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Tuesday, August 6, 2024

GRICE E PUCCINOTTl cri- stiano; quoniam in eis pura et aperta ad Deum oratio funditur. Ancor più infelice è il Mirandol nella sua terza citazione del Glareano, cioè dell'Editore delle opere di Boezio in Basilea nel 4570. Questi nella prefazione anzi- ché porre innanzi alcun dubbio sulla cristianiltà di Boe- zio, si maraviglia piuttosto che cristiano come egli èra, e posto in mezzo a tante sventure , non si confortasse co' suoi versi nella rassegnazione e ne' patimenti, invo- cando quelli del Salvatore. Sostiene dunque che il libro. De consolatione, essendo più filosofico che cristiano, e ' Àng. Maj, Classic. Auctor. e Valle. Ck>d. edit. T. Ili, Romae Tip. Val. 1843, p. 315. > Boethii de Consol. L. III. Met. IX. Digitized by VjOOQIC CAPITOLO QUINTO. 77 di stile diverso dalie altre due note opere di Boezio: De duaJbus in Christo mturiSy e T altra: De Trinitate, nelle quali v' b lo stile medesimo di tutti gli altri suoi scritti, non debba attribuirsi a Boezio: e questo dub- bio esterna arditamente, come Giorgio Valla e il Man- cinelli avevano a' suoi tempi, cioè nella seconda metà del secolo XVI, messa fuori l'opinione, che i libri Ret- torici di Cicerone ad Herennium fossero opera di uh altro dotto e non di Marco Tullio ; sebbene questa ardi- tezza non fruttasse a que' due letterati che il pubblico disprezzo : Omnes id lucrati, ut apud eruditiores vel stupidi vel pertinaces dici mereantur. * Il Mirando! avrebbe dunque qui stranamente cre- duto che il dubitare dì Galerano, che il libro De Con- solationè appartenga a Boezio , sia lo stesso che dubitare che Boezio fosse cristiano ! Veniamo ad Ugone Grozio ed ai suoi Prolegomeni alla Storia de' Goti, cui si at- tiene il Mifandol. Grozio fa innanzi le molte lodi di Teo- dorico e massimamente della sua tolleranza verso i cristiani, ed appoggiato ad Ennodio ricorda i favori fatti ai vescovi ed alla Chiesa di Roma; ma della morte da quel re data à Simmaco e Boezio, dice: non excuso; illud tamen video aetum ibi non de religione ^ quae Eoe- thio satìs Platonica fuit, sed de Imperli statu. * Il Mi- 1 Ego igi(ur si ingenue fatear id quodres ett etsi ieio quam ma* gnammki moveam hac opinione invidiamt et plus quam Camarinam^ dicendum tamen est quod animo seitet meo ; mihi quidem magis Phi- losophic^m opus videtur quam Christianum , nee tamen indignum quod a Christiano homine legatur, sed indignum ut ab eo scriptum credatur, qui ipsi Christo j dato in sacro Baptismate nomine /ipsum anteseriptis professus. (A. M. G. Boethii pbilos. el Tbeolog. Princi- pis Opera omnia. Basileae 1570.Henrlci Loriti Glareani Praefatio. a 3.) Ed è il Gbreaao slesso che qui iniltola Boezio, Teologorum Princeps ! ' Rag. Grotii Proleg. Histor. Golhor. etc. Amstelodam, apud Elzevir. p. 31 hi 8. 7- Digitized by VjOOQIC 1S IL feOEZiO. randol ha sentito un po'd' odore di pagainesinio in quella satis Platonica. Ma in tutta la storia della Cristianitàl e della Chiesa noi troviamo a ciascun secolo, presse moltissimi scrittori oristiani apparire la religione, quando satU Platonica, quando satis Aristotelica ^ e quando an- che nimium philosophita: e non pertanto la Chiesa, se non sola allorché i loro filosoferai contrariavano il do- gma, ha lasciato di ritenerli come propri Agli. Ugone Gro^ìo in cotesto passo non ha nemmen pensato a con- trastare la cristianità di Boezio; dove anzi volendo scu-- sare Teodorica, ma scemargli V atrocità di quella con- danna ^ accusa Boezio non di pa^no, ma di cos^piratore, e questa dice la causa della sua morte. Ultima fra le autorità cui è ricorso il Mirandol è quella del Brukero nella Storia crìtica della fitosofìa, della qual' Opera di quattro o sei non piccoli volumi, secondo le edizioni, egli non cita né tomo, né capitolo, né pagina, temendo che al lettore venisse* voglia di riscontrare. Imperocché il Brukero dice precisamente il contrario di ciò che vorrebl)e il Mirandol. Nella mia edizione di Lipsia 4743, Tomo III si parla distesamente di Boezio a p. 5i4, e a p, 566. Ner primo luogo dopo avere esaltata la dot- trina del senatore romano e i suoi studj filosofumi fatti in Atene, é il platonismo de' suoi carmi sparsi nel libro De Consolatione, onde non sia confuso con altri filosofi dello stesso nome, dice; ab aliis Btiethiis suo looojam adductis facile hunc distinguiti et aetas, et Consulàtus dignitas^ et Cristianae religionis professio. Nel secondo luògo sostiene, che la sua fama crebbe in autorità presso gli ecclesiastici, anche dair essere Tiota la di lui amicizia cori S. Benedetto; tradizione che il Brukero non affatto rifiuta, e pone Boezio s\ nel capitolo de' filosofi dell'an* tica cristianità , come alla testa di essi lo ripone nel ca- pitolo che segue, dei filosofi cristiani deir Occidente. Que* Digitized by VjOOQIC CAPITOLO QUINTO. 