Negli ultimi anni dei xix secolo, non a Frege, ma a Giuseppe
Peano (1858-1932) e al gruppo dei matematici italiani che lavorano collegialmente con lui, guardano quanti si interessano alia filosofia delia matematica e alia simbolizzazione dei suo linguaggio. In Peano^’ come in Frege, rindividuazione delle leggi logicbe e Ia loro espressione in un linguaggio simbolico sono subordinate ai biso- gni delia matematica. In un punto essenziale, lo scopo è idêntico: completando il simbolismo matemático con un simbolismo logico, potremo scrivere Tintera matematica in un linguaggio totalmente aíírancato dalle particolarità delle lingue naturali. È questa Tidea che presiede alia grande impresa dei Formulário dal 1895 in poi.‘“ Oltre alPinteresse logico, Peano appare anche sensibile, piü che non fosse Frege, al carattere internazionale di questo linguaggio, che per- metterà a qualsiasi matemático, quale che sia la sua lingua d’appar- tenenza, di leggere direttamente i volumi dei Formulario.^^ Del resto egli pensa che ogni altra scienza, a cominciare dal momento in cui avrà saputo approntarsi un sistema di segni per gli oggetti di cui si occupa, potrà esprimersi anch^essa interamente in forma simbólica, poiché troverà già costituito il simbolismo logico dei quale avrà bi- sogno per i propri enunciati e i propri ragionamenti. Ma Peano è assai meno filosofo di Frege. Non troviamo in lui quella profondità d’analisi che ancora oggi porta i logici che riflettono sulla loro scienza ad istruirsi con la lettura e la meditazione delle opere di Frege, come testimoniano le ristampe e le traduzioni recenti, Peano è anche meno logico, nel senso che si limita a enumerare le leggi logiche alie quali si richiamerà per la sua esposizione matema- Cír. L. COUTURAT, “La logique mathématique de M. Peano”, Rev. de métaph., 1899, p. 616-646; u. cassina, “L*oeuvre philosophique de G. Peano”, ibid., 1933, p. 48M91. " L’essenza dei simbolismo era stata esposta l’anno prima nelle Notations de logique mathématique\ esso sarà progressivamente perfezionato nelle succcs- sive «lizioni dei Formulário. ** Ê questa preoccupazione che ha condotto Peano ad elaborare, per la parte non simbólica dei testo, una lingua internazionale, Interlingua, in cui sarà pubblicato il Formulário dalla 5* edizione in poi. www.scribd.com/Filosofia in Ita3 Peano 375 tica, senza organizzarle in un sistema deduttivo: gli serviranno per presentare Tarítmetica in forma assiomatica, ma il lavoro di assioma- tizzazione in lui non risale sino alia lógica stessa. E neppure coltiva Tambizione dei logicismo: le proposizioni che servono di base alia sua aritmética sono poste come postulati, non dimostrate come teo- remi di lógica; e i termini che esse contengono sono posti come primitivi, non definiti in termini di lógica. Giudica addirittura impossi- bili tali riduzioni.* Alcuni si rammaricheranno di questa timidezza, altri loderanno Peano per la sua prudenza. Ma se il suo proposito è piü modesto di quello di Frege, la sua importanza nella storia delia lógica, almeno a scadenza immediata, è stata maggiore; giacché la sua ideografia, piü maneggevole di quella di Frege,e il cui uso i matematici impareranno attraverso Timpiego che ne verrà fatto nel Formulário,^ è infine divenuta, con alcuni ritocchi e aggiunte che saranno apportati da Whitehead e da Russell, la língua comune delia logística. A proposito deli'ideografia peaniana, Padoa osserva che “se la scelta dei segni per mezzo dei quali si rappresentano delle idee è subordinata unicamente a esigenze di comodità e di chiarezza, la liberta di scelta delle idee che conviene rappresentare con segni è limitatissima”.^^ Per la scelta delle idee fondamentali, Peano afferma di ispirarsi largamente alFalgebra di Boole e dei suoi successori. Ma siccome progetta non già di integrare la lógica alia matematica, bensl di completare il simbolismo matemático con un simbolismo piü fon- damentale, applicabile in linea di principio al di fuori delPambito matemático, evita, contrariamente a Boole, di impiegare i simboli matematici ad uso logico. Per la scelta di questi segni propriamente “ Arithmetices principio, Prefazione: "Se come penso questi [i termini primitivi deiraritmetica] non possono essere ulteriormente ridotti, non è possi- bile definire le idee che essi esprimono con idee poste come anteriormente note”. Nella sua recensione ai Grundgesetze di Frege {FJvista di matematica, 1895, p. 122-128), contesta la pretesa di dimostrare le regole dei ragionamento matemático, “Queste prove sono illusorie. In realtà, poiché queste regole sono cettamente le piü sempÜci tra le regole dei ragionamento, per provarle biso- gnerebbe applicare sia queste stesse regole sía altre piü coraplicate, Sarebbe comunque un circolo vizioso”. Frege ha confrontato le due ideograíie: “Über die Begríffsschrift des Herrn Peano und meine eigene”, Sãchsische Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig, Math.