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Wednesday, April 25, 2012

Orombello (Bellini, "Beatrice di Tenda")

Speranza --- Vincenzo (Salvatore Carmelo Francesco) Bellini (1801-1835) Beatrice di Tenda: Tragedia lirica in 2 Atti, è stata rappresentata a Venezia (Teatro la Fenice) il 16 marzo del 1833 Personaggi Filippo Maria Visconti, duca di Milano, baritono. Beatrice, contessa di Tenda, sua moglie, soprano Agnese del Majno, sua damigella di corte e amante di Filippo (Mezzosoprano) ********************************** Orombello, signore di Ventimiglia, cugino di Beatrice e suo confidente, tenore. Anichino, amico di Orombello, tenore. Rizzardo del Majno, fratello di Agnese, tenore. Cortigiani, giudici, ufficiali, armigeri, dame e damigelle, soldati La scena è nel Castello di Binasco. L'epoca è dell'anno 1418. ATTO PRIMO SCENA PRIMA Atrio interno nel castello di Binasco. Un'ala di palazzo è illuminata. Tutto indica che in quello ha luogo una festa. Alcuni cortigiani attraversano la scena, e s'incontrano in Filippo. CORO Tu, signor! lasciar sì presto Così splendida assemblea? FILIPPO M'è importuna... io la detesto... Per colei che n'è la dea. CORO Beatrice! FILIPPO Si: di peso Emmi il nodo a cui son preso. Non regnar che per costei! Simular gli affetti miei! Un molesto amor soffrire, Un geloso rampognar! È tal noia, è tal martire Ch'io non basto a tollerar. CORO Sì: ben parli... è grave il giogo... Ma spezzarlo non potrai? FILIPPO Io lo bramo. CORO E pieno sfogo A tua brama a che non dai? Sei Visconti... Duca sei, Sei maggior, signor di lei... Se più soffri, se più taci, Non mai paghi, ognor più audaci I vassalli in lei fidanti Ponno un dì mancar di fè. Non lasciar che più si vanti Degli stati che ti diè. (Sono interrotti dalla musica che parte dal palazzo. Porgono attentamente l'orecchio: odesi la voce di Agnese che canta la seguente romanza) I. AGNESE Ah! non pensar che pieno Sia nel poter diletto: Senza un soave affetto Pena anche in trono un cor. FILIPPO O Agnese! è vero. CORO Il suo canto seconda il tuo pensiero. II. AGNESE Dove non ride amore Giorno non v'ha sereno: Non ha la vita un fiore, Se non lo nutre amor. FILIPPO Né più fia lieta D'un sol fiore la mia! CORO Beatrice il vieta. Ah! se tu fossi libero Come gioir potresti! Di quante belle ha Italia Nobil desio saresti: Tutte a piacerti intese, Tutte le avresti al piè. FILIPPO Tutte! (O divina Agnese! Tu basteresti a me. Come t'adoro, e quanto Solo il mio cor può dirti: Gioja mi sei nel pianto, Pace nel mio furor. Se della terra il trono Dato mi fosse offrirti, Ah! non varrebbe il dono, Cara del tuo bel cor) CORO Di spezzar gli odiati nodi Il pensier depor non déi: Se d'un'altra amante sei, L'arti sue t'insegni amor. FILIPPO e CORO Forse già disposti i modi Ne ha fortuna in suo segreto; E non manca a far mi/ti lieto. Che sorprenderne il favor. (Partono) SCENA SECONDA Anichino e Orombello. ANICHINO Soli siam qui - Liberamente io posso Svelarti il mio timor. OROMBELLO Che temi? ANICHINO Io temo Il cieco amor che ognun ti legge in volto. O figlio in te rivolto Era ogni sguardo, e più di tutti Agnese Di spiar non cessava i moti tuoi: Ah! Beatrice e te perder tu vuoi. OROMBELLO Salvarla io voglio. - In propria corte schiava La compiangon le genti: e quanti han prodi Del Tanaro le sponde e del Ticino Che dell'eroe Facino La videro sul trono, apprestan l'armi A vendicarla ed a spezzar suoi nodi. ANICHINO Di Filippo non sai l'arti e le frodi? E dove ancor sovrana Foss'ella appieno, l'alta donna è troppo Gelosa di sua fama Per nutrire tue speranze... OROMBELLO Ella pur m'ama. ANICHINO Che dici tu? t'ama? OROMBELLO Sì, m'ama... il credi... ANICHINO Tremar mi fai. OROMBELLO Mira. (Mostra un biglietto) ANICHINO Qual foglio! OROMBELLO Un paggio Mel diè furtivo, e mi sparì d'innanti. Odi... Fra pochi istanti, Prima dell'alba, ella in segreta stanza Mi attenderà... Scorta mi ho sommesso Un suono di liuto... ANICHINO Orombello!... ah! se vai, tu sei perduto. De' suoi nemici e tuoi Insidia è forse... OROMBELLO E per un dubbio speri Che a mia ventura io manchi?... Oh! Vedi... intorno Regna silenzio, e spente son le faci. Lasciami. ANICHINO Incauto!... OROMBELLO Ah! Taci… Non turbar la mia gioia... In quelle soglie Morte pur sia... la sfido. ANICHINO Oh! forsennato!:.. Abbi di te pietà. OROMBELLO Me tragge il fato. (Si scioglie da Anichino, ed entra frettolosamente nel palazzo. Anichino si allontana dolente) SCENA TERZA Appartamento di Agnese. Agnese siede inquieta ad un tavolino: un liuto è sovr'esso. Dopo alcuni momenti si alza, e va spiando alla porta come persona che attende qualcuno. Verrà - non mente il paggio... Gioir lo vide, e l'amoroso foglio Premersi al cor - Oh! sì, verrà. - Ti calma, Dubbiosa e timid'alma, Né sospetto ti dia breve dimora; Forse ogni loggia non è sgombra ancora. Regna una volta, o sonno... E tu più tardo Le tenebre a fugar t'affaccia, o giorno. Silenzio - È notte intorno, Profonda notte. -Del liuto il suono Ti sia duce, amor mio. (Prelude sul liuto, indi si arresta e porge l'orecchio) Udiamo. - Alcun s'appressa. SCENA QUARTA Orombello entra frettoloso, e guardingo. Appena scopre Agnese si ferma maravigliato e guardando d'intorno. OROMBELLO Ove son io? AGNESE Onde così sorpreso? Inoltrate. OROMBELLO Perdono. - Udìa... passando... Soavi note... e me traea vaghezza Di saper da che man venian destate. Perdono, Agnese... (Per partire) AGNESE Uscite voi? - Restate. - Sedete. OROMBELLO (O ciel!) AGNESE Sedete. - E fia pur vero Che curiosa brama Sol vi spingesse? OROMBELLO (Oh! incauto me!) AGNESE Null'altro Desir fu il vostro? OROMBELLO E qual, Contessa? AGNESE E in queste Ore sì tarde non può forse un core Vegliar co' suoi pensieri... e sospirando Confidar al liuto un caro nome... Il nome d'Orombello? OROMBELLO Il nome mio? Chi mai? AGNESE Che val tacerlo? Avvi. OROMBELLO (Gran Dio!) AGNESE Voi fra il ducal corteggio Non veggo io forse? Sospirar non v'odo? Gemer sommesso?... OROMBELLO (Oh! che mai sento?) AGNESE Un giorno Si riscontrar i nostri occhi intenti e fissi Egli ama, egli ama, io dissi... Degno è d'amor, più che non sia mortale... Più che l'altero suo rival... OROMBELLO (alzandosi) Rivale! AGNESE Sì: rival... regnante. OROMBELLO (Ciel! che ascolto!) AGNESE Ma che giova? Nulla è un regno ad alma amante: Più che un trono in voi ritrova... Ogni ben che in terra è dato È per essa il vostro amor. OROMBELLO (Tutto, ah! tutto è a lei svelato... Simular che giova ancor?) AGNESE Né vi basta?... OROMBELLO O Agnese! AGNESE E un foglio Un suo foglio non aveste? OROMBELLO L'ebbi... ah! sì... fidar mi voglio... Amo, è vero, e in questo amore È riposto il ciel per me. AGNESE (Al piacer resisti, o core. Chi beato al par di te?) OROMBELLO Oh! celeste Beatrice! AGNESE (con un grido) Ella! OROMBELLO Agnese!... (correndo a lei sbigottito) AGNESE Oh! me infelice! OROMBELLO Ciel! che feci? AGNESE (con disperazione) Amata ell'è! Ella amata! ed io schernita!... Io delusa!... ahi crudo arcano! OROMBELLO Ah! pietade... la sua vita, La sua fama è in vostra mano! AGNESE E la mia?... la mia... spietato! Nulla è dunque agli occhi tuoi? Ah! l'incendio in me destato Spegni in pria, se tu lo puoi... Fa che un'ombra, un sogno sia La mia pena e. l'onta mia... Ed allora... allor capace Di pietà per lei sarò. OROMBELLO M'odi, ah! m'odi.. ah! tu non sei Né oltraggiata, né schernita. Per calmarti io spenderei Il mio sangue, la mia vita... Me perdona se costretto Da potente immenso affetto Tutto il prezzo del tuo core Il mio cor sentir non può. AGNESE Taci, taci. OROMBELLO Ah! no... AGNESE T'invola... L'ira mia di più s'accende. OROMBELLO Ah! crudele, da te sola La sua vita omai dipende. AGNESE Fa che un'ombra, un sogno sia La mia pena e l'onta mia, Ed allora, allor capace Di pietà per lei sarò. OROMBELLO Ah! perdona se costretto Da potente, immenso affetto, Tutto il prezzo del tuo core Il mio cor sentir non può. (Agnese lo accommiata minacciosa, Orombello si allontana) SCENA QUINTA AGNESE (sola) Ogni mia speme è al vento... A vano amore Sottentrò la vendetta... Essa, o Filippo, A te mi getta in braccio - Ah! negli abissi Mi getti ancora, perché sia punito Chi mi schernì, purché non resti inulto Il mio rossore estremo, e il mio cordoglio Mi fia compenso d'Orombello... un soglio. (Parte) SCENA SESTA Boschetto nel Giardino Ducale. Beatrice esce correndo; le sue Damigelle la seguono. BEATRICE Respiro io qui... Fra queste piante ombrose, All'olezzar de' fiori, a me più dolce Sembra il raggio del dì. (Siede) DAMIGELLE Come ogni cosa Il suo sorriso allegra, A voi dolente ed egra Rechi conforto ancor! BEATRICE Oh! mie fedeli! Quando offeso il suo stelo il fior vien meno, Più ravvivar nol puote il Sol sereno, Quel fior son io: così languir m'è forza, Lentamente perir. - Ah! non è questa La mercé ch'io sperai d'averti accolto E difeso, o Filippo, e al soglio alzato! DAMIGELLE Misera! è ver. BEATRICE Che non mi dee l'ingrato? (Mala sola, oimè! son io, Che penar per lui si veda? O mie genti! o suol natio! Di chi mai vi diedi in preda? Ed io stessa, ed io potei Soggettarvi a tal signor?) DAMIGELLE (Ella piange) BEATRICE (Oh! regni miei!) DAMIGELLE (Smania, freme..) BEATRICE (Oh! mio rossor!) Ah! la pena in lor piombò Dell'amor che mi perdé; I martir dovuti a me Il destino a lor serbò. Ma se in ciel sperar si può Un sol raggio di pietà, La costanza a noi darà, Se la pace ne involò. DAMIGELLE (Ah! per sempre non sarà Vilipesa la virtù: Più contenta e bella più Dalle pene sorgerà) SCENA SETTIMA Mentre Beatrice si allontana colle sue damigelle, entrano Filippo e Rizzardo. Ambidue l'osservano in silenzio da lontano. RIZZARDO Vedi?... La tua presenza Fugge sdegnosa. FILIPPO Ove fuggir può tanto Che non la segua il mio vegliante sguardo? Va, la raggiungi. (Rizzardo parte) Io fremo d'ira ed ardo. D'esser da lei tradito Duolmi così? Non lo bramai finora? Non ne cercai, non ne sperai le prove? SCENA OTTAVA Beatrice e Filippo. BEATRICE Tu qui, Filippo? FILIPPO E altrove Poss'io trovarti, che in segreti luoghi, Ove misteriosa ognor t'aggiri? BEATRICE Sì... non vo' testimoni a' miei sospiri. E a te celarli io tento, Più che ad altrui. Troppo ti son molesti Già da gran tempo. FILIPPO Né molesti mai Stati sarian, se la cagion verace Detta ne avessi. BEATRICE Oh! ben ti è nota... e grave Più me la rende il simular che fai Tu d'ignorarla. FILIPPO E ch'io la ignori speri? Non sai che i tuoi pensieri, E i più segreti, e i più gelosi e rei Io ti leggo cogli occhi, in fronte, in core? BEATRICE Io rei pensieri!!! e quali? FILIPPO Odio e livore. BEATRICE Odio e livore! - ingrato! Né il pensi tu, né il credi, Duolo d'un cor piagato, Pianto d'amor vi vedi, Speme delusa, e smania Di gelosia crudel. FILIPPO Smania gelosa, è vero, Negli occhi tuoi si stampa... Ma gelosia d'impero, Ma d'altro amore è vampa, Ma l'ira insieme e l'onta D'un'anima infedel. BEATRICE Filippo! FILIPPO Sì: spergiura! Più simular non giova. BEATRICE Filippo!! FILIPPO Ho in man sicura Del tuo fallir la prova. Trema. BEATRICE Filippo!!! Basti. FILIPPO La tua perfidia è qui... (Cava un portafogli) BEATRICE Ciel!... violare osasti... Tu i miei segreti? FILIPPO Io... Si. Qui di ribelli sudditi Soffri le mire audaci: D'un temerario giovane Qui dell'ardor ti piaci... E a me delitti apponi? E a me d'amor ragioni? Oh! non ti avrei sì perfido Giammai creduto il cor. BEATRICE Questi d'amanti popoli Voti e lamenti sono. S'io gli ascoltassi, o barbaro Meco saresti in trono? Oh! non voler fra questi Vili cercar pretesti. Se amar non puoi, rispettami... Mi lascia almen l'onor. Quei fogli, o Filippo - quei fogli mi rendi. Infami il tuo nome. FILIPPO E tanto pretendi? BEATRICE Non farti quest'onta: io sono innocente... FILIPPO No, tutto t'accusa: tua l'onta sarà. BEATRICE Filippo! (Supplichevole) FILIPPO Ti scosta. BEATRICE Tel chiedo piangente... La morte piuttosto... FILIPPO Attendila... va. (A2) BEATRICE (sorgendo) Spietato! codardo! eccesso cotanto Mi rende a me stessa, impietra il mio pianto: Paventa lo sdegno d'un'anima offesa, Il grido d'un core che macchia non ha. Il mondo che invoco, che io chiamo in difesa, Il mondo d'entrambi giustizia farà. FILIPPO Del fallo cancella, distruggi la traccia... Annientala; indegna! poi fremi e minaccia... Poi vanta costanza, poi spera che illesa Sarà la tua vita, tua fama sarà. Il mondo che invochi, che chiami in difesa, Il mondo d'entrambi vendetta farà! (Beatrice parte) SCENA NONA Filippo e Rizzardo. FILIPPO Udisti? RIZZARDO Udii. FILIPPO Libero troppo all'ira Il freno io diedi. Se Orombel movesse Antica fè soltanto!... e se delusa, O menzognera, mi traesse Agnese A fallo estremo, a irreparabil danno! RIZZARDO E sospettar d'inganno Potresti, Agnese? Oltre ogni cosa in terra Prova pur dianzi a te non dava? FILIPPO È vero. RIZZARDO Fra Beatrice a lei Se' tu sospeso ancor? FILIPPO No... ma più grave, Onde giusto apparir d'Italia al guardo, Vuolsi cagione che non sia pretesto. RIZZARDO E l'avrai tale, e presto, Se vinci i dubbii tuoi, se intera fede Riponi in me. FILIPPO Tanto prometti? RIZZARDO E tanto Pur d'eseguir confido. FILIPPO E sia. Vieni: a tua suora, e a te mi fido. (Partono) SCENA DECIMA Parte rimota nel castello di Binasco: da un lato è la statua di Facino Cane. Un drappello d’Armigeri esce dal corridoio e s'innoltra guardingo. Coro. 1 Lo vedeste? 2 Sì: fremente Ei ci parve, e insiem confuso. 1 Nulla ei disse? 2 No: tacente Ei si tenne, e in sé rinchiuso. 1 Or dov'è? 2 Qua e là s'aggira, Qual chi scopo alcun non ha. 1 Finge invan: l'amore o l'ira A tradirsi il porterà. TUTTI Arte egual si ponga in opra; Nulla sfugga agli occhi nostri, Ma spiarlo alcun non mostri, Né seguirlo ovunque va. Vel non fra, per quanto il copra, Che da noi non sia squarciato, S'ei si stima inosservato, S'ei si crede in securtà. (Si allontanano) SCENA UNDICESIMA Beatrice sola, indi Orombello BEATRICE Il mio dolore, e l'ira... inutil ira... S'asconda a tutti. - Oh! potess'io celarla A te, Facino!... a te obbliato, o prode, Appena estinto, a te, che forse or miri Siccome tua vendetta ogni mio scorno. (Si prostra sul monumento) Deh! se mi amasti un giorno, Non m'accusar - Sola, deserta, inerme Io mi lasciai sedurre... e caro assai Della mia debolezza io pago il fio. (Esce Orombello) Mi abbandona ciascun. OROMBELLO Ciascun non io. BEATRICE Chi vedo? tu Orombello! Tu qui furtivo? OROMBELLO Della tua sventura Favellan tutti - Opro sol io - Le lunghe Dubbiezze tue vincer tu devi alfine, Usar del tuo poter. Io tutto ho corse Le terre a te sogette, e mille in tutte Fedeli braccia a tua difesa armai. Vieni - Si spieghi ormai Di Facino il vessillo; e di tue genti Vendica i dritti offesi e i propri insulti. BEATRICE Son essi al colmo, e non saranno inulti . OROMBELLO Oh! gioja! Appena annotti, Fuggirem queste mura e di Tortona Ci accorranno i ripari... Ivi raggiunta Dai più prodi sarai... Solo prometti, Che non porrai più inciampo al mio disegno, Che meco in salvo ti vedrà l'aurora. BEATRICE Oh! che mai mi consigli? OROMBELLO E indugi ancora? BEATRICE A ciascun fidar vorrei, Fuor che a te la mia difesa. OROMBELLO Che dì tu? BEATRICE Sospetto sei... La mia fama io voglio illesa. OROMBELLO La tua fama! BEATRICE Sì - la fede Che in te pongo... amor si crede; La pietà che tu nudrisci... Tua pietà... creduta è amor. OROMBELLO Io.. lo So. BEATRICE Né inorridisci? OROMBELLO Ah! non legger nel mio cor. BEATRICE Qual favella! OROMBELLO Ah! tu v'hai letto. BEATRICE Io! t'acqueta... intesi... intesi... OROMBELLO Sì: d'immenso, estremo affetto Da' primi anni in te m'accesi... Coll'età si fè maggior... Si nutrì del tuo dolore... Mi sforzai celarlo invano... O perdono o morte avrò. BEATRICE Taci... parti... audace! insano! Oh! in qual cor più fiderò? OROMBELLO (prostrandosi) Deh! perdona. BEATRICE Sorgi. SCENA DODICESIMA Filippo, Rizzardo, Agnese con seguito, Anichino, indi Cavalieri, Dame e sol-dati. AGNESE (a Filippo) Vedi? FILIPPO Traditori! BEATRICE e OROMBELLO Oh! ciel! FILIPPO V'ho colti. Guardie! BEATRICE Arresta. FILIPPO Ed osi… e credi Poter sì che ancor t'ascolti? La tua colpa... BEATRICE Non seguire. Ella esiste in tuo desire. Ti conosco. FILIPPO E a mia vergogna Conosciuta or sei tu qui. OROMBELLO (L'ho perduta!) BEATRICE O vil rampogna! FILIPPO Puoi scolparti? CORO (Oh! infausto dì!) BEATRICE Al tuo core, al reo tuo core Lascio, indegno, il discolparmi; Cerchi invano, o traditore, D'avvilirmi, d'infamarmi. Ah! tal onta io meritai Quando a me quest'empio alzai. Dell'amor che mi ha perduta Sol tal frutto a me restò. FILIPPO A ben tristo e amaro prezzo Di tal donna ebb'io l'amore: Se il disprezzo è in me maggiore O lo sdegno io dir non so. OROMBELLO (Sconsigliato! in qual la trassi Di miseria abisso orrendo! Giusto ciel, neppur morendo L'error mio scontar potrò) AGNESE (Godi, esulta, o cor sprezzato, Del dolor di questo ingrato: Vide il tuo, lo vide estremo, Né pietà per te provò) ANICHINO (Ciel, tu sai com'io volea Prevenir sì ria sventura! Ah! fu vana ogni mia cura... Il destino l'affrettò) CORO (Tutto, ah! tutto a farla rea Qui congiura a un tempo istesso: Giusto ciel, d'innanzi ad esso Come mai scolpar si può?) FILIPPO Al castigo a lor dovuto Ambo in ferri custodite. BEATRICE E tu l'osi? FILIPPO Ho risoluto. BEATRICE L'empio l'osa!! OROMBELLO Duca, udite... Innocente è la duchessa... Insultata a torto è d'essa... Calunniata... FILIPPO Te, non lei, Traditor, difender déi. Va... BEATRICE Filippo! è troppo eccesso... Pensa ancor: ti puoi pentir. FILIPPO (alle guardie) Ubbidite! CORO Ah! certo è desso, Certo appien del suo fallir.. BEATRICE Né fra voi, fra voi si trova Chi si levi in mia difesa? Uom non avvi che si muova A favor di donna offesa? Ah! se onor più non ragiona, Se la terra m'abbandona, A te, vindice supremo, Io mi volgo e fido in te. OROMBELLO Deh! un momento un sol momento Un acciaro a me porgete, Se è colpevole, s'io mento, Alme perfide, vedrete. Oh! furor! inerme io fremo... Ah! più fè, più onor non v'è. FILIPPO Ite, iniqui! all'impossente Ira vostra io v'abbandono. Ogni core è qui fremente, Sa ciascun che offeso io sono: Pena estrema a fallo estremo Terra e ciel domanda a me. AGNESE (Questo, ingrato, il primo è questo Colpo in te di mia vendetta: Altro in breve, e più funesto Più terribile ne aspetta. Ambo miseri saremo; Sì... ma tu... più assai di me) ANICHINO e CORO Ah! quel nobile suo sdegno, Quel rossor di cui s'accende, D'innocenza è certo pegno, D'ogni accusa la difende... A te, giudice supremo, Noto è solo il reo qual è. (Beatrice e Orombello sono circondati dalle guardie) Cala il sipario ATTO SECONDO SCENA PRIMA Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di Beatrice e Cortigiani. DAMIGELLE Lassa! E può il ciel permettere Questo giudizio infame? CORO Ella non può sottrarsene: Già cominciò l'esame. Possa dinanzi ai giudici Darvi fedele amore Forza e virtù maggiore Che ad Orombel non diè! DAMIGELLE Come! L'incauto, il debole Forse al timor cedè? CORO Dal tenebroso carcere, Ove rinchiuso ei venne, Al tribunal terribile Fermo si presentò. Quivi minacce e insidie Intrepido sostenne; Quivi martiri e spasimi, Quanti potea, sfidò. DAMIGELLE Ahi! sventurato! ahi misero! Né i barbari placò! CORO Tratto tre volte in aere, Tre volte in giù sospinto, Sol con profondi gemiti Prima il suo duol mostrò. Quindi spossato e livido, D'atro pallor dipinto, China la fronte e mutolo, Esanime sembrò. DAMIGELLE Ahi ferrei cori! Ahi barbari! Tanto il meschin penò? CORO Ma poi che gli occhi languidi Ebbe dischiusi appena... Quando il feroce strazio Anco apprestar mirò... Più non potendo reggere All'insoffribil pena: Sé confessò colpevole, Complice lei gridò. DAMIGELLE Ahi! sventurata! ahi misera! Niuno salvar la può. (Si allontanano) SCENA SECONDA Filippo, Anichino, soldati. FILIPPO Omai del suo destino arbitra solo Esser deve la legge. ANICHINO E qual v'ha legge Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca, Per l'util vostro. A voi funesto io temo Questo giudizio: già ne corse il grido Per le vicine terre, e il popol freme, E lei compiange. FILIPPO Né Filippo il teme. Fino al novello dì sian di Binasco (ai soldati) Chiuse le porte, né venir vi possa, Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda Quest'idol suo di tanto error convinto, Dirà giustizia quel che forza or dice. ANICHINO E chi di Beatrice Retto giudice fia dove l'accusa Filippo intenti? FILIPPO Or basta... Omai pon modo al tuo soverchio zelo. Il Consiglio s'aduna. ANICHINO (Oh! istante! io gelo) SCENA TERZA Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri: in mezzo alle dame vedesi Agnese. ANICHINO (O troppo a mie preghiere Sordo Orombello! Fu presago jeri Il mio timor) (Va a sedersi anch'esso) AGNESE (Di mia vendetta è giunta L'ora bramata... eppur non sono io lieta, Qual mi sgomenta il cor voce segreta!) SCENA QUARTA Beatrice fra le guardie, e detti. GIUDICE Di grave accusa il peso Pende sul capo vostro - A noi d'innanzi Vi possiate scolpar! BEATRICE E chi vi diede Di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga Gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno Che miei vassalli. FILIPPO E il tuo sovran non vedi? Il tradito tuo sposo? BEATRICE Io veggo un empio Che i beneficii miei paga d'infamia, L'amor mio di vergogna. FILIPPO Amor tu dici Tramar co' miei nemici, Ribellarmi i vassalli e far mia corte Campo di tresche oscene Con citaredi, quanto abbietti, audaci, Chiami Filippo amar? BEATRICE Taci, deh! taci. Ferma udir posso ogni altra Accusa tua... ma il cor si scote e freme A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo, De' Lascari la figlia, e d'un eroe La vedova avvilir. GIUDICE Il reo t'accusa Complice tuo. - Venga Orombello. BEATRICE (Oh cielo! La mia virtù sostieni) GIUDICE Eccolo. SCENA QUINTA Orombello fra le guardie, e detti. AGNESE (Oh! come Lo ridusse infelice il furor mio!) OROMBELLO A quai nuovi martir tratto son io! GIUDICE Ti rinfranca: a noi t'appressa. Parla: e il ver conferma a lei. (Orombello appoggiato sulle guardie s'innoltra lentamente) BEATRICE Orombello! OROMBELLO (Oh! voce! è dessa... E morire io non potei!) BEATRICE Orombello!! – Oh sciagurato! Dal mentir che hai tu sperato? Viver forse? ah! dove io moro Vita speri da costoro? Tu morrai con me morrai, Ma qual reo, qual traditor. OROMBELLO Cessa, cessa. - Ah tu non sai... Di me stesso io son l'orror. Io soffrii... soffrii tortura Cui pensiero non comprende... Non poté la fral natura Sopportar le pene orrende... La mia mente vaneggiava... Il dolor, non io, parlava... Ma qui, teco, al mondo in faccia, Or che morte ne minaccia, Innocente io ti proclamo, Grido perfidi costor. BEATRICE Grazie, o cielo! AGNESE (Oh! mio rimorso!) ANICHINO (L'odi o Duca?) FILIPPO (L'odo e fremo) GIUDICE Troppo omai tu sei trascorso: Bada e trema. OROMBELLO Io più non tremo. Sol ch'io mora perdonato Da quest'angelo d'amor! FILIPPO e GIUDICE V'han supplizii, o forsennato, A strapparti il vero ancor. (Orombello si strascina verso Beatrice: essa gli va incontro e lo regge) BEATRICE Al tuo fallo ammenda festi Generosa, inaspettata. Il coraggio mi rendesti, Moro pura ed onorata... Ti perdoni il ciel clemente, Col mio labbro, col mio cor. OROMBELLO Non morrai: né ciel, né terra Soffrirà sì nero eccesso. A me stanco in tanta guerra, A me sia morir concesso. Mi offrirò col tuo perdono Lieto innanzi al mio signor. FILIPPO e GIUDICI (In quegli atti, in quegli accenti V'ha poter ch'io dir non posso, Cederesti ai lor lamenti, Ne saresti o cor commosso? No: sottentri a vil pietade Inflessibile rigor) AGNESE e DAMIGELLE (Ah! sul cor, sul cor mi cade Quel compianto e quel dolor) FILIPPO Poi che il reo smentì se stesso, Fia sospesa la sentenza? ANICHINO Sciorgli entrambi è mio pensiero: Fia giustizia la clemenza. FILIPPO Sciorgli? AGNESE Oh! gioja! GIUDICI No: non puoi, Vuol la legge i dritti suoi. Nuovo esame infra i tormenti Denno in pria subir costor. AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE (Ella pure!) BEATRICE (O iniqui!) OROMBELLO Oh! mostri! Chi porrà su lei le mani? Tuoni pria sui capi vostri, Tuoni il cielo... GIUDICI Si allontani. BEATRICE (ai Giudici) Deh! un istante... (a Filippo) Un solo accento Non temer di udir lamento... Sol t'avverto... Il ciel ti vede... O Filippo! hai tempo ancor. FILIPPO Va: pei rei non v'è mercede... Ti abbandono al suo rigor. BEATRICE (si volge ad Orombello e a lui si avvicina) Vieni, amico... insiem soffriamo: A soffrir per poco abbiamo. Il destin per breve pena Ci riserba eterno onor. OROMBELLO Teco io sono. AGNESE (Io reggo appena) ANICHINO (Oh! pietà! si spezza il cor) TUTTI FILIPPO e GIUDICI Ite entrambi, e poi che il vero Il rimorso non vi detta, Il supplizio che vi aspetta. Vi costringa, e strappi il vel. AGNESE e ANICHINO (Chi mi cela al mondo intero?) (O misfatto! ho in core un gel!) BEATRICE Ah! se in terra a tai tiranni È virtude abbandonata, D'una vita sventurata È la morte men crudel. OROMBELLO e BEATRICE Di costanza armiamo il core: Qui supplizii, onore in ciel. (Orombello e Beatrice partono fra le guardie da' lati opposti. Il consiglio si scioglie) SCENA SESTA Agnese e Filippo. Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante. AGNESE Filippo! FILIPPO Tu! - Ti appressa... D'uopo ho d'udir tua voce. AGNESE Oh! al cor ti scenda Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi. FILIPPO Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi? Vieni: ogni tema sgombra: Il regal serto è tuo. AGNESE Serto! Ah! piuttosto Si aspetta a me de' penitenti il velo. FILIPPO Agnese! AGNESE Innanzi al cielo, Innanzi al mondo, io rea mi sento... rea Della morte cui danni un'innocente. FILIPPO Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente? Io sol rispondo, io solo Di quel reo sangue - Omai t'acqueta, e pensa Che ad altri tu non dei, fuor che all'amore, Di Beatrice il soglio. Ritratti. AGNESE Ah! mio Signor!... FILIPPO (severamente) Ritratti... il voglio. (Agnese parte piangendo): SCENA SETTIMA Filippo solo, indi Anichino, , Dame, Cortigiani. FILIPPO Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso Altri lo avrà? - Dove alcun l'abbia, il celi: Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo, Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso! No da terror percosso Mi sento io pur, qual se vicino avessi Terribil larva, qual se udissi intorno Una minaccia rimbombar sul vento - M'inganno?... o mi colpi flebil lamento! (Porge l'orecchio) No, non m'inganno... è dessa, Ch'io non n'oda la voce - Oh! chi s'appressa! (All'uscir di Anichino si ricompone) ANICHINO Filippo, la duchessa Non confessò... pur la condanna a morte Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca Alla mortal sentenza. (Filippo riceve la sentenza) FILIPPO Non confessò!! ANICHINO Costante è l'innocenza. CORO È in vostra man, signore, Dell'infelice il fato: Ceda il rigor placato Al grido di pietà. FILIPPO No... si resista... Il decreto fatal si segni alfine... (Si appressa al tavolino per segnare la sentenza: si arresta) Ah! non poss'io: mi si solleva il crine. Qui mi accolse oppresso, errante, Qui dié fine a mie sventure... Io preparo a lei la scure! Per amor supplizio io do! Ah! mai più d'uman sembiante Sostener potrò l'aspetto: Ah! nel mondo maledetto, Condannato in ciel sarò. CORO (Ella è salva, se un istante Il rimorso udire ei può) FILIPPO Ella viva. (Per stracciare la sentenza) Qual fragore! Chi si appressa? - Ite - vedete. (I cortigiani escono frettolosi) DAMIGELLE Crudo inciampo! FILIPPO Ebben? CORO Signore, Alle mura provvedete. Di Facin le bande antiche Si palesano nemiche, Osan chieder la duchessa, E Binasco minacciar. FILIPPO Ed io, vil, gemea per essa! M'accingeva a perdonar! Si eseguisca la sentenza. (Sottoscrive) CORO Ah! Signor pietà, clemenza. FILIPPO Non son'io che la condanno: È la sua, l'altrui baldanza. Empia lei, non me tiranno Alla terra io mostrerò. (Cada alfine, e tronco il volo Sia così di sua fidanza. Un sol trono, un regno solo Vivi entrambi unir non può) CORO (Ah! per lei non v'ha speranza. Il destin l'abbandonò) (Partono) SCENA OTTAVA Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand'arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno. Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D'ogni lato sentinelle. CORO Prega. - Ah! non sia la misera Nel suo pregar turbata. Mai non salì di martire Prece al Signor più grata: Né mai più puro spirito Ei contemplò dal cielo, Santo d'amor, di zelo, Santo del suo soffrir. Oh! la costanza impavida Onde sfidò i tormenti, Data le sia negli ultimi Terribili momenti! E la virtù che tentano Macchiare i suoi tiranni, Provin gli estremi affanni, Suggelli un pio morir! SCENA NONA Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri: passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio. BEATRICE Nulla diss'io... Di sovrumana forza Mi armava il cielo... Io nulla dissi, oh, giòja! Trionfai del dolor. - Perché piangete! Né con me v'allegrate? Io moro, o amici! Ma gloriosa, ma di mia virtute Nel manto avvolta. Non così gl'iniqui, Che calpestata e afflitta han l'innocenza!... Dell'iniqua sentenza L'universo gli accusi. CORO Ah! sì. BEATRICE Mia morte Filippo infami, e il sangue mio versato Piombi sul traditor, qualunque ei sia, Che dell'indegno complice si rese. Dio lo punisca... colla vita. SCENA DECIMA Agnese dall'alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente. AGNESE Ah! TUTTI Agnese! AGNESE Pietà... la mia condanna Non proferir... a piedi tuoi mi lascia Morir d'angoscia e di rimorso. BEATRICE Oh! Agnese! Rimorso in te! AGNESE Rimorso eterno. A morte Ti spingo io sola... Io d'Orombello ardea. BEATRICE Oh! che dì tu? AGNESE Credea Te la mia rivale... e violai tue stanze, Furai tuoi scritti... e il sangue tuo comprai Coll'onor mio... BEATRICE Perfida!... cessa... fuggi Ch'io non ti vegga... ch'io non sia costretta In quest'ora funesta Col cor morente a maledir... AGNESE Oh! arresta... (Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote) BEATRICE Qual suon! CORO e ANICHINO Un'altra vittima L'ultimo canto intuona. OROMBELLO (dalle torri) Angiol di pace all'anima La voce tua mi suona. Segui, o pietoso, e inspirami Virtù di perdonar... AGNESE Egli... perdona!... (Beatrice vivamente commossa si ap-pressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello) BEATRICE Con quel perdono, o misera, Ricevi il mio perdono. Salga con queste lagrime A un Dio di pace e amor. AGNESE Ah! la virtù di vivere Da te ricevo in dono... Vivrò, vivrò per piangere Finché si spezzi il cor. ANICHINO e CORO Salga quel pianto al trono D'un Dio di pace e amor. (Odesi marcia funebre) BEATRICE Chi giunge? AGNESE Oimè! BEATRICE Lo veggio... Il funebre corteggio... SCENA ULTIMA Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta sulla gradinata. AGNESE, ANICHINO, CORI E più speme non v'è! BEATRICE La mia costanza Non mi togliete. Anche una stilla, e poi Fia vuotato del tutto e inaridito Questo calice amaro. TUTTI E Iddio ritrarlo Dal labbro tuo non può! BEATRICE Mi dié coraggio Per consumarlo Iddio. (Rizzardo s'innoltra cogli alabardieri) Eccomi pronta... AGNESE Io più non reggo (sviene) BEATRICE Addio Deh! se un'urna è a me concessa Senza un fior non la lasciate, E sovr'essa il ciel pregate Per Filippo, e non per me. (Si avvicina ad Agnese svenuta) Raccontate a questa oppressa Che morendo io l'abbracciai: Che all'Eterno il core alzai A implorar per lei mercé. ANICHINO e CORO Oh! infelice! Oh a qual serbate Fur le genti orrendo esempio! Tristo il suolo in cui lo scempio Di tal donna, o Dio, si fe'! BEATRICE Per chi resta il ciel pregate, Per chi resta, e non per me. BEATRICE (ai soldati) Io vi seguo. CORI Deh! un amplesso... Un amplesso concedete... BEATRICE Io vi abbraccio... non piangete... CORI Chi non piange non ha cor. BEATRICE Ah! la morte a cui m'appresso È trionfo, e non è pena. Qual chi fugge a sua catena, Lascio in terra il mio dolor. È del Giusto al sommo seggio Ch'io già miro e già vagheggio, Della vita a cui m'involo Porto solo - il vostro amor. (Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall'alto e pronunzia l'ultimo Addio. Tutti gli astanti s'inginocchiano) CORI Il suo spirto, o ciel, ricevi, E perdona all'uccisor. FINE

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