Luigi Speranza
I Liguri (in greco "Λιγυες", ovvero Ligues e in latino Ligures) erano un'antica popolazione, che ha dato il suo nome all'odierna regione della Liguria, attestata intorno al 2000 a.C. nel nord Italia e nella Francia meridionale, tradizionalmente posti tra le foci del Rodano e dell'Arno.
Fino al II millennio a.C. si pensa che i Liguri occupassero ancora ampi territori dell'Italia nord-occidentale ed anche nord-orientale (Cultura di Polada, Euganei) per poi essere ristretti nei loro confini storici dal sopraggiungere di nuove ondate di popoli Indoeuropei (proto-Italici, Venetici e proto-Celti).
Più in generale, si parla di Liguri o Ligi per tutta la costa mediterranea occidentale, fino alla foce dell'Ebro, venendo poi a distinguere gli
Iberoligi, i
Celtoliguri e
i Liguri propriamente detti.
Va citata anche la popolazione forse di ceppo ligure dei Corsi che popolava la Corsica e il nord-est Sardegna nel II e I millennio a.C.
Secondo una visione invasionista tradizionale sarebbero un popolo pre-indoeuropeo.
Secondo una visione più continuista, rappresenterebbero il ramo più settentrionale di uno strato indoeuropeo diffuso nel II millennio a.C. in tutta l'area tirrenica, fino all'Italia meridionale e alla Sicilia.
La fonte più antica che cita i Liguri è rappresentata da una discussa versione di un frammento di Esiodo (fine VIII-inizi VII secolo a.C.), riportato da Strabone che cita i Liguri (o i Libi?) insieme agli Etiopi e agli Sciti come i più antichi abitanti dell’Occidente:
“Etiopi, Liguri e Sciti allevatori di cavalli”.
Il Periplo di Scilace, una descrizione delle coste del Mediterraneo e del Mar Nero redatta tra il VI e il IV secolo a.C., riporta la presenza dei Liguri mescolati agli Iberi tra i Pirenei e il fiume Rodano e dei "Liguri veri e propri" sulle coste tra il Rodano e il fiume Arno.
Tucidide riferisce come i Sicani si sarebbero stabiliti in Sicilia scacciati dai Liguri dal loro territorio originario presso il fiume Sicano nella penisola iberica, prima della guerra di Troia.
Dionigi di Alicarnasso, storico greco del I secolo a.C. nelle Antichità romane, parlando degli Aborigeni, riporta l'opinione di alcuni secondo i quali essi sarebbero stati coloni dei Liguri e definisce questi ultimi "vicini degli Umbri", riportando che abiterebbero "molte parti dell'Italia e alcune parti della Gallia" ma che non si conosce il loro luogo di origine. Riferisce inoltre dei versi del Trittolemo di Sofocle, che enumera i Liguri lungo la costa tirrenica a nord dei Tirreni e ancora[11] riprende la notizia di Tucidide, riferendo come i Sicani fossero una popolazione di origine iberica, scacciata dal loro originario territorio dai Liguri, mentre, secondo Filisto da Siracusa, gli stessi Siculi sarebbero stati Liguri, cacciati dalla loro terra dagli Umbri e dai Pelasgi e passati in Sicilia sotto la guida di Siculo, diciotto anni prima della guerra di Troia. Infine riferisce che i Liguri occupavano i passi delle Alpi e avrebbero combattuto contro Ercole (o contro Prometeo, secondo il Prometeo liberato di Eschilo).
Nell'Eneide i Liguri sono una delle pochissime popolazioni che combattono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli. Virgilio nomina anche i loro due re, Cunaro e il giovane Cupavone, il figlio e successore di Cicno, figura già nota nella mitologia greca.
Lo storico greco del I secolo Plutarco riferisce che davano a se stessi il nome di Ambrones, lo stesso di una delle tribù alleate con i Teutoni.
Erodoto elencando i popoli che presero parte alla spedizione di Serse contro i Greci, enumera i Liguri insieme ai Paflagoni e ai Siri, comandati da Gobria, figlio di Dario e di Artistone e di nuovo li cita tra i componenti dell'esercito radunato dal tiranno Terillo di Imera e comandato dal cartaginese Amilcare, figlio di Annone e che fu sconfitto da Gelone di Agrigento e Terone di Siracusa.
