dissipato uno aoìsma ocdla cotìvòoazione di un Sinodo: lodavaio. eh' e' si fosse valuto delle preci an^ che de' veacovi cattolici per conseguire suoi intenti col celeate aiuto. E queste cose le potea vedere il Mirando! anche nella Prefaaione alla storia de' Goti di Ugone Gro^ sto, appoggiate alle citazioni di Ennodio, di Vamefi^ido e Zonara, e di Ga^siodoro, Che poi la lettura e la ifoita- zione de^ claasici latini del paganaaimo invece di esa^ .lodata, coma quella virtù nel clero cattolico che valse a sostene^-e la cadente letteratura romana, sia voltata in argomento del debole spirito cattolico. del santo vescovo, la è una di quelle improntitudini svergognate che si sa- rebbe tollerata appena in uno storico della scuola del Volterò: ed è gran dolore il vederle uàcire oggi dalla Critica storica, come segno evidente del guasto maggiore che hanno messo costoro nelle menti de* dotti coqtem- poranei ! £ Cassiodoro chi era per il Mirandol ? il per^ ^ Ennodii S, L. 1. Epist. 1. i?M trgo amnipoietUi fratm ^m in vobis , dum velerà familim ve$tr(Bt boH9 euitodU, not)« muUiplù eat et quod plu9 eil apice digniiaiif diguQi f^t e^$e culminibus, * iDtrodacttoq, psg. t9, . . y Google CAPITOLO QUINTO. 87 fetto modello del cortigiano del Basso Impero ) ehe so* lamenta quando vide precipitare la gotica monarehia, mesto, avvilito, e per vecchiezza imbecille, si voltò air ascetismo, fondò il monastero di Vivaria, e vi si rìnchìusa/ Poi domanda ^ perchè se era buon cristiano, dopo la morte di Boezio, per, amicizia e per zelo-religioso Qon 81 fece dal tiranno straliciare anche kii? Perchè non 6i allontanò dalla corte, ma invece instigò Teodorico a Doniinare successore di papa Giovanni I, il prete Fé* lice, contro il votò anei in dispetto di tutti i cattolici ? ^ Ora sappia il critico di Parigi, che sì sfaociatamente io*^ sulta alla virtù di ^n uomo benemerito della letteratura del medio evo, e da tutti (ino ai nostri giorni esaltato è venerato , che il monastero non fu fondato negli ultimi anni del regno di Teodorico, ma molto innanzi, e quando egli Cassiodoro non era certamente nò tiiTranto pè rini'* becillito dagli anni. Sappia che nò la morale di Tullio né quella di Seneca che hanno trattato dell^ amicieia , né quella stessa della Chiesa hanno obbligato mai nessuno neper dovere di amicizia,, uè per zelo di culto conforme a farsi impiccare, ove T amico da regio ideerete^ e piar causa religiosa fosse ingiustamente condannato alle for- che: e sappia che dalla morte di Simmaco a quella di Teodorico passò, secondo Procopio, sì breve J' intervallo, che in esso il re lacerato dai rimorsi, a tutto altro pensò che a nominare il successore a papa Giovanni. Quindi cotesto Prete Felice trovato dal Mirandol, noti potendo esser quello che la storia ci dà come vissuto sotto i. poote6ci Simmaco, Felice e Hormisda, e dallo stesso papa Felice mandato in ambasciata in Costanti^ nopolì all'imperatore Zenone, non si sa qual altro Prete Felice possa essere. E 'siccome il Mirandol non Cita nes- Mntrodaction.» pag. 19. Djgitized by VjOOQIC 88 IL BOEZIO. sun autore da cui abbia ricavata la narrazione che inette a carico di essere. E 'siccome il Mirandol non Cita nes- Mntrodaction.» pag. 19. Djgitized by VjOOQIC 88 IL BOEZIO. sun autore da cui abbia ricavata la narrazione che inette a carico di Cassiodoro, finché egli non cel dica, noi la terremo per un pretto gallicismo, ossia non altro che spiritosa invenzione. * Vilipese in tal modo le testimonianze contempora- nee di Ennodio e di Cassiodoro, passa T autore col suo libero esame sopra la cristianità di Simmaco suocero di Boezio, ^ sopra le autorità quasi contemporanee,, ò poco