79 sto dunque è il giudizio d'una Storia critica, che se il signor Mirandol lo avesse bene riscontrato nel testo , non r avrebbe citato in appoggio del preteso paganesimo di Boezio; pretensione che non si è affacciata che nella odierna felice età della Critica storica. £ sebbene non paia, però si vede che grande differenza vi deve essere tra tutte due le Critiche, se l' una V ha detto cristiano, e l'altra lo dice oggi- pagano. E la differenza è questa, che a' tempi del Brukero la Storia Critica pensava col proprio e col pensiero altrui , per dire di Boezio ciò che doveva; e la Critica storica, pensa solamente entro a sé per dime oggi non altro,, che ciò. che vuole* Il quale si^ stema è proprio del Bomanzo jstortco, e non della vera storia. Per il mio assunto io credo, che dopo avere dibio^ strata la falsità di queste prime citazioni del Mirandol, potrei chiudere il suo libro, e più non curare quanto egli sia per dire nella sua Introduzione del suo immagi^ nato Boezio ppigano. Ma non sarà inutile continuarne r esame onde la gioventù vegga con quali e quanti am^ iBinicolt si studia oggi cotesta scuola di stremare, dove può, la nostra antica grandezza latina, e la nostra lette-* ratura laicale e sacra del medio evo. Ogni nazione ha diritto, e sta beae<, d'inalzarsi con aspirazioni e con opere ad accrescere le proprie glorie. Ma nessuna na- zione ha diritto di farlo a scapito delle glorie altrui. Ci lascino stare dunque le nostre quah furono, e quali sono i Germani della critica storica, e noi ammireremo la loro dottrina e-1'acume del loro ingegno; ma quando s'attentano, oltre al mondo indo-germanico, nel quale gli concediamo pure di fabbricare quanto e come desi- derano, a volerne anche costruire un altro romano-ger- manico, e per acconciare al loro gusto la nostra classica antichità, venirci a mozzare colla critica Tito Livio, a Digitized by VjOOQIC 80 IL BOEZIO. mutilarci Cicerone « Tacito, a convertirci in pagani e in forieri del Protestantismo i più dotti, i più venerati, e i più famosi scrittori dèlie prime età cristiane, avremo allora ragione di chiamare la loro scuola non critica, ixta devastatrice della vqra storia: nel posto della quale da qui a qualche secolo, a lasciarla fare, non troverebbero i posteri che zibaldoni di novellieri, contrafatti docu- menti, metafisiche arditezze, ballate di rapsodi di bardi e di menestrelli, di miti, simboli e geroglifici*, il più de- plorabile smarrimento insomma della vera storia del pensiero e dei fatti delle passate età. Còme mai, cosi dotti come sono, non antivedono questi due giudizi che il mondo farà di loro. Primo, che questo venirci sempre in Italia ad esercitare la loro arte, e Tesserci sempre fra' piedi sì nel romano che nel medievale periodo^ mo- stra con troppa evidenza che a casa loro v' ha povertà assoluta d' uomini e di memorie ; altrimenti si raggire- rebbero volentieri attorno ai monumenti della loro pas- sata vita nazionale. Secondo , che potrebbero consumare nello scrivere tanto inchiostro quanto d'acqua trascina il Danubio, e mai non giungerebbero a cancellare né i fasti della vita consolare latina, né quelli della vita ec- clesiastica e del cristianesimo del medio evo. Per il sig. Mirandol nel quinto secolo, e in Bisan- zio dopo Costantino, e in Alessandria, pare non fosse possibile un filosofo cristiano. Che se Boezio fu il rap- presentante ultimo della filosofìa greoo-romana ossia pagana per questo solo che era filosofo era un pagano. Imperocché filosofo pagano di quei tempi voglia significare per lui il seguace della filosofia alessandrina, ohe senza battezzarsi nel cristianesimo, ammetteva l' unità di Dio, e riteneva il politeismo come una dottrina di simboK rappresentanti le forze fisiche della natura. Ecco il per^^ che si fidò nelle sopra menzionate citazioni ^ nelle quali Digitized by VjOOQIC CAPITOLO QUINTO. 81 per lui, r essere stato dichiarato Boezio tutto filosofo nella sua Consolatoria, equivaler doveva air esser stato dichiarato pagano. Ma due grandi difficoltà bisognava superasse lo scrittore francese. La prima di dimostrare che la filosofia professata da Boezio fosse quella de* Pla- tonici o Aristotelici alessandrini: e questo gli è stato impossibile; giacché tutte le note platoniche con che egli ha dichiarato alcune sentenze della Consolatoria, sono 0 del Fedone o del Timeo , o d' altri dialoghi del Platone ateniese, e non di quello guastato dai discepoli di Plotino in Alessandria. La seconda difficoltà e più grave della prima, era di dimostrare l'inconciliabilità del cristianesimo colla filosofia eleatica o platonica, dopo r esempio de' Santi Padri da Clemente Alessandrino fino a S. Agostino , che molti pHncipii conformi alle dottrine della cristianità confessava di avere trovato in Platone. E nemmeno questa difficoltà egli seppe o volle scio- gliere; giacché* certuni della scuola critica si sono fìtti in capo, che la filosofia nel medio evo fu sempre in lotta