Diversi autori (Diodoro Siculo, Virgilio, Livio, Cicerone) riportano come i Liguri ancora nel II secolo a.C. vivessero in condizioni primitive e ci consegnano l’immagine di un popolo semiselvaggio, ferino, i cui guerrieri incutono timore solo con il loro aspetto. Nel contempo vengono però sottolineate le qualità di solidarietà ed onestà di una popolazione agricola e pastorale non ancora divisa in classi e in cui le donne affrontano le stesse fatiche degli uomini in una terra definita sassosa, sterile, aspra o coperta di alberi da abbattere. Non tutti gli autori antichi esprimono giudizi positivi, ad esempio Marco Porcio Catone definisce i Liguri ignoranti e bugiardi, un popolo che ha perso memoria delle proprie origini. Tutti questi elementi ci fanno capire come i Liguri, popolo antichissimo la cui diffusione in tempi remoti interessò gran parte del Mediterraneo Occidentale, furono assoggettati non senza difficoltà dai Romani, nei confronti dei quali la mancanza di una cultura, di tradizioni radicate, di una identità, di un’unità politica e di una classe nobiliare con potere decisionale, furono motivo di debolezza non sufficientemente bilanciata dal vigoroso temperamento che li caratterizzava.
Nel XIX secolo si occuparono dei Liguri alcuni studiosi.
Amédée Thierry (1797-1873), storico francese, ritenne che fossero da collegare agli Iberi, mentre
Karl Viktor Müllenhoff (1818-1884),
professore di antichità germaniche alle università di Kiel e di Berlino, studiando le fonti dell'Ora maritima di Rufio Festo Avieno (poeta latino vissuto nel IV secolo, ma che avrebbe utilizzato per la sua opera un periplo fenicio del VI secolo a.C.), ritenne che il nome dei
"Liguri"
fosse riferito genericamente a diverse popolazioni che vivevano nell'Europa occidentale, compresi i Celti, ma ritenne i Liguri veri e propri come una popolazione pre-indoeuropea.
Dominique François Louis Roget de Belloguet ne sostenne invece un'origine "gallica".
Sempre a favore di un'origine pre-indoeuropea furono Henri d'Arbois de Jubainville, storico francese ottocentesco, che sostenne che i Liguri, insieme agli Iberi, costituissero i resti della popolazione autoctona che si era diffusa nell'Europa occidentale con la cultura della ceramica cardiale e Arturo Issel, geologo e paleontologo genovese, li considerò diretti discendenti dell'Uomo di Cro-Magnon, e diffusi a partire dal mesolitico in tutta la Gallia.
Covenzionalmente e tradizionalmente gli antichi Liguri vengono ritenuti un gruppo di popoli di lingua inizialmente non indoeuropea (pre-indeuropei), provenienti dalla Penisola iberica e stanziatisi in epoca Preistorica in Linguadoca e nell'Italia Nord-occidentale.
Fondendosi progressivamente con elementi Indoeuropei divennero essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio delle due lingue, durante il Neolitico; Indoeuropei, parlanti un lingua ancora non specializzatasi nei vari dialetti, tra il 3000 ed il 2000 a.C.; Proto-celti, parlanti una forma arcaica di celta con influssi antico-liguri, tra il 2000 ed il 1000 a.C. ed, infine, Celti[24] o celtizzati, con la fusione e scomparsa delle reminiscenze linguistiche liguri, dal 1000 a.C. in poi[25].
I Romani chiamavano
‘Liguri dai capelli lunghi’
(Ligures comati) quei popoli Liguri stanziati nelle zone più montuose della Liguria e dell’Appennino tosco-emiliano. Nelle Alpi Marittime molte tribù che si manterranno a lungo ostili ai Romani continuano ancora a chiamarsi a questo mondo (Ligures capillati) al tempo di Augusto.
