Luigi Speranza -- Grice e Gigli: il deutero-esperanto
– la scuola d Recanati – filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Recanati).
Filosofo italiano. Recanati, Macerata, Marche. Grice: “I like Gigli”. Gigli.
Una approfondita trattazione intorno alle teorie del linguaggio appare quando G.
pubblica a Milano “La meta-fisica del linguaggio,” “Scienza nuova anche ai
dotti e pei soli di buon senso, nata come premessa all'elaborazione di una
lingua universale. G., professore di geometria, algebra e scienze naturali
presso numerose università italiane.
Così si legge. Mi occupo d'un progetto di lingua universale pei dotti. Mi avvido
però, che la mia teoria si appoggiano a dei principj di lingua poco o nulla
generalmente conosciuti, perché nessuno ha mai la sofferenza di meditarli.
Quindi lasciato il primo, mi occupo di questo secondo lavoro. E così ha origine
la presente ‘meta-fisica’ del linguaggio. “La Metafisica del Linguaggio.
Scienza nuova anche ai dotti e pei soli di buon senso” (Milano, Fusi).
Immaginato come pro-dromo di un saggio sulla lingua universale, G. discerne e
determina tutte le parti del discorso, e ne giustifica la natura in ottica
filosofica. Sul finire di questo primo saggio accenna alla lingua pei dotti e
cosi la definisce. Lingua universale pei dotti chiamo una lingua che può colla
massima facilità essere scritta parlata ed intesa da tutte le persone colte di
qualunque clima e nazione – inclusa l’italiana. Una lingua, si puo dire, che,
come il latino degl’antichi romani, può sola bastare al disimpegno di tutte le relazioni
scientifiche, politiche, commerciali ec. con qualunque civilizata Contrada del globo; la mia lingua e una lingua
infine in cui dove scriversi e tradursi quanto può essenzialmente interessare
l'intera umanità o più popoli almeno. G.
sceglie d’utilizzare per la sua lingua universale i caratteri, la pronunzia, e
le radici delle parole gallo-latine, cioè della lingua più conosciuta tra i
filosofi eruditi dell'epoca, riservandosi comunque la possibilità di
modificarne alcune parti. Nel discorso preliminare al suo saggio, “Lingua
filosofico-universale pei dotti, preceduta dalla analisi del linguaggio” (Milano),
G. precisa che, nel suo pensiero, parole sono quei segni – contra Grice: “Not
all things that may mean are signs. Words are not.” -- che rappresentano le
idee e che le sue riflessioni sono d’applicarsi alle idee e che solo per
comodità e facilità di spiegazione o apprendimento alle volte è stato associato
un ‘carattere’ – nella accezione leibniziana, dal greco --, un SEGNO alle idee
stesse. Sono piuttosto evidenti i
richiami a Beauzée e alla grammatica del Porto Reggio, da cui soprattutto
riprende le riflessioni che sono alla base della sua ideologia. Le Lingue usate
hanno tutte un FONDO comune – ‘the deep berths’ of Grice -- ; vale a dire, hnno
comune ciò che forma l'assoluta essenza di una e ogni lingua o idioma,
considerato come semplice effetto naturale, vale a dire, razionale. Diverse ‘convenzioni’
– o arbietrarieta -- possono sulla superficie del globo esprimere le stesse idee
con suoni diversi e con diverso ordine dispositivo. Ma le mere stesse idee su
qualunque punto del tempo e del globo hanno sempre la stessa naturale
espressione. BICE GARAVELLI MORTARA, “L'analisi del linguaggio di Gigli”, Teoria
e storia degli studi linguistici. Atti del convegno di studi, cur. Vignuzzi,
Ruggiero, Simone, Roma, Bulzoni. Beauzée redatta, assieme a Marais le voci
linguistiche dell'enciclopedia, o dizionario ragionato “des sciences, des arts
et des métiers”, che si configura come tentativo di sintesi tra l'orientamento
logicizzante della classica grammatica generale e quello empirico derivato da
Locke attraverso Condillac [SIMONE]. La grammatica generale e ragionata “contenant
les fondemens de l'art de parler, expliqués d'une manière claire et naturelle”
d’Arnauld e Lancelot, assieme alla logica - opera di approfondimento e supporto
argomentativo - costituisce forse il saggio più importante sulle trattazioni linguistiche
e sul ragionamento filosofico intorno al problema della lingua. Punto cardine
del pensiero del Porto Reggio è l'esistenza di una grammatica generale che
tenta d’identificare i caratteri propri di ogni lingua, trascurando quelli
specifici di ciascuna e che deve essere anche ragionata non solo perché dedotta
razionalmente da taluni principi filosofici fondamentali, ma anche perché
mirante a riconoscere il modo in cui la ragione si riflette nel linguaggio e quelli
per cui, viceversa, il linguaggio se ne
distacca. La lingua universale si configura come una lingua filosofica a cui
viene donata una forma concreta solo per facilitarne l'esposizione e che, a
differenza di altre lingue universali, non accetta le consuete partizioni delle
grammatiche, ma preferisce sostituirvi una terminologia logicizzante che solo
occasionalmente utilizza il protocollo della grammatica empirica. Eccone i
punti fondamentali. Le seguenti informazioni sono tratte da, Lingua
filosofico-universale pei dotti preceduta dall’analisi del linguaggio, Milano,
Società tipografica de’classici italiani -- suoni e la pronuncia I segni vocalici, così come i suoni, si distinguono
in orali e gutturali (a, e, i, o, u). A questi segni gutturali semplici può
essere aggiunto un accento che indica che la voce deve concentrarsi su di quel
suono. Ai quattro segni gutturali -- a, e, o, u -- si possono sovrapporre e
sottoporre un puntino, che equivale al suono i e indica il dittongo. Se il
punto è *sovrapposto*, allora il dittongo è discendente -- ai, ei, oi, ui. Se
il punto è *sottoposto*, il dittongo è ascendente -- ia, ie, io, iu. Il suono
dittongale i si converte nel suono y nel caso in cui ai dittonghi sia preceduto
o successo un altro suono gutturale o trittongo. Il mutamento deve avvenire
esclusivamente nella pronuncia. Per quanto riguarda i suoni vocalici, la lingua
immaginata da G. è perciò composta di XVIII segni, di cui X semplici (V brevi, senza
accento, e V lunghi, con accento) e VIII composti, tutti lunghi. I segni consonantici si dividono in VI istantanei --
b, p, d, t, x, g -- e XI pro-lungabili --
m, n, f, 1, I, s, V, z, j, c, y»); «b, p, d, t» e «m, n, f, 1, I, s, V, z – e si
pronunciano come in gallo-latino, i restanti al modo seguente: «x» [k], «g»
[gl, «j» [3], «с» Л, «y» [i]. I segni consonantici fin qui esposti possono
divenire forzati qualora la loro pronuncia venga *raddoppiata* e il loro segno
duplicato (es. «ll, bb, ri, ri» ecc.). Vi sono poi dei segni composti, ovvero:
lo i i i i 10. è presente anche il
carattere h che però non corrisponde a nessun suono. I suoni consonantici sono
allora XX, di cui XVII semplici e III composti. Per nominarli è sufficiente
aggiungere a ciascuno la vocale (o segno gutturale) [e] di modo da avere «b»
[be], «p» [pe], «d» [de], ecc. I
caratteri sono del tutto simili a quelli del gallo-latino, salvo le
modificazioni sopra riportate. Le lettere maiuscole sono identiche alle
minuscole nella forma, ma maggiori nella dimensione, come in «Loma». Si usano
solo all'inizio di frase o quando si esprimono oggetti determinati, come i nomi
propri, o qualche loro Derivazione (es. Toma - Lomano). Le sillabe e gli
accenti Le sillabe sono tutte aperte,
cioè terminano necessariamente con suoni gutturali (vocali), ad eccezione delle
ultime che possono terminare con suoni consonantici. Le parole sono tronche nel
caso in cui terminino con un suono vocalico lungo, altrimenti sono piane;
quindi non vi può essere accento principale su sillaba che non termini in
vocale. I numeri da 0 a 9 si indicano con ze, na, vu, tre, fe, fi, xe, la, to, e
no. Per numeri superiori al IX è sufficiente giustapporre in modo sequenziale i
singoli numeri. Es. 19 = 1+9 = «na» + «no» = «nano». Per i numeri che come in
italiano richiedono l'uso del 'cento' e 'mille' si usino le parole «navuze»
(lett. 'uno-due-zero' > 1-00 > 100) e «natreze» ('uno-tre-zero' >
1-000 > 1000) unite agli altri numeri
(es. 1234 > «natreze vu navuze trefe»).Il numero Si usano i simboli « Z » - che per comodità
trascriveremo con «I» - per esprimere singole quantità e « U» - qui trascritto
«U» - per esprimere pluralità (es. 'il padre' « et pero», i padri « U pero»).
In questo modo i nomi e i pronomi possono godere della caratteristica
dell'invariabilità, che concorre sicuramente alla semplificazione del
linguaggio. Il simbolo che esprime il numero è da omettere se ciò che si vuole
esprimere è per sua natura singolo o molteplice.Il genere Per gli oggetti neutri non v'è bisogno di
alcun segno e per neutri si intendono tutti quegli oggetti o concetti che
naturalmente mancano del genere. Per i referenti che hanno un genere è
necessario che vengano preceduti dal loro Nome generico, cioè il nome che
qualifica tutti gli appartenenti a una
stessa specie. Negli elementi della
lingua che esprimono sesso maschile è sufficiente indicare il nome generico,
che quindi esprime ugualmente l'Oggetto in genere o l'Oggetto maschile in
particolare («omno» significherà 'uomo' tanto nel genere - essere umano
generale - quanto nel suo essere maschile in particolare).Per esprimere gli
oggetti femminili viene anteposto al nome maschile la vocale «e» con
puntino sovrapposto (es. «pero» 'padre',
«épero» 'madre'). L'opposizione Per esprimere negazione e rapporti di
antinomia si prepone al nome generale la vocale «a» con puntino sovrapposto
(es. «ba» 'sono', «¿ba» 'non sono'). I
pronomi I pronomi personali sono: «ml» 'io'; «tI» 'tu'; - «l»'egli o esso' maschile, «ell» 'ella
o esa' femminile, «oll»' egli o esso' neutro;
«mU» 'noi'; «tU» 'voi'; «IU» 'essi' maschile, «élU»
'esse' femminile, «olU» 'essi' neutro. Il pronome riflessivo è «so» con puntino
sovrapposto, unico, e valido per l'italiano mi, ti, ci,vi, si, me, te, noi, voi, se'. I nomi
Gigli distingue le Parole Radicali (cioè le parole che esprimono
oggetti, qualità o azioni o rapporti) in variabili (che variano nella
desinenza) e stabili (che non ammettono derivazione). Le Parole radicali
stabili (o semplicemente Radici stabili) non sono trattate da Gigli in questa
sede, ma auspica che una società di scienziati si occupi del Dizionario della
sua lingua, e quindi anche di queste parole, che qui tralascia di spiegare o
giustificare. Le Radici variabili sono
attinte dal francese con queste regole: si scrivono come si
pronunciano e si pronunciano come sono scritte; non v è «h» iniziale; non v'è accento separato dalle lettere; «ç, c, t» +
suono «prossimo al s»7 - forse fricative sibilanti e retroflesse - sono
sostituiti da «s» [s]; dittongo oi
(es. fr. roi, it. 're'") deve essere scritto «o» con punto sovrapposto e
il suono deve essere eseguito di conseguenza; nesso oy (es. fr. moyen, it. 'mezzo, medio') si
scrive come in francese ma si pronuncia [oj]; nessi eu, oeu, u sono sostituiti dal segno e suono
«u» (u]. Le radici delle parole indeterminate finiscono con la vocale «o» (es.
«ommo», fr. homme). Se la parola
francese nella pronuncia termina con «Suono Gutturale lungo» - da intendersi
probabilmente come 'vocale nasale' - si pone «o» dopo questo suono (es. fr.
maison, it. 'casa', diviene
«mesoo»). Se la parola francese termina
con lo r, e che si pronunci o meno è indifferente, è da aggiungere una «o» alla
fine della parola (es. fr. cheval, it. 'cavallo', diviene «cevalo») e così vale
anche per tutte le altre consonanti finali che sempre si pronunciano (es. fr.
lac, it. lago', diviene «laxo»). I nomi
propri di paesi, uomini, ecc. non abbisognano della «o» finale, ma si
pronunciano alla francese o con la pronuncia originale dei paesi da cui
provengono (così che l'it. Roma possa essere pronunciato all'italiana o alla
francese) e sono necessariamente scritti con l'iniziale in carattere minuscolo ma di misura più grande. I segni per designare tutte le situazioni
possibili in cui sono coinvolti i nomi determinati - cioè nomi che non hanno bisogno
di indicazioni di numero - sono otto, invariabili, e devono, se presenti,
essere premessi al nome: «de» (es. 'il padre di Paolo' > «I pero de Pol»),
«se» (es. 'chiamo te' > «chiamo se tI», con marcamento sistematico
dell'oggetto diretto), «ye» (es. 'o Paolo' > «ye Pol»), «ce» (es. 'in voi' > «ce tu»), «je»
(es. 'parlano di voi' > «parlano je tu»), «re» (es. 'diedi a lui' > «diedi re II»), «pe» (es. 'mandai a
Paolo' > «mandai pe Pol»), «ge» (es. 'partirono da Roma' > «partitono ge Roma»). Gli aggettivi
Per quanto riguarda gli aggettivi, questi nella lingua di G. devono
necessariamente terminare in «l». Se la parola francese corrispondente termina
con suono vocalico, si aggiunge semplicemente «l» (es. fr. juste, it. 'giusto',
diviene «justel»); se termina per consonante (che sia pronunciata o meno è
indifferente) questa viene mutata in laterale (es. fr. doux, it. 'dolce',
diviene «dul»); se termina in nesso di cons + le, per metatesi si inserisce il
suono vocalico «e» tra i due consonantici (es. fr. noble, it. 'nobile', diviene
«nobel»); se termina in (I)I + vocale si sopprime la vocale (fr. habile >
abil; fr. tranquille > tranxil); se termina già con l non vi sono
variazioni. Da questi assunti consegue che
la classe aggettivale della lingua di G. sia costituita di sole parole piane,
anche laddove il corrispondente francese preveda l'accento sulla sillaba finale
(es. fr. joli [30 ' li] > jolil
['iolil]). I verbi 308. Voci di Giudizio al Modo Indicativo: mi,
ti, li, èle, ole —mu, te, lu, els, olu (a)
presente -bal io sono, tu sei, egli é noi siamo, voi siete,
ec. presente-relativo - be... io era, tu
eri, ec. passato -be.
.... io fui, ec., o sono-stato, ec.
passato-anteriore — bo.... io era-stato, ec. futuro
- bu.... io sarò, tu sarai, ec.
futuro-anteriore - bur...io saro-stato, ec. 30g. Voci di Giudizio al Modo Condizionato
: mi, te, li, él, ol — mu, tu, lu, élu,
olu presente - bal... io sarei, tu saresti ec. passato
- bil... io sarei-stata, ec. 310.
Voci di Giudizio al Modo Indefinito : xe) mi, i, le els, ole — mu, tu, lu, elu,
olze presente — bar.. che io sia, che tu sii, ec. presente-relativo — ber ... che io fossi, tu
fussi, ec. passato — bur... che io sia-stato, ec. passato-anteriore - bor.. che io fossi-stato,
ec. I modi verbali che presentano delle
differenze tra le persone sono l'Indicativo, il Condizionato (it. condizionale)
e l'Indefinito (it. congiuntivo). Il modo indicativo è composto
dai tempi presente, presente- relativo
(it. imperfetto), passato (it. passato
remoto), passato-anteriore (it.
trapassato prossimo), futuro, futuro-
anteriore; il modo Condizionato dai tempi presente e passato; il
modo Indefinito (it. congiuntivo) da
presente, presente-relativo (it. cong. imperfetto), passato (it. cong.
passato), passato- anteriore (it. cong.
trapassato). Qualora non venga indicato il corrispondente tempo italiano
significa che il nome e la funzione dei tempi pensati da G. sono identici a quelli ITALIANI. L'unico
modo composto di una sola parola - indeclinabile - è il modo generico; tutti
gli altri sono composti da due Voci, una di Giudizio (che indica cioè il tempo
e il modo del verbo) e l'altra di Azione
(che veicola il significato del verbo), secondo la tabella poco sopra.?6 Le diverse persone non sono marcate
morfologicamente sul verbo (es. «mI ba» 'io sono' e «tI ba» 'tu sei'), motivo per cui deve essere sempre
presente il pronome associato (lingua non pro-drop). Le parole esprimenti azioni devono
necessariamente terminare con la vocale «a» e derivano dal participio presente
francese (es. fr. écrivant, it. 'scrivente', diviene «exriva»). Se il francese
manca del participio presente, la radice è attinta dalla sua forma passata
dalla quale vengono eliminate le lettere che seguono la consonante radicale e quelle
che seguono (es. fr. abstrait, it. 'astratto', > «abstra»). I verbi così formati esprimono
sempre l'infinito presente." Vi è
il caso particolare in cui l'«a» sia preceduta da «b» e, per evitare
fraintendimenti - «ba» infatti è la Voce di Giudizio del presente indicativo
dei verbi -, G. sceglie, in questi casi, di sonorizzare la consonante in «p».
Così ad esempio il fr. tombant >
tompa. Per quanto riguarda la diatesi
passiva, è sufficiente sostituire la «a» finale con una «e» alla voce di Azione
(per cui «mi ba ema» 'io amo' > «mi ba eme» 'io sono amato'). Avverbi
Sono indicati dalla lettera «r» finale e sono per la maggior parte
invariabili. Da quel che fin qui si è
trattato si evince che nella lingua di Gigli le parti del discorso si
riconoscono in base alla loro caratteristica o natura, giacché se terminano in
«o» indicano un oggetto, in «l» una qualità, in «a» un'azione, in «r» un
rapporto, e il fatto stesso che contengano queste desinenze li qualifica come
Radicali. G. passa quindi il testimone a un'ipotetica società accademica di 12
scienziati che dovrà, in futuro, scremare il lessico francese di quei termini
che potrebbero donare delle parole troppo complicate e creare il dizionario e
la grammatica della nuova lingua per poi comunicarlo a tutte le nazioni
europee. Si capisce quindi che la lingua è indirizzata solamente al vecchio continente,
o come dice Gigli, l’Europa. Ma la
portata del lavoro di G. supera il mero piano della linguistica, poiché,
ipotizzata la commissione di studiosi, egli ne auspica un'altra, composta dai
membri di tutte le nazioni, che atta
sarebbe a formulare le leggi dei vari paesi in comune accordo. Una lingua per
unificare non solo i parlanti ma anche i regimi, gli stati e i popoli. Il
progetto così concepito è portato avanti dal fratello Luigi G. che presenta
alla camera dei deputati di Torino la lingua universale pensata da G. e il
metodo perché questa fosse insegnata ed appresa, in primis in Italia, da tutte le genti. Si è fin qui dato
non altro che un assaggio della reale grammatica della lingua universale
teorizzata da G., ma il trattato continua per molte altre pagine e scende
quanto più nello specifico. Ella è in sostanza una lingua a posteriori su base
francese, ma con evidente richiamo alle sonorità dell'italiano, con
caratteristiche tipologiche agglutinanti. Ma soprattutto ella rappresenta un
esempio ITALIANO di inter-lingua pervenuto assieme a dei reali esempi pratici. LA
METAFISICA DEL LINGUAGGIO SCIENZA NUOVA ANCHE AI DOTTI
E PEI SOLI DI BUON SENSO OPERA G. CIA PUBLICO PROFESSORE DI
VARIE FACOLTÁ. MILANO FUSI. A PIAZZI, un ALLIEVO di G. САло
СвОСИНЯ Eccovi ultimato il metafisico mio lavoro sulla natura del linguaggio
e sul linguaggio della natura. Esso contiene lo sviluppo di quei principi, dai
quali dovete singolarmente ripetere i rapidi vostri progressi nelle Lingue. Io
quindi ve l'offro in pegno del mio affetto e della mia sodisfazione. Milano. Piazzi
si propone di fare in Milano un publico esperimento di VII lingue – cioè:
italiana, Francese, Spagnuola, Inglese, Tedesca, Latina o Greca. IL
FRONTISPIZIO ED IL COME IL FRONTISPIZIO. I pensiero piè umiliante per una
scritore è quello, che la sua Opera sia nemmeno letta dagli altri Sapendo
che questa è la sorte della massima parte delle Produzioni specialmente
astratte, e volendo pure allontanare da me tale malinconica idea, mi sono
appiglialo all' espediente di stuzzicare l'Amor-proprio dei
Letterati. Quindi intitolai questa mia Metafisica ScIENzA NUOVA
ANCHE AL DOTTI. Eliminata con tale giustificazione una taccia poco
onorevole, mi avvedo che vado procurandomi un titolo anche peggiore. Benchè per
mio conforto l'avrei comune con quasi tutti i miei simili. Sono quindi
costrello dichiarare, che questa Scienza o Produzione può effecsivamente
ritenersi qual' è annunziata dal Frontispizio. lo non ò veramente letto l’opere
di tutti i dotti; ma ò molto meditato sui sagi di quelli che particolarmente si
occuparono di tale materia; come Vaillis, Polio, Durs et omaites, Amile
Lockie in Porto-reale (PORTO REGGIO – PORTO REALE), ed altri. Eppure mi
permetto avranzare, che il mio saggio sulla lingua sarebbe nuovo anche ad
essi. Aggiunsi poi nel Frontispizio PEr soLt DI BUON sENSO - unicamente
per dire ai signori pedanti, che li rispetto, mu non iscrissi per loro. IL
COME. Mi occupavo d' un Progetto di Lingua Universale pei Dotti; e questo
non per elezione o capriccio ma per effetto irresistibile d'una specie di
convulsione alla testa, simile a quelle che un Poeta chiamerebbe —
divini Furori,; però, che le mie teorie si appoggiavano a dei Principj di
Lingua poco o nulla generalmente conosciuti, perche nessuno ebbe mai la
sofferenza di meditarli. Quindi la- I as oi orisine lo preaue Meatice del
inguag Chiunque si darà la pena di leggerla, vedrà facilmente che nello
scriverla io non dimenticai il Progetto di Lingua Universale; e quindi che vi ò
esposto delle cose, le quali altrimenti potevano tralasciarsi.
METAFISICA DEL LINGUAGGIO. IL Linguaggio è il mezo più comune, di cui ei
servono gli Uomini per comunicarsi reciprocamente i bisogni i desideri i
pensieri. — L'uso, inseparabile dalla cono verza sociale, ongaia cinci
Guindi io teorie Il Filosofo però, che deve su tutto portare il suo
ciò che apprese per prattica? E nel secolo dell' analisi dovremo con
indifferenza veder sepolto nelle tenebre d' una rugginosa igno-
distintivo siasitivo per cui l'uomo si pone, primo fia gli Esseri A me
sembra, che troppo debba interessarci il conoscere una cosa, che ci riguarda si
davvicino e clie inseparabile dalla nostra sociale esistenza. Quindi mi
permetto esporre il risultato delle mie meditazioni, considerando separatamente
i materiali del Linguaggio ossia le Voci J. Come Elementi del Discorso -
Il. Come Parti del Discorso. DELLE VOCI ELEMENTI DEL DISCORSO. Le Voci, prese
com' Elementi del Discorso cioè isolatamente, da noi si distinguono in
Radicali, Derivate e Sostituite. da ara voce conosinta ed isata nilla
mdesima Lingua: come Sole, dolce, fuggire ec. 4: Derivate son
quelle, che provengono da voci conosciute ed usate nella medesima Lingua: come
Solare, dolcezza, fuggitivo ec. 5 Sodi e ne il e del me vene
chiacerta ed usate nella medesima Lingua: come mio, pensante, egli ec.
per di me, che pensa ec. DELLE VOCI RADICALI Le voci Radicali furono
fissate dai Primi, che parlarono una data Lingua qualunque; e i Posteri debbono
adattirsi ad apprenderle. se indi è rendi in convenione sociale chi
ruerai suoni radicali meramente per capriccio e per vana poipa di
spirito; ma è ciascuno autorizato a produrre delle voci nuove quando s'abbia ad
esprimere un'idea qualunque in quella Lingua non espressa fin ora.
7 le voci Radicali da noi si distinguono in voci di Cosa, di Giudizio e di
Rapporto. Voci di Cosa Bhi laro pualid; 6 ore guesto ura le mon
ih terrotta di moltiplici varianti Azioni. Le voci destinate ad
esprimere queste Azioni Oggetti e Qualità, son quelle che noi chiamiamo Voci di
Cosa, perchè esprimenti qualche Cosa di assoluto e reale, o che almeno come
tale si concepisce da noi. Oggetti 20% coepiae capace d tare o mietre tur
Acone he 11. La voce esprimente un Oggetto qualunque sarà da noi detta
Nome sostantivo o semplicemente Sostanti-vo; essendo molto facile rilevare
dalla definizione data sere Sostativo osia Suite Darto deve di
necesia Benchè in natura gli
Oggetti sieno tutti determinati perchè individui, pure i Nomi che li esprimono
sono nella massima parte indeterminati. Ed infatti perchè e come assegnare un
nome distinto a ciascuno di quegli Oggetti innumerabili, che presentano in
complesso le atesse particolarità; che per la loro somiglianza sembrano quasi
diramazioni d'un solo; che si mostrano quasi subito scomparire dalla faccia del
creato? - Nel Linguaggio è dunque necessario distinguere i Sostantivi in
determinali e indeterminati. E determinato ogni Sostantivo, che presenta allo
spirito un Oggetto individuo e che non può assolatamente esser confuso cou
alcun altro; come Roma, Dinubio, Europa ec: Ed è indeterminato ogni Sostantivo,
che presenta allo spirito un Oggetto generico o almeno plicabile
praticamente a varj individui della natura; come Uomo, Piantu, Fiume ec. Qualità
Qualità da noi chiamasi -
ciò, che un Oggetto à in se di rimarcabile, e che potrebbe anche non avere
senza però cessare d' esistere La Voce esprimente una Qualità qualunque sarà da noi
detta Nome qualitativo o semplicemente Quali-tativo. Proprietà chiamasi - tutto
ciò, senza cui l'Oggetto non potrebbe esistere —. Quindi le proprietà d'ogni
Oggetto sono tutte comprese nel nome dell'Oggetto medesimo. E. sico po
ciò che inalia costa di Proietà, ipo all sapere in ogni Oggetto ben
distinguere l'una cosa dall' altra. 17. Dopo ciò è facile intendere, che
non può dirsi - fuoco caldo, neve bianca, Sole lucente ec. —; perchò caldo
bianca lucente, in questi Oggetti non sono Qua lità ma Proprietà, e quindi
espresse rispettivamente nei Sostantivi fuoco neve Sole —. ao le
orienti non pue die lo Proprio dali Dege runea neve Sole ec, escludono
rispettivamente le qualità freddo bruna oscuro. Azioni Azione da noi chiamasi -
tutto ciò, che un Oggetto qualunque può fare . È poi facile conoscere, che
delle Azioni alcune niscono in chi: le fa, come dormire correre ec.; ed
altre finiscono in un Oggetto diverso da quello che le ta, come premiare
ferire ec. — Noi chiameremo le prime Azioni determinate, e indeterminate le
seconde. CAPO II Voci di Giudizio 20. L'Uomo nello stato di
natura per poco osservatore che sia, facilmente si avvede, che le Qualità e le
Azioni dipendono assolutamente dagli Oggetti; e che le prime ne sono come
altrettante emanazioni trettante conseguenze. Eli quindi come seco de siderale
è sua prima cura osservare attentamente e quali diflonda o includa Qualità, e
di quali Azioni sia desso capace Conseguenza naturalissima di tale
osservazione sarà il conoscere lo stato e le particolarità dell'Oggetto; e
quindi se ad esso convenga o non convenga tale o tal altra Azione e
Qualità. 22. Se dunque l'uomo abbia a comunicare la sua sco- tani
quello d'una data Azione o Qualità. La prima è da noi detta Voce di Giudizio
affermativo, la seconda Voce di Giudizio negativo. 25. In Italiano essere
è l'espressione generica di Giudizio affermativo, non essere quella di Giudizio
negativo. Verbi 24. Dall' esposto superiormente (20 e seg.) è
facile rica erche e che guasti debono a no avera con alla natura
delle cose, ma all' ingegnosa variante bizzarria degli uomini.
Infatti correre, scriver-, premiare cc. in natura signicano essere corrente,
scrivente, premiante ec.; e il solo capriccio o tutt' al più l'amore di brevità
con gravissima lesione della chiarezza e facilità di Lingua restrinse queste
due distintissime Voci in una sola. Richiedendo quindi
l'analisi del Linguaggio che sia il tutto possibilmente riportato ai suoi primi
elementi, si vedrà di leggieri quanto importi l' esercitarsi nella
decomposizione dei Verbi onde averne una giusta analitica idea. Questa
decomposizione è per altro della massima facilità, fissando che da noi con
definizione esattissima chiamasi Verbo - ogni parola composta di due Voci,
l'una di Giudizio l'altra di Azione -. E siccome ogni Azione è di sua natura determinata o
indeterminata (19), così chiameremo rispettivamente determinato o indeterminato
anche il Verbo che la esprime. CAPO III Voci di Rapporto Fissate le Voci di Giudizio
e di Cosa, può l'uomo convenientemente spiegare agli altri la sua situazione, i
suoi bisogni, la sua volontà. Ma le Cose, ossia gli Oggetti le Qualità e le
Azioni (9), ànno o possono avere molti e diversi Rapporti fra loro, come di
tempo d'or- dinque con precise sue per esprio ste ure dele Voci per
ciascuno di tali Rapporti. 28. Cosa nel nostro senso debba intendersi per
Rap-porto, è più facile rilevarlo dal contesto di questo Capitolo che
definirlo. Pure per chi ne bramasse la defini-zione, dico per Rapporto nel
nostro senso intendersi - tutto ciò, che ci offre una Cosa Bon in
ar sesa ia unicanee fispalo ad ace coseata 29. Premesso, che non tutte le
Cose possono o debbono avere gli stessi Rapporti, ch' è quasi impossibile
asco il prino pass et molte facile progredire da se cola sola guida
dell'analogia e del buon senso; mi limiterò fare di tali Rapporti
quell' analitica esposizione che à trovato più conveniente al mio
scopo. Luogo 30. Luogo significa — Punto o Aggregato di Punti;
occupato da un Corpo qualunque nello Spazio ossia nella Natura Fissata
questa definizione, l'idea che da tutti naturalmente si acquista d'un Corpo
cioè - d' un Oggetto fisico materiale fa
chiaram ente conoscere, 1.° che uno stesso Corpo non può trovarsi in due
luoghi diversi al tempo stesso; 2.° che due o più corpi al medesimo tempo non
ponno occupare lo stesso identico luogo. 52. Ora è cosa molt' ovvia, che
l'uomo debba const- dena due mini i ti fidi e teso la che nanza o
lontananza, le parti superiore interna ec. Egli dunque dovrà necessariamente
far uso di espressioni, che facciano conoscere tali Rapporti, e che noi
chiameremo Voci di Luogo; come sopra, saso, fuori, pres- so, lontano
ec. Tempo Dal Moto nasce
naturalmente l'idea del Tempo. Infatti il Moto non è, che — l'efletto del passaggio
d'un Corpo dall'uno ad altro Punto dello Spazio -. aue Poi non tendo al melei
in tan omogaisi il Moto essendo necessariamente diverso da quello in
cui movendosi dello Spazio che percorre. Quindi per fare il suo
passaggio impiegherà tant' Istanti quanti sono i Punti sulla linea percorsa;
vale a dire nel primo Istante si troverà sul primo Punto, nel secondo Istante
sul secondo Punto, e così di seguito finchè nell'ultimo Istante
sarà sull' ultimo Punto del suo cammino — Ma i Punti dello Spazio
percorsi dal Corpo si succedono immediatamente e formano come una
continuata Catena o meglio una Linea conti-puata - Dunque anche gl' Istanti,
nei quali avviene l'occupazione de varj Punti, debbono succedersi
immediatamente e formare una Linea continuata o meglio una continuata Catena.
35. Dunque in qualsivoglia Moto immaginando con nione a percorrere i for
Punti ello Spazio ha Pa tali Istanti forma ciò, che da noi chiamasi
Tempo impiegato da un Corpo per eseguire il suo mo-vimento. Dunque dal
Moto nasce naturalmente l'idea del Tempo. 36. Dunque, riflettendo che
un'Azione specialmente • Aggregato d'Istanti, in cui à luogo un'Azione
qualunque — Tempo Gode o Mout ceamile di ertite a Natia medesimp
d poggino dall'una parte al principio dall'altra al fine della fisica
esistenza. 38. Fissata con chiarezza questa Linea generica di Te
vari di fe Padee d'immaginaziona el stipic assolute e possibili
Azioni. (a) Due lince sono paralel'e, quando su tutti i punti sieno
sempre ugualmente distanti fra loro. Ma di questo parleremo in
seguito (155 e seg.). Quindi mente le Azioni possono avere per esprimerli —
Queste Voci sono oggi, adesso, jeri, un anno fa, da qui a un mese, subito ec.;
che noi perciò chiameremo Voci di Tempo. Tempo 30. Ponendoci coll'
immaginazione in qualunque Punto della generica Linea di Tempo (57), ci sarà
facile ve-dere, che molte Azioni furono già consumate; che molte debbono ancora
effettuarsi; e che molte si eseguiscono al momento in cui osserviamo. Avremo
dunque su questa cine debo era fa veti se decorsi tante erico indanti
sibile che separa sempre queste due Serie. • Aggegato ant preo sula pra
sale, di Leae futuro qualunque Istante o Aggregato d'Istanti preso nella
seconda serie, e di Tempo presente l'Istante unico indivisibile che separa il
Passato dal Futuro. 4r. I Tempi passato e futuro, essendo formati d'
una Tunga se e d'onti pone da nei onidri dion, o come Passato e
Futuro riferibile ad un precisato Punto della serie - Quindi il Tempo Passato
egualmente che ‹il Futuro sarà determinato o indeterminato. I. E
determinato, se esprimiamo l'Istante o Aggregato d'Istanti in cui avvenne o
avverrà l'Azione; cone l'aio tale Il mese tale ec. Il. È
indeterminato, se riporteremo l'Azione al Passato o Futuro genericamente e
senza fissare limite aletino sulla linea del Tempo; cone viddi, partirò
ec. 42. Il Tempo Presente, come formato d' un solo Istante indivisibile,
è sempre determinato di sua natura. Numero Gli Oggetti d'una stessa
specie si presentano all'uomo ora isolati cioè in numero di uno, come albero,
stella ec.; ed ora uniti cioè in numero di più, come alberi, stelle ec. — La
chiarezza del discorso esigge na-turalmente, che si specifichi se uno o più
furono gli Oggetti in una data Azione o Giudizio, ossia che si spe-citichi il
Rapporto di Numero. Le espressioni
destinate a far conoscere tale Rap- Voci di Numero. 45. Il Numero di uno
ossia un Oggetto isolato è, riguardo al numero, sempre determinato di sua
natura. Ma il numero di più può essere determinato, o
indeter-minato. 1. E determinato, se si esprima da quanti uno desso è
formato; come cinque, nove, cento ec. che sono ri- in gekere, cioè senza
fissare da quanti uno o unità sia desso formato; come alcuni, parecchi, molti
ec. Ordine lungo una stessa linea continuata. piamo delle
linee tanto nello Spazio che nel Tempo (35 e 37), così nelle Cose potremo aver
Ordine e di Spazio e di Tempo. 47. Posto dunque che più Cose della
stessa specie sieno schierate lungo una medesima linea, determinare I' Ordine
d'una qualunque di esse significa — fissare il Punto che lazione dee apa
ore leitea fila lo un camente sulla linea medesi- ma -
dovrà essere necessariamente espresso con Voci apposite, che noi
chiameremo Voci d' Ordine; come primo, se- condo, ultimo, in seguito,
dipoi, infine ec. Sesso 49. In quasi tutte le Specie d' Esseri
Organici, ossia ae Maschi codele Promie Le funon ai tal Pears
essendo diverse come diversa n'è la struttura, l'Osserva- da lui
nominato. Noi chiameremo tali espressioni Voci o Segni di Sesso (a); A
mia cognizione la Lingua Inglese è la sola delle Eu-ropee, che abbia benchè non
sempre Santaguete il Seso masclile dal epmine, Le lre pe- gue
usarono invece generalmente una varietà di desinenza. Aumento e
Diminuzione 50. Fissato coll' esperienza il valore e l'idea
assoluta aumentarsi fino ad un massimo, e diminuirsi fino ad un minimo
anzi fino a zero. dete) Sere se be ler ade sapere fra tazione po
sedere e la distinzione tra il Maschio e la Femmina. -- Con tale
osservazione pretendo unicamente giustificarmi, se à sostituita desso alla
parola genere non esatta e di doppio siguificato. Infatti,
data una Linea retta obliqua (138), se si stabilisca il di lei Punto medio come
esprimente lo stato assoluto della Qualità, possiamo agevolmente concepire questa
Qualità capace gradatamente tanto di salire fino interiore di le etrlinea
canto di scendehe in aulla lità aumenti d'intensità e di forza a misura
che sale, e ne diminuisca a misura che scende per questa immagi nata linea
obliqua, sarà facile formarsi un'idea dei vari Aumenti e Diminuzioni che può
dessa successivamente subire. 5r. Dato quindi che una Qualità sia fuori
del sto stato assoluto, se vorremo il punt, de la tea precisare Va, eon
ecione socia pression indicenti Voci dimento a Diminusione; come mala
almi, inniamente, poco, ne generalmente col dare al nome di Qualità la
desiaenza issimo: beliis- sino, dolcissimo ec. Modificazione
52. Come le Qualità sono suscettibili d'Aumento e Diminuzione ( 5o), così le
Azioni sono suscettibili di Modificazione cioè — di prendere un aspetto
differente, ritenendo però il carattere originario — 55. Per ben
intendere nel nostro senso la forza della parola Modificazione conviene
avvertire, che ogni Azione, in natura il suo valore assoluto; che questo valore
assoluto è nelle Azioni invariabile; e che una stessa Azione dev'essere e sarà
sempre eseguita nel modo me-desimo. Quindi una stessa Azione ripetuta anche un
numero infinito di volte presenterà sempre allo spirito la stessa idea, e però
sarà sempre espressa dalla medesima Voce. Ma le stesse Azioni
benche sempre conservino inalterabile il loro assoluto valore, pouno in diverse
circostanze essere accompagnate da qualche inseparabile o di
Eguaglianza e Differenza, come dai due Paragrafi seguenti. 59. Il
Confronto può farsi anche sulle Azioni o Qualità d' un solo Oggetto. In tal
caso però dobbiamo contemplar tale Oggetto in epoche diverse, ossia coll' ajuto
della memoria dobbiamo considerarlo come pluralizato. Quindi potremo
giustamente applicarvi la teoria sovraesposta (57 e seg.) per Oggetti frà loro
diversi. Eguaglianza 60. Due cose sono eguali, quando non è
possibile assegnare frà loro alcuna diversità - Dunque non può darsi
eguaglianza negli Oggetti, perchè tutti presentano delle varietà rimarchevoli.
E però cosa molt' ovvia rinve- nire angue esstendo in natura delle Coe
gorati tra loro di poni per predicare ueta esagio a de Far Voci d'
Eguagliunza; come al pari, egualmente, tanto quanto ec. Differenza
62. Confrontate due Cose della stessa natura e trove-tele non eguali, - la
quantità di cui una supera l'altra - è ciò che propriamente costituisce
la Differenza tra queste due cose 63 I soli Matematici anno un esatta
nozione del va- unicamente frà Cose non della stessa natura; e la
Differenza invece esiste unicamente frà Cose di medesima natura. Quindi si dirà
che — il Bianco è diverso dal Rosso — è - il Bianco-neve à differente dal
Bianco- latte — o di Eguaglianza e Differenza, come dai due
Paragrafi seguenti. 59. Il Confronto può farsi anche sulle Azioni o
Qualità d' un solo Oggetto. In tal caso però dobbiamo contemplar tale Oggetto
in epoche diverse, ossia coll' ajuto della memoria dobbiamo considerarlo come
pluralizato. Quindi potremo giustamente applicarvi la teoria sovraesposta
(57 e seg.) per Oggetti frà loro diversi. Eguaglianza 60. Due cose
sono eguali, quando non è possibile assegnare frà loro alcuna diversità -
Dunque non può darsi eguaglianza negli Oggetti, perchè tutti presentano delle
varietà rimarchevoli. E però cosa molt' ovvia rinve- nire angue esstendo
in natura delle Coe gorati tra loro di poni per predicare ueta esagio a
de Far Voci d' Eguagliunza; come al pari, egualmente, tanto quanto
ec. Differenza 62. Confrontate due Cose della stessa natura e trove-tele
non eguali, - la quantità di cui una supera l'altra - è ciò che
propriamente costituisce la Differenza tra queste due cose 63 I soli
Matematici anno un esatta nozione del va- unicamente frà Cose non della
stessa natura; e la Differenza invece esiste unicamente frà Cose di medesima
natura. Quindi si dirà che — il Bianco è diverso dal Rosso — è - il
Bianco-neve à differente dal Bianco- latte Esistendo in natura delle
differenze, l'Uomo necessariamente si troverà molte volte in situazione
d'indi- più, meno, maggiore ec. Somiglianza 65. Due Cose sono
simili, quando anno eguali Proprietà (16), senza riguardo phie ponto,
senza re terenti e anche diverse (03). 66. Infinite essendo le Cose
simili che ci offre la Na- porta, biana dosiamo biano di indi a tale
ape chiameremo Voci di Somiglianza. In Italiano le Voci di
Soniglianza in fondo si riducono tutte alla parola Simile. Identid Identico deriva dalla voce
Latina idem, che significa istesso - Non esistendo in natura Oggetti eguali
perfettamente trà loro (60), deriva la necessaria conseguenza che ogni Oggetto
aver deve i distintivi suoi par-ticolari; e questi particolari Distintivi
formano appunto ciò che serve a identificare ogni Oggetto. Quindi per determinare
l'Identità d' un Oggetto bisogna far della sua specie rimane
dopoci, e raiolare unicamente ciù che in csso 69. Trovandoci sovente in
bisogno di esprimere l'Identità negli Oggetti, faremo dunque uso di voci
apposite che chiameremo Voci d'Identità; come stesso, medesimo ec.
Approssimazione cli la Sesa Sualta o Cciore tor E in lutt eguate
pree fettamente; ma si conosce al tempo stesso, che la ditle serse
o de colionto mon cugua asoluta preitone ai assoluta precisione di
calcolo, basterà che l'Uomo indichi la conosciuta approssimativa eguaglianza.
mere i du di ora far di espresioni, he chia. a un dipresso
ec. Connessione 72. Benché in Natura le Cose sieno tutte isolate,
allo spirito dell' osservatore pur si presentano spesso unite fra Joro. Questo
Rapporto d'Unione è troppo frequente ed essersi etere, e nee aria di
Connesione poie insieme, e, anche ec. Esclusione 73. Da una o più
Cose è molte volte necessario allon-tanarne altre, che o vi sono o vi sogliono
o vi possono essere unite. Quindi per indicare quali cose si allontanano ossia
si escludono, dobbiamo far uso di apposite espressioni, che chiameremo Voci di
Esclusione; come senza, nè, neppure, soltanto, unicamente ec. Alcune di
queste voci come soltanto, unicamente ec. lontanamento o esclusione di
tutte le altre, parmi che per maggiore semplicità ner ma Cinon inazioi di
su somprendersiDichiarazione 74. Uno stesso Oggetto può in diverse circostanze
trovarsi in situazioni diverse. L'intelligenza e la chiarezza del discorso
esigge quindi, che in ciascuna circostanza si dichiari qual n' è la vera
situazione. 75. Di questo tratteremo in
seguito (259 e seg.) dif-fusamente. Intanto per ora basta fissare, che
chiamiamo Voci di Dichiarazione quelle voei che stabiliscono e fanno conoscere
nel discorso la vera situazione dell'Og- getto; come di, a, da ec. SULLE VOCI
DI RAPPORTO 76. Oltre i molti analizati finora esistono tra le Cose moltissimi
altri Rapporti, come di Cagione, Mezzo, distintamente - lo però mi
Carne T analit, t perche riecirebbe linga troppe e nojosa; sì perchè come
premisi (29), dopo l'esposto Anora può ciascuno facilmente continuarla da
se. DELLE VOCI RADICALI 77. Le Voci radicali esprimono o Cose o
Giudizj o . Rapporti. • I. Le Cose sono o Oggetti o Azioni o
Qualità. II. I Giudizj sono o affermativi o negaivi; e il Verbo non
è che un composto di due voci, una di Giudizio l'altra di Azione. III. I
Rapporti frà le Cose sono moltissimi; e per averne cognizione completa bisogna
meditarli attentamen-te, facendo la debita analisi su buoni squarci di
Lingua.DELLE VOCI DERIVATE -8. Deriate chiamiamo (4) le voci provenienti
dalle Radicali, e che sono propriamente destinate ad esprimere come una
modalità ossia una diversa forma, un nuovo impasto della voce radicale: Così
celeste, montuoso, virtù, fedelmente, prolungare ec. sono voci derivate dalle
radicali cielo, monte, virtuoso, fedele, lungo ec. 79. Siccome esigge
l'analisi, ehe nelle voci derivate sappiamo scoprire e determinare la Radice
primitiva esistente in una medesima lingua, così è necessario esaminare in
dettaglio le varie generiche Derivazioni che abbiamo dalle diverse generiche
Radici - Quindi anali-zeremo successivamente ciò che deriva in genere dalle
voci radicali di Cosa di Giudizio e di Rapporto, avver: tendo che le Lingue
praticamente sono nelle Derivazioni irregolarissime e capricciose. Prima
d' inoltrarci in quest' analisi trovo però necessario dar ragione di alcune
nuove Parole da me introdotte per semplificazione. NOMENCLATURA
nostro spirito invece ama vedersi richiamate miale ile col der umero
pisibile di segue pli indispensabile, come si rileverà nel decorso dell'
Opera. Quindi potrà essere rigettata da chiunque non amasse adottarla. Che
non è qui necessario fissare il valore delle nuove parole introdotte, giacchè
si andrà fissando nel decorso dell' Opera senza quasi avvedersene: Quindi per
ora basta prenderne una nozione generica; e alla fine del libro se ne
troveranno di seguito le opportune definizioni. Che non o prima parlato di questa Nomenclatura,
perchè finora non s'è data occasione di doverne far uso. ELEMENTI DELLA
NOMENCLATURA Dodici sono, almeno per ora, gli Elementi di que- sa silabe
E gurs empre trata dala paroa le douc sempre tirata dalla parola che dev'esprimere:
Non o però in questo tenuto regola fissa, avendo specialmente avuto riguardo
atia minore asprezza delle Combinazioni Ecco i dodici Elementi con
di fronte il loro rispettivo valore : ra ge qua
SO sta radice oggetto qualità azione sostantivo astratto 1 bui = guaitativo
verbo то modificazione po rapporto ter
determinante se segno COMBINAZIONE DEGLI ELEMENTI Per
esprimere, che una Voce proviene da una Radice o di Oggetto o di Qualita
o di Azione o di Hap- Azione o Rapporto. 83. Siccome da ciascuna o
almeno da alcune di tali Radici può derivare un Sostantivo astratto o un
Qua- iprime i con Medicazione e le con ner zioni superiori l'
elemento o elementi adattati alla circo- stanza: Potremo dunque
avere 84. Sostarage, sostaraqua, sostarazi, sostarapo, cioe
Sostantivo astratto proveniente da rage, raqua ec. (82)= Quirage,
quiraqua, quirazi, quirapo, cioè Qualitativo proveniente da rage da raque ec. Morage, moraqua, morazi,
morapo, cioè 10- dificazione proveniente da rage da raqua ec. Borage, boraqua, borazi,
borapo, cioè Verbo proveniente da rage da raqua ec. Anche dai Nomi Quattativi
di qualunque provenienza deriva quasi sempre un sostantivo astratto una
Modificazione ed un Verbo. Per esprimere tali Derivazioni basterà preporre i
loro Elementi alle Combinazioni sovraespresse (85): Avremo quindi secondo i
varj casi Sostaquirage, moquirage,
boquirage ec. cioè Sostantivo astratto oppure Modificazione ovvero Verbo
proveniente da Nome qualitativo il quale deriva da rage o razi o ec. (82). go.
Fissato negli Elementi (8) che ter esprime de-terminante, terge significherà determinante-Oggetto
o di Oggetto, terzi determinante-Azione o di Azione. Quindi, se a queste
Combinazioni preporremo T'Ele-mento della parola che fà l' ufficio di
determinante, potremo avere Soterge, quiterge, boterge cioè Sostantivo oppure
Qualitativo ovvero Verbo determinante un Oggetto: 95. Soterzi, boterzi,
quiterzi, cioè sostantivo, o Verbo ec. determinante un' Azione.
AVVERTENZA 94. Le sovraespresse Combinazioni di Nomenclatura non anno
tutte luogo praticamente •nel discorso : Cost per esempio non abbiamo in natura
nè quiraqua nè qui-terzi ec. lo però le indicai unicamente per mostrare la
ciascuno secondo le circostanze for- le opportune e qui non espresse
Combina- zioni. Ritorniamo adesso all'analisi delle
Derivazioni. Derivazioni dalle Radici di Cosa
intendiamo en aven de sated 9l chion bolto e Dudlia, cole l'ordine
e la necessaria chiarezza che n' esaminiamo pai-titamente le varie generiche
Derivazioni. ARTICOLO 1.° Dalle Radici di Oggetto yole de
obiane atrburgh in ge di Qualia cid che fo ta l'esso oil si ta la
proprietà d'ue del Oogetto. qualificante la forma di nome Qualitativo: Così da
mon-se, radice, leone ec. abbiamo montuoso, radicale, leonino ec.