colla nuova religione, e questa con quella: sen- tenza affatto antistorica. La storia invece dimostra, che la filosofia ne' primi secoli della Chiesa tentò da ambe le parti di associarsi alle due religioni: alla pagana agonizzante, innestandovi alcune idee giudaiche ed an- che cristiane onde tenersi in vita e soperchiare se po- teva la nuova : alla cristiana onde trionfasse anche essa colla ragione delle opponentisi eresie. Sicché deesi ri- conoscere e tener conto, a voler rappresentare il medio evo nella sua storica verità, dei sapienti che vi appar- vero di queste due schiere di filosofi. Cioè di quella del crede ut intelligas, che fu la vittoriosa e la predo- minante fino alla luterana riforma; e dell'altra dell'in^ tellige ut libet, che raffazzonata alla peggio in Alessan- dria, passò quindi dai Nestoriani agli Arabi, e da questi Digitized by VjOOQIC 83 IL 90|:zio. trasferita io Occidente, «'intruse nella iscolaetioa crn atiana, sotto colore di nominaliamo, e confortata e so- gpiqta da società 9eGrete e da scuole e maestri avvol- pacchiati, si unificò si^teniaticamente in filosofìa della ragione. Ora questa filosofia , assuefatta a tenersi uoioa e sola rappresentante di qualsiasi culto, non si sa più spartire né adattare quando occorre ai passati tempi storici: ed è questa che con una falsa ermeneutica pre- tende oggi di rifarci il medio evo, a suo modo, e se- condo la sua moderna intelligenza. Né saprei vedere come accettandolo quale veramente fu, ne venga alcua danno al trionfo da essi sperato nel presente e neir av- venire della parte loro. Ma somiglianti a coloro che su- bitamente divenuti ricchi cercano nobiltà , e dopo que- sta non hanno pace se da venale archivista non comprano un albero genealogico che li faccia discendere dai Gon- zaga 0 dai Viscontiv essi si gettano sitibondi sul medio evo, e foss'anco la feccia di quei tempi, la carezzano, la rivestono, la stropicciano tanto, che nella babilonia che si sono edificata, faccia la figura degli illustri bisnonni della nuova razza europea, E tanto afiaonarsi per un vecchiume di mondo che, a dir loro, cammina sui trampoh? Egli fu come fu, e non vi è modo di cambiarlo. Erano due pensieri che si imbattevano V uno in faccia T altro. L'uno illuminato dalla luce deir Eterno, redentore della umanità , s' assise sul trono de' Cesari e trionfò: T altro afiBdato alla sola ragione si rabberciò co' lembi di culti invecchiati e diversi tanto per non estinguersi, e visse in questo stato; finché non trovò popoli, che uscenti allora dalla barbarie, dal bagliore della cattolica civiltà aduggiati piuttosto che riscossi, come più conforme alla loro immatura educazione ci- vile, la riformata religione abbracciarono, avvisandosi di soperchiar V altra, col preconizzarla il culto del li- y Google CAPIfÓLO OUtNTO. 83 beró esame. Che se essi vedessero quanto ancora lor manca di sostanziale e di ornativo prima di ragginn^ gere la verità é la magnificenza della nostra; anziché sciupar tempo a pescarne i bisarcavoli nella antichità, travestendo i cristiani primi iìi pagani filosofi, volge* rebbero tutta la loro cura al presente e all' avvenire; e ttìuno si turberebbe de* loro apostolati quando questi non indietreggiassero a capovolgere la nostra storia, a sfrondarci 1 nostri allori, a trasformare i nostri sapienti. Il signor Mirandol dice che la Chiesa cristiana è sì abbondante dì eroi, che il levargliene unOj quale sa- rebbe Boezio, non le dovrebbe importar nulla;* Mala cristianità non vede solamente il martire nel suo Boe- zio; vede di piii il Saggio filosofo, che senza essere sacerdote, seppe trasfondere le sue dottrine su tutte le prime melati, che Dio avea destinate a ricostruire col nuovo culto la latina civiltà. Che se II Mirando! quantunque francese, ossia della stessa razza, dello stesso culto di Boezio , ha dovuto aspettare gli avvisi della Critica storica alemanna , per accorgersi che Boe- zio, allMnfuori del suo martirio, era un personaggio storico importantissimo: la cristianità invece, e l'Italia l'hanno tenuto in tutti i secoli per tale, e non pud par- tire con itìdiflerenza, che oggi cotesta Critica glielo tra- sformi in un pagano. Imperocché sia fuori d* ogni con- troversia, che qualunque storico che prende a risucitare glorie dimenticate d*uomo grande, se non le accresce, non le debba almeno scemare. Ora credono forse e gli Alemanni ed il Mirandol con loro , che accettando di prendere Boezio grande come glielo ha dato in mano la storia, di accrescerne la grandezza col trasformarlo in ^ L'Eglise chrétieoDe est assez rìche en héros pour n*avoir à s*inqaiéter de la révision de soii glorieux mariyrologe. Intro- Digitized by VjOOQIC pas duci., p. IV. 84 IL BOEZIO. pagano? E perchè,. domanderei io a cotesti signori, di Agathia di Lon^iniano, e di qualche altro visionario alessandrino, in niun secolo se ne presero i dotti tanta cura, quanta se ne presero di