In epoca romana la Liguria presenta per lo meno cinque strati ben identificati:
1 latino
2 gallico
3 lepontico
4 antico europeo
5 e pre-indoeuropeo
Conosciamo i nomi di alcune delle tribù (o pagu) in cui i Liguri si raggruppavano:
Gli
Ambroni
che sono nominati come una delle tribù primigenie nella battaglia di Aquae Sextiae (102 a.C.) e citati nella Vita di Mario
Gli
Apuani
che si stabilirono nelle montagne della Lunigiana (attuali province di Massa Carrara e La Spezia), della Garfagnana e della Versilia (provincia di Lucca)
I
Tigulli
insediati nella Riviera di levante fino a Framura
I
Friniati
insediati all'interno, nell'Appennino, tra le attuali province di Parma (valli del Parma e dell'Enza), Reggio Emilia, Modena (una vasta zona dell'Appennino modenese è denominata Frignano pare proprio dal nome della tribù Ligure dei Friniati) e Pistoia
I Veleiati, anche detti
Eleati o Celeiati, insediati all'interno, sul territorio che attualmente comprende le provincie di Piacenza e Parma (centro principale in età romana: il Municipio di Velleia)
I
Genuati, insediati nella zona di Genova
Gli
Ilvati, abitanti originariamente nell'isola d'Elba ma poi ritiratisi nell'Appennino
I
Veituri, (suddivisi nelle sottotribù degli Utrines, Sestrines, Mentovines e dei Langenses), insediati nell'attuale ponente genovese ed in Val Polcevera, dove nel 1506 fu rinvenuta la nota Tavola Bronzea di Polcevera, redatta a Roma nel 117 a.C.
Gli
Statielli, insediati nell'odierna provincia di Alessandria nel territorio di Acqui, nelle valli delle due Bormide e degli affluenti Orba e Belbo
I
Dectunini, insediati nel tortonese e nel novese
I
Sabazi, insediati nel Savonese
Gli
Ingauni, insediati nel territorio di Albenga
I
Bagienni (o Vegenni) e gli
Epanteri, insediati nell'alta valle del Tanaro e poi trasferitisi in val Trebbia a Bobbio (sede del pagus omonimo) sotto il municipio di Velleia (centro principale in età romana: Augusta Bagiennorum - ora Bene Vagienna)
Gli
Intemeli, insediati nella Riviera di Ponente, nei pressi di Ventimiglia (Albium Intemelium)
I Levi e i Marici, insediati nella zona attorno al Po (province di Pavia e Alessandria)
I Segobrigi o Commoni, abitanti della Provenza e protagonisti della leggenda greca di Massalia.
Vedi la voce Antico Ligure.
Della lingua parlata si conoscono solo toponimi e antroponimi, terminanti con suffisso in
"-asca" o in
"-asco".
Si tratta di una lingua probabilmente pre-indoeuropea con influenze celtiche (gallico) e latine.
Secondo il linguista Xavier Delamarre sarebbe una lingua celtica simile al gallico.
Adoratori di divinità animiste e guidati da sciamani (o druvid), principalmente erano devoti al dio Belanu, dio della luce (da Bel luce), per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai solstizi e perciò ai cicli solari dell'anno. Un altro nume di rilievo era Cicnu (il cigno), che rappresenta forse la divinizzazione di un mitico re antico.
La sepoltura, come ritrovato in una tomba a Chiavari (Genova), era approntata in un carro da battaglia nel quale venivano riposte le armi ed il corpo del defunto, che poi venivano interrati in un sepolcro-tumulo. Esemplificativi ne sono i reperti di carro funebre conservati nella collezione privata Bocconi.
La natura ed i boschi erano considerati i luoghi magici per eccellenza, e per questo sacri e rispettati; così le cerimonie ed i riti sciamanici venivano ufficiati nei boschi in siti occultati dalla vegetazione preparati ad hoc con menhir particolari. Queste particolari pietre oblunghe conficcate nel terreno dei boschi terminavano con teste umane, probabilmente rappresentavano la nascita dal grembo materno e simboleggiavano la provenienza della loro razza scaturita direttamente dal grembo della terra e della natura. Le teste, così tanto rappresentate, per i Liguri erano la sede dell'anima il centro delle emozioni ed il punto del corpo dove erano concentrati tutti i sensi, di conseguenza l'essenza del divino e da qui il suo culto.
Erano dediti all'agricoltura, alla metallurgia, al commercio, alla caccia, alla predoneria e ad altre attività produttive. I Liguri abitavano in borghi formati da capanne sparse, preferibilmente a "mezza costa" di pendii montagnosi per sfruttare la posizione elevata ma potendosi meglio organizzare a procacciare cibo che non sulle vette appenniniche o alpine.