discosti di Paolo Diacono, e de' Dialoghi di papa Grego- rio Magno. E sapete voi perchè Simmaco non fu cristiano? perchè il suo avo non lo era , e perchè se egli delia sua casa si fosse convertito per primo, se ne sarebbe £atto un fracasso per tutto il mondo cattolico, come dice San- t'Agostino che avvenisse quando in Roma si battezzò il retore Vittorino. Ma nelle stesse Confessioni dove Ago- stino racconta ciò, aggiunge che Simpliciano domandò a Vittorino se voleva che la ceremonia fosse fatta in pub- blico, ovvero privatamente e celatamente; e Vittorino rispose che fosse pur pubblica. ' La Chiesa dunque be- mgnamente ammetteva in que' tempi anche taU batte- simi privati, per coloro che da sociali condizioni, seb- ' Tra papa GiovanDÌ I e Bonifazio U, la cronaca pontificia del VI secolo colloca an Felice III, gut EaieBiam multa pietate pruden- iiaque multa edificai quatuorque annorum Póntiftx tratait ad Deum vano 530. Tbe^uras l'atrùm. Medici. Il$30 ìxi-%, voi. I, p. 136. latrod. ad SS. Palrum leetionem auctore A. B. Caillou. Se mai fosse questo il Prétre-Félix che il Mirandol dice Cassìodoro aver suggerito a Teodorìco per successore di papa Giovanni , a quel che sembra , sa- rebbe riuscito un eccellente pontefice. ' S. Agostino. Confess. L. Vili. Gap. ti . • Fu offerto a Vitto- rino se ciò (ossia la professione di fede) volea fare privatamente come spesso si era fatto da altri che si vergognavano di queir atto pubblico; ed egli non volse accettare questa offerta, eleggendo di professare la sua salvezza alla presenza della santa moltitudine; mentre aveva pubblicamente insegnata la Reltorica, dove non si trovava la salute che in questa riconosceva. » y Google CAPITOLO QUINTO. 89 bene aspirassero alla nuova fede, fossero trattenuti di farli in pubblico. Il socero di Boezio, dato pure che fosse il primo cristiano della famiglia, poteva dunque essersi bagnato nel sacro fonte privatamente, e senza quel popolare scalpore, l'eco del quale, secondo il Mirandol, doveva giungere fino a noi. Ma noi non abbiamo bisogno di cotesto eco : ne abbiamo uno che invece di venirci dal popolo di Roma, il santo vescovo Ennodio ce lo fece scendere dal cielo. Ennodio benedice la famiglia di Boe- zio nel nome di Dio Onnipotente: il quale se non è per il Mirandol il Dio di Orazio e di Marziale , è il più edificante battesimo , che un santo vescovo possa dare ad una famiglia cristiana. Ancora si dee tener conto della fòrmula: Vale in Christo nostro Romanae gentis nobilitasi colla quale Ennodio chiude la sua Episto- la Vili. 25, a Simmaco diretta. E qual conto fa l'au- tore del Dialogo di Gregorio Magno, dove Simmaco apparisce evidentemente cristiano? Vi spiattella a un tratto, che cotesti dialoghi sono apocrifi: il solito sot- terfugio di tali signori, quando si trovano alle strette con un documento. E Paolo Diacono scrittòr della metà deir 80 secolo , che chiama apertamente cattolici Sim- maco e Boezio, morti nel secolo 6», qual testimonianza fa per il nostro critico? Non bisogna crederla, perchè testimonianza « aussi peu éclairée, aussi tardive. »* Ecco come sì è distrigato 1* autore dalle confessioni contemporanee, e da quelle dal sesto secolo poco di- stanti. Ora si viene a quelle dal nono in giù , che sono sempre più numerose e incalzanti , per scrittori ed opere della pfù grande celebrità, per codici manoscritti disseminati nelle più ricche e famose biblioteche, per ' Introduction , pag. 20, 21. 