Orizia (o Oritia) è una figura della mitologia greco-romana.
Orizia era figlia del re Eretteo e di Prassitea ed aveva diverse sorelle, tra cui Creusa, Ctonia e Procri.
Si narra che Orizia fu rapita da Borea, il vento del Nord, mentre stava danzando nei pressi del fiume Ilisso[1] o mentre raccoglieva fiori sulle rive del fiume Cefiso e ne divenne la moglie.
Fu portata in Tracia e questo la salvò dalla morte che spettò invece alle sue sorelle che furono sacrificate affinché Atene potesse vincere la guerra contro Eleusi.
Ebbe diversi figli tra cui Chione, Emo e Cleopatra (da non confondere con le Cleopatra egiziane) e i fratelli Calaide e Zete, rappresentati con piedi alati (noti sotto il nome di Boreadi o Boreidi).
Orizia divenne poi la personificazione della brezza leggera che segue il violento vento settentrionale e che mitiga gli ardori del sole.
Pare che Eschilo avesse scritto un dramma satirico sul rapimento di Orizia, che è però andato perduto.
Platone ne riprende il mito nel Fedro, suggerendo che la storia di Orizia potrebbe essere stata ispirata alla morte di una fanciulla, precipitata dalle rocce a causa di una folata di vento boreale.
Il nome stesso di Orizia -dal greco oros (montagna) e giein (sacrificare)- sembrerebbe alludere alla circostanza [2]
Il mito venne successivamente ripreso anche da Fabrizio De Andrè nella celeberrima La canzone di Marinella.
Orizia era figlia del re Eretteo e di Prassitea ed aveva diverse sorelle, tra cui Creusa, Ctonia e Procri.
Si narra che Orizia fu rapita da Borea, il vento del Nord, mentre stava danzando nei pressi del fiume Ilisso[1] o mentre raccoglieva fiori sulle rive del fiume Cefiso e ne divenne la moglie.
Fu portata in Tracia e questo la salvò dalla morte che spettò invece alle sue sorelle che furono sacrificate affinché Atene potesse vincere la guerra contro Eleusi.
Ebbe diversi figli tra cui Chione, Emo e Cleopatra (da non confondere con le Cleopatra egiziane) e i fratelli Calaide e Zete, rappresentati con piedi alati (noti sotto il nome di Boreadi o Boreidi).
Orizia divenne poi la personificazione della brezza leggera che segue il violento vento settentrionale e che mitiga gli ardori del sole.
Pare che Eschilo avesse scritto un dramma satirico sul rapimento di Orizia, che è però andato perduto.
Platone ne riprende il mito nel Fedro, suggerendo che la storia di Orizia potrebbe essere stata ispirata alla morte di una fanciulla, precipitata dalle rocce a causa di una folata di vento boreale.
Il nome stesso di Orizia -dal greco oros (montagna) e giein (sacrificare)- sembrerebbe alludere alla circostanza [2]
Il mito venne successivamente ripreso anche da Fabrizio De Andrè nella celeberrima La canzone di Marinella.
Note
- ^ Apollodoro, Biblioteca III.
- ^ Derrida Jacques, La farmacia di Platone, Jaca Book, 1985, p. 57. ISBN-978-88-16-40808-1.
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