Diodoro Siculo scrive dei Liguri:
« Essendo il loro paese montuoso e pieno di alberi, gli uni di essi tutto quanto il giorno impiegano in tagliar legname, a ciò adoperando forti e pesanti scuri; altri, che vogliono coltivare la terra, debbono occuparsi in rompere sassi, poiché tanto è arido il suolo che cogli strumenti non si può levare una zolla, che con essa non si levino sassi. Però, quantunque abbiano a lottare con tante sciagure, a forza di ostinato lavoro superano la natura [...] si danno spesso alla cacciagione, e trovando quantità di selvaggiume, con esso si risarciscono della mancanza di biade; e quindi viene, che scorrendo per le loro montagne coperte di neve, ed assuefacendosi a praticare poi più difficili luoghi delle boscaglie, indurano i loro corpi, e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro per la carestia de' viveri bevono acqua, e vivono di carni di animali domestici e selvatici. »
(Diodoro Siculo, in Luca Ponte, Le genovesi)
La loro attitudine alla navigazione viene così descritta:
« Navigano eziandio per cagione di negozi pel mare di Sardegna e di Libia, spontaneamente esponendosi a pericoli estremi; si servono a ciò di schifi più piccoli delle barchette volgari; né sono pratici del comodo di altre navi; e ciò che fa meraviglia, si è che non temono di sostenere i rischi gravissimi delle tempeste. »
(Ibidem)
Divisi in tre caste principali (la milizia, gli sciamani e la popolazione produttiva) erano raggruppati in tribù urbanizzate (pagu) collegate tra loro da legami di parentele e condotte ciascuna da un re (rix). I Liguri possedevano uno spiccato spirito egualitario e, a parte il condottiero, la restante popolazione non si poneva in contrasto con differenze di privilegi[senza fonte].
Il senso dell'ospitalità era sacro, da come raccontano nell'epopea di Massalia i Greci nell'invito che il re Ligure Nanno rivolge ai nuovi venuti i Focesi Simos e Protis[senza fonte].
La scelta dello sposo da parte delle donne, nel corso di una cerimonia e di un apposito banchetto, rivela informazioni preziose sull'emancipazione femminile. A tal proposito, sempre Diodoro Siculo[senza fonte] nel I secolo a.C. scrive che le donne prendono parte ai lavori di fatica accanto agli uomini. Narrazioni di Tacito[senza fonte], presenti nelle Historiae, ma anche di Strabone[senza fonte], raccontano di coraggiose donne dedite al lavoro.
Si presentavano in battaglia seminudi o nudi per mostrarsi il più possibile vicino allo stato animale selvaggio e per incutere timore ai Romani con i loro corpi robusti; si mostravano dipinti su tutto il corpo, portavano lunghe chiome impastate e rese rigide con argilla e/o gesso e acconciate a guisa di criniera di cavallo; spesso tutto ciò che indossavano era un paio di calzari di cuoio ed un cinturone per fermare un mantello.
Erano armati principalmente con lunghe lance, dette bug, uno scudo bislungo, una spada spesso scadente perché fatta con metalli dolci e molto raramente con arco e frecce che venivano considerate disonorevoli perché poco adatte allo scontro fisico faccia a faccia. Attaccavano con fanti e su carri corazzati ma alcune tribù avevano carpito l'uso delle armi romane adattandosi a queste con nuove tecniche belliche.
[modifica] Incontro con i Greci Questa voce o sezione sull'argomento storia non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.
--------------------------------------------------------------------------------
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Nella particolareggiata leggenda di Massalia (Marsiglia), si racconta come i primi coloni Focesi provenienti da Efeso, incontrando il sovrano ligure Nannu sarebbero stati invitati in una lingua incomprensibile a partecipare ad un banchetto al quale a loro insaputa la figlia del re, Gyptis avrebbe scelto il suo sposo tra gli astanti. Gyptis espresse la sua preferenza per Protis, generando la comunione tra i popoli. La terra su cui avrebbero edificato la loro città, infatti, sarebbe stata proprio Massalia.