Boezio? Eppure non mancò a quelli la molta filosofia ; anzi la ebbero tale ap^ punto, quale il Mirandol vorrebbe affibbiarla anche a Boezio. Perchè i latini sapienti succeduti a Boezio non trovarono in cotestoro cristianità. Dunque che guada- gneranno gli Alemanni e il Mirandola quand'anche fosse riuscito loro di dimostrare che Boezio fu un pagano ? Quale lo restituirebbero alla storia, dopo che questa gliel consegnò di tanti allori onorato? Barbaramente mozzo di quattro quinti della sua fama e della sua popo- larità. Confuso tra la folla dei Gommeatatori d' Aristo- tele, sarebbe anche qualche cosa meno di Porfirio, se fosse vero, come è sembrato al Cousin e al Mirando], eh' egli lasciasse la quistione degli Universali senza de- cisione alcuna. Non ostante tutto questo eglino stessi , i due critici, V accettano come grandissimo. D'onde questa grandezza? Dalla testimonianza concorde ammassata Sopra tutti i secoli d'una riverente cristianità. Fatelo pagano: questa testimonianza cessa, e senza questa Boe- zio non è più grande. La cristianità di Boezio è provata: fo dalle testimo- nianze de' suoi contemporanei, seguite da quelle che via via si produssero sino al nono secolo : ì^ Da filosofi e dai teologhi che dal nono secolo godettero della mag- giore celebrità sino al decimoterzo, e quarto, cioè sino ad Alberto Magno, San Tommaso, Dante e Petrarca: B"" Dalle opere di teologìa razionale scritte e lasciate da Boezio alla posterità, le quali fino all' epoca della Critica storica sono state tenute per sue , ed anche durante co- testa epoca fino al corrente anno, se escludi due o tre Tedeschi, e altrettanti Francesi, che vanno innanzi colla y Google a\PlTOLO QUINTO. fò regola del trasformare ^ né il Tiraboschi, né il Mazzoc- cheili, né il Gori, né il Muratori, né il Balbo, hanno messo mai in dubbio che Boezio non sia stato de' primi e de' più grandi filosofi cristiani. A' nostri giorni e bio- grafi e storici speciali , il Comi * il Robolini * V Aldini ' il Buoncompagni ^ il Reale ' il Bosisio ' hanno sostenuto dottamente e con zelo patrio e religioso la medesima sentenza. Due fra questi, il Buoncompagni e il Bosisio, hanno respinto vittoriosamente gì' inverecondi cavilir di Enrico Bitter, che sebbene autore di una Storia della filosofia ridondante di dottrina e di concetti sagaci, ai quali pregii sono talvolta ricorso anch' io, ha voluto però essere il primo a contrastare a Boezio la cristianità; e del Langsdorff, il quale nella Revue des Deuxmvndes^ ha meno audacemente del Bitter manifestato le stesse dubbiezze. Ma siccome gli oDorati difensori della nostra letteratura cristiana e antica, non ebbero la fortuna di appartenere alla critica storica di Lamagna, questa non gli ha ascoltati, ed ha continuato a strombazzare nelle stesse sfrontate sentenze sino al signor Mirandol, nel quale si Compendiano anche le medesime dell' Heyne, dell' Hand e dell' Obbarius. Io dunque ponendomi nelle ' SiBO COMI. Memoria storica critica sopra Boezio. Pavia 1813. > Robolini. Notizie storiche di Pavisi. Milano 1833. * Aldini. Antiche lapidi ticinesi. Pavia. 1831. * BOONCOHFAGNI. Op. Cit t843. ' Rrale. Ricordanze della vita di Boezio. Milano 1853. * Bosisio. Intorno al luogo del supplizio di Severino Boezio con un'appendice sulla di lui santità. Pavia 1855. Debbo grazie al- l' amicizia e generosità del dottissimo prolessor Carlo Milanesi, che sebbene occupato ancb* egli d* un letterario lavoro sopra Boe- zio, Yol le comunicarmi la erudita Memoria del Proposto di Pavia, sommamente onorevole al Clero -Italiano. ' "* Tom. XVII, } HI, p. 852, ann. 1847; e Ritter D. Henri. His- toire de la Philosophie chrétienne. T. deuxième, p. 530. Paris 1854. PUCCINOIII. 8 Digitized by VjOOQIC 86 IL BQBUO. file d«i sdpralodaH sortUori nostri ifpezzo la mia lanoia coir ultimo de* nemici, il -quale oomiitcia ed' suoi colpi per gittare a terra le teatimoniaoze coutemporaiiee» Chi è per lui il saoto Eimodio Vescovo di P^ via, amico e cornspondeDte di Boezio^ sul quale e sulla intera fami^ glia Aoioia, egli Ennoéio invoca le benedizioni e la grar* sie di Dio onnipotente? * Un adulatore di Teodorieo, un oortigiano, un retore che legge Orazio e imRa Ausonio e Marziale, un cristiano indifferente e alla carlona, di quelli insomma dei quali la familiarità e l' amicizia non escludono il pagdtneaimo di Boezio. * Ma Bnnodjlo lodava Teodorioo per mantenerlo fautore delle chiese oriatian»! lodava 1^ scelta di buoni vescovi che egli avea btta: le^ dava 1- aver dissipato uno aoìsma ocdla cotìvòoazione di un Sinodo: lodavaio. eh' e' si fosse valuto delle preci an^ che de' veacovi cattolici per conseguire suoi intenti col celeate aiuto. E queste cose le potea vedere il Mirando! anche nella Prefaaione alla storia de' Goti di Ugone Gro^ sto, appoggiate alle citazioni di Ennodio, di Vamefi^ido e Zonara, e di Ga^siodoro, Che poi la lettura e la ifoita- zione de^ claasici latini del paganaaimo invece di esa^ .lodata, coma quella virtù nel clero cattolico che valse a sostene^-e la cadente letteratura romana, sia voltata in argomento del debole spirito cattolico. del santo vescovo, la è una di quelle improntitudini svergognate che si sa- rebbe tollerata appena in uno storico della scuola del Volterò: ed è gran dolore il vederle uàcire oggi dalla Critica storica, come segno evidente del guasto maggiore che hanno messo costoro nelle menti de* dotti coqtem- poranei ! £ Cassiodoro chi era per il Mirandol ? il per^ ^ Ennodii S, L. 1. Epist. 