8* Digitized by VjOOQIC 00 IL BOEZIO, distici, per iscrizioQi, per statue e moDumenti eretti dentro Roma ne' palazzi dei Principi cattolici e pelle Pri- maziali, per putto popolare di santità, per commenti, |;radu9Ìooi e biografie ^ fino ad Alberto Ms^gno, ad Abe- lardoi a Sao Tommaso Aqaioate, e subito dopo a Pante» fi Petrarca, e quindi a Saot' Antonino dotto vescovo di Firenze, e al decimo sesto secolo quando Cosimo primo ipvita a volgpiri^^re la Cioiisolatpria di Boezio , il Pome- oichi^ il BartoU Cosimo, e Benedetto Varchi , tutti e tre ripetitori della concorde sentenza d' oltre a sette secoli indietro. Ora questo immane deposito di preclara unani^ mità storica, questa, la direi quasi, epigrafe scolpita nel granito delle nostre Alpi, come è rispettata dal nuovo traduttore ? come se non avesse inai esistito: e se gliene chiedete la ragione, egli vi risponde a à cette epoque, nous Tavons dit, la Critique historique n'était pas née. o Ond'egli per uscire dai grossolani errori, e dalle leg^ gende dell' epoca sfortunata avanti la luce della Critica storica, accetta la vaga ipotesi dell' Obbarius, che al* lora appunto avvenisse la trasformazione del Boezio pa-» gano in cristiano nelle volgari credenze, per i^n evento «ingoiare d' omonymia fra tre o quattro santi Seyerini di tale epoca) in uno de' quali sarebbe stpito scambiato il nome del console Severino Boezio. Questa congettura dell'abile critico di Jena, vale assai più, secondo il Mi- randol, che l'autorità d'uomini stimatissimi pel non breve spazio della storia della letteratura cristiana di settecento anni. Nientedimeno pur di poterla in qualche modo appoggiare, egli applica il suo libero esame sulla Epigrafe che Gerberto ossia papa Silvestro II compose per il monumento, che volle erigere Ottone III nel de- cimo secolo alla virtù ed al sapere di Boezio. Non vi trova detto che fosse cristiano. Dunque lo stesso papa ne dubitò. « Le croyait-il paien? Nous ne savons; mais y Google CAPITOLO QUItlTO. Ol » pour nous, le pagaoistne de Boéce n^est pas douteux.» Si vede che V autore non è molto iatruito della epigrafia sepolcrale cristiana: 4<> perchè o antlphe o moderne che sieoo tali epigrafi, di ceato, appena dieci parleranno del culto professato dal defunto: 2^ perchè quando pel lin- guaggio della Chiesa usavansi le voci preclarai preimQ ed altri simili^ coo^e dice la iscrizione di Gerberjto pr(^ Clara m^t»^ voley£^ dir porte più che cri^tiapa :* d"* Che set>bene ad esefppio, venerabile potesse applicarsi tanto a un vecchio pagano quanto a un cristiano» sibila tpmba del Beda non furono messi che questi due versi : ifaoel in hao /b«ia, BecUs veneraAilis ossa:* 4» perchè Qep* berte sapeva, che )a fama della cristianità di Boezio era già radicata ne' secoli a lui anteriori, per ciò che ne ave^^ van detto e Paolo Diacono, e Adone arcivescovo di Vienila, e Rabano Mauro, i di cui versi in lode di Boesio tene- vano questo distico : At Cbristo placuit, cuip non tibi, Ghote, placeridt; pt meruit vitam perpetuarpque Sophus. Ma questi argomenti nulla varranno pel nostro au- tore, il quale col suo raffinatissimo tatto storico, nel silenzio di Gerberto sulla cristianità di Boezio, ha sa- puto riconoscere una f réticence évidemment calculée » cioè un presagio del profitto che ne avrebbe saputo ca- vare un giorno la Critica storica: ne' seguaci della quale tali raffinamenti s'incontrano spesse volte. II Renan, per esempio, quando si trova dinnanzi al Petrarca che gli sberta e gli strazia il suo Averrhoé, egli yi dice, che nel cattolico poeta non erano di buona fede codeste fi- * Roslsto, op. de. p. 57. * Bedae Venerabilis 0(»era omnia. Basileae. T. Vili, infine Vita Bedse Venerabilìs. y Google d!2 rL BOEZIO. lìppiche, e uè cita in prova il sonetto contro Roma.' Quando un tal altro della stessa pasta si trovò al cospetto dell'affresco di Raffaello, La messa di Bolsena, dove è dipinto un bel giovane , che sta voltato non air altare ma alla gente che è in Chiesa, riconobbe che il pittore volle significare nella sbadataggine di quella figura, la miscredenza avverroistica, che in Italia durava ancora nel secolo decimosesto ! Così con illusioni moderne pre^ tendono i devotissimi discepoli del Niebhtir di combat- tere quelle che chiamano illusioni antiche: pertinace e scaltrita tenzone, che spera nelle immaginate vittorie di mettere presto alla pari Tito Livio con Gualtiero Scoto ! Ma veniamo air estremo della questione. Le Opere teologiche di Roezio De trinitate, De duabus ncUuris^ed altre consimili, sono elleno veramente del console Seve- rino Boezio , 0 di altro qualsisia antico scrittore ? I no- stri Critici quasi stanchi de' loro aggiramenti per tor- tuosi sentieri, giunti all'orlo di questo borro, non hanno voluto passare al di là sul ponte delle tradizioni e delle testimonianze ; ma si sono fermati dicendo : qui finisce Boezio consolo: al di là non sono che apocrifi, e scambii di nomi. CAPITOLO SESTO. Nuora ipotesi di Carlo Jourdain suIF autore dei libri teologici attribuiti a Severino Boezio. Mentre io stavo per continuare i miei avvisi sullo strano infingimento dell' Obbarius, preso per tanto oro dal Mirandol, cioè che i libri teologici Boeziani sieno fat- ' Renan, Averrhoès et VAverrhoisme. Essai historiqne. Paris 1 83?, p. 268. y Google CAPITOLO SESTO. 93 tura di uno di que'tre o quattro santi Severioi, ch'egli seppe pescare Dio sa in che Cataloghi del sesto secolo: mentre io era per fargli noto che i dotti del medio evo erano tanto certi che nessun altro scrittore dal secolo sesto sino al XIV e V, vi fosse stato di cotesti libri, che Boezio consolo, laqual eertezza fece si che molti di essi, il Petrarca, lo storico Villani, e Sant'Antonino vescovo 3i Firenze lo chiamavano col solo nome di Severino, col quale altro non intendevano che il Boezio consolo; ^ non mi è parso vero, tanto ne sono stato lieto, che una nuova ipotesi del Jourdain sia sopravvenuta a cancel- lare quella dell' Obbarius. Ed, è un bel gusto di questi eruditi lo stillarsi il cervello in ipotesi, fondate poi dove? sulle omonymie ! Vero è che non potevano trovare un nome che meglio li favorisse in queste loro sollazzevoli corse archeologiche. Onde è da aspettarsi qualche critico venirci fuori, dopo i Se verini santi, e i Boezii vescovi, co'Torquati teologhi, co'Manlii abbati, e co' diaconi Anicii, e vedremo passare i libri teologici del vero Boe- zio dall'una all'altra fronte, come le ceneri il primo dì di quaresima. * < GioTaniìi Villani nelle hlarie fiorentine (L. II , cap« V. Mura- tori, Rer. Ital. Script. ^ tom. Vili, col. 64) dice: Teodorico mandò in prigion a Pavia il buono Boetio cioè Sanio Severino, Il Petrarca nelle Senili, L. I , ep. I , dice : Vidisses (in Pavia) uhi sepulchium ÀugwiiuuB, ubi exilii senilis idoneam setlem , vita» que eadtum Severinus invenit; urnisque nune geminit $ub eodem tectejaeenL S. Antonino nel suo Confe88ìonale{Co6ìce Palatino 63, cartaceo in folio del secolo XV.) incomincia con queste parole: Dicie Santo Severino nel libro filosoficha chonsolatione che tuta la qura e sole' ciludine de mortali Ora sia airObbarius a citarci que* ca- taloghi 0 codici, dal quali apparisca, che i suoi S»nli Severini noo sieno il nostro Boezio , e sìeno autori degli stessi Libri teologici. * II singolare favore della comunicazione d^lla Memoria del Jourdain, De l'origine dt$ traditions sur le chrislianiime de Boèce, y Google 94 IL BOlSttO. Ripeto che la detta Memoria dèi Jóurddln tni è giunta opportunissima; \^ perchè è scritta con odlma e dignità; S* non vi gitta a terra gli storici documeiìti e le autorità dal nono secolo in poi, siccome il Mirando!, con la sola ragione che la Critica storica non era ancor nata; 3** non ha la sfrontatezza di trasfigurarci Boezio in un assoluto pagano; 4<^ valutosi egli pure di certe opposizioni messe in campo anche da altri mi accorcia la disputa; 5» respinge ed annienta con la sua le Ipo* tesi anteriori. Per conseguenza io spero d' intendermela meglio assai col Jourduin che ool Mirandol. Del quale , poiché io lascio di parlarne , dichiaro di non aver preso in esame che la sola sua Introduzione, non potendo io dar giudizio del merito letterario e poetico ch'egli abbia per avventura^ mostrato e conseguito j nel tra- durre in francese le ^rose e i versi del libro D0 Con^ solatione. Prima d'entrare ad esaminare le sorgenti della nuova ipotesi del Jo^rdain, chieggo che mi si permettano certe generali considerazioni, le quali saranno più volentieri forse ascoltate, che una sterile rimbeccata delie cita- zioni e delle autorità. <•. È ella giusta per Boezio la esige/iza delle cita- zioni contemporanee ? In un autore che ha scritto molte opere , è giusto il condannare per apocrife quelle che dai contemporanei non vennero ricordate? Crederei piuttosto che quando il difetto delle citazioni voglia ad« dursi per prova diretta di un apocrifo, fosse mestieri andar prima rintracciando ed esponendo quali e quante possono essere state le cagioni di tal silenzio dei con-- Paria 4S64t lo debbo air amicizia del celebre Darehberg, si alta- mente benemerìto degli studi storici, eil in ispecie di quelli delle mediche scienze. y Google CAPITOLO SESTO. 95 temporanei quando appunto il silenzio verte su certe date opere, e non su altre. f^. Essendovi anche a' nostri tempi esempi di opere di scrittori valentissimi, alle quali il secolo non si h vol- tato che dopo molti anni di oblio, come delle opere di Giordano Bruno e del Vico, è giusto far tante maravi» glie che neir età di Boezio, che precipitava giù giù nel* r obHo del passetto ^ del ohe si lamenta Boezio stesso in più d' uno de* suoi esordii delle opere filosofiche, fossero dimenticati alcuni suoi b>evl trattenimenti teologici ? 8»; Finalmente T oblio che gli colpì non andò più oltre di un secolo, cioè dal se^to ali* ottavo; mentre lo questo P Alouii^o 11 dlsseppellisee, e gli notifica alla Bfi^ tannia, all'Italia e alla Francia. E non se ne perde più r autenticità per tutti gli undici secoli susseguenti. Rim* petto ai quali che valore resta al silenzio di un secolo? 4f>. È giusto r>esigere in Boezio laico e senatore ro- mano ohe negli scritti suoi, attorniato tuttavia da un, resto di sci&matiei e pagani, sotto un re che se tollera il Cristianesimo non l'approva, si palesi colla religione che professa? Che i suoi amici o parenti, essendo sorit- tori essi , pure palesino il di lui culto ? Che da lui la cri- tica moderna esiga, oltre air uomo sapiente, probo, adorno di tutte virtù, e filosofo nelle operazioni civili ene'suQi scritti , oltre la fede di battesimo in pergamena, ohe de* ponga, se ruol essere creduto autore dei libri teologici i la toga di senatore, e vesta il sajo de' Templari cqH4 croce sul petto ? è giusto che la religione che in Boezio ootesta critica non vede al di fuori, gliela vada poi a frugare e contrastare anche dentro della coscienza? 5®. E ohe si chiamerebbe quel rigoroso sindacato che 1 critici si arrogano sulla vita e sugli scritti di que' primi cristiani, che intendono di respingere nel paganesimo, da disgradarne V austerità di un Girolamo, d' un TertulUane Digitized by VjOOQIC 96 IL BOEZIO.
Tuesday, August 6, 2024
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