Tra il V ed il IV secolo a.C. furono frequenti i contatti commerciali con Etruschi, Cartaginesi, Campani e principalmente con i Greci Ateniesi e Massalioti, ma nessuno di questi popoli subentrò mai ai Liguri. Genova, abitata dai Liguri Genuati, era considerata dai Greci, dato il suo forte carattere commerciale, "l'emporio dei Liguri": legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti Liguri di scambio commerciale. A Genova il nucleo urbano del Castello iniziò, per i fiorenti commerci, ad ampliarsi verso l'odierna Prè (la zona dei prati) e verso il Rivo Torbido.
[modifica] Lo scontro con i Romani (238–14 a.C.) Questa voce o sezione sull'argomento storia non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.
--------------------------------------------------------------------------------
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Nel III secolo a.C. i Liguri si scontrarono con l'espansionismo dei Romani provenienti da sud. Lo scontro tra i due popoli fu lungo e sanguinoso.
Le ostilità furono aperte nel 238 a.C. da una coalizione di Liguri e di Galli Boi, ma i due popoli si trovarono ben presto in disaccordo e la campagna militare si arrestò con lo sciogliersi dell'alleanza.
Durante la seconda guerra punica i Liguri fornirono soldati, esploratori e guide alle truppe di Annibale al momento di varcare gli Appennini. I liguri speravano infatti che il generale cartaginese li liberasse dal vicino romano. I Liguri parteciparono alla battaglia della Trebbia, in cui i cartaginesi ottennero la vittoria. Altri Liguri si arruolarono nell'esercito di Asdrubale quando questi calò in Italia nel 207 a.C. nel tentativo di ricongiungersi con la truppa del fratello Annibale.
Nel porto di Savo (l'attuale Savona) allora capitale dei Liguri Sabazi, trovarono riparo le navi triremi della flotta cartaginese del generale Magone Barca, fratello di Annibale, destinate a tagliare le rotte commerciali romane nel mar Tirreno.
I Liguri si divisero comunque tra alleati di Cartagine e alleati di Roma. Fu quando i Romani conquistarono questo territorio, con l'aiuto dei loro federati Genuates, che l'attuale regione della Liguria, corrispondente alla IX Regio dell'Impero romano, la quale si estendeva dalle Alpi Marittime e Cozie, al Po, al Trebbia e al Magra, prese il nome con cui è ancora oggi chiamata[30].
Con la definitiva sconfitta di Annibale a Zama nel 203 a.C. i Romani ripresero la campagna contro i Liguri. Questa seconda fase di scontro si concretizzò in una lunghissima campagna militare che durò dal 197 a.C. al 155 a.C. Storicamente l'inizio della campagna viene datato al 193 a.C. per iniziativa dei conciliabula (federazioni) dei Liguri, che organizzano una grande scorreria spingendosi fino alla riva destra del fiume Arno. In realtà i Romani avevano inizato alcune limitate operazioni militari lungo l'appennino già negli anni precedenti (vedi ad esempio le operazioni del console Minucio Rufo del 197 a.C. a Casteggio).
Nel corso di tutta la guerra i Romani vantarono 15 trionfi e almeno una grave sconfitta. Nel 186 a.C. i Romani vennero battuti dai Liguri nella valle del Magra; nella battaglia, che avvenne in un luogo stretto e dirupato, i Romani persero circa 4000 soldati, tre insegne d'aquila della seconda legione e undici vessilli degli alleati latini. Inoltre, nello scontro rimase ucciso anche il console Quinto Marzio. Si pensa che il luogo della battaglia e della morte del console abbia dato origine al toponimo di Marciaso o a quello del Canale del marzo sul Monte Caprione nel comune di Lerici e vicino ai ruderi della città di Luni, che sarà poi fondata dai Romani. Tale monte aveva un'importanza strategica perché da esso si controllava la valle del Magra ed il mare.
Nel 180 a.C. i Romani, per poter disporre della Liguria nella loro conquista della Gallia, dovettero deportare 47.000 Liguri Apuani, , confinandoli nell'area Sannitica.