97. Dalle Radici di Oggetto può dunque derivare un Nome qualitativo, che da noi
sarà chiamato Quirage (85) cioè — Qualitativo proveniente da Nome radicale di
Oggetto -. AVVERTENZA re, onare, vesire O, coe Contengone in bode
11 nome dell'Oggetto che si usa nell'Azione, sembra derivino da una
Radice di Oggetto. Si avverta però, che Queste e simili sono Voci non derivate,
ma radicali di Qualitativi radicale, montuoso ec. Dalle Radici
di Qualità 100. Dalle Radici di Qualità abbiamo tre Derivazioni -
una Voce di Modificazione, ti Sostantivo astratto, ed un Verbo - delle quali
tratteremo separatamente. PARAGRAFO 1.° Modificazione
derivata 10r. Per fissare chiaramente un' Azione bisogna non di rado attribuirle
l'essenza di qualche Qualità; ossia col- rio dare al nome di Qualità l'
aspetto di Modificazione (55): Così da onesto facile veloce ec. abbiamo
one-stamenie facilmente velocemente ec. 102. Ogni voce di Modificazione,
derivata così da una Modificazione: Così per esempio abbiamo
radicalmente pal quai rtivo e dicale Delevainhe sasa stesso dallia
roce mate Moquirage (89). 104. Quindi onestamente facilmente
velocemente ec. dalle radiali, cilità veloci di Modificazione derivanti
Qualità veloce facile onesto ec. E radicalmente leoninamente
montuosamente ec. sono Moquirage, cioè - Voci di Modificazione
derivanti dai Quatitativi radicale leonino montuoso ec. già derivati dalle Voci
radicali di Oggetto radice leone monte ec. —Sostantivo astratto derivato
105. Dalle Radici di Qualità deriva un sostantivo astrat-to, come onestà
modestia velocità ec. provenienti dai Qualitativi onesto modesto veloce
ec. natura è unita inseparabilmente a delle altre - La fa-
so le qui facime te trare e siene mediachi, e non Ora dati più Oggetti,
se si astragga da tutti una stessa Qualita, allo spirito del Filosofo questa
Qualità ai resenta comia i getto generia il astrale afica quindi ne
forma così un Ente, il quale propriamente non esiste che nella sua maniera di
concepire. — Sostantivo astratto proveniente da nome radicale di
Qualita 一 108.
Anche dai Quirage (97) derivano dei Sostantivi astratti; come da radicale
montuoso ec. radicalità montuosità ec.
Essendo quindi essenzialissimo nelle Voci der yal distintive
serano la nator della So parie- Eatro, i uale deiva da None radcale dr
oigeg PARAGRAFO 3.° Verbo derivato 109. Spesso gli Uomini si
trovano in situazione di dare ad un Oggetto una Qualità che non
aveva. Tale operazione si esprime dando alla radice di Qualità l'aspetto e la
natura di Verbo; come dolcificare, facilitare, appianare ec. che significa
render dolce, piano, facile ec. Dunque dalle radici di Qualità deriva
ancora un Verbo: 110. Ogni Verbo così derivato esprimente l'Azione di
attribuire ad un Oggetto una Qualità che prima non everso prove la no da
hime ta Bora di (u,, cioè Dalle Radici di Azione 111. Distinte le
Azioni in determinate e indetermina- ciascuna PARAGRAFO 1.°
Voci attive e passive 112. Ogni Giudizio di Azione oltre la Voce
giudicante cioè essere (23) richiede una voce di Azione, ed un Oggetto che
forma come il cardine del giudizio stesso (a); come Pietro e Tizio in - Pietro
è amante, Tizio è amato - Ora quest' Oggetto del giudizio o eseguisce desso
l'Azione su cui cade il Giudizio, o semplicemente la ri-ceve: Se la eseguisce,
è in istato d'attività; come - Pietro è amante -; ed è invece in istato di
passività (b), se la riceve; come - Tizio è amato. Ma il nome dell'Oggetto è
inalterabile, cioe esprimere se net giudizio è desso ativo o passivo - Dun-que,
il Giudizio non essendo formato che da trè cose cioè — Oggetto, Voce giudicante
ed Azione (112) - l'attività o passività dell' Oggetto dovrà essere espressa
dalla voce di Azione. 115. Dunque chiameremo attiva - quella Voce di
Azione la quale indica che l'Oggetto del Gtudizio è attivo —; come amante in
Pietro ama ossia è amante : Lo stesso dicasi dei Giudizi di Qualità: ma qui il
discorso cade soltanto su queili di Azione. Passività nel nostro senso
non significa patimento ma ricevimento; ossia un Oggetto è nel nostro senso
passivo, ogni volta che riceve un' Azione. E chiameremo passiva - quella voce
di Azione, la quale ania iner io anetto del giudizio —; cone 116. E
qui necessario avvertire, che nella Lingua Italiana come in molte altre si
presentano sotto apparenza passiva delle Voci di Azione che assolutamente non
sono decomporre ed analizare simili espressioni; giacchè è di somma
importanza il saper bene e facilmente distinguere le Voci attive dalle passive,
e quelle che sono realmente tali da quelle che ne anno la sola apparenza.
Di Azione Determinata Presa per Radice di Azione l' espressione del
Giudizio generico-determinante al presente ( 147) ossia l' e-pressio, sedere e
dalle Radici verbali di Azione determinata deriva una Voce attiva, un Nome di
Azione ed un Nome di Attore — Si avverta, che non tutte le Radici di Azione
determinata anno praticamente queste tre Derivazioni : Così dormire per esempio
non à nè la Voce attiva, nè il Nome di Attore; e gioire non presenta alcuna
derivazione. YOGE ATTIVA Azione determinata essendo quella che termina in chi
la eseguisce (19), è chiaro che in tali Azioni l'Oggetto del giudizio non può
non essere attivo. Ma lo stato dell'Oggetto è espresso dalla • Voce di Azione (
114). Dunque dalle radici di Azione determinata deve primie-ramente derivare e
deriva una Voce aira, come cor- rente, sedente ec.NOME DI AZIONE
119. Deriva inoltre una Voce, la quale esprime l'Azione in genere come Oggetto;
vale a dire una Voce - esprimente l'Azione qual'Oggetto, e al tempo stesso
esprimente una certa continuazione di durata o di tempo nellazie i
drivazioni saranno da noi rsi, une semi d'Azione. NONE DX
ATTORE 120. Molte volte dobbiamo o ci piace esprimere un Oggetto, non
qual esiste in natura ma solo come Agente in ta caso a oni due i assia se
plice alla adice vibale un aspetto di sostantivo; e la voce che ne
risulta è da noi chiamata Nome di Attore; come espositore, coltiva- tore,
vincitore ec. PaRAGrAFo 3.° Di Azione Indeterminata 121.
Presa egualmente (117) per Radice di Azione l'e- Edicio ve vallai del nei
deto minio presa primelle mente una Voce altiva, un Nome di Azione ed un
Nome di Attore, come dalle Radici di Azione determinata (117): Così da
esporre abbiamo esponente, esposizione ed espo-sitore; coltivante, coltivazione
ec. da coltivare ec. - Infatti, applicando pel Nome di Azione e di Attore
il già esposto (119 e 120), il Verbo deve avere una Voce inoltre una Voce
passiva ed un Nome Qualitativo., VOCE PASSIVA 125. Azione
indeterminata, essendo quella che non termina in chi la eseguisce (19), è
chiaro che l'Oggetto. del giudizio sarà molte volte o almeno potrà essere nello
stato di passività (113). Ma lo stato dell' Oggetto nel
giudizio è espresso dalla Voce di Azione (114). Dunque dalle Radici di Azione
indeterminata derivar deve e de- se (116). NOME
QUALITATIVO rogativa di caso per esprimere questa prerogativa
o qualita si fa uso d' una voce derivante dalla radice di CoNonte
Quaitatvo detivante da ratice verale di Azione -; come esponibile,
coltivabile, vincibile ec. 125. Siccome ogni Nome Qualitativo d'
Azione deve riguardarsi come vero Nome di Qualità, cosi dai Qui-razi
avremo le varie Derivazioni assegnate (100) alle Radici di Qualità - Quindi dal
Quirazi amabile p. es. avremo amabilmente, cioè un Maquirazi (89); avremo
amabilità cioè un Sostaquirazi (89); e dovremmo anche avere un Boquirazi (89)
come amabilizare cioè rendere aruad, Voendo quind coprinere di cegute e varie
De- rivazioni da una stessa Radice verbale di Azione indeterminata p. es.
presentare, avremo o almeno dovremmo avere - presentante, presentatore,
presentazione, pre-sentato, presentabile, presentabilmente,
presentabilità, presentabilizare - Si avverta però come già fù
detto (117), che nelle Lingue le radici di Azione indeterminata non anno
tutte praticamente le diverse annunziate Derivazioni : Così amare non à nè
amazione nè amabilizare ec. L' irregolarità nelle Derivazioni gia marcata
più volte, è un difetto notabilissimo in tutte le Lingue, ed è una delle prove
più convincenti che le Lingue furonoa poco a poco e capricciosamente formate
dall' uso, non dal calcolo filosofico nè con regole di sistema — T'ale
osservazione dovrebbe più che ogni altra persuaderne, che i Sistemi i Metodi ed
i Libri impiegati finora per lo studio delle Lingue, sono direttamente opposti
alla natura del prattico Linguaggio, e servono solo ad istupidire lo Spirito ad
inceppar la memoria e ad impedire la cogni- zione di ro dimostare e
pretende intenere a come i Derivazioni dalle Voci di Giudizio 128.
Fissata per Voce radicale di Giudizio affermativo l'espressione generica
essere, vedemmo (23) che pel Giudizio negativo basta unire ad essa la negazione
; ed abbiamo così non essere — Quindi la Voce radicale di Giudizio in fondo si
riduce alla sola essere, e con essa potrebbero facilmente esprimersi tutti i
Giudizj. 120. Infatti ogni Giudizio, oltre la Qualità o Azione il
Tempo a cui questo giudizio si riporta, Ora asodi a cosa dere ci di chi a
chi a che da chi ascolta - Indicando quindi con nome apposito quest
Oggetto, e fissando che il nome di chi parla è io se une proi sece le il rocco
di chi a tolta il lore nome particolare, si vede chiaro che riguardo all'
Oggetto la voce essere può sola bastare ad esprimere qualunque Giudizio.
- Io essere Italiano, Tu essere Studioso, Pietro essere Scrivente, Noi essere
vicini, Voi essere pa-renti, i Soldati essere valorosi ec. - 13r. Il, Il
Giudizio che si proferisce, è riferibile a Tempo o passato o futuro o presente
(40). Quindi, fis- da sola foce asere Coll apate d un ai a Pratante
ancae riguardo al Tempo ad esprimere qualunque giudizio - Per
esserne meglio convinti agli Esempj addotti di sopra - lo essere Italiano
ec. — si uniscano successivamente le varie Voci di Tempo jeri, oggi, domani, un
anno fà ec. (38). 132. Ma gli Uomini per natura amanti di varietà
come molte volte unirono la voce di Giudizio a quella itinel Cln evita
ripe continue e duindi, nojose ogn' istante una stessa
invariata Voce di Giudizio, come sarebbe in Italiano essere, trovarono
nel decorso dei secoli conve niente supplire e a varj Nomi di Oggetto e a molte
Voci di Tre di Gidialcune stabili derivazioni dalla Voce ra- ralicale ai
Cuatio d estre perastremo i quetalarne essere, passeremo a
dettagliarne tutte le moltiplici Derivazioni dopo le seguenti
necessarie Avvertenze. Potendo essere Oggetto del Giudizio o Chi
parla dai primi due; oppure per semplificazione maggiore li chiameremo
rispettivamente Parloge, Scoltoge, Ter- come ale o per, ce o a rive devoi
e siderase chi legge. 134. La desinenza nelle derivazioni tanto
dalla Voce radicale di Giudizio come da qualunque altra Radice ver-bale,
esprime in Italiano la qualità dell' Oggetto, cioè se parlante ascoltante o
terzo; e n' esprime parimenti il Numero genericamente cioè se uno o più sono
gli Og- ti me degli e see parlate e colge, mpreo sempre lo
stesso in ciaseun Numero (130), volendo potremo tralasciarlo ognivolta che non
ne nasca oscurità o confu; sione. Si richiami la definizione
del tempo (36), e la Linea generica indicata (37) per facilitarne l'
intelligenza. Si fissi, che il Tempo
passato e futuro è sempre hea da noi ai deterina cone presne (3), ar 6 in
nostro arbitrio considerar come presente qualunque punto tanto sulla serie
degl'Istanti decorsi come su quella degl' Istanti avvenire. 157. Da varj
Oggetti potendo al tempo stesso farsi varie Azioni, o anche dovendo noi al
tempo stesso considerare varie Azioni fatte in tempi diversi, si fissino secondo
il bisogno due o più linee di Tempo paralel-le (35 V. Nota) frà loro. La prima
esprimerà le Azioni dell' Oggetto parlante; la seconda quelle dell'Oggetto
ascoltante; e la terza, pluralizata ove occorra, quelle dei terzi
Oggetti. 138. Ugni perpendicolare (a) a queste paralelle tirata su
medingo punto peprimera e arigetti diveren te ogni obliqua alle medesime
paralelle esprimerà invece varie Azioni avvenute in diversi istanti, egualmente
per opera di Oggetti diversi (b). 139. Un solo Oggetto può fare anch'
esso varie Azioni sare stessetem tal come biscare e ulare, ore ore e
cam se la natura del discorso esigge che si faccia eguale attenzione su
ciascuna di tali contemporanee azioni; oppure se, considerandone una come
principale, le altre debbano riguardarsi puramente come accessorie: Giacchè nel
primo supposto dobbiamo esprimerle tutte distinta- mente, come
giuoca e ride, scrivono e cantano ec.; e nel secondo supposto, espressa la
principale con distin-zione, si darà alle altre un aspetto di semplice
accesso-rietà, ossia un aspetto modificante, come giuoca ridendo ec.
(150). 140. Ciò premesso, inoltriamoci a fare una dettagliata esposizione
dei vari Modi e Tempi sia assoluti sia relati- gna alla generica ladice
di Giudizio essere. Natura del Giudizio 14t. Secondo la
Giudizi Vecondo eh diver dide e e cra tra soio isotri ti, ora dipendenti, ora
puramente indicativi, ora accompagnati da qualche particolare sentimento
dell'anima, ora generici, ora congiunti a qualche determinazione
particolare, ora ec.; come potrà meglio rilevarsi dai Paragrafi
seguenti. Queste diverse forme, sotto
le quali suole o può presentarsi un Giudizio, saranno da noi chiamate Maniere o
Modi del Giudizio. Questi Modi sono da noi portati al numero di otto, cioè Modo
generico, indica-tivo, condizionato, suppositivo, volitivo, ottativo,
inde-finito, interrogativo; e tratteremo separatamente di cia-scuno. Giudizio
Generico Spesso esprimiamo di
seguito due o più Giudizi riferibili ad un Oggetto medesimo; come — voglio
par-tire, scrive cantando ec.—; uno dei quali cioè voglio, scrive ec. forma
sempre come il cardine del sentimen- Ceso ( 3g), n tal case i facle cnecre, che
aveado espresso con chiarezza e precisione il Giudizio cardinale,
basterà indicare gli accessorj anche genericamente. Ed infai
perchè pect cade aidiri, ecessivi che separabilmente congiunti?, — Ora
questi Giudizj acces-sorj, espressi così genericamente e considerati a
motivo d'a chia spar dimente ai eardicali cidi ili che
generico. 144. Dunque sebbene in un prattico discorso non possa esistere
alcun Giudizio assolutamente generico, giacchè tutto vi dev' essere
convenientemente determinato, pure allo sguardo analitico varj Giudizi
separatamente presi si presenteranno come tali. Dunque è quì necessario
ana-lizare le relative espressioni o derivazioni, distinguendo i Giudiz)
generici in determinanti e modificanti. GENERICO DETERMINANTE ‹45.
Chiamiamo determinante ogni Giudizio generico, il quale serve a determinare
ossia stabilire fissare il vero e preciso valore del Giudizio cardinale ( 143):
Così in — voglio partire - partire è determinante di voglio; giacchè
voglio senza partire non esprimerebbe nel nostro caso concreto un'idea
determinata e precisa, come diremo in seguito più diffusamente ( 25g e
seg.) Il Giudizio generico
determinante può essere pre-sente, passato o futuro — Si avverta però, che in
simili Giudizi questi tempi sono tali unicamente riguardo al Giudizio
cardinale; e quindi propriamente sono tempi relativi a guello, in cui à luogo
il Giudizio cardinale. 1. E presente
ogni Giudizio generico determinan-te, che à luogo al tempo stesso del Giudizio
cardinale ; e la voce radicale essere è quella che serve ad espri-merlo. Quindi
abbiamo - debbo; doveva, dovetti. dovrò, dovrei ec. essere 148. Il. E
passato ogni Giudizio generico determinan-te, che à luogo prima del Giudizio
cardinale; e essere stato è la derivazione che serve ad esprimerlo. Quindi
abbiamo — debbo, dovevo, dovetti, dovrò, dovrei cc. essere stato -.
149. IlI. E futuro ogni Giudizio generico determinan-te, che à luogo
dopo il Giudizio cardinale. Dover essere, aver da essere, esser per essere sono
le derivazioni che lo esprimono; tutte però di pochissimo uso in buon gusto
Italiano (243). Quindi abbiamo - credo, credeva, credetti, crederò, crederei
ec. dover essere o aver da essere o esser per essere —. GENERICO
MODIFICANTE 15o. Chiamiamo modificante ogni Giudizio generico s il quale
accompagna il Giudizio cardinale onde presentarlo sotto forma diversa ossia
onde presentarlo con una Modificazione (52): Così in — giuoco cantando - can-.
cando non fa che accennare l'azione, da cui è accompagnata ossia modificata
quella di giuocare. 151. 1 Giudizio generico modificante dovendo agire
e medesimo. Quindi il Giudizio modificante rapporto al cardinale non può
essere che presente — Essendo è lu derivazione per questo giudizio. Avremo
dunque - Essendo cantante ossia cantando giuoco, giuocava, giocai, Bocz,
Ii Talano si grand uso dal epresione essendo tempo passato, e ciò
specialmente per l'analogia coll' espressione del Generico determinante passato
(148). — Si faccia però avvertenza, che essendo stato è un' espressione
sostituita ; e si richiami (‹51), che il Giudizio generico modificate
vene esempele presene, Ciod, dev di PARAGRAGO 2.° Giudizio
Indicativo 153. Indicativo è ogni Giudizio, in cui ad un Oggetto
attribuiamo puramente un'Azione o Qualità, senza che vi sia annessa
alcuna particolare circostanza o emozione dell'animo; come — Pietro è virtuoso,
i Soldati erano prodi ec. -: E lo chiamiamo Indicativo appunto
perchè tale Giudizio non fà che accennare ossia indicare se stesso li.
madrio indicaivo può essere isolato o dipen dente. INDICATIVO
ISOLATO 155. Isolato da noi chiamasi ogni Giudizio indicativo
esprimente un senso completo senza il concorso d' altro Giudizio — L'
Indicativo isolato è sempre riferibile ad uno dei tre Tempi passato, presente o
futuro; giacche in qualche istante di tempo 156. T'EMPo PASSATO - E
passato quel tempo, che si considera esistente sulla linea ( 5g e 40) prima del
punto che fissiamo come presente — Eccone le Derivazioni : io fui
noi fummo tu fosti voi foste egli fù essi furono
157. TEMPO FUTURO - E futuro quel tempo, che sulla linea trovasi dopo quel
punto che fissiamo come presente - Eccone le Derivazioni : io sarò
noi saremo tu sarai voi sarete egli sarà essi
saranno 158. TEMPO PRESENTE - Il tempo presente non occupa sulla linea
che un punto solo, e propriamente quel punto che divide il Futuro dal Passato -
Eccone le Derivazioni : io sono noi siamo -tu sei voi
siete egli è essi sono 159. La Lingua Italiana per il passato
due espres-sioni, ossia considera il passato e come vicino al presente e come
da esso lontano. Quindi per l'Indicativo isolato abbiamo in Italiano due Tempi
passati, cioè passato-vicino e passato-lontano - Le derivazioni sovraespresse
(156) io fui ec. servono al passato-lontano; e pel passato vicino
abbiamo le seguenti: io sono stato noi siamo stati tu sei
stato voi siete stati egli è stato essi sono stati 160.
L'uso di questi due Tempi passati riuscendo a rol passto vicine spase
unicanente per cprnet Giudizi riferibili al giorno in cui si parla
riteribi le una esterorno di ceio della quale rena parte integrante il
giorno in cui si parla; come — que- Il passato-lontano si usa invece per
esprimere qualunque giudizio riferibile per lo meno al giorno precedente
quello, in cui si pronuncia; e però deve sempre far buon senso colla voce di
l'empo jeri. INDICATIVO DIPENDENTE 161. Dipendente chiamiamo ogni
Giudizio indicativo; la cui chiara totale e precisa intelligenza dipende da un
altro Giudizio; ossia è dipendente ogni Giudizio, che senza l'ajuto d'un altro
non ci presenterebbe una completa co- Tinieier la pend del eve a cui si
dice seri unito ad un altro giudizio à espresso o facilmente
sottinteso. Ogni Giudizio indicativo
dipendente è riferibile ad uno dei trè Tempi presente-relativo,
pussato-anteriore, futuro-anteriore. PRESENTE-RETATIVO - Chiamiamo presente-relativo quel
tempo, il quale sebbene di sua natura assolutameute passato, pure è presente
riguardo a quello in cui avvenne una data Azione o. Giudizio. possono e quile
poprendere ehe da due più Omoni al tempo stesso: Così in — lo scriveva,
quando voi mi chiamaste — l'azione di scrivere è avvenuta
contemporaneamente a quella di chiamare - Ora tali Azioni: riguardo al tempo in
cui avvennero confrontate l'una col-T altra, sono ossia furono reciprocamente
presenti trà loro, cioè ebbero luogo in un medesimo istante — Dunque possiamo
giustamente nominarle di presente-relativo. 165. Se dunque corsideriamo
lungo varie linee para-Jelle (137) Azioni diverse già consumate, saranno di
presente-relativo cioè presenti frà loro tutte quelle che trovansi in una stessa
perpendicolare a queste paralel-: le (138). Espressa dunque una di tali Azioni
contern- poranee in modo da far conoscere il tempo asoluto in cui
avvenne, basterà indicare che le altre furono con-. temporance alla medesima;
ed abbiamo voci apposite per questo. — Eccone le Derivazioni : io
era noi eravamo tu eri voi eravate egli era essi
erano 166. PASSATO-ANTERIORE - Chiamiamo passato-anteriore ogni Tempo
passato prima d' un altro, che nel discorso noi consideriamo parimenti come
passato - Ed infatti• quante volte non ci occorre di esprimere due Giudiz) o
Azioni passate, obligati ad indicare nel medesimo tempo che l'una avvenne prima
dell'altra? Così p. es. in - O moTiorpar ong tora dela corerd ai
mio ritorno è avvenuto prima della partenza di Tizio: Quindi l'azione di
tornare, anteriore a quella di contrel sard tante chiamata d leape
pasato concreto sarà anterjore. — Eccone le Derivazioni : io
era stato noi eravamo stati tu eri stato voi eravate
stati egli era stato essi erano stati 167:
FUTURO-ANTERIORE - Molte volte esprimiamo un Giudizio di Tempo
futuro, ma che deve effettuarsi prima He de due dere etituara pel primey
e quele cie noi diciamo di tempo futuro-anieriore. Così, p. es. in
- Quando avrò finito la Lezione, passeggeremo — il passeggio non può aver
luogo che dopo finita la lezione: Quindi l'azione di finire, in se stessa
futura ma che deve aver luogo prima di quella di passeggiare, sarà
nel caso nostro giustamente chiamata di Tempo futuro-anteriore. Eccone le
Derivazioni : io sarò stato noi saremo stati tu sarai
stato voi sarete stati egli sarà stato essi saranno
stati Giudizio Condizionato Condizionato è ogni Giudizio, la cui verificazione
trovasi essenzialmente attaccata all' eseguimento di qualche Condizione
espressa o facilmente sottintesa. Quindi il Giudizio condizionato relativamente alla
che ziand è severi di e satura verre aule a Condi, che quando si verificasse o
si fosse zione, il Giudizio condizionato avrebbe luogo o lo avrebbe avuto
sempre dopo tale verificazione. 170. Il Giudizio Condizionato può essere
praticamente. eseguibile o ineseguibile. CONDIZIONATO
INESEGUIBILE 171. Un Giudizio condizionato è ineseguibile, quando la
condizione non può più aver luogo - Quindi il Condizionato ineseguibile non può
per natura riferirsi a. Tempo futuro: Esso quindi sarà di Tempo o
presente o passato. 172. CONDIZIONATO PRESENTE - È presente, quando posto
il verificamento della condizione, il Giudizio avrebbe luogo al momento in cui
si proferisce: Come — Favori- trovi la sete ha se ate, ce la de di danti
verit candosi la condizione di avere, seguirebbe al momento istesso in
cui si pronuncia il corrispondente giudizio, - Eccone le Derivazioni
: io sarei noi saremmo tu saresti voi sareste
egli sarebbe essi sarebbero 173. CONDIZIONiTO PASSATO - E
passato, quando posto il verificamento della condizione, il Giudizio avrebbe
avuto luogo in un tempo anteriore a quello in cui si pronuncia: Come — Se foste
venuto, ve lo avrei detto - ; dove si vede, che verificatasi la condizione
della venuta, l'azione di dire sarebbesi effettuata in un tempo anteriore a
quello, in cui proferiamo il corrispondente Giudi- zio. — Eccone le
Derivazioni : io sarei stato noi saremmo stati tu saresti
stato voi sareste stati egli sarebbe stato essi sarebbero
stati appare e ole, diposent no seguibili de Cardia, cho qualens
non sespriere quet pici mente areiene; Come - Amerei sapere verta
quindi, che simili Sparereste forse ..? — Siav espressioni difettose in
natura, sono improprie ossia sostituite; ma che furono riconosciute buone
dall'uso, il quale in punto Lingua auto- rizò moltissimi errori.
CONDIZIONATO ESEGUIBILE Condei tre Gia rico a diricato è eseguibile
Condeila nato eseguibile non può per natura essere che di Tempo futuro -
Ma la forza condizionativa è sempre espressa dalla natura del discorso. Dunque
basterà semplicemente indicare, che il Giudizio condizionato è eseguibile,
ossia cli è futuro. Quindi pel Condizionato-futuro faremo uso delle Derivazioni
già stabilite per l'Indicativo-futuro (157): Condizionato eseguibile
benchè sua natura futuro, si oftre sotto aspetto di presente riguardo al
Tempo in cui si verificherà la condi-zione. In tal caso le Derivazioni sono
eguali a quelle gia di Tempo futuro, riguardo al tempo in cui si
pionuncia il giudizio. Ma siccome nel discorso noi consideriamo
questa ione ela va enco all' con di e a so di segui presente, stante la
nostra maniera di considerarla. PARAGRAFO 4.° Giudizio Suppositivo
La natura del discorso
esigge sovente, che in via d' abbondanza d'ipotesi ossia supposizione si
ammetta come avvenuta o avvenibile una cosa, che potrebbe anche non essere, Il
Giudizio che noi esprimiamo in tal caso è in modo di supposizione, e perciò lo chiamiamo
Suppo- sitivo — E siccome la supposizione può cadere su cosa presente, passata
o futura; così il Giudizio suppositivo dovrà riferirsi ad uno di questi trè
Tempi. Si avverta, che nei Giudizi
suppositivi il nome di Oggetto si pone dopo la Voce di Giudizio; e che trà la
Voce di Giudizio e il Nome di Oggetto comunemente suol porsi una particella,
che diciamo di supposizione; come pure, anche ec. SUPPOSITIVO-PRESENTE - E
presente il Suppositi-vo, quando il Giudizio si riporta al momento in cui si
proferisce: Come - Siate pur voi l' offeso: Che bramate di più?.— Eccone le
Derivazioni : sia io siamo noi sii tu sia egli siate
voi siano essi 180. SUPPOSITIVO-PASSATO — Il Giudizio
Suppositivo è riporta ad un tempo anteriore a prello in un se proteree:
come " son pur ogli rato nostro nemico: Noi dobbiamo graziosamente
riceverlo - Eccone le Derivazioni : sia io stato siamo noi
stati sii tu stato siate voi stati sia egli stato siano
essi stati 182. SUPPOSITIVO-PUTURO È futuro il Giudizio sup- poi a
grando di ricrisce a tempo posteriore do mul, cieè sia arrivante ec. — Le
Derivazioni del futuro sono eguali a quelle del Suppositivo prescate ( 179); e
quindi se non in lingua, son difettose in natura — A questo
difettó dobbiamo pertanto supplire col fare attenzione maggiore al
sentimento. Giudizio Volitivo osia ci amiamo solta da i soliti delie
pra ede lontà — Ma un atto di assoluta deliberata volontà non può
esternarsi che o comandando o esortando o pre-gando. Dunque il Giudizio
volitivo esprimerà sempre o Comando o Esortazione o Preghiera. Inoltre un atto di assoluta
volontà non può riferirsi al tempo che più non è — Dunque il Giudizio volitivo
si aggirerà soltanto sul Tempo o presente o futuro. Finalmente l' Oggetto
parlante (150) non à bisogno di esprimere con parole un atto di volontà riguar-
lante, se uno; giacchè essendo più gli Oggetti parlanti, possono benissimo anzi
debbono comunicarsi reciprocamente la lore volontà. 185. VOLITIro PREsENTE
- Un Giudizio volitivo è presente, quando deve eseguirsene la forza al momento
stesso in cui si proferisce: Come - fuggi, tacete, cantiamo ec. — Eccone le
Derivazioni : siamo noi sii tu siate voi sia egli siano
essi 186. VOLITIVO-FUTURO - Un Giudizio volitivo è fusu- 20
un anno " eseginento della sua espresione si riports sarai ti
saremo noi sarete voi sarà egli saranno essi 187. Si
faccia attenzione, che nei Giudizi volitivi il nome di Oggetto si pospone alla
voce di giudizio, anzi generalmente con più eleganza si
tralascia, specialmente nel futuro. ai ne spesisio il toluvo prente htrid
esendo,che invece del futuro in prattica in tal caso espressa dalla
natura del discorso. Giudizio Ottativo 183. Siamo non di rado nella
situazione di desiderare energicamente qualche cosa. In tal caso esprimiamo un
forte sentimento dell'animo con un Giudizio accompagnato da desiderio ossia
ottativo, dalla voce latina optare che significa desiderare. 189. Il
Giudizio Ottativo può come il Condizionato (170) essere eseguibile o
ineseguibile. Si avverta, che ugni Giudizio ottativo suole nel discorso
essere ordinariamente accompagnato da una particella di eder, come it esi
vele, di di questi dimace il nome di Oggetto, il quale può esser anche
taciuto, si pone dopo la voce di giudizio. OTTATIVO INESEGUIBILE
190. Un Giudizio Ottativo è ineseguibile, quando il desiderio che lo accompagna
non può più aver luogo ossia non Poit io inesegui sarai mario prese
e o assai to, escludendo esso il futuro di sua natura perdie altrimenti
cesserebbe d'essere inescguibile appunt in cui si_ proferisce: Come — Oh
foss' io vostro Gene-! rale! - Eccone le Derivazioni: foss'
io! fossimo noi! fossi tu! foste voi! foss' egli!
fossero essi! 192. OrTATIVO-PAssATO — L'Ottativo è di Tempo valore
dei cadia, avre e attraiome e de deria, il mento in cui si proferisce:
Come - Oh foss' io stato più accorto! — Eccone le Derivazioni: foss'io
stato! fossi tu stato! fossimo noi stati! foss' foste
voi stati! egli stato! fossero essi stati! OTTATIVO
ESEGUIBILE 195. Il Giudizio Ottativo è eseguibile, quando il desi-
Quindi Ottativo enguibile nou pan pea eeta essere che di Tempo
futuro: 194. Le Derivazioni per l' Ottativo futuro sono perfettamente
eguali a quelle dell'Ottativo presente (19°); e 3 nerisce il Cudicio
Cuesta Contione e perd della massima facilità. Infatti chi non vede, che
i Giudizj ottativi — Oh mi scrivesse col primo ordinario! Oh arrivassero almeno
domani! ec. — sono Giudizj riferibili a Tempo futuro? Autorizati
dall' uso sostituiamo molte volle al No e Oativo delle espe voi di pare a
col diziona- La natura del discorso però ci farà facilmente conosce-re,
che tali espressioni sono sostituite; e l'analisi vuole, che sappiamo
riportarle all'originaria loro forma e na-tura. verta, che l' uno difatti
chiama necessariamente l' altro, benchè in prattica non sempre sieno espressi
formalmente clianiand Ogi Cidize die accompagnato da una tai
spressione arrivino è indefinita, ossia non presenta che un Giudizio indefinito;
giacchè questo Giudizio non ci dà di se stesso alcuna certezza: - Mi pare che
arrivino, credo che arrivino, si dice che arrivino, voglio che arrivino ec.
- 198. Questa materia s' intenderà meglio dopo avere attentamente
ponderato ciò ch' esporremo in seguito (358) - Quì intanto fisseremo
l'espressioni o Derivazioni per que- stelle derivazioni pri lu citairi es
pisse lnse, heacha in se e propriamente nel discorso abbiano tutt' altra
forza e valore, che tali Derivazioni debbono essere precedute dal che, il quale
però qualche volta si può anche tra-lasciare; finalmente che questo che è
sempre preceduto esso stesso da un altro Giudizio o Verbo, che per ora
chiamiamo precedente. si cred va io siper Tindefroke net sia che
noi siamo che tu sii che voi siate ch'egli sia ch' essi
sieno si credee vario sia sato in one sot si che noi siamo
stati che tu sii stato che voi siate stati ch' egli sia stato
ch' essi siano stati 201. Indefinito-futuro — Un Giudizio di Tempo futuro
è indefinito ossia incerto di sua natura. Quindi in Italiano non à alcuna
particolare espressione, ossia è espresso che un ci drio divederto, la ta
in rea a che sere porta a Tempo futuro. — Eccone le Derivazioni col
che: Si crede — ch'io sarò che noi saremo che tu sarai
che voi sarete ch' egli sarà ch' essi saranno 202.
Derivazioni per l'Indefinito presente-relativo - Si creder lo theredette
ec. che noi fossimo che tu fossi che voi foste cli egli
fosse ch' essi fossero 203. Derivazioni per l' Indefinito
passato-anteriore - Si credeva levo si sietelte ec. che noi
fossimo stati che tu fossi stato chie voi foste stati ch egli
fosse stato ch'essi fossero stati 204. Indefinito Futuro-relativo -
Il futuro-relativo si usa al Modo indefinito per esprimere un Giudizio, futuro
con in se sei idi samente river o preced in te (198) - L'espressione per
questo futuro-relativo si prende dal Giudizio condizionato o presente o
passa- rapporto alla condizione ( 16g). — Eccone le Derivazioni col
che: Si credera o si credette ec. che tu saresti ch' egli sarebbe
che noi saremmo che voi sareste cli essi sarebbero ovvero Si
credeva ec. ch'io sarei stato che tu saresti stato ch'egli sarebbe
stato che noi saremmo stati che voi sareste stati cli essi sarebbero
stati Giudizio Interrogativo I Giudizi sono molte volte accompagnati da
Inter-rogazione; ed allora noi li chiamiamo Giudizi interrogativi. Nei Giudizj interrogativi
si fà uso delle Derivazioni già esposte per gl' Indicativi, Condizionati ec. -
Si avverta però; che negli Interrogativi il Nome di Oggetto si pospone alla
voce di Giudizio; che molte volte questo Nome si può anche tralasciare; e che
nella scrit; tura i Giudizi interrogativi voglieno essere marcati
col così detto punto interrogativo - Avremo dunque: — Son io? fui io?
sarò io? sarei io? ec. — 207. Il Giudizio interrogativo può essere
semplice o enfatico, damente o die, guano di isma in Comat e
Cle fate? Dove andarono? Quando tornò? ec. -. II. E enfatico,
quando la domanda è accompagnata da un forte sentimento dell' animo p. es. di
sdegno, d'orrore, di dubbio, di timore, d'insulto, di scherno ec. : Come
— Che si pretende da me? Dunque è finita per noi? E vederlo potrei? Voi l'
uccideste 208. Gl' Interrogativi tanto semplici ch' voi? ec. —
enfatici si espri- mono colle stesse Derivazioni, ed in iscritto colla
stessa punteggiatura. Essendo però in natura diversi trà loro, tale diversità
dovrà essere espressa da una diversa infles- pratican se a to dati quante
diversi trà CAPO III Derivazioni dalle Voci di Rapporto 209.
Avendo trovato inopportuno e quasi impossibile il determinare tutti i diversi
Rapporti che le Cose anno tra loro (76): portiamo lo stesso giudizio e con più
forte ragione sulle Derivazioni dalle voci Radicali di questi le
possibili metafisiche teorie — Ritenendo quindi, che dopo l'esposto finora
siasi già acquistato dello Spirito analitico anche relativamente al Linguaggio,
alido l'esame di queste Derivazioni alla perspicacia del meditabondo
Lettore. 210. Debbo però avvertire; che non da tutte le Radici di
Rapporto abbiamo Derivazioni; che da alcune alpicazione irainite anche di
Sastivi aai e.; infine che la natura del discorso farà facilmente
rilevare le Radici di tali Derivazioni. Infatti in un prattico discorso chi non
vedrà all'istante, che le voci — infe- tro ec. - ? 211. Riguardo
alla denominazione di tali Derivazioni si richiami quanto fû già stabilito
nella nostra Nomen- rapo (89) ec.. DELLE VOCI SOSTITUITE 212.
Sostituite chiamiamo (5) quelle Voci o Espres-sioni, che per vezzo eleganza
chiarezza o brevità sogliono dall'uso porsi in luogo d'altre voci conosciute e
di altre regolari espressioni ed e stiani salin pratica
molisime: merà non inâtile doversi qualch istante occupare di tale
materia. 214. Avverto poi, che non è possibile scriver bene in una Lingua
non propria, quando non si sappiano fare nella propria Lingua tutte le
possibili sostituzioni; a meno che non s' imparasse la Lingua straniera per
prattica come la propria. DELLE VOCI PARTI DEL DISCORSO
NALIZATE finora le Voci isolatamente prese paile com ar osia memar del
Dicorso, ale a dare dobbiamo considerare l'ufficio la posizione il valore
delle une relativamente alle altre, in quantoche prese insieme formano un
sentimento completo. le varie varie possiber inuzzioni degli Osteti
etemrate le due Sezioni di questa seconda Parte della nostra
Metali- sica di Linguaggio. DETERMINAZIONE DELLE VOCI 217.
Abbiam visto (12 e 19), che le Voci sia d'Oggetto sia d'Azione possono essere,
anzi sono nella massima parte indeterminate. Ora una Voce nel nostro senso
indeterminata, non esprime e non presenta allo spirito che una
natura de acors og acamenke Che sla idata fal idea generica; ma è pur
vero, che le Voci indetermina- per gli Oggetti che per le Azioni.
Determinazione degli Oggetti 218. In Italiano i Nomi indeterminati, cioè
di Oggetto indeterminato, si distinguono dai determinati col mezzo d'una
piccola voce il, lo, la ec. chamata comunemente Articolo. Quindi ogni Nome cui
si prepone e può preporsi l'Articolo, è di sua natura indeterminato. ai
laro natura doteminti, Y tal case pero ai avola, che frà l'Articolo ed il
Nome è sottinteso un Sostantivo Pò, l'astro chiamato Sole, la parte
del globo detta Europa, la parte d'Italia detta Lombardia ec. -
220. Ogni Oggetto o Nome indeterminato, quando al discorso non basta la sua
generica idea, deve di necessità convenientemente determinarsi - Ma in natura
non Oggetto dipenderà necessariamente da uno o più di questi trè Capi d'
esistenza. Ma i Giudizj in fondo non
sono che Azioni: 1 Rapporti di loro natura determinano nel discorso tutto ciò
che prende determinazione da loro, avendosi per ogni Rapporto voci apposite e
invariabili, quindi sempre di eguale significato e valore. Dunque possiamo
limitarci a parlare delle sole determinazioni dipendenti da Cose, ossia da
Oggetti, Azioni e Qualità (9). Dunque riguardo agli Oggetti o Nomi indeterminati
analizeremo successivamente i Qualitativi, i Sostantivi e i Verbi determinanti
cioè — che fissano l'idea precisa, la quale deve da noi attaccarsi al Nome di
sua natura indeterminato - Del Qualitativo doterminante Oggetto, o
Quiterge 223. Ogni nome Qualitativo è di sua natura determinante Oggetto,
com'esprime la voce stessa qualitativo ossia qualificante. Quindi se un Oggetto
indeterminato debba prendere la necessaria determinazione da una Qualità,
basterà unire semplicemente il nome di Qualità a quello d'Oggetto; come confomo
otto dele Principe da sti chiala Quie alla notra Nomenclatura sarauno
224. Dagli esempi qui addotti ed altri simili, se si • analizino, è
facile comprendere in che consista la deter- da Qualità - L' Uomo p.
es. minie un prove ente, d coprendente 4 gi non ch; e quindi
applicabile a qualunque individuo della specie: Unendo però al Sostantivo
uomo il Qualitativo dotto, 1o ne limito l'idea generica escludendo i moltissimi
non 225. Dunque ogni Qualitativo unito ad un Nome di Oggetto non serve
che a determinare l'idea dell'Oggetto medesimo: E ci convinceremo sempre più di
questa verità osservando, che gli Oggetti di loro natura determinati (15) non
ponno mai essere uniti ad alcun Nome Qualitativo. Del Sostantivo
determinante Oggetlo, o Soterge 225. Il determinare un Oggetto col mezzo
d' un altra Oggetto è cosa comunissima in ogni Lingua - Ma un Oggetto che
in una data circostanza serve a determinarne sia, deve avere il suo
particolar Distintivo. 227. In Italiano il Distintivo del Soterge è la
particella di, la quale trovasi spesso unita all'Articolo in una sola
Pa, la ua ce os allesto di ara da noi chianato Seo terge, cioè —
Segno di sostantivo determinante Oggetto - Nelle espressioni - La Casa di
Pietro, il Calore del Sole ec. — Pietro e Sole sono Soterge, cioè sostantivi
determinanti rispettivamente gli oggetti Casa e Calore; e però sono preceduti
dal Sesoterge di. 228. Si noti, che la particella di per ditetto di
Lin- terge, e non lo è sempre nell'espressione - Stoffe di Vienna -;
giacche secondo la diversa natura del discorso può significare - Stolle fatte
in Vienna, 'Stofle venute da Vienna ec. -. Questa materia è di
somma importanza specialmente per passare dall'Italiana ad altre Lingne; ma è
dificile, e ndo lo spher conosceii de alicadio molto e posse- Del
Verbo determinante Oggetto, o Boterge 229. Spessissimo per determinare un
Oggetto ci serviamo d' un' Azione ossia d'un Verbo ch'è la voce
destinata ad esprimere l'Azione (25) - Ma un Verbo non sempre si trova nella
situazione di determinante Oggetto, ossia non è sempre Boterge (92). Dunque
quando sia tale, Italiano è l'esser desso preceduto dalla voce quale
col-l'Articolo. Noi chiameremo questa voce Seboterge (81) cioè — Segno di
Verbo determinante Oggetto — ; avver-tendo, che quasi sempre sogliamo
sostituirvi la voce 231. Dunque sareino certi che un Verbo è determinante
Oggetto, ognivolta che sia preceduto dal Seboterge il lo o le cato di
pena di 5, c in — l'Uomo, il quale o che pensa, che parla ec. — sono
Boterzi. Determinazione delle Azioni 252. È indeterminato
ogni Verbo esprimente un'Azio-ne, che termina in un Oggetto diverso da quello
che la eseguisce (26); ossia ogni Verbo che presenta allo spirito un'Azione
generica, pratticamente applicabile a più sovente ne- chở Qu na per
sso e determina da Quante pes- sono avere relazione alcuna colle Azioni —
Dunque, xi- chiamae i gi abili ipote in satura coin punto
determinazione possiamo dispensarci dei Rapporti e dei Giudizi (an oeni Azione
indetere minata dovrà determinarsi o con un Oggetto o con un' altra
Azione. 235. Dunque ogni Verbo indeterminato, quando al discorso non
basti l'idea generica espressa dal medesimo, dovrà essere accompagnato o da un
Sostantivo o da un Verbo determinante cioè — che fissi il vero punto di
vista, • sotto cui deve nel discorso esser presa una data Azione.
Del Sastantivo determinante Azione, o Soterzi 236: È determinante Azione
in Soterzi (93) ogni Nome di Oggetto, il nete attecast a ln die eo
indeterminato : Ccol un dato Verbo indeterminato: Così in — Cesare
premiava i Soldati - il Nome Soldati serve " da in Sostantiro non
sempre ne ascorso et detere nante Azione. Dunque quando lo è, dovrebbe
avere il suo particolar Distintivo. 237. In Italiano il Nome determinante
Azione o So-terzi è sempre eguale al Nome Reggente (260), tranue il Nome
singolare degli Oggetti parlante e ascoltante, qualch altra
voce sostituita come lui, lei ec. Si avverta però, che il Nome reggente
corrisponde al così detto Domini è necesario avvertire, che il
Solario è necessario avvertire, che il Soterzi ossia il Sostantivo
determinante Azione in Italiano al singolare è to: Come - datemi del
danaro, della carta ec. —. E però facile vedere, che le voci del della in
simili casi o sono superflue o sono sostituite all'espressione un poco:
Quindi non è possibile ingannarsi a segno da prenderle per Sesoterge combinati
coll'Articolo (227). Parimenti al plurale si usa dei o delle col Soterzi;
e ciò quando si vuol esprimere indefinitamente un piccolo dei delle
propriamente significano alcuni alcune. Del Verbo determinante Azione, o
Boterzi sas idearniare Aird falire che miami® dare praticamente ad
un Verbo indeterminato qualun-que: Così in — Voglio che partiate, Vedo che
arrivano ec. — partiate e arrivano servono, rispettivamente a determinare le
Azioni espresse da voglio e vedo - Ogni Verbo che serve così a determinare un'
Azione, sarà da noi chiamato Boterzi (93); e chiameremo determinando il Verbo
esprimente l'Azione che deve determinarsi. Ma un Verbo determinante
Azione nel discorso non à sempre quest' ufficio medesimo, cioè non è sempre
Bo- ever Dunge e cio abba e esa ia dire disie quando 240, In
Italiano il Distintivo da cui si fa precedere il Verbo determinante Azione, è
la voce che, la quale sarà da noi chiamata Seboterzi, cioè — Segno di Verbo
determinante Azione —. Di questo Seboterzi o voce che, dobbiamo estesamente
parlare dopo la seguente essenzia- lissima 24r. In
Italiano il Boterzi o Verbo determinante Azio- del chene b jure suo
distintiv volet essere preceduta Modo generico (145); come — Voglio
scrivere, pensano arrivare ec. —. E quindi della massima importanza il
conoscere, quando debba esso esser usato in modo generico e quando col che.
Parimenti è molto essenziale co- bisogna attentamente esaminare e la
Natura dell' Oggetto che fà l'Azione determinante, e le Circostanze dell'Azione
medesima. I. NATURA DELL'OGGETTO riguardo al Modo 242. L'Azione
determinante si eseguisce, o dall'Oggetto del Terlo deteriori dallo a un
08 00, allora il Verbo determinante se di Tempo presente o passato, si
esprime in modo generico - credo essere, pensano aver vinto ec. —; se di Tempo
futuro, per eleganza si fà generalmente precedere dal che, quantunque possa
farsi uso del modo generico coll'espressione di futuro ( 149) - Credo che
partirò, ovvero — credo dover partire, aver da partire, esser per partire -
secondo le varie circo-stanze. 244. II. Eseguendosi da un Oggetto
diverso, allora il Boterzi si fa preceder sempre dal che, come - .vedo Ge,
cie h sone datermtimnte in gi aprso ne ar scorso, il Boterzi si pone
allora al Modo generico; 75. Replogando il qui espote sula Natura dat
Og: getto si vede, che il Boterzi si esprime in Modo generi-e si quande
col te indicato i monazione determinante : esprime col che, quando o non
fû indicato o è ancora necessario indicare chi fà l'Azione determinante - Ed
infatti il Giudizio e Modo generico per natura esprime TAzione ed
il Tempo, ma mon esprime l'Oggetto chi e- seguisce l'Azione. II.
CIRCOSTANZE DELL'AZIONE riguardo al Tempo Il Verbo determinante o
esprime puramente l'4-zione, o esprime anche il Tempo in cui l'Azione si
ese-guisce. I. Esprimendo puramente
l'Azione, il Boterzi si pone sempre al Tempo presente; come — Sento che
cantano, sentii cantare se sentirò che cantino ec. - Ed infatti in questi casi
l'Azione del determinante deve ese- faing e ter permimente aesprime il
terminando. esprime il vero Tempo dell'Azione. Dunque basta
puramente indicare che l'Azione determinante avviene anchi essa al tempo
medesi-mo, ossia ch è presente all'Azione del Determinando. 248. II.
Esprimendo anche il Lempo, in cui l'Azione si eseguisce, il Determinante dovrà
porsi al suo Tempo conveniente, che sarà facile conoscere dalla natura del
prattico discorso: Quindi si avrà - So che partono, ch' erano
Determinando non esprime il Tempo in cui avviene l'Azione determinante,
questo Tempo dovrà essere espresso dal Boterzi medesimo. 249. Si avverta,
che il Boterzi benchè di sua natura futita delle si erie col presente
agrilla che a fu dal significato del Verbo determinando: Come - Spero
arrivare, che arriviate ec. Temo partire, che partano ec. — Ed infatti la
futurità del Boterzi essendo rispettivamente espressa da spero, temo ec., il
Verbo determinante non dev' esprimer Tempo ma puramente Azione; e
però è ad esso applicabile perfettamente il sovraesposto (247).
250. Questa Voce è d'un uso frequentissimo nel di- scorso. Quindi
I. Bisogna saperla ben distinguere dalla voce eguale che sogliamo sostituire
sia al Seboterge quale (250), sia all' interrogativo cosa, sia ad altre voci
non poche: E questo si otterra, facendo la debita attenzione alla natura del
discorso, e per chiares, maggioreortune sostituzioni ove occorran
pre trova i sedio vertir e che di quote due verti due Verbi quindi
molto riflettere su questi due Verbi relativamente al che, ne tratteremo,
separatamente, chiamando l' uno precedente l'altro seguente il che. VERBO
PRECEDENTE IL CHE 25,. Riguardo al Verbo precedente è necessario
osservare in primo luogo, s'è desso affermativo o negativo. 252. Quando
sia affermativo, conviene spingere l'analisi ed osservare, s'è desso assoluio o
inassoluto. ridole e aso dellade che tenendola in e er certezza
dell'azione determinante; come - vedo che dell'Azione determinante;
giacche non possono nou cantare e non fuggire, se io li vedo fuggenti e li sento
cantanti. certera dellarone deteniato e cio avvine in dita maniere:
0 sua naera l'acche il Vindo pone dente arone de ella- cate e prece
pere, espone dito ce natura, cre l'azione determinante è relativamente ad
esso futura,come — voglio, ordino ec. —; giacchè del futuro non si può avere
assoluta certezza. VERBO SEGUENTE IL CHE 255. Se il Verbo
precedente è negativo (251), il seguente si pone sempre al Modo indefinito (
197); come — Non vedo che partano; ignoro ossia non so che sia giunto ec.