-phys. Kl., 1896, p. 361-378. Da notare che, quando Peano compose la sua ideografia, ignorava ancora quella di Frege. “ Non senza qualche resistenza, tra le piü note delle quali quella di Poincaré, che dichiarava di non capire afíatto U peaniano (Science et méthode, p. 168). ” Rev. de métaph, 1911, p. 839. www.scribd.com/Filosofia in Ita3 376 Vavvento delia logística logici, si ispira airalfabeto stenografico di Gabelsberger. Ecco i prin- cipali. Per la punteggiatura, combina Tuso dei punti con quello delle parentesi. Scrive la negazione con un tratto orizzontale che precede ciò che viene negato. Questo segno può essere applicato a una costan- te o a una variabile, oppure a una formula parziale o totale, ma anche a un operatore. Per esempio, Peano scriverà a — Ob, dato come equivalente di — .aOb, o anche a.D = .b per significare che la de- ducibilità di b partendo da a non è reciproca. La congiunzione di due proposizioni a ^ b s\ indica j D e il segno può dei resto essere sop- presso, ab, quando non ci sia ambiguità; la loro disgiunzione (non esclusiva) a\Jb. La C maiuscola rovesciata, che sarà presto sostituita con il "ferro di cavallo”, significa “si deduce da” [deãucitur)^ talché d^b significa che b si deduce da II segno = può essere preso senza danno dairaritmetica, perché la sua funzione è la stessa, signi¬ fica sempre “è uguale a” {est aequalisY cosi a — b significa la stessa cosa di <Ob . bOa. Se le proposizioni a q b contengono degli elementi indeterminati x, y, allora aDxy...b significa “per qualsiasi x, y, la proposizione b si deduce dalla proposizione < 2 ”. II segno A simbolizza il falso o Tassurdo, due nozioni che apparentemente sono considerate sinonimi, secondo un uso corrente noi matematici. Per le analogie riconosciute da Boole tra il calcolo delle proposi¬ zioni e il calcolo delle classi, troviamo in quest^ultimo alcuni sim- boli comuni, ma che assumono allora un significato leggermente dif- ferente, 1’ambiguità essendo dei resto evitata nel contesto; il segno A simbolizza la classe vuota, il "nulla”, e il segno 0 Tinclusione di una classe in una classe. Ma un’innovazione capitale, che configurerà la specificità dei calcolo delle classi nei confronti di quello delle propo¬ sizioni in cui nulla di analogo le corrisponde, è Tintroduzione dei simbolo e per indicare Tappartenenza di un individuo a una classe; X ta s\ legge x è un a. Una scrittura come xOa è bandita. L’appar- tenenza di un individuo a una classe deve infatti essere accuratamente distinta dalPinclusione di una classe in una classe, non avendo le due relazioni le stesse proprietà formali; una è transitiva, Taltra non lo è. Nulla vieta allora di considerare, da un certo punto di vista, una classe come un individuo, con le caratteristiche ad essa confacenti in quanto totalità; ma proprio per questo è particolarmente importante distinguere tra appartenenza e inclusione, quando il soggetto delia proposizione designa già una classe. Gli apostoli sono dodici non ha ** Osserveremo che Peano non distingue ancora tra Timplicazione “mate rí ale” e la relazione di conseguenza lógica. www.scribd.com/Filosofia in Ita3 KusseU 377 la stessa struttura né le stesse proprietà logiche di Gli apostoli sono discepoli di Gesü; non possiamo per esempio concluderne che Gio- vanni, essendo apostolo, è dodici. Per conseguenza, come Peano non tarderà a rendere esplicito, dovremo distínguere tra una classe sin- golare e Tindividuo unico che essa contiene: non bisogna confondere una scatola di fiammiferi con Tunico fiammifero che vi troviamo, le due cose non hanno le stesse proprietà. Questa distinzione ne richia- ma un’altra. In aggiunta zWogni e al qualche che si applicano aí membri indeterminati di una classe, occorrerà un simbolo speciale per introdurre un soggetto singolare quando questo è designato non con il suo nome proprio, ma con una espressione descrittiva che si richiama a un concetto o a una classe, ed è introdotto di solito con Tarticolo definito singolare. Per quest’uso Peano si serve dello iota rovesciato e scrive \xta a significare **Vx che è membro (unico) delia classe a*\ Vediamo che Tintroduzione delia lingua simbólica di Peano non si riduce a un semplice cambio di scrittura e che il suo interesse non si limita al fatto d’esser servita di punto di partenza per la simbólica russelliana. Ponendoci a tradurre in simboli precisi le relazioni ma* tematiche e il procedere delle dimostrazioni, ci troviamo in obbligo di stabilire delle distinzioni o delle nozioni sino ad ora inawertite. Mos- si dal proposito di esprimere simbolicamente le operazioni delia dimostra* zione matematica, gli autori dei formulário sono portati a sviluppare la lógica al di là delle forme gíà esistenti e particolarmente a comple- tare e a rettificare Topera di Peirce e di Schroder. Un difetto delPal- gebra di Schroder è proprio quello di non aver riconosciuto 1’irriducÍ- bilità delia nozione di appartenenza; è uno dei maggiori rimproveri che gli muoveranno, ciascuno a modo suo e con la sua própria termi¬ nologia, Husserl e Frege Cosi le esigenze dei simbolismo provo- cano un approfondimento nelPanalisi delle idee logiche fondamentali.
” Nelle loro recensioni alie sue Vorlesungen: husserl, in Gôttingische gflehrten Anzeigen, 1891, p. 272 e segg., e frege, néíl*Archiv für systematische Philosophie, 1895, p. 440 e segg.
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