d'un Gregorio Magno? Ma in fine questi non la usarono che su sacerdoti, dove i critici la esercitano anche su i laici. Affettano scandolo se in una aspirazione poetica o filosofica s'imbattono nel Fato,. nello spirito che soffia dentro alla materia, nel tempo che ne traveste con veci «terne le reliquie e le sembianze estreme , e gridano al credente eleatico, al fatalista, al panteista! Negli scritti stessi de' santi Padri s' arrovellano alla più fugace larva mitologica e la sbilurciano, e la contrassegnano, quasi che nel calendario della Chiesa* nomi mitologici non fos- s&ro dati sino ai giorni e mesi dell' anno, e come se nel giardino d'un Episcopio, accanto al Sor di passione e alla palma Ghristi non potessero stare la lacrima di Ve- nere, il narciso, e la chioma di Berenice! Trovano ne' Dialoghi di Gregorio Magno nominato /' Antro di Vul- cano! subito sotto un frego di lapillo rosso! £h misera- bili ! vorreste dunque dai libri ecclesiastici esclusi i Vulcani ? E con qual' altro nome vorreste voi che Gre- gorio avesse chiamato que' burroni , che la nostra geo- grafia fisica anche oggi designa per cratèri di Vulcani spenti ? 6<>. Entrano tre ribaldi in senato, Opiliooe, Gauden- zio e Basilio, che non si sa se fossero arriani, cristiani, 0 pagani, e accusano Boezio di magia. Ecco i critici coli' indice della mano destra appuntato nel mezzo della fronte, a meditare su cotesta accusa: accusato di ma- gìa? dunque era pagano; imperocché in que' tempi non si accusassero di magìa che i pagani. Erano pagani quelli che accusarono quattro secoli innanzi il medico Galeno di magia? dunque Galeno era un cristiano: eran cristiani quelli che accusarono di magia papa Silve- stro 11, Ruggiero Bacone e Alberto Magno? dunque il papa e questi due filosofi eran pagani. L'accusa di magìa si dava allora , come si dà oggi dalle plebi a que' filosofi Digitized by VjOOQIC CAPITOLO SESTO. 97 che co&giungendo alle metafisiche speculazioni gli studi della fisica e della meccanica, sanno riprodurre coU'arte alcuni naturali fenomeni, pei quali il volgo di l^gieri strabilia ignorandone le cagioni. 7<*. Anziché ninnolarsi nel convertire simili festuche in grosse travi, meglio avrebbero fatto se più atteuta- meate medkavano sul regno Gotico, e sul terrore che aveva lasciato nell'animo de' cristiani Teodorico, aven- done sacrificati tre o quattro in crudelissimo modo, de'più insigni per virtti e per dottrina. Avrebbero costì saputo tener conto, rimpetto ai lamentati silenzii di Ennodio e di Gassiodoro , delle sostanze e della vita de' due figli superstiti di Boezio, e della misera vedova Rusticiana, che arrischiavano di perder tutto se si fosse al lìome di Boezio, durante il regno Gotico, voluto pubblicamente coogiungere un vanto di cristianità. Che il console stesso, quando si vide non bene accolta dal re la sua fervorosa difesa di Albino , dovette conoscere il contra- rio vento che cominciava a spirare e su lui e la sua famiglia e su altri compagni suoi, per soffocare ogni brama di divulgare i pochi suoi scritti cattolici. Esiliato poi e condannato a morire, il primo suo pensiero corse alla salvezza de* figli, della consorte, del suocero, degli amici e parenti suoi; e volle che la sola Filosofia vestita dell'abito il meno difforme dalle nuove credenze reli- giose, e ad un tempo non opposta, anzi imitatrice delle antiche romane virtù, gli dettasse quel poetico libro, che non poteva compromettere né i suoi, né le sue ceneri, ne dispiacere ai rimanenti pagani: imperocché la mani- festazione del nuovo culto dove era un pontefice catto- lico e un re arriano , rimanesse obbligatoria ne' soli sa- cerdoti e non ne' laici. 8<>. Dovevano i critici considerare ancora, che la coscienza de' laici poteva nel regno di Teodorico tutelare PUCCINOTTI. 9 Digitized by VjOOQIC 08 IL BOieno. la nuova accolta fede celatamente; giacché 1 martirj, le combàttute eredie^ le opere immense de' Santi Padri avevano già ultimato V edificio dei criatiane^mo. 11 ae^ Greto religioso sta nel fondo della coscienza, e l' uomo lo cul^todisoe gelosamente , essendo quivi il gei-me della sua vera libertà e indlpeiidenza, e della speranza di fruire della divina, promessa nella vita del cielo, se que- sta del mondo affannalta sempre tra gli uomini, gli è pe- nosa e contraria. Ma questo seòreto di che è a parte Dio solo, e che divide l' uòmo da' suoi oppressori, e che in grazia della Eucarestia lo fa certo che col suo Dio egli sta bene, nelle prime età cristiane, e negli uomini di Stato potè non èssere altrui iliahifesto, e la lóro vita pò* litica dividersi con la giustizia del mondo e qudla di Dio; e mentre V Una conseguiva il sub fine palesemente nella pratica delle virtù morali e civili, proporsi intorno air altra d' interdersela unicamente coi ministri del San- tuario. 9». Fatte queste riflessioni sui tempi e su gli uomini del quinto e sesto secolo della nuova Roma cristiana ^ non si sarebbe detto né che era mancato alla Consola* toria di Boezio un sesto Libro di rassegnazione religiosa^ né 4uel caro poemetto sarebbe caduto nelle profatiazioni de' folli j che sei tolgoho in argomento dèi paganeaimo del migliore de' cristiani. i 0<>. Cotesto riflessioni li avrebbero condotti egual* mente a veder cosa, che appena gli storici sapi*anno immaginare come non sta stata da loro, dotti quali sono, veduta: ed è che i libri De consolatione hanno anch'essi sofifetto lo stesso oblio de' contemporanei, come i libri teologici. Non ne parlano né Ennodio, né Casslodoro, avvegnaché sopravissuti a Boezio. Tahto degli uni che degli altri si comincia colle ricordanze dal secolo d'Al- cuiho e di rè Alfredo. Ora perché sulla Consolatoria Digitized by VjOOQIC CAPITOLO SESTO. 99 nessun Gontrasto d^ autenticità, e sui libri teologici tanta fòrza air argomento del silenzio de* contemporanei per contrastarla? 44<'. Ma oltre alle ragioni che tennero nel silenzio la Consolatoria di Boezio anche per alcuni anni dopo cessato il regno gotico, e che pur son comuni anche a* li' bri teologici, allato a questi ne stanno altre tutte spe« oiali, e riposte nel carattere unicamente razionale e filo*' soSco di questi, e non biblico e patristico come negli scritti in causa fidei esigevasi dalla primitiva Chiesa. Boezio non aveva fatti studii sufBcienti né sulla Bibbia, nò sui Santi Padri, ad eccezione di Sant' Agostino. I teo^ logi d'allora neMibri sulla Incarnazione, Predestinazione, Grazia ed altri simili, e nelle stesse loro consolatorie, oome si può vedere in quelle di Fulgenzio, non adopera^ vapo che la Bibbia, e i suoi esempi, e le sentenze di Paolo, di Basilio, di Girolamo, e di altri Padri déipu* risma cattolico; attenendosi a questi per imporre di piin agli avversar), e con autorità ricevute e venerate andare al sicuro. Ond'è che i piccoli libri teologici di Boezio qviasi tutti affidati a spiegazioni razionali, non fecero autorità, e non furono citati che quando la fòima di fìl&< sofo sommo, li fece rispettare in ossequio deir autore insieme con gli altri. È finché questa fama non ingiganti, per la organizzazione della filosofìa scolastica, queMibri giacquero ignoti a moltissimi; e que' pochi teologhi che n'erano consapevoli non potevano mai pensare, che da quelle semplici bozze Alberto, Abelardo, Tommaso ed Anselmo cavassero poi tanta materia alle loro teologiche dottrine. Premesse queste generalità, il Jourdain non avrà a sdegno eh' io mi stringa dappresso alla sua nuova ipo- tesi, onde prenderla in esame su quei medesimi docu« menti, sui quali egli si è creduto autorizzato a fondarla. y Google 100 IL BOEZIO. Egli adunque sostiene che la origine delle tradizioni sul cristianesimo di Boezio derivò da uno scambio di nomi tra il Boezio console e un Boezio vescovo. Quando, come, dove, e per opera di chi avvenne che cotesti nomi si scambiarono, e il console si convertì in un vescovo? Per rispondere a tali domande Y autore presenta tre do- cumenti storici, che sono di Paolo Diacono, dell'Ano- nimo Ticinese, e le epistole di Fulgenzio vescovo d'Africa nella edizione del Desprez , cioè del secolo decimo set- timo. Da Paolo Diacono è assicurato, che Luitprando re de' Longobardi , nell'ottavo secolo, fé trasportare di Sardegna il corpo di Sant'Agostino nella chiesa di San Pietro in Gieldauro in Pavia: dall' Anonimo Ticinese imprende che poco dopo lo stesso re, saputo che in queir isola erano ancora i corpi di alcuni di que' santi vescovi che furono colà rilegati da Trasimondo re dei Vandali in Africa nel sesto secolo, fece trasportare e tumulare anche questi nella stessa chiesa: nelle opere di Fulgenzio infine, pubblicate a Parigi nel cadente se* colo decimo settimo , trova che tra i sessanta vescovi esiliati in Sardegna dalla ira vandalica, v' era un Borro. Questo Boeto vescovo ricordato in Fulgenzio, ebbe parte ne' conciliaboli e nelle scritture che si tramandarono al- lora sui temi teologici contrastati dagli Eutichiani e dagli Arriani, da Bisanzio e dall' Africa in Sardegna e in Roma ai papi Simmaco ed Hormisda; onde ecco tutto è acco- modato. Il Boeto vescovo fu l' autore de' libri teologici attribuiti al Boezio consolo, e l'africano vescovo scam- biato e confuso col senatore romano, détte origine alla illusione di tanti secoli e scrittori valentissimi sulla cri- stianità di questo ultimo. Tale scambio però, se s' ha a dire il vero, ha qual- che cosa dell' incredibile, se non anche dell'impossibile. Qualche segno vi sarà stato sopra cotesto corpo santo , dw Google CAPITOLO* SESTO. 101 0 sulla sua cassa che ne indicasse il Lome. I vescovi si seppellivano con certi contrassegni da non poterli mai scambiare co' consoli , fèssevi pur mancato il nome di Boethus episeopus. Dian>ò, che il tempo avesse cancel- lato r episeopus e lasciatovi solo il nome Boethus: che avrebbe detto il clero pavese presente alla tumulazione? Oh eoco un altro Boezio!... Ma quando mai Severino Boezio è morto in Sardegna? £ non abbiamo noi qui io Pavia il corpo di Boezio consolo, qui trucidato, e qui sepolto ? Concessa ancora la non esistenza di una tradizkuie della cristianità di Boezio anteriore a Luit- prando, e alla venuta delle episcopali spoglie del Boetho del Jourdain in Pavia ; che si dirà della tradizionìB con- tinuata nel secolo stesso del re longobardo presso Paolo Diacono, Alcuint, ed il re Alfredo che venne poco dopo? De' primi due quasi contemporanei di Luìt- prando^ che avrebbero dovuto sapere lo scambio av- veduto, continua Tuno a dire che Simmaco e Boezio consoli furono due cattolici: l'altro attribuisce uno de' libri teologici a Boezio consolo , e non a Boezio ve- scovo. L'ultimo che venuto nel nono secolo avrebbe avuto maggior tempo di essere informato dell'arrivo del Boeto vescovo tra le spoglie riscattate da Luitprando e tumulate in Pavia, e sarebbe stato in dovere di di- videre le tradizioni e le opere dei due Boezii, se ne mostra affatto ignaro, e traduce il libro De Consolatione come di Boezio, senza avvertire che questo era il ro- mano, e quello citato pochi anni prima da Alcuino era il Boezio vescovo affricano. Ma appunto perchè non fu avvertito lo scambio , dirà il Jourdain , accadde che di due Boezii se ne fece uno solo, e le opere del ve- scovo furono attribuite al consolo : e il mondo cominciò a credere Severino Boezio autore dì opere ascetiche, e quindi il germinare della tradizione del suo cristia- 0* Digitized by VjOOQIC iOÌ IL bÓÉ2!t>. lìesimo. Comunque sfa, a me pare T avvetitoetite di cotesto scambio di homi in Pa^ia quasi impossibite. O esisteva iti quella città una tradizione ahteriorè sulla carcere, sulla morte j fe stilla sepoltura data a Bofezirf, quando vi giunse il corpo di Bbéto Vescovo; è sarebbe ètata insupponibile storditaggine confontìerfe l' uriò col- r altro: o non eiiisteva nièmoria alcuna dbl dove avesse avuto tomba il console romand; e nemoleno iri questo Caso si può supporre che un cadavere fatto venire di Sardegna trd mólti altri di santi vescovi • con tuttb che portasse 11 home di Btyeìhus, toltagli pure la qualifica di Eji)isc\ipiiè , potesse battezzarsi d dirittura per Bóéalo 11 filosofò. Ma moltb più speditamente libi giungeremo a dtoo- strare la impossibilità di eòdfest* immaginata aVVeniurà prèridéhdb in esame i tre Dbctittlenti; siii qiiali il Jour- dain ha fondato la sUà nuova ipòtesi. Del prlrfio, cio§ di f aolò Diacono noh ci bcctipferemo; avvegnaché sarebbe par da meravigliarsi bel vfeder prendere le mosse la Critica stòrica da un testimonio j bhe altri della i^tèssh scuola rigettano come poco autorevole j e vétiutb tardi; Il Jòùrdain peto può avere le sue ragióni per acco^iere dallo stesso autore il libro D^ gBstis LongòbarrbrUhi' b rigettare le AddttioWes allb storie di Euthopib; belle qdali Boezio consolo j rie'gibrni stessi di Lùitprando è détto cattolico inSierfae con Simmaco : siccome può aver avute altrettante ragioni di non fare alcun conto della Cronaca Vùtìesiandy * sebbene tenuta j[jer coiliposta iion molto dopo * ló Crònaca delVAhoniriió Ì^a/e«iÌB«ù Uà acquistalo gràU Và- Ior,e dopo la pubblicazione. de' docuipenti dell' Àtchiyio di faviiai del Gomi.Syro, riprodoùi dal Reali e dal )$osjsio. Peri. quali docu- ménli si è inteso ctie 1' Agro Calveriiiano ài cne parla r anonimo, dove Eusebio ^i-efelto di WViia, )^ei òrdlhe di tèi^dòrico , fece Im- prrgiohftiè è iiilcidarè Bobitò, era bel !5obboi'é<5 tU Paifa ktèbi^ f & Digitized by VjOOQIC CAl>lttttb feE^TO. ÌOà la mol-tfe di Tfeòdbricri, la quale bòri tutta fa stta botìftl- siotìe ctotioldgica; bbtitifeilfe p\ìt isbtripté iidti2ié ittlpbfr- tantl delld tità degli liltitttf atiiii del còtìsotó ^òtbà^tìl Urèndtidogli ddriquè bnòha là ifaog^a^ ééamtòiàttlb il càiii^ rtUtW) che te ^ììW altro d-òctiiriteiltò dell' AHtthlttìtì Ticltiesd; Il qaalé gli cbnférmfeiVa il tràspokò dei febtpi di Saiit' A^iì^ dtin^ e d^i altri vescoti i)k Sardegtia a Pavia ) è di que- sti ultiibi gli dava atiche ì lìòmi: Mi dUòlé di {^òrre t{ttl m\ téstb fe tiòn in dota la na^^a5jiohe dblP Ahòitittiò Ti- cinese ; ma il fo col fìnb bhe Si abbia subita sott' Bcbhid l'arbitrario governo che là Critica storioa si arròga sugli antldht doouihetiti. La bota bh^ tragge fttdrl il Jburdaiii dall' anbUitfao h la seguente ! EtctèìiìA S: Petri in Ccetò iltirfeò, jtittwi àm^^fftóa^tt Lùttpfandìxè rex Lónlgóbaraómk àtqùé dòmvit In qm jàcet CbrjMW beatissimi Augìistiììiy epiStópi ÉÌppì>mnsis dòctoris Mmii\ qui mtatàsfbi birtàtes metìditi H dòr- p&rh ÉB. Mtì\ Lucevi, CiÈétti, CàniètiHÌ\ fibJi^trlttW et MìaHì\ me Mh B. Aphni episcopi, feì ctth/feiiòrt*, i^tia oftìfiià h-astàtn suHt Oe Saì-dinià itluc cìm ì!iórp<yrk B. Aù- ^nnf p^ mcmm réy^\ um t^òfjHtó secarne Bomn pMlóÈ'ópM\ fcfri Del..: L'aitèrairànè ^ la tnuUlàèidrié d'el iiofeUthéhtb del- l' ànoriinid bbWIHfcla dal dietim ^e^eirì : dtìJxJ il quale él legge : óùfuè Re^h me %kdfA, fciòè ridia StfeSéa bhifesa tìi San Pietro ih CteldàUho; Corpus qùiì^siit] tramtatUni de ecclesia S. ffariàiìi p'& AVbtt^^ Ofrictt^n. Qtiéste parttlfe; omesse forse a caso dal Jourdaitì , hanno tattttJ taVVicl- hato i' ìWia èépùs ^i^eriiii, alle superióri paròle vHkslata quivi sorgeva remica C;biesa,o.Catlearale di S. Pietro col batiistero, r episcopio e la torre. Quindi le tradizioni pavesi sul luogo della morte e sepoltura eli Wzio consolo sono interamente luòri d'ogni controversia, e anteriori ali* epoca di Laitprando. (V. Bosisio Op. cit., p. 14, 15 e seguenti.) Digitized by VjOOQIC 104 IL BOEZIO. sunt de Sardinia^ che il lettore è indotto a credere, leg- gendo la nota del Jourdain , che anche il corpo di Seve- rino Boezio^ secondo T Anonimo, fosse tra quelli traspor- tati di Sardegna a Pavia. Ma il documento troncato dal Jourdain alle parole viri Dei, prosegue così : qui in prte- fata Urbe (Pavia) exul a Roma librum de Pkibsopice Consolazione composuit, qui Hb&r manu sua eonscriptu8, usque ad hcRC fere tempora ibi servatus est, et in hac urbe ipse Boethius trucidatus occubuit, sicut pòtet in versibus in qus tumulo scriptis. ^ Che si ricava dunque dal Documento genuino del- l'anonimo Ticinese, relativamente alla ipotesi del Jour- dain? Che tra i corpi trasferiti da Luitprandodi Sardegna i& Pavia , e tumulati in San Pietro in Cieldauro , non ve ne^era nessuno che si chiamasse Boetho : che la narra- zione deir Anonimo essendo del secolo decimo quarto, non avrebbe mancato di aggiungere anche cotest' altro vescovo tra i venuti di Sardegna : che nella traslazione ordinata da Luitprando o non vi furono altri corpi che i nominati , o se uno di più ve n' era, sarebbe stato ano- nimo ; e come anonimo non poteva suscitare qè scambio né confusione : finalmente che quando Luitprando re- staurò e dotò, la chiesa di Pavia , dove fece tumulare i nominati vescovi di Sardegna, preesisteva già nella detta: chiesa un monumento sepolcrale con la sua antica epi- grafe a Severino Boezio ; che è quanto dire la tradizione locale in Pavia, anteriore al re Longobarda, della cristia- nità del romano filosofo. Vediamo ora se in modo diverso si è condotto il Jourdain coir altro documento delle Opere di Fulgenzio. Confesso il vero, che vedendo un uomo della sua per- spicacia afladato a Fulgenzio, ho subito detto: ora si * Muratori , R. L S. , Tom. X! , p. la. Digitized by VjOOQIC CAPITOLO SESTO. i€5 ch'ali ha dato di capo in un contemporaneo, che lo sa- prà rimettere suUa ver^ strada , e quanto al cristiane- Simo di Boezio, e alla nullità del suo Boeto vescovo. Invece deviato dalla sua ipotesi, ecco cosa ha cercato nel suo Fulgenzio del Desprez : tre epistole dove non vi è che il puro nome del suo Boeto; epistole di cui è assai dubbiosa la contemporaneità, perchè nella edizione fótta sul naanoscritto di Norimberga del 1549, * edizione prm- cipCj sulla quale lo stesso Desprez dice di aver condotta ed emendata la sua, cotesto epistole non esistono. Ha cercato le analogie che si leggono negli esordii delle epi- stole di Fulgenzio a Trasimondo , a Pietro Diacono e a Regino, e in quelle de' vescovi d'Oriente al papa Sira- inaco, e l'esordio di Boezio consolo al suo libro, De duabiis naturis cantra Eutychium. ' Ma il soggetto è presso tutti il medesimo; Sant'Agostino era l'autorità princi- pale di tutti in que' tempi : gli argomenti confutativi in causa fidei dovevano pur essi essere invariabili : l' oecasio scribendi era sempre, sì in Oriente che in Africa, che in Sardegna, che a Roma, dove allo stesso scopo aduna- vansi vescovi e senatori, la medesima per tutti. Di ma- Biera che le analogie trovate dal Jourdain in Fulgenzio non provano nulla. Noi gli porremo invece sott' occhio ciò che di più prezioso ci ha lasciato Fulgenzio, sulla vera origine delle tradizioni del cristianesimo di Boezio, Le testimonianze di Fulgenzio provano: 1" che tutta la famiglia di Simmaco suocero di Boezio era cristiana, 2* che cristiani erano parecchi Senatori, e che questi erano convocati dai papi ne' conciliaboli in causa fidei ^ che teneansi o nel senato o presso i papi medesimi. Nella * Apud felicem <]loloniain Agrippinam in aedibus Hieronis Alo- pecii, t5i6. Interprete Jobanne Codileo NoriinbergeDse, anno '1519. in 8. piccolo. * Jourdain, 7>e rOngine, eie., pag. 28 e 29. Digitized by VjOOQIC 406 Ili Bouio.
Tuesday, August 6, 2024
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