— Ed infatti in simili casi il Verbo seguente il che esprime un'Azione, la cui
esistenza è per noi incerta, come ci fü di sua natura conoscere il Verbo
precedente negativo. Dunque dovendo mostrare tale in- certezza, il Verbo
seguente deve esprimersi in Modo in-definito. Il Verbo precedente essendo
affermativó, si osserverà s'è desso assoluto o inassoluto (252). I. Se assoluto, il seguente
và al Modo indicati- zione determinante a noi si presenta nel massimo grado di
certezza, come ne assicura il Verbo precedente (253). Dunque basta
unicamente accennarla; e però la ospri-miamo in Modo indicativo. 258. Il.
Se inassoluto, il seguente và al Modo indefi-nito; come — Mi pare che partano,
voglio che parta: sistenza, come già osservammo (254). Dunque, tale
incertezza dovendo essere esternata nel discorso, esprimeremo il Boterzi in
Modo indefinito. VARIE SITUAZIONI DEGLI OGGETTI 25g. Come fù già
avvertito (74), uno stesso Oggetto può in diversi incontri trovarsi in
situazioni diverse. Esigendo quindi la chiarezza del discorso che si precisi in
ogni circostanza la vera situazione dell' Oggetto, parleremo di queste
situazioni distesamente, fissando per ciu-scuna il suo particolar
Distintivo. CAPO I Sostantivo Reggente reggo ves, da a chia
qui do sestanti i Guando in —io partirò, tu scrivesti, il Sole riscalda, Pietro
fü chiamato ec. - 261. Il Sostantivo reggente può essere attivo,
passivo ° 262. P. È altivo, se agisce, cioè se fa desso l'azione
espressa dal Verbo; come - Io scrivo, iu dormivi, il Sovra passivo, se invece
di agire ossia invece di ess laureato ec..— 264. III. E neutro cioè
nè attivo nè passivo (dal latino neuter significante ne l'uno nè l'alero),
quando come — I frutti sono maturi, l'Inverno fù rigido, Voi siete studiosi
265. Tutti i Verbi potendosi decomporre in Voci di Giudizio e di Azione (25),
il Nome reggente sarà attivo, quando in tale decomposizione la Voce d'Azione
risulti attiva ( 115); come — io leggo, cioè sono leggente ec. —; e sarà
passivo, se questa voce d'azione risulti passiva (115); come - io sono
chiamato, in latino vOcor - L'Articolo è in Italiano il Distintivo del Nome
Reggente se indeterminato (218); e se determinato, il suo distintivo consiste
nel non averne alcuno. CAPO II Soterge Un Sostantivo è determinante Oggetto, quando s'
introduce nel discorso unicamente onde precisare il punto di vista sotto cui
dobbiamo riguardare un qualche Oggetto indeterminato ( 226 ). Il Distintivo del Soterge o
Sostantivo determinante Oggetto, in Italiano è la particella o Sesoterge di,
che unita molte volte all'Articolo, da le voci composte del della ec. (227).
CAPO III Soterzi 26g. Un Sostantivo è determinante Azione, quando §
introduce nel discorso unicamente per fissare il punto di vista sotto cui deve
riguardarsi 'un' Azione o Verbo dayo. Th Tralano et Soter 2
pre è precisamente eguale al Nome Reggente, e non vi sono che
pochissime eccezioni (257). Quindi il solo sentimento e un'accurata analisi
potrà farci ben distinguere l' una dall'altra situazione nel Sostantivo.
CAPO IV Sostantivo Cominciante re ec. in — Ebbi
lettere da Vienna, Il Castello fu preso dai Soldati, E narrato dalle Storie,
Ciò deriva dall'Amore ec. - 272. Il Distintivo del Nome Cominciante
in Italiano è la voce da, la posi over ta, quie quindi che il Nome
seguente non è sem- pre cominciante. Il buon senso però e l'analisi ne
faranno facilmente conoscere in prattica la diversità. 273. Il Nome
Reggente-attivo (262) è in fondo Cominciante di sua Natura. Ma uno stesso
Oggetto nou può al tempo stesso presentarsi in due diverse situazioni.
allo stesso e or perto come e ti can Si avvertà verso giro alla
frase e un diflerente aspetto all'azione: Così invece di dire - I Soldati
desiderano la guerra - si può dire — La guerra è desiderata dai Soldati - ; la
shi iene due esa e voli non abbiano precisamente Qui cade in acconcio
l'osservare, che in ogni Azione indeterminata dobbiamo considerare come un
estensione di spazio ossia una linea di Moto; e però che avremo in tali Azioni
un principio ed un fine insepari-bili da Dua dinde tensione l'Azione
indeterminata può presentarsi sotto due diretto o inverso. diversi
aspetti, cioè con ordine o 1: Si presenta con ordine diretto, quando la
consi- domamo do se piante leel su oricini, che partie: то ес.
- cominciamo a considerare il ineer da eso pagiand
principio: Come — Una lettera fu scritta da me; che partissero fù
ordinato da me ec. - due cardini dell'Azione debbono essere e sono sempre
chiaramente distinti nel discorso: Rapporto alle Azioni determinate,
siccome terminano in ein le eseguisce, non possiamo in esse considerare altra
estensione che quella di durata; come — à pas seggiato due ore, cioè per due
ore ossia duranti due ore ec. Sostantivo Terminante Quindi Roma, Pietro,
Fratello ec. sono Sostantivi terminanti in — andarono a Roma, dite a Pietro,
scrivo al Fratello ec. -. Il Distintivo del Nome Terminante in Italiano è la
voce a, che unita spesso all'Articolo dà le voci composte al, alue ce. SUL NOME
TERMINANTE Non per l'Italiana ma per
la radicale intelligenza d'altre Lingue è necessario assuefarsi anche in
Italiano a distinguere il Sostantivo terminante in terminante sem- plic - na
oggetto, come deulente quella che fa una data Azione, o n'è lontano : .
I. Se vicino, per ultimare l'Azione non si esigge movimento fra gli Oggetti
agente e terminante; e però chiamiamo quest' ultimo terminante semplice ossia
senza moto: Comé — Dissi all'amico, consegnerò al corriere ee. Il. Se
lontano, l'azione non può essere ultimata senza movimento frà gli Oggetti
agente e terminante; e però chiamiamo quest'ultimo terminante con moto, vale a
dire - Oggetto divenuto termine d'un Azione mediante il moto —: Come — Andai a
Milano, a caccia monti ec.; Spedite questo libro al Fratello, agli Amici
ec. —. 280. Si faccia attenzione, che l'Oggetto terminante diade vi
nion Ou setto agente a loro le che per nel totale degli Oggetti, benchè
qualche loro parte possa in effetto muoversi isolatamente. Quindi dicendo
- Tizio consegnò a Pietro una lettera - Pietro e Tog getto terminante,
perchè in esso è finita l'azione di avrebbe questi potuto consegnargli la
questi due Oggetti nell effettuarsi l'indicata azione non fecero nel totale
alcun movimento fra loro; benche sia chiaro, che dovettero muovere e mani e
braccia ec. par-zialmente. Sostantivo con Preposizione 28r. Ogni
voce che si pone avanti ad un Sostantivo per esprimere qualche particolare
rapporto che possia desso avere con altre Cose, chiamasi Preposizione; come in,
sopra, dentro ec. è fine o mezzo di Moto, oppure se tale Oggetto è
in Quiete - 285. I. S'è fine di Moto, deve di sua natura
considerarsi come Nome terminante con Moto (279), sostituendo al segno a la
conveniente. Preposizione ; come — benche odora i sulla riapra e
sciamente la piantal sulla - 284. Il. S'è mezzo di Moto, deve
precisamente considerarsi come Fine di Moto (285). Infatti ogni Og-
golfo me i di e sano a tra do del quale di deve necessariamente avere
dell'estensione. Avremo dun-que in tale estensione un Moto continuato per
qualche tempo. Ma la massima parte di volte anche tutto, deve consumarsi questa
Moto ed alle ossia deve finire in questa estensione dell'
Oggetto: Come - Andando a Napoli passai per Roma, l'Usignolo e volato
auraverso del bosco ec. — Dunque dobbiamo ritenere come Nomi terminanti con
Moto o fine di Moto anche i Nomi degli Uggetti, che sono puramente Mezzo di
Moto. come Noe comente in sete de consideradi P opportuna
Preposizione. Quindi nelle espressioni - Il Passero stà, mangia, dorme ec. in
terra, sul tetto ec. - i nomi terri, tetto ec., debbono considerarsi come Nomi
Comincianti - Ed infatti, se sottilmente si analizi, è propriamente da questi
Oggetti che à principio l'azione di stare ec: Nelle Azioni determinate
bisogna non di rado esprimere la durata (276): Come — Studierete due ore, ò
corso un giorno intiero, pioverà tutto l'estate ec. - ; ed è troppo facile
vedere, che tali espressioni di durata non fanno che dare una determinazione
maggiore all'A-zione, ossia presentano l'Azione sotto un nuovo aspetto di
determinazione - Quindi le espressioni di durata possono considerarsi come
Soterzi (269 )• Potrebbesi in egual maniera
dietro le Teorie esposte finora dar ragione di altre cose molte, che nelle
Grammatiche sono inintelligibili a tutti: Ma non credo dovermi . per ora
diflondere su ciò. ra 8e qua zi SO stch radice
oggetto qualità srione sostantivo astratto
qualitativo verbo modificazione po ter se
rapporto determinante segno Quirage - Nome Qualitativo,
derivante da Radice di MoraqUa evoce di Modificazione, derivante da
Radice di Qualità. Moquirage - Voce di Modificazione, derivante da
Nome Qualitativo, il quale deriva da Radice di Oggetto. Sostaraqua
- Sostantivo Astratto, proveniente da Radice di Qualità.
iSostaquirage - Sostantivo Astratto, proveniente da Nome Qualitativo, il
quale deriva da Radice di Oggetto. Boraqua — Verbo, proveniente da Radice
di Qualità. Quirazi - Nome Qualitativo, derivante da Radice di
Azione. Moquirazi - Voce di Modificazione, proveniente da Nome
Qualitativo, il quale deriva da Radice di Azione. Sostaquirazi -
Sostantivo Astratto, proveniente da Nome Qualitativo, il quale deriva da
Radice di Azione. Boquir quale derito da veniende deone Qualitativo,
il Quirapo - Nome Qualitativo proveniente da Radice di
Rapporto. Sostarapo - Sostantivo Astratto proveniente da Radice di
Rapporto. Moquirapo - Voce di Modificazione, proveniente da Nome Qualitativo,
il quale dexiva da Radice di Rapporto. Parloge - Oggetto
parlante. Scoltoge - Oggetto ascoltante.Terzoge - Oggetto terzo.
Quiterge - Nome Qualitativo, che determina un Oggetto. serere - omno di
antini he deterinante un Osto. Boterge - Verbo, che determina un
Oggetto. Seboterge — Segno di Verbo determinante un Oggetto.
Soterzi — Sostantivo, che determina un' Acione. Boterzi — Verbo, che
determina un' Azione. Seboterzi — Segno di Verbo determinante un'
Azione. LINGUA UNIVERSALE. OSSERVAZIONI sono occupato della Lingua.
DURANTE l'Impressione di queiverSolei mi Dotti; ed il Piano è riuscito
mio credere non del tutto spregevole. Quindi nell'ipotesi che non sarà discara
a chi legge, ne dó qui in succinto un'idea. Lingua Universale pei Dotti
chiamo una Lingua, che può colla massima facilità essere scritta parlata ed
intesa da tutte le Persone Colte di qualunque Clima e Nazione; una
Lingua, che puo sola bastare al disimpegno le Relazioni scientifiche politiche
commerciali ec. con qualunque civilizata Contrada del Globo; una Lingua infine,
in cui dovrebbe meno. Supponiamo, che questa Lingua ad
apprenderla, come già per sistema per bisstudio di altre Lingue straniere. Data
dunque gua; cosa facile assai, specialmente facendo uso di ragionati
Dizionarj Grammatiche e Me- todi, non usati finora. Tutto il
difficile consiste dunque nel dare a questa Lingua la sua Esistenza: Ed io mi
sono occupato precisamente di questo. Inventare nuovi Caratteri e Parole
nuove, è cosa facile troppo; giacché tale Invenzione in fondo si riduce ad una
pura materialita - Ma come determinare gli Studiosi viventi ad apprendere una
congerie enorme di barbare K lore cle produzions ai Spirio la sole
Novità é para e e cremente opposizion alare are dunque, se vi si
unisca una quasi insuperabile difficoltà? Dietro tali riflessi il mio
studio principale fu quello di profittare delle Cognizioni da me di
questo nuovo Mezzo di comunicazione uni- vere la Era indi da giusti e a
siane generalmente conosciuta dalle Persone di Tavolino e di Studio, mi à
servito di base onde prendere dalla lingua Francese i Caratteri, la Pronunzia e
le Radici delle Parole; il tutto però con opportune determinate e possibilmente
filosofiche modificazioni. Dunque per dar Esistenza ad una Lingua
Universale i Dotti, quando vogliano servirsi del mio • Piano, debbono solo far
uso delle Cognizioni che gia posseggono, coll' aggiunta ed applicazione di
alcune Regole o Leggi determinate e sempre costanti; Legai pochissime in numero
e della massima semplicua; Legg', tirate non dalle regole ed usi di altre
Lingue ma dall' intrinseca natura del Linguaggio e delle Cose; Leggi, che
rendono questa Lingua, breve rapporto alla maniera di esprimersi, ricchissima
riguardo alla forza e moltiplicità delle espressioni, e facile relativamente
alla sistematica regolarità di formarle; Leggi, per le quali senza bisogno nè
di Grammatiche nè di Vo- della nuova Lingua ed i Posteri possono
senz'al- chiunque conosca le medesime leggi. Il mio Piano sarà forse
publicato frà non molto — Intanto, considerando questa Lingua e nel Dotti
fondatori e nel Dotti seguaci, mi limito ad asserire : I. Rapporto ai
Fondatori » Che ogni Per- • sona di buon senso, di qualunque Clima
e Nazione, quando conosca
discretamente la Lingua Francese intendere questa Lingua con
quella stessa facilità, con cui suol
intendere parlare e scrivere la
propria Lingua natia. » II. Rapporto ai Seguaci » Che, formati per ogni Nazione i
Dizionarj e l' opportuna Grammatica, per apprendere questa Lingua Universale non occorre
conoscere la Fran- cese, e si
richiede appena la terza parte del Tempo e dell'Applicazione, che digl' Indivi- dui di qualunque Paese
suole comunemente impiegarsi per imparare la
Lingua Francese Tali asserzioni parranno forse troppo guvan-zate. Ma quando ciò
fosse, potrebbero i Dotti non occuparsi della Fondazione d'una Lingua
Universale? Avvertendo per ora semplicemente, che nella nostra Litigua in
fondo mon si usa nè Ortografia né Pronunzia Francese, aggiungo la Fa- il
mio Piano - Dalla sola oculare ispezione di queste poche righe si può
facilmente rile-vare, che molte delle Radici sono Francesi; ma che e Ciascuna
di esse e l'Insieme è combinato in modo, che si perde quasi ogni traccia dell'
originaria Lingua e Radicalità. u tu renar tu renar bi denu atra
par surprenú opt na pulalyer, e bi vi etragla zi ko zu eko e zi puled. apre ‹
sa karnaje lu bi apesá zu lue feme, i na, a ku be fune e arda, be vula devore z
tou; ‹ otre, ? ku be vu e avare, be vula ye garde z kel partie par avenir. ¿
vui be disà: — ei me afu, ‹experimatú be mi radà saje: mi be vayá jur, nu
be i fortunes fesá: nu be truvá 24 na tresor: sa ba fallá ole menajé . - ‹ june
be repoda: mi ba vula majé zi tou, padake mi ba vi etá, e mi rasast par to jur,
kar vi revené otrefa! caso! deme sa bu vi bone fesa . ‹ metre pur vajé ze murú
du le pule, bal nu asomi.- apre ‹ sa koversu; ‹ yelna ba prena zi le part, ‹
june ba majá take l ba krevá, e ba apene puvá allé a muré or le termier. ‹ vl,
et ku ba su kraya boku plu saje, bre modera zu le apelu e vwá ekonomem,
ba deme returna po le prae, e ba asomé gi metre. est ‹ yel aje ba
eyá zu ole defo: u june ba fugu e arasast ou lue plesir; u viu ba akorryi or
lue avares. Delle Voci Elementi del Discorso Delle Voci Radicali
Voci di Cosa Oggotci Qualità Azioni Voci di
Giudizio Verbi Voci di Rapporto Luogo Tempo
Tempo Tempo Numero. Ordine Sesso Aumento e
Diminuzione Modificazione Avvertenza Confronto
Eguaglianza Differenza Somiglianza Identità Approssimazione
Connessione Esclusione. Dichiarazione Avvertenza sulle Voci
di Rapporto Epilogo delle Voci Radicali Delle Voci
Derivate Nomenclatura Elementi della Nomenclatura
Combinazioni degli Elementi Avvertenza Derivazioni dalle Radici di
Cosa Dalle Radici di Oggetto Avvertenza - Dalle Radici di
Qualità Modificazione derivata Sostantivo Astratto derivato
Verbo derivato Dalle Radici di Azione Voci Attive e Passive
Di Azione determinata Di Azione Indeterminata Avvertenza
Derivazioni dalle Voci di Giudizio 11 Natura del Giudizio Giudizio
Generico Generico Determinante Generico Modificante Giudizio
Indicativo Indicativo Isolato Indicativo Dipendente Giudizio
Condizionato Condizionato Ineseguibile Condizionato
Eseguibile Giudizio Suppositivo Giudizio Volitivo- Giudizio
Ottativo Ouativo Ineseguibile Ottativo Eseguibile- Avvertenza
- Giudizio Indefinito Giudizio Interrogativo Derivazioni
dalle Voci di Rapporto Delle Voci Söstituite Delle Voci,
Parti del Discorso Determinazione delle Voci Determinazione degli
Oggetti Del Quiterge Del Soterge - Del Boterge
Determinazione delle Azioni Del Soterzi Del Boterzi •
Avertenza Del Seboterzi Verbo precedente il Che Verbo
seguente il Che Virie situazioni degli Oggetti 63 Sostantivo
Reggente ivi Soterge 64 Soterzi ivi
Sostantivo Cominciante ivi Avvertenza 65 Sostantivo
Terminante 66 Avvertenza sul Nome Terminante ivi
Sostantivo con Preposizione 6 Avvertenza 68 Definizioni
delle Voci Nuove qui usate Osservazioni sulla Lingua Universale. ELEMENTI
FILOSOFICI PER LO STUDIO RAGIONATO della lingua italiana. Le Natura in
tutta la sua estensione non offre che Oggetti. Questi Oggetti non presentano
che delle Qualitá e delle Azioni L'Uomo situato immezzo a tali Oggetti,
sensibile alla loro presenza, alle loro Azioni e Qualità, fissa necessariamente
in essi la sua attenzione; e quindi a norma delle varie circostanze o
sensazioni, forma in se stesso i convenienti Giudizj. La facoltà di giudicare é
dunque inerente all'intrinseca natura dell'Uomo, come lo è quella di sentire;
anzi l'una è assolutamente inseparabile dall'altra - Dunque l'Uomo considerato
nell'essenza sua primitiva, ossia l'Uomo naturale, può giustamente definirsi
Essere sensibile giudicante. 2. Ma l'Uomo praticamente vive in Società,
vale a dire, trovasi in immediato capporto con altri della medesima specie.
Egli dunque abbisogna di un anello ossia d'un mezzo di comunica-sione, onde
porsi moralmente a contatto co' suoisimili; e questo Mezzo è comunemente la
Pa- rola. Dunque la Parola forma il Distintivo essenziale dell'Uomo
nello stato di società. 3. Ma la situazione sociale non può nell'Uomo
alterare la primitiva intrinseca sua natura. Dunque l'Uomo Sociale non è
che l'Uomo naturale parlante. Fissate queste semplicissime nozioni, è facile
precisare in che debba propriamente consistere lo Studio ragionato di Lingua -
Infatti l'Uomo naturale non conoscendo che Sensazioni e Giudi-zj (1), l'Uomo
sociale parlando non può esternare che Giudizj e Sensazioni. Ma sentire e
giudicare. sono facoltà inerenti all'essenza stessa dell'Uomo (1). Dunque date
uguali circostanze, tutti gli Uomini nello stato di natura debbono sentire e
giudicare alla stessa maniera. Unico dunque esser deve il Linguaggio, per ciò che
riguarda l' Uomo naturale. Ma una medesima sensazione, uno stesso Giudizio può
da diversi Uomini esternarsi con parole diverse, non esigendosi per questo che
una diversità di convenzione. Dunque per ciò che ri. guarda l'Uomo Sociale, il
Linguaggio può essere ed è infaiti moltiplice. Esaminare, distinguere, conoscere nel Linguaggio e
l'Uomo naturale e l'Uomo sociale, vale a dire, conoscere primieramente « Cosa
l'Uomo deve esprimere parlando: » in secondo luogo« Come l'Uomo deve esprimersi
parlando» è ciò che forma il vero scopo dello Studio ragionato di Lingua.
7. Dunque lo Studio ragionato di Lingua comprende. FILOSOFIA DI LINGUA. GRAMMATICA
DI LINGUA. Ed ecco ciò che passiamo ad esporre in questi Elementi filosofici
applicati alla Lingua italiana. DOMANDE Quali sono le Facolià
primitive dell' Uomo? (1) - (a) Come si definisce l'Uomo nello stato di
Natura? Che si richiede perchè l'Uomo naturale passi allo stato di
Società ? (2) Qual è il Mezzo di comunicazione più usato ?, Come si
definisce l'Uomo nello stato di Società? (3) Cosa esprime l'Uomo parlando
? (4) Gli Uomini sentono e giudicano tutti allo stesso modo? Gli
Uomini si esprimono tutti alla stessa maniera ? (5) Cosa intendete per Studio
ragionato di Lingua? (6) Lo Studio ragionato di Lingua quante e quali
Parti cose-prende ? (7) (a) Il Numero che trovasi dopo ciascuna Domanda,
richiama il Paragrafo ad essa corrispondente, e che potrà consultarsi quando
abbisogni - La mancanza di questo Numero indica che s' intende 'ripetuto il
Numero ultime precedente.8. CETAMAsI Oggetto = tutto ciò che si con-
sidera capace di far qualche cosa = come Pie- tro, Sorella, libro, monti;
case, io, voi ec. . Dunque la voce che esprime ossia che nomina un
Oggetto, giustamente da noi si chiamerà Nome oggettivo o semplicemente
Oggettivo (a). (a) Colla rapidità de suoi progressi la Chimica nel
tramonto del secolo decimo ottavo à praticamente dimostrato, quanto una scienza
debba aspettarsi dalla sola precisione di Nomenclatura - Questo riflesso parmi
bastante a giustificare le nuove denominazioni che io mi sono qui permesso
in-trodurre., Sventuratamente sembra che possano tornare di moda le
insignificanti questioni di parole; ed io sarei dolentissimo se dovessi dar
motivo a qualcuno di perdere un sol minuto di tempo in simili questioni. Quindi
prego il sensato Lettore a Un Nome oggettivo può essere determinato o
indeterminato - È determinato, quando esprime un Oggetto individuo, ossia
quando appartiene ad un solo e sempre al medesimo Oggetto, precisato colla
massima distinzione e chiarezza, come Lom-bardia, Milano, Olona, Vienna ec.: è
indeter minato, quando esprime un Oggetto generico, praticamente applicabile a
molti Oggetti parziali, come Città, Provincia, Fiume, Stelle, Padre, Libri,
Uomini ec. Un Oggettivo indeterminato
può esprimere un Oggetto solo, o più Oggetti — Se esprime un solo Oggetto, lo
diciamo di Numero unale, come Figlio, Scuola, Prato ec.: e lo diciamo di
Nes-mero plurale, se esprime più Oggetti, come Fi-gli, Scuole, Prati ec. In natura gli Oggetti o
sono maschi, come Padre, Fratello, Servitore ec.; o sono femmine, come Madre,
Sorella, Camerione oc.; o non sono né maschj né femmine, cioé nè I uno nè
l'altro, ossia neutri, come Libro, Strada, Coppello, voler esaminare, son se un
Individuo possa arrogarsi il diritto d' introdurre nuove Denominazioni, giacchè
tal questione sarebbe estranea al progresso della scienza; ma ad esaminare se
le voci Oggettivo, Qualitativo, Sesso, Numero unale ec. esprimono con
precisione l'Idea corrispondente, e se la presenza dell'Idea richiama con
facilità la corrispondente Denominazione. Chiesa ec. - Ora tale diversità
esistente fra gli Oggetti, chiamasi diversità di Sesso. Dunque i
Nomi oggettivi saranno di Sesso o maschile o femminile o neutro, secondo la
natura dell'Oggetto che esprimono. DOMANDE Cosa intendesi per
Oggetto? (8) Che vuol dire Nome oggettivo? Un Nome Oggettivo quando
si dice determinato? quando si dice indeterminato ? Gli Oggettivi quando
appartengono al Numero unale, e quando al plurale ? (10) Rapporto al
Sesso qual distinzione facciamo negli Oggetti ? (11) Un Oggettivo quando
è maschile, femminile o neutro? AVVERTENZE SUGLI ARTICOLI 12. La
Lingua italiana pone avanti gli Oggettivi indeterminati una piccola Voce, detta
comunemente Articolo - Gli Articoli pei Nomi di sesso maschile sono al Numero
unale il ovvero lo, ed al plurale i ovvero gli; come « il Padre, In Straniero,
i Padri, gli Stranieri ec. - Gli Ar-ticnli pei Nomi di sesso femminile sono
all'unale la, al Numero plurale le; come « la Madre, le Madri ec. »
Gli Oggettivi determinati non ricevono alcuna Voce, e rimangono isolati: come
Roma, Pavio ec. 13. Dunque possiamo a ragione conchiudere, che l'Articolo
nel Linguaggio è puramente segno, di Oggettivo indeterminato. Si avverta
che alle volte praticamente s'incontrano coll'Articolo anche degli Oggettivi
determi-nati; come « il Ticino, la Lombardia ec. ». In tal caso però l'Articolo
propriamente appartiene ad un sottinteso Nome indeterminato; cioè « il Fiume
detto Ticino, la parte d'Italia detta Lom - bardia ec. » 14. Gli Articoli
maschili lo e gli si usano rispettivamente avanti le Parole comincianti con s
seguita da altra Consonante (a); come lo Spirito, lo Straniero, gli Spiriti,
gli Stranieri ec. - Questi Articoli lo e gli si usano pure avanti le Parole
comincianti per Vocale. In tal caso peró si av-vertà, che lo cangia sempre la
sua vocale in Apo-strofo; e che gli cangia la sua vocale in Apostrofo sol
quando la Parola seguente comincia per i. Quindi abbiamo — l' Infermo, l'
Esercito ec. - gl' Innocenti, gl' Infermi ec. - gli Eserciti, gli
Ufficiali ec. L'Articolo femminile la avanti Parola cominciante per
vocale prende sempre l'Apostrofo, come l'Aquila, I Inferma ec: e l'Articolo
femminile le. (a) Per non diffondermi in una lunga spiegazione, che
sarebbe fuori di luogo, io qui ritengo le solite denominazioni di consonante e
vocale. Avverto però, che ragionevolmente a vocale deve sostituirsi gutturale,
e a consonante deve sostituirsi orale; come à già esposto nella mia Lingua
Filosofi- co-Universale, pag. 119. prende l'Apostrofo tutt'al più
avanti le Parole comincianti per e; come l' eccelse Donne ec., ed invece le
Aquile, le Inferme, ed anche le eccelse Donne. AVVERTENZA SUL
SESSO ‹5. La Lingua italiana non riconosce nei Nomi oggettivi che i soli
due Sessi maschile e fermi-nile - Quindi gli Oggettivi che in natura sono
neutri, in italiano saranno maschili o femminili; e ciò secondoche anno l'uno o
l'altro degli Articoli sopra (12) fissati per gli Oggettivi femminili o maschili
- Quindi in italiano il fuoco, lo spro-ne, i libri, gli acciari ec. sono
Oggettivi ma-schili; e la porta, l'aurora, le selve, le rupi ec. sono Oggettivi
femminili: benché in natura tali Oggettivi sieno ad evidenza neutri, cioé
esprimenti Oggetti né maschj né femmine. Nel decorso di questo
Libro il Sesso sarà da noi sempre nominato in senso italiano; e perciò il
neutro resta escluso, a norma di quanto prescrive la nostra Lingua.
DOMANDE Nel linguaggio cosa intendiamo per Arsicolo? (12) L'Articolo
come può definirsi? (13) Un Oggettivo determinato trovasi mai preceduto
dall'Articolo ? La Lingua italiana quanti Sessi riconosce nei Nomi
Oggettivi ? (15) Quali sono gli Articoli pel Sesso mdschile? (12)
Quando si usa lo e gli, e quando il ed i? (14) Quali sono gli Articoli pel
Sesso femminile? (12) Gli Articoli in quali circostanze prendono
l'Apostrofo? (14) Gli Oggettivi che in natura sono neutri, in Lingua
italiana a qual Sesso appartengono? (15) DELLE PROPRIETÀ E QUALITA NEGLI
OGGETTI ‹6. Ogni Oggetto à in se naturalmente delle Proprietà e
delle Qualità; giacché le prime ne costituiscono l'essenza, e le seconde sono
semplice natural conseguenza delle prime. Chiamasi Proprietà = tutto ciò
ch' é necessario all'esistenza dell'Oggetto = ossia tutto ciò, senza cui
l'Oggetto cesserebbe di esistere. Cosi nel Fuoco e nel Sole la luce ed il
calorico sono Proprietà; giacchè è impossibile che esista Sole o Fuoco senza
calorico e senza luce. Chiamasi Qualità = tutto ciò che un Oggetto
potrebbe anche non avere senza cessare d' esistere = Cosi nella Carta, nel
Panno, ne' Muriec., il bianco è una Qualità; giacché i Muri, il Panno e la
Carta possono esistere anche non essendo bianchi. 17. Le Proprietà di
ciascun Oggetto s'intendono e sono essenzialmente espresse dal Nome dell'Oggetto
medesimo - Le Qualità invece essendo variabili e accidentali, debbono nel
discorso esprimersi ossia nominarsi separatamente. Quindi giustamente
chiameremo Nome qualitativo, o semplicemente Qualitativo, ogni Voce che nel
discorso esprime una Qualità. Così bianco, rosso, facile, ardito ec. sono
per noi Nomi qualitativi. DOMANDI Cosa v' à di rimarchevole negli
Oggetti? (16) Che vuol dire Proprietà d' un Oggetto ? Che vuol dire
Qualità d' un Oggetto? (16) Che significa Nome qualitativo? (17) DELLE
AZIONI. Chiamasi Azione = tutto ciò
che un Oggetto qualunque può fare = La Voce che la esprime; da noi dicesi Nome
o Voce di Azione; comè leggente e scrivente in « Pietro legge e scrive, ossia é
leggente e scrivente »; e come ferito premiato vinto in «Pietro fu ferito, fu
premiato, fu vinto ». Ogni Azione
esige naturalmente l'Oggetto che la eseguisca, ossia l'Oggetto eseguente - Ora
se l'Azione per sua intrinseca natura deve interamente terminare nell'Oggetto
eseguente, noi la diciamo determinata; come « Pietro passeggia, ride, corre ec.
»: e se l'Azione per sua intrinseca natura può terminare in Oggetti diversi
dall' eseguente, noi la diciamo Azione indeterminata; come « Pietro ama e
regala gli Amici ». DOMANDE Che vuol dire Azione? (18) Come chiamasi la
Voce esprimente Azione? (18) Cosa intendiamo per Oggetto eseguente? (19)
Un'Azione quando si dice determinata? .quando si dice indeterminata? 20.
Giudicare significa = asserire che ad un Oggetto conviene o non conviene una
data Azione o Qualità = Cosi « i Soldati furono valorosi; l'Inverno non è
rigido; il Malvagio sarà punito ec. " sono tanti Giudizj.. Se diciamo che l'Azione o
Qualità conviene all'Oggetto, il Giudizio é affermativo; come « Voi siete
studiosi: i Buoni saranno premiati ec.»: e se diciamo che l'Azione o Qualità
non conviene al-l'Oggetto, il Giudizio chiamasi negativo; come « il Cielo non
era sereno: la Scuola non è finita ec. » Essere (a), colle varie sue diramazioni, cioé sono,
fui ec., è in italiano la Voce di Giz-dizio affermativo; non essere è
l'espressione di Giudizio negativo — Quindi la parola non, o qua-Junque suo
equivalente, è Voce di negazione ossia Voce negativa; vale a dire, Voce che,
unita a quella di Giudizio, serve ad esprimere precisa-. mente il
contrario. (a). La Voce di Giudizio in natura non è assolutamente
necessaria; ed infatti al tempo presente molte Lingue la sopprimono. Siccome
però il Linguaggio esprime con essa i varj modi, e qualunque tempo tanto
assoluto che relativa; così questa Voce divenne della massima importanza
in tutte le Lingue da me conosciute. Che significa giudicare? (20)
I Giudizj di quante specie sono ? (2r) Un giudizio quando è affermativo?
quando è negativo?, In italiano la Voce giudicante qual è? (22) Cosa
intendesi per Voce negativa? DEL VERBO 23 Chiamasi Verbo: =
ogni Parola o Espres- sione essenzialmente composta da due altre, cioẻ da
una Voce di giudizio (22) e da una Voce di Izione (18) = come correre,
scrivere, stu diare ec., che propriamente significano « essere corrente,
essere scrivente, essere studiante ec. ». 24. È di molta importanza per
lo studio ragionato di Lingua il saper riportare alle sue Voci originarie
qualunque Espressione verbale, e il far sempre attenzione che in ogni Verbo
entra essenzialmente la Voce giudicante essere. Quindi a principio sarà bene
esercitarsi a decomporre tatte le Espressioni verbali che s'incontrano
leggendo; vale a dire, esercitarsi a sostituire in luogo del Verbo la Voce di
giudizio e la Voce di azione, formanti il Verbo medesimo: Cosi scrivo, scrissi,
à scritto, scriveva, aveva scritto, scriverò, avrò scritto ec. ci daranno
rispettivamente « sono scri-vente, fui scrivente, sono stato scrivente, era
seri-vente, era stato scrivente, sarò seriyente, sarò stato scrivente ec.
». 25. Ogni Verbo è o determinato o indetermi nato, secondo la natura
dell'Azione che esprime. Quindi dormire, piangere, passeggiare ec. sono
Verbi determinati, perché esprimono Azioni de-terminate; e trovare, dire,
conoscere ec. sono Verbi indeterminati, perché esprimono Azioni di loro natura
indeterminate (19). DOMANDE Che significa Verbo ?. (23) Qual
esercizio far dobbiamo sui Verbi?? (24) Un Verbo quando si dice determinaro?
(25) •• guando si dice indeterminato? DEL TEMPO 36. È
primieramente necessario distinguere il Tempo in tocale e parziale - Il Tempo
totale è formato dall'unione di tutti gl' Istanti, ossia dall'unione di tutti i
Minuti, Ore, Giorni, Anni, Secoli ec. che già furono e che d'ora innanzi
sa-ranno. Possiamo quindi fondatamente considerare il Tempo totale come
rappresentato da una Lines retto, la quale comincia col principio de' secoli e
termina col loro fine - Chiamasi poi Tempo parziale quello ch' esprime una
parte qualunque del Tempo totale. 27. La Linea del Tempo totale esprimendo
tutti gl'Istanti, deve di necessità contenere anche l'Istante presente,
ossia l'Istante che attualmente decorre - Fissiamo sulla Linea tale
Istante con un Segno ad arbitrio. La Linea sarà da questo segno divisa
ria-turalmente in due Parti; e di queste due parti, una esprime la Serie degl'
Istanti già scorsi, l'altra esprime la Serie degl' Istanti avvenire. •
Ora ogni azione deve necessariamente avvenire in qualche istante di Tempo.
Dunque un' Azione sarà da noi detta di Tempo passato, se tale Istante trovasi nella
prima serie; di Tempo futz-ro, se tale Istante trovasi nella seconda serie, e
di Tempo presente, se tale Istante coincide con quello che separa il Passato
dal Futuro. Dunque chiameremo Voce di
tempo, ogni espressione che indica una parte o punto qualunque della Linea,
ossia della serie totale degl'Istan- ti; come jeri, udesso, questa mattina,
domani, da qui a poco, ui anno fa, sempre ec. Queste espres sicni poi saranno
di Tempo passato, presente, o futuro, secondo la natura degl'Istanti ai quali si
riferiscoro - Stabiliamo intanto che per noi adesso è la genérica voce di
Presente, jeri la ge-merica voce di Passato, domani la generiva Voce di Futuró.
AVVERTENZA SUL TEMPO PASSATO La Lingua italiana considera il Tempo pas sato sotto
due aspetti, e come congiunto al Pre-sente, e come da esso disgiunto - Il
Passato-congiunto deve sotto qualche rapporto riguardare il Giorno in cui si
parla: il Passato-disgiunto è sempre anteriore al Giorno in cui si narla.30.
Diciamo di Tempopassato-congiunto, 1, Ogni Azione avrenuta nel Giorno in cui si
parla; come questa mattina, un ora ja ec.: 2.° Ogni Azione avvenuta in una
porzione di Tempo che abbraccia ossia comprende anche il Giorno in cui si parla
; come questo mese, quest'anno ec.: 3.° Ogni Azione passata, nel precisare il
tempo della quale usiamo un' espressione comprendente anche il Giorno in cui si
parla; come « sono tre anni che l'Amico è partico per Napoli »; dove é chiaro
che l'espressione sono tre anni comprende anche l'anno cor-rente, e perció anche
il Giorno in cui parlo: 4.° Finalmente ogni Azione passata di cui non si
precisa il Tempo; il quale, essendo così preso ge-nericamente, può da noi
considerarsi come continuante fino al Giorno in cui si parla; come i o avuto
più volte l'onore di viaggiare in sua con-pagnia. L'Amico à ricevuto Lettere da
Vienna ec. » Leggendo buoni Libri si avverta di fare. molta attenzione
alle espressioni verbali di Tempo pas-sato-congiunto, onde formarsi una giusta
idea del loro valore, e del quando possono e debbono usarsi. 35. Diciamo
di Tempo passato-disgiunto ogni Azione di cui esplicitamente o
implicitamente precisiamo il tempo, il quale deve sempre essere anteriore al
Giorno in cui si parla; come « L'A mico parti jeri per Roma: Nell'ultima
vacanza scrissi più di cento versi ec. » — Per brevità il Passato-disgiunto
sarà da noi detto semplicemente Tempo passato.L'espressione generica di Tempo
passato-con-giunto sarà questa mattina, ritenendo pel pas-sato-disgiunto la già
fissata (28) generica voce jeri. DOMANDE Cosa intendete per Tempo
totale? (26) Come possiamo rappresentarci il Tempo totale? Cosa
intendete per Tempo parziale? Sapreste indicar sulla Linea i varj tempi
parziali? (27) Un Azione quando si dice di Tempo passato? ...... quando
si dice di Tempo futaro? ...... quando si dice di Tempo presente ? Quali,
si chiamono Voci di Tempo? (28) L'Italiano cosa deve osservare súl Tempo
passato P (29) Il Passato quando si chiama congiunto, e quando disgiunto?
Un'Azione quando si considera di Tempo passato-con- giunto? (30)
Un' Azione quando si considera di Tempo passaco-disgiun со? (3г.)
Come denominiamo il Tempo passato-disgiunto ? Qual è la Voce generica di
Tempo presente, passaro a passato congiunto, e futuro? (28, 31) DI ALCUNE
VOCI PIÙ RIMARGHEYOLI Ogni Espressione che indica un Lungo qua-lunque, da
noi chiamasi Voce di luogo; come sopra, sotto, fuori, vicino, lontano ec, Ogni Espressione che serve
a •far conoscere o con precisione o in genere, quanti Oggetti anno parte in una
data Azione o Giudizio, chiamasi Voce di numero; come uno, tre, cento, alcu ni,
molti, pochi ec.34. Ogni Espressione indicante il posto preciso Soldati, degli
Alberi, dei Libri ec. allineati, ossia disposti con qualche ordine fra loro. Le
Voci d'ordine nel nostro senso sono primo, decimo, ulti-mo, dipoi, in seguito,
finalmente ec. Ogni
Espressione indicante qualche particolarità immedesimata con una Qualità o
Azione qualunque, chiamasi Voce modificante o di mo-dificazione; come
soavemente, velocemente, bru scamente, amabilmente, con franchezza, con timore
ec. in « L'usignolo canta soavemente; il Cervo corre velocemente; un Uomo
bruscamente benefico; un Capitano amabilmente severo; il Servo rispose con
franchezza, con timore ec. " - Da questi esempi si scorge, che talie
spressioni servono puramente a variare in qualche maniera ossia a modificare
l'Azione o Qualità; ed é perciò. che noi le chiamiamo Voci modificanti. Ogni Espressione indicante
che una Cosa é unita ad un'altra, chiamasi Voce d'unione; come e, anche, insieme
ec. in « Mandatemi carta e calamajo; mandatemi anche due penne; mandatemi
insieme qualche buon libro eu. » Ogni Espressione indicante che una Cosa é
allontanata ossia esclusa da un'altra, chiamasi Voce di esclusione; come senza,
nè, solamente ec. in « O preso un caffè senza zuccaro: Non voglio nè l'uno nè
l'altro: o letto solamente dieci righe ec. »38. Ogni Espressione indicante la
cagione per cui à luogo un' Azione o Giudizio, chiamasi Voce di causa; come a
motivo; a cagione; per, di, ec. in « L'amico fugge a motivo del vento, a
cagione del vento, per timore del vento: Egli pianse di gioia, di dolore, di
sdegno ec. » 3g. Ogni Espressione indicante il mezzo usato o da usarsi per
eseguire qualche Azione, chiamasi Voce di mezzo; come con, per ec. in «
Colla pazienza tutto si vince: L'amico viaggiò per terra e per mare, e sempre
con buoni legni ed ottimi cavalli. » Ogni Espressione indicante
lo scapo finale, per cui à luogo un'Azione o Giudizio qualunque, chiamasi Voce
di fine; come affine di, per, onde ec. in « Vado all' Università affine di
ottenere la Laurea, per ottenere la Laurea, onde 08-tenere la Laurea ec. » Ogni Espressione indicante
il modo con cui si eseguisce qualche Azione, chiamasi Voce di moda; come con,
a, in, così, ec. in « Bisogna studiare colle finestre chiuse: Rifletteteci ad
animo più tranquillo: Egli scrive in maniera poetica : Casi mi piacerebbe ec.
» 42. Ogni Espressione che serve ad aumentare l'idea ossia il valore
d'una Cosa qualunque, chia-masi. Voce d'aumento; come assai, molto ex. in «
Pietro studia assai: Questa cartà è molto bruna ec. " 45. Ogni
Espressione che serve a dirninuire l'idead'una Cosa qualunque, chiamasi Voce di
decre-mento; come pocn, non tanto, così cost ec. in «Questa penna è poco buona;
è buona, má non tanto; è buona cost cost ec. » 44. Il Linguaggio fa uso
di altre molte Espres-sioni, come Voci di affermazione; di dubbio, di
compagnia; di condizione, supposizione, conclu-sione-ec.; le quali potremo
leggendo conoscere colla massima facilità, purché si analizi e si faccia la
debita attenzione al sentimento. AVVERTENZA SUGLI AUMENTI E
DECREMENTI Le Qualità alle volte si
considerano giunte al loro Aumento massimo, cioè giunte ad un grado, oltre il
quale più non esiste Aumento, - In italiano l'Aumentò massimo si esprime cól
dare al Nome qualitativo la desinenza issimo: Cosi da dolce, bello, felice ec.
abbiamo dolcissimo, bel- lissimo, felicissimo ec. Qualche volta nel discorso
consideriamo come aumentati o diminuiti anche gli Oggetti; e la Lingua italiana
moltissime volte esprime tali Aumenti e Decrementi, dando un'apposita desinenza
al Nome oggettivo. Così da libro, stanza, cappello ec. abbiamo gli aumentativi
librone, stanzone, cap-pellone ec.; ed abbiamo i diminutivi libretto,
stanzetia, cappelletto ec. Finalmente vi sono delle Espressioni dette
peg-giorative, perché presentano degradata, deteriorata ossia peggiorato la
Cosa che esprimono; come libraccio, stanzaccia, cappellaccio, cagruzzo,
dolciastro; nerastro ec.; e vi sono delle Espressioni détte vezzeggiative,
perché presentano con grazia ossia con una specie di vezzo, ciò che esprimono;
come cagnolino, graziosetto; bellino ec. - Si arverta che alle
Espressioni vezzeggiative attacchiamo sempre un'idea di diminuzióne. Infatti le
Cose grandi possono essere sublimi, ammirabili ed anche belle; vezzeggiabili
però giammai. Quindi sono vezzeggiabili le sole Cose piccole; e noi nel
vezzeggiare una cosa già piccola di sua natura, col nostro spirito o
immaginazione la diminuiamo, la impiccoliamo ancora di più, onde cosi renderla
vezzeggiabile davantaggio. DOMANDE Quali si dicono Voci di luogo?
(32) Voci di numero? (33) • Voci d'ordine? (34) Voci modificanti? (35) Voci
d'unione? (36) Voci d'esclusione ? (57) Voci di causa? (38) Voci di mezzo? (39)
Voci di fine? (40) Voci di modo? (41) Voci di aumento? (42) Voci di decremento? (43) •
Come si esprime l'Aumento massimo nei Qualitativi? (45) Come si esprimono
gli Aumenti e Decrementi negli Qg- gettivi? (46)Quali Espressioni diconsi
peggiorative? (47) Quali Espressioni diciamo vezzeggiative? DEL
GIUDIZIO Chiamasi Giudizio l'effetto
risultante dal giudicare (20); e propriamente il Giudizio è quell'operazione
mentalè con cui affermiamo o ne-ghiamo, che ad un Oggetto convenga una data
Azione o Qualità - Quindi i nostri Giudizj sono tutti o di Azione o di Qualità;
ed ogni Giudizio - esige essenzialmente tre Cose, cioè Cardine di giu-dizio,
Voce di giudizio, Attributo di giudizio. Chiamiamo Cardine di giudizio o cardinale l'Oggetto
cui si attribuisce o si niega un'Azione • Qualità; come Pietro in « Pietro è
diligente : Pietro non è giunto, cioè non è stato giugnente: Pietro
scrive, ossia è scrivente ec. " Chiamiamo Voce di giudizio
(22) la Parola che esprime il nostro parere tanto affermativo che negativo;
come saranno, non era ec. in « i Soldati saranno vittoriosi; i Nemici saranno
vinti: la Carta non era buona; il Castello non era preso ec. » Chiamiamo Attributo di
giudizio la Voce esprimente l'Azione o Qualità che affermativamente o
negativamente, si attribuisce all'Oggetto cardinale, cioé al Cardine di
giudizio (49). Cost negli esempi suespressi diligente, giugnente, scri-vente,
vittoriosi, vinti, buona, preso sono tutti Attributi di giudizio.52. In
italiano il Nome dell'Oggetto cardinale si può nel discorso tacere, ognivolta
che trovasi abbastanza chiaramente espresso o da una o da ambedue le altre
Parti di giudizio: come sono contento; surete premiati ec. invece di « io sono
contento, voi sarete premiati ec. » Qualche rara volta suol tralasciarsi
anche la Voce di giudizio, ma solo parlando con enfsi, e purché, il tempo cui
si riferisce il Giudizio, sia chiaramente espresso dal contesto del discorso;
come « I codardo? Tu sconoscente? Noi vinti? ec. » L'Attributo di giudizio
non può mai tralasciarsi ossia déve sempre essere espresso; e ciò per
l'in-trinseca sua natura - Si richiami però che nei Giudizj di azione l'
Attributo spessissimo trovasi unito alla Voce di giudizio in una sula
espressio-ne, detta Verbo (23): come «io scrissi, cioè fusi scrivente: Voi
avete giocato, civé siete stati giuocanti ec. » DOMANDE Cosa
intendiamo per Giudizio? (48) Un Giudizio quando dicesi di. Azione?
....... quando dicesi di Qualità" Quante cose abbisognano per formare
un Giudizio? Cosa intendete per Cardine di Giudizio? (49) • per
Voce di giudizio? (50) ........ per Attributo di Giudizio? (5%.) Queste
tre Cose debbono sempre esprimersi nel discorso? (52)53. Un Giudizio é da noi
detto attivo, passivo, o neutro, secundoché in esso è attivo, passivo, o neutro
l'Oggetto cardinale (49). Ora l'Oggetto cardinale è attivo, se agisce, cioè se
fa desso l'Azione espressa nel Giudizio; come « i Giovani scri-vono; il Popolo
correva ec. " - L'Oggetto cardinale è passivo, se non eseguisce ma riceve
desso l'Azione espressa nel Giadizio; come « Pietro fu punito, le Piante
saranno tagliate, il Principe fu coronato ec.'»'- Finalmente l'Oggetto
cardinale, quando non è né attivo né passivo, da noi si chiama neutro cioé nè
l'uno nè l'ultro; e questo propriamente avviene in tutti i giudizj di Quali-là
(48), vale a dire in tutti que' Giudizi, ne' quali si attribuisce all'Oggetto
cardinale una Qualità: Come « Questo Libro è facile; i Frutti sono maturi
ec. » 54 Nei Giudizj attivi l'Attributo di giudizio in italiano o è unito
alla Voce di giudizio in una sola parola, come « Pietro scrive, partirá ec.
»; o è unito all'ausiliario avere in due distinte pa-role, come «Pietro à
detto, arà veduto ec. ». Quindi nei giudizi attivi l'Attributo di giudizio,
essendo assolutamente immedesimato con altra espressione, non ammette serve
ugualmente a tuti gli Osatoi calina, di qualungue Numero e Sesso - Quindi
abbiamo:MASCHILE (io avrei scrillo ‹ tu avresti scrillo (
egli avrebbe scritto FEMMINILE (66) I io avrei scritto tu avresti
scritto ella avrebbe scritto (noi avremmo scritto PLURALE
('voi avreste scritto ( essi avrebbero scritto noi avremmo
scritto voi avreste scritto esse avrebbero scritto 55. Nei
Giudizi passivi e neutri l'Attriburo in italiano è sempre separato dalla Voce
di giudizia, e per legge di Lingua deve sempre seguire il Nu mero ed il Sesso
dell'Oggetto cardinale - Questa Regola vale anche per la Voce di giudizio
stato. Quindi abbiamo : MASCHILE FEMMINIL (io sona
premiaro 1, io sono premiaca UNALI (tu sei premiata I.
tu sei premiara (egli è premiara I ella è premiata. ( noi
siamo premiari. |' noi siamo premiaio PLURALI (voi siete
premiati I voi siete premiare (essi sono premiati l esse sono
premiare so sono stalo contento | io sono stara contenta noi siamo stati
consenti I noi siamo state contere ec. eC. ec.
ес. 56. Nei Giudizj attivi invece dell' ausiliario avere (14) la Lingua
italiana alcune volte usa la voce essere; voce che in tal caso deve considerarsi
puramente come ausiliaria, e non come Vocedi giudizio. Quindi si faccia
praticamente grande at-tenzione, onde non confondere essere voce giudicante con
essere voce ausiliaria, ossia onde non prendere per passivo un Giudizio di sua
natura attivo: Così io sorio chiamato è Giudizio passivo; ed è Giudizio
attivo io sono arrivato, equivalente ad in sono stato arrivante. Quando nei Giudizj attivi
debba usarsi l'ausiliario essere e quando l'ausiliario avere, non può impararsi
che colla lettura e coll'uso, È quindi necessario leggere colla debita
riflessione: Usandosi l'ausiliario
essere (56), la Voce verbale anche ne' Giudizi attivi deve sempre per legge di
convenzione seguire il Numera ed il Sesso dell'Oggetto cardinale; e
precisamente come ne'Giu-dizj passivi (55) - Quindi abbiamo; MASCHILE (io sono
giunto UNALE (tu sei giunto ( egli è giunto (noi siamo
giunt PLURALI (voi siete giunti ( essi sono giunti
FEMMINILE 1 io sonó giunta tu sei giunta ella è giunta noi
siamo giunte voi siete giunte esse sono giunte DOMANDE
Un Giudizio quando si dice attivo ? (53) quando si dice passivo? quando si dice neutro ? Rapporto all'Attributo cosa
è da osservarsi ne' Giudizj at- tivi?, (54)Rapporto all'Attributo cosa è
da osservarsi de' Giudizi passivi e neutri? (55) L'Ausiliario de Giudizi
attivi è sempre la voce avere? (54, 56) Quando si usa l'Ausiliario essere, e
quando l'avere? (57) Usandosi l'Ausiliario essere, come dobbiamo esprimere
la Voce verbale? (58) DEL FEMMINILE E DEL PLURALE NEI NOMI
5g. Nella propria Lingua coll' uso imparasi naturalmente tutto ciò, che nelle
parole è relativo alle Variazioni finali pel Sesso; pel Numero • per qualunque
altro significato. Pure, siccome i Dizionarj generalmente presentano i Nomi
soltanto al Sesso maschile e al Numero unale, crediamo bene di qui esporre le
regole semplicissime assegnate dalla Lingua italiana per la Formazione del
Femminile nei Nomi qualitativi e di azione, e per la Formazione del Plurale in
qualunque Nome, senza peró occuparci delle poche Eccezioui, che si conosceranno
coll' uso. 60. FORMAZIONE DEL FEMMINILE — I Nomi qualitativi e di Azione
formano il Femminile dalla Voce maschile; ed al maschile tali Nomi terminano
tutti o in e, come felice sensibile ec., oppure in o, come onesto virtioso
ec: 6r. Ora i terminanti in e servono egualmente ad ambedue i Sessi.
Quindi abbiamo « l"Uomo felice, la Donna felice ec. ». Nei terminanti in o
poi formasi il Femminile, cangiando l'o finale in a. Quindi avremo «
l'Uomo virtuoso, la Donna virtuosa ec. " FORMAZIONE DEL PLURALE - Il
Plurale in qualunque Nome formasi dall'Espressione di Numero unale, avvertendo
che nei Nomi qualitativi e di Azione devesi aver riguardo al Sesso, vale a
dire, che il Plurale maschile formasi dall'Unale maschile, ed il femminile
rispettivamente dall' U- nale femminile — I Nomi al Numero unale terminano o in
a, o in e, o in o. I terminanti in
e ed o formano il Plurale, cangiando in i la vocale finale: Quindi « libro
facile, Giovine premiato ec. » al Plurale danno « libri facili, Giovani
premiati ec. » Nei terminanti in a é necessario
osservare, se sono maschili o femminili - Se femminili,. formano il Plurale
cangiando in e la vocale fina-le: Quindi abbiamo «Donne virtuose, Sorelle
premiate ec. » - Se maschili, formano il Plurale: cangiando l' a finale in i -
Quindi abbiamo « Poe--ti, Duchi, Profeti ec. » - Si avverta, che i: Nomi
maschili terminati in a, sono pochissimi e soltanto. Oggettivi: 65. I
Nomi oggettivi alle volte terminano con vocale lungo ossia accentata; ed allora
servono al Numero tanto unale che plurale: Quindi abbiamo caso, come
rilevasi da questi esempi, per conoscere il Numero si osserva l'Articolo: Che
se l'Articolo mancasse, si dovrà fare attenzione o a qualche altra voce, o al
contesto del discorso.I Nomi qualitativi e di Azione qual desinenza anno
al Sesso maschile? (60) In tali Nomi come formasi il Femininile?
(6r) I Nomi in genere qual desinenza ànno al Numero una- le?
(62) Come formasi il Plurale nei terminanti in e o in ó? (65) Come
formasi il Plurale nei terminanti in a? (64) Cosa è da avvertirsi negli
Oggettivi terminanti con ac- cento? (65)- + . DEL CARDINE DI
GIUDIZIO •66. Parlando, noi altro non facciamo she esternare i Giudizj
formati dal nostro Essere sens ziente (4); ed è impossibile, che un discorso
sia sensato, se non esprime un Giudizio ~ Dunque in ogni discorso avremo
necessariamente. I' Oggetto cardine di giudizio (49); giacché ogni Giudizio
esige il suo Oggetto cardinale, o espresso o facili mente sottinteso
(52). Ora è facile comprendere,
che in un qualsiasi • discorso può e deve essere Cardine di giudizio, o Chi
parla, o Chi ascolta, o una Cosa terza cioè un Oggetto diverso da Chi ascolta e
da Chi parla - Dunque dobbiamo in ogni discorso precisare ossia esprimere
chiaramente, qual Oggetto é Cardine di giudizio, cioé se l'Oggetto parlante; o
l'Oggetto ascoltante, oppure un terzo Oggetto. Ma gli Oggetti parlante é
ascoliante sono o almeno si suppongono presenti al discorso - Dunque non
occorre indicarli coi Nomi loro par-ticolari; e basta usare per essi un Nome
generi-co, applicabilé a qualunque Oggetto che praticamente sia ascoltante o
parlante. In italiaro il Nome generico dell'Oggetto par-lante, al Numero
unale è io, al plurale noi: E il Nome generico dell'Oggetto ascoltante,
all'unale è tu, al plurale voi — Si avverta, che questi Nomi generici servono
al Sesso tanto maschile che fem-minile; giacché la presenza degli Oggetti
parlante e ascoltante, ci fa naturalmente conoscere il loro Sesso.
6g. I terzi Oggetti debbono sempre essere indicati coi loro particolari Nomi convenienti,
onde poter in essi distinguere l'uno dall'altro → Se però il Nome d'un terzo
Oggetto fu nel discorso espresso immediatamente prima, allora invece di
ripéterlo, sogliamo richiamara l' Oggetto con una Voce apposita detta Pronome,
cioè Voce usata invece d'un Nome; avvertendo che questo Pronome deve usarsi,
sol quando non può nascere nel discorso alcuna oscurità o confusione.* I
Pronomi che servono a così richiamare i terzi Oggetti, sono al Numero
unale egli o esso pel Sesso maschile, ella o essa pel femminile; ed al plurale
eglino o essi pel maschile, elleno o esse pel femminile.7o. Gli Oggetti,
e quindi i loro Nomi e Pro-nomi, non sempre sono Cardini di Giudizio; giacché
possorio trovarsi in altre molte situazioni, come vedremo (196). Si avverta
quindi, che non essendo Cardine di giudizio, al Numero unale il Nome
dell'Oggetto parlante cangiasi in me, e quello dell'Oggetto ascoltante in te; e
che nei Pronomi, egli cangiasi in lui, ella in lei, ed al plurale eglino ed
elleno si cangiano ambedue in loto. 71. Si avverta inoltre che a
questi generici Nomi e Pronomi tanto cardinali che non cardinali, per eleganza
o maggior forza di espressione sogliamo spesso aggiugnere la Voce stesso o
medesimo, ponendola al conveniente Numero e Sesso del Nome. o Pronome; come «
io medesimo, ella stessa, da lei medesima, voi stessi ec. " — La Voce
stesso o medesimo che comunemente è Voce d'iden tità (79, 80), in questo caso
da noi sarà chiamata Voce di energia. 'AVVERTENZA' SULL' OGGETTO ASCOLTANTE
72. Il Nome generico d'un solo Oggetto ascoltante è tu ovvero te, come abbiamo
sopra fissato (68, 70). L'Educazione italiana però per- mette, che si usi
tal espressione solamente ocon Persona esercente professione molto bassa ed
abbietta, o con Persona di massima confidenza, o parlando enfaticamente. Fuori di questi tre casi il
Nome d'un solo Oggetto ascoltante sarà sempre o voi, oppure ella e lei (70),
secondo la qualità, della Persona a cui si parla — Si usa voi parlando con
Persona o eguale o inferiore; e si usa ella e lei; parlando o con Persona a noi
superiore, o con Persona per cui dobbiamo o vogliamo aver dei riguardi. E poi facile conoscere la
ragione di tali sosti-tuzioni, che sono puramente basate sui principi di
civiltà - Dicendo voi ad una sola Persona, io le dico, che la considero come
Plurale, cioè come più Persone; il che è assai obbligante, e serve ad affezionarci
la Persona colla quale parliamo - Parimenti le voci ella e lei sono dal
Linguaggio esclusivamente consecrate al bel Sesso (69, 7u ). Quindi asando tali
voci con una sola Persona ascoltante, se questa è Femmina, col fatto le
dimostro che so di parlare con una Signora, vale a dire le dimostro, che mi
occupo dei riguardi a lei dovuti; dimostrazione, che deve necessariamente
piacere: •E se la Persona con cui parlo è Uomo, usando tali voci dico ad esso,
che o per lui quella deferenza, quel rispetto e tutti quei possibili ri-guardi,
che avrei per una Signora; esternazione molto sodisfacente e compita, giacché
l' educazione fissa allo scabello del Bel Sesso la somma e l'apice di tutti i
più delicati riguardi sociali.Cosa deve essenzialmente esprimere ogni sensato
discor- so? (66) Quante specie si danno di Oggetti cardinali?
(67) Gli Oggetti cardinali si esprimono sempre col loro Nome particolare?
(68) Qual è il Nome generico dell' Oggetto parlante? Qual è il Nome
generico dell'Oggetto ascoltante? Quali sono i Pronomi pei terzi Oggetti
? (6g) Non essendo Cardini di giudizio, come si esprimono tali Nomi
e Pronomi? (70) Cosa intendiamo per Voce di energia? (71) La buona
Educazione quando usa tu e te ? (73) Con una sola Persona ascoltante quando si
usa voi? (73) quando si usa ella e lei ! Sapreste dar ragione di
tali Sostituzioni ? (74) DELLE COSE DIFFERENTI, DIVERSE; SIMILI,
UGUALI E IDENTICHE Due cose diconsi differenti, quando una ci si
presenta maggiore o minore dell'altra: Cosi cinque e olto, quindici e dieci ec.
sono quantità differenti tra loro. Due Cose diconsi diverse, quando non sono della
stessa natura; vale a dire, quando non anno le stesse Proprietà (‹6): Cosi
acqua e vino, zuc- caro e caffè ec. sono cose diverse tra loro. Due Cose si dicono simili,
quando anno le stesse Proprietà, senza punto calcolarne le Quali-tà: Cost due
Uomini, due Cavalli, due Monete dello stesso conio e valore ec. sono cose
rispettivamente simili tra loro. 78. Due cose diconsi uguali, quando e sono di
medesima natura, e non presentano alcuna differenza trà loro; vale a dire,
quando avendo le stesse Proprietà, anno anche le medesime Qualità; Cosi
cinque è uguale trè più due, uguale quattro più uno ec. Si avverta, che
gli Oggetti simili presentano tutti delle più o meno rimarchevoli differenze; e
pe-ró, che negli Oggetti non esiste per noi uguas glianza perfetta.
L'Identità non può aversi
che negli Ogget-ti; e propriamente consiste « nel ravvisare, che un tale
Oggetto è quell' istesso, il quale giá esisteva in qualche precisata
circostanza » — Li cognizione dell'Identità risulra singolarmente dall'
osservare le marche o contrasegni particolari, per cui ogni Oggetto si
distingue da tutti gli altri suoi simili (78). Le Espressioni che nel
discorso indicano tali Differenze, Diversità ec., saranno da noi dette
rispettivamente Voci di Differenza, Diversità, So-miglianza, Eguaglianza,
Identità. DOMANDE Due cose quando sono differenti? (75) •. quando
sono diverse? (76) :. quando sono simili? (77) quando sono uguali? . (78)
Si dà Eguaglianza negli Oggetti ? In che consiste l'Identità d' un
Oggetto? (79) Come si ravy isa l'Identità d'un Oggetto?81. Confrontare
significa «Porre due o pit Oggetti dirimpetto ossia di fronte fra loro »; e ciò
avviene, ognivolta che vogliamo in più Oggetti considerare o esaminare una
médesima Azione o Qualità. La conseguenza del Confronto esser deve il
conoscere, che tale Azione o Qualità é negli Oggetti confrontati o uguale o
differente. Quindi i Confronti che esprimiamo nel discorso, saranno tutti o d'
Eguaglianza o di Differenza; e le Espres sioni indicanti tale Differenza o
Eguaglianza, saranno da noi dette Voci di confronto: Come al pari di, tanto
quanto, più di, meno di ec. Molte volte, fatto il Confronto, se scopriamo o
crediamo vedere una piccolissima differenza, ci contentiamo nel discorso
d'indicare l'Eguaglianza approssimativa; e le Espressioni che usiamo per ciò,
saranno da noi dette Voci di approssimazio-ne: Come quasi, in circa, a un
dipresso ec.: Il risultato del Confronto
alle volte suol essere un Giudizio d' ignoranza o di dubbio, che sogliamo
esprimere con non so, mi pare, credo, non potrei decidere ec. Ciò propriamente
avviene, quando non si può stabilire né uguaglianza né differenza assoluta nel
Confronto. In ogni Confronto é
necessario distinguere l'Oggetto primo dal secondo, potendo tanto l'uno che
l'altro essere indifferentemente di Numero o unale o plurale - Chiamiamo primo,
quello che é Cardine di giudizio; e chiamiamo l'altro secondo: Cosi in «
Pietro è più giovine di Paolo » Pietra è primo Oggetto, Paolo è secondo Oggetto
di confronto. DEL CONFRONTO SEPARANTE Alle volte consideriamo
tutti gli Oggetti d'una determinata specie sfera o estensione, come possedenti
la medesima Qualità o Azione; ed avviene sovente, che in uno a in alcuni di
questi Oggetti tale Azione o Qualità presentasi in maniera o superiore a
inferiore a tutti gli altri - Ora volendo nel discorso indicare tale
Inferiorità o Supe-riorità, dobbiamo primieramente separare dalla massa totale
l'Oggetto o Oggetti distinti, e poscia dobbiamo presentarli posti a Confronto
con tatti gli Oggetti restanti; come dicendo « Pomponio et il più abile do
Ministri: Quelli erano i meno prodi de suoi soldati eç. » = Questa operazione
può dunque giustamente chiamarsi Confronto se- parante; avvertendo, che gli
Oggetti separati formano sempre il primo Oggetto di Confronto (85), e che tutti
gli altri rimangono a formarne il se-condo. Il Confronto separante può
essere di eccesso o di difetto - E di eccesso, se il primo Oggetto possiede la
confrontata Azione o Qualità in grado superiore al secondo: Come « Cicerone fu
il piieloquente dei Romani: Elena è la più saggia delle Figlie ec. » - È di
difetto, se il primio Oggetto possiede la Qualità o Azione in grado inferiore
al secondo Oggetto di confronto: Come « Giulio é il meno dissipato degli
Scolari: L'Amico fu il meno maltrattato dei Prigionieri ec. » 88. In italiano
le Espressioni il più... di, il meno... di ec. sono particolarmente destinate
ad accennare tali Confronti; e noi perciò le chiameremo Voci di Confronto
separante. DOMANDI Che significa confrontare? (18) Qual è il
risultato del Confronto ? (82) Il Confronto produce sempre un Giudizio
d'Eraglianza o di Differenza? (84), Quali da noi si chiamamo. Voci di
confronto? (82) Quali chiamansi Voci di approssimazione? (83) Nel
Confronto quale Oggetto chiamasi primo, e quale secondo ! (85) Quando
abbiamo Confronto separante ? (86) Il Confronto separante di quante
specie può essere? (87) Quando chiamasi di eccesso, e qúando di
difelio? Quali da noi si dicono Voci di confronto separante? (88)
89. I nostri Giudizj debbono naturalmente essere diversi, come
diverse esser possono le circostanze alle quali si riferiscono. Dunque il
Linguaggio deve esprimerli in diverse Maniere - È dunque necessario esporre
dettagliatamente queste diverse: Maniere ossia i varj Modi, con cui si può nel
discorsa esprimere un Giudizio. Mi sia qui permessa un'osservazione
- La diversità dei Modi nella Voce giudicante e nei Verbi dipende dalla
diversità dei Giudizj che si esprimo-no; vale a dire, dipende dall' intrinseca
natura delle cose. Dunque il numero dei Modi deve necessariamente esser lo
stesso in tutte. le Lingue; e questo deve intendersi anche del numero dei Tempi
in ciascun Modo - Dunque le Grammatiche, quando asseriscono che una Lingua à
più o meno Modi, più o meno Tempi di un'altra, dan chiaramente a
conoscere il poco o nessuno Bron-senso; che presiedeva alla loro formazione.9o.
Qualunque Giudizio deve sempre riportarsi a qualche Istante del Tempo totale; e
nel discorso può inoltre essere confrontato col Tempo di qualche altro Giudizio
- Dunque esamineremo accuratamente tutto ciò che nei Giudizi è riferibile al
Tempo, ossia ai varj Tempi tanto assoluti che relativi. 9i. Chiamiamo
assoluto quel Tempo, che da noi puramente si considera presente, passato o
futuro, come è assolutamente in natura: E chiamiamo relativo quel Tempo, che da
noi si considera presente, passato o faturo soltanto relati-ramente ad altro
Tempo espresso nel discorso. 9a. Ogni Giudizio esige indispensabilmente
un Oggetto, cardinale (46); e questo Oggetto può es sere o il parlante o
l'ascoltante o un terzo Oggetto (67). Inoltre, l'Oggetto cardinale può essere
di Numero e unale e plurale (ro) - Dunque in ciascun tempo di qualunque Modo
faremo particolare attenzione ai tre Oggetti cardinali, e ciò per ambedue i
Numeri unale e plurale; 93. La Lingua italiana generalmente con una sola
Espressione suole indicare Giudizio, Tempo, Modo, e inoltre la Natura
dell'Oggetto cardinale, ed. il suo Numero. Quindi é della massima importanza
l'attaccare a ciascuna di tali tanto significanti Espressioni la giusta Idea, e
colla massima possibile precisione - Noi dunque le esporremo dettagliatamente
di seguito per la Voce di giudizio essere, in ciascun Tempo, in ciascun
Modo, e indicando la Natura ed il Numero degli Oggetti
cardinali coi generici Nomi e Pronomi rispettivamente già fissati per essi (84,
69); vale a dire, io, tu, egli per l'unale, e noi, voi, essi pel Numero
plurale, limitándoci al solo Sesso maschile - Prima però daremo la necessaria
spiegazione de' varj Tempi e assoluti e relativi. Esporre di seguito per
ciasçun Tempo, in ciascuno Modo, e per ogni Oggetto cardinale le varie
Espressioni che la Lingua assegna sia per lo Voce di giudizio, sia per un Verbo
qualunque, é propriamente ciò che chiamasi conjugare. Abbiamo già fissato le
generiche Voci esprimenti i varj Tempi assoluti, cioè adesso, jeri, domani (28)
e questa mattina (31). Queste Voci nella conjugazione di qualunque Modo possono
essere unite alla Voce di giudizio, onde meglio formarsi una giusta idea di
questa Voce medesima. Si arverta però, che praticamente non sempre debbono
esservi unite: Quindi noi nel conjugare le ometteremo, lasciando a ciascuno la
libertà di aggiugnervele a suo piacere. DOMANDE Che' s' intende per
Modi nella Voce di giudizio e nei Verbi? (80) Qual Tempo dicesi
assoluto? (93) Qual Tempo chiamasi relatino ? Cosa intendete per
conjugare? (94)96. Chiamasi assoluto, quel Tempo che nel di- assoluto
sarà o presente o passato) o futuro; giacché in natura gl' Istanti del Tempo
totale debbono trovarsi in una di queste tre situazioni (27). 97. Il
Tempo assoluto dicesi presente, quando coincide coll' Istante in cui parliamo;
dicesi pas-saro, quando è decorso prima dell'Istante in cui parliamo; e si dice
futuro, quando deve decorrere dopo l'Istante in cui parliamo (27) - Si
richia-mi, che il Passato in italiano è di due specie, cioé congiunto e
disgiunto (29). DOMANDE Come denominiamo i varj Tempi assoluti?
(96) Il Tempo assoluto quando si chiama presente? (97) quando si chiama
passato ! quando si chiama futuro? DEI TEMPI RELATIVI 98. Chiamasi
relativo quel Tempo, che si considera presente, passato o futuro, soltanto
relativamente ad un altro Tempo espresso nel discorso (91) - Dunque il Tempo
relativo sarà o identico o anteriore o posteriore all'altro Tempo; giacchè
qualunque Tempo, posto a confronto ossia considerato rispettivamente ad un
altro Tempo, deve di necessità trovarsi in una di queste tre circostanze.
Il Tempo relativo dicesi
identico all'altro Tempo, quando questi due Tempi effettivamente non sono che
un solo. Cosi in « Sento cantate » cantare è un'espressione di Tempo relativo
iden-tico: è di Tempo relativo, perché il Tempo dell'azione cantare si riporta
a quello dell'azione sento; è di Tempo identico, perché in questo caso diciamo,
che l'azione cantare e l'azione senta anno luogo al medesimo istante. Il Tempo relativo dicesi
anteriore, quando effettivamente si considera decorso prima dell'altro Tempo.
Così « L'Amico dice di aver visto molte Lepri » aver visto è un'espressione di
Tempo relativo anteriore: è di tempo relativo, perché si riferisce al tempo
dell'azione dice; ed è di Tenipo anteriore, perché esprimiamo che l'azione aver
visto è avvenuta prima dell'azione dice. Il Tempo relativa dicesi posteriore, quando si
considera decorso dopo l'altro Tempo. Cost in • L'Amico sperava d'essere
premiato.» essere premiato è un' espressione di Tempo relativo poste-riore: è
di Tempo relativo, perchè si riferisce al Tempo dell'Azione o Giudizio sperava,
ed è di tempo posteriore, perché diciamo che l' Azione essere premiato deve
ossia doveva avvenire dopo dell'azione sperava., DOMANDE Come denominiamo
i varj Tempi relativi? (98) Il Tempo relativo quando si dice identico?
(99) • • quando si dice anteriore? (100) quando si dice
posteriore? (101) È facile
comprendere, che ogni Azione o Giudizio di Tempo relativo; in natura deve
appartenere a qualche Tempo assoluto; giacché le Azioni avvengono tutte in
qualche Istante del Tempo totale (96), è la natura delle cose non può essere
alterata dalla nostra maniera di considerar-le: Cosi per esempio dicendo «
Quando voi sor-siste, l'Amico dormiva » chiaro si scorge, che la qui espressa
azione di dormire é di Tempo asso-lutamente-passato e relativamente-identico a
quello dell'Azione sortiste - Dunque nei Giudizj di Tempo relativo possiamo e
dobbiamo considerare e il Tempo assoluto e il Tempo relativo del Giu-dizio;
ossia con parola composta possiamo e dobbiamo considerare, i varj Tempi
assoluto-relativi. Moltiplicando i
tre Tempi assoluti, pre-sente, passato e futuro (96) per i tre Tempi re-lativi,
identico, anteriore: e posteriore (98), avremo tutti i varj Tempi
assoluto-relativi: Avremo cioe presente-identico,
passato-identico, futuro-identico presente-anteriore, passaso
anteriore, fuluro-anteriore presente-posteriore, passato posteriore,
futuro-posteriore Si avverta, che delle due Parole con cui esprimiamo
ciascuno di questi Tempi assoluto-relativi, la primo indica sempre il Tempa
assoluto del Giudizio o Azione, e la seconda ne indica sempre il Tempo
relativo. TEMPO PRESENTE-IDENTICO. Chiamiamo presente-identico quel Tempo,
che di sua natura esiendo presente, nel discorso da noi si considera soltanto
come identico ad un altro Tempo, il quale è considerato ed è assolutamente
presente : Così in « Sento cantare » cantare è un'espressione di Tempo
presente-identico; perché l'Azione di cantare avviene al tempo stesso di quella
espressa da sento, la quale di sua natura é di Tempo presente: TEMPO PASSATO-IDENTICO -
Chiamiamo passato-identico quel Tempo, che di sua natura essendo passato, nel
discorso da noi si considera. soltanto come identico al Tempo d'un altro
Giu-dizio, il quale é assolutamente passato: Cosi in « Quando voi sortiste l'
Amico dormiva » dormiva è un'espressione di Tempo passato-identico; perché
l'azione espressa da dormiva, la quale é assolutamente passata, si considera
soltanto come contemporanea a quella espressa da sortiste, azione assolutamente
passata ancor essa - Lo stesso dicasi di canture in « Sentii, et sentito
cantare ec. » TEMPO FUTURO-IDENTICO -
Chiamiamo futuro-identico quel Tempo, il quale di sua natura essendo futuro, da
noi si considera sol-. tanto come identico ad altro Tempo assolutamente futuro:
Cosi in « Quando li vedrà sortire ec. »• sortire è un'espressione di Tempo
futuro-identico; •perché l'azione qui espressa da sortire é assolutamente
futura, ma da noi si considera solamente come contenporaneo a quella
espressa da vedrò, la quale è pure assolutamente futura. 107. TEMPO
PRESENTE-INTERIORE — Chiamiamo presente-anteriore quel Tempo, che di sua natura
essendo presente, deve essere soltanto considerato come anteriore ad un altro
Tempo. Ora egli é chiaro, che il Tempo presente non può essere anteriore che al
solo Tempo futuro. Dunque il Tempo presente-anteriore é un Tempo relativo, che
deve di necessità riportarsi ad altro Tempo assolutamente futuro. Ma il
Tempo presente non può sotto alcun rapporto dipendere dal Tempo futuro, ossia
riferirsi al Tempo futuro; giacché quando calcoliamo l' Istante presente, tutto
il Tempo futuro può considerarsi ed è per noi effettivamente come zero. Dunque
il Tempo presente-anteriore è nel nostro senso (103) un Tempo praticamente
impossibile, un Tempo che include contradizione; ossia è un Tempo re-lativo,
che per l'intrinseca natura delle cose si risolve necessariamente in un Tempo
assoluta, cioè nel Tempo assolutamente presente. Ed infatti ogni Tempo
assolutamente presente, di sua natura ¿ anteriore a tutto il Tempo
futuro. Dunque considerato come Tempo relativo (98), il Tempo presente-anteriore
non esiste. 108. TEMPO PASSATO-ANTERIORE - Chiamiamo passato-anteriore
quel Tempo, il quale di sua natura essendo passato, da noi solamente si
considera come anteriore ad un altro Tempo che è passato ancor esso
necessariamente — Il Tempo passato-anteriore può essere congiunto, o
disgiunto. I.° Chiamasi congiunto, quando si considera de corso
immediatamente prima dell'altro Tempo pas-sato; ossia, quando si calcola come
unito in serie al Tempo, che consideriamo passato per secondo: Così in «
Appena ebbero visto il lupo, i cani fuggirono » ebbero visto è un'espressione
di Tempo passato-anteriore-congiunto; giacché indica un'Azione assolutamente
passata, la indica come anteriore all'azione fuggirono, ma la indica come
avrenuta solo un istante prima, ossia come avvenuta immediatamente prima
dell'azione fuggirono. II.® Chiamasi disgiunto, quando non si considera
decorso immediatamente prima dell'altro Témpo, che riteniamo passato per
secondo: Cosi in « L'Amico xenne, perché era stato avvertito da me » era stato
avvertito è un'espressione di Tempo passato ante-riore-disgiunto; giacchè
indica un'Azione assolutamente passato, la indica come anteriore all'Azione
venne, ma non la indica come avvenuta immedia-camente prima dell'azione venne -
Per brevità il passato anteriore-disgiunto sarà da noi denominato semplicemente
passato-anteriore. 109. TEMPO FUTURO-ANTERIORE - Chiamiamo
futuro-anteriore quel Tempo, il quale di sua natura essendo futuro, da noi si
considera soltanto come anteriore ad un altro dato Tempo fu-turo: Cosi in «
Quando avremo finito la Scuola, passeggeremo o avremo finito è un'espressione
di Tempo futuro anteriore; perché esprime un'Azione assolutamente futura,
la quale peró è da noi calcolata soltanto come anteriore all'altra futura
Azione espressa da passeggeremo. 110. TEMPO PRESENTE-POSTERIORE -
Chianiamo presente-posteriore quel Tempo, il quale di sua natura essendo
presente, è da noi considerato soltanto come posteriore ad un altro Tempo che
necessariamente deve essere passato: Cust in « L'Amico mi scrisse, che sareste
arrivato precisamente a quest' ora » sareste arrivato è un'espressione di Tempo
presente-posteriore; giacchè esprime un'azione assolutamente presente, cioè
un'azione che avviene al momento in cui parlo; ma nel discorso tale azione è
assolutamente calcolata come posteriore all'altra espressa da scrisse.
III. TEMFO PASSATO-POSTBAIORE - Chiamiamo passato-posteriore quel Tempo il
quale di sua natura essendo passato, da noi si considera soltanto come
posteriore ad un altro Tempo che di necessità deve anch'esso essere passato:
Cosi in « L'Amico disse, che sarebbe arrivato prima di notte; e mantenne là sua
parola » sarebbe arrivato è un'espressione di Tempo passato-posteriore; giacché
esprime un'azione assolutamente passato, che praticamente da noi si considera
soltanto come posteriore all'azione espressa da disse. 1I2. TEMPO
FUTURO-POSTERIORE - Chiamiamo futuro-posterioré quel Tempo, il quale di sua
natura essendo futuro, dá noi si considera solamente come posteriore ad altro
Tempo: Cusi in « L'Amico mi scrisse, che sarebbe arrivato prima di sera; e
adesso appena sono le tre pomeridiane » sarebbe arrivato é un'espressione di
Tempo futuro-posteriore; giacché esprime un'Azione assolutamente futura, ma nel
discorso calcolata soltanto come posteriore all'Azione espressa da
scrisse. 113. I Tempi assoluto relativi sono dunque otto; cioè sono i da
noi già fissati (103), provenienti dalla moltiplica dei tre Tempi assoluti pei
tre re-lativi; restando di sua natura escluso il Tempo presente-anteriore, come
abbiamo già dimostrato (107). Si avverta di formarsi una giusta e chiara
idea di ciascuno degli otto analizati Tempi assoluto-relativi, onde afferrar
bene il preciso valore delle voci destinate ad esprimerli - Si richiami, che
delle due Parole da noi usate per indicarli, la prima esprime sempre il Tempo
assoluto, e l'at-tra il Tempo relativo (103) - Si fissi finalmente, che il
Linguaggio praticamente considera questi Tempi soltanto come relativi; ma che é
anche necessario cortoscerne la forza assoluta, onde poterli analiticamente e
ragionatamente distinguere fra loro. DOMANDE Cosa intendiamo per
Tempi assoluto-relativi? (102) • Quanti e quali sono i Tempi assoluto-relativi?
(103, 113) In queste Voci composte cosa indica la prima, e cosa la
seconda Parolae® (105) Qual tempo chiamasi presente identico? (104)
.. passato identico? (105) • futuro identico? (106) Cosa dobbiamo
osservare sul Tempo presente-anteriore? (107) Qual Tempo chiamasi
passato-anteriore? (108) Il Passato-anteriore quando si dice congiunio?
(I) ... quando si dice disgiunto? (II) Qual Tempo chiamasi
futuro-anteriore? (109) presente-posteriore? (110)
passato-posteriore? (111) • futuro-posteriore? (112) Il Linguaggio
precisamente come considera i Tempi asso- luto-relativi P (113) DEL
MODO CERTO 114. Diciamo espresso in Modo Certo, ogni Giudizio il quale
esclude qualunque ombra d'in-certezza; ossia ogni Giudizio, in cui l'Oggetto
parlante esprime con assoluto certezza e persia-sione ciò che dice: Come « Voi
siete studiosi : L'Amico scrisse due lettere: Quando io giunsi, i soldati
partivano ec. " Ogni Giudizio di Modo Certo è praticamente o isolato
o dipendente o condizionato. MODO CERTO-ISOLATO Chiamiamo isolato ogni
Giudizio di Modo Certo, il quale esprime da se solo un senso perfettamente
completo; ossia ogni Giudizio, il quale espresso con parole, lascia nulla a
desiderare peressere inteso perfettamente; come « Quei Giovani sono Italiani:
Pietro fu premiato: Voi sarete felici ec. » Ogni Giudizio di Modo
Certo-isolato appartiene sempre ad uno dei tre Tempi assoluti, presente,
passato, futuro; richiamando, che in italiano il Tempo passato si distingue in
passato-congiunto, e passato-disgiunto o semplicemente passato (52). Si avverta che, tanto in
questo come in altri Modi molti, alle Espressioni di futuro sogliamo sostituire
quelle di Tempo presente, ogni volta che la futurità trovasi naturalmente
espressa o dal contesto del discorso o dalla natura stessa dell'A-zione: Come «
Parto domani, invece di partirò; Andate questa sera al Teatro? invece di
andrete ec. » Le Espressioni
di 'Modo Certo-isolato sono alla TAVOLA 1.° Nella Voce giudicante il'
Linguaggio per esprimere semplicemente il Tempo assoluto del Giudizio, non à
altre Espressioni che quelle as-segnaté pel Modo 'erto-isolato. Ed infatti
ana-lizando le Espressioni che successivamente fisse, remo pei Tempi assoluti
di tutti gli altri Modi, si troverà che desse nell'intrinseca loro natura
contengono sempre o Dipendenza, o Condizione, Volizione, Desiderio,
Supposizione ec. - Dunque ogni Giudizio, che stante la natura del. di- scorso,
deve puramente indicare il suo Tempo as-soluto, si esprimerà colle Voci di Modo
certo-isolato. Questa osservazione é della massima importanza; giacché
spessissimo s'incontrano delle Espressioni di Modo certo-isolato, le quali nel
discorso praticamente non possono rimanere isolate; come « Finché sono contenti
ec.: Quando fui premiato ec. : Se voi sarete accorti ec. » — In questi e simili
casi é quindi necessario avvertire che le. Voci sono, fui, sarete ec. esprimono
soltanto il Giudizio ed il suo Tempo assoluto; e che la praticamente
indispensabile concatenazione di tali Giudizj con al-tri, si deve unicamente
ripetere dal valore delle altre Voci finchè, quando, se ec. — Lo stesso dicasi
dei Verbi. MODO CERTO-DIPENDENTE 128. Chiamiamo dipendente ogni Giudizio di
Modo Certo, il quale da se solo non ci presenta una cognizione completa del
Tempo cui si riferisce; ossia ogni Giudizio, il quale per la perfetta
intelligenza e spiegazione del Tempo dipende da un altro Giudizio; come « Io
era contento; l' Amico era stato avvertito; quando avrete finito la traduzione
ec.»: Dove è chiaro, che senza il concorso di altro Giudizio non possiamo
intendere a qual preciso Tempo si riferiscano tali Giudizj ; presentandoci
tutt' al più, i primi due un'idea generica di passato, ed il terzo una generica
idea di Tempo futuro. 122. Ogni Giudizio di Modo Certo-dipendente
appartiene ad uno dei tre Tempi assoluto-relativi, passato-identico (105),
passato-anteriore (108), e futuro-anteriore (10g); richiamando, che il
Pas-sato-anteriore distinguesi in congiunto e disgiunto. 123. Le
Espressioni di Modo Certo-dipendente sono alla TAvOLA II.'- Si faccia peró
attenzione, ché il buon gusto italiano nella Voce giudicante essere alle
Espressioni di Passato-anteriore-con-giunio, cioè fui stato, fosti stato ec.,
sostituisce generalmente le Espressioni passate di Modo Certo- isolato,
cioè fui, fosti ec. (119). MODO. CERTO-CONDIZIONATO 124. Diciamo
condizionato ogni Giudizio di Modo Certo, la cui verificazione è
inseparabile dall' ese-guimento di qualche condizione; come « Se avessi un
libro, leggerei: Se aveste studiato, sapreste ineglio la lezione ec. » •
125. Ogni Giudizio di Modo Certo-condizionato appartiene sempre ad uno dei tre
Tempi assoluti, presente, passato o futuro. 126. E necessario fissare,
che ogni Giudizio condizionato deve di sua natura avvenire dopo l'ese-guimento
della condizione. Da ciò risulta, che un Giudizio condizionato di Tempo passato
o pre-sente, in pratica è sempre ineseguibile; giacché in questi due casi non
può assolutamente più verificarsi la richiesta condizione, e però nemmeno
il Giudizio che da essa dipende:127. Le Espressioni di Modo certo-condizionato
sono alla TAvoLA IIl"; avvertendo, che la natura del discorso farà
praticamente distinguere quelle di futuro da quelle di Tempo presente.
DUMANDE Un Giudizio quando si dice espresso in Modo certo? (1 14)
Un Giudizio di Modo certo di quante specie può essere? (115) Quando si
chiama isolato ? (116) Un Giudizio di Modo certo-isolato a quali Tempi
appar-tiene? (117) Un Giudizio di Tempo futuro quando si può esprimere
colle Voci di presente? (118) In Modo certo-isolato come si conjuga la
Voce di giu-dizio? (119) Sulle Voci di Modo certo-isolato cosa dobbiamo
specialmente avvertire? (120) Un Giudizio di Modo certo quando chiamasi
dipenden- te? (131) Un Giudizio di Modo certo-dipendente a quali
Tempi ap-partiene? (122) In Modo certo-dipendente come si conjuga la Voce
di giudizio? (123) Un Giudizio di Modo certo quando chiamasi condizio•
nalo ? (124) Un Giudizio di Modo certo-condizionato a quali Tempi
appartiene? (125) In Modo certo-condizionato come si conjuga la Voce di
giudizio ? (117) DEL MODO DESIDERATIVO. 128. Diciamo espresso in
Modo desiderativo ogni Giudizio, col quale si desidera energicamente
qualche cosa: come « Oh foste voi più diligenti! Oh foss' egli stato
vincitore! ec. » Ogni Giudizio
di Modo desiderativo appartiene ad uno dei tre Tempi assoluti, presente,
passato o fituro — Si faccia perô attenzione, che ogni Giudizio desiderativo di
Tempo presente o passato è ineseguibile di sua natura; giacchè il Desiderio che
lo accompagna, in questi due Tempi praticamente non può verificarsi più. Le Espressioni di Modo
desiderativo sono alla TAvOLA IV.' - Si arverta, che nel Modo desiderativo
quelle di futuro sono eguali alle Espres sioni di Tempo presente, e che il
pratico discorso ci fa sempre chiaramente distinguere l'un Tempo dall'altro -
Si avverta inoltre, che le Espressioni desiderative sono quasi sempre
accompagnate de Voce indicante desiderio, come oh ec.; e che in iscritto tali
Espressioni sono sempre seguite dal cos detto Punto ammirativo. DOMANDE Un
Giudizio quando si dice espresso in Modo desidera-tivo! (128) Uu Giudizio
di Modo desiderativo a quali Tempi appar- tiene? (129) Un Giudizio
di Modo desiderativo è sempre eseguibile ?. La Voce di giudizio come si
conjuga in Modo desidera. tivo? (130)13x. Diciamo espresso in Modo
volitivo, ogni Giudizio, nel quale l'Oggetto parlante fa conoscere
energicamente un atto di sua volontà; come « Parta egli subito: Andiamo a casa:
Fatemi questo piacere ec. ». ' *32. È chiaro di sua natura, che l'Oggetto
parlante di Numero unale non à bisogno di esprimere con parole un atto
di-Volontà, riguardante unicamente lui stesso - Quindi il Modo volitivo deve
necessariamente mancare di espressione per l'Oggetto parlante al Numero
unale. 133. Chi vuole qualche cosa, per natura non può volere che un
Bene. Ora se questo Bene dipende da Chi parla, l'Oggetto parlante esternando la
sua volontà, comanda; e se questo Bene non dipende da Chi parla, l'Oggetto
parlante esternando la sua volontà, non può che o esortare o pregare - Dunque
ogni Giudizio di Modo volitivo esprime o Comando o Esortazione o
Preghiera. - 134. Ma le Preghiere, le Esortazioni, i Comandi per
intrinseca loro natura non possono risguardare il Tempo passato — Dunque ogni
Giudizio di Modo volitivo deve necessariamente appartenere ad uno dei due Tempi
assoluti, presente o futuro. Si richiami (118), che in pratica usiamo
spessissimo le Espressioni di presente in luogo di quelle di futuro; giacché la
futurità del Giudizio trovasi molte volte espressa naturalmente dal
discorso.135. Le Espressioni di Modo volitivo sono alla TAVOLA V.
DOMANDE Un Giudizio quando si dice di Modo volitivo? (132) Un
Giudizio di Modo volitivo cosa deve esprimere? (133) Perchè deve
esprimere o Comando o Esortazione o Pre-ghiera? Un Giudizio di Modo
volitivo a quali Tempi appartie-ne? (13+) Perchè non può appartenere al
Témpo passato ? In Modo volitivo come si conjuga la Voce di giudizio?
(135) Al Numero unale perchè manca l'Espressione per l'Oggetto parlante?
(132) DEL MUDO SUPPOSITIVO *36. Diciamo espresso in Modo
suppositivo, ogni Giudizio il quale si fonda sopra un'ipotesi o
supposizione qualunque; ossia ogni Giudizio, il quale contiene in se stesso una
supposizione; come « Siamo pur noi dimenticati: sia pur egli stato vincitore
: partano pur essi domani ec. " Ogni Giudizio di Modo
suppositivo appartiene ad uno dei tre Tempi assoluti, presente, passato o
futuro; e nel discorso tali Giudizj sono quasi sempre accompagnati da qualche
Voce di suppo-sizione, come pure, anche ec. Le Espressioni di Modo
suppositivo sono alla TAvoLA IV."; ove si avverta, che per convenzione
quelle di futuro sono uguali a quelle di Tempo presente; ma in pratica non è
possibile confondere col presente il Suppositivo futuro. Un Giudizio quando si
dice di Modo suppositivo? (136) - Un Giudizio di Modo suppositivo a quali
Tempi appartiene ? (137) In Modo suppositivo come si conjuga la Voce
giudican-te? (138) DEL MODO CONDIZIONANTE Diciamo espresso in Modo
condizionante, ogni Giudizio esprimente la condizione, alla quale si appoggia
un Giudizio condizionato qualunque (124); come «Se fossirobusto, vorrei
divertirmi alla caccia ». - Fissiamo quindi, che. un Giudizo condizionante richiama
sempre un Giudizio condizionato, e viceversa; giacché in un sensato discorso
l'uno non può stare senza l'al-tro, e ciò per l'intrinseca loro essenza e
natura. Ogni Giudizio di Modo
condizionante appartiene ad uno de' tre Tempi assoluti, presente, passato o
fisturo; ed è quasi sempre accompagnato da una Voce di condizione o
condizionativa; come se, qualora ec. Le Espressioni di Modo condizionante sono alla
TAvOLA VIL'; ove si arverta, che quelle di futuro sono uguali a quelle di
presente; e pero che per distinguerle bisogna praticamente far attenzione al
sentimento del discorso. Le Espressioni di Modo condizionante contengono
sempre nell' intrinseca loro natura un principio o di dubbio o di
desiderio o di supposizione ec. Quindi per esprimere un Giudizio condizionante
libero da qualunque principio di sup-posizione, di desiderio, di dubbio ec.,
ossia un Giudizio che indichi puramente la condizione, si fa uso delle
Espressioni assegnate alla Voce di giudizio nel Modo certo-isolato; giacché in
tal caso espressa la condizione con apposita Voce condizio-nativa (140), la
Voce giudicante deve semplicemente indicare Giudizio e Tempo (120) - Questa
osservazione. è della massima importanza, onde darsi ragione di molte
espressioni condizionanti; come « Se l'Amico arriva ec. Se avete scritto ec.
» DOMANDE Un Giudizio quando si dice di Modo condizionante!
(13) Un Giudizio condizionanté può stare nel discorso da solo? Un
Giudizio condizionante a quali tempi appartiene? (440) Come si conjuga la
Voce di giudizio in Modo condizio- • nante? (141) Sulle espressioni
condizionanti cosa dobbiamo specialmente avyertire? (142) DEL MODO
INCERTO 143. Diciamo espresso in Modo incerto, ogni Giudizio accompagnato
da incertezza riguardo all' esistenza di ciò che esprime il Giudizio medesi-mo;
come sia, sia stato ec. in « Mi pare, che Pietro sia diligente: Si dice, che
Píetro sia stato diligente éc. » Ogni Giudizio di Modo
incerto deve essere preceduto dalla voce che, e da un'altro Giudizio il quale
per ora sarà da noi chiamato Giudizio precedente; come sarebbe negli esempi
suespres- si (143) mi pare che - si dice che - I Giudizj di Modo incerto
sono o isolati o dipendenti o condizionati, come quelli di Modo certo e nelle
medesime circostanze, avuto però riguardo all'esposto superiormente (144).
Quindi appartengono anche ai Tempi medesimi, tanta assoluti che relativi - Si
avverta però che il Tempo passato-anteriore-congiunto è proprio del solo Modo
certo-dipendente; e quindi che questa Tempo manca necessariamente al Modo
incerto. Al Modo incerto-isolato e
solamente in esso abbiamo i già analizati Tempi assoluto-relativi,
presente-posteriore (110), passato-posteriore (r11) e futuro-posteriore (112).
Il Linguaggio però considerando questi Tempi soltanto come relativi (113) ossia
puramente come posteriori, li esprime tutti tre colle Voci medesime, rimettendo
all' analisi del sentimento la cognizione del loro Tempo as-spluto. Noi quindi
per amore di brevitá chiameremo di Tempo assoluto-posteriore le Espressioni
assegnate dal Linguaggio per indicare qualunque di questi tre Tempi assoluto-relativi.
Si avverta per-tanto, che in Tempo assoluto-posteriore la Voce assoluto sta in
luogo di qualunque delle tre voci presente, passato; futuro, le quali nei
diversi incontri potranno anche sostituirsi volendo Le, Espressioni, della Voce
giudicante pel nostro Tempo assoluto-posteriore, in italiano sono eguali a
quelle di Tempo passato del Moda condizionato (127). Si avverta però bene di
non confondere i Giudizj incerti di Tempo assoluto-poste-riore con i Giudizj
condizionati; giacché sono essenzialmente diversi. Le Espressioni di Modo
incerto-isolato sono alla TAVoLA VIII' Quelle di Modo incerto-dipen-dente sono
alla TAvOLA IX." E quelle di Modo incerto-condizionato sono alla TAvOLA
X.* DOMANDE Un Giudizio quando si dice di Modo incerto? (‹43) Da che dev'essere
preceduto ogni Giudizio di Modo incerto ? (144) I Giudizi di Modo incerto
di quante specie sono? (‹45) Cosa intendiamo per Tempo assoluto-posteriore?
(‹46) Come si conjuga la Voce di Giudizio in Modo incerto-isolato !
(148) La Voce di Giudizio come si conjuga in, Modo incerto-
dipendente ? La Voce di Giudizio come si conjuga in Modo incerto-
condizionato ? DEL MODO INTERROGATIVO ‹49. Diciamo espresso in Modo
interrogalivo, ogni Giudizio accompagnato da intérrogazione ossia domanda; come
« Che bramate? Dove andarono?' ec. 150: Un Giudizio interrogativo
può essere sem-plice, enfatico, o dubitativo. - È semplice, quando
semplicemente chiediamo cio ch'è espresso dal Giudizio; come « Che faté? Siate
bene? ec." - È enfatico, quando la domanda è accompagnata da enfasi, cioè
da un vivo sentimento dell'animo; come « L'indegno dov'è? E vederlo non pos-so?
ec. » - Finalmente è dubitativo, quando l'in-terrogazione è accompagnata da un
sentimento di agitazione o di dubbio; come « Sarei felice a tal segno?, Sarebbe
egli stato ferito? er. »' 15r. I Giudizj interrogativi sono tutti incerti
di loro natura, come indica chiaramente l'atto di domandare. Siccome però
l'incertezza del Giudizio é abbastanza espressa della Interrogazione, cosi tali
Giudizj vengono giustamenté indicati colle Espressioni di Modo certo;
come si vede alla TAVOLA XI' pel Modo interrogativo-isolato, alla TAVOLA XII.ª
pel Modo interrogativo-dipendente; alla TAvoLA XIII." pel Modo
interrogativo-condi-zionato e alla TAvoLA XIV." pel Modo
interro-gativo-dubitativo; avvertendo che il pratico discorsa fa sempre
distingiere il futuro dal presente. 152' Si avverta, che gl'Interrogativi
semplici ed enfatici si esternano con eguali Espressioni; e per- ciò, che
bisogna distinguerli, in iscritto pel sen-timento, e parlando pel tuono di voce
—, Si avverta inoltre, che la Lingua italiana ne' Giudizj interrogativi o
sopprime il Nome dell'Oggetto car-dinale, o lo pospone alla Voce di
giudizio: » Un Giudizio quando si dice di Modo interrogativo? (149)
Un Giudizio interrogativo di quante specie può essere? (150) Quando è semplicé,
quando enfatico, e quando dubitativo? La Voce di giudizio come, si
conjuga in Modo interroga-tivo-isolato? (151) La Voce di giudizio come si
conjuga in Modo interroga- tivo-dipendente? • : La Voce di giudizio
come si conjuga in Modo interroga- tivo-condizionato ?. La Vore di
giudizio come si conjuga in Modo interroga- tivo-dubitativo ? Gl'
Interrogativi semplici ed enfatici come si distinguono tra loro ? (152)
DEL MODO GENERÍCO 153. Diciamo espresso in Modo generico, ogni Giudizio,
il quale è in genere applicabile a qualunque Oggetto cardinale, e puo in genere
appartenere a qualunque Tempo assoluto; come « leg-gere, leggendo ec. »;
espressioni, che praticamente possono combinare. con io, il, egli, noi, voi,
essi, come pure colle voci di Tempo jeri, oggi, domoni ec. Quindi tali
Espressioni giustamente sono da noi chiamate generiche, ossia di Modo
generico. x54. Un, Giudizo di Modo generico, stante l'in-trinseca sua
natura (‹53), nel pratico discorso non pud trovarsi isolato: Quindi sarà sempre
unito ad un altro Giudizio, che gli serva come di base, e che noi perciò
chiameremo Giudizio principale ;come periso, volevano ec. in «Penso partire:
Volevano leggere ec. ». #55. Ogni Giudizio di Modo generico deve essere o
determinante o sostituito o accompagnante. DOMANDE Un Giudizio
quando si dice espresso in Modo generico? (153). Un Giudizio di Modo
generico può stare nel discorso da solo? (154) Cosa intendiamo per
Giudizio principale?. Un Giudizio generico dí quante specie può essere?