Nel 180 a.C. i proconsoli Romani Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo inflissero una gravissima sconfitta ai Liguri (soprattutto ai Liguri Apuani,irriducibili ribelli), e ne deportarono ben 40.000 nelle regioni del Sannio (compresa tra Avellino e Benevento). A questa deportazione ne seguì un'altra di 7.000 Liguri nel corso dell'anno successivo. Questi sono stati uno dei pochi casi in cui i Romani hanno deportato popolazioni sconfitte ed in numero così elevato. Nel corso della campagna i Romani fondarono, su agglomerati preesistenti, le colonie di Lucca (180 a.C.) e di Luni (177 a.C.), originariamente concepite come avamposti militari per il controllo del territorio e come basi di rifornimento per le legioni impegnate nella guerra. Già nel 177 a.C. gli ultimi gruppi di Liguri Apuani si arresero alle forze romane, mentre la campagna militare continuava più a nord. Le ultime resistenze furono vinte nel 155 a.C. dal console Marco Claudio Marcello.
Anche dopo la loro sconfitta definitiva alcuni contingenti di Liguri operarono per qualche tempo come ausiliari negli eserciti romani, combattendo nella guerra contro Giugurta e nella campagna contro i Cimbri e i Teutoni. Una legione di liguri era stanziata ad Olbia per opporsi alle incursioni dei Sardi dell'interno[senza fonte].
Nel 6 Genova divenne il centro della IX delle regioni dell'Italia augustea.
[modifica] Note1.^ Francisco Villar, Los Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia, (in spagnolo) Madrid, Gredos, 1991. ISBN 84-249-1471-6 Trad. it.: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997. ISBN 88-15-05708-0
2.^ Giovanni Ugas-L'alba dei Nuraghi pg.34 - Cagliari, 2006 ISBN 978-88-89661-00-0
3.^ La presenza dei Liguri nella penisola iberica è stata ipotizzata da Martín Almagro Basch (Martín Almagro Basch, "Ligures en España", in Rivista di Studi Liguri, 15,3-4, luglio-dicembre 1949, pp.195-208 (testo on-line sul sito CervantesVirtual.com)
4.^ Antonio Sciarretta, Gli Italici occidentali in Toponomastica d'Italia. Nomi di luoghi, storie di popoli antichi, Milano, Mursia, 2010, pp. 92-112. ISBN 978-88-425-4017-5
5.^ Strabone, Geografia, 7.3.7 (testo on-line sul sito Lacus Curtius in traduzione inglese di H.L. Jones, pubblicata nella Loeb Classical Library, Harvard University Press in 8 volumi, 1917-1932 [1]; testo on-line sul sito Mediterranees.net in traduzione francese di Amédée Tardieu, pubblicata da Hachette a Parigi nel 1867 [2]). Strabone cita a sua volta il passo come riportato da Eratostene.
6.^ Un papiro del III secolo con questo passo riporta tuttavia i Libi al posto dei Liguri ed è discusso quale sia la popolazione riportata originalmente nel testo: Dominique Garcia, La Celtique méditerranéenne, Errance, Paris 2004, p.67.
7.^ Testo on-line nella traduzione francese di J.C. Poncelin del 1797.
8.^ Tucidide, Guerra del Peloponneso, Vi,2 (traduzione inglese on-line su Wikisource.en).
9.^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 10 (testo on-line sul sito Lacus Curtius, nella traduzione inglese di Earnest Cary in Loeb Classical Library, volume 7 ([http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/home.html informazioni sul testo (EN) ).
10.^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 12.2 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
11.^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 22 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
12.^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 41 (testo on-line in traduzione inglese sul sito Lacus Curtius.
13.^ Virgilio, Eneide, X.
14.^ Plutarco, Vite parallele, Mario, 19 (testo on-line sul sito Lacus Curtius, nella traduzione inglese di Bernadotte Perrin, pubblicata nel volume IX della Loeb Classical Library, 1920.
15.^ Erodoto, Storie, VII, 72, 165.
16.^ Amédée Thierry, Histoire des Gaulois depuis les temps les plus reculés.
17.^ Rufo Festo Avieno, Ora matitima, 129-133 (nel quale in modo oscuro indica i Liguri come abitanti a nord delle "isole oestrymniche"; 205 (Liguri a nord della città di Ophiussa nella penisola iberica); 284-285 (il fiume Tartesso nascerebbe dalle "paludi ligustine").
18.^ Karl Viktor Müllenhoff, Deutsche Alterthurnskunde, I volume.
19.^ Dominique François Louis Roget de Belloguet, Ethnogénie gauloise, ou Mémoires critiques sur l'origine et la parenté des Cimmériens, des Cimbres, des Ombres, des Belges, des Ligures et des anciens Celtes. Troisiéme partie. Preuves intellectuelles. Le génie gaulois, Paris 1868.