1. i?M trgo amnipoietUi fratm ^m in vobis , dum velerà familim ve$tr(Bt boH9 euitodU, not)« muUiplù eat et quod plu9 eil apice digniiaiif diguQi f^t e^$e culminibus, * iDtrodacttoq, psg. t9, . . y Google CAPITOLO QUINTO. 87 fetto modello del cortigiano del Basso Impero ) ehe so* lamenta quando vide precipitare la gotica monarehia, mesto, avvilito, e per vecchiezza imbecille, si voltò air ascetismo, fondò il monastero di Vivaria, e vi si rìnchìusa/ Poi domanda ^ perchè se era buon cristiano, dopo la morte di Boezio, per, amicizia e per zelo-religioso Qon 81 fece dal tiranno straliciare anche kii? Perchè non 6i allontanò dalla corte, ma invece instigò Teodorico a Doniinare successore di papa Giovanni I, il prete Fé* lice, contro il votò anei in dispetto di tutti i cattolici ? ^ Ora sappia il critico di Parigi, che sì sfaociatamente io*^ sulta alla virtù di ^n uomo benemerito della letteratura del medio evo, e da tutti (ino ai nostri giorni esaltato è venerato , che il monastero non fu fondato negli ultimi anni del regno di Teodorico, ma molto innanzi, e quando egli Cassiodoro non era certamente nò tiiTranto pè rini'* becillito dagli anni. Sappia che nò la morale di Tullio né quella di Seneca che hanno trattato dell^ amicieia , né quella stessa della Chiesa hanno obbligato mai nessuno neper dovere di amicizia,, uè per zelo di culto conforme a farsi impiccare, ove T amico da regio ideerete^ e piar causa religiosa fosse ingiustamente condannato alle for- che: e sappia che dalla morte di Simmaco a quella di Teodorico passò, secondo Procopio, sì breve J' intervallo, che in esso il re lacerato dai rimorsi, a tutto altro pensò che a nominare il successore a papa Giovanni. Quindi cotesto Prete Felice trovato dal Mirandol, noti potendo esser quello che la storia ci dà come vissuto sotto i. poote6ci Simmaco, Felice e Hormisda, e dallo stesso papa Felice mandato in ambasciata in Costanti^ nopolì all'imperatore Zenone, non si sa qual altro Prete Felice possa essere. E 'siccome il Mirandol non Cita nes- Mntrodaction.» pag. 19. Djgitized by VjOOQIC 88 IL BOEZIO. sun autore da cui abbia ricavata la narrazione che inette a carico di Cassiodoro, finché egli non cel dica, noi la terremo per un pretto gallicismo, ossia non altro che spiritosa invenzione. * Vilipese in tal modo le testimonianze contempora- nee di Ennodio e di Cassiodoro, passa T autore col suo libero esame sopra la cristianità di Simmaco suocero di Boezio, ^ sopra le autorità quasi contemporanee,, ò poco discosti di Paolo Diacono, e de' Dialoghi di papa Grego- rio Magno. E sapete voi perchè Simmaco non fu cristiano? perchè il suo avo non lo era , e perchè se egli delia sua casa si fosse convertito per primo, se ne sarebbe £atto un fracasso per tutto il mondo cattolico, come dice San- t'Agostino che avvenisse quando in Roma si battezzò il retore Vittorino. Ma nelle stesse Confessioni dove Ago- stino racconta ciò, aggiunge che Simpliciano domandò a Vittorino se voleva che la ceremonia fosse fatta in pub- blico, ovvero privatamente e celatamente; e Vittorino rispose che fosse pur pubblica. ' La Chiesa dunque be- mgnamente ammetteva in que' tempi anche taU batte- simi privati, per coloro che da sociali condizioni, seb- ' Tra papa GiovanDÌ I e Bonifazio U, la cronaca pontificia del VI secolo colloca an Felice III, gut EaieBiam multa pietate pruden- iiaque multa edificai quatuorque annorum Póntiftx tratait ad Deum vano 530. Tbe^uras l'atrùm. Medici. Il$30 ìxi-%, voi. I, p. 136. latrod. ad SS. Palrum leetionem auctore A. B. Caillou. Se mai fosse questo il Prétre-Félix che il Mirandol dice Cassìodoro aver suggerito a Teodorìco per successore di papa Giovanni , a quel che sembra , sa- rebbe riuscito un eccellente pontefice. ' S. Agostino. Confess. L. Vili. Gap. ti . • Fu offerto a Vitto- rino se ciò (ossia la professione di fede) volea fare privatamente come spesso si era fatto da altri che si vergognavano di queir atto pubblico; ed egli non volse accettare questa offerta, eleggendo di professare la sua salvezza alla presenza della santa moltitudine; mentre aveva pubblicamente insegnata la Reltorica, dove non si trovava la salute che in questa riconosceva. » y Google CAPITOLO QUINTO. 89 bene aspirassero alla nuova fede, fossero trattenuti di farli in pubblico. Il socero di Boezio, dato pure che fosse il primo cristiano della famiglia, poteva dunque essersi bagnato nel sacro fonte privatamente, e senza quel popolare scalpore, l'eco del quale, secondo il Mirandol, doveva giungere fino a noi. Ma noi non abbiamo bisogno di cotesto eco : ne abbiamo uno che invece di venirci dal popolo di Roma, il santo vescovo Ennodio ce lo fece scendere dal cielo. Ennodio benedice la famiglia di Boe- zio nel nome di Dio Onnipotente: il quale se non è per il Mirandol il Dio di Orazio e di Marziale , è il più edificante battesimo , che un santo vescovo possa dare ad una famiglia cristiana. Ancora si dee tener conto della fòrmula: Vale in Christo nostro Romanae gentis nobilitasi colla quale Ennodio chiude la sua Episto- la Vili. 25, a Simmaco diretta. E qual conto fa l'au- tore del Dialogo di Gregorio Magno, dove Simmaco apparisce evidentemente cristiano? Vi spiattella a un tratto, che cotesti dialoghi sono apocrifi: il solito sot- terfugio di tali signori, quando si trovano alle strette con un documento. E Paolo Diacono scrittòr della metà deir 80 secolo , che chiama apertamente cattolici Sim- maco e Boezio, morti nel secolo 6», qual testimonianza fa per il nostro critico? Non bisogna crederla, perchè testimonianza « aussi peu éclairée, aussi tardive. »* Ecco come sì è distrigato 1* autore dalle confessioni contemporanee, e da quelle dal sesto secolo poco di- stanti. Ora si viene a quelle dal nono in giù , che sono sempre più numerose e incalzanti , per scrittori ed opere della pfù grande celebrità, per codici manoscritti disseminati nelle più ricche e famose biblioteche, per ' Introduction , pag. 20, 21. 8* Digitized by VjOOQIC 00 IL BOEZIO, distici, per iscrizioQi, per statue e moDumenti eretti dentro Roma ne' palazzi dei Principi cattolici e pelle Pri- maziali, per putto popolare di santità, per commenti, |;radu9Ìooi e biografie ^ fino ad Alberto Ms^gno, ad Abe- lardoi a Sao Tommaso Aqaioate, e subito dopo a Pante» fi Petrarca, e quindi a Saot' Antonino dotto vescovo di Firenze, e al decimo sesto secolo quando Cosimo primo ipvita a volgpiri^^re la Cioiisolatpria di Boezio , il Pome- oichi^ il BartoU Cosimo, e Benedetto Varchi , tutti e tre ripetitori della concorde sentenza d' oltre a sette secoli indietro. Ora questo immane deposito di preclara unani^ mità storica, questa, la direi quasi, epigrafe scolpita nel granito delle nostre Alpi, come è rispettata dal nuovo traduttore ? come se non avesse inai esistito: e se gliene chiedete la ragione, egli vi risponde a à cette epoque, nous Tavons dit, la Critique historique n'était pas née. o Ond'egli per uscire dai grossolani errori, e dalle leg^ gende dell' epoca sfortunata avanti la luce della Critica storica, accetta la vaga ipotesi dell' Obbarius, che al* lora appunto avvenisse la trasformazione del Boezio pa-» gano in cristiano nelle volgari credenze, per i^n evento «ingoiare d' omonymia fra tre o quattro santi Seyerini di tale epoca) in uno de' quali sarebbe stpito scambiato il nome del console Severino Boezio. Questa congettura dell'abile critico di Jena, vale assai più, secondo il Mi- randol, che l'autorità d'uomini stimatissimi pel non breve spazio della storia della letteratura cristiana di settecento anni. Nientedimeno pur di poterla in qualche modo appoggiare, egli applica il suo libero esame sulla Epigrafe che Gerberto ossia papa Silvestro II compose per il monumento, che volle erigere Ottone III nel de- cimo secolo alla virtù ed al sapere di Boezio. Non vi trova detto che fosse cristiano. Dunque lo stesso papa ne dubitò. « Le croyait-il paien? Nous ne savons; mais y Google CAPITOLO QUItlTO. Ol » pour nous, le pagaoistne de Boéce n^est pas douteux.» Si vede che V autore non è molto iatruito della epigrafia sepolcrale cristiana: 4<> perchè o antlphe o moderne che sieoo tali epigrafi, di ceato, appena dieci parleranno del culto professato dal defunto: 2^ perchè quando pel lin- guaggio della Chiesa usavansi le voci preclarai preimQ ed altri simili^ coo^e dice la iscrizione di Gerberjto pr(^ Clara m^t»^ voley£^ dir porte più che cri^tiapa :* d"* Che set>bene ad esefppio, venerabile potesse applicarsi tanto a un vecchio pagano quanto a un cristiano» sibila tpmba del Beda non furono messi che questi due versi : ifaoel in hao /b«ia, BecUs veneraAilis ossa:* 4» perchè Qep* berte sapeva, che )a fama della cristianità di Boezio era già radicata ne' secoli a lui anteriori, per ciò che ne ave^^ van detto e Paolo Diacono, e Adone arcivescovo di Vienila, e Rabano Mauro, i di cui versi in lode di Boesio tene- vano questo distico : At Cbristo placuit, cuip non tibi, Ghote, placeridt; pt meruit vitam perpetuarpque Sophus. Ma questi argomenti nulla varranno pel nostro au- tore, il quale col suo raffinatissimo tatto storico, nel silenzio di Gerberto sulla cristianità di Boezio, ha sa- puto riconoscere una f réticence évidemment calculée » cioè un presagio del profitto che ne avrebbe saputo ca- vare un giorno la Critica storica: ne' seguaci della quale tali raffinamenti s'incontrano spesse volte. II Renan, per esempio, quando si trova dinnanzi al Petrarca che gli sberta e gli strazia il suo Averrhoé, egli yi dice, che nel cattolico poeta non erano di buona fede codeste fi- * Roslsto, op. de. p. 57. * Bedae Venerabilis 0(»era omnia. Basileae. T. Vili, infine Vita Bedse Venerabilìs. y Google d!2 rL BOEZIO. lìppiche, e uè cita in prova il sonetto contro Roma.' Quando un tal altro della stessa pasta si trovò al cospetto dell'affresco di Raffaello, La messa di Bolsena, dove è dipinto un bel giovane , che sta voltato non air altare ma alla gente che è in Chiesa, riconobbe che il pittore volle significare nella sbadataggine di quella figura, la miscredenza avverroistica, che in Italia durava ancora nel secolo decimosesto ! Così con illusioni moderne pre^ tendono i devotissimi discepoli del Niebhtir di combat- tere quelle che chiamano illusioni antiche: pertinace e scaltrita tenzone, che spera nelle immaginate vittorie di mettere presto alla pari Tito Livio con Gualtiero Scoto ! Ma veniamo air estremo della questione. Le Opere teologiche di Roezio De trinitate, De duabus ncUuris^ed altre consimili, sono elleno veramente del console Seve- rino Boezio , 0 di altro qualsisia antico scrittore ? I no- stri Critici quasi stanchi de' loro aggiramenti per tor- tuosi sentieri, giunti all'orlo di questo borro, non hanno voluto passare al di là sul ponte delle tradizioni e delle testimonianze ; ma si sono fermati dicendo : qui finisce Boezio consolo: al di là non sono che apocrifi, e scambii di nomi. CAPITOLO SESTO. Nuora ipotesi di Carlo Jourdain suIF autore dei libri teologici attribuiti a Severino Boezio. Mentre io stavo per continuare i miei avvisi sullo strano infingimento dell' Obbarius, preso per tanto oro dal Mirandol, cioè che i libri teologici Boeziani sieno fat- ' Renan, Averrhoès et VAverrhoisme. Essai historiqne. Paris 1 83?, p. 268. y Google CAPITOLO SESTO. 93 tura di uno di que'tre o quattro santi Severioi, ch'egli seppe pescare Dio sa in che Cataloghi del sesto secolo: mentre io era per fargli noto che i dotti del medio evo erano tanto certi che nessun altro scrittore dal secolo sesto sino al XIV e V, vi fosse stato di cotesti libri, che Boezio consolo, laqual eertezza fece si che molti di essi, il Petrarca, lo storico Villani, e Sant'Antonino vescovo 3i Firenze lo chiamavano col solo nome di Severino, col quale altro non intendevano che il Boezio consolo; ^ non mi è parso vero, tanto ne sono stato lieto, che una nuova ipotesi del Jourdain sia sopravvenuta a cancel- lare quella dell' Obbarius. Ed, è un bel gusto di questi eruditi lo stillarsi il cervello in ipotesi, fondate poi dove? sulle omonymie ! Vero è che non potevano trovare un nome che meglio li favorisse in queste loro sollazzevoli corse archeologiche. Onde è da aspettarsi qualche critico venirci fuori, dopo i Se verini santi, e i Boezii vescovi, co'Torquati teologhi, co'Manlii abbati, e co' diaconi Anicii, e vedremo passare i libri teologici del vero Boe- zio dall'una all'altra fronte, come le ceneri il primo dì di quaresima. * < GioTaniìi Villani nelle hlarie fiorentine (L. II , cap« V. Mura- tori, Rer. Ital. Script. ^ tom. Vili, col. 64) dice: Teodorico mandò in prigion a Pavia il buono Boetio cioè Sanio Severino, Il Petrarca nelle Senili, L. I , ep. I , dice : Vidisses (in Pavia) uhi sepulchium ÀugwiiuuB, ubi exilii senilis idoneam setlem , vita» que eadtum Severinus invenit; urnisque nune geminit $ub eodem tectejaeenL S. Antonino nel suo Confe88ìonale{Co6ìce Palatino 63, cartaceo in folio del secolo XV.) incomincia con queste parole: Dicie Santo Severino nel libro filosoficha chonsolatione che tuta la qura e sole' ciludine de mortali Ora sia airObbarius a citarci que* ca- taloghi 0 codici, dal quali apparisca, che i suoi S»nli Severini noo sieno il nostro Boezio , e sìeno autori degli stessi Libri teologici. * II singolare favore della comunicazione d^lla Memoria del Jourdain, De l'origine dt$ traditions sur le chrislianiime de Boèce, y Google 94 IL BOlSttO. Ripeto che la detta Memoria dèi Jóurddln tni è giunta opportunissima; \^ perchè è scritta con odlma e dignità; S* non vi gitta a terra gli storici documeiìti e le autorità dal nono secolo in poi, siccome il Mirando!, con la sola ragione che la Critica storica non era ancor nata; 3** non ha la sfrontatezza di trasfigurarci Boezio in un assoluto pagano; 4<^ valutosi egli pure di certe opposizioni messe in campo anche da altri mi accorcia la disputa; 5» respinge ed annienta con la sua le Ipo* tesi anteriori. Per conseguenza io spero d' intendermela meglio assai col Jourduin che ool Mirandol. Del quale , poiché io lascio di parlarne , dichiaro di non aver preso in esame che la sola sua Introduzione, non potendo io dar giudizio del merito letterario e poetico ch'egli abbia per avventura^ mostrato e conseguito j nel tra- durre in francese le ^rose e i versi del libro D0 Con^ solatione. Prima d'entrare ad esaminare le sorgenti della nuova ipotesi del Jo^rdain, chieggo che mi si permettano certe generali considerazioni, le quali saranno più volentieri forse ascoltate, che una sterile rimbeccata delie cita- zioni e delle autorità. <•. È ella giusta per Boezio la esige/iza delle cita- zioni contemporanee ? In un autore che ha scritto molte opere , è giusto il condannare per apocrife quelle che dai contemporanei non vennero ricordate? Crederei piuttosto che quando il difetto delle citazioni voglia ad« dursi per prova diretta di un apocrifo, fosse mestieri andar prima rintracciando ed esponendo quali e quante possono essere state le cagioni di tal silenzio dei con-- Paria 4S64t lo debbo air amicizia del celebre Darehberg, si alta- mente benemerìto degli studi storici, eil in ispecie di quelli delle mediche scienze. y Google CAPITOLO SESTO. 95

  li  escluse  dal  novero  dei  cristiani.  Falso  è  dunque  il  primo  passe  che  muove  il  nostro  scrittore  per  entrare  nella  sua  questione;  e  il  peggio  è  ohe  egualmente  false  e  infelici  sono  le  citazioni  de'  cinque  autori  che  riporta  in  nota,  a  confortare  la  sua  asserzione.  ^  Il  primo  tra  questi  è  Giovanni  Salisburiense,  del  quale  le  più  usata  opere  sono  il  Policrato  e  il  Metalogico,  Il  Policrato  è  diviso  in  molti  libri  e  capitoli,  né  il  Mirandol  si  dà  la  pena  d'indicare  il  capitolo,  o  la  pagina.  Noi  adunque,  preso  in  mano  il  Policrato ,  vi  abbiamo  trovato  citato  Boezio;  ma  in  luogo  dove  si  parla  della  questione  della  realità  degli  universali,  e  non  vi  si  tocca  punto  né  di  cristianità,  né  di  paganesimo.  '  Il  Metalogico  é  pieno  zeppo  di  citazioni  di  Boezio,  e  queste  sono  tutte  in  lode  del  cristiano  filosofo.  Il  secondo  autore  citato  é  un  Bruno,  che  avrebbe  fatto  un  Commento  al  libro  De  consolatime.  Ha  chi  é  cotesto  Bruno?  il  Miraadol  qui  manda  il  lettore  a  cercarlo  nelle  opere  in  genere  pubblicate  dal  Maj,  che  le  saranno,  a  dir  poco,  trenta  o  quaranta  volumi I  '  Il   *  La  nota  del  Mirandol  a  pag.  IV  della  sua  introdusione  è  la  8e«  gnente  «  1.  Cf.  Job.  Sarìsburieosis  PoUcrot,;  Bruno,  Cooinif  in  Consol.  Philo9,  (Coli.  Ang.  Haj);  Glareanus.  Prafat,  ad  edii.  Basii.  i570.  Bug.  Grolius,  Prafal,  ad  hist.  Gothoft  Vandal.  et  LongoK;  Bruker  Histor,  critic.  Philos,   *  Job.  Saiisburiens.  Poticrat.  p.  431.   Forile  il  Mifsindpl  avrà  voluto  alludere  al  seguente  brano  del  po<-  Ucrato  :  Et  licei  liher  Uh  [de  Consolatione)  verbum  non  exprimat  incarnatum^  tamen  apud  eos  qui  ratione  nituntur  non  mediocris  auctoritaiis  est,  cum  reprimendum  quemlibet  exulcerala  mentis  do-  lorem congrua  euique  medieamenta  conficiat.  Pollerai.  L.  VII..G.  XV.  Qui  non  vuol  dir  altro  V  autore  se  nonché  la  Consolatoria  di  Boezio  è  ottima. medicina  per  gli  alBiiU»  sebbene  in  essa  non  si  parli  del  Verbo  incarnalo.  Il  letlore  giudicherà  se  in  ciò  Iraspaia  yerun  dubbio  •olla  cristianità  di  Boezio.   '  V.  la  Table  alpkabétique  sa  tutte  le  opere  pubblicate  dal  Mal»  del  Bonneiiy ,  che  a  tutto  il  1850  questi  ne  contava  già  43  volumi.   Digitized  by  VjOOQIC    76  IL  BOEZIO.   Bruno  adunque  dato  in  luce  dal  Maj ,  è  un  monaco  be-  nedettino del  X  secolo,  che  invitato  da  Bovone  secondo,  primo  abbate  del  Monastero in  Sassonia  poi  vescovo,  a  decifrargli  alcuni  oscuri  versi  del  libro  De  consolatione  ^  scrisse  un  breve  comentarietto  che  s' intitola  Cammen-  tarium  ad  nonnulla  Boethii  carmina.  *   Il  carme  sul  quale  Bovone  chiedeva  a  Bruno  spiegazioni  è  quello  che  co-  mincia; 0  Qui  perpetua^  e  il  commento  del  Bruno  non  va  più  oltre  del  verso  Da  pater  augustam  muìidi  con--  scendere  sedem.  '  Non  contrasta  Bruno,  che  tanto   in  questo  carme,  quanto  in  altri  del  medesimo  poemetto  di  Boezio,  non  s'  incontrino  concetti  platonici  che  a  pena  si  conciliIano  coi  dogmi  della  Chiesa.  Quod  ideo  mirum  est,  quia  libellum  quemdam  ejusdem  aitctoris  de  sancta  Trinitate  valdepreclarum  legi.  E  soggiunge  concludendo:  Quod  tamen  utcumque  se  habeat,  gektum  est,  eum  in  his  libris  nihil  de  doctrina  Ecclesiastica  disputasse,  sed  tantum  filosophorum,  et  maxime  Platonicorum  dogmata  legentihus  aperire  voluisse,  E  di  più  dichiara  che  non  procede  nel  commento  al  di  là  delverso  Da  pater,  per-  chè il  resto  non  è  che  la  purissima  preghiera  de

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