, De senectute,
ELIANO, Varia istoria; Ateneo; Dizionario di filosofia, Treccani alla voce
corrispondente. Pareti, Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'Antichità,
Storia e Letteratura, Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini
leggendarie alla CONQUISTA ROMANA, Edipuglia. Juliis, Magna Grecia: l'Italia
meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Edipuglia
srl, Ai tarantini, citato in La Voce del Popolo, Dizionario della civiltà,
Gremese Editore, Nicola, Atlante illustrato di Filosofia, Giunti. “κόσμος”
nasce in ambito militare per designare l'esercito schierato ordinatamente per
la battaglia (in Sesto Empirico, Adv. Math.); Joost-Gaugier, Pitagora e il suo
influsso sul pensiero e sull'arte, Edizioni Arkeios, Pichot, La nascita della
scienza: Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Edizioni Dedalo,Cfr. anche Bonghi,
Delle relazioni della filosofia colla società: prolusione, Vallardi. Secondo
una tradizione apocrifa Archita trae dalla filosofia dell’accademia la
convinzione della immortalità dell'anima. Al contrario CICERONE ritiene che
Platone si reca in Sicilia per conoscere le dottrine pitagoriche che apprende
da Archita e che condivide divenendo lui stesso pitagorico. Cfr. CICERONE, De
Repubblica, De finibus bonorum et malorum, Tuscolanae disputationes, D.
Laerzio, Platone, Lettera, Vita di Platone. Urso, La morte d’Archita e
l'alleanza fra Taranto e Archidamo di Sparta, Aevum, Taddei, I robot di Vinci:
la meccanica e i nuovi automi nei codici svelati, ed. VINCI, GELLIO, Notti
Attiche, Aristotele, Pol., Pitoni, Storia della fisica, Società
tipografico-editrice, Boyer, Carl B., Storia della matematica, Apuleio,
Apologia; Platone, Timeo, A Giambico, in Nicom.; Ceglia, Università di
Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: dda, p.1ific. Huffman,
Archytas of Tarentum. Pythagorean, Philosopher and Mathematician King,
Cambridge -- l'edizione più completa dei frammenti --; Cardini, I pitagorici,
testimonianze e frammenti, La Nuova Italia, Firenze Platone, Lettere, Mondadori;
Grande, Archita e i suoi tempi, Taranto, Cressati Paris; Olivieri, Su
Archita tarantino, memoria letta all'Accademia Pontaniana; Frajese, Attraverso
la storia della Matematica, Veschi, Roma Stante, I problemi di terzo grado e
Archita da Taranto, Lecce; Tagliente, “La
colomba d’Archita”, Scorpione, Taranto; Tagliente, Il mistero del trattato
perduto, Scorpione, Taranto A. D. Abbaiatore, Scritture Musicali greche, Teoria
armonica ed Acustica, Taranto nella civiltà, Napoli Taranto e il Mediterraneo,
ISAMG Taranto, Filosofia e scienze, Napoli Eredità, Taranto, Alessandro il
Molosso e i condottieri, Taranto, Teofilato, "Interpretazione di
Archita" dalla rassegna Vecchio e Nuovo di Lecce; Mele, Archita, i suoi
tempi e il suo pensiero, in Taranto tra Classicità e Umanesimo, Scorpione
Editrice Taranto; Personalità legate a Taranto Raganella (strumento musicale)
Eudosso di Cnido. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. A buon diritto
chiamare l'inventore de'moderni palloni arrostatici. Però un secolo prima a
LANA, SCALIGERO, a proposito della colomba volante d'Archita, della quale parla
ORAZIO nell e sue odi, indica il modo di costruirla. Nulla di più facile, dice.
Basta comporre la sostanza con midolla di giunco, e diligentemente coprirla
colla pelle adoperata dai battiloro. Mediante un facile meccanismo sipuò dar
movimento alle ali. Scaligero scorda di avvertire che bisogna riscaldare l'aria
interna con un lumicino quando rolevasi farla volare. Cosi trova il modo di far
salire nell'aria un pallone in forma di colomba, dacchè tutto fa credere che i mezzi
impiegati da questo filosofo sono gl'identici che quelli impiegati oggigiorno
per levare i palloni. Quanto al ritorno della colomba, obbediente alla voce
d'Archita, questa evidentemente è una favola. Sempre, a un fatto sorprendente,
l'immaginazione aggiunge circostanze impossibili. Ma ciò che io credo
innegabile è che l'areostato èconosciuto a tempi detti favolosi, e che, amio
parere, sono reminiscenze di una civiltà perduta, che Vico chiama il regno
degli dei. Quegli ignivomi draghi. SULLA COLOMBA Entre a pišivago, e più
superbo volo pel regno aereo l'ali fu e spandea, e di spirto novello acquisto
fea La Colomba d'Archita inverso il Polo, volgendo a caso i suoi begl’occhi al
suolo del terzo ciel la vezzofetta dea, la vide, e per rapirla già scendea da
quel de' dei seggio beato, e solo. Allor grido, e quafi fu per dire: Oh così fosse
pur la mia. Colomba, Fattasi Citerea con gran desire, di legno fols'avvide: esserl'augello.
ARCHITA. Juan.
Juven. Ital. Sacr. in Tarentin. Mitrop. Lamb. in Schol. Horat. Od.) regnasse più di un’anno. I nuove grazie
adorna il suo bel volto D LLi:etasengiva in maestà reale astrea, mirando
venerato, e colto fa più volte prefetto della sua patria, ancorchè le leggi
comandassero, che nessuno in tempo di sua vita quel delle leggi fu e pregio
immortale. Quando Prudenza, il dolce fuon disciolto, figlia d' eccelsa mente, e
trionfale, non titurbar, le diffese sia tolto il primier di regnare ordine
uguale. Tempo verrà che in arme, e in toga imperi più d'un'anno al suo ftuoi,
mai sempre intento Archita a nuove glorie, e a bei pensieri. E a Leila Diva, in
cento modi, e certo muta pur leggi, e Fafti miei primieri, Purchè Archita mio
regni, io mi contento. Diogen. Laert. in Vit. Archyt. In Joan. Buno. not. ad Philip. Cluver. ARCHITA FILOSOFO PITTAGORICO, E
MATEMATICO E PERITISSIMO. Odar chi mai tanto ti può, che basti, alma immortal
degnissima d'impero? Chi dir di tue virtudi il volo altero, per cui fovra ogni saggio
alto poggiasti? Del ciel le stelle, e i moti lor sì vasti, tu delle cose le
cagioni, e'l vero, e quanto il mare, e l'universo intero circonda, e abbraccia,
chiaro a noi mostrasti, tu, ch'eccedi de’ savii i bei consigli già di ogni uman
pensier reso maggiore, quanto il sol delle stelle avanza irai, tu, che te
stesso, e null? altro somigli, coll'auree del tuo suon note canore tu sol di
tue virtù cantar potrai. Diogen. Laert. in vit. Archyt. For eft. Joan. Juven. Tarentin. Lambin in
Scbol. Horat. Od. Nicol. Parth. Giannet. in Geograph. SEN. TARENTINO, Scrivendo contro il Piacere. O So,
chemente all'Von dona, e Tume aquella; SENTIMENTI D'ARCHITA chi dietro alsuo
piacer brutale corre, e del sensorio fà l’alma ancella, bruto diventa agli
altri bruti eguale, tutto perdendo il bel, che aveva in ella. Senza lume si vago,
e rilucente Joan. Juven. Tarentin.
Mente, ch'èper fuo pregio trionfale della divinità parte più bella che
quando avvien, che sopra l'alma impero abbia il piacere, allor cieca è lamente è
cieca la ragion, cieco è 'l pensiero. Oprano i bruti, e senza il suo primiero lume
fia, chel'uom bruto anchedivente. E pur ESER, Diogen. Lacrt. in vit. Archyt.
Foreft. Joan. Juven. Tarentin.
Mille a mille empj nemici, incampo scendete pure, e con terribil grido, no uche
con quel dell'armi orrido lampo Fate tremar dell'onde Jonie illido. ESERCITO
TARENTINO NON MAI VINTO, ESSENDO CAPITANO. Là nel Galelo col suo nobil campo
Itene or lieti delle forze usate, faran del vostro suol le schiere armate, finchè
Archita sia duce, alta vendetta. ARCHITA v'aspetta il bravo duce. E già lo
strido de' corni i' fento, en el cercarlo scampo già cader vi vegg'io pel colpo
infido, ed alla patria, che il trionfo aspetta, le tolte spoglie in vostro
onormostrate. Se per ostil cadeste atra disdetta, LA, ARCHITA D'ESSER
CAPITANO, PER SOTTRARSI ALL'INVIDIA, L'ESERCITO DE TARENTINI E' FATTO PRIGIONE
DA NEMICI. Arme il fulgore insiem spaventa, e sfida co’luoi deftrieri i
cavalier, già scende sangue da larga vena in terra infida, mira Tarento mio,
quei, che fen muore, hàgli spinti l'invidia a tante pene. LASCIANDO DO di
guerra sonar le trombe orrende? di come il rio Marte all'alte strida di quel drappello,
e questo i cuori accende, perchè col ferro suo l'un l' altro ancidas arme, arme
fre me ognun: già di tremende e quei, che'l braccio stende alle catene son
dolci figli, oimè, del tuo dolore, freme contro d'Archita il rio livore,
E lull'alme innocenti il mal senviene. Diogen: Laert, in vit. Archyt. Joon.
Juven. Tarentin. AR.: ad altri venduto, ed alla fine è riscattato offri; buon savio,
soffri. Ecco fortuna S di mortal sfavillando atro disdegno sue forze impiega, e
l'arme sue raduna, per far del tuo valor sterminio indegno, già l'empia, oime!
con faccia torva, e bruna scocca saette últrici, e ben al sogno colpito hà
omai; ve come in preda d'una ti dà vile ciurmaglia in fragil legno. TARENTINO
ARCHIT. A peregrinando per imparare, è preso dà’ corsari, serve ma che sie; se
delcuorle forti tempre Alexand. ab Alexand, Joan. Juven. Tarentin. Di. Pur non
è fazia no, schiavo al servaggio Ti mena ancor, perchè nel duol di stempre il magnanimo
tuo nobil coraggio rassoda più ne'colpi suoil'Vom saggio, E di sua libertà gode
mai sempre, PLATONE DOPO AVER CAMMINATO L'EGITIO, VIENE IN ITALIA PER IMPARAR
SOTTO LA DISCIPLINA, edesti pur, come il gran Nilo altero, da perenne sboccando
occulta fonte ogni argine disprezzi, ed ogniponte, e i campi ad ipopdar si apra
il sentiero e di vi asperto di sudor la fronte delle scienze falisti all' arduo
monte, e ti fur quelle il solo premio intero, ed or, per sulle scienze alzare
un volo sotto l’aurea d'Archita arte gentile, cerchi il Galeso, e l Tarentino
luolo? Dunque in Egitto Eroenonv hà simile, CICERONE de finib. bonor. molor. Foreft:
Joan. Juven. Tarentin. DOPS V D'ARCHITA TARENTINO si, vedesti l’egizio, e 'l greco
impero, ARCHI. Nè ingegno in Grecia, al solo Archita, al solo suo noro ingegno,
anche oltre Battro, e Tile. A ARCHI. Pri, Fortuna, per un
solmomento gl’occhi, cui buja notte orrida cuopre, e mira, le il tuo solle afproardimento
contro savio maggior sua forza adopre. Questi è il gran Platone, e quegli son
que cento Folle, Re Plato al tuo servil flagello ARCHITA TARENTINO RISCATTA
PLATONE PRESO DA CORSARI. Empj ladron, per le cui mani, ed opre schiavo il
facefti; or com 'ei sparge al vento gl’infranti lacci, e in libertà li scuopre?
Com e il trionfo, che del suo servaggio ornar credesti e de' suoi guai far
bello, qual peve dilegudfli al caldo raggio? Menalti, a un cenno sol d'Archita
il saggio cara torna la libertà di quello. Joan. Juven.T'arentin. e Se
avvien, che della gloria i m i diftempre La bella gloria è tua, fe Plato
apprese che del tuo figlio al nome accrebbe il vanto, CICERONE, de
finib.bon.domal. Fiscula Joan.Juven. Tarcntin. ARCHI. ARCHITA MAESTRO DI
PLATONE. C Figlio di puro core, e viva immago, che vero io canto, efoldiluimi
appago, dice un giorno Atene in dolci tempre, dal tuo gran figlio Archita il
pregio santo, E B alme di virtude auree contefe. ella è mia pure, e téco i
fafti io canto: Poich? Ei tal lume in tutto il mondo accese, nel gaudio, el
corc in fuperbito, e pago pel mio Plato or fen vada, un don si vago A te, Tarento
mio, debbo mai sempre. ARCHITA CAMPA PLATONE DALLA MORTE INTENTATAGLI DA
DIONISIO TIRANNO. AR, Due Polato il scan Plato, ahimè, quel saggio, t
Veloce sahi laffo a tramontar quel raggio Det rio fallir le pene: omai trionfi si
bella dote, e vinca ancor sapienza. Si disse Archita; e i fieri petti, e
tronfi. Placando al gran poter d'aurea eloquenza, morrà, perchè un tiranno
indegno d'ostro sogna sospetti, e teme indarno oltraggio? Correrà, che dà lume
al secol nostro? Ed io, perchè più viva, ancor non mostro, Non mostro, ancor
dell'anima il coraggio? No, che non porterà l'alma innocenza Plato all'ombra
viveade'suoi trionfi. CICERONE Tuscul. Diogen. Laert. Vit. Archyt., o Platon. Juan. Juven. Tarentin. Ital. Sacr. in Torentin. Metrop.
Plutar. in Platon. Sabell. Ennead. ARCHITA TARENTINO A PLATONE. Se amica
pioggia a temprar mai l'ardore scende dal ciel, non giace no più china La
fronte lor, ma col nacio colore s'innalza si, che al ciel più si avvicina; lasso
! calo io restai, allor che infermo Starte neudj fra pene, o mio buon Plato senza
ajuto languendo, e senza schermo. Ma or che di sua vita al primo stato fatto
hai ritorno, io mi rinfranco, e fermo pertemi rendo, cfon, qual pria, beato. Q
Diogen. Laert. in vit. Archyt. Joan.Juven. Tarentin. Val Yenza umor giglio
languisce, o fiore, E scolorito à terra il capo inchina, questo il vermiglio
onor, quello il candore Perdendo a poco a poco in sua ruina: PLA. Q A te del
loro autor duce sì pio in mezzo del cammino elle si stanno, pss.) Ma giugnere
alla meta orgoglio sette Ben le vedrai, fe nuovo spirto avranno, PLATONE MANDA
ISUOI COMMENTARIJ AD ARCHITA TARENT INV. Veste assai più, che dell'ingegno mio,
opre de'tuoi fudori, onde a be'studii delle più gloriofe alte virtudi La mia
mente infiammaiti, el buon deslo, Opre dunque son elle ora imperfette. Raro è
però l'onor, se a te verranno; Più raro, le giammai fien da te lette. Diogen
Lacrt. in vit. Archyt. Platon.in Epist. Vengono, Archita. O: tu le leggi, e i nudi
sensi del tuo saver poi mi dischiudi con quella libertà, con cui le invio, PLA,
Gloria dai tuoi si provvi di sudori, soffri in regnar, grida la Patria, e
uffici Mostra di quel, che sei, Signor de cuori, E tu mal grado imperi? et ila mente
Non fei; la Patria hà in te parte del tutto. Non oscuro è il linguaggio; od i
mia mente: O rendi alla tua Patria il ben, ch'èsuo, O del suo ben fà, ch'ella n'abbia
il frutto. CICERONE de finib. bonor. comalor. la de Offic. Joan. Juven.
Tarentin. in Prefate do Lib.z. Cap.2. Platon. in Epif. gi PLATONE
TÀRENTINO VN malele solo (AD ARCHITA On, a se folo no, nasce agli Amici, nasce
alla patria l'uom, nasce a Maggiori, E dal bel nascer suo giorni felici speran
questi, e sperar voglion tesori. Or soffri, o Figlio, o tu, che tanta elici De'
gran pubblici affari? ah che sol tua SULLA AD ARCHITA TARENTINO, Del buon
governo, e loro fren spogliace. O naufragar, dall'empie arti indiscrete di
piggior duce a morte ria guidate: El soffriran del cuor le tempre? Ah fiamma
D'amor mostrate, evoi la Patria bella Reggete: omai con quell'ardor, che
infiammar così lungi da lei strage rubella Sen fuggirà, qual Cervio a i colpi, o
Damma, O, che viver a voi non mai potrete; Se non vivrete ad altri se se
pensate Goder mai signoria, nè servirete Alle pubbliche cose, alle private, O
vacillar ben presto le vedrete E poi fia vostra gloria il ben di quella. In
argument. 9. ad Epist. 9. Platon, D'ARCHITA Ad de Archita, e vidjo senza
conforto E scorse fino all' ultimo confine La Terra, e il Ciel coll'arti fue divine,
Archita il grande, il nostro padre è morto! Del mar le Dive usciro al pio
lamento. SULLA MORTE. Pianger lo stuol da rio dolore assorto. Oimè, dicean, chi
dall'Occafo all'Orto, CAdele Dell'alte sue virtudi, e pellegrine, Pallido il
viso, e lacerato il crine, E in lor leggendo i gran pubblici danni Pianfero', e
poi partiro, e di Tarento Giunte alla Reggia: or vesti i negri panni Da e r, bella
Città: per tuo tormento Archita è morto ahi sul bel fior degli anni ! Horat.
ORAZIO od. E Diede il Popot Matin l'ultime prove se'l crudo suo destino
unqua vi spiacque Le bell*ossadi Lui, che tanto piacque Abbian lieve la terra;
e poi partite. Horat. od. Joan.Juven. Tarentin. za SULL’INVITO A RIMIRARE IL
TUMULO D'ARCHITA PRESSO AL LIDO MATINO, Ccop Urna funefta. Alme ben nate, Cui
di pietà l'amabil forza muove, Deh fermatevi alquanto, e rimirate, Pria di
ftendere il passo agile altrove. Qui le fante d Archita ossa onorate Giaccio n sepolte,
e qui spargendo nuove: Piogge d'amaro pianto, di pietate del passato dolore in
segno ah dite:. th Allor, che in mar precipitò, smarrite Sue forze, e in franto
illeguo in mezzo all'acques Di Natura le fonti più segrete; Chi
dall'onda fatal raplo diLete L e naufraghe virtudi, e l ebbe accanto; Chi le
vie seppe drittamonte torte, i Percui la Luna appar', el Sols’asconde,
Aili ah yoi le face offa, e'l cener fanto Di quell Almagentilahicitogliete, Che
fù si chiara al Mondo, e vi godete Della vera fapienza il facro immanto. Chi a
noi mostrò con tanto studio, e tanto Horat. od. Joan. Juven.Tarentin. SUL
SEPOLCRO EUDOS D.ARCHITA TARENTINO. Chi 'n Terra,e 'n Ciel la ferma, e mobil sorte;
chi come il foco, el Aere, el suolo, e l'onde s'abbraccin, seppe,
orquìsengiace. Oń Morte, Oh duri fastí, ohcieche ombre profonde? S quanto mai
di bello in Ciel fi additag; Ne panni no, ma nella mente fiede. Diogen. Laert. in vit.Eudox.
Foreft. Tom.1. Lib. 8.Cap. 4 Joan. Juven,
Tarentin. Q. EUDOSSO DA GNIDO
FAMOSISSIMO MATEMATICO DISCEPOLO ARCHITA NON FU'RICEVUTO DA PLATONE ALLA D Mira
come in udir fuo ftile adorno La tua fuperbia, e'lfollear direon danni. No, non
dovevi il gran Figliuol d'Archita SUA SCUOLA,PER ESSER POVERO, Vesti, o Platon,
che tu schernisti un giorno Perchè di povertà fentia gli affanni Questi è colui
fe pur nol fai che intorno Del fuo grave faver difpiega i vanni, Gnido vi spenda
il più bel fior degli anni; E come giusta ad immortal tuo scorno Si vilmente
scacciar dalla tua fede Qualor baffamenava umile vita. Poichè virtude, onde 1 U o m
farli erede. ARCHYTAS OF TARENTUM (fifth/fourth century BC) Archytas was a
Pythagorean and a friend of Plato. When Plato got into trouble in Syracuse,
Archytas sent Lamiscus of Tarentum to go and rescue him. His interests were
wide-ranging, but lay primarily in pure and applied mathematics. It is thought
that Plato acquired a great deal of what he knew about mathematics from
Archytas. He made advances in geometry and contributed to musical theory.
According to lamblichus of Chalcis, he took the view that parts could only be
understood properly in the context of the wholes to which they belonged.
However, it is not clear whether this view should properly be attributed to him
as his name became attached to a number of later Pythagorean writings long
after his death. Huffman, Archytas of Tarentum: Pythagorean, Philosopher and
Mathematician King, Cambridge, Cambridge University Press, Huffman, 'Archytas',
The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta, plato.stanford Archita. Archita da Taranto. Taranto. Keywords:
Cicerone, scuola di Crotona, scuola di Taranto, scuola di Ponto Magno, la
colomba d’Archita, Platone, magna Grecia, piccione viaggiatore, il vuolo della
colomba, Gellio, Notte romane. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taranto” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Tari: l’origine del linguaggio, o la questione
spuria favorita da Grice – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Villa Santa Maria Capua Vetere). Filosofo italiano. Di famiglia originaria di
Terelle, nel Frusinate, nasce in palazzo Mazzocchi, anch'essa rientrante in
Terra di Lavoro, da un impiegato che si trova lì di passaggio. Il palazzo natìo
ove aveva schiuso gl’occhi anche l'archeologo Mazzocchi. Studia a Montecassino,
dove conosce SPAVENTA (si veda). Si trasfere a Napoli dove si laurea. Ben presto
però all'avvocatura prefere la filosofia, unendosi all'amico SPAVENTA, a CUSANO,
a SANCTIS, e ad altri filosofi liberali e collaborando a vari giornali letterari
partenopei. Entra per concorso nella Regia Napoli, divenendo cattedratico di
estetica, nello stesso periodo in cui vi insegnano anche SANCTIS, SETTEMBRINI,
SPAVENTA, E BOVIO. Si dedica a vari rami della filosofia e delle scienze del
linguaggio per Detken, saggi di Brothier, Moindron e Noel. Il suo sistema estetico, variamente
criticato, in particolare per la scarsa originalità, si caratterizza per una
vivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte esemplificazioni, che
peraltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni. CROCE define T. il
lieto giullare della filosofia. T. non ha mai nemici, riuscendo a farsi ben
volere sia dagl’amici sia dagl’avversari, che prende a braccetto, e li mena a
spasso con sé, DIVERTENDOSI A CONTRA-DIRLI -- e a sentirsi contradetto. Quasi
ad avallare la definizione sopra riportata, ha anche a rilevare che la sua bizzarra
genialità gli fa trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti più
disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo
solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col
vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura
e stravagante miscuglio di elementi geniali. Filosofo di professione ed uomo di
dottrina enciclopedica, nonostante tutta la sua perizia filosofica, la sua
sterminata dottrina e il suo molto acume, e soprattutto un bizzarro artista. La
sua concezione metafisica non gli concede una trattazione veramente logica dei
problemi. Ma la sua personalità, vibrante di commozione innanzi alle opere
dell'arte, riboccante di entusiasmo, dotata di bontà e di nobiltà di sentire,
gl’ispira una filosofia che e di una specie assai rara in Italia. L'essenza
giocosa si mischia, confondendosi, con un'acuta critica, che si rivolge a
tutti i campi in cui l'estetica si sostanzia e, in particolare, ad una delle
arti al quale e più attratto, come la musica, il melodramma, o la logica
formale proposizionale del Portico. Tra il serio e il faceto, infatti, pubblica
un saggio su Serietà e ludo, Regia Università, Napoli, e compone un saggio
musicale, con tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di “Lezioni di
estetica generale”. Questo indirizzo lo porta ad occuparsi anche sulla celebre
pastorale di Beethoven. Altre saggi: Estetica ideale, Fibreno, Napoli, Ente
spirito e reale: confessioni filosofiche, Regia Università, Napoli, Melodramma,
dramma, Regia Università, Napoli, Critica, Vecchi, Trani, Estetica e metafisica,
Laterza, Bari, Estetica esistenziale, Morano, Napoli, L'estetica reale, Prometheus,
Milano, Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi e moderni,
Forni, Bologna, Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere; Licatese, Storia e
monumenti di Santa Maria Capua Vetere, Stampa Sud, Curti, Storia popolare della
filosofia, Detken, Napoli, Origine del linguaggio, Detken, Napoli, Il contratto,
Detken, Napoli; Croce, La letteratura della Nuova Italia. Saggi critici, Laterza,
Bari, Lezioni d’estetica generale, Tocco, Napoli, La sinfonia pastorale, Regia
Università, Napoli, Leotta, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli, Solitario,
La Critica di CROCE. Contributo per un recupero, Prometheus, Milano; Solitario,
Cultura filosofica, Prometheus, Milano; Treccani Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Archivi di Teatro Napoli. Antonio Tari. Tari.
Keywords: ‘origine del linguaggio.” Refs. Luigi Speranza, “Grice e Tari” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Tartarotti: la differenza delle voci
nella lingua italiana e la sua rilevanza filosofica, o dell’ omicidio
rituale -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Rovereto). Filosofo
italiano. Divenne famoso per aver contrastato i processi contro i streghi e per
aver osteggiato la devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto,
mettendone in discussione santità e martirio. Impersona la figura del
filosofo che non si lascia limitare dal luogo nel quale nasce, cioè nel
Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo. Sa anzi sfruttare le
opportunità e le peculiarità di Rovereto, al confine tra mondo tedesco e
italiano, in un periodo storico nel quale rifiorirono i commerci e i rapporti
economici, grazie al suo trovarsi su una delle principali vie di comunicazione
in Europa. Suo merito è la capacità di saper tessere legami con filosofi
italiani che risiedevano a Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna,
Innsbruck. Utrecht e Parigi. Studia nell'imperial regio ginnasio. Si
interessa di filosofia, che segue a Padova. Si interessò personalmente per far
insediare nella Città della Quercia la stamperia di Berno e fonda l'Accademia
dei dodonei. A Verona conosce Maffei e altri filosofi, poi ad Innsbruck, dove lavora
di precettore. Si trasfere a Roma, come segretario di Passionei. Durante
le sue permanenze roveretane, vive nella stessa casa dove abita Vannetti e dove
questi iniziarono a tenere un vivace SALOTTO FILOSOFICO che porta,
probabilmente su ispirazione dello stesso T., alla nascita all’altra accademia,
degl’agiati. Il soggiorno romano è breve, per passionati contrasti con
PASSIONEI, quindi fa ritorno a Rovereto. Si trasfere a Venezia, come
collaboratore di Foscarini. Ha discussioni anche con Foscarini e torna ancora
una volta a Rovereto. T. si dimostra poco propenso ad accettare l'aiuto di
mecenati che lo avrebbero limitato nella sua libertà e approfittò dell’occasioni
che gli venivano offerte lontano da Rovereto per consultare biblioteche o
incontrare filosofi. Tartarotti si dedica agli studi filosofici
interessandosi per approfondire tematiche della scolastica. Infatti, scrive saggi
critici nei confronti di questa. Collabora con Calogerà per la sua Raccolta
d'opuscoli scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento
dimostrando, in una sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede
episcopale solo nel IV secolo e non al tempo dei primi apostoli. Pubblica
“Congresso notturno delle lammie”, il suo saggio più noto, nel quale dichiara
inesistente la stregoneria come la si vuole descrivere al suo tempo, e questo
sulla base della FILOSOFIA. Pubblica nei “Rerum Italicarum scriptores” le sue
conclusioni relative alla cronaca di Dandolo e correggendone le fonti nelle sue
basi documentarie. Continua nelle indagini storiche e dimostra che era
sbagliata la venerazione dei trentini per Adelpreto. La sua tesi è spiegata
nella Lettera contro la santità (se non il martirio) d’Alberto. Un’altro
saggio, sempre legato a questo tema sono le Notizie istorico-critiche intorno a
Adalpreto.” Questo saggio venne messo al rogo su disposizione del principe d’Enno.
Sempre amante della piu oscura filosofi, quando non gli fu possibile viaggiare
per acquistare trattati personalmente si affida a contatti che col tempo
divennero per lui preziosi per procurarseli. A Verona poté contare su Ottolini,
a Brescia su Mazzucchelli, a Modena su Muratori, a Venezia su Carli. A Rovereto
è molto vicino a Vannetti, degl’agiati, e anche da lui ebbe aiuti per procurasi
i testi dei quali aveva bisogno per i suoi studi. A Vannetti è legato anche per
altri motivi, essendo precettore del fratello di lei. Si procura libri
anche grazie a donazioni, eredità e prestiti. Vannetti e Saibante si
spesero dell’acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto di
compravendita venne registrato. T. è molto attivo a Rovereto e si spese per
portare una maggior apertura culturale in città facilitando l'arrivo di un
tipografo, fondando l'accademia dei Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore
per due dei fondatori dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ma non divenne
mai un socio di quella istituzione. Le ragioni del suo rifiuto di far
parte di quell'accademia, che pure risponde a molte delle esigenze che sente
anche sue, sono diverse. La principale è la forte inimicizia con Maffei, e il
fatto che l'uomo di lettere veronese entra tra i primi come socio aggregato
dell'associazione. Questo fa sì che non partecipa alle riunioni del nascente
sodalizio culturale roveretano. Altri saggi: “Ragionamento intorno alla
poesia lirica Toscana”; “Delle disfide letterarie, o sia pubbliche difese di
conclusion”; “De auctoribus ab Andrea Dandulo laudatis in Chronico Veneto”; “Apologia
del Congresso notturno delle Lammie”; “Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi
circonvicini”, “Apologia delle Memorie antiche di Rovereto”; “Lettera seconda
di un giornalista d'Italia ad un giornalista oltra-montano sopra il libro
intitolato: Notizie istorico-critiche intorno al b. m. Adalpreto Vescovo di
Trento, Alcuni saggi sono pubblicati nella Raccolta d'opuscoli scientifici e
filologici: “Relazione d'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni
Diacono veronese”; “Dissertazione intorno all'arte critica”; “Lettera al sig.
N. N. intorno alla sua tragedia intitolata ‘il Costantino’; LETTERA INTORNO
ALLA DIFFERENZA DELLE VOCI NELLA LINGUA ITALIANA; “Osservazioni sopra la
Sofonisba del Trissino con prefazione di Vannetti, La conclusione dei frati
francescani riformati; Annotazioni al Dialogo delle false esercitazioni delle
scuole d'Aonio Paleario. Annotazioni
Ipotesi avanzata da Baldi, Direttore della Biblioteca civica T. e membro
dell'Accademia Roveretana degli Agiati. Baldi. Farina, Mostra T., Mostra T., Muratori, “Rerum
Italicarum scriptores”. Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae in Regia
Curia, Tartarotti, (check). Trinco, Mostra T., Sito Biblioteca Civica T., su
biblioteca civica. Rovereto Comune di
Rovereto. Baldi, La Biblioteca civica T. di Rovereto: contributo per una storia”
(Calliano,Trento); Manfrini, La letteratura italiana, Milano-Napoli, Ricciardi,
Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografia del filosofo pre-illuminista
roveretano” (Rovereto, Stella); Cusumano, “Ebrei e accusa di omicidio rituale --.
Il carteggio tra T. e Bonelli” (Milano, Unicopli); Farina, “Gl’Agiati” (Brescia,
Morcelliana), Filosi, La Biblioteca di T.:
filosofo roveretano: Rovereto, Palazzo Alberti, Rovereto, Provincia autonoma,
Servizio beni librari e archivistici, Comune di Rovereto, Biblioteca civica T.,
Trinco, San Marco in Rovereto: la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione,
Mori, La grafica, Gl’agiati roveretani, Biblioteca civica T. Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Girolamo Tartarotti. Tartarotti. Keywords: accusa di
omicidio rituale, la differenza delle voci nella lingua italiana. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tartarotti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tataranni: il gusto per l’antico –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo italiano. Lucano di origine, esponente dell'illuminismo
napoletano. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma
sicuramente essa è fornita dei mezzi economici. Non a caso, quando è battezzato
nella chiesa cattedrale di Matera, i suoi genitori scelsero come padrino il
nobile Ferraù. Sin da ragazzo matura quella che è la sua vocazione, tanto
che divenne prima allievo del seminario diocesano. Sebbene ha una posizione di
un certo rilievo sia in ambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, non
mostra alcun tentennamento nell'accettare l'invito del principe di Francavilla,
che lo vuole a Napoli per affidargli la direzione della sua paggeria. Grazie
a questo incarico, accrebbe ancor di più la stima di cui già gode, stringendo
rapporti amichevoli con i filosofi più illustri ed autorevoli del tempo,
incardinate nella reale accademia delle scienze e belle lettere. Ha la
possibilità di frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto
avrebbero formato l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di direttore
della paggeria, poi della scuola militare del real collegio militare -- ufficialmente
reale accademia militare -- fortemente voluta da Ferdinando IV, che mostra di
aderire al generale clima di rinnovamento e consolidamento delle istituzioni
militari del suo regno. Ha l'onore di esserne il direttore, partecipando
vivamente, dunque, al graduale svilupparsi e moltiplicarsi dell'alveo della
cultura politica riformatrice, che ancora auspica un reale cambiamento
all'interno dello stesso apparato monarchico. Così, nell'arco di un settennio,
pubblica dei saggi molto significativi, in cui è evidente il suo tracciato
ideale di società. Tuttavia, in seguito agl’avvenimenti, quindi dopo il concordato
e dopo la fallita congiura di Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica
e allo stato cambiano tangenzialmente. Con questa disillusione coincide il
silenzio del filosofo materano, che in quegl’anni si limita, a quanto noto, a
proseguire i suoi studi come direttore ed al giardino. La delusione, si può
ipotizzare, lo spinge a tacere fino alla proclamazione della repubblica, quando
dichiara sicuro dell'importanza dell'istruzione del popolo e del nuovo cittadino,
elabora il catechismo nazionale pe'l cittadino, nel quale incoraggia il popolo
a difendere i principi della rivoluzione a vantaggio dell'umanità intera. Il
catechismo vince il primo premio indetto dal governo e venne adottato come
catechismo ufficiale della repubblica ed ha il compito di educare i SUDDITI – I
SUDDITI DI ROMOLO -- a divenire CITTADINI – BRUTO E SUOI CO-CITTADINI. Alla
caduta della repubblica riusce a porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, nei cui
tribunali, in tale periodo, venneno esaminate le posizioni di ben rei di stato lucani,
dei quali sono condanati all'esportazione e VII a morte. Comunque, a Matera puo
contare su solide relazioni interne al locale capitolo cattedrale. Più volte
tiene a sottolineare l'importanza della triade divino-ragione-sentimento, in
una sorta di compromesso tra illuminismo, sensismo e religione. Inoltre,
caratteristica della sua filosofia è una forte connotazione politica, mirando
alla figura del sovrano quale principale esempio per i SUDDITI, capace di
governare un regno che si fonda su solidi valori, legati all'importanza della
famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera,
quest'ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il
T. professa idee di una peculiare modernità, al punto da convincersi che il
passaggio verso una nuova stagione dell'umanità avvenne attraverso la costituzione
di una dieta universale. T. sostene, infatti, che, ad ogni rappresentante dell’organismo,
esse ha espresso i giusti diritti del re (mon-arca) al fine di raggiungere la
felicità COMUNE e la PUBBLICA sicurezza, ponendosi, negl’ordini e nelle
attività sociali, sull'unica distinzione del merito. Notevole importanza e,
poi, assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché afferma l'importanza
dello studio delle litterae humaniores -- unico mezzo per riscoprire i
principali temi della filosofia antica ed attualizzarli. Inoltre, T. si fa anche
sostenitore dell'istruzione in geometria pura e, ancora una volta, suggere di
avviare gl’alunni sin dall'età più tenera al processo educativo, seguendo le
direttive di Pitagora. Il filosofo-riformatore auspica tutto questo in un
contesto socio-economico che riserva particolare attenzione all'attività
agraria (agrimensura) e ad una pratica religiosa semplice “pura, e brieve.” Dunque,
predica il ritorno alla religione delle origini, costruita sull'aiuto reciproco
tra gl’individui, in modo che gli’uomini si rassomiglino in qualche modo all'ente
supremo d'infinità bonta. Pertanto, afferma che i filosofi dovessero essere
esenti dalle pubbliche cariche e che come gl’altri uomini dovessero essere
soggetti alla giurisdizione dei giudici laici nelle loro cause civili. Il primo,
monumentale, saggio è il Saggio d'un filosofo politico amico dell'uomo (Napoli).
Con la composizione di questo saggio, T. si propone di delineare il suo
tracciato ideale di società, confidando nella figura del sovrano. Infatti, già
il titolo dell'opera risulta molto significativo, in quanto T. si presenta come
un filosofo con atteggiamento “filantropico” nei confronti di Ferdinando IV, al
fine di mostrargli la retta direzione per guidare un giusto governo ed attuare
delle riforme interne allo stesso apparato monarchico, favorevoli alle idee
democratiche. La fiducia che ripone nei riguardi del monarca vienne ancora
espressa nel “Ragionamento sul carattere religioso di Carlo III umiliato a
Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Si tratta di un panegirico
riferito al *padre* del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi l'anno
precedente, vienne proposto come esempio da seguire al suo erede. In tal senso,
egli si rivolge ancora pieno di ammirazione nei confronti di Ferdinando IV nel “Ragionamento
sulle sovrane leggi della nascente popolazione di S. Leucio umiliata alla
maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Nella “Brieve memoria
sull'educazione nazionale dei nobili guerrieri,” T. affronta il tema, a lui
caro come direttore di istituti di formazione, dell'educazione dei militari. T.
adere alla repubblica, ma, convinto dell'importanza che rivestiva la formazione
del popolo e del nuovo cittadino, decide di redattare e pubblicare questo catechismo
nazionale pe'l cittadino. Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale, Battesimi Lerra.
Catechismo nazionale pe’l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo
dell'antico. Lerra XVII. Chiosi, Lo
spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell'età dell'illuminismo (Napoli,
Giannini); Bruno, "Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo
alla storia della repubblica partenopea -- "Studi Meridionali", Cronache
di una rivoluzione: Napoli (Angeli, Milano); Lerra, L'albero e la croce: istituzioni
e ceta dirigente nella Basilicata, Napoli, ESI, Bruno, Il catechismo nazionale
pe' il cittadino" (noterelle di storia napoletana), in Scritti in onore di
Trifone, Storia Meridionale, II, Sapri,
Ed. del Centro Librario, Bruno, "Catechismo nazionale pe' il
cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea, in Studi Meridionali,
Guerci, Istruire alle verità
repubblicane. La letteratura politica per il popolo nell'Italia in rivoluzione”
(Bologna, il Mulino); Caserta, Teologo della rivoluzione napoletana, Napoli,
Vivarium, Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella Repubblica
napoletana (Napoli, Liguori), Lerra, Catechismo nazionale pe' l cittadino.
Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico, Manduria-Roma-Bari, Lacaita, Andria,
T.: un riformatore napoletano in limine, in Sguardi sul mezzogiorno, Quaderni
eretici -- studi sul dissenso politico, religioso e letterario, Illuminismo in
Italia Repubblica Napoletana. Storia della Basilicata Un'analisi dei
concetti politici nel catechismo, su nuovo monitore napoletano. L'indice
ragionato del Filosofo Politico amico dell'Uomo La Brieve memoria in edizione
integrale. Onofrio Tataranni. Tataranni. Keywords: filosofo principe, i sudditi
e i cittadini, il popolo sovrano – sovrano e monarca, filantropia del re. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tataranni” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Tatiano: ogni filosofo è arrogante – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He founds a
sect in Rome which he calls The Encratites’ – the self-controlled ones. Ippolito
claims they are more followers of the Cinargo than anything else. T. famously accuses
all philosphers of arrogance – “including himself,” as IRENEO di LIONS noted in
his review of the tract.
Grice e Taumasio: la dialettica come anti-romana – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo
italiano. A pupil of Plotino and Porfirio at Rome. He finds their style of
teaching – through questions and answers – to be very ‘silly,’ and ‘uncongenial
to a proper Roman,’ preferring instead the old ‘formal lecture’ of his
ancestors. “And right he was,
too!” – H. P. Grice.
Grice e Teage: gl’ottimati di Crotona – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotona). Filosofo italiano. According to Giamblico, a
Pythagorean, who seeks to introduce more democratic institutions into Crotone.
STOBEO (si veda) preserves fragments of a little treatise T. writes on this –
“On Virtue – possibly by a later philosopher, though. The treatise is not well
known, and as a result of this ignorance, the sect is destroyed without a
trace, by the real democrats, who think that the sect was pro-aristocratic,
only!
Grice e Teagene: naturale, tras-naturale, sopra-naturale – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo
italiano. T. argues that a myth or a legend – such as a she-wolf having
nurtured the founder of Rome, and his twin brother – should be interpreted *allegorically*
or analogically. T. also claims that what people regard as an act of a god (say,
Romolo, once divinised, or when the statue of the she-wolf is struck by a
lightning – is only a natural (fisico), not trans-natural (meta-fisico) o
super-natural (iper-fisico) phenomenon. Cf. Psicologia, para-psicologia.
Grice e Teagene: il cinargo di Roma -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Cinargo. T. gives his seminars in the foro di Traiano. He dies, unfortunately, when he
consults Attalo about a problem he is experiencing with his the liver, and for
which Attalo gives him the totally wrong treatment and medication – hemlock,
mixed with beans -- causing the philosopher’s death.
Grice e Teanor: il filosofo come dramatis persona -- Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Crotone). Filosofo
italiano. A Pythagorean, he appears as a character in some of the dialogues by Plutarco.
Grice e Tearida: il principio è uno – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. T. composes
an essay entitled, “Della natura” – where he argues that everything comes from
one single first principle. Cited by Clemente of Alexandria. He may have
attended the sect at Crotone. “Or
not.” – Grice.
Grice e Telecle: la diaspora di Crotona -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo
italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Grice e Telesio: il filosofo sperimentale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Cosenza).
Filosofo italiano. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente
smentite, la sua enfasi sull'osservazione fa il primo dei moderni che alla fine
hanno sviluppato il metodo scientifico. Nato da genitori nobili, è istruito
a Milano dallo zio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza, e poi a Roma e
Padova. I suoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di argomenti, classici,
scienza e FILOSOFIA, che costitusceno il curriculum degli rinascimentali
sapienti. Così equipaggiata, inizia il suo attacco sul LIZIO medievale che poi
fiorisce a Padova e Bologna. Fonda l’Accademia cosentina. Per un certo periodo vive
nella casa del duca di Nocera. Il suo grande saggio è “Sulla natura delle cose
secondo i loro propri principi,” seguito da un gran numero di saggi di
importanza sussidiaria. L’opinioni eterodosse che mantenne suscitano l'ira di
Roma per conto del suo amato LIZIO. Tutti i suoi saggi sono stati immessi sul “Index.” Invece
di postulare materia e FORMA, T. basa l'esistenza sulla materia e FORZA. Questa
forza ha due elementi opposti. Il primo elemento è il calore, che espande la
materia. Il secondo è il freddo, che la contrae. Questi due processi
rappresentano tutte le tipi di esistenza, mentre la MASSA su cui opera la FORZA
rimane la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata
sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo la sua
MOSSA avvantaggia il resto. I difetti di questa teoria, che solo i sensi
possono non comprendere materia o MASSA stessa. Non è chiaro come la
molteplicità dei fenomeni puo derivare da queste due forze. Pensato, non è meno
convincente di Aristotele caldo/freddo, secca spiegazione/umido, e che addotta
alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze, sono stati
sottolineato a suo tempo. Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e
il sole caldo in moto è destinato a confutazione
per mano di Copernico. Allo stesso tempo, la teoria è sufficientemente coerente
per fare una grande impressione sulla filosofia italiana. Va ricordato, però,
che la sua obliterazione di una distinzione tra la fisica super-lunare e la fisica
sub-lunare certamente abbastanza preveggente anche se non riconosciuto dai suoi
successori come particolarmente degno di nota. Quando T. continua a spiegare la
relazione tra mente o anima e materia, e ancora più eterodosso. Le forze
materiali sono, per ipotesi, in grado di sentire. Questione deve anche essere
stato fin dal primo essere vivo dotato di coscienza. Per la coscienza, o anima,
esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal nulla. Questo porta T. a una
forma di ilo-zoismo. Anche in questo caso, l'anima è influenzata dalle
condizioni materiali o della massa e la forza. Di conseguenza, l'anima deve
avere un esistenza materiale. Inoltre, T. dichiara che tutta la conoscenza è
sensazione ("non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi,
un agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare
come solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine
del schema di T., probabilmente in ossequio ai pregiudizi teologici, aggiunta un
elemento che e completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto,
un'anima sovrapposta dal divino, in virtù della quale ci sforziamo di là del
mondo sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente
nuovo, se visto nel contesto della teoria percettiva d’Averroe e Aquino. L’intero
sistema di T. mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei fatti. Allo
stesso tempo, T. è un precursore di tutte le successive scuole dell'empirismo e
segna chiaramente il periodo di transizione da autorità e la ragione di SPERIMENTARE
e individuale responsabilità. Nel ricorso ai dati sensoriali, T. è il capo
del grande movimento italiano del sud, che protesta contro l'autorità accettata della ragione
astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di CAMPANELLA
(si veda) e BRUNO (si veda), e di Bacon e Descartes, con i loro risultati
ampiamente divergenti. T. quindi, abbandona la sfera puramente intellettuale e
ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi, dai quali ha ricoperto che
tutta la vera conoscenza viene veramente. La sua teoria della percezione
sensoriale è essenzialmente una ri-elaborazione della teoria di Aristotele dal
De anima). Nota all'inizio del proemio del primo libro della terza edizione del
De Rerum Natura Iuxta propria principia Libri Ix che la costruzione del mondo e
la grandezza dei corpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare
non dalla ragione, come è stato fatto dagl’antichi, ma è da intendersi per
mezzo di osservazione. Mundi constructionem, corporumque in eo contentorum
magnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum est,
inquirendam, sed sensu percipiendam. Questa affermazione, che si trova sulla
prima pagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente
considerato la filosofia di T., e spesso sembra che molti non leggere oltre per
nella pagina successiva si imposta il suo caldo teoria/freddo della materia o
massa informata, una teoria che non è chiaramente informata dall’osservazione. L’osservazione
(sensu percipiendam) è un processo dell’anima molto più grande di una semplice
registrazione dei dati. L’osservazione comprende anche l’analogia. Anche se
Bacon è generalmente accreditato con la codificazione di un induttivo metodo
che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura primaria per
l'acquisizione di conoscenze, non è certamente il primo a suggerire che la
percezione sensoriale è la fonte primaria della conoscenza. Tra i filosofi
naturali del Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a T.. Bacone
si riconosce T. come il primo dei moderni. De Telesio autem bene sentimus,
atque eum ut amantem veritatis, e scientiis utilem, e non nullorum Placitorum
emendatorem et novorum hominum primum agnoscimus. – Bacone, “De principiis
atque originibus.” Per mettere l'osservazione di sopra di tutti gl’altri metodi
di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale. Questa frase spesso citata
da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica eccessivamente e travisa
l'opinione di Bacone di T.. La maggior parte del saggio di Bacon è un attacco a
T. e questa frase, invariabilmente fuori contesto, facilita un malinteso
generale della filosofia naturale di T. dando ad essa un timbro baconiana di
approvazione, che era lontano dalle intenzioni originali di Bacon. Bacone vede
in T. un alleato nella lotta contro l'antica autorità. Ma Bacone ha poco
positivo da dire su specifiche teorie di T. della mossa della massa per la
forza. Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il tentativo di T. di
meccanizzare il più possibile. Si sforza di spiegare tutto chiaramente in
termini di materia informati – la mossa della massa colla forza -- dalla calda
e fredda e per mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i
suoi colloqui si rivolgono agl’esseri umani, introduce un istinto di
auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E quando discute l’anima e
mente umana e la sua capacità di ragionare in astratto su argomenti immateriali
e divine, aggiunge un’anima divina. Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo
ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò renderebbe il divino impensabile
e chiaramente questo non è il caso, per l'osservazione dimostra che la gente
pensa del divino. “De rerum natura iuxta propia principii libri IX” (Horatium
Saluianum, Napoli). Altre saggi: “De Somno”; “De la quae in aere fiunt de mari de cometis
et circulo lactea respirationis. De USU. Gl’appunti Riferimenti. Deusen,
Telesio: primo dei moderni. De La sua, Quae in aere Sunt, et de Terrae motibus piena.
Bernardino Telesio. Telesio. Keywords: empirismo, teoria della percezione,
l’anima d’Aristotele, l’analogia, l’uomo e gl’animali, la ragione, i antici,
contro i antici, osservazione, percezione, la tradizione empirista italiana, il
Telesio di Bacone, sperimento, sperienza, esperienza, ex-perior, esperire –
Latino ex-perior, Gr. em-pereia, osservazione, osservare – observatum,
percipere – percezione per-capio. Refs.: Luigi Speranza, “Telesio e Grice,” per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Teocle: la legislazione di Reggio – principe filosofo -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo
italiano. A Pytahgorean who helps produce a new code of law for Reggio. Cited
by Giamblico. Unfortunately, Giamblico also mentions one Teeteto in exactly the
same context – implying that they may be the same person.
Grice e Teodoro: de natura rerum – Roma -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Milano). Filosofo
italiano. Accademia. Nato da famiglia ligure. Agostino, che gli dedica il “De
beata vita”, dice che conosce bene l’Accademia, Dopo essere stato per qualche
tempo avvocato, poi governatore in Africa e consolare della Macedonia e aver
coperto vari uffici a corte, è praefectus praetorio delle Gallie. Si occupa
dell’amministrazione dei propri beni e di studi filosofici e astronomici e
scrive dialoghi su questi argomenti, STILONE lo nomina praefectus praetorio per
l’Italia, l’Illirico e l'Africa. Mentre confere questo ufficio ha il consolato
e in quell'occasione CLAUDIO CLAUDIANO gli dedica un panegirico. Di T. resta un
saggio “De metris”, mentre si sono perduti altri, tra i quali un “De natura
rerum.” Console, Consolato Prefetto del pretorio d'Italia. Di T. è noto
abbastanza, grazie al panegyricus dedicatogli da CLAUDIO CLAUDIANO. Di famiglia
notabile, sappiamo che è console. Il suo consolato avvenne sotto il principe ONORIO.
Prima di essere console è anche prefetto con sede a Mediolanum-Aquileia. Qui
Agostino conosce T., uno degl’intellettuali accademici che incontrato appunto a
Milano e, scrive “De vita beata”, dedicandolo proprio a T., che a quel tempo si
è ritirato dalla corte. Di T. resta un trattato di metrica, “De metris”, uno
dei migliori pervenuti, e per questo molto conosciuto e studiato. Inoltre,
sempre secondo CLAUDIO CLAUDIANO, e un cultore di filosofia, astronomia e
geometria e scrive diverse saggi su questi argomenti che, insieme al suo
consolato, sono l'argomento del panegirico a T. dedicato da CLAUDIO CLAUDIANO.
Markus, The end of
ancient Christianity, Cambridge; Keil, “Grammatici Latini”. Bonfils, C. Th. e il prefetto T., Bari, Edi puglia,
consoli tardo imperiali romani Stilicone Prefettura del pretorio delle Gallie
Mariano Comense Siburio Teatro romano di Milano Prefettura del pretorio
d'Italia Nicomaco Flaviano (prefetto del pretorio) T., su Treccani –
Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di T. su digi libLT,
Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. Opere di T., su
Open Library, Internet Archive. Predecessore Consoli romani Successore Imperatore
Cesare Flavio Honorio Augusto IV, Flavio Eutichiano T., Eutropio Aureliano,
Flavio Stilicone V · D · M Grammatici romani Portale Antica Roma
Portale Biografie Categorie: Scrittori romani Grammatici romani Politici
romani Scrittori Consoli imperiali romani Prefetti del pretorio d'Italia. A statesman and author who writes
on a wide range of subjects. He is best known for a technical work on poetry,
but he also comments philosophical works. Flavio Mallio (o Manlio) Teodoro. Keywords: de natura
rerum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Teodoro”, per H. P. Grice’s gruppo di
gioco, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza
Grice e Teodoro: la scuola di Taranto – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Taranto). Filosofo
italiano. A Pythagorean cited by Giamblico.
Grice e Teon: la filosofia della salute – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He moves to
Gaul to become a healer. Cited by
Eunapio.
Grice e Teofri: la setta di
Crotone– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean.
Grice e Teoride: da Crotone a Metaponto – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. Pythagorean
cited by Giamblico.
Grice e Terillo: la scuola di Siracusa -- Roma – filosofia siciliana --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo
italiano. Plato mentions T. in his letter to Dionisio II di Siracusa. In it, T.
is described as someone who divides his time between Siracusa ‘and everywhere
else’ – ‘a philosopher, of much learning, too’, he adds as a joke. The
authenticity of the letter is highly doubted – “and therefore, of Terillo’s own
existence!” – H. P. Grice. Terillo.
Keywords: filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Terillo,” per H. P. Grice’s
gruppo di gioco, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Tertulliano: nothing is so absurd that some
philosopher has not thought it – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. ‘Credo
quia absurdum est’ is his life-guiding motto, which he learns from his
philosophy tutor at Rome. He belongs to the Porch, and later becomes a
‘montano,’ an ascetic sect, “although,” his brother reminsices, “my brother
stays away from the more extreme forms of the asceticism the sect officially
promulgates.” Quinto Settimio
Florente Tertulliano.
Grice e Tessitore: il Vico di Tessitore -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “If there’s Oxonian dialectic and
Athenian dialectic [la scuola d’Atene], there is, to follow Tessitore, the
‘scuola napoletana.’” Si laurea in
giurisprudenza -- la sua tesi ricevette dignità di stampa -- a Napoli, allievo
di PIOVANI -- è libero docente per meriti eccezionali in filosofia del diritto,
e professore. Insegna storia delle dottrine politiche; quindi, in poi, storia
della filosofia. Preside della facoltà di magistero dell'università degli studi
di Salerno. Preside della facoltà di lettere e filosofia dell'università
Federico II di Napoli, della quale è stato anche rettore. Socio dell'Accademia
dell'Arcadia col nome di Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale
dell'Accademia dei lincei e di numerose altr’accademie. Diregge il Centro di
studi vichiani del CNR e fa parte del consiglio scientifico dello stesso centro.
Presidente della Fondazione Piovani per
gli studi vichiani e del consorzio inter-universitario Civiltà del mediterraneo.
Presidente del comitato tecnico scientifico della fondazione Amato onlus; socio
dell'Istituto per l'Oriente Nallino di Roma; vicepresidente della fondazione
Cortese. Siede inoltre nel consiglio direttivo dell'istituto italiano per gli
studi storici fondato da CROE. È stato componente del consiglio scientifico
dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Membro del consiglio universitario
nazionale, in cui è stato presidente del comitato di lettere, lingue e magistero,
vice presidente della Fondazione teatro di S. Carlo, componente del consiglio generale
della fondazione Banco di Napoli, del Consiglio direttivo e vice presidente della
CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane; cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica. Senatore della Repubblica
italiana nelle file dei Democratici di Sinistra L'Ulivo e deputato nelle file
del L'Ulivo. Medaglia d'oro della Scuola dell'arte e della cultura e della Scienza
e della cultura. Autore di molti saggi -- ai quali sono stati assegnati numerosi premi. Saggi:
Aspetti del neo-guelfismo napoletano, Morano, Napoli; Crisi e trasformazioni
dello STATO: recerche sul pensiero gius-pubblicistico italiano, Morano, Napoli;
Fondamenti della filosofia politica, Morano, Napoli, La storia dell’idee, Monnier,
Firenze, Profilo dello storicismo politico, POMBA, Torino, Lo storicismo, Laterza,
Roma, Meinecke, Laterza, Roma; Filosofia, storia e politica in CUOCO (si veda),
Marco, Lungro); Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Storia e
Letteratura, Roma; Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale, Pisa; Contributi
alla storiografia arabo-islamica Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); La
mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri (Grimaldi, Napoli); Letture
quotidiane, Editoriale scientifica, Napoli, che raccolgono articoli di giornali
quotidiani. Trittico Anti-hegeliano da Dilthey a Weber. Contributo alla teoria
dello storicismo (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma; Da CUOCO (si veda) a
Weber. Contributi alla storia dello storicismo, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma. Fonda il “Bollettino del Centro di Studi Vichiani”, Archivio
di Storia della Cultura, Civiltà del Mediterraneo, pontaniana. unina. Curriculum
su filosofia. unina. Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Fulvio Tessitore. Tessitore. Keywords: Cuoco. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Tessitore,” per H. P. Grice’s gruppo di gioco, The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
Grice e Testa: la nemica fortuna – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Tidone).
Filosofo italiano. Rifiuta la cattedra filosofica a Pisa e prefere lavorare a
Parma, divenendone presidente dell'area filosofica. Deputato al parlamento
sabaudo. T. Storia di un povero pretazzuolo di Fausto Chiesa, pubblicato
dalla libreria Romagnosi di Piacenza. Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alfonso Testa. Testa. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Testa” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Thaulero: il problema d’una
antropologia filosofica; o, autorità e risentimento -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo
italiano. Abruzzese, figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio
teramano. Consigue la maturità classica al liceo Massimo di Roma. Si iscrive
alla Sapienza di Roma, dove si laurea a pieni voti con una tesi in filosofia
del diritto, “Una metodologia del diritto”, sotto VECCHIO come relatore, e
ottenne il diploma di perfezionamento con lode in filosofia del diritto nella scuola
di perfezionamento di filosofia del diritto a Roma, con la tesi “La ‘fictio juris’
in Bartolo da Sassoferrato”, con SFORZA come relatore. Assistente volontario di
PERTICONE, ordinario di storia contemporanea a scienze politiche, usufruì di
una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consente studiare in Germania per
approfondire sulla problematica del valore. STURZO gli affida insieme ad Addio
la direzione del “Bollettino di Sociologia”, poi divenuto “Sociologia”,
divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'istituto creato dal fondatore del
partito popolare italiano. Inviato al congresso di sociologia di Amsterdam e fra
i fondatori della Società italiana di scienze sociali. Consigue la libera
docenza in filosofia morale e ricopre vari incarichi presso Salerno. Vince il
concorso a cattedra per filosofia morale del magistero di Salerno. Muore in
un incidente automobilistico. Gli è stata intitolata la scuola di Cologna
Spiaggia a Roseto degli Abruzzi. Altri saggi: “Società e cultura” (Giuffré,
Milano); “Il mare ha voce, ha voce il vento” (Storia e Letteratura, Roma); “Il
darsi dell'origine nell'esperienza sociale e religiosa” (Studium, Roma); “Intorno
al concetto di sociologia generale”, “Sociologia: Bollettino dell'Istituto Sturzo”
(A. Giuffré, Milano); “Il problema del risentimento” – “Sociologia: Bollettino
dell'Istituto Sturzo” (Giuffré, Milano); “Scienze sociali e sociologia” – “Sociologia:
bollettino dell'Istituto Sturzo” (Giuffré, Milano); “La Sociologia storicista”
– “Sociologia: bollettino dell'Istituto Sturzo” (A. Giuffré, Milano); “Razionalità
e storia” (Civitas); “L'autorità” (“Sociologia”); “Il problema dell'autorità” --
Convegno di Cultura Europea, Bolzano; “Conoscenza e sociologia” -- in “Rivista
di Sociologia”, Appunti per la settimana sociale dei cattolici d'Italia, in
Rivista di Sociologia; “Sociologia religiosa”, in “Rivista di Sociologia,” “Cristianesimo
e storia”, in “Rivista di Sociologia”, “Pregiudizio e religione”, “Rivista di
Sociologia”, Roma, “Metafisica della
scienza e sociologia” – “Rivista di Sociologia”, Roma, “Analisi culturale ed
ecumenismo” – “Rivista di Sociologia”, Roma, Religione e pregiudizio”
(Cappelli, Bologna); “Il problema di un'antropologia filosofica”, Rivista di
Sociologia, Guida, Napoli, Corso di
lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un saggio di Scheler.
Religione e pregiudizio. Analisi di contenuto dei libri cattolici di
insegnamento religioso in Italia (Cappelli, Bologna); “Nota introduttiva a Hartmann”,
Etica -- Fenomenologia dei costumi, in Esperienze’ “Osservazioni in margine ad
una ricerca su pregiudizio e religione”, in Rivista di sociologia; “Prospettive
culturali e sociologiche dell'impegno sociale” -- relazione tenuta alla
Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica;
“Un nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socio-economica”
-- relazione tenuta in occasione del convegno Rozzi e l'agricoltura, Teramo, promosso
dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano, in Rivista di Sociologia; Riflessione
sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti e
notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza
religiosa e politica Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del beato
Johannes Thauler. Il Tempo, V. Mathieu, Salerno, Rosa, Seconda Attesa, Vicenza,
Rosa, La storia che non passa: diario politico, Mannelli, T. Vincenzo
Filippone-Thaulero. Thaulero. Keywords: autorita e risentimento. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Thaulero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tiberiano: mi tutore Priscilliano – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. He moves to Baetica. He is a follower of
Priscilliano, writing a number of essays in defence of Priscilliano’s extremely
weird views!
Grice e Tiberio: il filosofo principe – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Principe. He
takes a serious interest in philosophy, and is especially drawn to the Scesi,
as he calls it. His tutors are Teodoro and Trasillo. Grice: “What surprises me
is that both Tiberio, Teodoro, and Trasillo bear names that start with a T. But
Strawson knows better: ‘The T in Theodoro is vulgar Italian, not Latin, or
Greek!”
Grice e Tiberio: la filosofia e l’anti-filosofia – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Not the prince. This one writes on philosophical subjects.
Grice e Tilgher: l’orecchie dell’aquila -- il
relativismo filosofico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Resìna). Filosofo italiano. Nato da padre
vetraio Tedesco, vive a Roma dove e amico e collaboratore di BUONAIUTI, studioso
di storia del cristianesimo ed esponente del modernismo italiano. Lavora come
bibliotecario ad Alessandrina e collabora ad alcuni giornali -- tra gli altri,
Il Mondo e il Popolo di Roma -- molti dei quali vennero poi soppressi dal
regime fascista (“unsurprisingly” – Grice). I suoi principali saggi sono: “La
crisi mondiale”, “Estetica”; e “La filosofia delle morali”, nella quale delinea
la sua originale visione individualistica. Collabora al giornale satirico “Il
Becco giallo”. E tra i firmatari del manifesto degli intellettuali – o filosofi
-- anti-fascisti, redatto da CROCE (“or his secretary, rather – full of typos!”
– Grice). Da ricordare, anche, tra i suoi diversi saggi anti-fascisti, “la stroncatura
di GENTILE”, che, soprattutto nell'ironico e irriverente sotto-titolo, esprime
un dissacrante giudizio sulla propaganda con l'eloquente frase, di ascendenza
bruniana – si veda: BRUNO -- “Lo spaccio del bestione trionfante”. Opera anche
come critico letterario e teatrale. E tra i primi a notare l'originalità del
teatro pirandelliano (PIRANDELLO, si veda), nonostante i tentativi di
contestazione da parte del regime fascista.
In ambito filosofico, afferma che non esiste una scienza morale unica
bensì una pluralità di morali che emergono da un fondo caotico in virtù di
un'iniziativa che in parte è creatrice di valori e in parte effetto di
coincidenze casuali, anche se fortunate. In lui ri-affiora il dualismo manicheo
di bene e di male, ribelle a ogni composizione dialettica propria a ogni
comodo, quanto illusorio e superficiale ottimismo. Considera mitico,
utopistico, il concetto del progresso che non considera come altrettanto reali
"il regresso, la caduta e la colpa".
Nella nota “Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra”, oltre a
suoi saggi include brani tratti dai saggi di ALIOTTA, BUONAIUTI, EVOLA,
MARTINETTI, MIGNONE, NOBILE, E RENSI. A Ercolano gli è stato intitolato l'istituto
d'istruzione superiore, non inferiore, -- “as Gentile would have preferred” –
Grice. Altri saggi: “Arte, conoscenza e realtà” (Torino, Bocca); “Teoria del pragmatismo
trascendentale” – alla APEL (Torino, Bocca); “Filosofi antichi” (Todi, Atanor);
“La crisi mondiale”, “Saggi di socialismo e marxismo” (Bologna, Zanichelli);
“Voci del tempo” (Roma, Libreria di scienza e lettere); “Relativisti
contemporanei” (Roma, Libreria di scienza e lettere); “Studi sul teatro
contemporaneo” (Roma, Libreria di scienza e lettere); “Ricognizioni, Roma,
Libreria di Scienza e Lettere); “La scena e la vita” – cf. Shakespeare: for all
the world’s a stage -- (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Lo spaccio del bestione
trionfante: stroncatura di GENTILE. Un libro per filosofi” – GENTILE: SI VEDA (Torino,
Gobetti); con un saggio di Negri, La Mandragora, prefazione di Turi (Roma,
Storia e Letteratura); “La visione greca della vita” (Roma, Libreria di Scienza
e Lettere, Giordano); “Saggi di etica e di filosofia del diritto” (Torino,
Bocca); “Homo FABER” – cf. APPIO (Roma, Libreria di Scienza e Lettere, col
titolo “Storia del concetto di lavoro nella civiltà occidentale, Firenze Libri);
“La poesia dialettale napoletana” – “typical work of a German, as he was!”
(Grice) (Roma, Libreria di scienza e lettere), “Estetica” (Roma, Libreria di scienza
e lettere); Etica di Goethe, (Roma, Maglione); Filosofi e Moralisti – Grice:
For Nowell-Smith, philosophers ARE moralists! -- , Roma, Libreria di Scienza e
Lettere); “Studi di poetica” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); Cristo e
Noi, Grice: “His real name wasn’t Christ, but Jesus” (Modena, Guanda); “Critica
dello storicismo” (Modena, Guanda); Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra
(Modena, Guanda) – si veda: EVOLA, MARTINETTI, ecc. ; “Filosofia delle Morali” (Roma,
Libreria di scienza e lettere); “Moralità: punti di vista sulla vita e
sull'uomo” (Roma, Libreria di scienza e lettere); “Le orecchie dell'aquila: studio
sulle fonti dell'attualismo di Gentile” (Roma, Religio); “La filosofia di LEOPARDI
[minore]” (Roma, Religio); Raoul Bruni, (Torino, Aragno) -- con l'aggiunta di
altri scritti leopardiani mai riuniti in volume; “Il casualismo critico” (Roma, Bardi); “Mistiche
nuove e Mistiche antiche” – cf. SCUOLA DI MISTICA FASCISTA (Roma, Bardi);
“Tempo nostro” (Roma, Bardi); “Diario politico” (Roma, Atlantica); “Marxismo, socialismo
borghesia (Firenze Libri); Carteggio CROCE-T., Tarquini (Bologna, Mulino); “PIRANDELLO,
con testi di GRAMSCI” (Pisa, Scuola Normale Superiore); Einstein, Trappetti e
Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, “Spaccio della bestia trionfante” è un saggio del
BRUNO, costituita da III dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le “bestie
trionfanti” sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da animali
-- è necessario ‘spacciarle’, ovvero cacciarle dal cielo in quanto
rappresentano vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Una nota
dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare PIRANDELLO (si veda) nella
tournée in Argentina si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta
dal noto letterato anti-fascista a CASSINELLI, dichiarazione che rileva non
solo l'animosità biliosa di T. contro PIRANDELLO ma anche e soprattutto un
piano pre-stabilito da oltre III mesi da rinnegati contro degl’italiani che si
apprestano a far conoscere ai nostri co-nazionali in Argentina, le ultime
novità letterarie degli autori italiani. Sedita, “PIRANDELLO, l'a-politico
spiato” (Belfagor), che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi negativa con cui
in essa si presenta il noto letterato anti-fascista T. e con cui ci si sofferma
soprattutto sul suo perdurante odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al
fascismo. E significativo, alla luce degli studi di CANALI, che il tramite tra
la polizia politica e T. sia stato CASSINELLI. CASSINELLI divenne amico di PIRANDELLO,
che ne parla con deferenza in due lettere all’Abba. Dizionario Biografico degli
Italiani Rensi, Frammenti d’una
filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte” (Napoli, Orthotes);
Istituto d'Istruzione Superiore T., su tilgher Grana, T. critico, in,
Letteratura italiana. I critici, V,
Marzorati, Milano; R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, T. com'era, Napoli, Edizioni del delfino, Buonaiuti
Modernismo teologico Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Adriano
Tilgher. Tilgher. Keywords: le orecchie dell'aquila, lo spaccio del bestione
trionfante. Refs.: Luigi Speranza, ‘Grice e Tilgher’ – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Timagora: l’orto di Roma – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Orto. Cited
by CICERONE. Grice: “I would say that Cicerone should every sign of being a
closet Epicureian. He knew them
ALL!” Keywords: Orto.
Grice e Timagora: tutelage in Italian philosophy – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Gela). Filosofo italiano. A pupil of Teofrasto and Stilpo. Grice: “Not a good pupil, apparently,
since he needed TWO tutors. I rather would die than having to endure my four
years at Oxford under TWO tutors: Hardie was MORE than enough!” – Keywords:
tutelage in Italian philosophy
Grice e Timarato: la legislazione di Locri – principe filosofo – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo
italiano. A Pythagorean cited by Giamblico, pupil of Pythagoras himself. T. achieves
great eminence as a law-giver at Locri. However, Giamblico says exactly the
same thing about a *Timares* of Locri, which is either a remarkable coincidence
or a mistake (“but can’t be both” – Grice). The latter is perhaps more likely,
as on both occasions Giamblico links Timares with Zaleucus – implying (“or
implicating” – Grice) they are the same person. Keywords: Cuoco.
Grice e Timare: la legislazione di Locri – il principe filosofo -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo
italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico – and an important law-giver in
Locri. Some scholars think that Giamblico or someone else made a mistake and
that ‘Timares of Locri’ should read ‘Timeo of Locri.’ As Plato nowhere
describes Timeo specifically as a law-giver, the identification is at best
inconclusive. However, Timares does seem to be the same person as *Timaratus*
of Locri – “if you’ve heard of him.” Grice. Keywords: the laws of Locri. Timare.
Grice e Timarida: la provvidenza divinamente decadente -- Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo
italiano. A pupil of Pythagoras himself, as cited by Giamblico. He is mentioned
in a work by Androcide in which Timarida is shown as a strong believer in
divine providence. Grice: “Which is possibly the source for Vico – the ONLY
*OTHER* philosopher *I* know who believes in ‘provvidenza divina’ – Keyword:
provvidenza. “Note that the ‘divine’ is decorative, since pro-videnza has more
to do with fore-sight!” – Grice. Keywords:
Cuoco, la filosofia italica.
Grice e Timasio: i sibariti – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari) Filosofo italiano. A Pythagorean – cited by
Giamblico – “‘Check other references,’ Strawson told me. I ignored him!”.
Grice: Giamblico – although not an Italian his self, knew his Italy, since
Sibari is hardly considered a philosopical centre – as Oxford is – but Timasio
made one of it!”
Grice e Timeo: Crotone e i suoi filiali -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A
Pythagorean cited by Giamblico. Grice: “Giamblico knew his Italy; he refused to
call Sicily part of Italy – but then he referred to Grosse Griechland, as the
Germans call it, not as Italy, either! Anyway, this Timeo was Italy-born, in
Crotone, which the old Italiots called ‘Crotona,’ since a city must end with an
-a, not an -e. Grice: “Timeo should not be confused with Timeo, Plato’s tutor –
nor with Timeo, Empedocle’s – or Girgenti’s – pupil! Keywords: Crotone e i suoi filiali.
Grice e Timeo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. T. is the lead character in a
dialogue by Plato, named, of course after him. T. is described as rich, a
sometime holder of high office, and a philosopher of considerable
accomplishment – “which, by Plato’s standards, means a lot” – Grice. According
to CICERONE, Plato meets Timeo and studies with him – “or *under* him, as the
Greeks have it.” – Grice. In the dialogue, Timeo expounds a theory of how the
natural world came into existence – “even if nobody asked him!” – Grice. CICERONE
describes Timeo as a Pythagorean – “But everybody except himself was a
Pythagorean for Cicerone!” – Grice. Giamblico in fact describes two men named
Timeo as Pythagoreans (“But he wasn’t wearing glasses!” – Grice. His works are
considered apocryphal – “but that is a complimentary epithet at Oxford, as
Strawson well knows!” Grice: “Timeo puts Locri on the philosophical map!” Grice:
But of course Cuoco is right and Pythagoras himself was possibly from Locri!” –
Grice. Keywords: CICERONE.
Grice e Timeo: L’Etna e la filosofia -- Roma – filosofia siciliana -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Taormina).
Filosofo italiano
(“Or should we say Sicilian?” – Grice). A historian, and a source used by
Diogene Laerzio in his account of Empedocle di Girgenti. Grice: “If Diogene
used Timeo as a source, it means that Diogene was two-steps removed from the
Etna, whereas Timeo almost fell into it!”. Keywords: Girgenti.
Grice e Timossi: prammatica del ragionare -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Genova).
Filosofo italiano. Studia a Genova. Svolge attività di ricerca e di
insegnamento seminariale presso l'ateneo genovese. I suoi principali interessi
sono rivolti alle cosiddette questioni di frontiera, che riguardano la
filosofia, la teologia, la storia della scienza, l'epistemologia e la
religione. In questo ambito, si propone di dimostrare la possibilità di una
metafisica cognitiva e in particolare di una rinnovata teologia naturale o
filosofica che proceda dai rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della
scienza contemporanea. È inoltre noto, come l’alievo di Grice, A. G. N.
Flew, per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato
uno dei manuali introduttivi più letti in Italia: "Imparare a ragionare.
Un manuale di logica", Marietti). Presidente del Consiglio scientifico
della scuola internazionale superiore per la ricerca inter-disciplinare; membro
del comitato di gestione della fondazione Compagnia di S. Paolo di Torino.
Academia ligure di scienze e lettere. Altri saggi: “Dio è possibile? Il
problema dell'esistenza di un'entità superiore” (Padova, Muzzio); “Dio e la
scienza moderna: il dilemma della prima mossa” (Milano, Mondadori); “Prove
logiche dell'esistenza di Dio d'Aosta a Gödel: storia critica dell'argomento
ontologico” (Milano, Marietti); “L'illusione dell'ateismo: perché la scienza
non nega Dio” (Cinisello Balsamo, S. Paolo); Imparare a ragionare: un manuale
di logica” (Milano, Marietti); “Decidere di credere: ragionevolezza della fede”
(Cinisello Balsamo, S. Paolo); “Nel segno del nulla: critica dell'ateismo” (Torino,
Lindau); “Perché crediamo in Dio: le ragioni della fede" (Cinisello
Balsamo, S. Paolo); “Credere per scommessa: la sfida di Pascal tra matematica e
fede” (Bologna, Marietti, Centro Editoriale Dehoniano. Timossi. Keywords:
ragionare, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Timossi” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Tincari: iustum quia iussum – Roma -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Persio. Philosopher of law, Bergamo. Persio Tincari. Tincari.
Keywords: iustum quia iussum, Bergamo, Pergamo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Tincari” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tirannio: il lizio di Roma – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Primarily a
grammarian. Friend of CICERONE – he held the seminars in his own house. He made
copies of a number of works of Aristotle which might otherwise have been lost.
Grice: “Cicerone found it boring that everytime he would pay a visit to
Tirannio, he was copying some old Greek manuscript!” Grice: “I wouldn’t call
Tirannio a sophist: his at-homes were, like mine, free of charge!” Keywords: grammatica filosofica, lizio.
Grice e Tirseno: la tesi di Cuoco – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Pythagorean
according to Giamblico. Grice: Giamblico knew his Italy. But he didn’t know
what Cuoco knew. If Tirseno was philosophising in Sibari, it means there was an
atmosphere for philosophical inquiries in these parts of Italy way before
Pythagoras called himself an Etrurian! Keywords: Cuoco.
Grice e Tisia: l’argumento del probable, l’argumento del desirabile –
Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. (“Or should we say, Sicilian?” –
Grice). A pioneer of rhetoric, T. emphasises the importance of an appeal to the
probable in an argument. He was the tutor of Gorgia di Leonzio. Grice: “I took
my inspiration for my Prob. vs. Des. – probability versus desirability – not so
much from Davidson (that’s boring!) but from Tisia di Siracusa. As a tutor, I
can identify, because at Oxford, I was always regarded as Strawson’s tutor – as
Tisia was Gorgia’s one! Only that Gorgia travelled all the way from Leonzio to
Siracusa to get tutored, whereas Strawson met me on common ground! Keywords: probability, the probable, argument.
Grice e Tito: il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza. (Roma). L’imperatore
Tito, famoso per la sua clemenza (Mozart, La clemenza di Tito). Il suo filosofo
favorito e Musonio – il principe filosofo. Keywords: principe filosofo.
Grice e Toderini: Rome e le sue colonie –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Flosofo italiano. Discende
dai conti palatini Gagliardis dalla Volta. Letterato, pubblica “Letteratura
turchesca” (Venezia, Tosti), frutto della sua permanenza a Costantinopoli, la prima
trattazione occidentale di storia della letteratu turca.Tra gl’altri scritti,
in particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la filosofia
frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata
alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare e “L'onesto uomo; ovvero,
saggi di morale filosofia dai principii della ragione”. È ricordato in “I Dogi
di Venezia nella vita pubblica e private” di Mosto, Giunti Martello. La
Dogaressa Pisana muore con gran dolore del Doge circa le hore ventidue colta da
una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa malattia
sofferta. Per tutti i tre giorni di esposizione si conserva così fresca e
rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce riposo. È
solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune dei Mocenigo.
Il doge la segue dopo IX giorni di malattia in seguito a un’infezione
determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni funerali fatti alla
sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da Berti ed a quelli fattigli
dalla scuola di S. Rocco, cui apparteneva, da T.. Cfr. Le sue opere registrate
dal «Sistema Bibliotecario Nazionale». Giambattista Toderini. Toderini.
Keywords: filosofia coloniale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Toderini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Tocco: i rendiconti della ragione
pratica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Studia a Napoli con SPAVENTA
(si veda) e a Bologna, con FIORENTINO (si veda). Insegna a Roma, Pisa e Firenze.
Si pose nelle sue “Ricerche platoniche” (Catanzaro) il problema della
cronologia degli scritti platonici. Nella sua monografia su BRUNO (si veda) nega
che il filosofo di Nola potesse essere considerato un martire del libero
pensiero, quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione
delle teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in
atto ai suoi tempi. Contribuisce alla pubblicazione dei saggi di BRUNO,
individuandone tre fasi di sviluppo: una fase neo-platonica, una fase pan-teistica
e una atomistica. Sostenitore del neo-kantismo,
rifiuta ogni costruzione metafisica e
privilegia le esigenze della ragione pratica. Altri saggi: “L'eresia nel
Medioevo” (Firenze); “BRUNO” (R. Istituto di Studi Superiori Pratici e di
Perfezionamento in Firenze); “Le fonti più recenti della filosofia del BRUNO”, "Rendiconti
della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e
filologiche", “Le opere inedite di
BRUNO” (Accademia di scienze morali e politiche della Società Reale, Napoli); Studi
francescani (Napoli); Studi kantiani (Palermo). Ferrari, I dati
dell'esperienza. Il neo-kantismo nella filosofia italiana” (Firenze, Olschki); Raio,
Lezioni su Kant” (Napoli, Liguori); Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze
Archivistiche. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Felice Tocco. Tocco. Keywords: Bruno, ragione pratica. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tocco” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tolomei: la filosofia della percezione
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo italiano. Appartenente alla
Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia e di nobili origini. Studia a
Firenze dove studia legge presso l'Pisa. Entra a far parte dell'ordine dei gesuiti
e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici lingue tra le quali
latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e francese.
Inizia la sua carriera teologica esponendo le sacre scritture nelle letture
pubbliche presso la chiesa del Gesù a Roma. Venne eletto alla carica di
procuratore generale dell'ordine dalla congregazione generale, ufficio che
tenne fino a quando cioè non ottenne la cattedra di filosofia al collegio
Romano. Le sue letture, che hanno sempre un vasto uditorio, vennero poi
date alla stampa con il titolo “Philosophia mentis et sensuum” nella quale, pur
nel pieno rispetto dell'aristotelismo del Lizeo, accolge gran parte delle
scoperte naturalistiche della sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture
vennero ristampate in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia
e di Leibniz. Ottenne la cattedra di teologia alla Pontificia Università
Gregoriana -- allora ancora Collegio Romano -- e rinnova le tematiche relative
alla controversia sul concetto di dogma già iniziate dal cardinal Bellarmino.
Le letture relative a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di
ben sei volumi in folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore.
Eletto successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico,
ricopre la carica di consultore presso la Congregazione dei Riti. Venne
con sua sorpresa nominato cardinale da Clemente XI ed ottenne il titolo di S.
Stefano al Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare gl’errori
in materia di dogmatica si occupa della pronuncia di condanna dell'eresia del
teologo francese, esponente del giansenismo Quesnel. In qualità di
cardinale è uno degli elettori del conclave di nomina di Innocenzo XIII e di
Benedetto XIII. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. T. su Find a Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Appleton. Cheney,
Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomèi, Tolomei. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tolomei” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tolomeo: contro la gnossi -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. According to Ippolito di Roma, Tolomeo was a gnostic, and a follower
of Valentino. Keywords: Ippolito, gnosticismo.
Grice e Tomatis: il paradosso del filosofo -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Carrù). Filosofo
italiano. Insegna filosofia a Salerno. Studia a Torino, Heidelberg, Perugia e
Macerata. Si laurea in filosofia a Torino con VATTIMO e PAREYSON, dottore di
ricerca a Perugia, seguito da Ferretti e Riconda, di cui è stato assistente a Torino.
Borsista del centro studi filosofico-religiosi Pareyson ricercatore della
Alexander von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau, professore allo studio
teologico interdiocesano di Fossano e professore ospite in alcune università
europee e americane -- Madrid, Córdoba, Mendoza. Membro dei comitati
scientifici del Centro studi filosofico-religiosi Pareyson di Torino, della
Fondazione centro studi NOCE (si veda) di Savigliano, dell'Accademia estetica
internazionale di Rapallo, dell'Istituto Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft.
Fonda a Cuneo il seminario angelus novus. Fonda la rivista “Paradosso”. Scrive
sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle
vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore, e collabora
a “La Rivista del Club alpino italiano”. Garante scientifico internazionale
dell'associazione Mountain Wilderness International. Istruttore di kung fu
classico cinese, frequentando la scuola Kung Fu Chang, allievo diretto dei
maestri Cuturello e Fassi. Dedicato le sue ricerche a Schelling,
Nietzsche, Heidegger, PAREYSON, EINAUDI, Lao Tzu e Yang Chengfu approfondendo
in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e
dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Elabora una filosofia esperienziale,
sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza come esperienza
personale della verticalità del limite, e una filosofia ermeneutica del dialogo
inter-culturale, particolarmente attenta alla teologia cristiana trinitaria e
al pensiero taoista cinese. Saggi: “Kenosis del logos: ragione e
rivelazione” (Città Nuova, Roma); “Ontologia del male” (Città Nuova, Roma); “L'argomento
ontologico. L'esistenza di Dio da AOSTA (si veda) a Schelling” (Roma, Città
Nuova), pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson.
Vita, filosofia, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione (Roma, Città Nuova);
Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo, Filosofia della
montagna, Prefazione di Torno, Postfazione di Messner, Milano, Bompiani, Come
leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao
Tzu (Bompiani, Milano); Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale,
Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in EINAUDI
(si veda) (Città Nuova, Roma); Corpo e preghiera. La Via del T'ai Chi Ch'üan,
Roma, Città Nuova); La via della montagna, Bompiani, Milano, Curatele:
Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, Riconda, Tilliette, Del
male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Forte, Vitiello, La vita e il suo
oltre. Dialogo sulla morte, Città Nuova Editrice, Roma, Pareyson, Iniziativa e
libertà, Mursia, Milano, Baudino, White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino,
Nietzsche: su verità e menzogna, Bompiani, Milano, Schelling, Sui principi sommi. Filosofia della
rivelazione Bompiani, Milano, Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e
contemporanea, Mursia, Milano, Recensioni: Kenosis del logos. Ragione e
rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di Tilliette, Città Nuova, Roma -- recensito
da: Forte («Avvenire», Bozzo («Il Sole-24 Ore», Giordano («La Guida»,Bogo («la
masca», Pirola («La Civiltà Cattolica»); Agostini («La Stampa. Tuttolibri», Viganò
(«Informazione filosofica», Sotgiu
(«Diorama letterario», Forte («Asprenas», Tilliette («Gregorianum»,
Guglielminetti («Filosofia e teologia», Ontologia del male. L'ermeneutica di
Pareyson, Pres. Di Coda, Città Nuova, Roma), recensito da Bozzo («Il Sole-24
Ore», G. Ricci («Avvenire», Ribero («AdOvest», Sotgiu («Diorama letterario», Micelli
(«Informazione filosofica», Russo («Acta philosophica», Garelli («La Guida»,].
L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio d’AOSTA a Schelling, Città Nuova,
Roma, recensito da: Schoepflin («Avvenire», Bo («Con-tratto», Pepino («la
Bisalta», pareysoniana, Trauben, Torino, recensito da: Garelli («La Guida», Russo («Acta
philosophica», Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della negazione, Città Nuova,
Roma, recensito da Garelli («La Guida», F. Pepino («la Bisalta»), Schoepflin
(«Avvenire Folin («Tuttolibri»,), Nino («Dialegesthai», mondodomani. dialegesthai/)]. Pareyson. Vita,
filosofia, Morcelliana, Brescia [recensito da: Aschero («La Guida», Schoepflin («Il Giornale», Orengo («La Stampa.
Tuttolibri», Schoepflin («Avvenire», Pepino («Cuneo Provincia Granda», Russo («Acta
philosophica», O argumento ontológico. A existência de Deus de Anselmo a
Schelling, tr. port. bras. di Schirato, Paulus, Sâo Paulo Brasil, Filosofia
della montagna, Bompiani, Milano, recensito da Reale («Corriere della sera», Billò
(«Unione Monregalese», Mathieu («Il Giornale», Vasta («La Sicilia», Curi
(«Messaggero Veneto», Caveri («Peuple Valdotain»,A. Zaccuri («Letture»), Anghilante («Ousitanio Vivo», Lingua («Cuneo
Provincia Granda», Brunod («PMNet», oin pmnet), M. Schoepflin («Il Foglio» A.
Rosa («TorinoSette», A. Parodi («La Stampa), G. Pulina («Girodivite», Rigobello
(«L'Osservatore romano», ]. Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, recensito
da: Schoepflin («Jesus»), Vecchio (“Diorama letterario”), Pulina («Recensioni
filosofiche»). Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani,
Milano, recensito da Iacona («Secolo d'Italia»), Billò («L'Unione monregalese»),
Aschero («La Guida»), Schoepflin («Giornale di Brescia»), Schoepflin
(«Avvenire», Monaco («Filosofia e teologia», Libertà di sapere. Università e
dialogo interculturale, Pref. di Reale, Bompiani, Milano recensito da Giorello («Corriere della Sera.
Magazine», Castagna («Avvenire», Iacona
(«Il Borghese», ), Torno («Corriere della Sera», *)]. Verso la città
divina. L'incantesimo della libertà in Einaudi, Città Nuova, Roma, recensito da
Chittolina («La Guida», Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», Tarantino
(«Secolo d'Italia»); Iacona («Il Giornale d'Italia», Monaco («L'occhio», Chittolina («La Voce del
Popolo», Ranucci («Conquiste del lavoro»,
«Jesus»); Bondi («Panorama», Nuoscio («Europa», Anghilante («Ousitanio
vivo»); Festa, («»,,// ); Bartoli («Dialegesthai», 10.7.,//mondodo mani.org/dialegesthai/;
D. Monaco («Filosofia e teologia»,, 1, ];Lubrano
(«Il Nostro Tempo». Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson; Studio
teologico interdiocesano di Fossano
Accademia estetica internazionale di Rapallo Istituto Tilliette Ousitanio Vivo Il Giornale La Rivista del Club alpino italiano professore.
curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito
dell'Università degli Studi di Salerno. Francesco Tomatis. Tomatis. Keywords: paradosso.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomatis” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tomitano; o, i precetti della
conversazione civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Fondatore di
accademie letterarie, autore di commenti alle opere d’Aristotele – lizio -- e
autore di scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti. Da una famiglia
originaria di Feltre, frequenta il corso di filosofia a Padova dove si laurea.
Deputato dal senato veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla scuola di
logica di Padova. Nel periodo in cui rimane a Padova stringe amicizia, fra gli
altri, con SPERONI, BEMPO, SADOLETO, GIOVIO, NAVAGERO, FRACASTORO, e MANUZIO. Fa
parte degl’infiammati, il cui proposito è scrivere compiutamente in dialetto
veneziano. Le discussioni degl’infiammati sono alla base dei quattro libri
della lingua toscana. Scrive anche due brevi dissertazioni matematiche: il
Moisè-Geometria, la dimostrazione del teorema due rette possono avvicinarsi
all'infinito senza mai unirsi, intuito dal profeta ebreo per grazia divina, e “Introductio
cosmographiae”, lezioni di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica.
Accusato dal S. Uffizio di eresia per la sua esposizione LETTERALE a parafrasi implicaturale
al vangelo secondo Matteo. Dimostra che quella parafrasi non è sua, ma edita a
sua insaputa da un nobile signore N., con cui è assai famigliare. Creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi saggi divennero alquanto conformisti.
Lascia Padova e si trasfere a Venezia. I saggi più importanti del periodo
veneziano, a parte la biografia di Baglioni, sono il “De morbo gallico” e il
carme encomiastico “Thetis” in onore di Enrico III. Altre saggi: “Introductio
ad sophisticos elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum paralogismorum
per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in Elenchis. Quam methodum
B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele nuper invenit, adiecta sunt
Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad exercitationem adolescentium” (Venezia);
“Ragionamenti della lingua toscana, dove si parla del perfetto oratore e poeta
volgari, dell'eccellente flosofo Tomitano, divisi in tre libri. Nel primo libro
si pruova la FILOSOFIA esser necessaria allo acquistamento della retorica e
della poetica. Nel secondo libro si ragiona dei precetti dell'oratore. Nel
terzo libro si ragiona delle leggi appartenenti al poeta, e al bene parlare” (Venezia,
Farri); Quattro libri della lingua toscana, dove si prova la filosofia esser necessaria
al perfetto oratore e poeta con due libri nuouamente aggionti, de I PRECETTI
RICHIESTI AL CONVERSARE con eloquenza” (Padova, Pasquati); “Sonetti e Canzoni,
in Rime diverse di molti eccellentiss. autori nuovamente raccolte. Libro primo,
con nuova additione ristampato” (Venezia, Ferrarii); “Esposizione letterale del
testo di Mattheo Evangelista” (Venezia); “Sopra le Pistole di S. Paolo” (Venezia);
“Moisè”; “Geometria (Mantova); Introductio Cosmographiea (Venezia); Prediche
del reverendissimo monsignor Cornelio Musso, vescovo di Bitonto, fatte in diversi
tempi, et in diversi luoghi. Nelle quali si contengono molti santi evangelici
precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo
cristiano. Con la tavola delle cose più notabili in esse contenute” (Venezia,
Giolito de Ferrari); “Oratione recitata per nome de lo studio de le arti
padovano ne la creatione del serenissimo Principe di Vinetia M. Marcantonio
Trivisano, Venezia, Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus, Venezia Consiglio
sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo del Clarissimo M.
Antonio” (Padova); Corydon, sive de Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium
Priolum Venetorum Principem” (Venezia, Breznicio); “Animadversiones aliquot in
primum librum Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones in
Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In
novero Averrois Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia, Consiglio de
l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste di Vinetia, Padova, appresso
Gratioso Perchacino, De morbo gallico, inVenezia, Vita e fatti di Astorre
Baglioni; “Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la philosophia
esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti
dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con eloquenza” (Padova); “Thetis”;
“In adventu Regis Henrici III Galliae Christianissimi et IV Poloniae
Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem, Venezia, Ziletti). Aristotelis opera
omnia cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones Et alia plura” (Venezia,
Iuntas). I primi due libri sono tesi a dimostrare che la filosofia è necessaria
all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per argomento i precetti della
retorica necessari alla scrittura e all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato
alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de' suoi ornamenti, con la
ragion de i motti, facetie et apologi"). Poppi. Ricerche sulla teologia e
la scienza nella scuola padovana” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Ricerche
sulla teologia e la scienza nella scuola padovana” Poppi; “Oratione prima alli
Signori de la S. Inquisitione di Venetia” (Padova); e Oratione seconda alli signori
medesimi, Venezia). Quest'opera è nominata solo da Doni nella sua Prima
Libraria, un repertorio dei libri italiani stampati. L'opera del T., pertanto,
deve essere stata scritta. È una biografia in VIII libri su Baglioni, il
capitano ucciso con Marcantonio Bragadin a Famagosta. La filosofia rimase
ignota ai contemporanei del T. ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne
sono stati stampati solo alcuni brani. Storia della letteratura italiana di
Tiraboschi, della compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo duca di
Modena, Firenze, Molini e Landi, Dizionario critico della letteratura italiana,
Torino, POMBA, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia dantesca,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Bernardino Tomitano. Tomitano. Keywords: i
precetti della conversazione civile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomitano”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Toritto – contro il Lizio --
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Grice: “I like Caravita; Locke – England’s, and
Oxford’s, greatest philosopher, had his sponsor, and so does Italy’s – not
Bologna’s – Vico, and he was Caravita!”. Appartenente a una famiglia nobile
resa illustre in passato da insigni giureconsulti. Fiscale consigliere della
reale Giurisdizione. Insegna a Napoli. Compone il saggio: “Nullum ius romani
pontificis in regnum neapolitanum” contro le pretese feudali dal papa sul regno
di Napoli – “Niun diritto compete al sommo pontefice sul regno di Napoli:
dissertazione istorico-legale illustrate con varie note” (Aletopoli, Napoli), messa
all'Indice. Ha inoltre l'incarico di raccogliere tutte le leggi del regno in un
codice Filippino. Il Codice Filippino, e tuttavia rimasto incompiuto per
l'occupazione austriaca di Napoli. In filosofia e seguace
dell'anti-aristotelismo di CAPUA (si veda). La sua abitazione divenne il centro
della diffusione della filosofia di Cartesio a Napoli. Titolo di merito di
Caravita, come peraltro del figlio Domenico, è l'essere stato amico e
protettore di VICO (si veda), a favore del quale si adopera per fargli ottenere
la cattedra di retorica e perché e accolto nell'Accademia palatina. Altri saggi: “Ragioni a pro della fedelissima
città e Regno di Napoli contr'al procedimento straordinario nelle cause del
Sant'Officio, divisate in tre capi. Nel I si ragiona del grave pregiudicio
della real giuridizione. Nel II si tratta dell'ordinaria maniera di giudicio,
che tener si dee nel regno, e nel III si dimostra il pregiudicio, che fa alla
real giuridizione, ed al regno un editto in cui si stabilisce il tribunal della
'nquisizione. Napoli. Dizionario biografico degli italiani. Ma l’ anti-marinismo
ha anche, secondo la moda del tempo, il suo salotto nel palazzo Torittom nel
quartiere dei Vergini. Quivi, più che nell’accademia. Armellini, Bibliotheca benedictino-casinensis.
Stefano, Raccolti da don Nicolò Caravita. Napoli, Roselli,
ed. Caravita was an Arcadian. Tiberius by Filippo Anastasio, Caligula, and
Claudius by Paolo DORIA. The second volume continues the biographical model
with essays dedicated to individual emperors. Nicolò Caravita. Niccola
Caravita Nicola Caravita. Nicola Caravita dei duchi di Toritto. Caravita-Toritto.
Toritto. Keywords. impiegatura da salotto, diritto, anti-popism – il laico --,
anti-aristotele, contro Aristotele, concetto assolutista di sovereignty contro
Aquino, quartiere dei Vergini – Capua. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Caravita” – The Swimming-Pool Library. Toritto.
Grice e Torlonia, o il natale di Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma),
Filosofo italiano. Figlio del duca Marino, appartene a una delle più facoltose
famiglie nobiliari romane. Il padre, duca di Poli e di Guadagnolo, e titolare
del feudo di Bracciano e vive a Roma nel palazzo Torlonia, in via Bocca di Leone.
Sposa la figlia di Bartolomeo Ruspoli e nipote del III principe di Cerveteri
Francesco. Dal loro matrimonio nacque Clemente. Nannarelli, amico intimo e su
biografo così lo descrive. I capelli castani, abbondanti e finissimi, il pallore
e la gracilità del volto. Ma se la fronte è di filosofo, l'occhio e d'artista,
o meglio, di contemplatore. Svelto nella persona, di eccellente statura, incede
frettoloso a testa alta e pensierosa. Si esprime con eleganza in francese e
tedesco. Spirito avido di conoscenze, e attratto dalla chimica e dalla botanica.
Nelle sue passeggiate nella campagna romana raccoglie e cataloga piante e
fiori. Appassionato di archeologia, colleziona monete di epoca romana e
trascrive antiche iscrizioni. Socio della Pontificia accademia di archeologia,
pronuncia un discorso in occasione del natale di Roma. Religioso fervente, è
introdotto da Passaglia allo studio della patrologia e delle sacre scritture.
La famiglia lo tollera, ma lo considera visionario e innovatore pericoloso. Da
Platone e da Plotino, approde a Kant e Fichte. Gli torna in contemplazione
entusiastica, gli si face poesia. E in contatto con un gruppo di filosofi, suoi
coetanei, oggi identificati come i filosofi della scuola romana che di sera si
ritrovano al Caffè Nuovo, a Piazza S. Lorenzo in Lucina. Novello mecenate, ha raccolto
intorno a sé questo gruppo di filosofi spinti dal comune ideale di ricondurre
la filosofia agl’antichi splendori di Roma. Tra questi, ci sono GNOLI, CIAMPI,
MACCARI, e NANNARELLI. Vuole riuniti idealisti e classicisti, nella fiducia
che, temperata la nebulosità metafisica degl’uni e la gretta sensibilità degl’altri,
e prendendo il meglio d'ambedue le scuole, puo scaturire a grado a grado una
filosofia italiana, profonda e intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante
di forma. Scrive sulla filosofia dell’amore platonico, sui fiori, sulla
contemplazione del divino. Ama Schiller, Goethe, Lenau, e LEOPARDI (si veda).
Declama Aligheri (si veda) e Tasso (si veda). Il suo saggio meritata le lodi di
Gregorovius. Suoi saggi apparvero nella raccolta “I fiori della campagna romana,”
stampata a Firenze e nella “Strenna romana. Costa, Trebbiatura nella campagna
Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'osservatorio astronomico,
apre a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario precursore della
alfabetizzazione delle classi povere, cre una associazione promotrice delle
scuole di campagna. A questa scuola rurale dedica un elogio in latino. Nannarelli
accorse al suo capezzale. Lo ude recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; e
Platone, e Fichte. Raccomanda alla moglie di mandare il figlio Clemente al collegio
di marina di Genova. Nannarelli tenta di raccogliere intorno a sé i poeti e
filosofi della scuola romana che furono decimati nel numero, per le morti
precocima si trasfere a Milano. Secondo le ferree disposizioni ricevute da T.,
il suo cameriere distrugge tutte le carte dell'archivio personale. GNOLI
conserva i manoscritti di tre saggi di T., inedite. Negro, Seconda Roma,
Vicenza, Pozza, Gnoli, op. cit. Gregorovius, Passeggiate per l’Italia. Gnoli, “I
poeti e filosofi della scuola romana” (Bari, Laterza); Nannarelli, “T.” (Firenze,
Le Monnier); Cugnoni, Vita di T.” (Velletri,
Cella); Ulivi, “I poeti e filosofi della scuola somana” (Bologna, Cappelli). Giovanni
Torlonia. Torlonia. Keywords: il natale di Roma, la filosofia dell’amore di
Platone in Fichte e Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Torlonia” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Torquato: L’orto a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. L’Orto. Chosen by CICERONE to
represent L’Orto in “De finibus”. Whether fairly or not, his understanding of
the ‘Orto’ is portrayed as somewhat crude and superficial. He was killed during
the civil war. Lucio Manlio Torquato. Keywords: Roma antica, orto, De finibus.
Per H. P. Grice’s Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Torre: la
stravaganza -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Forlì). Filosofo
italiano. Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo Aristotele,’ which is
what it was! – “Ackrill’s just reads, ‘Aristotelian’!” There is a nice ‘via’ in
Forlì after him that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on
both the soul and the body!” La sua fama se deve al commentario alla “Ars
parva” di Galeno -- è noto, in particolare, per i suoi studi di embriologia.
Infatti, dopo il recupero di Aristotele, del Lizio, le cui opere avevano spinto
verso un rinnovato interesse per l'osservazione diretta, si è avviato un
dibattito tra i sostenitori dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori
dell'empiria. Questo processo si conclude proprio con T., che cerca di
conciliare l'embriologia aristotelica con la fisiologia galenica. Mostra che le
differenze esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina
pratica. Insegna a Padova. Saggi: “Explicit questio de intensione et remissione
formarum secundum famosissimum artium et medicine doctorem magistrum Jacobum de
Forlivio qui pridie ab hac vita ad superiora migravit. Scripta vero per me
fratrem Bellinum de Padua.” Si tratta della conclusione del celebre “De
intensione et remissione formarum”. Saggi: “De intensione et remissione
formarum”; “Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de
extensione graduum formatione foetus in utero in Aphorismos Hippocratis
Expositio Physica;” “Quaestiones extra-vagantes Super, Tegni Galeni. Vescovini,
Medicina e filosofia a Padova, Arti e filosofia. Studi sulla tradizione
aristotelica del lizio e i "moderni", Vallecchi, Firenze. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in
Hippocratis Aphorismos et Galeni. Jacopo da Forlì. Giacomo da Forlì. Iacobus
Foroliviensis. Jacopo della Torre. Giacomo della Torre. Torre. Keywords:
stravaganza, lizio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Torre” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Trabucco: filosofia della salute -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Caltagirone).
Filosofo italiano. Non abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale
sappiamo solo che esercita con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto
durante l'epidemia. Per il suo contributo è creato nobile da Fernando
d'Aragona. Alcune suoi saggi sono conservate nella biblioteca comunale di
Caltagirone, città che gli ha anche dedicato una strada. Saggi: “De Morbis puerorum et mulierum.” Chaudon, Dictionnaire universel, historique, critique,
et bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia,
Palermo. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma, s.v. Amati, Dizionario corografico dell'Italia.
Trabucco. Keywords: salute, filosofia della salute. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Trabucco” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tragella: per i caduti -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Trezzano
sul Naviglio). Filosofo italiano. Studia a Gorla Minore, Milano, e Torino. Si occupa
di serbare la memoria della battaglia di Magenta con la costruzione di una
cappella espiatoria all'interno della chiesa per accogliere le spoglie dei
caduti. Ricovero vecchi poveri Sito Lombardia Beni Culturali. Viviani, cfr. Tunesi, Morani Le stagioni, op.
cit.. T., Lettera a Murri in: Murri, L. Bedeschi, Carteggio. II. Lettere a
Murri. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Le stagioni di un prete, Le
stagioni di un prete, «Rivista di storia e letteratura religiosa», Viviani, Dalle
ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu. Cesare Tragella. Tragella.
Keywords: per i caduti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tragella” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Trapaninapola: l’implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Trapaninapola. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Trapaninapola” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Trapè: l’umanità di Varrone -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Montegiorgio).
Flosofo italiano. Uno dei massimi studiosi della filosofia semiotica d’Agostino. Si
laurea a Roma con una “Il concorso divino in Colonna” (Tolentino). Insegna a
Roma. Promosse la fondazione dell'Istituto patristico augustinianum. Fonda
la "Biblioteca agostiniana" che si occupa della volgarizzazione di Agostino
(Città Nuova) e il "Corpus scriptorum augustianorum", che pubblica le
opere dei filosofi scolastici agostiniani. Altri saggi: “Introduzione ad Agostino
e le grandi correnti della filosofia contemporanea”, Atti del congresso
Italiano di filosofia agostiniana, Roma, Tolentino; Varro et Augustinus
praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, Atti del
Congresso di studi varroniani, Rieti) – VARRONE --; “Escatologia e anti-platonismo”
Augustinianum, “Agostino, filosofo e teologo dell'uomo”; Bollettino
dell’Istituto di filosofia (Macerata); Agostino: L'ineffabilità di Dio, in «La ricerca di Dio nelle religioni (EMI,
Bologna); “La Aeterni Patris e la filosofia”, Atti del Congresso Tomistico, Roma;
Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico” (Roma, Città Nuova); Patrologia,
Casale Monferrato, Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale
Monferrato, Introduzione e commento alla lettera apostolica «Hipponensem
episcopum», Roma, Introduzione ad Agostino, Roma, L'amico, il maestro, il pioniere, Cremona,
apostolo della cultura. Agostino Trapè. Trapè. Keywords: la semiotica
d’Agostino, Varrone, humanitas. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trapè” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Trasea: morale e diritto romano -- Roma
antica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Nato da una famiglia
illustre e agiata. Mantenne stretti legami con Padova, come dimostra la
partecipazione ai festeggiamenti in onore del fondatore, Antenore. Nulla è
degli inizi della carriera politica tranne contrasse matrimonio colla figlia di
CECINA PETO, console suffetto. Il suocero è implicato nella rivolta di Lucio
Arrunzio Camillo Scriboniano che mira ad eliminare Claudio e a RESTAURARE LA
REPUBBLICA e pertanto e costretto al suicidio. Lo segue, sebbene T. avesse
cercato di impedirlo, anche la moglie. Probabilmente, dopo la morte del
suocero, T. aggiunse il suo nome al proprio, prassi inconsueta per un genero, che
può essere letta come un segno di opposizione al principato. Non abbiamo
informazioni sulla cronologia della progressione di Trasea tra i ranghi più
bassi del cursus honorum ed è possibile, ma non è affatto certo, che la sua
carriera politica fosse ad un punto morto. A seguito della morte di
Claudio e l'ascesa di NERONE, l'influenza del precettore del nuovo principe, il
filosofo Seneca, del Portico, gli permise T. a di divenire console suffetto
acquistando nel frattempo l'importante amicizia del genero ELVIDIO PRISCO. Dopo
il consolato, T. ottenne il prestigioso incarico di quindecim-vir sacris
faciundis. Tale ascesa e, forse, aiutata dall'attività svolta presso le corti
di giustizia né è da escludere una sua nomina come governatore provinciale in
accordo alla testimonianza di PERSIO, amico e parente di T., il quale scrive di
aver viaggiato con lui. Sostenne in senato la causa di concussione
avanzata dai cilici contro il loro ex-governatore, COSSUZIANO CAPITONE, vicino
al principe, che e condannato probabilmente proprio per l'influenza e la
capacità oratoria mostrata da T.Si oppose ad una mozione con cui i siracusani
chiedevano di superare il numero legale di gladiatori per i loro giochi censurando
di fatto l'irrilevanza cui e giunto il senato. Quando, poi, NERONE invia
al senato una lettera – scritta da Seneca -- in cui giustifica l'appena
compiuto omicidio della madre, T. e il solo ad uscire dall'aula affermando di
non poter dire ciò che voleva e che non avrebbe detto quel che poteva, mentre
molti dei suoi colleghi si congratulavano bassamente con Nerone. Il pretore ANTISTIO
SOSIANO, che scrive poesie diffamatorie su Nerone, a accusato da Cossuziano
Capitone, recentemente riabilitato in Senato su impulso del suocero di questi, TIGELLINO,
di maiestatis. T. dissente dalla proposta di imporre la pena di morte sostenne
la più lieve sanzione dell'esilio, conforme per il reato. La proposta è approvata
con larga maggioranza nonostante il parere contrario di Nerone consultato prima
della votazione ed il principe e costretto ad aderirvi per far mostra di
clemenza. Al processo contro il pro-console di Creta, CLAUDIO TIMARCO, accusato
dai provinciali di continui abusi, avendoli costretti a compiere frequenti voti
di ringraziamento, T. censura il comportamento del pro-console. Fa approvare a
maggioranza un senatoconsulto che però dove aspettare il placet del principe. E
dispensato dal principe dal portargli i ringraziamenti, insieme alla
delegazione del senato, per la nascita di una figlia. Tale gesto e,
probabilmente, il preludio della fine anche perché TIGELLINO, tra i più
influenti cortigiani di Nerone e ostile a T. essendo il suocero di Cossuziano
Capitone, fatto condannare da T. stesso. Tuttavia, è noto che Nerone dice a
Seneca di essersi riconciliato con T. e che Seneca si fosse congratulato perché
recupera un'amicizia piuttosto che averlo costretto a chiedere clemenza. Dopo
tale vicenda, T. si ritira dalla vita politica. Non sappiamo esattamente quando
è presa la decisione ma TACITO fa dire a Capitone, in occasione del processo,
che T. ha da oltre III anni disertato tutte le sedute del senato ma, occorre
ricordare che la fonte è polemica e quindi poco affidabile. Non è noto neppure
quale sia stato il catalizzatore di una tale decisione che contrasta
apertamente con la sua vita precedente. Forse è la sua ultima forma di protesta
al principe. In questo lasso di tempo, T. continua a curare gl’interessi
dei suoi clienti e probabilmente compose anche la sua “Vita di CATONE [si
veda]”, in cui loda il sostenitore della libertà senatoriale contro GIULIO
CESARE (si veda) con il quale condivide la filosofia del portico. Tale opera,
oggi perduta, e una fonte importante per la biografia di Plutarco. Nerone, dopo
aver violentemente represso la congiura dei Pisoni, decide di sbarazzarsi di
chiunque sospettava ostile, e tra questi anche T. e Barea Sorano che da tempo
detesta. Spinto da Cossuziano Capitone, decide di agire durante la visita del
re Tiridate I di Armenia a Roma, come scrive sarcasticamente Tacito "quasi
fosse atto da re", affinché passassero inosservate le vicende di due così
illustri cittadini. L'accusa contro T. e assunta da Cossuziano Capitone e
Marcello Eprio, mentre Ostorio Sabino si occupa di Barea Sorano. Dapprima
Nerone esclude T. dal ricevimento in onore di Tiridate ma questi, anziché farsi
prendere dal timore, chiede che gli fossero notificati i capi d'accusa e che
gli fosse dato tempo di difendersi. Nerone accolge la risposta di T. con
agitata premura e come mai prima d'ora comincia a temere la presenza,
l'ardimento e lo spirito di libertà della sua vittima e pertanto comanda di
convocare il senato. L'imputato, dopo aver consultato gl’amici, decise di non
partecipare al processo per evitare che Nerone si incrudelisse anche con la
moglie e la figlia e per non prestare orecchio all’ingiurie degl’accusatori. In
tale occasione, inoltre, impede al tribuno ARULENO RUSTICO di porre il veto al
decreto del senato affermando che una siffatta azione mette in pericolo la vita
del tribuno senza salvare la sua. Il giorno del processo, il tempio di Venere
Genitrice, luogo di raduno del Senato, e circondato da due coorti della guardia
pretoriana. Iniziata la seduta, il questore legge una lettera del principe che,
senza far nomi, accusa alcuni senatori di trascurare da tempo i loro doveri e
di essere, pertanto, cattivo esempio anche per i cavalieri. Gl’accusatori
accolsero tali affermazioni come un dardo pronto per essere scagliato e subito
Cossuziano si scaglia contro T. per essere seguito poi da Marcello Eprio il
quale, con maggiore energia, grida che si tratta di LA SALVEZZA DELLO STATO
ROMANO e che la longanimità del principe sarebbe venuta meno di fronte
all'arroganza dei sottoposti e che fino ad ora troppo indulgenti sono stati i
senatori nei confronti di T., di Barea Sorano, definiti faziosi ribelli. Non si
ricordano discorsi della difesa ed in ogni caso i senatori, nel più profondo
terrore per i reparti armati, non hanno altra alternativa che votare la
condanna a morte nella forma del liberum mortis arbitrium ovvero l'ordine di
suicidarsi. T. e ovviamente condannato a morte, il genero Elvidio Prisco e
esiliato insieme agl’amici Paconio Agrippino e Curzio Montano. Gl’altri
imputati, Barea Sorano e la figlia di lui, processati separatamente, seguirono
lo stesso destino di T.. Al crepuscolo, T. intento ad intrattenere numerosi
ospiti e ad ascoltare con molta attenzione il filosofo Demetrio, del CINARGO, con
il quale discute della natura dell'anima e della separazione dello spirito dal
corpo, riceve da uno dei suoi intimi, DOMIZIO CECILIANO, la notizia della
condanna. A tal punto, esorta i più a non disperarsi e a ritirarsi in gran
fretta per evitare di compromettere le loro sorti con la sua, poi persuase la
moglie che, memore della madre, si prepara a seguire nella morte il marito, a
restare in vita e a non privare la figlia dell'unico sostegno. Poco dopo,
mentre T. si avvia al portico con un'espressione lieta, avendo saputo che il
genero, Elvidio Prisco, è stato solo esiliato, giunse il questore a
comunicargli ufficialmente la condanna. Si ritira, quindi, accompagnato da
Demetrio e dal genero, nelle proprie camere, porse ad uno schiavo le vene di
entrambe le braccia e, come il sangue scorse, lo sparse a terra libando a Giove
liberatore sempre alla presenza del questore. Infine, dopo molte sofferenze, muore.
In Prato della Valle, Padova, è presente una statua che lo raffigura, opera d’
Andreosi ed eretta a cura della associazione padovana Excisa Civitas. T. è
rappresentato in abito consolare, ai suoi piedi un piedistallo, simbolo della
costanza con cui sostenne la sua impari lotta contro Nerone. È menzionato nel
romanzo Quo Vadis di Sienkiewicz. È menzionato nel romanzo Memorie di Adriano
di Yourcenar. Dione Cassio. Tacito. Plinio. Tacito, Historiae. Plutarco Moralia.
Geiger. Statua di T. su digilander.libero. Cassio Dione Cocceiano, Historia
Romana, libri LXVI-LXVII. Plinio il Giovane, Epistulae. Tacito, Annales. Brunt, Stoicism and the
Principate, PBSR, Devillers, Le rôle des passages relatifs à Thrasea Paetus
dans les Annales de Tacite, Neronia, Bruxelles, Collection Latomus Geiger,
Munatius Rufus and T. on Cato the Younger, Athenaeum. Rudich, Political
Dissidence under Nero, Londra, (Strunk, Saving the life of a foolish poet:
Tacitus on Marcus Lepidus, T., and political action under the principate,
Syllecta Classica, Syme, A Political Group, Roman Papers, Turpin, Tacitus,
stoic exempla, and the praecipuum munus annalium, Classical Antiquity,
Wirszubski, Libertas as a political idea in Rome in the late republic and early
principate, Cambridge. T., su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. MPortale Antica
Roma Portale Biografie Categorie: Retori romaniFilosofi
romaniScrittori romaniFilosofi del I secoloScrittori del I secolo Romani Nati a
Padova Morti a Roma Filosofi giustiziati Stoici Morti per suicidio. The wide circulation of the
philosophy of the Porch among Romans of the upper class from the time of
Panaetius to the reign of Marcus Aurelius is a familiar fact. Few Romans of
note can indeed be marked down as committed ‘filosofi del portico’, and even
those, like Seneca, who avowedly belongs to the school borrows ideas from other
philosophies. Still, even if eclecticism is the mode, the ‘Porch’ element is
dominant. The PORTICO permeates the writings of ‘filosofi’ like Virgil and
Horace who professed no formal allegiance to the sect, and became part of the
culture that men absorb in their early education. One might think that the
Porch exercises an influence comparable, at Oxford, at in some degree with that
which Christianity has often had on men ignorant or careless of the nicer
points of systematic theology. It has often been supposed that it did much to
humanise Roman law and government. That is a contention of which I should be
rather sceptical, but it is not my present theme. I propose to examine the
effects that The Porch had on men's attitudes to the Principate, the
essentially monarchical form of government created by Ottavianus. Prima facie
we might expect these effects to have been significant, yet it is not easy to
discern exactly what they are. At the very outset an apparent contradiction
confronts us. The Porch seems to be both upholders and opponents of the regime.
The Stoic Atenodoro is an honoured counsellor of Ottaviano; Seneca the
preceptor of Nerone and then one of his chief ministers, Marcus Aurelius Antonino
a philosopher on the throne. Seneca exalts the autocratic power of the Princeps.
Under Nerone, a ruler vigilant for the safety of each and all of his subjects,
anxious to secure their consent, and protected by their affection, Rome (Seneca
claims) enjoyed the happiest form of constitution, in which nothing is lacking
to our complete freedom but the license to destroy ourselves. We may always
suspect Seneca of insincere rhetoric and special pleading. But Seneca’s
approval of monarchy in principle is shared by the honest Musonius, and Antonino
clearly assumed that it was by divine providence that he had been called to
exercise absolute power. And yet that perfect philosopher of the Porch, as
Seneca calls him (Const. Sap.), Catone, died in defence of the old Republic,
which Giulio Cesare had overthrown and Ottaviano had replaced. Cato’s conduct
was still viewed as exemplary by philosophers of the Porch during the
Principate. T. writes Catone’s life, and he is the centre of a circle,
including ELVIDIO PRISCO and ARULENO RUSTICO, which offers the most intractable
opposition to certain princes, opposition which was certainly ascribed to the
teaching of the Porch. Nerone’s suspicions of RUBELLIO PLAUTO, a kinsman and
potential pretender to the Principate, are enhanced by the allegation that he
had adopted the Porch’s presumptuous creed, which made men turbulent and avid
for power. Writing soon afterwards, Seneca himself admits that some thought,
though erroneously, that the votaries of philosophy were 'defiant and stubborn,
men who held in contempt magistrates, kings and all engaged in government', and
he advises Lucilius to devote himself to philosophy, but not to boast of it,
since philosophy itself, associated with arrogance and defiance, has brought
many men into danger. Let it remove your faults and not reproach those of
others, and let it not recoil from social conventions ('publicis
moribus"), nor produce the appearance of condemning what it does not
practise'? Though Seneca speaks of 'philosophy' in general, the context shows
that he has in mind only that philosophy in which he thought the truth resided,
the Porch. The second passage indeed may suggest that what endangers the Porch
was not so much resistance to authority as censure of the behaviour common in
the world, which made the Porch generally unpopular. Seneca had also admitted
earlier that The Porch had the reputation, in his view undeserved, of excessive
harshness, which was held to make it incapable of giving wise advice to rulers.
It was under Gaius, Nero, Vespasian and Domitian that the Porch certainly
suffered persecution. The last two princes actually expelled professional
philosophers from Rome and Italy; Epictetus was among the exiles. Yet he too
repudiates the charge that the Porch is opposed to authority. By reconciling
the interests of the individual, truly conceived, with those of society, the
Porch, Epitteto claims, produced concord in a state and peace among peoples.
The Porch teaches men to obey the laws, but not to despise the authority of
'kings', though in his view neither laws nor kings could give or take away
anything essential to a man's blessedness. On the other hand, the Stoic would
not comply with the orders of 'tyrants', which conflicted with his own moral
purpose. We might then infer that it was not political authority, nor monarchy
as such, that the Porch rejects, but those rulers whose vile conduct made them
'tyrants',"' and that what the Porch – in a figure like T. -- admires in
Catone is not his fight for the Republic but his rectitude and constancy. However,
Vespasian was never reproached with tyranny, and ELVIDIO PRISCO, at least, whom
Dio called a Republican, and whom Vespasian puts to death, must have had convictions
by which an emperor could be judged in political as well as moral terms. The
apparent inconsistency in the Porch’s attitude to monarchy is not the only
ambiguity in their relations to the state. Seneca meets the charge of political
defiance by replying that none are more grateful to rulers who preserve peace
than philosophers who have retired from public life to the nobler activity of
tranquil contemplation and teaching. Much writing of the Porch suggests that
their teaching tended to promote not active resistance to government but entire
withdrawal from political activity. Quintilian speaks of philosophers as men
prone to neglect their civic duties. P. Suillius had contemptuously referred to
Seneca's own 'studia inertia'. In the very passage in which Tacitus marks out ELVIDIO
PRISCO as a Stoic he says that 'from early youth he devoted his brilliant mind
to deeper studies, not as so many (plerique') do, to make the high-sounding
name of philosophy a screen for indolent retirement ('segne otium'), but in
order to undertake public duties, while fortified against the strokes of
fortune. Evidently, in his judgement, the general tendency of philosophic
training was to render men unfit for public careers by making them prefer the
life of contemplation. Hence an ambitious mother, like Agricola's, would
restrain her son from drinking too deeply at the philosophic spring. Indeed all
writings of the Porch illustrate a certain tension between the claims of public
activity and those of study and meditation (injra). We must, of course, distinguish
sharply between Stoics who deliberately chose 'segne otium' from the start and
those, like T., who retires from politics in such a way as to manifest their
disapprobation of the government, even though such retirement could be
justified by arguments that might rather have persuaded the believer never to
enter the political arena. The former might by their indifference to the state
deprive it of useful talent, but they constituted no danger to the regime. But
we may wonder how a creed which encouraged such quietism could also be accused
of making men turbulent enemies of the Princeps. To understand these apparent
contradictions in the political attitudes of Stoics under the Principate, we
must look more closely than historians generally do at the moral principles
they embraced. All I can attempt here is naturally no more than a rather
impressionistic sketch of those aspects of Stoic teaching which seem to me most
relevant to their actual political behaviour, in office, opposition or
retirement. This is no place for a systematic exposition of the logical and
physical presuppositions of their moral creed, and indeed the Stoics of our
period evinced no keen interest in the dialectical subtleties and doctrinal
coherence of the system the earlier masters of their school had evolved.
Rhetoric and devotion had largely replaced inquiry and argument. None the less
their moral convictions continued to rest on metaphysical dogmata, however uncritically
accepted. Like other philosophers, the Stoics assume that each man does and
must pursue his individual happiness. This he can secure only if he conforms
his life to nature, his own nature and that of the universe, of which his own
is of necessity a part. In the impulses of animals and of children we can see
how Nature herself directs living beings to seek what is conducive to life and
to avoid what is contrary. Life itself and all that assists the proper
functioning of the living creature belong to the category of things that are
natural and therefore can be described as things of value. They include wealth,
health and nearly all that men generally make their objects of endeavour. Now, man
is endowed with reason, and reason shows that he cannot live in isolation. We
are born for one another, and it is proper to our nature to prefer things of
value for our fellows as well as for ourselves. However, experience teaches us
that such things may not be in our power. If, then our happiness, or that of
our fellows, were to depend at all on their possession, it would not
necessarily be within our grasp, our minds would be filled with anxiety, and
our failures to obtain what we desire would seem to be limitations on our freedom.
But no man can be happy if he is not secure from anxiety and free. Now Nature
must have designed our happiness, for all being is permeated by a substance the
Stoics described as reason or the divine. This ruling element in the world,
which causes all things to work together for good, is also present in our
souls, and it is its presence that enables us in some measure to apprehend the
providential order of the Universe. Our reason should also be the ruling
element in our own nature, as it must be capable of directing us to that true
happiness, security and freedom which nature impels us to seek, and which,
given the rationality and beneficence of nature, it must be in our power to
attain. Hence the so-called things of value cannot be truly good, simply
because they are not always and necessarily in our reach. By contrast nothing
can ever prevent us from constantly willing to do what is right, even though
the resultant actions may fail to produce the effects intended; these effects
are external to ourselves and do not or should not affect that permanent
disposition of the soul in which our blessedness, security and freedom are to
be found. The only true good, which reason prescribes, lies then in a virtuous
disposition and in the activity that flows from it, and the only true evil is
the lack of such a disposition, while the things of value and their contraries
must alike be classed, to use the technical term, as things indifferent to us.
Yet this leaves no criterion for identifying the particular acts the good or
wise man will perform, and that criterion has still to be supplied by the
things of value. Is The acts which were termed in Greek “KaOkovaand” in Latin “officia”,
acts incumbent on men, which we may render as duties, even though the word has
perhaps excessively Kantian overtones, consist in promoting states of affairs
which will contain as much as possible of such secondary goods as health or wealth,
and as little as possible of their contraries. We are bound to make the best
calculations we can on the consequences of our acts, and to exert ourselves to
the utmost in performing them. But we should always act with the reservation in
our minds that what we seek may not be attainable and that its actual
attainment is not per se good. A father will jump into deep water to rescue his
child. But the goodness of his act is not enhanced if the child is saved, nor
diminished if it drowns. Indeed, since the universe is providentially ordered,
the death of the child, if it occurs, must be for the best. Chrysippus is
quoted by Epictetus as saying that, so long as the consequences are not clear
to me, I cling to what is best adapted to securing things that accord with
nature; for the divine has created me such that I shall choose these things;
but if I actually knew that it was now ordained for me to be ill, I would aim
at being ill. Victrix causa deis placuit, sed victa Catoni. As a good Stoic,
Catone should not have fought against Caesar, if he could have foreseen
Caesar's victory. But lacking this foresight, he could still be subjectively
right; and the admiration a Stoic could express for Cato is not in itself
incompatible with acceptance of the regime for which Caesar's victory had prepared
the way. For the Stoics only the wise man has an understanding of nature so
complete and a disposition so unchangeable that he will never do what is not
right, and only his actions are truly successful or good. Others may perform
the same actions, but in a way that is somehow flawed. However, the wise man,
as Seneca remarked, is as rare as the phoenix. Not even the great Stoic
teachers pretended to the title. Most of their statements about his conduct may
then be understood as the presentation of a model for others, and in fact the
Stoics did not hesitate from the first to lay down rules for the guidance of
ordinary beings. In such prescriptions they continued to attach value only to
the purpose of moral activity, and not to success in performance. The fullest
discussion we possess of their teaching on men's duties is to be found in
Cicero's “de officiis,” the first two books of which are avowedly based on a
treatise of Panaetius. But though Panaetius, who departed in various ways from
the doctrines of his predecessors, did not care to describe the ideal sage and
expressly turned to the duties of men in whom perfect wisdom was not to be
found but whose conduct might still manifest the semblances of virtue
('similitudines honesti'), his concern with this topic was certainly not new.
Moreover, there are some indications that Stoics extrapolated the concept of
perfect virtue from the conduct of ordinary men which commanded universal approval.
Orazio on the bridge could not be called truly brave, because he was no sage.
Yet, his heroism gives an idea, by analogy, of what tcourage is. Thus Stoic
practical morality was founded on commonly received opinions. While every man
is bound to be of service to his fellows, the particular services he should
render vary with his special relationships to them. From the first orthodox
Stoic thinkers enjoined specific duties on the husband, father, slave-owner and
so forth. Tacitus alludes to this practice when he describes ELVIDIO PRISCO as
steady in performing all the duties of life, as citizen, senator, husband,
son-in-law and friend. Epictetus and others conceive such duties as arising
from the place in the world, the station or military post (Tá§is, statio) to
which each individual is appointed, and which may limit, as it always defines,
the kinds of action incumbent on him; though a life of virtue is open to all,
even to slaves, what a man can do determines what he ought to do; for instance,
if he is poor, he cannot hold office or endow his city with fine buildings
(Ench.). But how do we identify these specific duties, which are given to us by
our place in the world? If you are a town-councillor, says Epictetus, remember
that you are one; if you are young, that you are young, if old, that you are
old, if a father, that you are a father; on reflection each name invariably
suggests the appropriate tasks. These tasks can, I think, only have been
regarded as obvious if they were those conventionally expected from the persons
so designated, and in fact Stoics seldom recommend acts that would have
violated conventions. All that Epictetus himself tells a provincial governor is
to render just decisions, to keep his hands off others' property, and to see no
beauty in another man's wife or a boy or a piece of gold or silver plate.
Epictetus does not go far beyond the maxims of abstinentia and integritas,
always accepted, if often infringed, by the Roman ruling class. In fact he adds
that we ought to look for doctrines that agree with but give additional
strength to such common notions of duty. The great mind, as Seneca puts it, is
intent on honourable and industrious conduct in that station in which it is
placed. The good man does not change the rules, but obeys them more strictly. In
another metaphor the Stoics employed the world was viewed as a stage in which
each man had to play a part (persona, mpóocov). Panaetius exploited this
metaphor in connexion with a doctrine he himself seems to have transferred from
aesthetic to ethical theory, that there is a kind of moral beauty, called in
Greek pétrov and in Latin decorum, which 'shines out' in virtuous activity,
even in that of the man still imperfect in wisdom. It would not be germane to
my theme to attempt to expound this doctrine in full, but two points are
important. First, just as the physical beauty of a living creature must be
attributed to the due relation of all the parts to the whole, so the moral beauty
of a man's activity lies in the order and coherence of all his words and deeds,
and just as the correct delineation of a figure in a drama depends on the
suitability to his character of what he does and says, so in real life men must
aim at maintaining the consistency, 'constantia'' or 'aequabilitas, of their
conduct. But while the dramatist may properly portray the wicked man, on the
stage of life we are all bound to play the role of rational beings subject to
the moral law. None the less, the manner of the performance must vary from man
to man." Besides the role which is common to all Panatius distinguished
three others. The first arises from the individual's special inborn endowments,
which he must develop to the full, so far as they are compatible with virtue,
and his natural disabilities, which limit what he can do, the second from his
position in the world, the third from the choice of a vocation that he is bound
to make on the basis of his capacity and of the resources at his disposal, but
which tends to commit him for the future. Thus a Roman of rank might choose to
be a philosopher or a jurist, an orator or a soldier; having made his decision,
he should normally carry it out to the end. For Panaetius it is only by
recognizing the potentialities and limitations imposed by his own personality
and circumstances that the individual can avoid those inconsistencies in
conduct which would mar the moral beauty of his life. 'It is of no avail to
contend with nature or to pursue an end you cannot reach'. Similarly in
Epictetus' view, 'if you assume a role beyond your ability, the result is that
you perform it disgracefully (hoxnuóvndas) and neglect the role you were able
to fill. To thine own self be true, And it must follow, as the night the day,
Thou canst not then be false to any man. Secondly, according to Panaetius,
moral beauty, like physical, attracts the approval and love of other men.
Indeed that approval comes to be regarded as a criterion for determining
whether particular actions really do manifest 'decorum'. We ought to respect
the opinions and feelings of others. Hence deportment, polite conversation and
other matters of social etiquette become the subjects of moral precepts. Manual
labour is condemned as unbefitting the free man. Even the liberal professions
are pronounced below the dignity of an aristocrat. In general the conventions
of the upper class society to which both Panaetius and Cicero belonged are
unquestioningly accepted. We are told that for actions to be performed in
accordance with custom and civic practices no rules need be prescribed. These
practices are the rules, and no one should make the mistake of thinking that he
has the same license as Socrates or Aristippus to transgress them. It was only
their great and superhuman virtue that gave that privilege to them. This
teaching justified Romans in treating their own traditions as equivalent to
moral laws. It is no accident that the Stoic RUBELLIO PLAUTO 'respected the
maxims of old generations' in the strictness of his household, or that Seneca
admires the mores antiqui in which Romans had always tended to find the secret
of Rome's greatness. The very use of the term “officium” to render Kankov had a
similar effect. In common speech “officum” could mean both the kind of service
which social conventions expected one man to render another, and the function
of a magistrate, for example, or a senator. Its use in ethical theory suggested
that such a service or such a function constitutes a moral obligation. Cicero
illustrates Panaetius' doctrine of the special duties imposed by a man's
individual personality from the suicide of Cato. Not every one would have been
right to kill himself in such circumstances. Cato was justified because he had
always held that it was better to die than to set eyes on a tyrant;
his'constantia' left him no choice. Plutarch, who drew directly or indirectly
on a firsthand account, shows that Catone consciously acted on this view. For Catone,
death is the only way out. His son might live, but being also a Catone, should
not serve Caesar. Others might make their peace with the victor and incur no
blame. An anecdote in Plutarch's life of Cicero tells us that Catone also held
in that while he himself could not honourably have abandoned his consistent
opposition to Caesar, Cicero, whose past conduct had been very different, would
have done better to remain neutral in the civil war. Catone’s conceptions are
certainly known to the circle of T., whose own life of the hero may be
Plutarch's immediate source. When they debate whether T. should appear in the
senate to answer the capital charges against him, the question is essentially
what course it is fitting – “deceret” -- for him to take, if he were to be true
to the course of behaviour he had pursued without a break for so many years. Another
man even within his circle is not bound to the same intransigence. Similarly,
his friend, PACONIO, says that any one who so much as thought of going to
Nero's games should go, but his own 'persona' did not allow him to consider the
possibility. ELVIDIO PRISCO is for Epictetus the shining example of a man who
was true to his persona. This sort of conception is indeed ascribed to men who
are not known to have embraced the Stoic creed, just as the word 'persona' is
sometimes used unphilosophically in a way compatible with Panaetius' doctrine
but not derived from it. These are further indications that his doctrine
corresponded closely with the thought and behaviour natural to traditional
Romans. The concept is found in ORAZIO as well as in all the later Stoic
writers, Seneca, Musonius, Epictetus and Marcus (and indeed elsewhere); though
sometimes they think more of the special duties that were imposed on the
individual by his place in the world or his vocation than of those which flow
from his inborn propensities and disabilities, a few texts show that that part
of Panaetius' doctrine was not wholly forgotten. The idea of decorum also
survives in the attention still devoted to etiquette, to seemly ways of
walking, talking, laughing, dressing, behaviour at the table and even in bed,
for all such behaviour was considered an outward manifestation of the disposition
of the soul. It is characteristic that Epictetus would rather have died than
shaved off the beard that symbolized his role as a philosopher. In all these
precepts we find the assumption that the moral law required performance of
traditionally accepted duties and respect for conventions. After telling his
readers that the poet can discover how to treat his personae appropriately by
learning the duties that belong to the citizen, friend, father, brother, host,
senator, judge and general, Horace adds: respicere exemplar vitae morumque
iubebo doctum imitatorem et vivas hinc ducere voces. For the Stoics a virtuous
disposition necessarily issued in virtuous activity. All had to perform their duties
within that City of Gods and men which was not a city in any ordinary sense,
nor a world-state that might one day be brought into being, but the
providentially ordered Universe in which all live here and now. However,
political activity could certainly be included among these duties. From the
first the Stoic fathers had taught that the wise man would take part in public
affairs, if there were no hindrance. Indeed it was a famous Stoic paradox that
only the wise man was a king or statesman; he alone possessed the art of
ruling, whether or not he had any subjects, just as only the doctor has the art
of healing, even if he has no patients. His principal aim in politics would be
to restrain vice and encourage virtue, ' although he would also necessarily be
concerned with the 'things of value' and would treat wealth, fame, health etc.
as if they were goods. But it could hardly fail to influence his attitude to
such objects of endeavour that he was always to remember that his efforts to
promote them might fail, and that failure or success was unimportant; they were
not truly goods. As Epictetus observed, 'Caesar seems to provide us with
profound peace... but can he give us peace from love or sorrow or envy? He
cannot'. And yet blessedness comes only from such spiritual peace. In the real
world, according to Chrysippus, all laws and constitutions were faulty. He once
despairingly said that if the wise statesman pursued a bad policy he would
displease the gods, if a good policy, he would displease men. So too Seneca
could suggest that there was no state which could tolerate the wise man or
secure his toleration. However, such pessimism did not represent the final
judgement of the Stoa. It was recognized, most emphatically by Panaetius, that
the state answered human material needs and fulfilled men's natural and
reasonable impulse for co-operation." It would hardly have been consistent
with the Stoics' faith in providence if all or most existing states had been
irremediably evil. Did not the mere existence of any given form of institutions
perhaps imply that those institutions served a worthy purpose in the divine
economy? At any rate there is no evidence that Stoics condemned any political
system as such; for instance what they disapproved of in the tyrant was not his
absolute power but his abuse of it. We are told that it was particularly
(though not exclusively) in states that exhibited some progress towards
perfection that the wise man would be active. Progress must here be construed
in a moral sense, of states that tended to imbue their citizens with virtue. Old
Sparta apparently evoked Stoic admiration, because of the strict and simple
life prescribed by Lycurgus. Sparta was also most often cited as an instance of
that mixed or balanced constitution which won the approval of many ancient
thinkers, perhaps above all for its stability. In the individual stability of
purpose was for Seneca a mark of moral progress, s and perhaps stability was
also a Stoic criterion for judging constitutions. Certainly we are told, without
explanation, that the old Stoics preferred a mixed constitution. 6 Panaetius is
often held, with no certain proof, to have commended the Republican system at
Rome for its balance,' and the historical work of his illustrious successor,
Posidonius, was probably biased in favour of the Roman aristocracy. At Sparta
Cleomenes I, who professed to be re-establishing both the old austerities and
the old political balance, enjoyed the assistance of a Stoic counsellor. Cato
could probably have cited Stoic texts to justify his struggle to preserve the
Republic. On the other hand Stoics did not condemn monarchy in theory. Some
scholars even suppose that they gave it their special approbation. No doubt
rule by a Stoic sage would have been in their eyes the best form of government.
That may be one reason why several of the early Stoic masters wrote treatises
on kingship. Yet, given the rarity of the sage, it must have seemed a remote
possibility that if he emerged at all, he would also happen to obtain sovereign
authority. Probably these treatises were intended to depict the perfect ruler
as a model for contemporary kings. Conceivably, like Seneca in the de
clementia, their authors did not insist over much on the gulf that divided
actual rulers from their ideal. Moreover, a philosopher had the best hope, so
it might seem, of effecting what he thought right as the minister of an
autocrat, and since kings enjoyed great power in the Hellenistic world, Stoics
who were ready to engage in political activity entered their service; this was
only natural. However, once the aristocratic Roman Republic had become
dominant, they were no less prepared to attend and advise men of influence at
Rome. Panaetius was an intimate of Scipio Aemilianus, and Tiberius Gracchus and
Cato had their Stoic counsellors. Only after Augustus did monarchy become the
one system towards which for practical purposes a Stoic needed to define his
attitude. The precepts and examples of the early masters of the school did not
require him to reject it on doctrinal grounds; how indeed could he have done
so, without impugning the dispensations of Providence? At a merely empirical
level Tacitus reluctantly conceded that it was in the interest of peace that
all power should be conferred on one man; he had been anticipated, a century
earlier, by Strabo, who was an avowed Stoic. Seneca argued that the struggle
for Republican freedom had been futile, and not only his career but those of T.
and Helvidius, men of firmer resolution, indicate that their principles did not
lead these Stoics to condemn the Principate as such. The wise man would not be
hindered from participating in public life by any form of government, yet under
any form he might conceive that he had a higher duty to a vocation of
philosophic investigation and teaching his fellows by precept and example,
besides fulfilling the obligations of private life." And under any form he
might also see that he had no opportunity for effective political action,
because of the wickedness of those in high places at the time. The doctrine
that the goodness of every act lay in the disposition from which it was
performed and not in its results did not require Stoics to engage in an
undertaking doomed to fail ab initio; the wise man would not take a leaking
ship to sea, nor, if unfit to fight, enlist in the army. Under a tyranny he
simply could not do any service. As for the ordinary man, there were reasons
why he might abstain from public affairs which did not apply to the sage. By
definition the latter had already attained to that perfect understanding and
virtue to which others at best aspired. But the pre-occupations of a busy
public career might be sufficient of themselves to prevent imperfect men from
ever reaching that goal. Seneca could hold at times that it was justifiable for
a man to retire from long public service to private duties and to care of his
own soul, at times that the whole of his life was not too long for this task,
all the more because his example could be beneficial to others. The sage too
was impregnable in his virtue, which he could hardly lose, but in other men
moral progress might be impeded by what St. Paul calls 'evil communications' (I
Cor.). Moreover, even when arguing that a man should normally undertake public
duties, Seneca concedes, in a way reminiscent of Panaetius' emphasis on
individual endowments, that he might be debarred not only by his physical,
intellectual or pecuniary resources but also by his temperament; he might be
too sensitive or insufficiently pliable for life at court, too prone to
indignation, or to untimely witticisms that showed high spirit and freedom of
speech but would only do the speaker harm. Again, as Panaetius had also held,
he might be suited only to contemplation, not to public affairs; and
'reluctante natura, irritus labor est'. None of these considerations applied to
the sage, who was omnicompetent and impervious to what others would regard as
insults or injuries. Seneca's views on the propriety of a political career are
self-contradictory, but the assumption that these contradictions can be
explained simply by the hypothesis that he recommended otium only when his own
political prospects were impaired and political activity only when himself
engaged in public affairs, hardly fits the fact that we find the same antinomy
in the sermons of Epictetus and the Meditations of Marcus. Seneca's advocacy of
quietism reflects one important aspect of Stoic influence. Epictetus recognizes
of course that men are bound to perform the duties that arise from their social
relationships, but he is much more insistent on the ultimate worthlessness of
all those secondary goods to which activity in the world is inevitably
directed. A man of a certain station should take office, but it is wrong for
him to set his heart either on holding it or on freedom from its cares; it is significant
that he should think it necessary to warn his pupils against yielding to both
these kinds of pestic Ofeis i a is les kiy Fallivan my police it cno doubt
because no good man would submit to the humiliations on which advancement
depends;? the few whose aim is to bring themselves into a right relation with
the divine earn the mockery of the crowd, and they can hardly pursue their aim
as procurators of Caesar. Epictetus was himself a former slave with no chance
of a public career, but it is plain that his audiences were mainly drawn from
the upper class, some of them aspirants to a career at Rome, like the young
Arrian who took down his words.' In fact Epictetus' own low social station and
the academic character of his way of life may have made him less conscious of
the dangers of evil communications than Seneca had been, even though two of his
diatribes are devoted to the theme (n. 69). We also find a greater serenity in
his teaching than in Marcus' reflections. When Marcus looked back to the time
of Vespasian or of Trajan, he saw a world in which men were engaged in flattery
and boasting, suspicions and plots, praying for the death of others, murmuring
at their own lot, given to sexual passions, avarice and political ambition. It
was the same in his own court. More than once he dwells with loathing on the
dark qualities of those who surrounded him, the emptiness of their aims, their
longing for the death of 'the schoolmaster', though he had so greatly toiled,
prayed and thought on their behalf; indeed death would be a release, the more
merciful, the earlier it came. However, Marcus had his duty to perform; he was
set over mankind as the ram over the flock or the bull over the herd (ibid). No
other vocation (inó®ois) is so suited to philosophy, that is to say, to the
exercise of a reason which has accurately established the rationality of nature
and of all that life contains. But it is evidently by a conscious effort that
Marcus reconciles himself to the place Providence has assigned him, and he can
also say that his role impedes him in the pursuit of philosophy." The
general character of his Meditations shows that his inclination was to ponder
on the divine order and his own relation to it rather than to consume his energies
in 'the daily round, the trivial task' which, nonetheless, furnished him on his
own principles with all his reason required him to ask. Those principles taught
him that the wise man would serve the state, if there were no external
hindrance. But an autocrat could plead no hindrance, so long at least as his
natural capacities permitted him to render good service. All the same we can
see how a man of Marcus' temperament, set in some lower station, must have
preferred that life of contemplation which in the end Seneca had pronounced the
best. Thus the more seriously Stoic teaching was accepted, the more ardent in
some minds must have been the desire for retirement and meditation, at most
combined with the performance of inescapable private duties. Whether Stoics commonly
yielded to this desire, as some of their critics averred (p. 9), we cannot say;
our records can hardly be expected to commemorate lives of quiet seclusion;
Sextius is a rare example, known by name (n. 10). It is with others that we
must henceforth be concerned, men who thought themselves bound by their
principles to enter public life, who believed what Seneca once said (ep. 96,
5),'vivere militare est', and who tried to play the part, or to occupy the
station, to which they had been called by birth and ability. This Stoic concept
of the individual's station was applied, as Koestermann showed long ago, to the
emperor himself. Augustus seems consciously to have adopted it, probably under
the influence of the Stoic Athenodorus; this was known to such panegyrical
writers of the time as Ovid and Velleius. Claudius too appears to have spoken
of his station, and in his reign and Nero's the notion is found in Seneca and
Lucan. Tacitus referred to Vespasian's station, Pliny to Trajan's. Pius himself
also employed the term. It survived into the fourth century.? Curiously,
Koestermann failed to observe that the idea is implicit in Marcus' Meditations.
Pius, according to Marcus, always acted in the way which had been appointed for
him. He exhorts himself to let the god within him be lord of a living being,
who is a male, a Roman, a ruler, who has taken up his post, as one who awaits
the signal for retirement from life, fully prepared. He has to carry out the
task set him like a soldier storming the breach. Similarly he speaks of his
'place' in the world, or of his 'vocation'; like all men, he has tasks to
perform, proper to his own constitution and nature, and 'as Antoninus, my city
and fatherland is Rome'; he must be strenuous in doing his duty, acts of piety
and benefit to men, like Pius before him. He is a sort of priest and servant of
the gods, and this makes him, rather like the Pope, a servant of men; he
regards his life as a 'liturgy' or as 'servitude'. Long before, Antigonus
Gonatas under Stoic influence had described kingship as 'noble servitude', and
Seneca had applied this to Nero's position. But what were the particular duties
that Stoics attached to the station or role of the emperor? According to Seneca
he is to be 'vigilant for the safety of each and all'. He belongs to the state,
not the state to him.® Seneca recommends Nero to win his subjects' consent,
respecting public opinion 3 and freedom of speech,* and to observe the laws.
Under the good ruler justice, peace, morality ('pudicitia'), security and the
hierarchical social order ('dignitas') will be upheld, and economic prosperity
will be assured.& The greatest stress is of course laid, for reasons not
hard to discern, on clementia. But it is everywhere implicit that the emperor
should be guided by traditional standards and objectives accepted by his
subjects. Marcus accepted similar criteria. Marcus adjures himself to do
everything as a pupil of Pius, to emulate his justice, beneficence, clemency,
piety, frugality, his respect for the opinions of others combined with firmness
and foresight in making his own decisions, the purity of his sexual life, his
mildness and cheerfulness, his civilitas, and so forth. Marcus himself
continually reflects on two themes, the providential order of the world and the
duty incumbent on all men to perform acts of fellowship (praxeis koinônikai), a
duty that springs from man's place in that order." This creed undoubtedly
supplied him with a deeper sense of the value of the virtues that Pius had
exemplified, not least his untiring devotion to work. 'Rejoice and take thy
rest in one thing, proceeding from one social act to another, with God in mind'
(VI 7). There was no novelty in all this. For instance, Hadrian's procurators
had proclaimed the 'indefatigable care with which he is unceasingly vigilant
for the interests of men'. Fergus Millar has illustrated at length the standard
of personal industry which was expected of emperors, though (I suspect) not as
often reached as his more unwary readers might suppose. Dio tells us that
Marcus himself was a hard worker who applied himself diligently to all the
duties of his office, who never said or wrote or did anything as if it were of
small account, but who would spend whole days, without hurrying, on the
slightest point, believing that it would bring reproach on all his actions, if
he neglected any detail. The assiduity always expected of an emperor was now
grounded in Marcus' own philosophic convictions. Recently a scholar has
censured Marcus for speaking of the obligations we have in the universal city
of gods and men without telling us what they are.? But for Marcus each man has
his own station in that city: his was that of Rome's ruler. He was not writing
a treatise to instruct others, but meditating privately on his own duties, and
he could have learned these, in conformity with Epictetus' teaching, by merely
considering the name of emperor which he bore; it told him that his task was to
do what was expected of an emperor. Numerous principles of government are in
fact implicit in his account of Pius, for instance in his allusion to Pius'
husbandry of financial resources. The same critic rightly observes that Marcus'
policy and legislation were largely traditional, and concludes that he was
basically a Roman rather than a Stoic. But the antithesis is false. I suppose
that it rests on a presupposition that Stoic teaching on the kinship of all men
as such ought to have made genuine believers critical of the existing order and
ready, when they had the power, to reform it. But at least after Zeno and
Chrysippus (n. 37) no Stoic thinker drew any such practical implications from
the doctrines of the school: their aim was to amend the spiritual condition of
individuals, not their material lot, nor the social structure. Epictetus held
that it was man's task not to change the constitution of things - 'for this is
neither vouchsafed us nor is it better that it should be' - but to make his
will conform with what happens." So too Marcus, vested with autocratic
power, tells himself 'not to look for a Utopia, but to be content if the least
thing goes forward, and even in this case to count its outcome a small matter.
"3 Marcus' portrait of Pius has special value for two reasons. First, as
the product of intimate familiarity and perfect sincerity, it shows us both
what Pius was in the eyes of one who had long worked with him closely and what
Marcus himself sought to be." It is thus infinitely more authoritative
testimony to the practice of Pius and to the ideals of Marcus than we possess
for any other ruler in the judgements of historians or in the propaganda of
panegyrics and coins. But, in the second place, if we leave on one side a few
merely personal traits and anecdotes, it presents a model that corresponds to
the conventional view of the good emperor that we can construct from such
evidence. The qualities that Marcus imputes to Pius are precisely those for
which other emperors take credit themselves or which are lauded by their
admirers or flatterers, and the judgements of later historians such as Tacitus
and Dio reflect the extent to which they considered these claims justified.
Augustus himself provided the prototype.'5 There is thus no sign that Marcus
recognized any objectives that had not been pursued by those among his
predecessors who had earned the approval of the upper classes, or that his
doctrines either led him to question the established principles of imperial
policy or offered him any guidance in determining the objective content of his
actions. His philosophy inspired him to do what he thought to be right, but
what he thought to be right was fixed by tradition. His convictions made him
give the most conscientious attention to even trivial tasks, but that very
absorption can have left him the less time to re-examine the content of his
duties; probably it never occurred to him that such re-examination could be
needed. The principles and virtues he admired in Pius are almost the same as,
for instance, Pliny had ascribed to Trajan, and Pliny admits that they had been
attributed to all earlier rulers, Domitian included, though with less sincerity
and truth.? To take one example of the traditional character of the ideal,
Pius' firmness of purpose, his self-consistency, recalls the 'constantia' of
the Stoic wise man," but it was Tiberius who had proclaimed to the senate
his wish to be 'far-sighted in your affairs, constant in dangers, fearless of
giving offence for the public interest'. And in this same speech Tiberius
re-asserted his policy of treating all Augustus' words and deeds as having the
force of law. That was known even to a provincial contemporary; Strabo remarked
that he had made Augustus the standard for his administration and commands.' It
was by that standard that each of peror our or prided, a deo which the syst a
uration of y ravis a adjustments had from time to time to be made, but it
developed slowly and almost imperceptibly from a sequence of new expedients
rather than from any deliberate pursuit of reform. Deliberate innovation was
characteristic only of those emperors whose policy was reversed after they had
been overthrown. There are certain features in Marcus' imperial ideal which are
highly relevant to the attitudes that Romans of rank might be expected to adopt
towards the emperor and his service. Pius had disliked pomp and adulation and
treated his friends as one gentleman treats another; Marcus warned himself not
to be 'Caesarified'. This civilitas may seem to be no more than a matter of
etiquette, but Panaetius had already elevated sensibility for the feelings of
others into a moral obligation (n. 35), and the more indes-tructibly absolute
the real power of the emperor appeared, the more the upper class at Rome prized
the semblance of his being no more than the first citizen. Perhaps nothing in
Domitian's conduct so enraged them as his claim to be 'God and Master' and the
behaviour that went with this claim. Moreover, civilitas generally accompanied
and conduced to something of more political significance, the emperor's
readiness to tolerate free expressions of opinion and to listen to advice. Both
Pius and Marcus were notable for respecting such 'libertas' (even though there
is no good reason to think that Marcus did not reserve the final decision to
himself). 1a Such respect was demanded of emperors by senators, and it could be
seen as an indispensable condition of their performing their own role in the
service of the state. In name at least the imperial senate retained the highest
responsibilities. Augustus had pretended to restore the old Republic, and it
could even be said of him and of Tiberius that they had revived the maiestas of
the senate. On Republican principles, as stated by Cicero, that should have
meant that the senate was once again the ruling organ of the state with the
magistrates as its servants;1°4 of these the princeps could no doubt be regarded
as the first. In theory he was to be the public choice ('vocatus electusque a
re publica'), and Tiberius expressly acknowledged that it was the senate which
had entrusted him with his wide powers; like Augustus, he would not allow
himself to be styled dominus, but actually addressed the senators as his 'bonos
et aequos et faventes dominos', 105 In outward appearance the majesty of the
senate had been enhanced by new judicial, electoral and legislative prerogatives,
and the privileges of its members were sedulously preserved or extended. At his
accession Tiberius had professed to desire that the functions of government
discharged by Augustus should be more widely shared; later he censured the
senate for casting the whole burden on the emperor; he disliked flattery, and
at least pretended that senators should speak their minds; in his reign, as
under Augustus, 108 there remained what Tacitus calls vestiges of free speech
in the senate. Tiberius began by consulting it on all matters, however weighty;''°
it was still expected to be the great council of state. Gnaeus Piso, renowned
for his free speaking, urged that it would be proper ('decorum') for the senate
and Equites to show that they could assume the burdens of government in the
absence of the emperor.!" The reigns of terror in Tiberius' later years
and under several of his successors in the first century cowed most members,
but the emperors continued, however insincerely, to treat their constitutional
rights as unchanged. Claudius could tell the senate that it was 'minime decorum
maiestati huius ordinis' that its members should not all give their considered
opinions. Pliny tells how Trajan exhorted them to resume their liberty and
'capessere quasi communis imperii curas'; we may be sure that 'quasi' was
inserted as discreetly by Pliny as it had tactfully been omitted by Trajan.
This was not new, as he remarks; every emperor had said the same, though none
had been believed before. Thus in theory the senate remains the great council
of state, and just as a conscientious emperor could conceive that he was bound
to perform the traditional duties of his station as ruler, so conscientious
senators could take seriously the fulfilment of the responsibilities that the emperors
themselves continued to recognise as constitutionally belonging to their order.
Under Nero T. saw it as his duty 'agere senatorem' , to play the role of a
senator. At the outset of his reign in Nero declares that the senate should
retain its ancient functions, lis and, until the conspiracy of Piso, most senators are free from the terror that
hardly abates in the previous generation. Nero's victims in these years
consisted almost wholly of the few who stood too near the throne. T. has some
ground for hope, not least in the influence of Seneca, that there is now a
place for senatorial freedom. T.’s first recorded initiative consists in
unsuccessful opposition to a motion permitting Syracuse to exceed the appointed
number of gladiators for a show. T. is standing for the old order. T’s critics
urge that an advocate of senatorial liberty should devote himself rather to
great questions of state. T. replies that, by attention to the smallest matters,
the senate shows its competence to deal with the greatest. To T., virtue is
manifest in EVERY ACTIVITY ALIKE. We may recall Marcus' attention to detail and
insistence that it was of value if the least thing went forward. T. also shows
his care for good government by assisting the Cilicians to obtain the
conviction of an oppressive governor. Yet T. is to inveigh against the 'novam
provincialium superbiam', manifested in the power some subjects possessed, to
secure or prevent votes of thanks to governors in provincial councils. It is shameful that 'nunc colimus externos et
adulamur'. This solicitude for the superior dignity of a senator is no more
inconsistent with T’s belief in the common humanity of all men, irrespective of
their status, than their failure to challenge the institution of slavery, or
indeed to promote strict equality before the law among free men. They never
expressed disapproval of degree, priority and place', which were such marked
features of the Roman social structure and which they could not have regarded
as incompatible with the providential order of the Universe. Not that T. is showing
indifference to the true interests of the provincials. It is the 'praevalidi
provincialium et opibus nimiis ad iniurias minorum elati' whom T seeks to
check. Tacitus makes T. aver his care for good government on this very occasion.
T.’s sincerity need not be doubted. And, in all probability, T.’s motion, which
was approved after reference to Nero, is beneficial. Once again it only
extended the principle of a senatus consultum of Augustus' time. Already T. walks
out of the senate rather than assent to the congratulations it proffers to Nero
on Agrippina's murder. T. also shows less enthusiasm than Nero desired for the
ludi luvenales. T.’s enemies suggested that it is inconsistent that T. himself
performs in the garb of a tragic actor in his home town of Padova. But the ludi
cetasti which T so honours are of ancient institution, ascribed to Antenor, and
it is very possible that T. does no more than tradition requires. By contrast,
Nero's histrionic performances are a hated novelty. Ordinary Romans came to
detest Nero no less for his breaches of convention than for his crimes; 'I
began to hate you' Subrius Flavus told him: 'once you appeared as the murderer
of your mother and wife, as charioteer, actor and incendiary' It was typical of
a Stoic to disapprove of departures from the old mores. Yet T. still does not
despair. What Seneca could excuse, T. overlooks. T. advocates a mild penalty
for the praetor, Antistius, accused of treason because he had published poems
libellous of the emperor. The senate should not impose sentence of death
'egregio sub principe', when it was free to make its own decision and could opt
for clemency. Even flattery of Nero was justified in a good cause, and in fact
Seneca's old pupil was not yet ready to disregard the maxims of his master.
Long assiduous in attending the senate, T. at last withdraws, though he still
performs private duties to his clients in the courts, in the manner Seneca
recommends. There is no vestige of evidence that T. conspires. But T.’s
retirement implies that, in his view, the regime is irretrievably corrupt,
since his previous devotion to public affairs showed that it could not be set
down to 'ipsius inertiae dulcedo.’ It may seem strange that his friends,
Arulenus Rusticus, tribune, and Helvidius Priscus, did not retire with T. But
each Stoic had to make his own decision, true to his own persona. T.’s conduct
marks Nero as a tyrant. It may be construed, and genuinely felt, as a threat.
Tyrannicide was esteemed in antiquity as not a crime but a noble deed. In an
extreme case, according to Seneca, it was an act of mercy to the tyrant
himself. The poet, Lucan, who was tinged with Stoicism, had been implicated in
Piso's conspiracy,and that was the occasion for the banishment of Musonius,
though there was apparently no evidence of his guilt. 12 In general, there is
no ground for thinking that Stoics turned to plotting against the emperors of
whom they most profoundly disapproved. Epictetus merely insists that no
commands of the tyrant can affect true freedom; a man can always choose to obey
God rather than Caesar. Thus he only contemplates passive resistance. T. goes
no further, and perishes on that ground alone. Under DOMIZIANO too Arulenus
Rusticus, called an ape of the Stoics, is said to have suffered death merely
for his laudation of T., Herennius Senecio for his biography of the elder
Helvidius and for failing to pursue the normal senatorial career, and
Helvidius' own son for his withdrawal from politics and for alleged libels on
the emperor; by what they did not do, and sometimes by what they said, these
men had indicated that Domitian was a tyrant, no more, but that was sufficient
offence. The elder Helvidius, T.'s son-in-law, undoubtedly went further. Exiled
by Nero and recalled by Galba, he was encouraged by Vitellius' practice of
consulting the senate even on minor matters to controvert the emperor's
proposals, and new hope was brought by the accession of Vespasian, a friend of T..
At first Helvidius spoke of T. with honour but without insincere adulation. He
judged that the time had come for independent action. The senate should indeed
'capessere rem publicam', all the more, as Gnaeus Piso had once held because
the emperor was absent. Helvidius proposed that the senate should take
immediate measures to remedy the deficiencies of the treasury and to restore
the Capitol, a task in which Vespasian might merely be asked to assist. By selecting
deputies to congratulate the new ruler it should mark out the men on whom
Vespasian should rely for advice. Equally the great delators of Nero's reign,
such as T.’s accuser, Eprius Marcellus, should be punished. Perhaps the motives
for this demand made by Helvidius' friends as well as by himself were
vindictive; we cannot read their minds. But we may see a justification that
went beyond rancour, one of the same kind that lay behind the impeachments and
Acts of Attainder that served to promote the development of a constitutional
monarchy in our own country; the punishment of wicked ministers of the past
might deter their like in the future. Helvidius' aim was surely to ensure that
Vespasian and his successors should rule by the advice and consent of the senate
and of those it trusted. His initiatives found insufficient support. 136 It was
in the same year after Vespasian's return that the fatal conflict began.
According to Dio Helvidius incurred Vespasian's hatred partly for abusing his
friends - that is easy to understand, for Eprius was again in high favour - and
still more for turbulence in rousing the people with denunciations of monarchy
and praise of a Republican system. 138 That is not to be believed. Long ago
Helvidius had consented to serve the Principate; he had recently approved of
Vespasian's accession, and rabble-rousing was as alien to Stoic practice as it
was futile. Probably Dio confused Helvidius' attachment to libertas, an
ambiguous word, with Republican allegiance. 139 But the breach was serious: it
led first to Helvidius' arrest and then to his banishment and execution, of
which Vespasian himself is said to have repented. He must in the emperor's view
have been guilty of treason. But in what way?Dio, in making out that Helvidius
appealed to the rabble, probably associates his opposition with the expulsion
of Stoic and Cynic philosophers that occurred about the same time. It is highly
probably that some Cynics under the Principate did assail monarchy and the
whole social order. This view indeed hardly fits the notion that there was a
'Cynic-Stoic' theory of kingship, but that notion should surely be discarded.
Just as the Cynic 'citizen of the world' was a man who rejected the ties of
citizenship in any particular state, so the Cynic 'king' was one who truly
possessed the unfettered freedom that was falsely ascribed to autocrats; both
conceptions were moral, not political.140 In any case Cynics and Stoics ought
not to be confused, though some Stoics, notably Epictetus, undoubtedly admired
the true Cynic's indifference to worldly goods; but not even Epictetus held
that it was right, except for a few persons with a special vocation, to neglect
ordinary social and political obligations. 14 But just because there was a
certain measure of agreement between Stoics and Cynics, and because there were
a few Stoics who could be called 'paene Cynici' (n. 37), it was easy for the
enemies of aristocratic Stoics to resort to malicious misrepresentation of
their attitudes. Thus the accusers of T. had suggested that his attachment to
liberty was a mere pretence that concealed anarchic designs inimical to the
Roman peace. Tacitus' detailed account of his actions disposes of this calumny.
Unfortunately, Tacitus' evidence of Helvidius' quarrel with Vespasian is lacking, and Dio,
usually unsympathetic to philosophers, probably adopted uncritically somewhat
similar allegations against him. '43 It is not in the least likely that a man
of mature age whohad sought to uphold the authority of the senate and had
previously been ready to serve emperors now threw over all his past convictions
and engaged in attacks on the whole established order. Epictetus (n. 152) and
Tacitus (n. 22) depict him as true to the last to his own role as a senator. We
must then look for another explanation. Dio's epitomator collocates Helvidius'
quarrel with Vespasian with an incident in which Vespasian left the senate in
tears, saying that either his sons would succeed him or no one would. It is an
old conjecture, which I would endorse, that Helvidius objected to Vespasian's
manifest intention to pass on his power to his sons. 145 Once Titus had
actually been invested with imperial power as his father's colleague in 71,
Helvidius' protests could plausibly have been construed as treason. If this explanation
be true, we can see that there was right on both sides. Constitutionally the
choice of a princeps lay with the senate, and a man was to be chosen in the
public interest as the person best fitted for the task. There was no reason to
think that Titus or Domitian fulfilled this criterion. I* In practice the
succession had been dynastic from the first, and it had given Rome a series of
rulers, every one of whom in senatorial opinion had proved a tyrant. The crimes
and follies of Nero had resulted in civil war that imperilled the very fabric
of the empire. Galba (having no heir in his family) had allegedly proclaimed a
very different principle: the adoption of the best man to be marked out by
consent. 147 Yet from the first Flavian supporters had seen in the fact that
Vespasian had two grown sons a guarantee of stability. 148 Dynastic sentiment
might count for little in the senate, but it made a powerful appeal to the
armies and the provinces. '4) Not one of Vespasian's successors could afford to
disregard this factor. Marcus Aurelius admired Helvidius as well as Thrasea;
from them he had learned, he says, the conception of a state with one law for
all, adminstered by the principles of equality and free speech for all alike,
and of a monarchy that valued most highly the liberty of the subjects;150 yet
he too made a worthless son his successor. We need not think that this must be
explained by Aristotle's dry observation that it would be an act above
human virtue for an absolute king to disinherit his own son:151 dynastic
succession was part of the tradition that Marcus could think it right to
accept.Epictetus illustrates his thesis that every man has his own individual
role to play by dramatizing a confrontation between Helvidius and Vespasian.
'When Vespasian forbade him to attend the senate, Helvidius replied, "It
lies with you to exclude me from the senate, but while I am a senator, I must
attend". "Then attend, but say nothing." "Do not ask my
opinion and I will say nothing." "But I am bound to ask your opinion."
"And I am bound to say what I think right." "But if you speak, I
shall put you to death." "When then did I tell you that I was
immortal: You will do your part and I mine. It is your part to put me to death,
mine to die without trembling, your part to banish me, mine to depart without
repining.'" What good did Helvidius do, asks Epictetus, as he stood alone?
'What good does the red stripe do the mantle? What but this? It shines out
(iopÉTTE!) as red, and is there as a fine (koóv) example to the rest. Anyone
but Helvidius would simply have thanked Vespasian for excusing his attendance,
but then Vespasian would not have had to issue any prohibition; any one else
would have sat in the senate, inanimate as a jug, or have heaped on the emperor
the flatteries he wished to hear. '152 Helvidius had assumed a role, conscious
of what his personality required, had prepared himself to play it, and was
resolved to play it to the last. And his conception of that role was determined
by constitutional principles, to which indeed most men now rendered only lip
service. His stand was unsuccesstul. lo a Stoic that was of no consequence.
Similarly it is no valid criticism of T. that, in disapproving of Agrippina's
murder, he imperils himself without promoting the freedom of the rest. Not all
men have the same duties, and in any case you could not prescribe another's
conduct, nor could it affect your own blessedness. If my contentions are
correct, Stoics as such had no theoretical preference for any particular form
of government, monarchical or Republican. They acknowledged the value of the
state, and they accepted that an individual whose position in the world and
natural endowments permitted him to render the state some service had a duty to
take part in public life, but only under certain conditions. His preoccupation
with political activity must not be such as to impair his spiritual welfare,
and even though the value of every action derived wholly from the agent's state
of mind and not at all from the external consequences of the action, it was
senseless for a man to involve himself in public cares, if it were certain from
the start that he could achieve nothing so long as he acted as a good man
should. Thus Stoic teaching may have tended to induce many of its devotees
never to emerge from a quiet course of philosophic study and private duties: it
certainly led others to retire from public life, or to manifest their
opposition to the government, under rulers whose conduct violated moral rules.
These rules were, for the Stoics, those which were endorsed by their society.
It did not occur to them that the political principles that rulers were
commonly expected to observe might need to be reviewed. Each man had a role to
perform, a station to fill, the duties of which were fixed by general consent.
The good emperor, and the good senator, were bound to carry out these duties
conscientiously. It was this way of thinking that united Stoics in power and
Stoics in opposition. Hence, as the good ruler, Marcus could easily recognize the
merits of good subjects such as Thrasea and Helvidius, who had done their best
to play their own, different, parts in public affairs. If in politics success
is the standard of judgment, there was little to commend in men who did not
identify outward defeat with sheer futility, who admired above all the 'iustum
et tenacem propositi virum' and would have thought it praise enough to say that
si fractus illabatur orbis impavidum ferient ruinae, without even admitting
that there might be something unwelcome in the ruin of the world. Moralists may
find some comfort that history occasionally reveals men in high places ready to
do or endure anything for what they suppose to be right. The historian can note
that what the Stoics supposed to be right, what they could conscientiously
devote or sacrifice their lives to doing, was largely settled by the ideas and
practices current in their society, and that a Helvidius or a Marcus was inspired
by his beliefs not to revalue or reform the established order, but to fulfil
his place within that order, in conformity with notions that men of their time
and class usually accepted, at least in name, but with unusual resolution, zeal
and fortitude. T. was thus a Roman politician of the Porch persuasion. As a
member of the Senate, he fearlessly follows an independent line, and in the
process antagonised with Nerone, who eventually pressurises the Senate into
condemning him to death. T. duly commits suicide by opening his veins in the
presence of his son-in-law, Elvidio Prisco and Demetrio di Roma. He was a great
admirer of Catone Minore and wrote a biography of him. Publio Clodio Tràsea Peto. Keywords: portico, suicidio,
vita pubblica, vita privata, virtute, ius, principe, principato, reppublica,
senato, morale, diritto e moral. Roma antica. Per H. P. Grice’s Play-Group, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Trasea: la filiale della setta di Crotone a Metaponto – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico. Trasea.
Keywords: la setta di Crotone, filiale a Metaponto. Per H. P. Grice’s Play-Group,
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza
Grice e Trasci: colloquio lizio con me stesso
-- filosofia italo-albanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bisignano). Filosofo italiano. “Spera in Deo”. Nato in una famiglia di
origine arbëreshë. Essendo il primogenito della famiglia e, dunque,
contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole
venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale seminario, proseguendo gli
studi a Roma e Napoli. È nella città partenopea che si lega particolarmente
alla compagnia di Gesù divenendo uno dei confessori più vicini a Isabella della
Rovere, principessa di Bisignano. Per non essere distolto dai propri studi
filosofici si ritira volontariamente a vita privata, dapprima nella Tuscia e
poi ospite nel Castello di Proceno, presso Viterbo di proprietà dei Sforza.
Ancora nei primi professore una lapide marmore posta nella rocca ne ricorda la
sua permanenza. Da tale esilio usce in pochissime occasioni, assistito dal
nipote. Fu durante la reclusione nella rocca di Proceno che ha modo di
conoscere GALILEI ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma. Dopo
esser stato vescovo di Umbriatico,venne creato vescovo di Massimianopoli in
partibus infidelium da Alessandro VII. Saggi: “Colloquio con me stesso”, di Antonino.
Universam Aristotelis philosophiam; Summa Aristotelicha – LIZIO. Summa theologica
dogmatica. Tomassetti, Cenno storico sulla vita dell’illustrissimo T. (Roma); Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Acquapendente, T., Amalfitani di Crucoli, erudito
italo albanese Professore or mai dimenticato, MIT Cosenza. Ferrante Marco Antonio Baffa
Trasci. Ferruccio Baffa-Trasci. Trasci. Keywords: “conversazione con me stesso”,
lizio, Galilei. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trasci” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Trasillo: il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. the
philosophy teacher of emperor TIBERIO. A Pythagorean and member of the
Accademia. Trasillo. Keywords: Tiberio, principe filosofo. Per H. P. Grice’s
Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Trasimede: la filiale della setta di Crotone a Metaponto – Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by
Giamblico. Trasimede. Keywords: setta di Crotone, filiale di Metaponto. Per H. P. Grice’s Play-Group,
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Trebazio: la repubblica romana e il luogo -- antica roma -- la
filosofia romana – Roma -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Velia).
Filosofo italiano. È molto dubbio che si debbano prendere alla lettera certe
espressioni di CICERONE che accennano l’inclinazione di T. por la filosofia dell’Orto.
Provenne da famiglia agiata e pare che si reca a Roma per darsi agli studi
giuridici. Per raccomandazione di CICERONE, GIULIO CESARE lo conduce nelle
Gallie e si serve di lui per pareri giuridici. Ritornato a Roma all’inizio
della guerra civile, T. age da mediatore tra GIULIO CESARE e CICERONE. Nel conflitto fra CESARE e POMPEO,
T. si schiera col primo al quale rimase sempre fedele. Dopo la morte di GIULIO
CESARE, T. si reca spesso alla villa Tuscolana di CICERONE, ove gli caddero in
mano i "Topica" di Aristotele. Per contentare il suo desiderio di
avere chiarimenti di quella trattazione, CICERONE scrive il saggio omonimo che
dedica ed invia a T. In seguito T. segue
OTTAVIANO. ORAZIO dedica a T. una satira, in cui lo presenta come un
insigne giurista. T. venne nominato cavaliere o da GIULIO CESARE o d'OTTAVIANO. T.
è il maggiore giurista del tempo suo e ha come scolaro ANTISTIO LABEONE (si
veda). Scrive sul diritto civile e sulle religione, ma ci restano soltanto
citazioni di autori posteriori. T. probabilmente adere a un eclettismo simile
in parte a quello di CICERONE con forti caratteri dell’ACCADEMIA e del PORTICO,
ma non si può dire se accetta la scessi probabilista dell'ACCADEMIA. È in
stretti rapporti di amicizia e confidenza con GIULIO CESARE, OTTAVIANO, ORAZIO,
MECENATE, oltre che con CICERONE, col quale intrattenne un fitto epistolario e
che gli dedica i “Topica”. In qualità di giureconsulto, segue GIULIO CESARE
nelle sue campagne galliche, ricoprendo, anche se solo formalmente, la carica
di tribuno militare. E inoltre ascoltato consigliere d’OTTAVIANO ed ha notevole
fama quale maestro di MARCO ANTISTIO LABEONE (si veda), che, nella fase
evolutiva che dalla Res publica al Principato, è l'artefice di quel movimento
innovatore del diritto romano che e stato detto dei proculiani. Delle sue
numerose opere nulla si è conservato, se non le frequenti menzioni che di lui
si trovano nelle Pandette e nelle Institutiones del Corpus iuris civilis
giustinianeo. Da CICERONE e POMPONIO apprendiamo che è allievo a Roma di CORNELIO
MASSIMO (si veda). Secondo POMPONIO, la perizia giuridica di T. e maggiore
dell'eloquenza, arte in cui fu superato da qualcuno, come CASCELLIO, giuridicamente
meno dotato di lui. Potrebbe essersi avvicinato all'ORTO tramite PANSA,
una scuola dalla quale si sarebbe poi allontanato su sollecitazione di CICERONE
che la considera poco consona alle virtù civili e allo studio e alla pratica
del diritto. La questione ritorna poco dopo, quando CICERONE parla dei rischi
del disimpegno civico di T., in relazione al suo ruolo di patrono di Ulubrae, i
cui cittadini, in nome dell'amicizia tra i due, saputa della presenza
dell'oratore di Arpino, si sono mobilitati nel dare un'entusiastica
accoglienza. Nelle stesse righe, CICERONE già si mostra perplesso alla notizia
di un suo precedente avvicinamento, sulla scia di Selius, all’ACCADEMIA di
Carneade, della scessi, una tradizione filosofica un tempo seguita e apprezzata
da CICERONE, ma dalla quale, come si evince indirettamente anche dalla lettera,
egli aveva preso le distanze in favore di una sua particolare interpretazione
del PORTICO. Ha poi una notevole reputazione come maestro di MARCO
ANTISTIO LABEONE (si veda), che avrebbe ricoperto un ruolo importante nella
cruciale fase di svolta che portò dalla repubblica romana al principato. Nell’accanite
dispute dottrinarie che divisero in fazioni i giureconsulti dell'epoca, LABEONE
è l'iniziatore di quella corrente innovatrice che sarebbe stata detta dei proculiani. La
familiarità con CICERONE è testimoniata dall'intensa corrispondenza – XVII lettere
- nelle quali aleggia sempre un tono umoristico e confidenziale e da cui è
possibile attingere molte delle notizie sulla sua vita. Ecco come CICERONE,
probabilmente ospite di T. (o forse dell'amico THALNA) a VELIA in un viaggio
verso la Grecia, si rivolge all'amico assente. Tu però, se, come sei solito,
darai ascolto ai miei consigli, serberai i tuoi beni paterni, né lascerai il
nobile fiume Alento, né diserterai la casa dei Papiri. Cicerone. Velia, lettera
a T. in Roma. Da CICERONE proviene anche qualche annotazione critica sul
carattere di T., secondo lui troppo incline, a volte, ad atteggiamenti
presuntuosi e giudizi tranchant: come quando CICERONE, in mezzo ai brindisi,
viene messo alla berlina dall'amico sulla questione dell'esistenza o meno di
una particolare tradizione dottrinaria. L'esistenza della tradizione, a cui
peraltro nessuno dei due adere, vienne negata da T.. CICERONE allora, pur
rientrato tardi a casa, e tra i fumi dell'alcool, trova il tempo di puntigliose
ricerche in biblioteca per dimostrare la fondatezza delle sue ragioni e
rinfacciarle all'amico. Tratti caratteriali che CICERONE considera evidentemente
difetti e che non manca di rimproverare all'amico, in maniera anche piuttosto
aspra. E ora ascoltami bene, mio caro Testa [T.]! Io non so cosa ti renda
più superbo, se il denaro che ti guadagni o l'onore che GIULIO CESARE ti fa nel
consultarti. Conoscendo la tua vanità, possa io crepare se non credo che tu ami
più l'essere da GIULIO CESARE consultato piuttosto che da lui arricchito! -- Cicerone.
Roma, Lettera a T. in Gallia. CICERONE lo raccomanda come giureconsulto a GIULIO
CESARE, allora pro-console della Gallia, definendolo probo, modesto e dotato di
profonda conoscenza e dottrina dello ius civile. T. si une a GIULIO CESARE nella
campagna di Gallia venendo investito della carica di tribuno militare. Mostrandosi
poco attratto dalle faccende militari, sembra che GIULIO CESARE, pur
confermandogli la carica e la paga, lo avesse esentato dagl’oneri connessi. La
stessa cautela in materie militari lo dissuase dal seguire GIULIO CESARE in
Britannia, facendogli meritare ancora le frecciate di CICERONE che ironicamente
si chiede come mai un accanito nuotatore come lui non abbia voluto bagnarsi
nell'oceano. Poté quindi godere dei favori di GIULIO CESARE con il quale entra
in grande confidenza e al cui fianco resta fedele nel corso della guerra
civile. A proposito di tale confidenza è significativo un aneddoto, riportato
da SVETONIO, in cui GIULIO CESARE da prova di superbia e scarso rispetto verso
il senato romano ricevendo, senza neppure alzarsi, una delegazione senatoria
venuta a rendergli onori presso il tempio di Venere genitrices. In
quell'occasione GIULIO CESARE letteralmente fulmina T. con lo sguardo, per il
solo fatto di aver letto nei suoi occhi una poco gradita esortazione ad
alzarsi. Ha anche da GIULIO CESARE il delicato incarico di mediare con CICERONE
e con il tentennante SERVIO SULPICIO, nel tentativo, risultato poi vano, di
condurre i due dalla sua parte. Dopo l'assassinio di GIULIO CESARE alle idi di
marzo, si une alla cerchia d’OTTAVIANO e MECENATE, divenendo consigliere
giuridico del principe. Da POMPONIO apprendiamo che T. acquisce l'ufficio di
quaestor ma che il suo cursus honorum si ferma a quel gradino per scelta deliberate.
T. infatti, non volendo profittare della posizione privilegiata, rifiuta il
consolato offertogli d’OTTAVIANO. Si sa ad esempio che OTTAVIANO, dopo aver
dato personale attuazione a un fidecomesso formalizzato da un certo LUCIO
LENTULO attraverso codicilli, incaricò una commissione di saggi, fra cui T.,
dall'indiscussa autorità, di pronunciarsi sulla legittimità dei codicilli stessi.
Dalla stessa fonte apprendiamo che la favorevole risposta di T. e improntata a
un'argomentazione molto pragmatica. I codicilli, più informali di un vero e
proprio testamento, permetteno di dare efficacia anche alle disposizioni mortis
causa di quei cittadini romani che, impegnati in lunghi viaggi, non potevano
conformare le loro volontà nelle solenni formalità richieste al testamento.
Ogni sorta di scrupolo sulla legittimità dei codicilli sarebbe svanita quando
perfino il prestigioso LABEONE, allievo di T., ne avrebbe fatto personalmente
uso. Questa innovazione giuridica infranse la regola secondo cui le
disposizioni testamentarie dovessero essere integrate in un unico atto
unitario, che disponesse simultaneamente di tutti i beni. Da allora in poi è
possibile frammentare le proprie disposizioni testamentarie in una serie di
singoli atti scollegati. Alla cerchia di MECENATE appartene ORAZIO che
recalcitra, con tono leggero e confidente, ai pareri legali dell'amico sui
rischi insiti nella mestiere di poeta satirico. C'è di quelli cui sembro nella
satira troppo feroce e oltrepassare i limiti consentiti. T., dimmi tu che cosa
fare. Startene quieto. Dici che non devo scriver più versi affatto? Appunto
questo. Che mi prenda un malanno se non era questo il meglio. Però soffro
d'insonnia. La consulenza si sposta allora su un altro terreno. Coloro che han
bisogno di dormire attraversin tre volte il Tevere unti. A sera si bagnino di
vino. O se tanta mania ti forza a scrivere osa cantar le imprese dell'invitto
Cesare, e avrà compensi la fatica. ORAZIO insiste ancora. Non che gli manchi la
voglia ma i suoi mezzi poetici non li sente all'altezza del compito. T. sembra
inchiodarlo alla durezza della norma che non tollera ignoranza, ma poi si
arrende agli argomenti del poeta e conclude con un'interpretazione pragmatica. Tuttavia
vorrei darti il mo consiglio di stare attento, di restare in guardia che non ti
porti qualche seria noia l'ignoranza di leggi inviolabili. Se qualcuno abbia
scritto contro un altro versi cattivi sia condotto innanzi al tribunale e sia
data sentenza. Sta bene. Se cattivi; ma se buoni qualcuno li abbia scritti e
con la lode di Cesare che giudica la causa? Se qualcuno ha latrato, integro
lui, dietro a un altro che è degno di disprezzo? Saranno disarmate dalle risa
le leggi e tu sarai lasciato andare. -- Orazio, Satire. Gli scritti di T.
annoverano un De religionibus, in almeno X libri e un “De iure civili”. Delle
sue opere, che si conservavano ancora al tempo di POMPONIO, non ci è pervenuto
direttamente alcun frammento. Sappiamo tuttavia che e frequentemente citato dai
giuristi successivi come desumibile dalle occorrenze nelle Pandette e nelle
Institutiones del Corpus iuris civilis giustinianeo. La congettura sulla data
di morte si deve a Kunkel, Herkunft und soziale Stellung der römischen Juristen,
Böhlau Verlag. Tale datazione si basa sull'identificazione del LENTULO della
diatriba giuridica sui codicilli con il LUCIO CORNELIO LENTULO, pro-console
d'Africa. CICERONE pone mano a questa breve opera proprio su richiesta di T. Vi
si dedica, lavorando a memoria, nella tappa da VELIA a REGGIO di un suo viaggio
-- Si veda: Cic. ad familiares. La decisione di intraprendere questo viaggio è maturata
nelle turbolenze successive all'assassinio di GIULIO CESARE, volendo CICERONE
raggiungere la Grecia attraverso una lunga e inusuale, ma più sicura
navigazione litoranea che, dalle coste tirreniche, attraversasse lo stretto di
Sicilia. Cic. ad familiares. Pomp. Enchiridion, nel frammento incorporato
nelle Pandette giustinianee (The Latin Library). Un accenno a una possibile
vicenda epicurea di T. compare nell'epistola ad familiares 7.12 scritta dalle
paludi pontine. La notizia è riferita a CICERONE dallo stesso PANSA, allora in
Gallia e in procinto di diventare tribuno per il biennio 52-51 a.C. L'accenno è
inserito in una sorta di canzonatura, in cui Cicerone indulge all'ironia lieve
sullo scarso impegno di T. nella campagna di Gallia, quasi l'avesse scambiata
per una molle vacanza tarantina. ^ Altre fonti lo indicano invece come epicureo
seguace di Irzio, legato di Cesare in Gallia (che sarà console con Pansa). Si
veda Gravina. Origines juris civilis (De ortu et progressu juris civilis), riportata
in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napol. Ad familiares. L'accoglienza
degli ulubrani intenti a rendergli onore viene comicamente resa con l'immagine
fabulistica di un'orda di ranocchi gracidanti, in una lettera di poco
successiva (ad familiares). Sellius, comune amico dei due, fu un oratore le cui
doti non sono ritenute eccelse da Cicerone (Cic. ad familiares). Pomp.
Enchiridion, in: Pandette. Il riferimento, non chiaro, a Thalna è in una
lettera scritta da Vibo a Tito Pomponio Attico: ad Atticum. Dovrebbe trattarsi,
in questo caso, di persona sicuramente diversa dal Thalna nominato (o
pseudonimato) in ad Atticum, giudice corrotto ai tempi del famoso processo in
cui Clodio fu imputato e Cicerone testimone. È anche possibile che Cicerone,
nella corrispondenza, non facesse menzione dell'ospitalità offertagli a Elea da
Trebazio, per non compromettere l'amico. Cic. ad familiares. La disputa, per inciso,
riguardava l'esistenza di certe tradizioni giuridiche circa una facoltà, in
capo all'erede, di perseguire giudizialmente un furto avvenuto prima della
successione mortis causa. Cicerone tende ad imputare l'atteggiamento così
titubante -- e così poco saggio -- dell'amico agli insegnamenti di Cornelio
Massimo. ^ “studiosissimus homo natandi” -- così lo definisce in ad familiares.
Svetonio, Vite dei Cesari. Si veda, su Lacus Curtius di Thayer. Il tentativo
con Cicerone è in Plutarco, Vite parallele. Cicerone o su Lacus Curtius. La
notizia su Sulpicio è tratta dal già citato Biografia degli uomini illustri del
Regno di Napoli, che riprende, anche in questo caso, il Gravina. Origines juris civilis, Vol. 1,
(De ortu et progressu juris civilis). Forse identificabile con Lucio Cornelio Lentulo, console e pro-console
d'Africa, morto in Provincia d'Africa (cfr. Kunkel, Herkunft und soziale
Stellung der römischen Juristen, Böhlau Verlag, Institutiones. Sul prestigio di
T. troviamo questo inciso: «cuius tunc auctoritas maxima erat». ^ Si intende
meglio il consiglio se lo si confronta con l'immagine di un T. appassionato
nuotatore, già ricordata in una precedente nota (ad familiares. In questo caso Augusto. In Orazio - Tutte le
opere. Versione, introduzione e note di Cetrangolo, Sansoni. Intratext Library.
Macrobio, in Saturnalia cita infatti, fra gli altri, il decimo libro della sua
opera. Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ruiz, T., in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, T. su
sapere.it, De Agostini. Opere di T. su PHI Latin Texts, Packard Humanities
Institute. Portale Antica Roma Portale Biografie Categorie:
Giuristi romaniPolitici romani del I secolo a.C.Giuristi del I secolo
a.C.Persone delle guerre galliche[altre] A lawyer and a friend of Cicerone. When he converted to The
Garden, Cicerone wrote to him questioning whether being a gardener was
compatible with belonging to the legal profession. Trebazio was also the author
of some works about the divine and its cult. Gaio Trebiano Testa. Keywords: I topica di Cicerone,
ius, legge, Ottaviao, Labeone, satira, Orazio, religione, ius civile,
pragmatica del diritto. Per H. P. Grice’s Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Trebiano: l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Friend of CICERONE.
He takes an interest in philosophy and may have been a ‘Gardener.’ Trebiano. Keywords: Roma antica, l’orto. Per H.
P. Grice’s Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Treves: giudici e giustizia nella
filosofia italiana – ventennio fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Compie gli studi
al liceo AZEGLIO (vedi) e poi nella facoltà dove entra in contatto, fra gl’altri,
con BOBBIO, FOA, LUZZATI, ENTRÈVES, e simpatizza con il gruppo di giustizia e libertà
abbracciando i principi del socialismo liberale. Si laurea sotto la guida di SOLARI con una tesi su Henri
de Saint-Simon. Insegna a Messina, dove viene arrestato per sospetta attività contro
IL REGIME FASCISTA. Trasferito a Urbino e escluso dal concorso bandito sulla
sua cattedra. Insegna a Parma, si trasfere a Milano. Protagonista della
rinascita post-bellica della sociologia in Italia, co-opera attivamente col centro
nazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale Argentine,
coordinando fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia
e la società italiana in trasformazione” da cui escono volumi di vari filosofi.
Presiede questo comitato facendosi attivo promotore della sociologia del
diritto. Fonda la rivista italiana della
disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a Milano.
Difende una posizione filosofica relativista e prospettivista, influenzata da
Mannheim, Mills e Kelsen, del quale ultimo introduce in Italia la dottrina pura
del diritto positivo. Alieno dal dogmatismo e paladino di una concezione
critica della scienza, rifiuta ogni visione metafisica del diritto in favore di
una visione metodologica che sfocia nella sociologia del diritto intesa come
scienza prevalentemente empirica, non avalutativa, ma ispirata a valori, nel
suo caso quelli di libertà e giustizia sociale -- è considerato insigne maestro
per un'intera generazione di filosofi e sociologi del diritto. Due sono i
problemi che la sociologia del diritto deve affrontare: da un lato la
posizione, la funzione e il fine del diritto nella società vista nel suo
insieme. Dall'altro la società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi
che possono essere conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque
forniscono informazioni su come una società vive le regole che si è data. Del
primo problema si sono occupate soprattutto le dottrine sociologiche e polito-logiche,
mentre sul secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche anti-formalistiche.
Saggi: “Il diritto come relazione” (Torino); “Diritto e cultura” (Torino); “Spirito
critico e spirito dogmatico” (Milano); “Libertà politica e verità” (Milano); “Giustizia
e giudici nella società italiana” (Bari); “Introduzione alla sociologia del
diritto” (Torino); “Sociologia del diritto -- Origini, ricerche, problem” (Torino);
“Sociologia e socialism - ricordi e incontri” (Milano); “Dizionario biografico
dei giursti italiani” (Bologna, Il Mulino); Il magistero; in La Nuova
Antologia, Colombo, La lezione in La Nuova Antologia, FERRARI, FSociologo del
diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, in Ratio Juris, ss. FERRARI, GHEZZI, La scienza del dubbio.
Volti e temi di sociologia del diritto (Mimesis, Milano-Udine), Losano, Sociologo
(Unicopli, Milano); Marconi, Il legato culturale, in Sociologia del diritto, Tanzi,
dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, Nitsch, T. esule in
Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la
traduzione di due scritti di T., Memorie dell'Accademia delle Scienze di
Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia del
diritto, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Samuele
Renato Treves. Renato Treves. Treves. Keywords: giudice, giustizia, giusto,
ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Treves” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Tria: da Roma a Roma via Roma; o, la
terza Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Laterza). Filosofo italiano. Studia filosofia a
Napoli e Roma. Uditore di diritto presso
il monastero benedettino di Cava de' Tirreni rimane al servizio di questa
abbazia anche quando e trasferito a Roma, è nominato vicario generale di
monsignor Gherardi, vescovo di Loreto e Recanati, e tale rimase. Più tardi, con
monsignor Firrao, ha l'incarico di nunzio straordinario alla Corte del
Portogallo. Quando monsignor Firrao, per
questione di salute, è trasferito in Svizzera, T. anda con lui a Lucerna.
Durante la sua permanenza in Svizzera intraprende un'importante missione in
Svezia e Germania. Eletto vescovo di Cariati e Cerenzia, entra in carica
presiedendo il sinodo. Trasferito poi a Larino, partecipa al concilio di
Benevento. Nominato consulente del Sacro Offizio e arcivescovo di Tiro. Divenne esaminatore di Vescovi ed è insignito
del titolo di cavaliere dell'ordine di S. Giacomo per i suoi meritori servigi
resi alla Corte di Lisbona. Il suoi eruditi saggi includeno: “Memorie storiche civili di Larino (Roma); “Accommodamento
tra il papato e la corte reale di Napoli” (Roma), “Benedetto XIII”. Memorie
storiche degli scrittori, regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di
Puzziello, Diocesi di Larino, Pietro Pollidori Giovan Battista Pollidori.
Giovanni Andrea Tria. Tria. Keywords: la terza Roma. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tria” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Trincheri: Andrea Speranza – la filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pieve
di Teco). Filosofo italiano. Nato da una famiglia benestante che ha in possesso
alcuni ettari di terreno. Appassionato alli romantici, e riconosciuto e si
afferma all'interno della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla
brillante difesa in favore di Manzoni, quando quest'ultimo pubblica la sua prima tragedia, “Il Conte di Carmagnola”.
E con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che riusce a far valere la proprio opinione positiva nei confronti
dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si conoscono a
proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui fere a morte il suo
amico, Andrea Speranza, crolle in una situazione estremamente travagliata. Trincheri. Keywords: Andrea Speranza. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Trincheri” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Troilo: la conflagrazione – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Perano).
Filosofo italiano. Insegna a Palermo e Padova. Lincei. Partito dal positivismo
del suo tutore ARDIGÒ, pervenne a una sorta di meta-fisica, da lui chiamata
realismo assoluto, che richiama il panteismo di BRUNO (vedi). L'essere eterno
infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il principio
unificatore degl’esseri relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si
immanentizza e si determina nella realtà e negl’individui, oggettivandosi di
fronte ai soggetti come assolutamente altro da questi. Saggi: “Il misticismo”; Idee e ideali del positivism,
La filosofia di BRUNO”; “Il positivismo e i diritti dello spirito”; “Figure e
studi di storia della filosofia”; “Lo spirito della filosofia”; “Le ragioni
della trascendenza o del realismo assoluto”. Società Filosofica Italiana Sezione
di Sulmona, riferimenti in Garin, Cronache di filosofia italiana, Laterza, Roma;
Pra F. Minazzi, Ragione e storia nella filosofia italiana (Rusconi, Milano); Cappelli,
L'orizzonte filosofico: Idealismo e Positivismo, Pra. Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, T., biografia e nel sito della Società Filosofica Italiana, Sezione
di Sulmona "Capograssi". Erminio Troilo. Troilo. Keywords:
conflagrazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Troilo” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Tronti: dello spirito libero –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Considerato uno dei principali fondatori ed
esponenti del marxismo operaista teorico. Insegna a Siena, vive a Roma. Fonda
“Quaderni Rossi” e “Classe operaia”. Anima l'esperienza radicale
dell'operaismo. Tale esperienza, che va considerata per molti versi la matrice
della sinistra, si caratterizza per il fatto di mettere in discussione le
organizzazioni del movimento operaio -- partito e sindacato -- e di collegarsi
direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte di
fabbrica. Influenzato da VOLPE (vedi), s’allontana di GRMASCI, o almeno
dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano. Ri-apre la strada
rivoluzionaria. Di fronte all'irruzione dell'operaio-massa sulla scena delle
società, il suo operaismo propone un'analisi delle relazioni di classe. Mette
l'accento sul fattore inter-soggettivo. La sua filosofia, debitrice anche all’’Operaio”
di Jünger, trova una sistemazione con la pubblicazione di “Operai e capitale” (Einaudi,
Torino), un saggio di forte impatto letterario che esercita un'influenza
notevole sulla contestazione e più in generale sull'ondata di mobilitazione. È
proprio la sconfitta della spontaneità operaia e dell'ondata di mobilitazione,
colta anticipatamente da lui e non invece da altri operaisti come NEGRI (vedi)
-- di qui la rottura tra loro -- a indurlo a spostare la sua riflessione sul
problema del politico, ovvero della direzione e della mediazione politica. Pubblica
“L’autonomia del politico” (Feltrinelli, Milano), una teoria politica realista che, in
un'originale commistione di Marx e Schmitt, e capace di colmare i limiti della inter-soggettività
sociale. Si tratta di una fase più intellettuale che politica. Fonda l'influente
rivista Laboratorio politico. Riavvicinatosi al PCI di Berlinguer, e finalmente
riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far parte più volte
del Comitato centrale. Eletto al Senato della Repubblica nelle liste del
Partito Democratico della Sinistra, membro della Commissione parlamentare per
le riforme istituzionali. Non avendo condiviso
le trasformazioni post-comuniste del partito, la sua filosofia assume toni
pessimistici, concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica
della democrazia. Presidente del Centro per la riforma dello stato. Eletto al
Senato nelle liste del Partito Democratico per la Lombardia. È tra i
parlamentari a firmare un emendamento contro l'articolo del disegno di legge
Cirinnà riguardante l'adozione del configlio. Altri saggi: “Hegel politico” (Istituto
dell'Enciclopedia italiana, Roma); ““Soggetti, crisi, potere” (Cappelli,
Bologna); “Il tempo della politica” (Riuniti, Roma); “Con le spalle al futuro:
per un altro dizionario politico” (Riuniti, Roma); “Berlinguer: il principe
disarmato” (Sisifo, Roma); “La politica al tramonto” (Einaudi, Torino); “Cenni
di Castella” (Cadmo, Fiesole); “Teologia e politica al croce-via della storia”
(Albo Versorio, Milano); Passaggio Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra (Ediesse);
“La democrazia dei cittadini: dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico”
(Ediesse); “Non si può accettare” (Ediesse); “Noi operaisti” (Derive Approdi);
“Dall'estremo possible” (Ediesse); “Per la critica del presente” (Ediesse); “Dello
spirito libero: frammenti di vita e di pensiero” (Saggiatore); “Il nano e il
manichino: la teologia come lingua della politica” (Castelvecchi); “Il demone
della politica” (Il Mulino); “Tra materialismo dialettico e filosofia della
prassi”; “La città futura” (Feltrinelli, Milano); ““Cromwell” (Saggiatore,
Milano); “Operaismo e centralità operaia” (Riuniti, Roma); “Il politico: da MACHIAVELLI
a Cromwell; da Hobbes a Smith” (Feltrinelli, Milano); “Il destino dei partiti”
(Ediesse); “Rileggendo "La libertà comunista", “Un altro marxismo” (Fahrenheit
451, Roma); “Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva” (Angeli, Milano);
Per la critica della democrazia politica” “Guerra e democrazia” (Manifesti,
Roma); “Politica e destino” (Sossella, Roma); “Finis Europae. Una catastrofe
teologico-politica” (Bibliopolis, Napoli). Ne “La politica al tramonto”, un
capitolo porta il titolo “Karl und Carl”, per sotto-lineare, anche qui
allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt", Autobiografia
filosofica, in Storia della filosofia, Filosofi italiani contemporanei, Le
Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani, Milano. Unioni civili: i numeri
che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico; Unioni civili,
30 senatori Pd contro le adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi al
malpancista". Loro: "Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le
piume, le fidanzate, lo zio comunista. I 60 anni di R. Zero, Altri Mondi, Alcaro,
Dellavolpismo (VOLPE) e nuova sinistra, Dedalo, Bari, Preve, La teoria in
pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo); Gobbi,
Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti dell'operaismo italiano
(Longanesi, Milano); Leo, Per una storia di Classe Operaia, in Bailamme, Mezzadra,
Operaismo, in Esposito e Galli, Enciclopedia del pensiero politico. Autori,
concetti, dottrine, Laterza, Romai; Basso, Gozzini e Sguazzino, delle opere e degli
scritti. Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi, Siena; Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica
del pensiero essenziale (Riuniti, Roma), Pozzi, Roggero, Borio, “Futuro
anteriore: dai Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti
dell'operaismo italiano, Derive Approdi, Roma, Wright, L’assalto al cielo. Per
una storia dell’operaismo (Alegre, Roma); Corradi, Storia dei marxismi in Italia
(Manifesto, Roma); Pozzi, Roggero, Guido Borio, Gli operaisti, Derive Approdi,
Roma, Peduzzi, Lo spirito della politica e il suo destino. L'autonomia del
politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Trotta e Milana, L'operaismo degli
anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe operaia», cd con la raccolta
completa della rivista «classe operaia» (Derive Approdi, Roma); Peduzzi, A
Cartagine poscia io venni incubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore,
Roma,; Filippini, T. e l'operaismo politico degli anni Sessanta, Euro Philosophie,
Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria, politica nel pensiero (Mimesis,
Milano); Abecedario (Formenti), Derive Approdi, Operaismo Quaderni Rossi Classe
operaia (rivista) Panzieri Negri Cacciari Ingrao Centro per la Riforma dello
Stato, TreccaniEnciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
senato, Senato della Repubblica; T., su Openpolis, Associazione Openpolis. Registrazioni di T., Radio Radicale.. Centro
per la Riforma dello Stato, "Storia e critica del concetto di
democrazia" -- intervento di T., disponibile anche in file audio, su
global project Sitoitaliano per la filosofia:
su lgxserver uniba. Conricerca-Futuro Anteriore, su alpcub."Lotta
contro gl’idoli" (intervento di T. per Rai Educational, su emsf. rai. Intervista
"La lotta di classe c'è ancora", La Repubblica, "Sono uno sconfitto, non un vinto.
Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica. Mario Tronti. Tronti.
Keywords: L’implicatura di Hobbes, libero spirito, democrazia --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tronti” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tuberone: gl’accademici -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Friend of CICERONE.
Accademia. Enesidemo dedicates his discourses on Pirrone to him. Lucio Elio Tuberone. Keywords: Roma antica. Per
H. P. Grice’s Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza
Grice e Tuberone: la repubblica romana e la storia romana— Roma -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Nipote di Lucio Emilio Paolo, tribuno della plebe, si oppone
a SCIPIANO (vedi) Africano Minore e a Caio Tiberio GRACCO (vedi). Pretore. Poco
lodato come oratore, si distinse per la cultura giuridica. La semplicità
della sua vita e la rigidezza di suo carattere lo portano verso il ortico, la
cui dottrina applica nella condotta. Conosce Panezio di Rodi e ne segue
l'insegnamento. Da T. e da ECATONE gli futtono i scritti. La cosa è dubbia per
l'influenza di Posidonio su T. Figlio di Emilia, sorella di SCIPIONE Emiliano.
Rigido seguace dello stoico Panezio, studioso di diritto e di astronomia. Uomo
rigoroso e severo oppositore di GRACCO, è bocciato all'elezione per la pretura.
Console, CICERONE lo considera giurista di vaglia con una solida scientia
iuris. Tutta la sua famiglia del resto gode fama di grande dottrina giuridica.
Nome d'una famiglia romana, alla quale appartengono varî giuristi. Il primo è console,
e di lui CICERONE loda la dottrina giuridica. Lucio Elio T. fu legato di Q. CICERONE,
proconsole d'Asia. Più noto è il figlio di lui, Quinto Elio T., che col padre
prende parte alla guerra fra GIULIO CESARE (vedi) e POMPEO (vedi), parteggiando
per quest'ultimo, ma fu perdonato dopo Farsalo. Console, propone un
senatoconsulto sul matrimonio confarreato. A parte un'opera ad Oppium, di cui
si ignora l'argomento, scrive alcuni libri de officio iudicis, destinati come
guida del giudice privato del processo formulare. Le sue opinioni sono citate
più volte con grande rispetto dalla dottrina posteriore. Scrive anche
Historiae, in XIV libri. Keywords: Cicero, iuris, portico, scessi, studied
under Panezio. Quinto Elio Tuberone. Keywords: Roma antica. Per H. P. Grice’s
Play-Group, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e Tulelli – l’equilibrio:
per una metafisica dell’etica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Zagarise). Filosofo italiano. A lui sono ad
oggi intitolate una via a Zagarise e una a S.Elia, e una sala della biblioteca di
Catanzaro. Targa commemorativa in suo onore, inoltre, posto davanti alla casa comunale
di Zagarise un busto che lo raffigura, realizzato da Calveri. Zagarise, busto
creato da Calveri, installato davanti al comune di Zagarise. Figlio dal
marchese Gaetano T., studia presso il convento del ritiro dei filippini a
Zagarise e poi frequenta a Catanzaro il real liceo ginnasio e il corso presso
il pontificio seminario teologico regionale S. Pio X. Vive a Napoli dove compì
studi filosofici e apre una scuola dove insegna filosofia morale ed estetica.
La richiesta di poter istituire una scuola e inviata alle autorità competenti,
le quali, prima di concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di
Catanzaro dettagliate notizie in merito alla condotta morale e politica del
richiedente, la risposta inviata loro fu. Elemento di condotta soda, casta e
onesta. Tra gl’allievi della sua scuola molti sono appartenenti a famiglie di
alto rango sociale, e tra questi, è possibile annoverare i figli del re Borbone
che, in segno di stima, gli fanno dono di un orologio da camera di manifattura
francese opera dei fratelli Japis. Molto amico di SETTEMBRINI (vedi), il quale
lo cita nelle sue "Lezioni di letteratura italiana", gli trasmitte
l’amore per la filosofia e gl’ideali patriottici.Allievo di PUOTI e di GALLUPPI
del quale studia e diffunde la filosofia, evidenziando il parallelismo con
Kant, così come divulga quello di altri filosofi, tra cui CAPASSO, ROSSI, e
MASCI. Insegna filosofia a Napoli dietro l’impulso di SANCTIS, iniziando un periodo
di vero splendore per l’ateneo napoletano. Cadde il regno delle due Sicilie e, favorevole
alla formazione di uno stato unitario, porta avanti una battaglia a livello
morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte che fino ad allora era
in vigore in tutti gli stati d’Europa tranne il gran ducato di Toscana. La
stessa a abolita con l'adozione del codice penale del regno d'Italia -- il
cosiddetto Codice ZANARDELLI. La fine della dominazione dei Borboni è colta
come un’occasione di rinnovamento sociale e morale ed egli instilla nei suoi
insegnamenti la consapevolezza che il rinnovamento politico dove essere
accompagnato a quello morale, egli riscontra nella popolazione un’evidente
scarsità intellettuale e un sentimento religioso che si manifesta mediante
pratiche di culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e
una società sempre più formalista, cerca di contrastare questa tendenza in
affinità a GIOBERTI. E un patriota e un liberale. La sua attività di filosofo
fa si che la sua notorietà e la sua reputazione cresceno, e inoltre un
oppositore degli hegeliani napoletani, e a capo degl’oppositori degli
Spaventiani (SPAVENTA – vedi) e rappresentante del movimento filosofico del
quale fanno parte GALLUPI, COLECCHI, CUSANI, e GRAZIA. Sul suo valore si sono
pronunciati, fra gl’altri, anche CROCE e RUSSO. Socio ordinario dell’accademia
di scienze morali e politiche di Napoli a l’accademia reale pontaniana. In
relazione all'accademia di scienze morali e politiche di Napoli, T. e PESSINA, in
qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli
Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante GALLUPPI, realizzato da Calì è
inaugurato con una cerimonia a cui prendeno parte il rettore Imbriani, dei
rappresentanti e diversi studenti. Della stessa accademia oltre ad esserne
socio ne è anche tesoriere come si evince dalla Gazzetta ufficiale del regno
d'Italia n cui è contenuta la ri-elezione alla suddetta carica (omissis) S.M.,
sulla proposta del ministro della pubblica istruzione, ha, con RR. decreti fatte
le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) T. Paolo Emilio, socio della società
reale di Napoli, approvata la sua ri-elezione a tesoriere dell'accademia di
scienze morali e politiche della predetta Società; (omissis), socio corrispondente
dell’accademia cosentina accademia di scienze, lettere e belle arti degli zelanti
e dei dafnici. Vive a Napoli. Nelle sue ultime volontà traspare chiaramente un
radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due punti
del suo testamento furono: volendo lasciare una prima testimonianza di affetto
a Catanzaro, col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di
Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria e scientifica. Dispone
inoltre che è destinata una somma in dote ad una ragazza indigente di Zagarise
e che il resto del patrimonio del filosofo è suddiviso tra i suoi
parenti. Il documento, disponibile presso l’archivio notarile di Napoli, e
depositato nel capoluogo campano presso lo studio del notaio Mazzitelli sito in
via S. Giovanni numero 19. Dondazione di libri alla città di Catanzaro al
fine di fondare una biblioteca pubblica T. volle donare a Catanzaro alcuni
libri affinché potessero rappresentare una base di partenza per la costituzione
di una biblioteca auspicando che il suo gesto potesse rappresentare
un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una volta istituita, da parte
di altr’uomini generosi e amanti della filosofia. Catanzaro accetta il legato
che, in caso contrario, si sarebbe dovuto destinare ad ampliare il patrimonio
della biblioteca del real liceo di Catanzaro o ad un erede del de cuius nel
caso in cui il anche direttivo del liceo non avesse accettato la donazione. I
libri furono trasferiti da Napoli a Catanzaro a spese del comune, così come
indicato nelle ultime volontà del filosofo, e venne istituita la biblioteca
comunale che venne denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e
lavoro", ma che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale F. De
Nobili. Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto a Catanzaro
ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della patria
italiana, lego al comune i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato
di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto
a vantaggio dei studiosi e dei cultori della filosfia. Istituzione di una
rendita per far studiare un uomo meritevole del comune di Zagarise Per quanto
concerne il comune natio, nell’intenzione di promuovere l’educazione morale,
l’istruzione filosofica nello stesso, istituì una rendita annuale, denominata
Monte o Istituto T. per far si che dei filosofi meritevoli del suddetto comune
potessero studiare. A perenne ricordo di ciò egli dispose nelle sue ultime
volontà che è realizzata una breve iscrizione su una lastra di marmo e che la
stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune di Zagarise. Col fine
di promuovere e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l'educazione morale
e l'istruzione letteraria e scientifica e così sospingere quei miei
concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte o Istituto per
l'educazione ed istruzione dei studiosi di detto Comune da elevarsi dal real governo
in ente morale e giuridico con la dotazione di annue lire duemila di rendita al
5 per cento iscritto al gran libro dei regno d'Italia. All'uopo destino due
certificati di rendita a me intestati dell'annua rendita di L. millesettecento
con la data di Firenze e l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa
data. Sì fatta annua rendita è unicamente ed esclusivamente impiegata per
l'educazione e istruzione nella filosofia di un filosofo fatto volta per volta
per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori ivi domiciliati
almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni sette, che sa almeno
leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e buona disposizione agli
studi filosofici. Saggi: “I principi sostanziali ed informatori della scienza” (Napoli,
Regia Università); “Dei sistemi morali e della loro possibile riduzione” (Napoli,
Regia Università); “La moralità della scienza e della vita” (Napoli, Regia
Università); “Elogio di V. Buonsanto” (Napoli, Fibreno); “Filadelfos di G. Gemelli:
Accademia di scienze morali e politiche” (Napoli, Regia Università); “L’infallibilità
della ragione umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica, e
della religione” (Napoli, Regia Università); “La morale indipendente” (Napoli,
Regia Università); “L’educazione popolare in Italia” (Napoli, Vaglio); La filosofia
morale (Napoli, Regia Università); “Metafisica dell’estetica” (Napoli, Regia
Università); “Una formula metafisica” (Napoli,
Regia Università); “GALLUPPI” (Napoli,
Regia Università); “Papasso e Rossi” (Napoli, Cutaneo); “Libero Stato” (Napoli,
Regia Università); “Estetica” (Napoli, Vaglio); “Capasso” (Napoli, Tramater); “La
rosa di Gerico” (Napoli, Poligama); “Metafisica dell'etica” (Napoli, Regia
Università); “Dei sistemi filosofici”; “L’equilibriio”; “La pena di morte” (Napoli,
Regia Università); “Baldacchini” (Regia Università, Napoli”, Elogio di Cilento.
Sulla Bella di Camarda, poema di Cappelli (Napoli); “Armonia della libertà
politica e della scienza morale”; “ Preso da immenso desiderio e ardente”; “Padre,
partisti, forse desolato”; “Aspirazione a Dio”. Il pensiero morale di T., C. Nardi.
Società Napoletana di Storia Patria, Lettere a Milli, F. Adamoli. Collana "Fondo
Milli" il Poeta.Via a Zagarise Via a
Catanzaro. La famiglia dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo. Discorso
di Imbriani all'inaugurazione del busto di Galluppi posto nell'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Zagarise e dintorni, Faragò. Lira italiana. Marchese Cavaliere Paolo Emilio
Tulelli. Paolo Emilio Tulelli. Tulelli. Keywords: filosofia italiana,
l’equilibrio, metafisica dell’etica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tulelli” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Turco – l’agnella, commedia nuova -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Asola).
Flosofo italiano. Nasce da una anticha e nobile famiglie, allora fiorente
cittadina della Repubblica di Venezia, dove ricopre importanti cariche
politiche in qualità di deputato, oratore e avvocato della comunità. La sua prima opera, un dialogo, “Agnella”,
venne rappresentato ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi
di Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. “Agnella”
venne in pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Contemporaneo ed
amico di MANUZIO che in una lettera encomia la sua canzone in lode di Carlo V
scritta in occasione della morte di quest'ultimo. Scrive: Letta la vostra canzone
scritta in morte del Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo
benigna stella, essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre
lodevoli qualità, vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può
risplendere la vostra virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il
secolo nostro eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi. Laddove hora,
avendo voi il campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non
veggo come possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile
industria corrispondenti. Questa lettera è in seguito stampata in Venezia da
Gavardo che, sempre a Venezia, pubblica una tragedia in versi, intitolata “Calestri”.
Altre opere sono stampate anche in Il Sepolcro de la illustre signora Beatrice
di Dorimbergo, Brescia Fabbio, Mangini, Storie Asolane, Lettera di MANUZIO a
Turchi, Lett. Volg. Venezia. Carlo Turco. Turco. Keywords: commedia nuova,
agnella. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turco” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Turoldo – le XII fatiche della ragione
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Coderno). Filosofo italiano. Figura profetica,
resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale, di ispirazione
conciliare, tenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un
cambiamento spirituale, il che gli ha valso il titolo di coscienza inquieta. Riceve
con intensità le caratteristiche della semplice cultura umana del suo ambiente
nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria la dignità delle
condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida radice
informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività
futura. Accolto tra i servi di Maria nel convento di S. Maria al Cengio a
Isola Vicentina, sede triveneta della casa di formazione dell'ordine servita, dove
trascorse l’anno di noviziato. Emise la professione religiosa. Pronuncia i voti
solenni a Vicenza. Incomincia gli studi filosofici a Venezia. Nel santuario della Madonna di Monte Berico
di Vicenza e ordinato presbitero da Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Assegnato
al convento di S. Maria dei servi in S. Carlo al Corso in Milano. Su invito di Schuster,
arcivescovo della città, tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese.
Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter
formativo nell’ordine dei servi e amico Piaz, si iscrive al corso a Milano e conseguì
la laurea con una tesi dal titolo, “La fatica della ragione: Contributo per
un'ontologia dell'uomo”, redatta sotto la guida di BONTADINI. Sia BONTADINI sia
BO gl’offriranno il ruolo d’assistente universitario, a Milano, il secondo a Urbino.
Durante l'occupazione nazista di Milano collabora attivamente con la resistenza
creando e diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il
titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il dis-umano, perché la
realizzazione della propria umanità. Questo è il solo scopo della vita. La sua
militanza dura tutta la vita, interpretando il comando evangelico essere nel
mondo senza essere del mondo come un essere nel sistema senza essere del
sistema. Rifiuta sempre di schierarsi con un partito. Il suo impegno nel
dialogo senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta anche duro, si
tradusse in particolare nel far nascere, insieme con PIAZ, il centro culturale
la Corsia dei Servi -- il vecchio nome della strada che dal convento dei servi
conduceva al duomo. Uno dei principali sostenitori del progetto
Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gl’orfani di guerra con la
fraternità come unica legge, fondato da SALTINI nell'ex campo di concentramento
di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca borghesia milanese. Si
rende noto al grande pubblico con due raccolte di liriche “Io non ho mani” -- che
gli valse il Premio letterario Saint Vincent -- e “Gl’occhi miei” lo vedranno,
presentato nella collana mondadoriana Lo Specchio d’Ungaretti. A seguito
di prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità
ecclesiastiche, deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei servi
dell’Austria e della iera. Venne dai superiori dell’ordine assegnato al
convento della S. Annunziata di Firenze, e qui incontra personalità affini al
suo modo di sentire, quali fra VANNUCCI, BALDUCCI, PIRA, e molti altri che
nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono speranze di
rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze è costretto ad allontanarsi
e trascorre un periodo di peregrinazioni all’estero. Ri-entrato in
Italia, venne assegnato al convento di S. Maria delle Grazie, nella “sua”
Udine. Ma con il ri-entro in Italia porta con sé un progetto, nato a contatto
cogl’emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della
povera vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo “Gl’ultimi” e ispirato
al racconto “Io non ero fanciullo” scritto da T. in precedenza, venne concluso con
la regia di Pandolfi. Presentato a Udine, “Gl’ultimi” tuttavia fu ben presto
rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo ritenne addirittura
offensivo. Incomincia a cercare un sito dove dare avvio a una nuova
esperienza religiosa comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici.
Questo luogo, con le indicazioni ricevute d’amici, venne individuato
nell’antico Priorato cluniacense di S.Egidio in Fontanella. Ottenuto il
consenso del vescovo bergamasco GADDI, vi si insedia ufficialmente. Costruì
accanto allo storico edificio del Priorato una casa per l’ospitalità, la Casa
di Emmaus, titolo ispirato all’episodio in cui Gesù risorto si manifesta a
Emmaus alla cena nello spezzare il pane. La casa costituì un simbolico richiamo
alla semplice accoglienza, senza distinzioni di censo, di religione, o altro:
aspetti che caratterizzarono tutta la presenza e la sua multiforme opera.
Costituì inoltre un punto di riferimento per molti protagonisti della storia
culturale e civile italiana. Per molte personalità del mondo ecclesiale e d’altre
confessioni cristiane; un solido incentivo al rinnovamento di linguaggi e di
strutture; un laboratorio di creazioni liturgiche e celebrative, di cui
continuano a essere testimoni la versione metrica per il canto dei salmi e
migliaia di inni liturgici. Insieme con altri frati, impegnati particolarmente
in iniziative di rinnovamento spirituale e culturale, diede avvio alla
pubblicazione di una rivista, il cui titolo è ispirato all’ordine dei servi di
Maria, “Servitium”, e ad altre pubblicazioni che si ricollegavano
all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La pubblicazione della
rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente all’edizione di
altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio Servitium. Molti
sono i suoi interventi sui media, dalla carta stampata alle trasmissioni radio
e televisive; molti i luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a
intervenire con la sua avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi
“viaggi della memoria” nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello a
Mauthausen. In quest’occasione compose una preghiera, poi recitata nella
cerimonia conclusiva, pubblicata successivamente nel saggio, “Ritorniamo ai
giorni del rischio”. Colpito da un tumore del pancreas, visse con lucida consapevolezza
e trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita, dando una incoraggiante
testimonianza sul cammino verso “sorella morte”. Migliaia di persone sfilarono
accanto alla bara in cui era esposto il corpo di padre I funerali a Milano
videro la partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di S. Carlo al
Corso, dove presiedette le esequie il cardinale MARTINI, che aveva consegnato a
T. il primo "Premio Lazzati", affermando la propria opinione secondo
la quale la chiesa riconosce la profezia troppo tardi. Un secondo rito funebre
venne celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora
una folla che copre tutta la collina circostante l’antico priorato. Nel
cimitero riposa ora sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla sua gente. Servitium
dedica perciò alla sua figura un quaderno a frate dei servi di S. Maria e
ugualmente fa nel decennale. La grande
passione. Saggi: Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi Milano,
San Paolo, O sensi miei...: Poesie (Milano, Rizzoli). Sul monte la morte, Servitium,
La morte ha paura, Servitium, poesie,
Milano, Garzanti Teatro, Servitium, I
giorni del rischio con Salmodia della speranza e rappresentazione in Duomo a
Milano con Moni Ovadia, Servitium, Salmi e cantici. Versione metrica per il canto
di T., Servitium, La passione di S. Lorenzo,
Servitium, La terra non sarà distrutta, Servitium, Luminoso vuoto. Scritti,
Servitium, David M. T., Capovilla, Nel solco di Giovanni, lettere inedite, Servitium.
Saggistica e spiritualità. Lettere dalla Casa di Emmaus, Servitium, La parabola
di Giobbe, Servitium, Santa Maria. Servitium, Mia chiesa, una terra sola,
Servitium, Il dramma è Dio: il divino la
fede la poesia. Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui
con Giovanni, Servitium, Profezia della povertà, Servitium, Chiamati ad essere,
Servitium, È Natale, Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, Pregare,
Servitium, Anche Dio è infelice, S. Paolo, Amare Cinisello Balsamo, Edizioni S.
Paolo, Padre del mondo, Servitium, Povero
sant’Antonio, Il Messaggero, Padova. Narrativa Mia infanzia d’oro (con
“Ritratto d’autore” Servitium, e poi la morte dell'ultimo teologo Torino, Gribaudi.
“Gli ultimi” Regia: Pandolfi; soggetto: T.; sceneggiatura: Pandolfi e T.. Tra
le tante, ci è un'iniziativa che è tentata pochi giorni prima della morte di
Moro e che è stata evocata da Craxi nel corso della sua audizione nella prima
Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi afferma che è
chiamato da T., che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla nunziatura
apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una trattativa.
T. chiese II giorni di silenzio stampa e insistette molto, con veemenza,
affermando che era la sola via possible. Legislatura, Commissione parlamentare
di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Moro, Resoconto stenografico, “Tra
i memoriali di Mauthausen”, in “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto
colui che non spera”, Milano, Corriere "E T. nascose le armi dei
partigiani" La vita, la testimonianza Morcelliana. Piaz e la Corsia dei
Servi di Milano, Morcelliana, T. e gl’organi divini. Lettura concordanziale di
“O sensi miei...”, Olschki, Una vita con gli amici; Il mondo delle amicizie di
T., documentario Salvi, Roma, Rai-Educational, Elia, La peregrinatio poietica
prefazione di Terza, Firenze, Olschki, Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio
alla scoperta della poesia di T., Edizioni Pro Sanctitate, Roma, Romero Balducci,
Piaz, Fabbretti. Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. David Maria
Turolo. David M. Turoldo. David Turoldo. Giuseppe Turoldo. Turoldo. Keywords:
gl’ultimi, le XII fatiche della ragione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Turoldo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Tuveri – filosofia sarda -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Collinas).
Filosofo italiano. Grice: “Or should we say, ‘filosofo sardo’?” -- Figlio un
noto avvocato. Studia a Cagliari. Di idee repubblicane comincia l'attività in
polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori. Federalista, al parlamento
sub-alpino si oppose alla fusione della Sardegna col Piemonte, ed è in forte
contrapposizione con GIOBERTI per le posizioni anti-repubblicane e anti-mazziniane
– vedi: MAZZINI. Fonda La Gazzetta Popolare, collabora con numerosi giornali e assunse
la direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco, propose il nome di Collinas. Lotta
contro il centralismo del regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia,
soprattutto fiscale, per i piccoli comuni. Amico di CATTANEO e MAZZINI, solleva
la questione sarda, promuovendo un riscatto della Sardegna e del popolo sardo
contro uno stato giudicato centralista e oppressivo. Scrive numerosi saggi
filosofici. Assessorato della pubblica istruzione della regione auto-noma della
Sardegna promouove la ristampa dei suoi saggi,
editore Delfino, con una introduzione di BOBBIO. Saggi: “Pintor” (Torino,
Cassone); “Specifici contro il codinismo, (Cagliari, Arcivescovile); “Del
diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi: trattato filosofico” (Cagliari,
Nazionale); “Il governo e i comuni” (Cagliari, Nazionale); “Esazione e
compulsione” (Cagliari, Timon); “La questione barracellare” (Cagliari, Timon);
“Della libertà e delle caste” (Cagliari, Corriere di Sardegna); “Sofismi
politici” (Napoli, Rinaldi); “Il veggente: Del dritto dell'uomo alla
distruzione dei cattivi governi”); Accardo, Carta, Mosso; introduzione di Bobbio;
Corrias e Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del signor
deputato sardo Pintor; Specifici contro il codinismo, Sotgiu, Piano e Contu, Scritti
giornalistici. Questione sarda, federalismo, politica internazionale, questione
religiosa, Piano, Contu e Carta, Per la vita e i tempi di T. e altre opere,
Delogu, Fonte: "Centro di studi
filologi sardi". Scheda sul sito della Camera Indipendentismo sardo. Google. Da T. all'intuizione
della concorrenza istituzionale, Bomboi. Venezia; Tuveri. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Tuveri: implicature sarda” – The Swimming-Poo Library.
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