20.^ Henri d'Arbois de Jubainville, Les Premiers Habitants de l'Europe d'après les Écrivains de l'Antiquité et les Travaux des Linguistes: Seconde Édition, volume II, Paris 1894, libro II, capitolo 9.
21.^ Arturo Issel Liguria geologica e preistorica, Genova 1892, II volume, pp.356-357.
22.^ Renato Del Ponte, un professore di liceo seguace di Julius Evola, sia in pubblicazioni cartacee (Renato Del Ponte, "I Liguri. Etnogenesi di un popolo: dalla preistoria alla conquista romana, ECIG, 1999), sia in testi pubblicati su internet (Renato Del Ponte, "Le origini etniche dei Liguri", 1 gennaio 2000, sul sito del Centro Studi La Runa), ha ripreso le medesime ipotesi.
23.^ Si veda a questo proposito, per una sintesi: Roberto Corbella: Celti : itinerari storici e turistici tra Lombardia, Piemonte, Svizzera, Macchione, Varese c2000; 119 p., ill.; 20 cm; ISBN 88-8340-030-5; EAN: 9788883400308.
24.^ Xavier Delamarre (2003). Dictionaire de la Langue Gauloise (2nd ed.). Paris: Editions Errance. ISBN 2-287772-237-6.
25.^ Giacomo Devoto, Gli antichi italici, Firenze, Vallecchi, 1931, attribuiva ancora l'indoeuropeizzazione dei liguri ai Leponzi.
26.^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997
27.^ Ovvero indoeuropeo non ancora differenziato, secondo la definizione di Hans Krahe, ancora in uso al di fuori dei paesi di lingua anglosassone.
28.^ In relazione agli strati antico europeo e pre-indoeuropeo essi possono essere stati degli strati unici o, molto più probabilemte, specialmente nel caso dello strato antico europeo, multipli.
29.^ Xavier Delamarre, Dictionaire de la Langue Gauloise (seconda edizione), Editions Errance, Parigi 2003. ISBN 2-287772-237-6
30.^ La descrizione della IX regio Italiae risale a Plinio (III, 5, 49): patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est.Questa regione era più ridotta rispetto all'originale area occupata dai Liguri in epoca preistorica. Probabilmente era in questa provincia che si conservava ancora l'ethnos ligure più puro, mentre in Lunigiana e nelle regioni transalpine le popolazioni si erano ormai mischiate con altre tribù. Infatti Ecateo di Mileto nel VI secolo a.C. ci tramanda che Monaco e Marsiglia erano città liguri e gli Elisici, popolo stanziato tra Rodano e Pirenei, erano un misto di Liguri e Iberi.
[modifica] Voci correlateCultura di Polada
Cultura di Golasecca
Cupavone
[modifica] BibliografiaARSLAN E. A. 2004b, LVI.14 Garlasco, in I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Catalogo della Mostra (Genova, 23.10.2004-23.1.2005), Milano-Ginevra, pp. 429–431.
ARSLAN E. A. 2004 c.s., Liguri e Galli in Lomellina, in I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Saggi Mostra (Genova, 23.10.2004-23.1.2005).
Raffaele De Marinis, Giuseppina Spadea (a cura di), Ancora sui Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, De Ferrari editore, Genova 2007 (scheda sul volume).
John Patterson, Sanniti,Liguri e Romani,Comune di Circello;Benevento
Giuseppina Spadea (a cura di), I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo" (catalogo mostra, Genova 2004-2005), Skira editore, Genova 2004
[modifica] Collegamenti esterniScheda sulla mostra I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Genova 2004-2005 sul sito del Palazzo Ducale di Genova.
Lanfranco Sanna, GUERRE ROMANO- LIGURI (238 a.C. – 14 a.C.) [3]
Portale Storia d'Italia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia d'Italia
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Liguri"
Categoria: Liguri | [altre]
Categorie nascoste: Voci con affermazioni senza fonte | Voci mancanti di fonti - storia | Voci mancanti di fonti - maggio 2008 | Controllare - storia | Controllare - settembre 2009 | Voci mancanti di fonti - religione | Voci mancanti di fonti - settembre 2009 | Voci mancanti di fonti - aprile 2010
Wednesday, August 3, 2011
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment