Grice e Quarta: la ragione conversazionale -- conversazione, e solidarietà – l’implicature
conversazionali dell’utopico Campanella – filosofia pugliese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Leverano). Filosofo
italiano. Leverano, Lecce, Puglia. Essential Italian philosopher. Filosofo
dell'utopia, sulla quale filosofa in Una re-interpretazione dell'utopia, Dedalo.
Insegna a Salento. Studioso dell’Accademia sul quale scrive “L'utopia
dell’Accademia: Il progetto politico, Dedalo – cf. CUOCO (si veda), Platone in
Italia. Fonda un centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: More, ECP; Globalizzazione, giustizia, solidarietà, Dedalo,
Una nuova etica per l'ambiente, Dedalo, HOMO VTOPICVS: la dimensione storico-antropologica
dell’utopia. Dedalo, Filosofo dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia
is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a
real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.” Grice: “I shall say
no more on the ideal language versus ordinary language, but further into the
general principles of rational discourse.” -- Grice: “I once told Austin that
his Symbolo was utopic – “Utopian,” he corrected me!” Quarta.
Keywords: utopici, Campanella, solidarietà, erewhon, il linguaggio utopico di
Campanella, Eco, linguaggio perfetto, caracteristica universalis, il sistema
G-hp di Myro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Quattromani: la ragione conversazionale e le conversazione --
la meta-fora come implicatura conversazionale in Catone, Virgilio ed Orazio – filosofia
calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Cosenza).
Filosofo italiano. Cosenza, Calabria. Essential Italian philosopher. Parente di
Telesio, cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura e alla
nobiltà cosentina, viene educato alle idee valdesiane da Fascitelli. Si
trasfere a Roma. Qui frequenta la biblioteca in Vaticano e ha modo di intessere
relazioni con diversi esponenti dell’ambiente filosofico. Uno studio
riguardarono PETRARCA (si veda), con particolare riferimento alle sue
fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a
Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla seconda edizione accresciuta delle
sue rime. Effettua una serie di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il
periodo è contrassegnato da alcune sue epistole, a carattere storico-letterario.
Risiede a Napoli. Ri-entrato a Cosenza scrive a Cavalcanti, che è con lui
consulente della congregazione dell’indice, e
assume la direzione dell’accademia di Cosenza, cui Q. da nuovo impulso,
sia dal punto di vista squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione
per la FILOSOFIA. A Napoli pubblica La philosophia esperimentale
dell’osservazione di TELESIO (si veda), che dedica a Carafa e le rime dedicate
a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del Cantalicio,
nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di ‘incognito academico cosentino’.
Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della Casa. Oratione di MARCO
CATONE, Giudizio sopra alcune stanze di TASSO (si veda), Vaticano, Commento a
tre sonetti del Casa, lettera a Caro, lettera a Mauro, lettera al Principe
della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a Bombino, Lettera ad Amico, Lettera a
Marotta, Lettera ad Egidio, Lettera a Bilotta, Parallelo tra il Petrarca e Casa,
Della meta-fora -- You’re the cream in my coffee -- Sentimento della Poetica di
ORAZIO (si veda); A Tasso Il Monta.no Acc.co Cose; Lettera a Pellegrino, Lettera
a Sambiase Lettera alla Duchessa, Lettera
a Sirleto, Cosenza, biblioteca, ex libris, Bibliothecae Marchionis D. Matthaei
de Sarno, Istoria della città di Cosenza, Biblioteca di Bonis, Lettere a Bernaudo
da una raccolta favoritami da Bombini, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale,
Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo, Napoli, Biblioteca, manuscripta
autographa Summontis et aliorum ætate eius clariorum, Lettera a Reski, Roma,
Biblioteca Angelica, rilegato con Barrii Francicani de antiquitate et situ
Calabriæ, Roma, Angelis; Annotationes Barrium Stampe; La philosophia esperimentale
dell’osservazione di TELESIO, Ristretta in brevità, e scritta in lingua toscana
dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del Sig. Duca di Nocera con licenza
de’ Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso Gioseppe Cacchi al ilustre S. G.
Bernaudo, in a a le rime di Ardoino Academico Cosentino in morte della Signora
Isabella Q. sua moglie con Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso
Gioseppe Cacchi. Le historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di
Civita di Penna, et d’altri delle guerre fatte in Italia da Aylar, di Cordova, detto il gran capitano, tradotte in lingua toscana
a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano. Le historie de
Cantalicio; Dele guerre fatte in Italia da Aylar, di Cordova, detto il gran
capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente
corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e Castellano, ad
istanza di Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio,
vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Aylar, di
Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio
Giacomo Carlino Ad istanza di Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di mons.
Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, appresso Lazaro Scoriggio, lettere divise in
II libre e la tradottione del Quarto dell'Eneide di VIRGILIO (si veda) del
medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della
valle, ecc. in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in verso toscano.
Trattato della Meta-Fora -- You’re the cream in my coffee” +> You are my
pride and joy; Parafrasi Toscana della Poetica d’Orazio. Traduzione della
medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni sopra di essa, alcune
poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con Licenza de' Superiori. Barrii
Francicani: De Antiquitate et situ Calabriæ nunc primum ex authographo
restitutos ac per capita distributi. Prolegomena, Additiones, et Notæ. Quibus
accesserunt animadversions, Roma, S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi
Superiorum permissu. Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Egizio
ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Stocchi,
Castrovillari, Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera inviata,
da Roma a Cosenza, illustra a Ferrao le
ragioni per cui l'opera del PETRARCA merita la sua attenzione, e la ricerca che
sta compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già parlato con
Manuzio, edizione veneziana di Ferrari. Stessa cosa si verifica per la II
edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale
traduttore. Scienza e scienza della letteratura in Q., in Telesio e la cultura
napoletana, Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La Poetica di ORAZIO
tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra Rinascimento e
Barocco, in ORAZIO e la letteratura italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana,
Eadem, Pulzelle e Femine di mondo. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie
e pratiche epistolari dai greci al Novecento, Chemello, Milano Capacius I.C.,
Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus e
Vitale, Chioccarello, De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani, Cornacchioli,
Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza, Cosenza, Cozzetto, Aspetti
della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento cosentino, in
«Periferia», Crupi P., Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, Cosenza,
Franco La biblioteca di un letterato, Annali dell'Istituto Universitario Orientale,
Frede, I libri di un letterato calabrese, Q., Napoli De Frede C., Un letterato
e i suoi libri, Q. in «Atti dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti, Gli studi
provenzali in Italia, Torino Egizio, Napoli,
rist. in Q., Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli d’Egizio ed ora
riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Stocchi, Dalla
Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E. E., Cosenza; Fratta, Il
“Ristretto” nell'ambito delle traduzioni filosofiche, in Telesio e la cultura
napoletana, Sirri e Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito alle “Rime”
del Bembo; Telesio, Della Casa, Q., interprete di Tasso, Gl’amori di Q., il
disegno culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un
manoscritto inedito di Q. e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dopo che Cesare finì di parlare, gli altri
consentivano all'opinione dell'uno o dell'altro con una sola parola. Ma quando
venne chiesto a M. Porcio Catone di esprimere il suo parere, egli tenne un
discorso del genere: "Assai diverso è il mio animo, o padri coscritti,
quando considero la nostra vicenda e i pericoli, e quando fra me valuto
l'opinione di alcuni. Mi sembra che essi abbiano dissertato sulla pena per
coloro che hanno preparato una guerra contro la loro patria, contro i parenti,
contro gli altari e i focolari; ma la situazione ci ammonisce a difenderci
contro di essi piuttosto che consultarci sulle condanne da infliggere loro.
Tutti gli altri crimini vengono puniti quando sono stati commessi; questo
invece, se non ti adopererai per non farlo accadere, una volta avvenuto
invocherai inultilmente le sentenze: presa la città, nulla resta per i vinti.
Ma, per gli Dei immortali, mi rivolgo a voi che avete avuto a cuore i palazzi,
le ville, le statue, i quadri, piuttosto che la repubblica: se volete
conservare tali beni, di qualunque tipo essi siano e ai quali siete così
attaccati, se volete dedicarvi tranquillamente ai vostri piaceri, svegliatevi
infine, e prendete in mano il destino della repubblica. Non si tratta di
tributi o di offese agli alleati: sono in gioco la libertà e la nostra vita.
Spesso, o padri coscritti, ho parlato a lungo in vostra presenza; spesso ho
biasimato il lusso e l'avidità dei nostri concittadini, e per questo motivo mi
si sono fatto molti nemici. Per me, che non avrei mai perdonato a me stesso e
al mio animo nessun delitto, non era facile perdonare ad altri le malefatte
della loro libidine. Ma nonostante a voi non importasse di ciò, tuttavia la
repubblica era forte: la ricchezza tollerava la negligenza. Ma ora non si
tratta di questo, se viviamo virtuosamente o viziosamente, né di quanto sia
grande e magnifico l'impero del popolo romano, ma di sapere se questi beni, in
qualunque modo li si valuti, rimarranno nostri o cadranno insieme a noi nelle
mani del nemico. E ora qualcuno mi viene a parlare di clemenza e di pietà? Già
da tempo, a dire la verità, abbiamo disimparato il vero senso delle parole:
poiché dilapidare il denaro altrui si dice generosità e l'audacia nei malaffari
si chiama coraggio, per questo la repubblica è ridotta allo stremo. Poiché tali
sono i costumi, siano pure generosi con le ricchezze degli alleati; lascino impuniti
i ladri dell'erario; ma non giochino con il nostro sangue, e per risparmiare
pochi disgraziati, non mandino tutti i galantuomini in rovina. Con parole
compunte ed eleganti Cesare ha giustappoco dissertato sulla vita e sulla morte,
reputando come favole, io credo, le leggende sugli Inferi, secondo le quali i
malvagi, per cammino diverso dai buoni, sono assegnati a luoghi tetri,
selvaggi, spaventosi e luridi. E così ha proposto di sequestrare i beni dei
colpevoli, e di tenere costoro in prigione nei municipi, evidentemente per
paura che, qualora restassero a Roma, siano liberati con la forza dai complici
della congiura e da gentaglia aizzata per tale fine: come se i malvagi e i
criminali si trovassero solo in città, e non in tutta Italia, e come se l'audacia
non avesse più potere dove minori sono le forze della difesa. Perciò è
sicuramente inutile questo provvedimento, se Cesare teme un pericolo da parte
di quelli; se fra lo spavento di tutti egli è il solo a non avere paura, tanto
più importa che io e voi temiamo. Perciò, quando voi vi pronuncerete sulla
sorte di Lentulo e degli altri, date per sicuro che deciderete anche
dell'esercito di Catilina e di tutti i congiurati. Quanto più energicamente
agirete voi, tanto più debole sarà il loro animo; se vi vedranno vacillare
appena un poco, subito si ergeranno tutti come belve. Non pensate che i nostri
antenati, da piccola, abbiano fatto grande la repubblica con le armi. Se fosse
così, noi oggi la avremmo ancora più bella, visto che senza dubbio abbiamo
maggiore abbondanza di alleati e di cittadini, e maggior numero di armi e di
cavalli di quanti ne ebbero loro. Ma furono altre cose, che noi invece non
abbiamo affatto, a renderli grandi: la laboriosità in patria, la giustizia nel
governare all'estero, l'animo indipendente nel decidere, libero da rimorsi e
passioni. Al loro posto noi abbiamo lusso e avidità, misere le finanze
pubbliche, e opulente le private; lodiamo le ricchezze, aspiriamo all'ozio, non
vi è alcuna distinzione fra buoni e cattivi; ogni ricompensa dovuta alla virtù
è in mano all'imbroglio. Né c'è da meravigliarsi: quando voi deliberate
separatamente, ognuno a proprio vantaggio, quando in casa siete schiavi del
piacere, e qui del denaro e del favore, da ciò consegue che si faccia violenza
allo Stato indifeso. Ma lasciamo perdere questo argomento. Cittadini della più
alta nobiltà hanno congiurato per mettere la patria a ferro e fuoco; chiamano
alla guerra il popolo dei Galli, il più ostile al nome romano; il capo dei
nemici ci sta col fiato sul collo con un esercito: e voi ancora indugiate ed
esitate riguardo alla punizione da infliggere a nemici catturati dentro le mura
della città? Abbiatene pietà, vi suggerisco; sono ragazzi, hanno sbagliato per
ambizione; anzi di più, liberateli armati; purché questa vostra clemenza e
pietà, se essi prendono le armi, non si trasformi in rovina. Di certo la
questione è grave, ma voi non la temete. Anzi vi terrorizza: ma per inerzia e
mollezza d'animo voi prendete tempo aspettando l'uno dopo l'altro, certamente
confidando negli Dei immortali, che hanno salvato sempre questa repubblica nei
più grandi pericoli. Ma con voti o le suppliche delle donne non si ottiene
l'aiuto degli Dei, mentre con la vigilanza, l'azione, le sagge decisioni, tutte
le cose volgono al meglio. Se ti abbandonassi all'inerzia e all'ignavia, invano
imploreresti gli Dei; essi sarebbero arrabbiati e ostili. Al tempo dei nostri
antenati, A. Manlio Torquato, durante la guerra contro i Galli fece giustiziare
suo figlio perché contro gli ordini aveva attaccato il nemico, e quel giovane
valoroso pagò con la morte la colpa di un eccessivo coraggio; e voi osate
esitare nello stabilire la sorte dei più crudeli parricidi? Certamente tutta la
loro vita passata è in contrasto con questo loro crimine. Ebbene rispettate
l'onore di Lentulo, se egli ebbe mai riguardo del suo pudore e della sua
reputazione, degli Dei e degli uomini; perdonate la giovinezza di Cetego, se
non è la seconda volta che egli prende le armi contro la patria. E che dire di
Gabinio, Statilio, Cepario? Se avessero mai avuto scrupoli non avrebbero
organizzato un tale progetto contro la repubblica. Infine, o padri coscritti,
se potessimo, per Ercole, rischiare di sbagliare, lascerei volentieri che voi
foste corretti dagli eventi, visto che non vi curate delle parole. Ma siamo
circondati da tutte le parti; Catilina con l'esercito ci serra la gola, altri
nemici sono tra le mura, nel cuore della città, e non si può preparare né
decidere nulla in segreto: ragione in più per sbrigarci. Perciò io propongo: poiché
per scellerato complotto di delinquenti la repubblica è stata messa in
gravissimo pericolo, e, poiché convinti su denuncia di T. Volturcio e degli
ambasciatori Allobrogi essi stessi hanno confessato il proposito di stragi,
incendi e altri turpi e crudeli atti contro i cittadini e la patria, come colti
in flagrante delitto capitale, siano condannati a morte secondo l'uso degli
antichi."Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature,
la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora,
You’re the cream in my coffee +> You are my pride and joy; Il Quarto di
Virgilio, Petrarca, Marco Catone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Quintilio: la
ragione conversazionale all’orto romano – ragione, conversazione e l’ambizione
ed adulazione nell’implicatura conversazionale di Virgilio – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Orto.
Pupil of SIRO (si veda), with VIRGILIO (si veda), and of Filodemo. He writes two philosophical essays: one on
greed, and one on flattery – “which amusingly, Virgil tended to confuse!” –
Grice. Quintilio Varo.
Grice e Quinto: la ragione conversazionale degli scolari dell’antica
Roma – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pieve). Filosofo italiano. Pieve, Toscana. Essential Italian philosopher.
Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi. Contrassegnate dall'adozione di un
rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto di “scolastica”. Altri
saggi: Timor e timiditas. Note di lessicografia d’AQUINO (si veda), La lingua
del Lazio: latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione della
lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero, Sui sensi, sensi, medio-evo;
Il timor nella lingua della scolastica, Archivum latinitatis medii ævi, Per la
storia del trattato d’AQUINO de passionibus animi. Il timor. Le scholæ del
medio-evo come comunità di sapienti, Scholastica. Storia di un concetto, Padova.
Lectio, dis-putatio, prae-dicatio: la triade dell'esercizio scolastico secondo AQUINO,
In principio est verbum. Testi sul timore del divino dal ms. Rivista di Storia
della Filosofia, Teologia allegorica, e teologia scolastica in alcuni commenti
all’historia scholastica” di Comestore. Riccardo Quinto. Quinto. Keywords: gli
scolari, sensi non sunt multiplicanda praeter necessitatem, aequivocale,
sensus, analogia, Vio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The
Swimming-Pool Library.
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