(155) MODO GENERICO-DETERMINANTE ‹56. Un Giudizio di Modo generico
dicesi de-terminante, quando effettivamente nel discorso non serve che a
deterininare l'Azione espressa dal Giudizio principale (*54): cosi in « Bramo
partire » partire è un'espressióne di Modo genérico-deter-minante; giacché
determina l'azione di sua natura indeterminata (*9), espressa dal
Giudizio principale bramo: 257. Ogni Giudizio di Modo generico-determi-nante
appartiene ad uno dei tre Tempi relativi (98), identico, anteriore, o
posteriore; avvertendo che questi Tempi propriamente si riferiscono all'Azione
espressa dal Giudizio principalé., 'I58. Le Espressioni di Modo
genorico-determi-nante sono alla TAvOLA XIV. - Si fáccia però attenzione, che
quelle di Tempo posteriore, cioe esser per essere ec., sono di quasi nessun uso
inbuon gusto italiano; e che quasi sempre si sostituisce loro, un' Espressione
futura, precêduta dal che: cosi invece di «Credo esser per essere felice »
diciamo « Credo, che sarò felice ec. » DOMANDE Un Giudizio generico
quando si dice determinante? (156) Un Giudizio generico-determinante a
quali Tempi appartiene ? (157) Al Modo generico-determinante come si
conjuga la Voce di giudizio? (158) 'MODO GENERICO-SOSTITUITO 15g.
Chiamiamo sostituite quelle Espressioni, che per eleganza e brevità il
Linguaggio usa in luogo di altre - Quindi un Giudizio di Modo generiço si dirà
sostituito, ognivolta che regolarmente e direttamente potrebbe essere esternato
con altre espressioni; come amando, scrivendo ec. in « Amando lo studia,
diverrete stimabili; cioè se amerete lo studio: Scrivendo all'Amico, gli feci
menzione di voi; cioè quando scrissi all'Amico ec. » Al Modo generico la
Lingua italiana abbonda di tali Espressioni sostituite. Quindi molto importa il
conoscerle analiticamente. 160. Le Espressioni di Modo
generico-sostituito possóno nel discorso presentarsi sotto tre aspetti diversi,
che saranno da noi chiamati sosticuito-primo, sostituito-secondo,
sostituito-terzo - Tale. diversità poi dipende unicamente dall' Oggettocardine
del Giudizio sostituito, come passiamo ad esporre. ‹6i. Un Giudizio di
Modo generico-sostituito e da noi detto sostituito-primo, quando il Giudizio
principale (154) ed il Giudizio sostituito anno il medesimo Oggetto cardinale;
come « Continuando voi a studiare, diverrete sapienti „: ove é chiaro, che il
Giudizio sostituito continuando ed il Giudizio principale diverrete, anno ló
stesso Oggetto cardinale voi. Un Giudizio di Modo
generico-sostituito si chiama sostituito-secondo, quando il suo Oggetto
cardinale è diverso da quello del Giudizio princi-pale, ma sotto qualche altra
situazione trovasi richiamato nell'insieme del Giudizio principale medesimo;
come « Perorando Cicerone, tutti lo ammiravano »: ove è chiaro, che Cicerone
Oggetto cardinale di perorando, è necessariamente richiamato nell'insieme del
Giudizio principale colla voce lo, ossia lui, vale a dire. Cicerone. Un Giudizio di Modo
generico-sostituito si chiama sostituito-terzo, quando il suo. Oggetto
cardinale, ed é diverso da quello del 'Giudizio principale, e non trovasi
richiamato nell'insieme del Giudizio principale medesimo; come « Amando voi lo
studio, giubilano i Genitori e la Patria »: ove è chiaro, che voi Oggetto
cardinale di aman-do, è diverso da quello del Giudizio principale giubilano, e
non é punto richiamato nell'insieme dello stesso Giudizio principale. •164.
Ogni Giudizio di Modo generico-sostituito appartiene ad uno dei, tre Tempi relativi,
identi-co, anteriore, o posteriore; e ció secondo la natura dell'azione
espressa dal Giudizio principale. 165. Le Espressioni per ciascuno dei
tre sostituiti sono alle TayoLs Onde abilitarsi a distinguere facilmente l'un
Sostituito dall'altro, è necessario esercitarsi molto nel fare le debite
sostituzioni per tutti i Tempi, Numeri ed Oggetti cardinali, come qui vedesi
indi; cato pel Tempo identico del sostituito-primo : Essendo giovine,
studio - cioè - Studio, perché son giovine - Essendo giovine, io studiava
- cioé -- Quando era giovine, io studiava - Essendo giovine, studiero -
cioè — Quando sarò giovine, studieró - Essendo giovine, studierei - cioé
Se fossi giovine, studierei - ec. ec.. ec. ес.
ec, DOMANDE Cosa intendiamo: per Espressioni sostituite?
(159) Un Giudizio di Modo generico quando si dice sostituito? Un
Giudizio di Modo generiea-sostituito sotto quanti aspetti può presentarsi nel
discorso? (160) Quando lo chiamiamo Sostituito-primo ? (161) Quando
lo diciamo Sostituito secondo? (162) Quando Sostituito-terzo? (163)
Un Giudizio di Modo generico-sostituito @ quali Tempi appartiene ? (164)Al Modo
generico-sostituito come si conjuga la Voce di giudizio ? MODO
GENERICO-ACCOMPAGNANTE Un Giudizio di Modo generico dicesi ac-compagnante,
quando non fa che puramente accompagnare l' Azione espressa dal Giudizio
prin-cipale; come ridendo e cantando in « Pietro parlò ridendo, e l'Amico gli
rispose cantando»: ove è chiaro, che l'azione di ridere è soltanto espressa
come accompagnante quella di parlare, e l'azione di cantare soltanto come
accompagnante quella di rispondere. Ogni Giudizio di Modo generico-accompa-gnante deve
per l'intrinseca sua natura aver luogo al tempo stesso dell'Azione espressa dal
Giudizio principale. Quindi un Giudizio generico-accompa-gnahte non può
appartenere, che al solo Tempo relativo da noi chiamato identico (98). I Gindizj di Qualità (48),
i Giudizi passivi (53), e molti Giudizj attivi non possono per intrinseca loto
natura essere Giudizj accompa-gnanti. Quindi in questo Modo moltissimi Verbi
debbono necessariamente mancare di Espressione, come praticamente ne manca la
Voce di Giudizio. s0g. Si fissi intanto per norma generale, che le Voci di Modo
generico-accompagnante in italiano anno sempre la desinenza o in ando o in
endo, come sospirando, ridendo ec.: E siccome anche i Giudizi di Modo
generico-sostitaito anho queste medesime desinenze (x65); cosi avvertasi bene
di sempre analizare l'intrinseco nataral valore dell'espressione e del
sentimento, onde non confondere un Giudizio generico-sostituito con un Giudizio
generico-accompagnante. DOMANDE Un Giudizio di Modo generico quando
chiamasi accom- pagnarte? (166) Un Giudizio' generice-accompagnante
a quali Tempi ap-partiene? (167) Quali giudizi possono essere
accompagnanti ? (168). Le Espressioni di Modo generico-accompagnante qual
desinenza anno in italiano ? DEI MODI 170. Da quanto abbiamo finora
esposto in questa seconda Parte risulta, che i nostri Giudizi e quindi le Voci
giudicanti e verbali possono nel' discorso presentarsi in otto diversi Modi;
cioé in Modo certo, desiderativo, volitivo, suppositivo, condi- zionante,
incerto, interrogativo e generico.. 17s. I Modi certo, incerto ed
interrogativo possono essere isolati, dipendenti e condizionati; e
l'Interrogativa può essere anche dubitativo. 172. Il Modo generico può
essere determinante, sostituito o accompagnante; e il. Generico-sosti-quito può
essere di primo, di secondo e di terzo ordine, ossia sostituito-primo,
sostituito-secondo e sostituito-terzo.In quanti diversi Modi può
presentarsi un Giudizio? (170) •I Modi certo, incerto ed interrogativo
cos' anno di par- ticolare?(175) Che r'ha di particolare nel Modo generico?
(172) AVVERTENZA SULLE TAVOLE 173. Le nostre Tavole contengono
soltanto Giu-dizj affermativi; ed è necessario esercitarsi anche nel ben
fissare l'idea precisa dei Giudizj negativi. Tal esercizio é peró
facilissimo, bastando agli espressi Giudizi affermativi aggiugnere debitamente
la Voce negativa non, la quale in italiano sempre deve precedere la Voce
giudicante o verbale. Nel fare la Conjugazione negativa si faccia
attenzione al Tempo presente del Modo volitivo; giacché in ésso la Voce di
giudizio per l'Oggetto ascoltante di Numero unale, in italiano deve esprimersi
col così detto infinito presente, vale a dire. coll' Espressione dal Linguaggio
assegnata pel Tempo identico di Modo generico-determinante; come « Anzi-co, non
uvilirti; non piangere; non essere cost mesta ec. » Le nostre Tavole contengono
Oggetti cardinali soltanto maschili. Si avverta pertanto di sostituirvi anche
Oggetti cardinali femminili; richiamando che io, tu, noi, voi servono ád
ambedue i Sessi; che ella ed esse sono i Pronomi pei terzi Oggetti femminili; e
che. la Voce giudicante stato, e le Voci verbali ne' Giudizj passivisieguono
sempre il Numero ed il •Sesso, dell'Oggetto cardinale (55). Si avverta che il
terzo Oggetto nelle Tavole richiamato dal pronome unale egli, s'intende esser
sempre diverso dall'Oggetto Amico, che spesso trovasi nel medesimo sentimento o
periodo. 176. Il fissare con precisione la forza e l'idea corrispondente
a ciascuna Espressione tanto giudicante che verbale, è della massima importanza
per lo studio ragionato di Lingua. Quindi si raccomanda un particolare esercizio,
primieramente sulle Tavole presentate, e in seguito soprà altri Verbi
molti, tenendo le Tavole medesime per modello relativamente ai Modi, Tempi
ec. Nel conjugare un Verbo qualunque si avverta poi di esprimer sempre un
sentimerito completo; essendo altrimenti impossibile afferrare l'idea
conveniente a ciascuna Espressione verbale, e questo specialmente ne' Tenipi
relativi - Quindi anche nelle Tavole presentate si avverta di ripetere in
ciascun Numero e per ogni Oggetto cardinale quella parte di sentimento, che in
molti tempi trovasi o sopra • sotto, indicata una volta sola per amore di
bre-vità; come « Quando et Amico parti ec.» TAVOLA II.' DOMANDE La Voce
di Giudizio come si conjuga negativamente? (123) Conjugando negativamente, cosa
avviene al Modo volitis на? (174) Come si conjuga coll' Oggetto
cardinale femminile ? (175) Nel conjugare i Verbi cosa dobbiamo
specialmente avver-tiré? (176)177: ABBrAMo giá fissato (9, 19), che esistono
delle Azioni e degli Oggetti indeterminasi, ossia non determinati; e quindi che
sono egualmente indeterminate le Voci, che servono ad 'esprimere tali Oggetti
ed Azioni. Ora una Voce indeterminata non esprime e non presenta allo spirito,
che un'idea puramente generica; come piante, scrive, direte e. in « Le Piante
sono verdi: Pietro scrive: Voi direte ec. » 178. È vero che alle
volte stante la natura del discorso, dobbiamo, semplicemente esprimere l'idea
generica dell'Oggetto o Azione indeterminata, come uomo e studiare in « L'uomo
deve amare l'occupazione: gli scolari debbono studiare »; ma più spesso ci è
necessario specificare limitare ossia determinare questa Idea generica,
espressa dalle .Voci indeterminate. Analiziamo dunque ciò che
riguarda tale deter-minazione, prima per gli Oggetti, e poscia per le
Azioni; avvertendo che chiamiamo determinandi gli Oggettivi ed i
Verbi esprimenti Azioni ed Oggetti che nel discorso debbono praticamente
deter-minarsi. È qui bene avvertire che gli Oggettivi indeter-minati,
quando non sono praticamente determi-nandi, in italiano lasciano, mólte volte
l'Articolo. DOMANDE Cosa esprime una Voce determinata, qualunque ?
(177) " Questa Idea generica basta ella sempre 'all' intelligenza e
precisione del discorso? (198) Cosa intendiamo per Oggettivi e Verbi
determinandi ? Un Oggettivo indeterminato quandò può lasciare
l'Articolo? DETERMINAZIONE DEGLI OGGETTI Un Oggetto di sua natura
indeterminato, può nel discorso determinarsi col mezzo o d' un altro Oggetto, o
d'una Qualità, o d'un Giudizio, Nel discorso avremo dunque e degli Oggettivi e
dei Qualitativi e dei Giudizj determinanti-ogget io (a), ognivolta che tali
Oggettivi, Qualitativi e Giudizi non servono ad altro che a determinare
convenientemente l'idea generica d'un Oggetto indeterminato qualunque. Un Nome oggettivo
det-oggetto in italiano (a) Fissiamo, che d'ora innanzi det premesso ad una pas
rola qualunque, significa sempre determinante o determi- nati; come
del-oggetio, des-azione ec.è sempre preceduto dalla, voce di. Questa Voce si
unisce spesso all'Articolo (r2); ed allora abbiamo del, dello, della, dei,
degli, delle, equivalenti rispettivamente a di lo, di la, di li, di le -
Quindi soldati, amico, chiesa, studi, stelle, Pietro ec. sono Oggettivi
det-oggetto in « Il valore dei soldati; il libro dell'Amico; la Porta della
Chiesa; il corso degli studj; la distanza delle stel-le; il cavallo di Pietro
ec. » 181. Un Nome qualitativo det-oggetto nel discorso è sempre
immediatamente unito all'Ogget-tivo determinando, di cui siegue pur sempre e Numéro
e Sesso - Quindi saggio, afflitto, stu-diosi, nuove ec. sono Qualitativi
:det-oggetto in «L'nomo saggio; la Madre afflitta; i, Giovani studiosi; le
nuove Fabbriche ec. », 182. Un Giudizio det-oggetto in italiano è sempre
preceduto dalla voce quale coll'Articolo, cioe da il quale, la quale ec. Quindi
quale coll' arci colo non è che puro segno di Giudizio det-og-getto, ossia
segno det-oggetto; avvertendo che alla Vóce quale praticamente sogliamo molte
volte so: stituire che, cui ec. - Quindi fugge, arrivarono, studierà, parlale;
sarticimo ec. sono Giudizi ossia Verbi det-oggetto in « Il cane, il quale o che
fug-ge; i soldati, i quali o che arrivaronó; il giovine che studierà; il libro,
del quale o di cui parlate; la stanza, dalla quale sortiamo eci » 183. Si
ayverta che il quale, la quale ec. ossia il Segno di Giudizio det-oggetto
siegue sempre ilNumero ed il Sesso dell'Oggetto determinando; e che inoltre
deve essèr posto nella sua conve- niénte. Sicuazione (196).
DOMANDE L'idea génerica d'un Oggetto da quante cose può essere
dèterminata? (179) Qual è in italiano il Segno d'un Oggettivo
det-oggetto? (180), Qual è il Distintivo d' un Qualitativo det-oggetto?
(181) Cosa dobbiamo osservare sul Qualitativo det-oggetto ? Qual è
il Segno d' un Giudizio o Verbo del-oggetto? (182) Cos' è propriamente la
Voce quale coll' articolo'? Cosa dobbiamo osservare sul Segno di Giudizio
det-og-getto? SUGLI OGGETTIVI INDETERMINATI I Nomi oggettivi
indeterminati, come uà mo, stelle; fiore ec sono in natura applicabili a
moltissimi Oggetti particolari, cioè a ciascun Uo-mo, a ciascuna Stella, a
ciascun Fiore ec. ; ed ogni Oggettivo indeterminato, preso isolatamente;
s'intende esprimere tutti gli Oggetti particolari ai quali è applicabile. Cost
dire « Il cane è fedele; l'Uomo è ragionevole ec. » é lo stesso che dire «
Tutti i cani sono fedeli; tutti gli Uomini sono ragionevoli ec. » Ora alle volte accade, che
nel discorso dobbiamo indicare o un solo o soltanto una porziona degli Oggetti
espressi dal Nome oggettivo; essendo però obbligati per tale indicazione a far
uso del medesimo Oggettivo indeterminato, In tal caso per indicare, che non
intendiamo esprimere l'Oggetto in genere ossia tutti gli Oggetti parziali, al
Nome oggettivo, togliamo l'Articolo cioè il Segno di Nomo indeterminato (13); e
per indicare la quantità.de-gli Oggetti speciali che esprimiamo, all'Articolo
sostituiamo una Voce di numero, cioé uno, qual che, alcuni, molti ec. secondo
le circostanze; come « è incontrato alcuni Giovani: un Soldato bat- teva
un cane ec. » Dopo ciò è
facile intendere qual differenza passi tra l'Uomo, gli Uomini ec. ed ur Uomo,
qualche Uomo, alcuni Uomini ec. - Le espressioni coll'Articolo, cioè l'Uomo gli
Uomini ec. presentano allo spirito tutci gli Uomini; e le espressioni senza
Articolo, cioè un omo alcuni Ua-mini ec. presentano soltanto una porzione degli
Oggetti contenuti nel Nome generico Uomo. DETERMINAZIONI DELLB AZIONI Un'Azione indeterminata può
determinarsi col mezzo, o d'un Oggetto o d'un Giudizio. Quindi nel discorso
avremo e degli Oggettivi e dei Giudizi determinanti-azione, ognivolta che tali
Oggettivi e Giudizj non servono ad altro che a limitare ossia a determinare convenientemente
l'Idea generica d'un' Azione indeterminata qualunque. L'Oggettivo det-azione in
italiano si esprime perfettamente come il Nome Oggettivo cardinale (197); vale
a dire, se indeterminato, é preceduto dall'Articolo; e se determinato, non
epreceduto da alcun segno: Così soldati, libro, fiori, Pietro ec. sono Oggettivi
det-azione in « Il Capitano ammoni i soldati; datemi il libro; ho ricevuto i
fiori; mandate Pietro alla caccia ec. »; e sono Oggettivi cardinali in « I
soldati combattono; il. libro non si trovò; i fiori appassiranno; Pietro é già
partito ec. ». Quindi per conoscere se l'Ogget-tivo praticamente è det-azione
oppure cardinale, bisogna far attenzione al sentimento. ¡Si avverta che le
poche voci me, te, se, lui, lei, loro sono esclusivamente det-azione, e
sas: possono mai essere Cardini di giudizio. 18g. In italiano
generalmente l'Oggettivo cardinale precede il Verbo, e l'Oggettivo det-azione
lo siegue; come può vedersi negli esempj surrife-riti (188) - L'Oggettivo det-azione
però molte volte si esprime con un Pronome, e ciò propriamente quando
l'Oggettivo fu espresso immediatamente prima; e molte volte si esprime con un
Nome generico sostituito, come mi, ti, vi ec., e ció propriamente negli Oggetti
parlante ed ascoltante. Ora in questi due casi onde collocare
convenientemente il Nome generico o il: Pronome, bisogna fare attenzione al
Verbo da essi determinato. • 1.° Se il; Verbo è di Modo generico (153)
oppure di Modo volicivo (131) ma non al terzo Og-getto, il Nome generico o
Pronome si pospone. al Verbo medesimo, formandone una sula Parola, comé «
vedermi, chiamarla, speditela ec. » IL Se il Verbo non e né di Modo
generico nédi Modo volitivo come sopra (I), allora il Nome generico o Pronome
si antepone al Verbo mede-simo; e la Voce verbale quando sia accompagnata
dall'ausiliario avere, siegue sempre il Numero ed il Sesso del Nome generico o
Pronome det-azione; come « Egli mi vidde; il Padre lo chiamerà; li avrò
incontrati; le avrò incontrate ec. » . 1go. Un Giudizio det-azione o é
espresso in Modo generico-determinante (156), o è preceduto dalla Voce che;
Voce la quale perciò da noi giustamente sarà chiamata Segno di Giudizio
det-azio-ne, o più brevemente Segno det-azione. Quindi partire, arrivano,
scriviate ec, suno Giudizi ossia Verbi det-azione in « Voglio partire; vedo che
arrivano; bramano che scriviate ec. » Siccome è di multa importanza il
conoscere, quando un Giudizio o Verbo det-azione debbasi esprimere al Modo
generico, e quando debba farsi precedere dal Segno che; come pure essendo
preceduto dal che, quando si debba esprimere in Modo certo, e quando in Modo
incerto, cosi passiamo a parlarne separatamente. 191. Si avverta, che il
Giudizio det azione fulura può indicarsi con espressione di Tempo presente,
ognivolta che la sua futurità è bastantemente espressa o dal Verbo determinando
o dalla natura stessa dell'Azione determinante; come « Spero che ar-rivino,
cioè che arriveranno: Temo di partire fra poco, cioè temo di dover partire,
ossia che partirò fra poco eç. »L'Idea generica d'un'Azione da quante cose può
venire determinata? (187) Qual è il distintivo dell'Oggettivo det-azione?
(188) L'Oggettivo det-azione come si distingue dall' Oggettivo cardinale?
(18g) L'Oggettivo det-azione in quali easi può precedere il Verbo?
Cosa dobbiamo avvertire rapporto alla Voce verbale ? Qual è il distintivo
d'un Giudizio detrazione? (190) Come denominiamo la Voce che ? Un
Giudizio det-azione futuro quando può esprimersi col presente? (191)
GIUDIZIO DET-AZIONE AL MODO GENERICO. 190. Le espressioni di Modo
generico (153) non si riferiscono ad alcun Oggetto cardinale in ispe-cie, óssia
per loro intrinseca natura sono applicabili a qualunque Oggetto cardinale -
Dunque un, Giudizio der-azione si esprimerà in Modo ge-nerico, ognivolta che
senza alterare o rendere oscuro il sentimento può non essere accompagnato dal
suo Oggetto cardinale; il che à luogo nei tre casi seguenti. L.°
Quando il Giudizio det-azione accenna l'Ae zione in generale, senza punto
occuparsi dell'Oggetto che la eseguisce; come cantare, piangere éc: in « Sento
cantare; sentii piangere ec: » II.° Quando l'Oggetto cardinale del
Giudizio det-azione è quello stesso del Verdo determinando; come in « Voglio
partire; voi credete essere dili-genti; essi pensavano tornare ec. »
III. Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio det-azione fu prima
espresso chiaramente, e in modo che nel discorso non può nascere alcuna
oscurità o confusione; comé «Vi o veduto giuo-care; li sento ridere ec. »
DOMANDI Un Giudizio det-azione quando si esprime in Modo gene-rico?
(192) Un Giudizio det-azione in quali casi può starsene senza il suo
Oggetto cardinale? GIUDIZIO DET-AZIONE PRECEDUTO DAL CHE Un Giudizio det-azione deve
essere preceduto dal che, ognivolta che non può essere espresso in modo
generico; vale- a dire, ognivolta che non trovasi in alcuno dei tre casi
sovraesposti (192) — Quindi avremo « Sento, che i Soldati cantano ; credo, che
l'Amico sia felice; viddi, che scrivevate ec. » Si richiami (‹58), che il
buon gusto italiano al Modo generico non usa quasi mai le espressioni del Tempo
relativo, da noi chiamato posteriore; e quindi che in tal caso il Giudizio
det-azione deve esprimersi col che; come « Credo che partirò; dicono che
torneranno ec. » invece • di Credo di essere per partire; dicono di essere per
tornare ec. »Un Giudizio det-azione quando deve essere preceduto dal che?
(*93) Un Giudizio di Modo generico quando può esprimersi. col che ?
(194) GIUDIZIO DET-AZIONE AL MODO O CERTO O INCERTO 195. Il
Giudizio det-azione prèceduto dal che, sempre deve esprimersi in Modo o certo o
in certo - Per conoscere poi quando esprimersi debba in Modo certo e quando in
Modo incerto, bisogna osservare l'intrinseca natura del Verbo determinando
(178). I.° Il Giudizio det-azione preceduta dal che, si esprime in Modo
certo (ix4), quando il Verba determinando contiene in se la certezza di ciò che
esprime il Giudizio det-azione medesimo; come « Vidi, che i Giovani fuggivano;
so, che siete diligenti; son certo, che avete studiato ec. » II.° Il
Giudizio det-azione preceduto dal che si esprime in Modo incerto (143), quando
il Verbo determinando contiene in se l'incertezza di cia che esprime il
medèsimo Giudizio det-azione ; come « Mi pare, che fuggano; teme, che arrivino
ec. n Si avverta, che tale incertezza esiste, naturalmente r. ognivolta
che il Verbo determinando è negativo; come. « Non vidi, che scrivessero;ignoro
ossia non so, che siete diligenti ec.» a.° ogni-volta che il Giudizio
det-azione esprime una cosa futura riguardo all'espressione del Verbo
deter-minando; come « Voglio, che scriviate; il Prim-cipe ordinò, che
partissero ec. » DOMANDE Un Giudizio det-azione preceduto dal che,
in qual Modo si esprime? (195) Quando si esprime in Modo certo?
Quando si esprime in Modo incerto?196. Uso stesso. Oggetto può in diversi
incontri presentarsi in Situazioni diverse, ossia sotto diversi aspetti
rapporto alla nostra maniera di considerarlo. Dunque indicando nel
discorso un Oggetto, dobbiamo precisarne sempre la vera Situazione. È dunque
necessario conoscere le varie Situazioni, nelle quali può trovarsi un Oggetto;
come pure è necessario conoscere il Segno caratteristico, che la Lingua
italiana à fissato per ciascuna di esse — Passiamo dunque a farne dettagliata
esposizione; e fissiamo al tempo stesso una Voce, che unita alla parola
Oggettivo, esprima possibilmente la Situazione medesima. OGGETTIVO
CARDINALE 197. Chiamiamo cardinale, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto
cardine di Giudizio (9); come io, voi, Pietro, Scuola ec. in i Io partiró; voi
non avete scritto; Pietro dorme; la scuola è l nita ec. » Il Segno caratteristico
dell'Oggettivo cardinale consiste, pei Nomi indeterminati nell'Articolo (12), e
pei Nomi determinati nel non avere alcun segno. OGGETTIVO NOMINANTE Chiamiamo nominante, ogni
Oggettivo esprimente un Oggetto che nel discorso deve puramente essere
nominato; come Pietro, danaro, città ec. in « Tizio è più saggio di Pietro;
senza danaro non potrai far nulla; i soldati passarono per la citta ec. » L'Oggettivo nominante à
generalmente il Segno caratteristico dell'Oggettivo cardinale (198). OGGETTIVO
CHIAMANTE Diciamo chiamante, ogni
Oggettivo esprimente un Oggetto, il quale è da noi effettivamente chiamato
perché ci presti attenzione; come Pic-tro, Amico, Signore ec. in «Pierro,
datemi quel libro: Amico, dove; andate ? Signore, assistele mi! ес. »
202. Il Segno caratteristico dell' Oggettivo chiamante é il non averne alcuno;
benché comunemente si creda essere la voce o. Questa Voce a mio credere si potrebbe
usare tutto al più col nome generico dell'Oggetto ascoltante, cioè o tu, o voi
- Si avverta però di non confondere la voce, o con oh particella enfatica, la
quale suole spesso accompagnare ossia precedere gli Oggettivi chiaman- Un Oggeito che viene da
noi, chiamata, deve di sua natura essere Oggetto ascoltante - Si fissi quindi,
che non può chiamarsi né l'Oggetto parlante, nè un terzo Oggetto qualunque.
OGGETTIVO DET-AZIONE Chiamiamo
det-azione ossia determinante-azione, ogni Oggettivo esprimente un
"Oggetto il quale serve a determinare un' Azione (187) ; come Soldato,
Amici, montagne ec. in « Vidi' un Soldato; salutate gli Amici; osserviamo prima
le montagne ec. » L'Oggettivo det azione à
sempte il Segno caratteristico dell'Oggettivo cardinale (198) - Quin-di,
richiamando che gli Oggettivi nominante e chiamante sono anch'essi molte volte
uguali al-l'Oggettivo cardinale, si vedrà quanto sia pieces-sario allo studio
ragionato di Lingua, far sempre grande attenzione al sentimento ed all'
intrinseca matura del pratico discorso. DOMANDE Cosa intendete per Situaziöne
d' un Oggetto? Un Nome oggettivo quando chiamasi cardinale?. Qual è
il Segno dell'Oggettivo cardinale? (198) Un Nome oggettivo quando si dice
nominante? (199) Qual è il Segno dell'Oggettivo nominante? (200) Un Nome
oggettivo quando si dice chiamante? (201) Qual è il Segno dell' Oggettivo
chiamante? (202) Quali Oggetti possono chiamarsi? (303) Un Nome
oggettivo quando si dice del-azione ? Qual è il Segno dell'Oggettivo det-azione?
206. Chiamiamo cominciante, ogni Oggettivo esprimente un Oggetto nel quale
comincia an'A-zione o un Moto qualunque; come Roma, sto rie, campagna ec. in «
Mi allontanai da Roma ; è narrato dalle storie; tornarono dalla campagna ec.
» 207. Il Segno caratteristico dell'Oggettivo cominciante è la Voce da -
Questa Voce trovandosi avanti l'Articolo, si unisce ad esso in una sola parola;
ed allora abbiamo le voci composte dal dallo dalla, dai dagli dalle,
equivalepti rispettivamente a do lo, do la, da li, da le. OGGETTIVO
TERMINANTE • 208. Chiamiamo terminante, ogni Oggettivo esprimente un
Oggetto nel quale va a terminare un Moto o un'Azione qualunque col mezzo di
moto; come Campagna, Amico, Casa ec. in « Andiamo alla Campagna; mandate questo
libro all'Amico; verrò a Casa vostra ec. " / 209. Il Segno
caratteristico dell'Oggettivo ter-minante, è la Voce a - Questa Voce trovandosi
avanti l'Articolo, si unisue ad esso; ed allora abbiamo le Voci composte al
allo alla, ai agli alle, equivalenti rispettivamente ad a lo, a la, ali, a
le. Se la parola seguente il Segno a, comincia per vocale e non debba
essere preceduta dall'Articolo, / in luogo di a usiamo ad; come «
Scrissi ad An-tonio; ad entrambi ec. »Si avverta, che l'Oggettivo ferminante
suol es sere anche preceduto da altre Voci, come in, da eç., le quali però
debbono considerarsi come sostiluito al Segno caratteristico a. Cosi invece di
« Andiamo alla Campagna; verrò a Casa vostra ec. » sogliamo dire « Andiamo in
campagna; verró da voi ec. » = Quindi bisogna far bene attenzione alla natura
del discorso. OGGETTIVO RICEVENTE aro. Chiamiamo ricevente, ogni
Oggettiro espri mente un Oggetto il quale o effettivamente ricere, o per lo
meno da roi si considera puramente nella situazione di ricevere qualche cosa;
come Corrie-re, Amico, Figli ec. in « Consegnerete queste lettere al corriere;
ha dato il vostro libro all'Ami-co; il Padre disse ai Figli ec. » L'Oggettivo ricevente à
sempre il Segno che abbiamo fissato per l'Oggettivo terminante (209), cioè la Voce
a - Quindi si avverta di non con-fondere, stante l' uguaglianza di Segno,
l'Oggettivo ricevente col terminante; e perciò praticamente si ponderi sempre
bene la natura dell'Azione e l'in- trinseco valore del sentimento. OGGETTIVO
CONTENENTE Chiamiamo contenente, ogni
Oggettivo espri mente un Oggetto che nel discorso si consideracontenente in
effetto o per lo meno capace di contenere qualche cosa; come Roma, Principe,
libro ec. in « Pietro è in Roma; sperate, ossia ponete la vostra fiducia nel
Principe; trovai nel vostro libro una frase ec, » 253. Il Segno caratteristico
dell'Oggettivo contenente è la Voce in - Questa Voce trovandosi avanti
l'Articolo, si unisce ad essa; ed allora abbiamo le Voci composte nel nello
nella, nei negli nello, equivalenti ad in lo, in la, in li, in le. Si
avverta, che in luogo del segno in alle volte sostituiamo la voce a; come «
l'Amico trovasi alla campagna, a Milano ec. » Quindi bisogna fare la debita
attenzione al pratico discorso. DOMANDE Un nome oggettivo quando chiamasi
cominciante? (206) Qual è il Segno dell' Oggettivo cominciante? (207) Un
Nome oggettivo quando si dice terminante? (208) Qual è il Segno dell'Oggettivo
terminante? (209) Un Nome oggettivo quando si dice ricevente? (210) Qual
è il Segrio dell' Oggettivo ricevente? (211) Un Nome oggettivo quando chiamasi
contenente? (212) Qual è il Segno dell'Oggettivo contenente? (213)
OGGETTITO CONTENUTO 214. Chiamiamo contenuto, ogni Oggettivo esprimente
un Oggetto il quale realmente si considera contenuto ossia esistente in un
altro Oggetto qua-lunque; come ingegno, ricchezze, onori, liquore ec. in «
l'Amico è dotato d' ingegno; il Principecolma di ricchezze e di onori; questa
bottiglia è piena del liquore mandatomi ec. " Il Segno caratteristico
dell'Oggettivo contenuto è la Voce di - Questa Voce trovandosi avanti
l'Articolo, si unisce ad esso; ed abbiamo le Voci composte del dello della, dei
degli delle, equivalenti a di lo, di la, di li, di le. OGGETTIVO DET-OGGETTO Chiamiamo det-oggetto ossia
determinante-oggetto; ogni Oggettivo esprimente un Oggetto che serve a
determinarne un altro (‹79); come Pietro, piante, Sempione ec. in « Il cavallo
di Pietro; l'ordine delle piante; la strada del Sempione ec. » 317. Il. Segno
caratteristico dell'Oggettivó de-oggetto è la Voce di, come per l'Oggettivo
contenuto (215). OGGETTIVO RELATIVATO 228. Chiamiamo relativato, ogni
Oggettivo esprimente un Oggetto relativamente a cui, ossia riguardo a cui si
pronuncia un dato Giudizio; come Pietro, noi, negligenza, me, guerra, metodo
ec. in « Che si dice di Pietro? Che sarà di noi! Vi accusano di negligenza:
disponete di me: parlano di guerra: discorriamo del metodo ec. » erg. Il
Segno caratteristico dell'Oggettivo rela- tivato è la Voce di, come per
l'Oggettivo conten Diciamo indefinita, ogni Oggettivo il qua-le, se di
Numero unate esprime una parte inde finita dell'Oggetto, e se di Numero plurale
esprime un numero indefinito degli Oggetti che rappre-senta; comé carta, pane,
randini, canárini ec. in « Datemi della Carta e del Pane; ho visto delle
Rondini e de' Canarini ec. » Il Segno caratteristico dell'Oggettivo indefinito é
la Voce di, come per l'Oggettivo contenuto (215). Quindi la Voce di servendo
praticamente ad esprimére quattro diverse Situazioni (215, 17, 19, 31), si
faccia sempre moltissima attenzione al sentimento del discorso; e si sappia in
ogni circostanza ben distinguere fra loro gli Oggettivi contenuto, det-
oggetto, relativaio, e indefinito. DOMANDE Un Nome oggettivo quando
chiamasi contenuto? (214) Qual è il Segno dell'Oggettivo contenuto? (215)
Un Nome oggettivo quando si dice dei-oggero? (216) Qual è il Segno
dell'Oggettivo det-oggetto ! (217) Un Nome oggettivo quando chiamasi
relativato? (218) Qual è il Segno dell'Oggettivo relativato? (219)
Un nome oggettivo quando si chiama indefinito? (220) Qual è il Segno
dell'Oggettivo indefinito? (221) 222. Abbiamo più volte rimarcato, che
uno stesso Segno serve praticamente ad accennare più Situa-zioni. Quindi
si fissi, che in Lingua italiana la Situazione precisa dell'Oggetto non sempre
può rilevarsi dal Segno, e che bisogna perció ricorrere all analisi del
sentimento. Il sapere bene e con facilità rilevare la vera Situazione
degli Oggetti che ci si offrono nel discor-so, è cosa della massima importanza,
specialmente per passare dalla propria allo studio di altre Lin-gue. Quindi se
ne inculca il conveniente esercizio. Nel fissare le varie Situazioni
degli Oggetti abbiamo sempre supposto, che i Giudizj fossero praticamente
affermativi. Si avverta però, che relativamente al discorso la Situazione
dell'Oggetto non cangia, quand' anche il Giudizio fosse negativo; giacché la
forza negativa del Giudizio non pus punto influire, nè sulla natura
dell'Oggetto, né sulla nostra maniera di considerarlo. Quindi aven-dosi
affermativamente « l'Amico è dotato d'Inge-gno; vado a Roma; tornarono da
Vienna; è in Casa ec. » gli Oggetti Ingegno, Roma, Vienna, Casa ec. conservano
la medesima Situazione anche nei Giudizi negativi « l'Amico non é dotato,
oppure l'Amico é mancante d' Ingegno; non vado a Roma; non tornarono da Vienna;
non è in Casa ec. — Lo stesso dicasi rispettivamente di tutte le altre
Situazioni. 228. ABBIAMo gia detto (69), che Pronome significa Voce usata
invece di un Nore; ed abbiamo pure fissato i Pronomi di terzo Oggetto, tanto
cardinale che posto in altre Situazioni (68, 69, 70). Passiamo ora ad
esporre ciò che riguarda altri Pronomi molto essenziali e frequenti nel
discorso. PRONOMI DET-OGGETTO 224. Chiamiamo det-oggetto cioè
determinanti-oggetto quei Pronomi, che usiamo in luogo d'un Oggettivo
det-oggetto (216). 225. I Pronomi det-oggetto sono qui esposti di seguito
per ciascun Numero e Sesso, e cón in fine il loro preciso valore.
UNALE PLURALE MASCHILE FEMMINILE MASCHILE
FEMMINILE Y ALORE mio. mia miei . . mie di
mie tuo tui . tuoi tue di te SUO •
sua di lui suoi sue di lei nostro • nostra' vostro
vostra nostri nostre vostri vostre = di
noi di voi loro • loro di essi loro:
lora ー di esse 226. In questi Pronomi dobbiamo
sempre distinguere l'Oggetto ch' essi richiamano, e l'Oggetto che
determinano. I.° Rapporto all'Oggetto richiamato, ciascuno dei primi tre
Pronomi ne richiama sempre un solo, e ciascuno dei tré ultimi richiama sempre
più Oggetti. . Si avverta, che suo e loro anno doppio signi-ficato,
e che praticamente il vero significato, di questi due Pronomi è sempre
stabilito dal Sesso dell'Oggetto richiamato. •T° Rapporto all' Oggetto
che determinano, questi Pronomi debbono sempre seguirlo e nel Numero e nel
Sesso. Quindi avremo « il mio li-bro; la vostra casa; i miei libri; le vostre
case ec. » DOMANDE Che vuol dire Prononte ? (225) Quali si
chiamano Pronomi del-oggetto? (224) Sapreste indicarli per ogni Numero e
Sesso?Qual è il preciso valore di ciascuno di essi ? Cosa dobbiamo in
essi avvertire, riguardo all'Oggetto che richiamano? (I.°) Cosa, riguardo
all'Oggetto che determinano?; (II.°) PRONOMI IND-OGGETTO Chiamiamo indicanti oggetto
o più brevemente ind-oggetto, quei Pronomi che usiamo puramente per indicare un
Oggetto complessivo; vale a dire, un Oggetto che altrimenti converrebbe
esprimere, con più parole. Ecco di seguito i Pronomi ind-oggetto per ciascun
Numero e Sesso. UNALE PLURALE 220. Questo indica Oggetto vicino a chi
parla : Codesto indica Oggetto vicino a chi ascolta: Quello indica
Oggetto, che si considera lontano e da chi ascolta e da chi parla - Questi tre
Pronomi sie-guono sempre il Numero ed il Sesso dell'Oggetto da essi
indicato. Ciò serve ad ambedue i Numeri e Sessi, e indica un Oggetto
complessivo qualunque in ge-nere: come « Cio va bene; Ciò che viddi ec.Da ciò
comprendete ec. » — Invece del Pronome ciò molte volte per altro usiamo questo
o quello : come « Questo va bene; Quel che viddi ec. Da questo comprendete ec.
» 230. Si avverta che invece di quest' Uomo, codest Tomo; e quell omo,
quando tali espressioni sono Oggettivi cardinali (197), là Lingua italiana usa
rispettivamente questi, codesti, e quegli: come « Questi è mio Fratello; Quegli
é un gran Filosofo ec. » 23r. Si avverta inoltre che, sebbene di
pochis-simo uso, abbiamo anche le espressioni ossia i Pronomi ind-oggetto
costui, codestui, colui - costei, codesta, colei - costoro, codestoro, coloro;
e che ciascuna di tali espressioni equivale ad uno dei primi tre da noi già
fissati Pronomi (228), rispettivamente congiunti con una delle seguenti Voci
Uomo, Donna, Uomini, Donne - Quindi, Costui vuol dire quest' Uomo; Colei vuol
dire quella Donno ec. DOMANDE Che significa la Parola composta
ind-oggello? Quali diconsi Pronomi ind-oggetto? Cosa intendete per
Oggetto complessivo? Esponete i varj Pronomi ind-oggetto per ciascun
Numero e Sesso. (228) Qual differenza passa tra questi vari
Pronomi? (229) Al Numero unale quando si usa questi, codesti, e quegli?
(230) Non vi sono altri Pronomi ind-oggetto? (23г)232. Chiamiario
penericicardinali quei Pronoti, i quali si usano soltanto come Cardini di
giudizio, ed esprimono in genere un terz Oggetto che precisamente non sappiamo
e non possiamo nominare. In italiano questi Pronomi sono due, egli e si; e
per intrinseca loro natura sono sempre di Numero unale. Il primo, cioè egli,
esprime che il Cardine di giudizio è un terzo Oggetto da noi non cono-sciuto;
come « egli piove; egli tuonava; egli balend ec. ». Questo Pronome in italiano
non si usa, ossia è sempre sottinteso; giacché diciamo semplicemente « piove,
tuonata, balend ec. " Si avverta di non confondere egli Pronome ge
nerico-cardinale con egli Pronome maschile di terzo Oggetto (69); giacché sono
essenzialmente diversi 235. Il secondo, civè si, esprime un Numero
indefinito di terzi Oggetti animati ed attivi; come « si crede, si pretendeva,
si vorrebbe ec. » cioe " taluno crede, pretendeva, vorrebbe » oppure
« alcuni credono; pretendevano, vorrebbero ec. SUL SI SEGNO-PASSIVO 236.
La Lingua italiana molte volte esprime i Giudizj passivi di terzo Oggetto
colle voci destinate pei Giudizj attivi, unendo semplicemente allaVoce di
Giudizio o al Verbo la particella si; come « I soldati si vedono in distanza;
si ode il fragore delle armi; si desiderano le ricchezze; si ama l'ozio ec. » —
Dunque la voce o particella si in questo caso giustamente sarà da noi chiamata
segno-passivo, vale a dire segno di Giudizio passivo (53)., Fissiamo dunque,
che la Lingua italiana per rendere passivo un Giudizio attivo di terzo
0g-getto; molte volte gli aggiunge semplicemente la Voce o segno si, Voce
affatto diversa da si Pronome generico cardinale (235). DOMANDE
Quali diciamo Pronomi generici-cardinali? (237) In italiano quali sono i
Pronomi generici cardinali? (235) Qual è il valore del Pronome generico
cardinale egli? (23.4) Qual è il valore del Pronome generico-cardihale si?
(235) La voce si è sempre Pronome ! (256) Questa voce quando è
puramente Segno-passivo? PRONOMI GENERICI-NON-CARDINALI Chiamiamo
generici-non-cardinali quei Pro-nomi, che mai sono Cardini di giudizio, e che
servono in genere a richiamare qualunque Oggetto, il quale si trovi in una data
Situazione. In italiano questi Pronomi
sono due, ne, e vi oppure ci; e servono a qualunque Numero e Sesso. Il primo, cioè ne, richiama
sempre o un Oggettivo relativato (218) o un Oggettivo cominciante (206) -
Richiama un Oggettivo relativatoin « Vedeste l'Amico? Che ne dite? Parlatene
bene ec. » cioè « Che dite' di lui? Parlate bené di lui ec. " - Richiamá
un Oggettivo cominciante in « l'Amico va al fiume, ed io ne vengo' vale a dire
« ed io vengo da esso ec. » 240. Il secondo, cioè vi oppure ci, richiama sempre
o un Oggettivo terminante (208) 0 un 0g-gettivo contenente (212) - Richiama un
Oggettivo terminante in « Andate in campagna? Forse vi andrò ec., cioè andrò
ad. essa »- Richiama un Oggettivo contenente in « é in casa l'Amico? Non ci
deve essere; non vi sarà certamente ec. » vale a dire « non deve essere in
essa; non sarà in essa certamente ec. »' DOMANDE Quali diciamo
Pronomi generici-non-cardinali? (237) In italiano quali sono i Pronomi
generici-non-cardinali? (258) Qual è il valore del Pronome ne?.
(23g) Qual è il valore del Pronome generico-non cardinale vi o ci?
(240) PRONOME RIFLESSO 241. In un medesimo sentimento ossia in un
Periodo di significante discorso, l'Oggetto che é Cardine di giudizio, alle
volte può e suole presentarsi in qualche altra Situazione. In tal caso esprimendosi
il Nome dell'Oggetto come Cardine di giudizio, la Lingua per indicare qualunque
altra di lui Situazione invece di ripetere il Nome oggettivo usa una piccola
Voce, porendola nellaSituazione conveniente. Ora questa Voce é ciò, che noi
chiamiamo Pronome rilesso; giacché dessa riflette ossia rimanda la nostra
attenzione verso l'Oggetto, che in quel Periodo é Cardine di giu-dizio.
242. I Pronomi riflessi in italiano sono mo, te, se, noi, voi, oppure le voci
loro sostituite mi, ti, si, ci, vi; come si vede negli esempj seguenti:
io parlo di me tu parli di te egli parla di se ella parla di
se noi parliamo di noi • voi parlate di voi essi parlano di se esse
parlano di se io comincio da me tu cominci da te egli comincia da
se ella comincia da se noi cominciamo da noi voi cominciate da voi essi
cominciano da se esse cominciano da se 343. Si fissi dunque, che il
Pronome riflesso, s.° per tutti i terzi Oggetti di qualunque Numero e
Sesso è sempre la voce se; 2.° per l'Oggetto parlante sono le voci me all'unale,
noi al plurale;3. per l'Oggetto ascoltante sono le voci te al- l'unale,
ed al plurale voi. Per energia di espressione sogliamo spesso ai
Pronomi riflessi aggiugnere la voce stesso o medesimo (7), ponendola al
conveniente Numero e Sesso; come i lo incolpo me stesso; ella incolpava se
stessa; incolpate voi stessi ec. » • 244. Le voci me, te, noi, voi, o le
sostituite loro equivalenti mi, ti, ci, vi, sono anche Nomi generici degli
Oggetti parlante e ascoltante (68, 70). Inoltre le voci vi e ci sono
anche Pronomi gene-rici-non-cardinali (238) - Parimenti la voce si, sostituita
al Pronome riflesso se, è alle volte Pronome generico-cardinale (233), ed alle
volte segno passivo (236). In diverse circostanze una stessa Voce
potendo esprimere Idee affatto diverse, è dunque della massima entità l'
esercitarsi a leggere analiticamente; vale a dire, l'esaminare in ogni incontro
il valore e la natura d' una data Voce qualunque. DOMANDE Cosa
intendete per Pronome riflesso? (241) Qual è il Pronome riflesso per
l'Oggetto parlante? (243) Quale per l'Oggetto ascoltante? Quale per
un terza Oggetto qualunque? Conjugate. qualche Verbo col Pronome
riflesso. SUI PRONOMI 245. Oltre gli analizati finora esistono nel
Linguaggio altri Pronomi, come ognuno, caluno,ciascuno, chiunque ec., che
giustamente potrebbero chiamarsi Pronomi generici - Tralascio però di qui
esporli; giacché é troppo facile conoscerli col semplice esercizio di
riflessiva analitica Lettura. SULLE VOCI SOSTITUITE 246. Le Voci ed
Espressioni sostituite, cioè poste in luogo di altre, nel discorso sono
moltissime, ed è necessario saperle riportare alla primitiva loro indole è
natura. Ciò è per altro assai facile, quando si faccia la debita attenzione al
sentimento Quindi per amore di brevità credo potermi dispensare dal qui
farne qualunque enumerazione. 247. Le Cose da noi esposte
finora riguardano singolarmente la Parte filosofica del Linguaggio.
Quindi sono applicabili a tutte le Lingue, come-da noi furono applicate alla
Lingua italiana - Conoscendo la propria Lingua filosoficamente, in fondo
possiamo dunque dire di conoscere tutte le altre Lingue esistenti e possibili;
e non dobbiamo per ciò che applicarci allo studio della Gramma-cica di
ciascuna. Importa dunque molto il sapere, in che deve consistere tale
Grammatica. 248. Lo scopo della Grammatica e d'insegnare, come in un dato
Linguaggio dubbiamo esprimerci scrivendo o parlando (6, 7). Ora per parlare o
scrivere convenientemente una data Lingua qua-lunque, bisogna conoscere i suoni
e segni dalla convenzione attaccati a ciascuna Idea, e inoltre l'ordine con cui
debbono presentarsi ossia succedersi le idee e quindi i segni e suoni ad
essecorrispondenti. Ma tali cose 'dipendono esclusivamente dall'Abitudine, e
per esse non può as segnarsi Regola alcuna. Infatti gli uomini abbisognano
forse di Regole per ben apprendere la propria Lingua nazionale? Ma le scritte
Regole grammaticali non son esse posteriori all' esistenza delle Lingue? -
Dunque la vera Grammatica d'una Lingua qualunque propriamente non è altro che
l'Uso, ossia l'Esercizio nella Lingua me-desima. Vi sono però in ogni Lingua
alcune par-ticolarità, che ridotte a Regole generali sono uti-lissime, e
servono mirabilmente a facilitare l'intelligenza perfetta della Lingua che si
studia. La Grammatico seritta di qualunque Lingua non deve dunque contenere che
queste Regole gene-Tali. Esse sono essenzialmente pochissime, perché debbono
essere le sule utili essenzialmente; e si faccia bene attenzione, che tali
Regole non debbono studiarsi, se non quando gia s'intende la Lingua medesima
per cui sono scritte. Io mi era
proposto di stendere col mio Pia-no, ad uso degl' Italiani, le Regole per le
Lingue italiaria; latina, francese, inglese e tedesca. 'Alcune spiacevoli
combinazioni però me lo anno impedito, almeno per ora. Quindi mi limito a qui
brevemente indicare, cosa secondo il mio sistema dovrebbe essenzialmente
contenere una Grammatica scritta qualunque.I.° Fissare, quanti Sessi la Lingua
N. considera, nei Nomi oggettivi. II.® Esporre, ciò che in ambedue i
Numeri serve a distinguere i varj Sessi fra lora III.® Esporre le varie
Desinenze, che un Nome può avere al Numero tanto unale che plurale: IV.®
Stabilire, se nel discorso possa praticamente tacersi qualcuna delle tre Parti
di giudizio. V.° Esporre le Voci di Numero e d'Ordine, come pure le Voci
multiple, aliquote. ec. VI.° Stabilire, qual desinenza prenda l'Attributo
ne' Giudizj neutri e passivi. VII. Stabilire, qual desinenza prenda la
Voce verbale ne' Giudizj attivi. VIII.® Fissare, come si formi l'
Espressione femminile nei Nomi qualitativi e di Azione. IX.° Fissare,
come si formi l'Espressione plurale in qualunque Nome. X.° Stabilire il
Nome generico degli Oggetti parlante e ascoltante, tanto quando sono Cardini di
giudizio, come se trovansi in altre Situazioni. XI.° Stabilire il Pronome
generico pei terzi Og-getti, tanto cardinali come posti in altre
Situazioni. XII.® Esporre la legge di convenienza rapporto al Nome d' un
solo Oggetto ascoltante. •XIII.® Esporre il modo di esprimere il
massimo Aumento nelle cose. XIV.® Esporre il Modo di esprimere
qualunque Confronto.XV.° Esporre per ciascun Tempo di ciascun Modo
la Conjugazione della Voce giudicante, dei Verbi ausiliarj, e dei Verbi
considerati Modelli di Conjugazione. XVI.® Fissare, come debba esprimersi
un Og gettivo, un Qualitativo ed un Giudizio che sia det-oggetto. XVII®
Fissare, come debba esprimersi un Og gettivo ed un Giudizio che sia
det-azione. XVIII.® Esporre, come nei Nomi Oggettivi debba esprimersi
ciascuna delle varie Situazioni. XIX.® Fissare i Pronomi
det-oggetto. XX.° Fissare i Pronomi ind-oggetto. XXI.° Fissare i
Pronomi generici-cardinali. XXII.® Fissare i Pronomi generici-non
cardinali. XXIII® Fissare i Pronomi riflessi, e la Voce d' energia.
XXIV. Con degli esempj esporre le più frequenti Voci sostituite, riguardanti
singolarmente i Pronomi e qualche altra essenziale Parte di
di-scorso.TEMPo TEMPO TENPO TEMPO PR io sono
felice este felice noi siamo felici voi siete felici
essi sono felici PASSATO-CONGIUNTO io sono stato felice tu sei
stato lelice egli è stato felice noi siamo stati felici voi siete stail
felici essi sono stuti felici PASSATONTO Quando l'a, io era
infermo su eri infermo egli era inferme noi eravamo inf voi eravate
infe essi erano infern FITURO-ANTERIORE L'A mico partira,
quando io sarò stato promosso tu sarai stato promosso egli sarà stato promosso
noi saremo stati promossi voi sarete stati promossi essi saranno stati promossi
FUTURO Se l'Amico io sarei felice lu saresti felice arei
felice l'Amico giugnesse, egli sarebbe felicarerei be felice voi
sareste felici saremmo felici essi sarebbero sarebbero
felici FUTURo oh fossi io piu 8 io pronosso domani! oh fosse e pis
cu promosso domani! egli promosso domani! oh fosi noi pi mo noi
promossi domani ! voi promossi domani! oh fossero essi Piro essi
promossi domani![EMPO PRESENTE io sono felice tu sei
felice egli è felice noi siamo felici voi siete felici
essi sono felici TEMPO" PASSATO-IDENTICO Quando l'Amico
parti io era infermo tu eri infermo egli era infermo
noi eravamo infermi voi eravate infermi essi erano infermi
Quando l'Amico parti io era stato ferito parti, appena 10 Jai
stato ferito L'A mico partira. quando io sarò stato promosso tu eri
stato ferito egli era stato ferito tu fosti stato ferito egli
fu stato ferito tu sarai stato promosso egli sarà stato promosso
noi eravamo stati feriti voi eravate stati feriti essi erano stati
feriti noi fummo stati feriti voi foste stati feriti essi
furono stati feriti noi saremo stati promossi voi sarete stati promossi
essi saranno stati promossi TEMPO PRESENTE Se l'Amico fosse
giunto, io sarei felice tu saresti felice egli sarebbe felice
noi saremmo felici voi sareste felici essi sarebbero felici
PRESENTE oh fossimo noi più giovani! oh foste voi più
giovani! oh fossero essi più giovani! MODO CERTO ISOLATO
PASSATO io fui felice tu fosti felice egli fu felice
noi fummo felici voi foste felici essi furono felici
FUTURO io sarò felice tu sarai felice egli sarà felice
noi saremo felici voi sarete felici essi saranno felici MODO
CERTO-DIPENDENTE PASSATO-ANTERIORE NTERIORE CONGIUNTO MODO
CERTO-CONDIZIONATO PASSATO Se l'Amico fosse gianto, io sarei stato
felice tu saresti stato felice egli sarebbe stato felice noi saremmo stati
felici voi sareste stati felici essi sarebbero stati felici MODO
DESIDERATIVO PASSATO fossi io stato pit attento! foss' egli
stato più attento! 1 fossimo noi stati Josti von si st pi pit
attenti! fossero essi stati più attenti! PASSATO-CONGIUNTO io sono
stato felice tu sei stato felice egli è stato felice noi siamo stati
felici voi siete stari felici essi sono stati felici
FUTURO-ANTERIORE FUTURO Se l'Amico giugnesse, io sarei
felice tu saresti felice egli sarebbe felice noi saremmo
felici voi sareste felici essi sarebbero felici FUTURO
fossi io promosso domani! fossi tu promosso domani! foss' egli
promosso domani ! fossimo noi promossi domani! foste voi promossi
domani! fossero essi promossi domani TEMPO
PRESENTE sii tu il primo sia egli il primo siam voi i prin sieno
essi i primi MODO VOLITIVO FUTURO sarai tu il primo sarà egli
il primo saremo noi i primi sarete voi i primi saranno essi i primi TEMPO
PRESENTE sia pur io il più giovine : sii pur tu il si pur
esil p, giovince: siamo pur nor piu giovani: siate pur voi i più
giovani: sien e esigue giovani: MODO SUPPOSITIVO
PASSATO sia pur io stato l'ultimo: su pur tu stato l'ultimo:
sia pur egli stato l'ultimo : siamo pur noi stati gli ultimi: siate
pur voi stati gli ultimi: sieno pur essi stati gli ultimi : Che s'
inferisce da ciò? L'ebro PRESENTE se io fossi felice, se tu
fossi felice, se egli fosse felice, se noi fossimo felici, se voi foste felici
se essi fossero felici, L'Ámico gioirebbe. MODO CONDIZIONANTE
PASSATO se io fossi stato felice, se tu fossi stato felice, se egli fosse
stato felice, se noi fossimo stati felici, se voi foste stati felici se essi fossero
stati felici, L'Amico gioirebbe. FUTURO sia pur io promosso
tra poco: sii pur tu promosso tra poco: sia pur egli promosso tra
poco: siamo pur noi promossi tra poco: siete pir esi promossi tra
poco : Qual utile per l'Amico? FUTURO se io fossi promosso
domani, se tu fossi promosso domani se egli fosse promosso domani, se noi
fossimo promossi domani, se voi foste promossi domani, se essi fossero promossi
domani, L'Amico gioirebbe.TEMPO PRESENTE Si crede, che io sia
felice che tu sii felice ch'egli sia felice che noi siamo felici che voi siate
felici che essi sieno felici TEMPO PASSATO-IDENTICO io fossi
infermo tu fossi infermo egli fosse infermo . noi fossimo
infermi voi foste infermi essi fossero infermi TENPO
PRESENTE che, se lÁmico fosse giunto, io sarei felice . tu
saresti felice egli sarebbe felice . noi saremmo felici voi
sareste felici essi sarebbero felici MODO INCERTO ISOLATO
PASSATO Si crede, che io sia stato felice che tu sii stato felice ch' egli
sia stato felice che noi siamo stati felici che voi siate stati felici che essi
sieno stati felici FUTURO Si crede, che io sarò felice che tu sarai
felice ch' egli sarà felice che noi saremo felici che voi sarete felici che
essi saranno felici MODO INCERTO-DIPENDENTE PASSATO-ANTERIORE
chei quee si grede i emico, io fossi stato ferito tu fossi stato
ferito egli fosse stato ferito noi fossimo stati feriti voi
foste stati feriti essi fossero stati feriti MODO
INCERTO-CONDIZIONATO PASSATO Si crede, che, se l'Amico fosse
giunto, io sarei stato felice tu saresti stato felice egli sarebbe
stato felice noi saremmo stati felici voi sareste stati
felici essi sarebbero stati felici ASSCLUTO-POSTERIORE Si
credeva, si credette ec. che io sarei stato felice che tu saresti stato felice
ch'egli sarebbe stato felice che noi saremmo stati felici che voi sareste stati
felici che essi sarebbero stati felici FUTURO-ANTERIORE Si crede,
che, quando giugnerà l'Amico, io sarò stato promosso tu sarai stato
promosso egli sarà stato promosso noi saremo stati promossi voi sarete stati
promossi essi saranno stati promossi (TAVOLA X.") FUTURO
chs, stel Amico giugnesse, io sarei felice tu saresti felice
egli sarebbe felice noi saremmo felici voi sareste felici
essi sarebbero feliciTEMPO PRESENTE son io felice? sei tu
felice? è egli felice? siamo noi felici? siete voi
felici? sono essi felici ? LEMPO PASSATO-IDENTICO
Quando parti l'Amico, era io infermo : eri tu infermo? era
egli infermo ? eravamo noi infermi? eravate voi infermi ?
erano essi infermi? TENPO PRESENTE Se l'Amico fosse
giunto, sarei io felice? saresti tu felice ? sarebbe egli
felice? saremmo noi felici? sareste voi felici? sarebbero
essi felici? TEMPO PRESENTE sarei sconoscente a tal
segno? saresti sconoscente a tal segno? sarebbe sconoscente a tal
segno? saremmo sconoscenti a tal segno ? sareste sconoscenti a tal
segno? sarebbero sconoscenti a tal segno? MODO
INTERROGATIVO-ISOLATO PASSATO fui io felice? fosti tu
felice? fu egli felice? fummo noi felici? foste voi
felici? furono essi felici? FUTURO sarò io felice?
sarai tu felice ? sarà egli felice? saremo noi felici ?
sarete voi felici ? saranno essi felici? PASSATO-CONGIUNTO
son io stato felice ? sei tu stato felice ? è egli stato felice?
siamo noi stati felici? siete voi stati felici ? sono essi stati
felici? MODO INTERROGATIVO-DIPENDENTE PASSATO-ANTERIORE
Quando l'Amico parti, era io stato promosso? eri tu stato promosso
? era egli stato promosso? eravamo noi stati promossi ?
cravate voi stati promossi? erano essi stati promossi ?
FUTURO-ANTERIORE san ando pamico partira, sarai tu stato
promosso? sarà egli stato promosso? saremo noi stati
promossi? sarete voi stati promossi? saranno essi stati
promossi? MODO INTERROGATIVO-CONDIZIONATO PASSATO Se l'Amico
fosse giunto, sarei io stato felice ? saresti tu stato
felice? sarebbe egli stato felice? saremmo noi stati felici?
sareste voi stati felici? sarebbero essi stati felici? FUTURO Se
l'Amico giugnesse, sarei io felice? saresti tu felice? sarebbe
egli felice? saremmo noi felici? sareste voi felici? sarebbero
essi felici? MODO INTERROGATIVO-DUBITATIVO PASSATO sarei
stato sconoscente a tal segno ? saresti stato sconoscente a tal
segno? sarebbe stato sconoscente a tal segno ? saremmo stati
sconoscenti a tal segno? sareste stati sconoscenti a tal segno?
sarebbero stati sconoscenti a tal segno? FUTURO sarei sconoscente a
tal segno? saresti sconoscente a tal segno? sarebbe sconoscente a
tal segno ? saremmo sconoscenti a tal segno? sareste sconoscenti a
tal segno? sarebbero sconoscenti a tal segno?MODO
GENERICO-DETERMINANTE TENPO IDENTICO ANTERIORE io
credo, credetti, crederò ec. tu credi, credesti, crederai ee.
essere felice egli crede, credette, credera ec. noi crediamo,
credemmo, crederemo ec. voi credete, credeste, crederete ee. essere
felici essi credono, credettero, crederanno ee essere stato
felice essere stati felici POSTERIORE esser per essere
felice dover essere felice poter essere felice esser per essere felici
dover essere felici poter essere felici MODO GENERICO
SOSTITUITO SOSTITUITO PRIMO TEMPO IDENTICO
ANTERIONE POSTERIORE essendo giovine essendo stato
promosso.... essendo giovani essendo stati promossi ) ... dovendo
essere promos dovendo essere promosso - io studio, studiai,
studierò ec. tu stud), studiasti, studierai ec. egli studia,
studio, studiera ec. noi studiamo, studiammo, studieremo cc. voi
studiate, studiaste, studierete ec. essi studiano, studiarono,
studieranno ec. SOSTITUITO SECONDO TEMPO IDENTICO
essendo io debole, essendo tu debole, essendo egli debole, essendo noi
deboli, essendo voi deboli essendo essi deboli
ANTERIORE essendo io stato infermo, essendo tu stato infermo, essendo
egli stato infermo, essendo noi stati infermi, essendo voi stati infermi
essendo essi stati infermi, POSTERIORE dovendo tu essere
promosso dovendo noi essere promossi, l'Amico ci accompagna, accompagnò,
accompagnerà ec. dovendo voi essere promossi, 'Amico vi accompagna,
accompagnò, accompagnerà ec. dovendo essi essere promossi./ l'Amico li
accompagna, accompagnò, accompagnerà ec. SOSTITUITO TERZO
TEMPO IDENTICO essendo io giudice, essendo noi giudici,
. essendo voi giudici, essendo essi giudici, • ANTERIORE
essendo io stato giudice, essendo tu stato giudice, essendo egli stato giudice,
essendo noi stati giudici essendo voi stati giudici essendo essi stati
giudici, POSTERIORE dovendo io esser giudice, dovendo tu esser
giudice, l'Amico spera, sperò, spererà co dovendo egli esser
giudice, lovendo voi esser giudici, :: Amico spera, sperò, spererà
eco dovendo voi esser giudici dovendo essi esser giudici, LINGUA
FILOSOFICO-UNIVERSALE. LINGUA
FILOSOFICO-UNIVERSALE PEI DOTTI. PRECEDUTA DALL’ANALISI DEL LINGUAGGIO. Già pubblico professore
di varie facoltà. MILANO Società Tipografica de' CLAsSICI ITALIaNI Contrada del Cappuccio. PAsTA alla Repabica
Letteraria un Piano Filo. sofico di Lingua Universale facilissimo ad eseguirsi,
è il primario Scopo di quest' Opera - Immezzo alla tranquillità di cui gode
attualmente l'Europa, pei PADRI de' Popoli, per le Nazioni, pei Filosofi qual
occupazione migliore e più vantaggiosa di questa ? II. Coerentemente all'indicato primario Scopo
dell'Opera pareva, che dovessi scriverla non pei soli Italiani; quindi in una
Lingua più generalmente conosciuta; quindi in Lingua Francese. Me ne astenni
però; giacchè in un Italiano che scrive nel seno dell'Italia, poteva ciò
sembrare un affettazione. III.
L'Esecuzione del Piano abbisogna del valido sostegno d'un GRAN-MECENATE: lo
però non ne implorai alla mia Opera alcuno. E qual accoglienza potea nell'
oscurità d' un Manoscritto sperare una progettata metafisica Novità, ed un
complesso di forse non sempre facilmente intelligibili Raziocinj? IV. Onde garantirmi dai rimbrotti e dalla
critica di ehi o è incapace o abborre di oltrepassare i limiti della
superficialità, prevengo; che per intendere la Materia qui trattata, non basta
• leggere; come per possederla non basta averla intesa, Quindi questo Libro
deve considerarsi precisamente come un libro di Matematica; il cui contenuto
non può intendersi senza matu-ramente, dettagliatamente e ordinatamente
meditarlo; nè può a fondo possedersi senza molto esercizio, accurati transunti,
e frequenti ripetizioni. V. Mi sarebbe
stato facile mostrare l'applicazione di ciascuna Teoria col prattico dettagliato sviluppo di
analogli Esempi: Ma non sempre l'o
fatto, perchè gli Esempj in iscritto o aumentano la difficoltà, o quando pure
la diminuiscano, snervano la Materia cul prolungarla soverchiamente - Altronde
Teorie ragionate e metafisiche non sono dirette che a Pochi; e questi Pochi trovano in loro stessi come supplire
alla Concisione del-l'Autore. VI.
Rapporto alla Lingua Universale si avverta, che quando ai avesse apposita
Grammatica e Dizionario, per apprenderla non è necessario conoscere le
metafisiche Teorie del Linguag gio; ma basta sapere le Regole particolari di
questa Lingua, facendone il debito confronto colla propria Lingua natia. VII. La difficoltà di ben comprendere quanto
premisi al Piano di Lingue Universale,
potrebbe in taluno produrre una grantaggiosa prevenzione per la lingua
medesima. Quindi mi trovo obbligato a dichiarare che « Quando sia
convenientemente spiegata, è più facile arrivare a conoscere perfettamente
questa Lingua Universale, che non il solo primo Libro della Geometria di
Euclide » - Le Teorie premesse poi servono specialmente a dar ragione del Piano
che presento; mostrando esse ad evidenza, che la base dí questo Piano non è
arbitra-ria, ma fondata sull' intrinseca natura del Linguaggio e delle Cose.
VIII. Il mio Piano di Lingua Universale fû concepito e steso, senza che
avessi mai nè sentito nè letto cosa alcuna in proposito. Tale stato d'ignoranza
mi fû certamente vantaggioso; giacchè la smania di profittare dei lumi altrui
avrebbe forse inceppato maggiormente il mio spirito - Terminato il mio
Travaglio, à poi cercato istruirmi; ed ô letto l'Enciclopedia all'articolo
Langue nouelle, la Pasigrafia di J.... de M....., lá Lingua Universale del P.
Magnan, ed un Estratto di quella di M. Kalmar nel Nuovo Giornale dei Letterati
d' Italia ‹ Tomo V. Settembre e Ottobre
i773). In queste letture però rinvenni sufficiente motivo, e di ammirare il
Genio più o meno felice che aveva presieduto a tali Opere, e di non essere
malcontento di me stesso. IX. Nello
scrivere io mi supposi anteriore all'esistenza di qualunque formale Grammatica;
e non consultai che la Natu-ra, il Raziocinio e le poche mic cognizioni —
f'accia lo stesso, Chi legge.Preso nel
suo vero senso primitivo, il Linguaggio è un necessario semplicissimo Effetto
di Natura; e precisamente come lo è nell'Ago Ma-gretico la Tendenza al Polo;
come in un Pomo dall'alto abbandonato a se stesso, lo è il Cadere; come lo è
nei Liquidi il Porsi a Livello coll' Ori zonte; come il Sollevarsi lo è nei.
Vapori; in somma come in un Corpo qualunque è mero effetto di Natura il Peso,
la Pressione, la 'Resistenza ec. Infatti
il Linguaggio non serve che ad esprimere la situazione dell'Uomo. Ora l' Uomo
in determinate circostanze trovasi in una piuttosto che in altra situazione,
unicamente in forza della sua essenza, delle sue facoltà, delle sue relazioni;
vale a dire perchè è un Essere formante parte di Nasura. In lui tutto dunque è
soggetto alle generiche Leggi dell' Esistenza. Dunque esprimendo la propria
situazione, egli non può sortire dai limiti di queste Leggi.Ora tutto è fisso
immutabilmente in Natura; e la diversità di Luogo e di Tempo non impedirà mai,
che uguali Cause producano Effetti eguali.
Dunque una stessa Azione si effettua sempre e da-pertutto alla maniera
medesima; uno stesso Oggetto sempre e dapertutto produce la medesima
impres-sione; una stessa Qualità opera sempre e dapertutto la sensazione
medesima. Dunque gli uomini di qualunque Clima, Secolo e Nazione, in eguali
circostanze debbono tutti esprimersi alla maniera istessa; perchè in eguali
circostanze il loro spirito si trova in eguale situazione. Ed infatti analizando le Lingue usate
vediamo, che anno tutte un fondo comune; vale a dire anno comune, ciò che forma
l'assoluta essenza del Lin-guaggio, considerato come semplice effetto naturale
-— Diverse Convenzioni possono sulla superficie del Globo esprimere le stesse
Idee con suoni diversi e con diverso ordine dispositivo; perchè l'ordine ed i
suoni in ciò sono relativi all'Abitudine ed al Clima: Ma le medesime Idee su
qualunque punto del Tempo e del Globo avranno sempre la stessa naturale
espressione; perchè la Natura è una sola, e dapertutto e sempre la stessa. Debba un Uomo narrare, che nella
foresta. fû egli assalito da un feroce
Animale. Che il no-str' Uomo sia europeo asiatico affricano o di Ame-rica, che
il successo abbia avuto luogo in uno piuttosto che in altro secolo; sono cose
del tutto indifferenti all' intrinseca natura del fatto, che sinarra.
L'avvenimento è un solo: Dunque unico necessariamente esser deve in Natura il
modo di esprimerlo. Quindi in ogni
Lingua prattica bisogna distinguere il Fondo di Natura dalle Proprietà di
Con-venzione, ossia i Principj naturali dai Principi convenzionali. I Primi
sono basati sull' essenza stessa delle cose; quindi necessariamente unici ed
immutabili. I secondi non riconoscono altra base, che il Bisogno e Capriccio
sociale; quindi necessariamente sono varj, come sulla Terra sono diverse le
umane Società. Questi, altesa la bizzarra loro origine ed irregolarità, possono
impararsi soltanto coll' uso: Quelli non possono conoscersi, che coll' attività
di Raziocinio e di Meditazione — Quindi lo studio radicale di Lingua è filosofico,
più che non fù creduto finora.
Sventuratamente per l'Umanità in ogni secolo i Maestri anche più
rispettabili di Lingua, si limitarono a ridurre possibilmente a sistema le in
ciascuna Lingua irregolarissime Proprietà di Conven-zione. La comparsa delle
Grammatiche fe nel Linguaggio dimenticar la Natura. Si credette, che la Scienza
di Lingua fosse esclusivamente riposta in quei sudati Volumi. La difficoltà
anzi impossibilità di ritenere l' immenso numero di Regole e il numero anche
maggiore d' Irregolarità raccolte nelle Grammatiche, fe' riguardare lo studio
sistematico di Lingua come indispensabile alle Scienze ed ai progressi dello
Spirito umano. Quindi la Gramma-tica presso tutti i Pappli divenne come il
primo Nume dei pensanti Esseri sociali: Nume; cui si eressero Templi, quante le
scuole di Lingua; cui si destinarono Sacerdoti, quanti i Maestri di Lin-gua;
cui furono sacrificate Vittime, quanti i Discepoli di Lingua - Povera Infanzia!
Una mano di ferro ti spinge, ti preme, ti schiaccia appiè dell'Ara di questa
inconcepibile Divinità! Ma non è egli
vero, che molti senza neppur conoscere il Frontispizio di alcuna Grammatica
imparano perfettamente la propria Lingua? Non è egli vero, che lo studio delle
Grammutiche ci presenta una farragine di Vocaboli inintelligibili e eroti
affatto di senso? Un Indice grammaticale non forma desso la più convincente la
più palpabile prova dell' ignoranza, in cui siamo rapporto allo spirito all'
essenza alla metafisica del Linguaggio ? :
O Voi, che forse già mi onoraste del titolo di Novatore; Voi, cui veggo
addensato sul ciglio il Dispetto la Disapprovazione lo Sdegno, ditemi : Potreste voi darmi una ragionevole, da Voi
intesa è per me intelligibile Definizione del Genitivo per esempio, dell'
Infinito, del Congiuntivo, del Geron-dio, del Supino, e di tant' altri Termini
grazana-sicali? E quando vi troviate insufficienti anche solo a ragionevolmente
definire tali usitatissime Denomi-nazioni, perchè assoggettarci ad apprenderle?
Dove la Necessità? Dove l'Utile? Dove l'uso di quel celeste Raggio sublime, che
infuse in noi l'onnipa-tente Soffio creatore? Rinunzieremo noi alla parte
migliore della nostra Esistenza?Delle Produzioni umane sono perfette, delle
umane Occupazioni sono essenzialmente vantaggiose, solo quelle che si basano
sull' intrinseca natura delle Cose. Dunque lo studio ragionato di Lingua si
fondi anch' esso sulla Natura. Si analizi : Si rimonti al-l'origine: Si provi
col fatto, che siamo Esseri pensanti. Pel decoro della nostra specie, per
l'utile della società, pel ben-essere di noi stessi dissipiamo nel Linguaggio
quella Nube, che vi aggruppò dinanzi una troppo lungamente venerata Autorità
- Ragione! Uno slancio; ed il Bujo non
più. Distinti i Principi di Lingua in
naturali e convenzionali, si averta; che quest' Opera si occupa dei secondi,
soltanto nell' ultima Parte intitolata Lingua Universale; e che in tutto il
rimanente cioè in tutte le generiche Teorie di Lingua essa non riguarda che i
Primi. Quindi benchè sembri occuparsi delle Parole, pure dessa non risguarda
assolutamente che le Idee rappresentate dalle Pa-role. Io o singolarmente
cercato di farmi intelligi-bile, ulmeno quanto mi era permesso: E siccome la
Materia trattata è astratta moltissimo di sua na-tura, fù mio primo studio
presentarla sotto un aspetto meno difficile e non troppo metafisico. Chi brama
però conoscerla in tutta l' estensione asso-luta, deve meditarla nel suo vero
senso; vale e dire deve sempre considerare non le Parole in loro stesse, ma le
Idee rappresentate dalle Parole. Così per esempio dicendo che te Voci si
distinguono in Radicali Derivate e Sostituite, il Lettore filosofodeve
intendere che sono radicali derivate o sostituite le nostre Idee, cioè quelle
Idee che nel dis- • corso si esprimono
colle Voci rispettivamente loro convenienti. In egual maniera dicendo che da
Monte deriva montuoso, da onesto deriva Onestà ec., devesi intendere, non che
le Parole montuoso ed Onestà derivino dalle Parole Monte ed onesto, ma che le
Idee rappresentate da montuoso ed Onestà derivano dalle Idee rappresentate da
Monte, onesto ec. Questa Osservazione è
di somma importanza, e deve applicarsi a tutta l' Opera. Quindi si fissi ; che
le Parole sono puri Segni rappresentanti le Idee; che le qui esposte filosofiche
Teorie di Lingua risguardano soltanto le Idee; e che solo per facilitarne
l'intelligenza molte volle à attribuito ò applicato ai Segni, ciò che devesi
assolutamente ed esclusivamente intendere delle Idee da essi rappre- sentate. •
Le Teorie generiche di Lingua non risguar.. dando che i Principi
naturali, sono applicabili a tutte le Lingue: perchè tutte riducibili ad una
sola, come unico è il Linguaggio della. Natura. Quindi queste Teorie non
dovrebbero ragionevolmente applicarsi ad alcuna Lingua in particolare. È però
troppo difficile tener dietro ad una lunga serie di Ragionamenti, che si
presentano nel massimo grado di astrazione. Quindi per eliminare possibilmente
tale difficoltà ò applicato le Teorie generali alla patria mia Lingua Italiana,
in cui scrivo. Quindi chi legge, deve col suo spirito meditabonilo e ana-litico
riportare tutti i Raziocinj al semplice loro stato primitivo, facendo
astrazione anche dalla Lingua Italiana in cui sono scritti, e cui per chiarezza
maggiore sono sempre applicati. È questo forse ur esigger troppo dalla penetrazione
e sofferenza di molti; ma debbo farmi lecito asserire, che non è altrimenti
possibile penetrare nello spirito fondamentale dell'Opera, ANALISI DEL
LINGUAGGIO. Il lingaggio è il mezzo più comune impiegato dagl’uomini per
comunicarsi reciprocamente i bisogni, i desiderj, ed i pensieri. L'uso
inseparabile dalla convivenza sociale insegna a ciascuno quanto è necessario
per esprimersi convenientemente. Quindi le teorie di lingua sono inutili per la
massima parte degl’uomini, come sono pregiudicievoli alle scienze, alla ragione,
ed a tutti, le affastellate inconcepibili regole – cf. Grice on O. P. Wood, The
rules of language – J. L. Austin, ‘rule’? -- grammaticali. Il filosofo peró che
deve su tutto portare il suo ragionante spirito analitico, in punto Linguaggio
potrebbe anch'egli esser pago di ciò che apprese per pratica? E nel secolo
dell'Analisi dovremo con indifferenza veder sepolto nelle tenebre d'una
rugginosa ignoranza il solo Linguaggio, l'interprete fedele de nostri pensieri,
lo specchio dello spirito umano, il carattere distintivo per cui l'uomo si pone
prino fra'gli esseri sensibili?A me sembra, che troppo debba interessarci il
conoscere una cosa che ci riguarda si davvicino, e ch'è inseparabile dalla
nostra sociale esistenza — Quindi mi permetto esporre il risultato delle mie
meditazioni in proposito, considerando separatamente i Materiali del Linguaggio
ossia le Voci I. Come Elementi del
Discorso : II. Come Parti del
Discorso. Analizeremo nella Prima Parte
ciù, che riguarda le Voci radicali e le moltiplici generiche Joro Derivazioni:
Esporermo nella Seconda quanto richiedesi, onde nel discorso determinare con
precisione e il Valore di ciascuna parola e le varie Situazioni in cui
praticamente può presentarsi un Oggetto.
DELLE VOCI ELEMENTI DEL DISCORSO LLa Voci prese come
Elementi del discorso cioè isolatamente (ossia per quello che ciascuna
significa assolutamente in se stessa, senza riguardo ad altre voci che possono
accompagnarla) da noi si distinguono in Radicali, Derivate, e Sostituite. Radicali o Primitive son
quelle, ch' esprimono Cose effettivamente esistenti o in Natura o in
Immaginazione (a) ; come Sole, dolce, fuggire, Marte, Lete, ec. Derivate son quelle, che
provengono da Voci conosciute ed usate nella medesima Lingua (b); Le Idee non derivate da
altre, ossia le Idee Primitive sono tutte o naturali o immaginarie; e sì le une
che le altre anno nel nostro spirito una reale esistenza. La diversità che
trovasi frà loro, si è; che le naturali ànno il loro Tipo fuori del nostro spirito,
e le immaginarie nò. Le Idee
Derivate sono come diramazioni delle Idee Primitive; ossia anno la loro base
sulle Primitive tanto naturali che immaginarie - Ogni Idea Derivata è
propriamente un Idea puramente intuitiva; vale a dire è un Idea, che ci
formiamo col dare a qualche Idea primitiva un nuovo aspetto o carattere
puramente intellettuale.come solare, dolcezza, fuggitivo, marziale, le ceo ec.
5. Sostituite son quelle, che per maggiore energia chiarezza o brevità
si pongono in luogo d'altre Voci conosciute ed usate nella medesima Lingua; come mio - pensante - laterra è
fecondato dal Sole ec. per di me -che pensa - Il Sole feconda la Terra ec. La Prima Parte è quindi naturalmente divisa
in trè Sezioni; come gli Elemenci del Discorso lo sono in Voci radicali,
dentare, e sostituite. SEZIONE
PRIMA VOCI RADICALI • •= Le Voci Radicali furono
fissate dai Primi che parlarono una data Lingua qualunque, e i Posteri debbono
adattarsi ad apprenderle - Quindi è reo di lesa Convenzione sociale, chiunque
vo lesse in una Lingua introdurre de' nuovi suoni radicali meramente per capriccio
o per vana pompa di spirito; ma e ciascuno autorizato a produrre delle Voci
nuove, quando s'abbia ad esprimere qualche Idea, in un dato Linguaggio o
non-espressas o mal-espressa finora. Le Voci Radicali da noi si distinguono in Voci di
Cosa, di Giudizio e di Rapporto; giacché le Cose, i Giudizj ed i Rapporti
comprendono l'intiera Esistenza.Voci di
Cosa L'Uomo presentasi appena sul teatro della natura,
che trovasi circondato dall'Esistenza e dal Moto: Gli schiera quella dinanzi
gli Oggetti suvi moltiformi, e le sensibili loro Qualità; gli offre questo una
serie non interrotta di moltiplici varianti Azioni. Le Voci destinate ad esprimere questi Ogget ti,
Azioni e Qualità, son quelle che noi chiamiamo Voci di Cosa. PARAGRATO 1.°
Oggetti Chiamiamo Oggetto «Tutto
cio, cui si attribuisce o può attribuirsi una qualunque Azione • Qualità
». La Voce esprimente un
Oggetto qualunque, è detta Nome sostantivo o semplicemente Sostan-tivo; essendo
molto facile rilevare dalla sola definizione (10), che nella nostra mente ogni
Oggetto deve di necessità essere sostantivo, vale a dire che ogni Oggetto è da
noi concepito come sussistente. Gli Oggetti di cui si occupa il nostro Spi-rito,
sono ora individui (a) ed ora generici: Quindi (a) Si avverta di non confondere
individuo con indivisibile - Un Oggetto è indivisibile, quando non è formato
dall' unionetali saranno anche i loro Nomi. Quindi nel Linguaggio è necessario
distinguere i Sostantivi determinati dagl' indeterminati. 13. È determinato ogni Sostantivo, che
presenta allo Spirito un Oggetto unico e assolutamente in- dividuo; come Roma, Danubio, Europa ec. È
indeterminato ogni Sostantivo, che presenta allo Spirito un Oggetto generico,
applicabile praticamente a varj Individui della natura; come Uomo, Pian la,
Fiume, ec. applicabili ad un numero
maggiore o minore d'In-dividui; e propriamente secondoché sono applicabili ad
Individui, i quali possono più o meno suddividersi in altri Generi e quindi in
altri Nomi generici: Cosi il Nome Sostanza è più generico di Animale; e questo
è più generico di Uomo, che pure è Nome generico di sua natura. PARAGRATO 2°
Qualità ‹5. Chiamasi Qualità «
Ciá che un Oggetto à in se di rimarcabile, e che potrebbe anche non avere senza
cessare d'esistere »; o più semplice- di
varie parti; ed è individuo, quando lo consideriamo come solo, vale a dire come
segregato e distinto da tutti gli altri Oggetti — Omero è Oggetto individuo: Il
Punto Matematico ¿ •Oggetto
indivisibile:mente, chiamasi Qualità « Ciò che in un Oggetto trovasi non
assolutamente necessario alla di lui
esistenza ». • • x6. La Voce esprimente una. Qualità qualunque
sarà da noi detta Nome qualitutivo, o semplicemente Qualitativo. 17. Fissato cosa deve intendersi per Qualità,
determiniamo il valore di Proprietà d'un Oggetto — Proprietà chiamasi « Tutto
ciò, senza cui l'Oggetto non potrebb'esistere ». Quindi le Proprietà d' ogni
oggetto sono tutte comprese nel Nome dell'Oggetto medesimo. E siccome ciò che
in un Oggetto è Proprietà, in un altro esser potrebbe Qua-lità; cosi è di somma
importanza il sapere in ogni Oggetto ben distinguere l'una cosa dall'altra: Il
calore per esempio è Proprietà nel Sole, nel Fio-oo ec., ed è Qualità nel
Ferro, nel Marmo ec. È facile ora
intendere perché non può dirsi Fuoco
caldo, Neve bianca, Sole lucente ec.: cal-, do, bianco, lucente in tali Oggetti
non sono Qualità ma Proprietà; e quindi espresse rispettivamente dai Sostantivi
Fioco, Neve, Sole - Parimenti non può dirsi Fuoco freddo, Neve bruna, Sole
oscu-ro; perche le Proprietà degli Oggetti Fuoco, Neve, Sole escludono
rispettivamente le Qualità freddo, bruna, oscuro. PARAGRADO 3.°
Azioni 88. Chiamasi Azione « Tutto
cio, che.o si fa.o.può farsi o si suppone potersi fare da un Oggetto qualunque,
e in qualsivoglia istante di Tempo ».
1g. Ogni Azione esigge dunque un Oggetto, che Ja eseguisca — Ora alcune Azioni si
riferiscono esclusivamente all'Oggetto eseguente, anno in esso il perfetto loro
compimento, né possono per natura riguardare altr' Oggetto, né abbisognano del
soccorso di aliri Oggerti per essere espresse colla massima precisione; come
dormire, correre, passeggiare ec.: E queste da noi con ragione si chiamano
Azioni deberminate; giacché nella nuda loro espressione contengono quanto è
necessario alla in tutta l'estensione perfetta loro intelligenza - Altre Azioni
pui per natura sono riferibili a molti Og-getti, i quali possono essere diversi
e dall'eseguente e trà loro; come premiare, esporte, ferire ec.: E queste da
noi con eguale ragione si chiamano Azioni indeterminate; giacché colla semplice
loro espressione ci presentano soltanto un Idea generica di loro stesse, Idea
in un pratico discorso quasi sempre insignificante, Idea la cai estensione limi
tazione o determinazione dipende dall'Oggerto in cui finiscono tali Azioni 50. Dunque le Azioni possono turte
filosoficamente distinguersi in steterminase e indetermai nate - È determinata
ogni Azione, la quale proce in tutta la sua estensione possibile non può per
natura riguardare Oggetti diversi dall'Oggetto che la eseguisce ossia
eseguente: È indeterminata ogni 'Azione,
la quale può per intrinseca natura riguardare anche Oggetti diversi dall'
Oggetto eseguente l' Azione
medesima.Voci di Giudizio 21. L'Uomo
nello stato di natura per poca 0s-servatore ohe sia, facilmente si avvedo, che
lo Qualità e le Azioni dipendono assolutamente dagli Oggetti (a); e che le
prime ne sono come tante emanazioni, e le seconde come tante conseguenze. Egli quindi comincia a considerare gli
Oggetti come cause primarie delle sue sensazioni; e ad essi riporta e Azioni e
Qualica. Quindi appressandosi ad un
Oggetto qualun-que, è sua prima cura l'osservare altentamente e quali ditionda
o includa Qualità, e di quali Azioni sia desso capaco. Conseguenza
naturalissima di tale osservazione sarà il conoscere la stato e la partico
larità dell'Oggetto; e quindi se ad esso convenga . o non convenga tale o tal
altra Azione e Qualità. Se dunque
l'Uomo abbia a comunicare la sua Scoperta ad altrui, deve nocessariamente
fissare una Voce che affermi ed una che neghi; assia una Voce che congiunga al
Nome di Oggetto quello d' una daia Azione o Qualità, ed una Voce che dal Nome
di Oggatia allamani il Nome d'una ← (a)
Noi supponiamo l'Uomo nei filosofici primordi della Creazione e della sua
mentale Esistenza; quindi non avvezzo alla contemplazione d'Everi astratti,
d'Esseri intellettuali epirituali e morali; quindi escluiramante oceupato degli
Oggetti Asici:, che lo circondano.data
Azione o Qualità - La prima chiamasi Voce di Giudizio affermativo, la seconda
Vuce di Giu dizio nogativo. 34. In Italiano essere è l'espressione
generica di Giudizio affermativo, non-essere quella di Giudizio negativo. VERBI
a5. Dall'esposto superiormente (21, e seg) è facile rilevare, che il
Linguaggio in origine non aveva i cosi detti Verbi; e che questi debbono la
loro esistenza non alla natura delle Cose, ma al-l'ingegnosa variante bizzarria
degli Uomini. Infatti correre, scrivere, premiare ec. in natura significano
essere corrente, scrivente, premiante ec; e il solo capriccio, o tutt' al più
l'amore di brevità. con gravissima lesione della chiarezza e facilità di
Lingua, riuni queste due distintissime Voci: in una sola. 26. Richiedendo quindi l'Analisi del
Linguaggio che sia il tutto possibilmente riportato ai suoi primi elementi, si
vedrà di leggieri quanto importi l'e-sercitarsi nella decomposizione de' Verbi,
onde acquistarne una giusta analitica idea. Questa decomposizione è per altro
della massima facilità, fissando con definizione esattissima, che Verbo
significa « Parola formata da due Voci, una di Giu dizio l' altra di Azione
». • 27. E siccome ogni Azione è di sua
natura determinata o indeterminata (20), cosi chiameremo rispettivamente
determinato o indeterminato anche il Verbo che la esprime.Voci di Rapporto • 28. Fissate le Voci di Giudizio e di Cosa,
può l'Uomo convenientemente spiegare agli altri la sua situazione, i suoi
bisogni, la sua volontà. Ma le Cose, ossia gli Oggetti le Qualità e le Azioni
(9), anno o almeno possono avere molti e diversi Rapporti frà loro; come di
Tempo, di Numero, d'Au-mento, di Luogo ec. Dunque per esprimersi con precisione
è necessario nel Linguaggio stabilire delle.
Voci per ciascuno di tali Rapporti.
Cosa nel nostro senso debba
intendersi per Rapporto, è più facile rilevarlo dal contesto di questo
Capitolo, che definirlo. Pure per chi ne bramasse la definizione, dico per
Rapporto nel nostro senso intendersi « Tutto ciò che ci offre una Cosa
qualunque, considerata non in se stessa ma relativamente ad altre Cose ». Premesso, che stante
l'intrinseca loro natura non tutte le Cose possono o debbono avere gli stessi
Rapporti, ch'è quasi impossibile assegnarli tutti sistematicamente, e che in
tale materia fatto il primo passo è molto facile progredire da se colla sola
guida dell'Analogia e del Buon-senso; mi limito a far dei Rapporti la seguente
analitica Espo-sizione. PARAGRAFO 1.° Luogo - 31. Luogo significa « Punto o
Aggregato di Puntioccupato da un Corpo qualunque nello spazio; cioe nella Natura ». Fissata questa definizione, l'idea che naturalmente
si acquista d'un Corpo, cioè d'un Oggetto fisico-materiale, fa chiaramente
conoscere, che uno stesso Corpo non può al tempo stesso trovarsi in due o più
Luoghi diversi; e che due o più Corpi non possono al medesimo tempo occupare lo
stesso identico Luogo. Essendo cosa
molt'orvia, che l'Uomo debba considerare due o più Oggetti fisici al tempo
steseo e che debba determinarne i Rapporti di Luogo, —cioé la Vicinanza o
Lontananza; le Parti supe riore, interna ec. — egli dovrà necessariamente far
aso di apposite Espressioni, che noi chiamerema
Voci di Luogo; come sopra, solo, fuori, avar ti, presso ec. Тетро 34. Dal Moto nasco naturalmente l'idea
del Тетро. Infatti il Moto non e che e L'effetto del pae
saggio d' un Corpo dall'uno ad altro punto dello spazio ». Ora un Corpo non
potendo al medesimo istante trovarsi in due Punti diversi (32), e il Punto in
cui comincia il Moto essendo necessariamente diverso da quello in cui possiamo
supporlo termi-nare, siegue che questo Corpo movendosi si tro-rerà
successivamente in ciascun Punto dello Spa-zio che percorre. Quindi per fare il
suo passaggio impiegherà tant' Istanti, quanti sono i Punti sulla linea
percorsa; vale a dire nel primo Istante si tro-terà sul primo Punto, nel
secondo Istante sul se condo Punto, e cosi di seguito; finché nell'ultimo
Istante sarà sull'ultimo Punto del suo cammino.
Ma i punti dello Spazio percorsi dal Corpo si succedono immediatamente,
e formano una Linea continuata. Dunque anche gl'Istanti ne' quali avviene
l'occupazione de varj Punti, debbono succedersi immediatamente e formare una
Serie continuata — Dunque in qualsivoglia Moto immaginando con molta facilità
espressi da una Linea i Punti dello Spazio che il Corpo successivamente
percorre, sarà pur facile da un altra Linea sempre paralella (a) a quella del
Moto, immaginar espressi gl' Istanti successivi impiegati dal Corpo a
percorrere i varj Punti dello Spazio. Ma
l'unione di tali Istanti forma ció che chia-masi, Tempo impiegato da un Corpo
per eseguire il suo movimento - Dunque dal Moco nasce naturalmente l'idea del
Tempo. 35. Dunque, riflettendo che un
Azione in ispecie mentale può aver luogo anche in un Istante solo, il Tempo
sarà esattamente definito « Istante •
Aggregato d'Istanti, in cui à luogo un Azione qualunque ». (a) Due Linee sono paralelle, quando sa totti
i Panti cico. sempre ugualmente distanti
fià loro,Tempo Il Moto cominciò ad
esistere colla Natura; né può finire, se non cessando di esistere la Natura
medesima. Ma il Tempo è inseparabile dal Moto (34). Dunque ci formeremo un idea
generica del Tempo totale, immaginando una Linea retta, le cui estremità poggino
da una parte al princi-pio, dall'altra al fine della fisica Esistenza. Fissata con chiarezza
questa Linea generica di Tempo, e ponendoci coll' immaginazione su d'essa, è
dai varj di lei punti che dubbiamo os servare le moltiplici assolute e
possibili Azioni. Ma: di questo parleremo in seguito (97, e seg). Quindi ci
limitiamo per ora a stabilire, che le Cose e propriamente le Azioni possono
avere dei Rapporti di Tempo; e che l'Uomo fù quindi obbligato a fissare delle
Voci per esprimerli - Queste Voci sono oggi, adesso, jeri, subito, un anno jà,
da qui a un mese ec.; che noi perciò chiameremo Voci di Tempo. Tempo
38. Ponendoci coll'immaginazione su qualunque punto della generica Linea
di Tempo (36), ci sarà facile vedere; che molte Azioni furono già consu-mate;
che molte debbono ancora effettuarsi; e che molte si eseguiscono al momento in
cui 0s-serviamo. Avremo dunque su questa Linea una Serie d'Istanti già decorsi,
una Serie d' Istanti svenire, ed un Istante unico indivisibile che separa
sempre queste due Serie. 3y. Diremo
quindi; di Tempo passato qualunque Istante o Aggregato d'Istanti, preso sulla
prima Serie; di Tempo futuro qualunque Istante o Aggregato d'Istanti, preso
sulla seconda Serie; e di Tempo presente l'Istante unico indivisibile, che
separa il Passato dal Futuro. Il Tempo presente come
formato da un Istante solo, é sempre determinato di sua natura: Ma i Tempi
passato e futuro come formati da lunga Serie d'Istanti, possono da noi
considerarsi o come Passato e Futuro in genere cioè senz' alcuna limi-tazione,
o come Passato e Futuro riferibile a qualche precisato Punto della Serie. Quindi il Tempo passato
egualmente che il futuro sarà determinato o indeterminato - È de-cerminato, se
esprimiamo l' Istante o Aggregato parziale d'Istanti, in cui avvenne o avverrà
l'A-zione; come l'anno tale, il mese cale, a due ore ec: E indeterminato, se
riportiamo l'Azione al Passato o Futuro genericamente, e senza fissare limite
alcuno sulla Linea del Tempo; come viddi, partirò ec. Numero 4a, Gli Oggetti si
presentano all'Uomo ora iso-lati cioé in numero di uno, ed ora uniti cioé in
numero di più; e la chiarezza del Discorso esigge naturalmente che si
specifichi, se uno o più sona gli Oggetti in una data Azione o Giudizio, vale a
dire che si specifichi il Rapporto di Numero - Le Voci destinate a far
conoscere tale Rapporto sono. uno, trò, cento, alcuni, molti ec. ; le quali
perciò saranno da noi chiamate Voci di Numero.
Il Numero di uno ossia un
Oggetto isolato, rispetto al Numero è sempre determinato di sua natura. Ma il
Numero di più può essere determinato o indeterminato - E determinato, se
esprimiamo da quanti uno desso è formato; come cin que, nove, cento ec. che
sono rispettivamente formati da cinque, nove, o cento Unità: E indeterminato,
se esprimiamo un Numero di più in genere, cioe senza fissare da quanti uno sia
desso formato; come alcuni, molti, pochi ec. Ordine Più Cose diconsi ordinato,
quando si presentano lungo una stessa Linea continuata: E siccome noi
concepiamo delle Linee tanto nello Spazio che nel Tempo (34), cosi nelle Cose
potremo avere Ordine e di Spazio e di Tempo. Posto quindi che più Cose
sieno schierate lungo una stessa Linea, determinare l' Ordine d'una qualunque
di esse significa « Fissare il punto, che tal Cosa occupa sulla Linea; e
fissarlo unica-mente in relazione al punto occupato dalle altre Cose, esistenti
sulla Linea medesima ». Dunque essendo molto facile
che si presentino all'Uomo delle Cose schierate in Linea o di Spazio o di
Tempo, e ch'egli debba indicarvi il posto di qualcuna o di più, tale Rapporto
dovrà essere necessariamente espresso con Voci apposite, che noi chiameremo
Voci d'Ordine; come primo, secondo, ultimo, dipoi, infine ec. PARAGRATO 7°
Sesso In quasi tutte le Specie
d'Esseri organici ossia aventi la proprietà di propagarsi, la Natura ei
presenta dei Maschj e delle Femmine. Le funzioni di tali esseri essendo diverse
come diversa n'è la struttura, l' Osservatore se voglia con una sola Parola esprimere
tutti gl'Individui d' una stessa Specie, dovrà fissare una Voce o Segno per
indicare quand' oocorra, se maschio o femmina sia l'Oggetto da lui nominato -
Quindi il Linguaggio aver deve le Voci o Segni di Sesso. Gredo superfluo
l'avvertire, che moltissimi Oggetti sono mancanti di Sesso; e che negli Oggetti
aventi Sesso, pratticamente non é sempre necessario indicarlo, come cosa
indifferente al dis- corso: Cosi dicendo per esempio — che viddi un Ca-vallo,
un Aquila, un Fiore ec. - moltissime volte è inutile ed anche impossibile
precisare il Sesso di tali Oggetti; né ció altera punto l'intelligenza
ochiarezza del sentimento, perché la cognizione del Sesso è allora del tutto
estranea alla natura del pratico discorsa. Modificazione 49. Le Azioni e Qualità sono suscettibili di
Ma dificazione, cioè « di prendere un aspetto diverso, ritenendo peró il loro
carattere originario». Ciò propriamente succede, quando l'Azione o Qualità è
unita a qualche Particolarità caratteristica; ma unita in modo, che tale Particolarità
penetra in tutta l'estensione il valore radicale della Qualità • Azione accompagnata, immedesimandosi con
es-so; come cantare dolcemente - amorosamente fedele ec. 50. L'effetto che in una Bottiglia piena
d'Acqua producono poche stille di ben colorato Liquore, puù somministrare un
Idea di ciò che intendiamo per Qualità o Azione modificata. Il Colore investe
l'Acqua in tutta l'estensione; ma l'Acqua conserva la sua natura, e subisce
soltanto una Modificazione - Diremo quindi essere modificata *Ogni Azione o Qualità, il cui assoluto
valore ci si presenta come compenetrato da alcune accompagnanti Particolarità,
e immedesimato con esse». Le Voci
destinate ad esprimere tali caratteristiche Particolarità, sono da noi chiamate
Voci di Modificazione ; come chiaramente, con viva- cità, confusamente ec.Variazione 5s. Fissato coll'esperienza il valore
assoluto di. ciascuna Qualità, l'Uomo o
trova in natura o facilmente concepisce, che le Qualità possono gradatamente e
aumentarsi fino ad un massimo e diminuirsi fino ad un minimo. Infatti data una Linea retta obliqua (99), se
stabiliamo il di lei punto medio com' esprimente lo stato assoluto della
Qualità, possiano agevolmente concepire questa Qualità capace gradatamente
tanto di salire fino alla sommità della Linea;
quanto di scendere fino alla inferiore di lei estre-mità. Ritenendo
quindi che la Qualità aumenti.
d'intensità e di forza a misura che sale, e ne diminuisca a misura che
scende per questa immaginata Linea obliqua, sarà facile formarsi un Idea delle
Variazioni che può dessa successivamente.
subire. Dato quindi che una Qualità
sia fuori del suo stato assoluto, se vorremo precisarne la vera situazione,
ossia il Punto in cui si trova sulla nostra Linea, converrà far uso di
Espressioni indicanti tale Rapporto, e che noi chiameremo Voci di Variazione;
come assai, poco ec. Aumento e Decremento Tutte le Cose, cioè gli
Oggetti le Azioni e le Qualità, quando non vi si opponga l'intrinseca loro
natura, possono subire degli Aumenti e De-crementi; e ciò specialmente nella
nostra maniera di concepirle (V. Lingua Fil-Univ. n.° 145). Tali Aumenti e Decrementi
sono sempre relativi all'Idea assoluta, ossia alla prima Idea che di ciascuna
cosa ci siamo preventivamente formati.
Propriamente si à Aumento, quando la prattica circostanza esigge che
l'Idea assoluta d'una cosa qualunque nel nostro spirito divenga maggiore; • quando si la dessa minore, abbiamo
Decremento. 54. Siccome sarebbe
impossibile calcolare e ridurre a sistema tutti i varj gradi di Aumento e
Decremento nelle Cose, il Linguaggio si limita ad esprimere un Aumento e
Decremento generico-in definito: Così da sala, stanza, Libro abbiamo in genere
gli Aumenti indefiniti Salone, Stanzone, Librone, e gl'indefiniti Decrementi
Saletta, Stan- zetta, Libretto. Dunque il Linguaggio avrà per tali Rapporti
delle apposite Espressioni, che chiameremo rispettivamente Voci o Segni di
Aumento e Decrei mento. Confronto 55.
Oggetti diversi ci offrono non di rado eguali
Azioni e Qualità; e questa è verità conosciuta praticamente da ognuno: «
Corre il Cavallo ed il Cane; è dolce il Pomo ed il Mele ec. » - Se quindi la
circostanza richieda che in due o piùoggetti si consideri la stessa Azione o
Qualità, converrà avvicinare tali Oggetti frà loro, ossia porli l'uno all'altro
dirimpetto o di fronte; il che chiamasi confrontare. Effetto di tale avvicinamento o Confronto sarà quasi
sempre il conoscere, che l'Azione o Qualità d' un Oggetto eguaglia
perfettamente quella dell'altro, o ne differisce - All' osservatore son dunque
necessarie delle Espressioni per indicare l' Eguaglianza o Differenza scoperta;
e son quelle che noi chiamiamo Voci di Confronto, oppure di Eguaglianza e
Differenza, come dai due Paragrafi seguenti. Il Confronto può farsi
anche sulle Azioni • Qualità d'un solo Oggetto. In tal caso peró dobbiamo
contemplar tale Oggetto in epoche di-
verse, ossia col soccorso della Memoria dobbiamo considerarlo come
pluralizato. Quindi potremo giu-
stanrente applicarvi la Teoria sovresposta per O'g- getti frà loro diversi. Eguaglianza 58. Due Cose sono eguali, quando non è
possibile assegnare frà loro alcuna nè Differenza né Diversità (6o). Dunque non
può darsi Eguaglianza negli Oggetti, perché tutti presentano delle Varietà più
o meno rimarchevoli. È però cosa molt' ovvia rinvenire uguali due Azioni, due
Qualità, due Rapporti.Dunque esistendo
in natura delle cose uguali trà loro, l'Uomo per indicare tal Eguaglianza dovrà
far uso di apposite Espressioni, che noi chiameremo Voci d' Uguaglianza; come
ugualmente, canto quanto, al pari di ec.
PARAGRARO 13.° Differenza 5g. Confrontate due Cose di medesima Natura e
trovatele non eguali, la quantità di cui una su pera l'altra, è ciò che
propriamente costituisce la Dijferenza tra queste due Cose. Esistendo in natura moltissime Differenze,
l'Uomo si troverà bene spesso nella situazione di dover indicare tale Rapporto:
Quindi farà uso di apposite Espressioni, che noi chiameremo Voci di Differenza;
come più, ineno, maggiore ec. 6o. I
Matematici son forse i soli che abbiano un esatta nozione del valore della
parola Diffe-renza, che nelle Lingue suole ordinariamente confondersi con
Diversità -E dunque di molta importanza stabilire, che la Diversità esiste
unicamente frà cose che non sono di medesima natura; e la Difjerenza invece
esiste unicamente frà cose di medesima natura. Quindi si dirà, che « il Bianco
è diverso dal Rosso; e il Bianco-neve è differente dal Bianco-latte
»Somiglianza 6r. Due cose sono Simili,
quando anno eguali Proprietà (17); senza
riguardo alcuno alle loro Qualità, che
possono pur essere differenti ed anche diverse.
Infinite essendo le cose simili che ci offre la Natura, abbiamo
spessissimo bisogno d'indicare tale Rapporto: Quindi usar dobbiamo Voci
appo-site, che chiameremo Voci di Somiglianza; come simile, similmente ec. Identità
Identico deriva dalla voce
latina idem, che significa istesso -Non esistendo in natura Oggetti eguali
perfettamente trà loro (58), siegue che ogni Oggetto aver deve i Distintivi
suoi partico-lari; e questi particolari Distintivi formano appunto la base dell'
Identità, ossia formano ciò che serve. a riconoscere a identificare ogni
Oggetto. Quindi per determinare
l'Identità d' un Og-getto, bisogna fare astrazione da qualunque e Proprietà e
Qualità, ch' essergli potesse comune cogli altri Oggetti della sua specie;
calcolando unica-mente, ciò che in esso rimane dopo tale astrazione. In ogni Giudizio d'Identità
si richiede necessariamente un Confronto; dobbiamo cioè confrontare l'Oggetto
presente, coll'Idea che di essoabbiamo già nello spirito. Dunque sarebbe un
assurdo il determinare l'Identità d' un Oggetto che fusse nuovo per noi, vale a
dire che agisse per la prima volta sui nostri organi sulle nostre facoltà.
Trovandoci alle volte in bisogno di esprimere l'Identità negli Oggetti, faremo
dunque uso di Voci apposite, che chiameremo Voci d' Identità; come stesso,
medesimo ec. Approssimazione 65. Nel confrantare più Cose non di rado si
scopre, che la stessa Qualità o Azione non è in tutte uguale perfettamente; ma
si conosce al tempo stesso, che la Differenza n'è piccolissima. Se quindi la
natura del Discorso o del Confronto non esigga assoluta precisione di calcolo,
basterà che ne indichiamo la conosciuta approssimativa Eguaglianza. Per tale Rapporto si dovrà dunque far uso di
Espressioni, che chiameremo Voci di Apprassi mazione; come quasi, incirca, a un
dipresso ee. Dichiarazione 66. Uno stesso Oggetto può in diverse
circostanze trovarsi in situazioni diverse; e la chiarezza del Discorso esigge,
che in ogni circostanza si dickia-ri, qual n'è la situazione precisa. Di questo tratteremo in seguito (184)
detta-gliatamente. Quindi basta per ora fissare che chiamiamo Voci di
Dichiarazione o dichiaranti quelle Voci, le quali stabiliscono e fanno
conoscere nel Discorso la vera Situazione dell'Oggetto; come di, a, da ec. Connessione
Benché in natura le Cose
sieno tutte isolate, allo spirito dell'Osservatore spesso pur si presentano
unite frà loro. Questo Rapporto d' Unione è troppo frequente ed essenziale,
perchè sia necessario indicarlo con Espressioni apposite, che chiameremo Voci
di Connessione; come insieme, e, anche ec. Esclusione Da una o più Cose è molte
volte necessario allontanarne altre, che o vi sono o vi sogliono o vi possono
essere unite. Quindi per tadicare quali Cose si allontanano ossia si escludono,
dobbiamo far uso di Espressioni apposite, che chiameremo Voci di Esclusione;
come senza, nè, neppure. solcanto, unicamente ec. .Alcune di queste Voci, come
soltanto, unzi, camente ec. potrebbero forse con più precisione chiamarsi Voci
d'Isolamento. L'Isolamento d'una Cosa
però includendo l'allontanamento o Esclusione di tutte le altre, parmai abe
possa desso cose-prendersi sotto la denominazione generica di Esclu-sione; e
questo soltanto per semplificazione mag-giore.
Sulle Voci di Rapporto 6g. Oltre
i molti analizati finora esistono trà le Cose moltissimi altri Rapporti, come
di Cagione, Mezzo, Fine, Quantità, Replica, Condizione, Dubbio, Opposizione,
Incertezza, Transizione, Restrizione, Conclusione ec.; ed esistono pure nel
Linguaggio Voci apposite per esprimerli tutti distintamente -Mi credo però
autorizato a tralasciarne l' Analisi; si perché riescirebbe lunga troppo e
nojosa; si perché dopo l'esposto finora può ciascuno continuarla da se,
consultando all' uopo qualche Grammatica, per esempio Restaut, specialmente
all'Articolo Congiunzioni.VOCI DERIVATE
70. Chiamiamo derivate (4) le Voci provenienti dalle Radicali, e che
sono propriamente destinate ad esprimere come una modalità, ossia una diversa
forma un nuovo impasto della Voce radicale da. cui provengono: Così celeste,
montuoso, virtù, jodelmente, prolungare ec. sono: Voci derivatedalle Radicali
Cielo, Monte, Virtuoso, Fedele, Lungo
ec. 71. Siccome esigge l'Analisi, che
nelle Voci derivate sappiamo scoprire e determinare la Radice primitiva
esistente in una medesima Lingua; cost è necessario esaminare in dettaglio le
varie generiche Derivazioni, che abbiamo dalle diverse generiche Radici. Quindi analizeremo successivamente, ciò che
deriva in genere dalle Voci radicali di Cosa, di Giudizio e di Rapporto;
avvertendo, che le Lingue praticamente sono nelle Derivazioni irregolarissime e
capricciose. Derivazioni dalle Radici di
Cosa Avendo fissato (9), che
sotto il nome di Cosa intendiamo gli Oggetti le Azioni e le Qua-lità, vuole
l'ordine e la necessaria chiarezza, che n'esaminiamo partitamente le varie
generiche De-rivazioni. PARAGRATO I.° Dalle Radici di Oggetto Per ben caratterizare un
Oggetto avviene molte volte, che dobbiamo attribuirgli in via di Qualità, ciò
che forma l'essenza il distintivo la proprierà d'un altro Oggetto-In tal caso
per avere l'espressione conveniente non si fà che dare al Nome dell'Oggetto
qualificante la forma diNome qualitativo: Così da Monte, Radice, Leone ec.
abbiamo i qualitativi montuoso, radicale, leonino ec. Dalle Radici di Oggetto può dunque
derivare una Voce di Qualità. Molti Verbi, come navigare caralcate ve stire
sospirare suonare ec. siccome in fondo con-
¿engono il Nome dell'Oggetto che si usa nell'a-zione, sembra derivino da
una Radice di Oggerio, cioé da Nave Cavallo Veste Sospiro Suono ec. — Si
avverta però, che questi e simili Verbi sono Vori di Azione non derivate ma
radicali. 75. Anche molti Sostantivi
specialmente astratti come radicalità montuosità ec., sembra derivino dai Nomi
primitivi di Oggetto Radice Monte ec. Si
faccia quindi attenzione, che tali Sostantivi derivano invece dai Qualitativi
radicale montuoso oc. Serva quest'
Arvertenza a porre in guardia Chi legge,
onde non si lasci trasportare ed illa-dere da una speciosa imponente Apparenza;
cosa niente difficile in tale Materia.
Dalle Radici di Qualità 76. Dalle
Radici di Qualità abbiamo tré Deri-vazioni, cioè una Voce di Modificazione,
an Sostantivo-Astraito, ed un Verbo.VOCE
DI MODIFICAZIONE Per fissare chiaramente
e con precisione una Qualità o un
Azione, bisogna non di rado attribuirle l'essenza di qualche Qualità, ossia
col-l'ajuto d'una Qualità bisogna spiegare il modo l'aspetto, sotto cui devesi
riguardare una data Azione o un altra
data Qualità - In tal caso basta dare l'aspetto di Modificazione (49) al Nome
di Qualità precisante: Così da onesto facile veloce ec. abbiamo le Voci di
Modificazione onestamente facilmente velocemente ec. Dalle Radici di Qualità deriva
dunque una Voce di Modificazione. SOSTANTIVO-ASTRATTO DI QUALITA' Astrarre viene dal latino abstrahere, che significa
trar-fuori o separare; e propriamente si astrae, «Quando si considera come
isolata, una Cosa che di sua natura é inseparabilmente unita a delle altre »—
La facoltà di facilmente astrarre si rinviene in pochi, e non si acquista che
con solitarie prolungate meditazioni. Ora dati più Oggetti, se astraggasi da tutti una
stessa Qualità, allo spirito del Filosofo questa: Qualità si presenta come un
Oggetto generico, il quale agisce su tutti i parziali Oggetti da cui desso fu
astratto. Egli quindi ne forma cosi un Ente, il quale propriamente non esiste
che nella sua maniera di mentalmente concepire; Ente, al quale attribuisce poi
come la virtù ed il potere d'infun-dere negli Oggetti parziali quella s'essa
Qualità, da cui esso deriva - Quest' Oggetto generico, quest' Essere puramente
intellettuale, è da noi chiamato Sostantivo-Astratto proveniente da Radice di
Qualità: Così da facile; modesto, veloce ec.
abbiamo Facilità, Modestia, Velocità ec.
Dalle Radici di Qualità deriva dunque un
Sostantivo-astratto (a). VERBO
DERIVATO So. Gli Uomini si trovano
spesso nella situazione di attribuire d' infondere di comunicare ad un Oggetto una Qualità, che desso prima non
aveva -In tal caso per esprimere questa operazione basta dare l'aspetto e la
natura di Verbo alla Voce radicale della Qualità da comunicarsi: Cost da dolce,
piano, facile ec. abbiamo dolcificare, appianare, facilitare ec.; che
propriamente significano rendere dolce, piano, facile ec. un Og- (a) È di molta importanza il sapere ben
distinguere le Idee d'Immaginazione da quelle di Astrazione. Le prime benchè
manchino di Tipo fuori del nostro spirito (Vedi. pag. 17 Nota (a)), pure ànno tutte una reale
primitiva Esi-stenza: Le seconde per loro natura non possono essere che
derivate (Vedi pag. 17 Nota (b) ).
Inoltre le prime sono figlie di Calore e d' Irritabilità: Le seconde
procedono da Freddezza e da Meditazione. Quindi l' immaginoso Genio poetico
domina sulle Regioni del Mez-zodì, come sulle Nordiche regna quello
dell'intellettuale Pro. fondità. Quindi il Linguaggio Russo per esempio à
l'impronta. dell' Astrazione, come quella dell'Immaginazione è visibile nel Greco.getto qualunque, secondo la natura del
prattico Discorso. Verbo.
Dalle Radici di Qualità deriva dunque un
Dalle Radici di Azione 8r.
Distinte le Azioni in determinate e indeterminate (20), parleremo separatamente
delle Derivazioni che si anno da ciascuna di queste due specie di Azioni,
premettendo cosa nei Verbi deve intendersi per Voce attiva e passiva. VOCI ATTIVE et PASSIVE Ogni Giudizio di sua natura, come può rilevarsi dal
già esposto (21 e seg.), esigge trè Cose; un Oggetto cardine di Giudizio; una
Voce di Giu dizio; ed una Voce di Azione o Qualità - Dunque in ogni Giudizio di
Azione avremo; 1.° 0g-getto Cardinale; 2.° Voce di Giudizio; 3.° Voce di
Azione. Ora l'Oggetto cardinale o
eseguisce desso come Pietro ama ossia è amante; ed è invece in istato di
passività (a) se la riceve, come Tizio è
(a) Passivita nel nostro Senso non significa altro che rice-pimento;
ossia un Oggetto è nel nostro Senso passivo, quando è scopo diretto d'un Azione
qualunque.amato — Ma il ricevere un Azione non è lo stesso ch' eseguirla.
Dunque in ogni Giudizio di Azione è necessario esprimere, se l'Oggetto
cardinale é attivo o passivo - Ma il Giudizio di Azione é formato da sole tré
Cose; cioé « Oggetto cardina-le, Voce di Azione e Voce di Giudizio » (83). Dunque da una di queste trè Cose sarà
espressa l'attività o passività dell'Oggetto - Ma il nome dell'Oggetto è
inalterabile, cioè sempre Pietro sempre Tizio; la Voce di Giudizio per natura
non può esprimere che affermazione o negazione (23). Dunque l'actività o
passività dell'Oggetto cardinale sarà necessariamente espressa dalla Voce di Azione. 84. Dunque chiameremo attiva ogni Voce di
Azione, la quale indica che l'Oggetto cardinale é attivo; come amante, in
Pietro ama, cioè è aman-te: E chiameremo passiva ogni Voce di Azione, la quale
indica che l'Oggetto cardinale è passivo;
come amato, in Tizio è amato. È
qui necessario avvertire, che nella Lingua
paliana ed in a dele lei di presenta che aso lã tamente non sono passive; come dormito,
corso, fuggito ec. - Cosi amato per esempio è passivo in Eu sei amato; e non lo
è in tu ài amato, che può ridursi a tu amasti, ossia il fosti amante. Quindi è indispensabile un conveniente
esercizio nel decomporre ed analizare simili espressio-ni; giacché é di somma
importanza il sapere bene e facilmente distinguere le Voci attive dalle
passi-ve; e quelle che sono tali realmente, da quelle che ne ànno soltanto l'
apparenza. Dalle Radici di Azione DETERMINATA
85. Dalle Radici di Azione determinato deriva una Voce-attiva, un
Sostantivo astratto, ed un Nome di
Attore. VOCE-ATTIVA Azione determinata
essendo quella che risguarda esclusivamente l'Oggetto che la eseguisce (20), è
chiaro che nelle Azioni determinate l'Oggetto cardinale non può non essere
Attivo - Ma l'attività dell'Oggetto è espressa dalla Voce di Azione (83).
Dunque dalle Radici di Azione determinata deve derivare e deriva una
Voce-at-siva: Così da correre, sedere ec. abbiamo corren- te, sedente ec. SOSTANTIVO-ASTRATTO DI AZIONE 87. La natura del discorso ci porta non di
rado ed esprimere il fine la conseguenza il risultato d'un Azione, senza peró
dipartirci dall'Azione medesima e senza precisamente considerarla come Azione —
La Voce che usiamo in tal caso, é ciò che da noi chiamasi Sostantivo-astratto
di Azio-ne: Cosi da correre, sedere ec. abbiamo Corsa, Seduta ec, cioé una
Corsa, una Seduta ec.NOME DI ATTORB 88.
Molte volte dobbiamo o ci piace esprimere un Oggetto non qual esiste in natura,
ma solo come agente in una data Azione, vale a dire semplicemente come Attore -
In tal caso non facciamo che dare alla Radice di Azione aspetto e valore di
Sostantivo; e la Voce che ne risulta, é da noi detta Nome di Attore o
Oggetto-attore : Cosi da passeggiare,
trionfare ec. abbiamo Passeg giatore, Trionfatore ec. Dalle Radici di Azione INDETERMINATA 8g. Dalle Radici di Azione indeterminata
deriva primieramente una Voce-attiva, un Sostantivo-as-tratto, ed un Nome di
Attore, come da quelle di Azione determinata (85). Infatti rapporto alla Voce-attiva si
rifletta, che nelle Azioni indeterminate (49 e 20) 1'0g-getto cardinale del
Giudizio può essere attivo, benché nel discorso non sempre praticamente. lo
sia; e riguardo al Sostantivo-astratto e al Nome di Attore si richiami il
sovresposto (87 e 88). Quindi da vincere
coltivare scoprire ec. avremo « vincente, coltivante, scoprente — Vincita,
Colti-vazione, Scoperta - Vincitore, Coltivatore, Sca- pritore ».
90. Dalle Radici di Azione indeterminata abbiamo inoltre una
Voce-passiva, ed un Nome qualitati:o.VOCE-PASSIVA 9í. Azione indeterminata essendo quella, che
nel suo scopo può riguardare un Oggetto diverso da quello che la eseguisce
(29), è chiaro che l'Oggerto cardine del Giudizio può molte volte essere
praticamente nello stato di passività; e ciò propriamente ogni volta che
l'Oggetto cardinale non è l'eseguente l'Azione espressa dal Giudizio; come
Pietro, Voi, Essi, ed. in «Pietro fü vin-
10 - ['oi sarete premiati - Essi furono assolti ec. » Ma la passività dell'Oggetto Cardinale è
nel Giudizio espressa dalla Voce di
Azione (83). Dunque dalle Radici di Azione indeterminata deve derivare e deriva
una Voce-passiva: Cosi da es-porre, vincere, leggere ec. abbiamo esposto,
vin-to, letto; che sono Voci passive in «Egli fù es-posto, vinto, letto e
simili » richiamando la già premessa osservazione (84). NOME QUALITATIVO 92. Bisogna non di rado indicare, che ad un
Oggetto è applicabile in via di Qualità l'essenza d' un Azione; o meglio
bisogna indicare, che un Oggetto à la prerogativa di poter essere passivo
riguardo ad una data Azione, vale a dire ch'é capace di ricevere questa data
Azione - In tal caso per esprimere tale prerogativa si dà alla Radice di Azione
l'aspetto ed il valore di Nome Qualitativo, che noi chiamiamo «Qualitativo
proveniente da Radice di Azione»: Così da esporre,vincere, coltivare ec.
abbiamo esponibile, vinci-bile, coltivabile; vale a dire che può essere o che à
la prerogativa di poter essere esposto, vir-
80, collivato ec. Sulle Derivazioni dalle Radici di Cosa 93. Non tutte le Parole radicali anno
prattica-mente le diverse finora enanciate Derivazioni; alcune perché
ripugnanti all'intrinseca natura delle Cose, altre perché nelle Lingue
prattiche non adottate dall'Uso.
L'arbitraria Irregolarità nelle Derivazioni et un difetto più o meno
notabile in tutte le Lingue, ed è una delle prove più convincenti che le Lingue
furono a poco a poco e capricciosamente formate dalla consuetudine, non dal
Calcolo filoso fico né con regole di sistema — Tale osservazione dovrebbe più
che ogni altra persuaderne, che i Sistemi i Metodi ed i Libri impiegati finora
per lo Studio delle Lingue sono direttamente opposti alla natura del pratico
Linguaggio; e servono solo ad inceppar la Meoria, a istupidire lo Spirito, e
precisamente ad impedire la cognizione di ciò che si pretende insegnare. Ed
infatti a che serve una can-gerie enorme di Regole, quando son queste sag-gette
ad una congerie ancora maggiore d' Irrego larità? A che servono i Metodi anche
più famosi, se posti in pratica incontrano ad ogni passo Eccezioni infinite? I
Latini per esempio per appren-dere la propria Lingua non impiegavano certamente
tempo e studio maggiore di quello che s'impieghi da noi per ben imparare la
nostra Lingua natia. Ora come giugniamo noi a conosceren la propria Lingua? Non
è egli vero, che l'Uso e la Lettura furono in ciò i soli nostri Precetto-ri? E
perché abbandoneremo queste sperimentate
Guide benefiche, quando trattasi di Lingue stranie-re? - Ragioniamo; e
vedremo svanirci dinanzi ogai difficoltà.
CAPO II Derivazioni dalla Voce
Radicale di Giudizio 94. Fissata per
Voce radicale di Giudizio affermativo l'espressione essere, abbiam visto (34)
che pel Giudizio negativo basta unire ad essa la Ne-. gasione; ed abbiamo così
non-essere. Quindi la, Voce radicale di
Giudizio in fondo si riduce alla sola essere; e con essa, accompagnata dalle op
portune Voci di Tempo (37), potrebbero facilmente esprimerei tutti i
Giudizj. Ma gli Uomini per loro natura
amanti di va-rietà, come unirono molte rolte la Voce di Giudizio a quella di
Azione (25), cost invece di ripetere quasi ad ogn' istante una stessa
invariata Voce di Giudizio, nel decorso
dei Secoli trovarono conveniente stabilire alcune Derivazioni dalla Voce
radicale di Giudizio; Derivazioni esprimenti con una sola parola Giudizio,
Tempo e Modo. Nel Linguaggio tali
Derivazioni sono della massima importanze: Quindi passeremo ad
esporledettagliatamente dopo le seguenti essenziali Avver- tenze.
Sul Cardine di Giudizio 95.
Cardine di Giudizio ossia Oggetto cardinai le (82) può essere praticamente o
Chi giudica, o Chi ascolta, o una Cosa terza cioè diversa e da chi ascolta e da
chi giudica - Quindi noi chiameremo Oggetto giudicante chi giudica, Oggetto
ascoltante chi ascolta, e Oggetto terzo qualunque altr' Oggetto diverso dai
primi due — E facile comprendere, che deve considerarsi Oggetto giudicante chi
scrive, e Oggetto ascoltante chi legge.
• 96. In Italiano il Nome dell'Oggetto giudicante è io se uno, noi se
più; il Nome dell'Oggetto ascoltante è tu se uno, voi se più; i Terzi Oggetti
poi inno tutti il loro Nome particolare. Questi terzi Oggetti però multe volte
s'indicano con dei Pronomi, che sono egli o esso, eglino o essi pel Sesso maschile ed anche neutro; ed ella o
essa; elleno o esse pel Sesso femminile ed anche neutro (a). Intendo per neutro
il Nome d' ogni Og getto privo naturalmente di Sesso. (a) Il buon Gusto italiano vuole, che i
Pronomi egli eglino ella elleno si usino soltanto per indicare Oggetti o della
Specie umana o più nobili di questi; e che tutti gli altri terzi Oggetti sieno
indicati coi restanti Pronomi esso essi, essa esso:dettagliatamente dopo le
seguenti essenziali Avver-tenze. Sul
Cardine di Giudizio 95. Cardine di Giudizio
ossia Oggetto cardinale può essere pratticamente o Chi giudica, o Chi ascolta,
o una Cosa terza cioè diversa e dai chi ascolta e da chi giudica - Quindi noi
chiameremo Oggetto giudicante chi giudica, Oggetto ascoltante chi ascolta, e
Oggetto terzo qualunque altr' Oggetto diverso dai primi due - È facile
comprendere, che deve considerarsi Oggetto giudicante chi scrive, e Oggetto
ascoltante chi legge. •96. In Italiano
il Nome dell' Oggetto giudicante ¿ io se
uno, noi se più; il Nome dell'Oggetto ascoltante è tu se uno, voi se più; i
Terzi Oggetti poi inno tutti il loro Nome particolare. Questi terzi Oggetti
però multe volte s'indicano con dei Pronomi, che sono egli o esso, eglino o
essi pel Sesso maschile ed anche neutro;
ed ella o essa; elleno o esse pel Sesso femminile ed anche neutro (a). Intendo
per neutro il Nome d' ogni Og getto privo naturalmente di Sesso. (a) Il buon Gusto italiano vuole, che i
Pronomi egli eglino ella elleno si usino soltanto per indicare Oggetti o della
Specie umana o più nobili di questi; e che tutti gli altri terzi Oggetti sieno
indicati coi restanti Pronomi esso essi, essa essei97. Si richiami la
definizione del Tempo (35), e la Linea generica indicata (39) per facilitarne
l'in-telligenza. Si fissi inoltre, che
il Tempo passato e fi-tuTo (39) e sempre tale in relazione a qualche punto che
sulla Linea da noi si determina come presente; e ch'è in nostro arbitrio
considerare come presente qualunque punto, tanto sulla Serie de gl' Istanti
decorsi, come su quella degl' Istanti ar-venire. Da varj Oggetti potendo al
tempo stesso farsi varie Azioni, e dovendo noi molte volte simultaneamente
considerare varie Azioni fatte in cempi diversi, si fissino coll'immaginazione
secondo il bisogno due o più Linee di Tempo paralel-le (34, Noça) frà loro.
Considereremo sulla prima Linea le Azioni dell'Oggetto Giudicante, sulla
seconda quelle dell'Oggetto Ascoltante, e sulla terza, pluralizata quand'
occorra, quelle dei Terzi Oggetti
(95). : 99. Ogni Perpendicolare (a) a
queste Paralelle tirata su qualunque punto, esprimerá o indicherà (a) Una Linea, è perpendicolare ad un altra o
ad un Piano, quando non è inclinata più dall' una che dall'altra parte ; ed è obliqua, quando è inclinata più da una
parte che dal-l'altra.:le varie Azioni avvenute al medesimo Istante per opera
di Oggetti diversi; ed ogni Obliqua alle medesime Paralelle esprimerà invece
varie Azioni, at-venute in diversi Istanti egualmente per opera di Oggetti diversi (a). 100. Un solo Oggetto può fare anch'esso varie 'Azioni allo stesso tempo; come giocare e
ridere, scrivere contando ec. — Quando si debbano considerare più Azioni fatte
contemporaneamente dallo siesso Oggetto, bisogna accuratamente osservare; se.
la natura del Discorso esigge, che si porti eguale attenzione su ciascuna di
tali contemporanee Azio-ni; oppure se considerandone una come principa le, le
altre debbano riguardarsi puramente come accessorie. Nel primo caso è necessario esprimerte tutte
distintamente; come pensa, giuoca e ride - scrivono e cantano ec. Nel secondo
caso espressa con distinzione l'Azione principale, basta dare alle altre un
aspetto di semplice Accessorietà ossia un 45-petto di Azione accompagnante
(106); giacthè servono realmente ad accompagnare l'Azione prin-cipale; come
giuoca ridendo, sospirando partì ec. Cio
premesso, veniamo alla dettagliata Esposizione de'varj Modi e Tempi tanto
assoluti che relativi, nei quali e coi quali può farsi un Giu- (a) Sarebbe forse impossibile combinare un
Machinismo, che mostrasse ai Principianti con semplicità e quasi material mente
la tessitura d' ogni isolato Sentimento o Discorso?dizio; fissando per ciascun
Tempo e Modo le varie Derivazioni dalla Voce radicale essere. Naturo del
Giudizio 10s. Secondo la diversità delle
circostanze i nostri Giudizi rigúardo al Modo di esprimerli, vestono anch'essi
diversa natura: Ora sono isolati, ora dipendenti, ora definiti, ora incerti,
ora accompagnati da qualche particolare e marcato sentimento dell'animo, ora
generici, ora congiunti a qualche condizione particolare, ora ec.; come potrà
meglia rilevarsi dall'Analisi, che ne facciamo negli Articoli seguenti. Le diverse forme sotto le quali suole o può
presentarsi un Giudizio, saranno da noi chiamate Maniere o Modi del Giudizio.
Questi Modi sono, da noi portati al numero di otto, cioè Generico, Dofinito,
Suppositivo, Volitivo, Ottacivo, Condi-zionante, Indefinito, Interrogativo; e
tratter remo separatamente di ciascuno
negli Otto Articoli seguenti, distinguendo il Modo Definito in Indicativo e Condizionato. Giudizio Generico 102. Spesso esprimiamo di seguito due o più
Giudizi riferibili ad un Oggetto medesimo, come voglio pertire, scrive ridendo
80; uno dei qualicioé voglio, scrive, forma sempre come la base primaria del
sentimento, e gli altri cioè partire, ridendo sono come secondarj o accessorj -
Ora è facile comprendere, che in simili casi avendo espresso con chiarezza e
precisione il Giudizio pri-mario, basta indicare i secondarj anche
generica- mente Ero in i perche pecifina
per Seriodari: essi vanno
inseparabilmente congiunti? Questi
Giudizi secondarj espressi cosi genericamente e considerati a motivo d'analisi
separatamente dai primari, son quelli che noi chiamiamo Giudizj generici,
ovvero Giudizj di Modo generico. Dunque sebbene in un
prattico Discorso non possa esistere alcun Giudizio assolutamente generico,
perché tutto vi dev'essere convenientemente determinato; pure allo sguardo
analitico varj Giudizj isolatamente presi si presenteranno come tali — Dunque è
necessario analizarne le relative espressioni o Derivazioni, distinguendo i
Giudizi generici in determinanti e accompagnanti. GENERICO DETERMINANTE Chiamiamo Determinante ogni
Giudizio Generico, il quale serve a determinare ossia -a stabilire a fissare il
vero e preciso valore del Giudizio primario o principale (102): Cosi in «
voglio partire» partire é determinante di voglio ; giacché voglio senza partire
non esprimerebbe nel caso nostro concreto un idea determinata e precisa.
Infatti dicendo semplicemente ed isolatamente voglio, es- primo è vero un atto
di volontà, ma di volontà indeterminata ossia non determinata; e quindi
inintelligibile a chi ascolta. 105. Il
Giudizio generico-determinante può es sere o presente, o passato, o futuro: Si
avverta pe-nò, che in simili Giudizj questi Tempi sono tali unicamente in
relazione al Giudizio principale ; e quindi propriamente sono tempi relativi a
quel-to, in cui à luogo il Giudizio principale mede-simo. I.° È presente ogni Giudizio
generico-determi-nante, che à luogo al tempo stesso del Giudizio principale; e
la Voce radicale essere serve ad es primerlo - Quindi abbiamo « debbo, doveva,
do-vetti, dovrò, dovrei ec. essere » : Il.° È passato ogni Giudizio
generico-determi-nante, che à luogo prima del Giudizio principale, ossia che si
riferisce a Tempo anteriore a quello is cui avviene il Giudizio principale; e
essere-stato e la Derivazione, che serve ad esprimerlo - Quindi abbiamo «debbo,
doveva, dovetti, dovrò ec. es-
sere-stato ». III.° E futuro ogni
Giudizio generico-determi-nante, che à luogo dopo il Giudizio principale. • Dover-essere, aver-da-essere,
esser-per-essere e poter-essere sono le varie Derivazioni che lo es-primono;
tutte peró di pochissimo uso in buon Gusto italiano (177) - Quindi abbiamo «
credo, credeva, credetti, crederò, crederei ec. dover-esse- Te, aver-da-essere, esser-per-essere ec.
».GENERICO ACCOMPAGNANTE x06. Chiamasi
accompagnante ogni Giudizio ge-nerico, il quale accompagna il Giudizio
principa-. le: Cosi in « giuoca ridendo»
ridendo non la che accennare l'Azione, da cui è accompagnata quella di
giuocare. 107. Il Giudizio generico
accompagnante do vendo per natura agire unitamente al Giadizio principale, deve
di necessità aver luogo al tempo stesso del Giudizio principale medesimo; ossia
l'Azione espressa dal Giudizio accompagnante deve di necessità avvenire
contemporaneamente all'Azione espressa dal Giadizio principale - Quindi il Giudizio
accompagnante non può per intrinseca natura essere che presento, vale a dire
contenpora neo al Giudizio
principale. Essendo è la Derivazione per
questo Giudi-zio: Quindi avremo « cantando ossia essendo can cante scrive,
scriveva, scrisse, scriverà ec. ». 108.
In Italiano come in altre Lingue facciamo. grand'uso dell'espressione
essendo-stato, o sue equi-valenti; come « avendo scritto, detto, chiamaro ec.
cioè essendo-staco scrivente, dicente, chiamante ec. » Tal espressione a prima vista serabra quasi .
enunciare un Giudizio generico accompagnante di Tempo passato; e ciò
specialmente per l'analo-gia coll'espressione del Generico-determinante
pas-sato, cioè essere-stato (105, II°) - Si avverta quindi, che essendo-stato è
un espressione impropria ossia sostituita; e richiamando il sovrespo-sto (107)
si fissi, che il Giudizio generico-accom-pagnante, stante la sua intrinseca
natura valore ed essenza, non può essere che presente, cioè deve di necessità
aver luogo contemporaneamente al Giudizio principale: Quindi questo Giudizio
non può avere che una sola espressione, cioè essendo (107). ARTICOLO 2.°
Giudizio Definito 10g. È definito
ogni Giudizio, il quale esclude ogni ombra d'incertezza - Si avverta però che
l'incertezza esclusa dal Giudizio definito, e solo tanto relativa alla
persuasione in cui trovasi l'Oggetto giudicante (95), riguardo a ciò che
pronun-cia; senza che questa persuasione punto influisca sull'esistenza o
sussistenza di ciò ch' esprime il Giu-dizio.
Quindi il Giudizio definito ci presenta la massima certezza, non di ciò
ch'esso esprime, perché potrebbe anche non sussistere; ma della persuasione in
cui è l'Oggetto giudicante relativamente all'esistenza di quel che dice nel suo
Giudizio - Dicendo per esempio « Pietro è virtuoso» il mio Giudizio è definito,
perché di sua natura esclude qualunque incertezza. L'incertezza esclusa però è
solo riferibile alla mia persuasione; perché, mentre io credo Pietro virtuoso,
egli in realtà potrebbe non esser tale - Parimenti dicendo • Pietro sarebbe amabile,
se studiasse» Pietro sarebbe amabile è Giudizio definito. Esso infatti la
chiaramente co-noscere la persuasione in cui sono, che l' amabilità in Pietro
dipende dallo studiare; benché forse anche studiando, potrebb' egli in realtà
continuare ad essere inamabile. Il Giudizio Definito può
essere Indicatiso o Condizionato. DEFINITO INDICATIVO E indicativo ogni Giudizio
definito, in cui si attribuisce ad un Oggetto una Qualità o un Azione colla
massima possibile semplicità; e in modo che basta soltanto accennarlo o
indicarlo, perché sia inteso perfettamente - V' è però qualche piccola eccezione
riguardo al Tempo, cui si ri-ferisce. Quindi il Giudizio indicativo deve
distinguersi in isolato e dipendente. INDICATIVO ISOLATO ' Isolato da noi chiamasi
ogni Giudizio in- dicativo, esprimente in se stesso un senso completo anche
riguardo al Tempo: Come « Noi siamo italiani - Egli fü promosso -Voi sarete
felici ec. ». L'Indicativo isolato è
sempre naturalmente riferibile ad uno dei trè Tempi passato, presente o futuro;
giacchè in qualche istante di Tempo deve avvenire ciò ch'è espresso dal
Giudizio. • I.° INDICATITO PASSATO-Un Giudizio indicativo è di Tempo passato, quando
si riporta ad un Punto della Linea generica 97) di Tempo anteriore al punto che
fissiamo come presente - Eccone le Derivazioni pel Numero e unale e
plu-rale.URALE PLURALE io fui
noi fummo tu fosti voi foste
egli fù essi furono II.° INDICATITO FUTURo — Un Giudizio
indicativo è di Tempo futuro, quando sulla Linea generica riportasi ad un Punto
posteriore a quello che fissiamo come presente — Eccone le Deriva-zioni: io sarò
I noi saremo tu sarai voi. sarete
egli sarà essi saranno • II.° INDICATITO PRESENTE — Un Giudizio
indicativo è di Tempo presente, quando sulla Linea si riferisce al Punto che
separa il Futuro dal Pas-sato; ed è in nostro arbitrio secondo le circostanze
fissare come presente un Punto qualunque della
Linea totale - Eccone le Derivazioni :
io sono I noi siamo tu sei
voi siete egli è essi sono
: 114. La Lingua Italiana, come altre molte, à per l'Indicativo passato
due Espressioni, ossia consis dera il Tempo passato e come congiunto al
presente e come da esso disgiunto. Quindi per l'Indi-cativo isolato abbiamo due
Tempi passati, cioé passato-congiunto e passato-disgiunto - Chiamiamo
passato-congiunto quel Passato che nella suaestensione abbraccia quasi anche il
Presente: E chiamiamo passato-disgiunto quel Passato, che si ritiene terminar
sulla Linea in qualche distanza dal Tempo presente. Le Derivazioni sovrespresse io fui ec.
servono al passato-disgiunto; e pel passato congiunto abbiamo le seguenti: io sono-stato
| noi siamo-stati tu
sei-stato voi siete-stati egli è-stato
essi sono-stati L'uso italiano di
questi due Tempi passati riuscendo a molti non facile, mi permetto di
brevemente qui esporlo. Il
passato-congiunto si usa unicamente per esprimere i Giudizj riferibili al
Giorno in cui si par-la, o per lo meno riferibili ad una determinata estensione
di Tempo, della quale forma parte integrante il Giorno in cui si parla; come
quest' an-no, questo mese ec. Quindi l'espressione di Tempo passato-congiunto
deve sempre far buon senso colla voce di
Tempo oggi. Il passato-disgiunto si usa
invece per esprimere qualunque Giudizio riferibile per lo meno al Giorno che
precede quello in cui si pronuncia; e però le sue espressioni debbono sempre
far buon senso colla voce di Tempo jeri.
・ Dunque dicendo « Ho ricevuto una Lettera »
s'intende, che l'o ricevuta nel Giorno in cui par-lo: E dicendo « Ricevetti una
Lettera » s'intende averla io ricevuta prima del Giorno in cui parlo.INDICATIVO
DIPENDENTE 1‹5. Chiamasi da noi
dipendente ogni Giudizio indicatiro, la cui totale intelligenza rapporto
al Tempo dipende da un altro Giudizio;
ossia è dipendente ogni Giudizio indicativo, il quale senza il concorso d'un
altro Giudizio non ci presenterebbe una completa idea del Tempo, cui si
riferi-sce; come « Io era — Tu sarai stato - Voi eravate stati ec. » — Quindi
l'Indicativo dipendente deve sempre essere unito ad un altro Giudizio o
espresso o richiamato o facilmente sottintesó.
116. Ogni Giudizio Indicativo dipendente è sempre riferibile ad uno dei
tré Tempi presente-rela-civo, passato-anteriore, futuro-anteriore; come passiamo
ad esporre. INDICATIVO PRESENTE-RELATIVO - Chiamiamo presente-relativo quel
Tempo, il quale sebbene di sua natura assolutamente passato, pure è presente
riguardo a quello in cui arvenne una data Azione o Giudizio. E facile comprendere, che da due o più Og
getti possono e quindi poterono anche farsi due o più Azioni al tempo stesso:
Cosi in « lo scriveva, quando voi mi chiamaste» l'azione di scrivere è avvenuta
contemporaneamente a quella di chiamare — Ora tali Azioni relativamente al
Tempo in cui avvennero, confrontate l'una coll'altra, sono ossia furono
reciprocamente presenti trà loro, cioè ebbero luogo in un medesimo istante -
Dunque possiamo giustamente chiamarle Azioni di
Tempo presente-relativo.Se dunque consideriamo lungo varie Linee
paralelle (98) Azioni diverse già consumate, saranno di presente-relativo cioé
presenti frà loro, tutte quelle che trovansi in una stessa Linea perpendicolare
(99) a queste paralelle - Espressa dunque una di tali Azioni in modo da far
conoscere il Tempo in cui avvenne, basterà per le alire indicare che furon esse
contemporanee alla medesi-ma; ed abbiamo Voci apposite per questo - Eccone le
Derivazioni : io era I noi eravamo
tu eri voi eravate egli era
essi erano II.' INDICATIPO
PASSATO-ANTERIORE - Chiamiamo passato-anteriore ogni Tempo, decorso prima d'un
altro che nel discorso consideriamo parimenti come. passato - Ed infatti quante
volte non ci occorre di esprimere due Giudizj o Azioni passate, obligati ad
indicare nel medesimo tem-po, che l'una avvenne prima dell'altra? Cosi in
«Quando Tizio parti, io era già tornato dall'Accademia », il mio ritorno è
avvenuto prima della partenza di Tizio: Quindi l'azione di tor-nore, anteriore
a quella di partire ch' è già passata di sua natura, nel caso nostro concreto
sarà giustamente chiamata di Tempo passato-anterio- re - Eccone le Derivazioni : io era-stato
. tu eri-stato egli era-stato I noi eravamo-stati voi eravate-stati essi erano-statiIII°. INDICATITO
FUTURO-ANTERIONE - Molte volte esprimiamo un Giudizio di Tempo futuro, che deve
effettuarsi primo d'un altro Giudizio parimenti futuro - In tal caso quello dei
due Giu-dizj che deve effettuarsi prima dell' altro, é da noi detto Giudizio di
Tempo futuro-anteriore. Cosi in «Quando avrò finito la Lezione, passeggeremo »
il Passeggio non può aver luogo che dopo finita la Lezione: Quindi l'azione di
finire, in se stessa futura ma che deve aver luogo prima di quella di
passeggiare, sarà nel caso nostro giustamente chiamata di Tempo
futuro-anteriore - Eccone le Derivazioni
: io sard-stato tu sarai-stato egli sarà-stato noi saremo-stati voi sarete-stati essi saranno-stati DEFINITO CONDIZIONATO ricari e cosi osero mi i cong la cui rea seguimento di qualche Condizione espressa o
fa-• cilmente sottintesa - Quindi il Giudizio condizio-nato, relativamente alla
Condizione è sempre di sua natura futuro; vale a dire che quando si verificasse
o si fosse verificata la Condizione, il Giudizio condizionato avrebbe luogo o
lo avrebbe avuto sempre dopo tale verificazione. 118. Il Giudizio Condizionato può essere praticamente
eseguibile o ineseguibile.CONDIZIONATO INESEGUIBILE 119. Un Giudizio condizionato è inesegribile,
quando la Condizione non può più effettuarsi - Quindi il Condizionato
ineseguibile non puó per intrinseca natura riferirsi a Tempo futuro: Esso
quindi sarà di Tempo o presente o passato.
I.° CONDIZIONATO PRESNETE — Il Condizionato ineseguibile è di Tempo
presente, quando posto il verificamento della Condizione, avrebbe luogo al
momento stesso in cui si proferisce. Cosi in
* Favoritemi la scattola: se l'avessi, ve la darei vo-lontieri »
l'azione di dare, verificandosi la Condizione di avere, seguirebbe al momento
stesso in cui si pronuncia il corrispondente Giudizio - Ee- cone le. Derivazioni : io sarei
noi saremmo tu saresti voi sareste
egli sarebbe / essi
sarebbero II.° CONDIZIONATO PASSATO - Il
Condizionato ineseguibile è di Tempo passato, quando posto il verificamento
della Condizione, il Giudizio avrebbe avuto luogo anteriormente al Tempo in cui
si pro-nuncia. Cosi in « Se foste venuto, ve lo avrei detto » si vede
chiaramente, che verificatasi la condizione della venuta, l'azione di dire
sarebbesi effettuata in un tempo anteriore a quello, nel quale proferiamo il
corrispondente Giudizio - Eccone le Deri-vazioni:io sarei-stato noi saremmo-stati tu saresti-stato voi sareste-stati egli sarebbe-stato essi sarebbero-stati 120. Alle volte in Lingua prattica si
presentano sotto apparenza di Condizionati ineseguibili, de' Giu-dizj che
realmente non sono tali; questo specialmente avviene, quando si vuol esprimere
un desiderio un timore e simili; come « Amerei sapere — Bramereste forse? - Ne
vorrebbero un poco ec. » — Si avverta
quindi, che tali e simili espressioni difettose in natura, sono improprie ossia
sostituite ; ma che al pari di tante altre furono riconosciute buone dall' Uso,
il quale in punto Lingua auto- rizo
moltissimi errori. CONDIZIONATO
ESEGUIBILB Un Giudizio Condizionato e
eseguibile, quando la Condizione può ancora verificarsi: Quindi è eseguibile,
quando l'espressione del Giudizio si riporta ad un Tempo posteriore a quello in
cui si proferisce - Quindi il Condizionato eseguibile per natura non può essere
che di Tempo fisturo. CONDIZIONATO
FUTURO - La forza condizionale sempre viene espressa dalla natura del discorso.
Dunque basterà semplicemente indicare, che il Giudizio condizionato è
eseguibile - Ma per dire ch' è eseguibile, basta accennare ch'è di tempo futuro
(121). Dunque pel Condizionato eseguibile ragionevolmente faremo uso delle
Derivazioni già stabilite pel futuro dell'Indicativo (113, II.°): Come «se lo
incontro, gli parlerò per voi» —Eccone quindi le Derivazioni, precedute dalla Voce
condizionale e da un Verbo esprimente una Condizione generica di desiderio
: Se bramasi, io sirò ... noi saremo ... tu sarai
... voi sarete ... egli sarà ... essi saranno Giudizio Suppositivo 123. La natura del Discorso esigge sovente,
che in via d'abbondanza o d'ipotesi si ammetta come arvenuta o avvenibile una
Cosa, che potrebbe anche non essere : E siccome il Giudizio che si esprime in
tal caso, deve far conoscere, che l'Anima si: fonda sopra un mero Supposto; noi
con ragione Io chiamiamo Giudizio
suppositivo. Si avverta, che nei Giudizi
suppositivi il Nome dell'Oggetto cardinale (82) si pone dopo la Voce di
Giudizio, e che la supposizione ordinariamente suole anche esprimersi con
japposita voce o parti- cella; come
pure, anche, quand-anche ec. Le supposizioni potendo cadere su Cosa presente
passata o futura, ogni Giudizio supposi-tivo dovrà riferirsi ad uno di questi
trè Tempi. I.° SUPPOSITITO PRESENTE - Il
Giudizio suppo-sitivo è di Tempo presente, quando intieramenté riportasi al
momento in cui si proferisce: Come « siate pur Voi l'offeso: Che si brama di
più? » - • Eccone le Derivazioni,
accompagnate dalla particella suppositiva pure :sia pur io I siamo pur noi sii pur tu
siate pur voi sia pur egli sieno pur essi II.° SUPPOSITITO PASSATO -Il Giudizio
suppo-sitivo è di Tempo passato, quando riportasi ad un l'empo anteriore a
quello in eui si proferisce: Come «Sia
pur egli stato nostro Nemico: Egli è Uomo: Dobbiamo quindi soccorrerlo » Eccone
le Derivazioni: sia pur io stato I siamo pur noi stati sii pur tu stato I siate pur voi stati sia pur egli stato / sieno pur essi
stati III.° SUPPOSITITO FUTURO -Il
Giudizio sup-positivo è di tempo futuro, quando si riferisce a Tempo posteriore
a quello in cui si pronuncia: Come u
Arrivi pur egli domani, cioè sia pure ar-rivante: Che perciò ? ». 125. Le Derivazioni pel suppositivo futuro
sono eguali a quelle del suppositivo présente, cioè sia pur in ec. (124,
1."). Infatti la futurità di
supposizione necessariamente si conosce dalla natura del Discorso. Dunque
sarebbe inutile esprimerla colla Voce di Giu-dizio. Dunque, quando la
supposizione è di Tempo futuro, la Voce di Giudizio deve solo far cono-scere,
che il Giudizio è in Modo suppositivo - Ma pel Modo suppositivo abbiamo
soltanto due Espressioni, una di
presente, l'altra di Tempo passato (124, 1° Il°). Dunque, rigettando quella.di
Tempo passato perché diametralmente opposta al futuro, il Giudizio suppositivo
futuro sarà es presso regolarmente colle Derivazioni del supposi- tivo presente. 126. Si avverta però, che in tal caso
l'Espressione del futuro materialmente è uguale a quella del Tempo presente, ma
in realtà non à lo stesso significato e valore - Quindi l'Espressione o
Derivazione del Tempo presente deve considerarsi sotto un doppio aspetto; e in
genere come Espressione di Modo, ed in ispecie come Espressione del solo Tempo
presente. Questa Osservazione 'ci sarà
utile anche per altre consimili Dimostrazioni.
Giudizio Volitivo 187. Chiamiamo
Volitiva ogni Giudizio, nel quale l'Oggetto giudicante (95) esprime
energicamente ciò oh' ei vorrebbe; ossia ogni Giudizio nel quale l'Oggetto
giudicante fa conoscere con intensità di spirito un atto di sua Valontà. 128 Ora Chi volo qualche cosa, per natura non
può volere che un Bero; o questo Bene dere necessariamento dipendere a dalla
esclusiva persuasione di Chi vuole, a dalla persuasione di altri Oggetti - Se
il Bene dipende dalla persuasione di Chi vuolo, l'Oggetto giudicante esternando
la sua Volontà, comando, Se il Bene dipende dalla persuasione di altri Oggetti,
l'Oggetto giudicanteesternando la sua Volontà, o esorta o prega: Prega, se il Bene sotto qualche rapporto
riguarda anche lui stesso; e se il Bene non lo riguarda, si limita ad esortare. Dunque il Giudizio Volitivo deve sempre
esprimere o Comando o Esortazione o Preghiera.
L'Oggetto giudicante non à
bisogno di esprimere con parole un atto di Volontà riguardante lui stesso; come
ognuno facilmente comprende - Danque le Derivazioni di Giudizio Volitivo
mancheranno ragionevolmente di Espressione per l'Oggetto giudicante, se uno ;
giacché essendo più gli Oggetti giudicanti, possono anzi debbono comunicarsi
reciprocamente la loro Volontà. Finalmente un atto qualunque di Volontà non può
riferirsi al Tempo, che più non é; nulla potendo variare il Passato - Dunque il
Giudizio Volitivo sarà necessariamente di Tempo o presenta o futuro. Si faccia
attenzione, che nei Giudizj Volitivi il Nome dell'Oggetto cardinale (82) si
pospone alla Voce di Giudizio, anzi praticamente con più eleganza si tralascia,
specialmente nel futuro. I.° VOLITIrO
PRESENTE- Un Giudizio Volitivo dicesi di Tempo presente, quando deve ese-guirsi
o al momento in cui si pronuncia, o nell'istante immediatamente successivo;
giacché se l' eseguimento di ciò ch' esprime il Giudizio, non dipende
dall'Oggetto giudicante, é impossibile che sia effettuato nell'istante medesimo
in cui si proferisce — Eccone le Derivazioni :....: siamo noi
sii tu siate voi sia egli
siano essi II.° VOLITITO FUTURO —
Un Giudizio volitivo è di Tempo futuro, quando si riporta ad un Tempo
posteriore a quello in cui si proferisce; ritenendo però la Definizione sopra
fissata pel Volitivo presente - Eccone le Derivazioni senza Nome di Oggetto
cardinale: ....• saremo
sarai sarete sara saranno *31. Si avverta, che in prattica invece del
Futuro usiamo spessissimo il Volitivo presente, la futurità essendo in tal caso
espressa dalla natura del discorso (126).
Giudizio Ottativo 132. Siamo non
di rado nella situazione di de siderare energicamente qualche cosa - In tal
caso esprimiamo un vivo sentimento dell'animo con un Giudizio accompagnato da
desiderio ossia con un Giudizio ottativo, dalla voce latina optare che
significa desiderare. Si avverta, che il
Giudizio ottativo suole nel discorso essere accompagnato da qualche
particel-la, come oh e simili; e che dev'essere in iscrittomarcato col cost
detto Punto ammirativo, che in questo caso sarebbe meglio chiamato segno di
de-siderio. Si avverta inoltre, che nei
Giudizj ottativi il Nome dell'Oggetto cardinale (il quale può esser anche
taciuto) si pone dopo la Voce di Giudizio.
Il Giudizio Ottativo può
come il Condizio nato (118) essere eseguibile o ineseguibile. OTTATIVO
INESEGUIBILB Un Giudizio ottatiro è
ineseguibile, quando il Desiderio che lo accompagna, praticamente non può
ellettuarsi più. Quindi l' Ottativo ineseguibile esclude di sua natura il Tempo
futuro, appunto perché altrimenti cesserebbe d' essere ine-seguibile. Quindi
ogni Giudizio ottativo ineseguibile sarà di tempo o passato o presente. I.°
OTTATITO PRESENTE —Il Giudizio Ottativo è di Tempo presente, quando posta l'
effettuazione. del Desiderio, ciò ch' esprime il Giudizio avrebbe luogo anche
al momento in cui si proferisce: Come «
Oh foss' io vostro Generale! »-Eccone le
Derivazioni : Oh foss' io ! | Oh fossimo noi! fossi tu !
... foste voi! foss' egli ! fossero essi!
II.° OTTATITO PASSATO —Il Giudizio Ottativo e di Tempo passato, quando
posta l' effettuazione del Desiderio, ciò ch' esprime il Giudizio avrebbe avuto
luogo prima del momento in cui si proferi-sce: Come « Oh foss' io stato più
forte! » - Ec-. cone le
Derivazioni: Oh foss' io stato! I Oh fossimo noi stati! fossi tu staro! ! ... foste voi stati! foss'egli stato! | ... fossero essi stati
! OTTATIVO ESBGUIBILE 135. Un Giudizio ottativo é eseguibile,
quando il desiderio che lo accompagna, può ancora effettuarsi - Quindi
l'Ottativo eseguibile non può per intrinseca natura essere che di Tempo futuro. • 136 OITATIVO FUTURO — Le Derivazioni per
quest' Ottativo futuro sono eguali perfettamente a quelle dell'Ottativo
presente « foss'io! er. (134, I°): e ciò per la ragione che abbiamo addotto
(126) relativamente al Giudizio suppositivo; vale a dire che l'Espressione di
presente deve considerarsi in genere come Espressione di Modo, ed in ispecie
come Espressione del solo Tempo presente. Quindi il sentimento può solo farci
conoscere il vero Tem-po, cui si riferisce il Giudizio Ottativo - Questa
cognizione però è della massima facilità Infatti chi non vede, che i Giudizj
Oitativi « Oh mi scrivesse col primo Ordinario! Oh giugnessero almeno domani!
ec.» sono Giudizj unicamente riferibili a
Tempo faturo? AVVERTENZA 137. Autorizati dall'uso molte volte al Modo
ottativo sostituiamo delle. Espressioni di apparenzacondizionale: Come « Vorrei
essere! Vorrei essere stato! ec.» invece di « Oh fossi! Oh fossi sta-to! ec. »—
La natura del discorso però ci farà ca-noscere facilmente, che tali e simili
Espressioni sono sostituite; e l'Analisi vuole, che sappiamo riportarle alla
originaria loro forma e natura. ARTICOLO
6.° Giudizio Condizionante ‹38. Chiamiamo condizionante ogni Giudizio
esprimente la Condizione, sulla cui verificazione si appoggia un Giudizio
Condizionato qualunque («17) - Il Giudizio condizionante può riferirsi a Tempo
presente, passata, o futuro; e il suo Distintivo consiste nell' essere
accompagnato dalla particella se (francese si) o sua equivalente —La Voce se à
anche molti altri significati. Quindi si
fissi, che non sempre nel discorso è particella condizionante, e che il solo
sentimento puo farci praticamente conoscere il suo vero valore. I.° CONDIZIONANTE PASSENTE - Il Giudizio
condizionante è di Tempo presante, quando cio ch'esso esprime si riporta
all'istante in cui si pro-nuncia: Come « Se ne avessi, ve ne darei » - Eccone le Derivazioni: Se io fossi ... tu fossi d. egli fosse
‹ Se noi fossimo ... voi foste
... essi fosseroII.' CONDIZIONANTE PASSATO-Il Giudizio condizionante è
di Tempo passato, quando ció che avuto,
ve ne avrei dato certamente » - Eccone le
Derivazioni : Se io fossi
stato |• Se noi fossimo stati ... tu fossi stato | ... voi foste stati egli fosse stato ...
essi fossero stati III.° CONDZIONANTE
FUTURO - Il Giudizio condizionante è di Tempo futuro, quando ció ch'esso
esprime, si riporta ad un Tempo posteriore a quello in cui si pronuncia. Come «
Se lo incontrerò oppure se lo incontro, gli parlerò»; dove è evidente, che
l'Incontro deve ancora seguire. Le
Espressioni del Condizionante futuro si prendono dal futuro Indicativo (173,
II.°) - Infatti la forza Condizionante essendo espressa dalla Voce se o sua
equivalente, la Voce di Giudizio non deve indicare che il Tempo. Quindi
giustamente facciamo uso del Futuro Indicativo - Eccone dunque le
Derivazioni: Se io sarò I Se noi saremo tu sarai voi sarete egli sarà
essi saranno Siccome poi quando la
futurità è espressa dal-l'intrinseca natura del Giudizio, basta che indichiamo
il Modo del Giudizio medesimo, e siccome l'espressione generica di Modo è
riposta nelleDerivazioni del Tempo presente (285 e seg.); cosi nel discorso
praticamente quasi sempre esprimiamo il Condizionante futuro col presente
Indi- cativo; cioè Se io sono ... tu sei ... egli é
| Se noi siamo ... voi siete ...
essi sono ARTICOLO 7.° Giudizio Indefinito 139. Indefinito cioè non definito chiamiamo
ogni Giudizio accompagnato da qualche incertezza relativamente all'esistenza di
ciò ch' esprime il Giudizio medesimo. Cosi negli esempj seguenti l'espressione
arrivino è indehnita, ossia non presenta che un Giudizio indefinito; giacché
questo Giudizio non ci dà di se stesso
alcuna certezza : • « Mi pare, che
arrivino - Credo che arrivino - Si dice, che arrivino = Voglio, che arrivino
ec. » Tale Materia s'intenderà meglio
dopo avere attentamente ponderato ciò ch'esporremo in seguito (181 e seg.) -
Qui intanto fisseremo le espressioni o Derivazioni pel Giudizio Indefinito,
avvertendo, 1.° che son esse uguali a delle Derivazioni per altri Modi espresse
finora; 2.° che tali Derivazioni in Italiano debbono essere precedute dal che,
il quale però qualche volta si può anche tralasciare; 3.° finalmente che questo
che è preceduto sempre esso stesso da un Giudizio o Verbo determinando (471),
il quale per ora sarà da noi chiamato Verbo o Giudizio precedente.840. Il
Giudizio Indefinito può riferirsi a qualunque Tempo tanto assoluto che
relativo; giacché dapertutto può al nostro spirito presentarsi
del-l'incertezza. I.° INDBFINITO
PRESENTE-ASSOLUTO - Un Giudizio indefinito è di Tempo presente-assoluto, quando
ciò ch'esso esprime, si riporta al momento in cui si proferisce: Come «Mi pare,
che sia giorno » - Eccone le Derivazioni :
Si crede, ch'io sia 1 .. che noi
siamo .. che tu sii / .. che voi siate .. ch'egli sia / .. ch' essi sieno II.' INDEFINITO PRESENTE-ABLATITO - Un
Giudizio indefinito è di Tempo presente-relativo, quando é contemporaneo al
Giudizio espresso dal Verbo precedente (139), il quale di sua natura Si credeva, si credette ec. ch'io fossi
| che noi fossimo che tu
fossi I che voi foste ch'egli fosse
I ch'essi fossero III.°
INDEFINITO PASSATO - Un Giudizio indef-nito è di Tempo passato, quando si
riferisce ad epoca anteriore al momento in cui si pronuncia: Come « Credo, che sieno stati vincitori.» -
Eocone le Derivazioni :Si crede, ch'io sia
state che tu sii stato ch'egli sia
stato ‹ che noi siamo stati | che voi
siate stati I ch' essi sieno stati IV.
INDEFINITO FUTURO-ASSOLUTO - Un Giudizio indefinito è di Tempo juturo-assoluto,
quando si riferisce a Tempo posteriore a quello in cui si pronuncia: Come «
Credo, che sarete lodati ». Ogni
Giudizio riguardante l' Avvenire è indefinito ossia incerto di sua natura;
giacché delle Cose future non può mai aversi certezza assoluta — Quindi l'
Indefinito futuro sarà giustamente espresso dalle Derivazioni del futuro
Indicativo. Ed infatti per dare a
conoscere che un Giudizio è indefinito, basta indicare che si riporta a Tempo
futuro. La diversità poi esistente trà il Futuro de-Enito e indefinito, è
marcata dalla voce che, la quale deve sempre precedere il Giudizio indefini-to;
o meglio è marcata da ciò, che il Futuro indefinito deve inseparabilmente esser
congiunto ad un Giudizio precedente (139), e il definito nó - Ecco pertanto le
Derivazioni dell' Indefinito futuro assoluto:
• Si crede, ch'io sarò 1 .. che
noi saremo .. che tu sarai | .. che voi
sarete .. ch'egli sarà | .. ch' essi saranno
V. INDEFINITO FUTURO-RELATIVO
Chiamiamo di Tempo futuro-relativo ogni Giudizio inde- . finito ch'è
futuro non in se stesso, ma relativanenteal Tempo in cui avviene il Giudizio
espresso dal Verbo precedente, il quale
di sua natura der'es-sere passato: Come « Io riteneva, che gli Amici
arriverebbero oppure sarebbero arrivati a mezzo-giorno: E già notte; é ancora
non si vedono » - Eccone le Derivazioni, le quali si prendono dal Condizionato
presente o passato (119), come più piace:
Si credevo, si credette ec. ch'io
sarei che tu saresti ch'egli sarebbe I che noi saremmo che voi sareste ch'essi
sarebbero ovvero ch'io sarei stato I che noi saremmo stati che tu saresti stato che voi sareste stati
ch'egli sarebbe stato i ch'essi sarebbero stati
Si avverta, che molte volte per esprimere questo Futuro-relativo facciam
uso d'un qualche Verbo ausiliario; come potere, dovere, ivolere ec. Cost invece
di dire «Pensai che partirebbero, o che sarebbero partiti» comunemente diciamo
« Pen-sai, che volessero partire, oppure che potessero partire, oppure che
dovessero partire, oppure che fossero per partire» secondo la diversa natura
del discorso e delle circostanze. INDEFINITO PASSATO-ANTERIORE - Un Giudizio
indefinito è di Tempo passato-anteriore, quando si riporta ad un Epoca
anteriore a quella • del Giudizio
precedente, la quale deve pur essere passata: Come «Quando giunsi, molti
per-savano che fossi stato ferito »- Eccone le Derivazioni : Si credeva, si credette ec.' ch'io fossi stato che noi fossimo stati che tu fossi stato che voi fuste stati ch'egli fosse stato ch'essi fossero stati VII. INDEFINITO FUTURO-ANTERIORE - Un
Giudizio indefinito è di Tempo futuro-anteriore, quando si riporta ad un Epoca
futura in se stessa, ed anteriore ad un altra Epoca la quale dev'essere
parimenti futura. Quindi l' anteriorità dell' Indefinito futuro-anteriore non à
alcuna relazione col Giudizio precedente, il quale può essere indifferentemente
di Tempo presente o futuro secondo le cir-costanze: Come « lo tornerò alle due
pomeridiane; e spero, che queste Lettere al mio ritorno saranno state spedite
». Per la ragione addotta superiormente (IV.®) le Derivazioni dell' Indefinito
futuro-anteriore sono eguali a quelle del Futuro-anteriore indicativo. Eccole
: Si crede ec. che ..... io sarò stato | che... noi saremo
stati tu sarai stato | voi sarete stati 0apa egli sarà stato | essi saranno stati AVVERTENZA
Sui Giudizj Condizionati 34s. I
Giudizj Condizionati (117) possono essereIndefiniti ancor essi; e questo
propriamente sua cede, quando anche dato il verificamento della Condizione,
siamo tuttavia incerti se il Giudizio condizionato avverrebbe o sarebbe
avvenuto: Come «Ritengo che i nostri soldati sarebbero vittoriosi, se avessero
attaccato subito il Nemico - Ritengo che i nostri soldati sarebbero stati
vittoriosi, se aressero attaccato subito il Nemico -Ritengo che i nostri
soldati saranno vittoriosi, se attaccheranno
subito il Nemico ». Per ciò che
riguarda i Tempi e le Derivazio-ni, i Giudizj Condizionati Indefiniti sieguono
precisamente le Teorie già esposte pei Condizionati Definiti (119 e seg.). Giudizio Interrogativo 1/2. I Giudizj sono molte volte accompagnati
da Interrogazione; ed allora noi li chiamiamo in-terrogativi. La Domanda indica naturalmente l'Incertezza
d' esistenza di ciò ch' esprime il Giudizio: Quindi i Giudizj Interrogativi
sono di loro natura Indefiniti. Siccome
però l'Incertezza dell'Espressione del Giudizio è bastantemente indicata
dall'Interrogazio-ne; cosi ne'Giudizj Interrogativi si la uso delle Derivazioni
già fissate pei varj Tempi del Modo Definito tanto Indicativo che Condizionato
(113 e seg.) — Si avverta però, che negli Interrogativi il Nome di Oggetto
cardinale (che molte voltepuò tralasciarsi) si pospone alla Voce di Giudi-zio;
e che in iscritto i Giudizj Interrogativi deb-bon essere marcati con un segno
particolare, detto segno interrogativo - Quindi avtemo : Son io? Sei ti? Era io? Eravate voi? Saremo
noi? Saresti tu? ec. 143: Il Giudizio
Interrogativo può essere semplice o enfatico - È semplice, quando unicamente e
nudamente chiediamo ciò ch' è espresso dal Giu-dizio: Come « Che fate? Dote andarono?
Quando tornò? ec. » E enfatico, quando la domanda e accompagnata da un forte
sentimento dell'animo; per esémpio da un sentimento di sdegno, d'orrore, di
dubbio, di timore, d' insulto, di scherno ec.:
Come « Che si pretende da me? Dunque è finita per noi? E vederla potrei?
Voi l' uccideste, voi? ec.». Gl'
Interrogativi tanto semplici ch' enfatici si esprimono colle stesse
Derivazioni, ed in iscritto colla stessa punteggiatura. Esséndo però in natura
diversi trà loro, tale diversità dovrà parlando es ser espressa da una diversa
inflessione di voce _ È molto difficile pronunziar berie le Interrogazioni
enfatiche, come pure ogni altra enfatica espressione qualunque; né può
assegnarsi regola per questo. Si fissi però, che per ben proferirle è necessario
vivamente sentirle nel fondo dell'anima; e che la loro pronunzia deve
praticamente essere tanto varia, quanto son diversi trà loro l'Odio,
l'Irisulto, la Disapprovazione, l'Orrore ec.Sulla Voce di Giudizio 144. Nel fissare le varie Derivazioni dalla
italiana generica Voce di Giudizio essere, per i Tempi formati da due Parole o
introdotto un tratto d'unione, che la Lingua italiana non usa. Con questo segno
o inteso unicamente avvertire ; che le due Parole sarò-stato, era-slalo ec.
formano una sola semplicissima idea, com'era in latino fuero, fueram cc.; che
desse né possono né debbono considerarsi separatamente; e che la prima di
queste due Parole non è che un puro segno, nè à più quel valore che sogliamo
attribuirle, quando agisce da sola.
Questa Osservazione conduce naturalmente ad un altra, cioé che in ogni
Lingua una stessa Parola può avere varj significati; e ch'é impossibile
conoscere a fondo una Lingua, finché non sappiamo in ogni prattica circostanza
attaccare a ciascuna Parola l'esclusivo suo valore - Essere per esempio in
tutte le varie Lingue da me conosciu-te, ora e Voce di Giudizio, ed ora
significa stare: Cosi werden in Lingua
Tedesca ora significa di-ventare, ora è puro segno di Tempo, ed ora è Voce di Giudizio - Se i Signori Grammatici
avessero analizato quanto conveniva e com'era loro dovere, noi non avremmo
dalla Lingua Tedesca le barbare Traduzioni grammaticali « io divento amare
invere di anierò» tu diventi amato invece di sei amato «egli diventerebbe amato
avere invece di avrebbe amato » e simili.Povero Buon-Senso! Egli é sepolto
sotto un ammasso enorme di ciecamente venerate Assurdi-tà; essendo vero pur
troppo, che «En général l'Homme tient à ses Habitudes, comme il tient d son
Culte, à ses Institutions. La Paresse qui lui est
naturelle, et l' Ignorance qui en est la suite, sont de nouvelles raisons, qui
lui font préfères le chemin battu à la peine d' en frayer un nou-veau - Il aime
mieux croire sur parole, que de prendre la Raison pour guide (Maudru). CAPO III
Derivazioni dalle Radici di Rapporto
145. Le Voci di Rapporto generalmente sono stubili, vale a dire non
danno alcuna Derivazione — Abbiamo peró tré Rapporti, cioè di Numero di Tempo e
di Tungo, che debbon essere particolarmente analizati; e perché molte delle
loro Radici che chiameremo variabili,
danno Deriva-zioni; e perché sono per natura d' un uso frequentissimo nel
Discorso. ‹46. Relativamente alle Voci
di qualunque altro Rapporto si fissi poi
per Regola generale, ch' esse o non danno alcuna Derivazione, o danno una
Derivazione di Nome qualitativo come le Radici di Luogo, di cui il
seguente:Dalle Radici di Luogo Dalle Radici variabili di
Luogo deriva un Nome qualitativo come da quelle di Oggetto (73); e questa
Derivazione si usa, quando con una sola parola e in via di Qualità vogliamo
esprimere il Luogo dell'Oggetto: Cosi da « sopra, sotto, avanti, dentro ec.» abbiamo
i Qualitativi « superiore, interiore, anteriore, interna ec. Dalle Radici di
Tempo Dalle Radici variabili di
Tempo abbiamo una Derivazione di Qualità, come da quelle di Luogo (147): Cosi da
oggi, jeri, demani ec. abbiamo odierno, di-jeri, di-domani ec. (in latino
hesternus, crastinus ec.) ‹49. Trà le Derivazioni dalle Radici di Tempo
esiggono particolare attenzione alcune, che chiameremo Espressioni estese di
Tempo. Queste sere vono ad esprimere una Estensione di Tempo; esten-sione, la
quale comincia dall' Istante o Aggregato d'Istanti considerato come presente, e
la quale si prolunga fin dove richiede il Discorso. Tali Espressioni poi si riferiscono a Tempo o
passato o futuro: Quelle di Tempo passato sono « un ora fa —trè anni fa -cinque
secoli fà, e simili »: Quelle di Tempo futuro sono « da qui ad un ora — da qui
a trè mesi - da qui a dieci anni, e simili ».Dalle Radici di Numero 150. Le Radici di Numero sono uno, due, trè
ec.; e da esse abbiamo in genere cinque Deri-vazioni, che sono: 1.° Un
Sostantivo-astratto; come « Unità, Ambo, Terno, Decina ec. »: 2.° Un Nome
qualitativo ossia ordinale; come « primo, secondo, terzo, decimo ec.»: 3.° Una
T'oce mul-tipla; come « doppio, triplo, decuplo ec. "»: 4.° Una Voce aliquota; come « sudduplo,
sut-triplo, suddecuplo ec »: 5.° Un Espressione di ripetizione costante; come «
a uno a uno, a due a due, a sei a sei, a dieci a dieci ec. »: Sulle Derivazioni
in genere 85r. Da quasi tutte le Voci
Derivate, tranne quelle della Voce di Giudizio, si ànno o almeno si possono
avere delle nuove Derivazioni. Quindi le Voci Derivate debbono distinguersi in
Voci di primo e di seconda Derivazione - Sono di prima quelle, che direttamente
e immediatamente procedono da Voce radicale; e quelle che procedono da Voce
derivata, sono da noi dette di seconda De-rivazione. Dunque dalle Voci derivate potendosi avere
altre Derivazioni, è necessario fissare, che ogni Voce Derivata deve considerarsi
come Radicale; e quindi, che le teorie finora esposte per le Voci ra-dicali,
sono interamente applicabili alle Voci De-rivate, quando però non ripugnino
all'intrinseca loro natura. Si avverta fnalmente, che non tutte le Voci,
sia radicali sia derivate, presentano pratticamente tutte le finora enumerate
Derivazioni. VOCI SOSTITUITE 152.
Sostituite chiamiamo (5) quelle Voci ed Es pressioni, che per vezzo eleganza
chiarezza o brevità sogliono dall'Uso porsi in luogo d'altre Voci conosciute o
di altre regolari Espressioni. Le
Sostituzioni sono in ogni Lingua moltissi-me; ed e facile ravvisarle analizando
praticamente un Discorso qualunque. Tralascio pertanto di qui farne anche la
più semplice Esposizione, rimet- tendo questa Materia interamente al Criterio
analitico di chi stimerà non inutile occuparsene qualche istante. Avverto poi, che non è possibile scriver bene
in una Lingua straniera, quando non si sappiano conoscere e fare nella propria
Lingua tutte le possibili sostituzioni; a meno che non s'imparasse la Lingua
straniera unicamente per prattica, come da molti suol farsi della propria
Lingua natia. DELLE VOCI PARTI DEL DISCORSO
153. ANALIzaTE finora le Voci isolatamente prese, ossia come Elementi
del Discorso, dobbiam ora considerarle come Parti del Discorso; vale a dire
dobbiamo considerare l'Ufficio la Posizione il Valore delle une relativamente
alle altre, in quanto ché prese insieme formano un sentimento completo. La Determinazione delle Voci indeterminate e
le varie possibili Situazioni degli Oggetti formeranno le due Sezioni di questa
Seconda Parte della nostra Analisi di Linguaggio. DETERMINAZIONE DELLE
VOCI 154. Abbiam visto che le Voci tanto
di Oggetto (12) che di Azione (80) possono essere e sono nella massima parte
indeterminate. Ora una Voce indeterminata non esprime e non presenta allo
Spirito che una generica Idea. È vero, che qualche volta la natura del Discorso
esigge unicamenteche sia indicata questa Idea generica; ma é pur vero, che le
Voci indeterminate, onde avere idee chiare giuste e precise delle Cose, debbono
spes sissirho determinarsi
parlando. È quindi necessario esporre
dettagliatamente tali Determinazioni, tanto per gli Oggelli che per le Azioni. CAPO I.
Determinazione degli Oggetti 155.
I Sostantivi indeterminati cioé esprimenti un Oggetto indeterminato (42), in
Italiano come in altre Lingue molte si distinguono dai determinati col mezzo
d'una piccola Voce il lo la ec. chiamata comunemente Articolo - Quindi l'
Articola non è che « Segno di Oggetto indeterminato ». Quindi ogni Sostantivo
cui si antepone o può anteporsi l'Articolo, é indeterminato di sua natura. S'incontrano molte volte coll'Articolo dei
Sostantivi di loro natura determinati. In tal caso però si avverta, che frà
l'Articolo ed il Nome è sempre sottinteso un Sostantivo indeterminato di facile
so-stituzione; e quindi che l'Articolo appartiene propriamente a questo
sottinteso Sostantivo: Cosi « il Pò, il Sole, l'Europa, la Lombardia ec. »
significano « il fime detto Pò -l'Astro chiamato Sole —la Parte del Globo detta
Europa - la Parte d' Italia detta
Lombardia ec. ». .. 156. Ogai Oggetto o
Sostantivo indeterminato,quando al discorso non basta la sua generica
idea; deve di necessità convenientemente
determinarsi - Ma in Natura non esistono che Cose, Giudizj e Rapporti (7). Dunque la Determinazione d'un
Oggetto dipenderà necessariamente da uno o più di questi generali trè Capi
d'Esistenza. 15. Ma i Giudizj non sono
che Azioni men-tali: I Rapporti sono sempre determinanti di loro natura, anzi
nel discorso precisamente non fanno altro che determinare; e però basta
semplicemente accennarli - Dunque limitarci possiamo a parlare delle sole
Determinazioni dipendenti da Cose, ossia (9) da Oggetti Azioni e Qualità, tanto
radicali che derivate. Dunque riguardo agli
Oggetti o loro Nomi indeterminati analizeremo successivamente i Qualitativi i
Sostantivi ed i Verbi determinanti-og getto, cioè che ficano l'Idea precisa, la
quale in ogni prattico Discorso deve da poi attaccarsi a qualunque Sostantivo
che di sua natura sia indeter-minato. PARAGRAFO 1.° Qualitativo
determinante-oggetto Ogni Nome
qualitativo è di sua natura determinante aggetto, com'esprime la voce stessa
qualitativo cioè qualificante - Quindi se un Oggetto indeterminato debba
prendere la necessaria determinazione da una Qualità, basterà unire
semplicemente il nome di Qualità a quello di Ogget-to: E il Distintivo del
Qualitativo determinan-te-oggetto, consiste appunto in tale unione; come
«l'Uomo dotto, il Principe giusto ec.». ‹6o. Analizando gli Esempi qui addotti
ed altri simili, è facile comprendere in che precisamente consista la
Determinazione di Oggetto, la quale proviene da Qualità - L'Uomo per es.
esprime un Idea generica, comprendente tutti gli Uomini, e quindi applicabile a
qualunque Individuo della specie. Unendo però al sostantivo Uomo il qualitativo
dotto, io ne limito l'Idea generica, escludendo i moltissimi non dotti; ossia
colla voce qualitativa dotto determino l'Idea precisa, che nel prattico
discorso devesi attaccare alla parola Uomo.
Dunque ogni Qualitativo
unito ad un Nome di Oggetto, non serve che a determinare l'Idea dell'Oggetto
medesimo; e ci convinceremo sempre più di questa verità, osservando che gli
Oggetti di loro natura determinati non possono mai essere uniti a Nome qualitativo.
Sostantivo determinante-oggetto Il determinare un Oggetto col mezzo d'un altro
Oggetto è cosa comunissima in ogni Lingua, • e serve mirabilmente a diminuire
il numero delle Parole — Ma un Oggetto che in una data circostanza ne determina
un altro, non è sempre ed in ogni discorso egualmente determinante - Dunque
ogni Sostantivo, quando sia determinante-og-
getto, avrà il Distintivo suo particolare. In italiano tal distintivo
consiste nella particella “di”, la quale trovasi spesso unita all'articolo,
avendosi allora: “del,” “della,” ec. equivalenti a “di lo”, “di la,” ec. Nelle
Espressioni “la casa di Pietro,” “il calore del Sole ec. – cf. Grice on Hardie:
“What do you mean by ‘of’?” -- Pietro e Sole sono Sostantivi rispettivamente
determinanti gli Oggetti Casa e Calore; e però sono preceduti dalla particella
di. Credo superfluo far osservare in che
precisamente consista la Determinazione, che un Oggetto prende da un altro -
Dicendo per es. la lasa, esprimo un Idea generica applicabile a qualunque Casa. Ma se per la natura del Discorso mi é
necessario precisare la Casa di cui parlo, e se questa Casa è del comune Amico
Pietro; basta, che al Nome indeterminato Casa unisca quello di Pietro col mezzo
della particella di, caratteristico Distintivo dell'Ufficio che fà in questo
Discorso il sostantivo Pietro. Si noti,
che la particella di per difetto di Lingua in Italiano à varj significati; e
quindi che il Sostantivo seguente tale particella, non é sempre
determinante-oggetto - Questa Materia, come altre consimili, è di somma
importanza specialmente per passare dalla propria alla fondata cos gnizione di
altre Lingue; ma è difficile, e non può ben conoscersi che col molto analizare
e possedendo lo spirito metafisico del Linguaggio,Verbo
determinante-oggetto Spessissimo per determinare
un Oggetto ci serviamo d'un Azione, ossia d'un Verbo ch' è la Voce destinata ad
esprimere l'Azione — Ma un Verbo non sempre si trova nella situazione di
de-terminante-oggetto. Quando sia tale, avrà dunque nella Lingua il suo particolar
Distincivo. Il Distintivo del Verbo
determinante-og-getto in Italiano consiste nell' esser esso preceduto dalla
Voce quale coll' Articolo; avvertendo, che alla voce quale sogliamo guasi
sempre sostituire la voce che - Dunque
la Voce quale unita al- l'Articolo, non
è che « Segno di Verbo determi-nante-oggetto ». Dunque saremo certi, che un
Verbo è determinante-oggetto ognivolta che sia preceduto da il quale, la quale
ec. - Quindi pensa parla fugge ec. in «l'Uomo, il quale oppure che pensa che
parla che fugge ec. » sono Azioni ossia Verbi praticamente determinanti
l'Oggetto Uomo; e però sono preceduti da il quale o dalla equivalente
sostituzione che. CAPO II
Determinazione delle Azioni ‹66.
Dato un Verbo indeterminato cioè
espri- mente un Azione indeterminata
(20), è sovente necessario determinare l'Azione espressa dal medesimo — Ma un
Azione non può essere determi-nata da Qualità; perché le Qualità per loro
natura (‹5) non anno né possono avere relazione alcuna colle Azioni. Dunque,
richiamando il già stabilito per i generali trè Capi d'Esistenza (156) e per i
Rapporti (157), possiamo limitarci a par-
Care de eDe mia Giuderio e eatche le Azioni e da Azione ossia espresse verbalmente (26) si riducono tutte a
Giu- dizj (a). xti. Dunque ogni Verbo indeterminato, quando
al Discorso non basti l'Idea generica espressa dal medesimo, dovrà sempre essere
accompagnato o da un Sostantivo o da un Giudizio determinante-azio. ne, cioè
che fissi il vero punto di vista, sotto cui deve nel discorso riguardarsi una
di sua natura indeterminata Azione qualunque.
PARAGRAFO I.° Sostantivo
determinante-azione . 168. E determinante-azione ogni Nome di
Og-getto, il quale precisa l'Idea che deve prattica- (a) In Natura ogni Giudizio è Azione; ma non
ogni Azione è Giudizio - Essendo però
impossibile in un prattico sensato discorso esprimere un Azione senza contemporaneamente
giudicare, ne siegne che le Azioni espresse verbalmente possono con ragione
considerarsi come Giudizj. Se la Voce di
Giudizio è nelle Lingue unita quasi sempre a quella di Azione in una sola
Parola, devesi ripetere singolarmente dalla impossibilità di esprimere
sensatamente un Azione senza proferire
al tempo stesso analogo Giudizio.mente attaccarsi ad un Verbo indeterminato:
Cosi in « Cesare premiava i Soldati » il Nome Soldati serve a determinare
l'azione di premiare - Ma un Sostantivo non sempre nel discorso é
determi-nante-azione. Dunque quando lo sia, aver deve il suo particolar
Distintivo. s6g. In Italiano, ad
eccezione del Nome singa lare degli Oggetti Giudicante e Ascoltante cioè me e
te, e di qualche terzo Pronome come lui lei loro ec., il Sostantivo
determinante-azione è sempre uguale perfettamente al Sostantivo cardinale
(185). Si avverta però che il Nome cardinale corrisponde al così detto
Norninativo, e il Nome determinante-azione corrisponde al cosi detto.
Ac-cusativo. 870. Un Sostantivo
indeterminato alle volte deve accennare al singolare una Parte indefinita
del-l'Oggetto, ed al plurale un Numero indefinito degli Oggetti, ch' esprime il
Nome. Tale indefinita Situazione del
Sostantivo dev'essere indicata parti-colarmente; ed in Italiano la esprimiamo
al singolare con del o della, ed al plurale con dei o delle. Ora i Sostantivi in tal modo indefiniti,
possono anch'essi determinare le Azioni: Come « Datemi del Danaro, della Carta
ec.; o visto dei Soldati, delle Schiere er. ». Quindi in Italiano il Sostantivo
determinante-azione sarà alle volte preceduto da una di quelle Voci, che
sogliono comunemente essere segni del Sostantivo determinan-te-oggetto (163),
cioé del dello dei delle — Si fac-cia pertanto la debita attenzione, onde
stante la difettosa eguaglianza di segno, non abbia a prendersi per
determinante-oggetto un Sostantivo de-terminante-azione; vale a dire in termini
gram-maticali, onde non abbia a prendersi per Genitivo un vero Accusativo. PARAGRATO 2°
Giudizio determinante-azione È determinante-azione ogni
Verbo o Giu-dizio, che serve a fissare precisamente l'Idea ed il valore che
dobbiamo dare praticamente ad un Azione indeterminata qualunque: Cosi in «
Sento cantare — Voglio che partiate - Vedo che arrivano ec." cantare, partiate,
arrivano servono rispettivamente a determinare le Azioni o Giudizj espressi da
sento voglio vedo, che chiameremo Verbi o Giudizj determinandi — Ora un
Giudizio determinante-azione nel Discorso non à sempre quest' Ufficio medesimo.
Dunque quando è tale, esigge la necessaria chiarezza, che abbia il suo
particolar Distintivo. In Italiano il
Distintivo del Giudizio deter-minante-azione consiste o nell'esser espresso in
Modo Generico determinante (104 e seg.), o nell'essere preceduto dalla Voce
che; di cui dobbiamo estesamente parlare dopo la seguente essen- zialissimaSui
Giudizj determinanti-azione 173. Abbiamo
detto (173), che i Giudizj deter-ininanti-azione o si esprimono in Modo
generico, o si fanno precedere dal che. È quindi della massima importanza
conoscere, quando debbano usarsi col che e quando in Modo generico - Parimenti
è molto essenziale sapere con qual Tempo in ciascun incontro debba esprimersi
un Giudizio deter-minante-azione. Ora
per giugnere a tali cognizioni bisogna attentamente esaminare, e la Natura
dell'Oggetto Cardine del Giudizio determinante, e le Circostanze del Giudizio
medesimo; come passiamo partica-mente ad esporre nei due Articoli
seguenti. ARTICOLO 1.° Modo pei Giudizj determinanti-azione Ogni Voce di Modo Generico determinante (104 e seg.)
esprime per natura e Giudizio, e Tempo in cui questo si eseguisce; ma non
indica l'Oggetto Cardine di Giudizio (82) - Dunque i Giudizj
determinanti-azione saranno espressi in Modo Generico, ognivolta che non sia
necessario nominare il loro Oggetto cardinale; e quando l'Oggetto cardinale
deve nominarsi, saranno espressi col che. Ora l'Oggetto cardinale non
deve esprimer-si, e quando fù preventivamente nominato, equando si accenna un
Azione genericamente - Dunque : I.° Il
Giudizio determinante-azione si esprime al
Modo generico: 1.° Quando il Giudizio determinante accenna un Azione in
genere, senza riguardo alcuno all'Oggetto che la eseguisce; come «Sento
cantare, Sentii piangere ec.»: 2.° Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio
determinante è quello stesso del Verbo determinando; come » Voglio par-tire,
Voi credete essere, Pensavano tornare ec. »:
3.° Quando l'Oggetto cardinale del Giudizio determinante fü già
chiaramente espresso, e in modo che non può nascere alcuna oscurità o
confusione; come «Li vedo arrivare, Vi sentiva ridere ec. ». II® Il Giudizio determinante-azione si la
precedere dal che, ognivolta che il suo Oggetto cardinale è diverso da quello
del Verbo determinani-do; avuto però il debito riguardo al primo e terzo Caso, espressi superiormente (L.°): Quindi
avremo « Vedo che arrivano, Voglio che parta, Sentii che cantavate ec. ». Si avverta, che in Italiano il Giudizio
deter-minante-azione quando sia futuro, si fa precedere quasi sempre dal che,
sebbene il suo Oggetto cardinale sia lo stesso che quello del Verbo
deter-minando: Cosi invece di « Credo dover partire - Dicono essere per tornare
ec. » diciamo «Credo, ehe partirò - Dicono, che torneranno oc. ».Tempo nei
Giudizj determinanti-azione 376. Il
Giudizio determinante-azione o è con temporaneo a quello del Verbo determinando,
o deve aver luogo in Tempo diverso. I.°
Quando sia contemporaneo, si pone sempre al Tempo presente: Come « Sento, che
cantano - Sentii cantare, - Se sentirò, che cantino ec.». Infatti il Giudizio determinante eseguendosi
contemporaneamente al determinando, basta che uno di questi due Giudizj esprima
il vero Tempo del- l'Azione. Dunque
questo Tempo essendo necessariamente espresso dal Verbo determinando, pel Giudizio determinante dovremo indicare
soltanto il Modo; il che si la coll'espressione di Tempo presente (126) -
Dunque il Giudizio determinan-te-azione quando sia contemporaneo a quello del
Verbo determinando, con ragione si esprime al
Tempo presente. Il. Quando non sia
contemporaneo a quello del Verbo determinando, il Giudizio determinante deve
indicare il suo vero Tempo da se. Dovremo quindi esprimerlo col Tempo
conveniente, che sarà facile conoscere dalla natura del discorso. Quindi avremo «So, che partono, che
partirono, che partiranno ec. Seppi, che partivano, ch' erano partiti, che
partirebbero ec. ». 177. Si avverta, che
il Giudizio determinante-a-zione benché di sua natura futuro, si esprime o
almeno pud esprimersi al Tempo presente, ogni-volta che la sua futurità è
naturalmente e chiaramente indicata dal Verbo determinando: Come «Spero
arrivare, che arrivino ec. Temo partire,
che derrano ene essendo peturie del predia . da spero, temo ec., il
Giudizio determinante non deve esprimere
che Modo; e il Modo s'indica colle
Espressioni di Tempo presente (126).
• PARAGRAFO 3.° Della Voce CHE 178. Noi qui consideriamo la Voce che
puramente come distintivo del Giudizio determinan-te-azione, quando non è
espresso in Modo Generico (172); facendo avvertire, che tal Voce per intrinseca
natura sempre trovasi fra due Giudiz), e che di questi due Giudizj uno è
determinando, l'altro determinante; come abbiamo già ripetuto più volte -
Dovendo quindi molto riflettere su questi due Giudizi relativamente al che, ne
tratteremo separatamente; chiamando il primo Prece- dente, l'altro Seguente il Che. Si avverta, che in Italiano la Voce che à
varj Significati; e ch' è molto
essenziale saperli prat-ticamente distinguere, facendo le debite Sostitu-zioni,
quand' occorra per chiarezza maggiore.
GIUDIZIO PRECEDENTE IL CHE 179.
Riguardo al Giudizio precedente il Che é necessario osservare primieramente,
s'& desso affermativo o negativo (24).180. Quando sia Affermativo conviene
spinger oltre l'analisi ed osservare, s'è desso assoluto o inassoluto
I.° Chiamiamo assoluto il Giudizio precedente, quando contenendola in se
per l'indole e natura dell'Azione che indica, esprime la Certezza del Giudizio seguente il Che: Cosi in « Vedo che
fug- •gono, sento che cantano ec.» vedo
e sento sono due Giudizi assoluti, contenendo un assoluta Certezza dell'Azione
o Giudizio seguente; giacché riguardo alla mia persuasione non possono non
cantare e non fuggire, se io li vedo fuggenti e li sento cantanti. II.° Chiamiamo inassoluto il Giudizio
prece-dente, quando non esprime la Certezza del Giudizio seguente il Che; e
questo può avvenire in due maniere: O perché il Giudizio precedente contiene
nell' intrinseca sua forza e natura l'incertezza l' indecisione del Giudizio
seguente; come « mi pare, temo, dubito, volete forse che ec. » giacchè ciò che
mi pare o che temo o che dubito o su cui interrogo, potrebbe anche non essere:
O perché il Giudizio precedente esprime di sua natura, che il Giudizio seguente
relativamente ad esso è futuro; come «Spero, Voglio, Ordino ec. che par-tano»;
giacché del Futuro non si può mai avere
assoluta certezza. GIUDIZIO
SEGUENTE IL CHE 18r. Se il Giudizio
precedente è negativo, il seguente si esprime sempre in Modo indefinito(139. e
seg.); come «Ion vedo che partano, gnoro ossia non so che siano partiti ec. ».
Infatti in simili casi il Giudizio seguente il Che esprime una Cosa, la cui
esistenza è per noi incerta; come ci fa di sua natura conoscere il Giudizio
precedente negativo. Dunque dovendo mostrare tale in- certezza, il Giudizio seguente deve
esprimersi in Modo Indefinito. 182. Il Giudizio precedente essendo
afferma-tivo, si osserverà s'è desso assoluto o inassolu to (180).
I.° Se il Precedente ¿ assoluto, il Giudizio seguente si esprime in Modo
Definito (109 e seg.) ; come « Vedo che
partono - So che partirono ec ». Infatti
in simili casi, come ne assicura il Giudizio precedente vedo, so ec., il
Giudizio seguente il Che ci é presentato col massimo grado di Certezza. Dunque dev'essere espresso in Modo
Definito. II.® Se il Precedente è
inassoluto, il Giudizio seguente si esprime in Modo Indefinito; come «Mi pare
che partano - Voglio che partano, - Temo che partano ec. ». Infatti in simili
casi, come annuncia il Giudizio precedente mi pare, voglio, temo ec. (180), il
Giudizio seguente il Che contiene l'Incertezza della sua esistenza. Dunque dobbiamo
esprimerlo in Modo Indefinito.
AVVERTENZA 183. Abbiamo
superiormente fissato che, il Giudizio precedente il Che essendo negativo o
interro-, gativo (180 e sego), il Giudizio Seguente deve es-primersi in Modo
Indefinito -Se però il Giudizio precedente sarà e negativo e interrogativo al
tempo stesso, il seguente devesi esprimere in Modo De-finito; perché in tal
caso l'Incertezza effetto d'In-terrogazione, distrugge l'Incertezza effetto di
Ne-gazione. Ed infarti un Incertezza che si presenta in Modo incerto, non
esclude necessariamente ogni ombra d'Incertezza? — I Matematici, già persuasi
della Verità « Che due Quantità negative danno un Prodotto positivo»,
m'intenderanno più facilmente degli altri.
Quindi avremo «Non vedete voi, che fuggo-no? Non sento io, che ridono?
ec. »— Ed infatti chi può non vedere, che in questi e simili Esempi il Giudizio
precedente contiene l'assoluta Certezza del Giudizio seguente il Che? - Dicendo
affermativamente « Non sento, che ridano», la Negazione del Giudizio precedente
dà al Seguente la necessaria impronta d'Incertezza (181); giacché questo
ridere, non sentendolo io, è incerto almeno per me: Quindi relativamente a tale
Azione pronuncio un Giudizio analogo alla situazione del mio Spirito.
Aggiugnendo però al Giudizio precedente la forza interrogativa « Non sento
io?», questa rende l' Espressione del Giudizio seguente certa di ne-cessità;
giacché annulla l'effetto della Negazione.
Difatti col dire « Non sento io, che ridono? » io non domando se abbia
luogo l'Azione di ridere ; ma domando, se credasi che questo ridere non sia da
me sentito, cioè non sia a mia cognizione. Dun-- que la mia Domanda non solo non pone in
dub-bio l'esistenza dell'Azione, ma la afferma; giacche. l'Interrogazione non
potrebbe aver luogo, se l'Azione di ridere non esistesse almeno nella mia
persuasione. Dunque ogni Giudizio precedente il Che, quando sia
negativo-interrogativo, diviene affermativo-assoluco (180, 1.°). Io intendo ciò che dico; ma non so farmi più intelligibile di cosi. SEZIONE SECONDA SITUAZIONI DEGLI OGGETTI 184. Uno stesso Oggetto, come fù già indica-.
to (65), può in diversi incontri presentarsi in Situazioni diverse. Esigendo
quindi la chiarezza del discorso che in ogni circostanza si precisi la vera
Situazione dell'Oggetto, parleremo di tali Sitia-210n, almeno delle primarie
distesamente; fissando per ciascuna il suo particolar Distintivo in Lingua
Italiano. - OGGETTO CARDINALE 185. Cardinale chiamiamo un Oggetto, quando è
Cardine di Giudizio (82); come io, i, il Sole, . Pietro ec. in « Io partirò - Tu scrivesti -
Il Sole : è coperto -Pietro fù chiamato ec.».
186. L'Oggetto Cardinale può nel discorso pre-. sentarsi come attivo,
passiva, o neutro cioé néittivo né passivo, dal Latino neuter significante nè l'uno nè l'altro. I.° È attivo, se agisce, cioè se la desso
l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu scrivi - Egli corre - Voi
leggete ec. ». II.° E passivo, se riceve
desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu sarai promosso —
Egli fù punito - Noi fummo chiamati ec. ».
IlI.® E neutro, quando né riceve né eseguisce Azione; e questo propriamente e solamente
suc-cede, quando l'Oggetto è Cardine d'un Giudizio di Qualità, cioé d' un
Giudizio in cui all'Oggerto cardinale si attribuisce qualche Qualità; come «Voi siete virtuosi —I Frutti erano
maturi- l' Inverno fù rigido ec. ». L' Articolo (155) è il Distintivo dell'Og getto
Cardinale, se indeterminato; e se determi-nato, il suo Distintivo consiste, nel
non averne alcuno. OGGETTO NOMINATO Chiamiamo nominato un Oggetto, quando nel discorso
non à altro Ufficio che quello di puramente accennare ossia nominare se stesso;
come Pietro, Danaro, Città in « Egli è virtuoso quanto Pietro - Tutto si fa col
Danaro - Passarono per la Città ». L'Oggetto Nominato può in fondo considerarsi come
Oggetto Cardinale: Quindi à lo stesso Distintivo (187).ittivo né passivo, dal
Latino neuter significante nè l'uno nè
l'altro. I.° È attivo, se agisce, cioè
se la desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu scrivi - Egli
corre - Voi leggete ec. ». II.° E
passivo, se riceve desso l'Azione espressa dalla Voce verbale (83); come « Tu
sarai promosso — Egli fù punito - Noi fummo chiamati ec. ». IlI.® E neutro, quando né riceve né
eseguisce Azione; e questo propriamente
e solamente suc-cede, quando l'Oggetto è Cardine d'un Giudizio di Qualità, cioé
d' un Giudizio in cui all'Oggerto cardinale si attribuisce qualche Qualità;
come «Voi siete virtuosi —I Frutti erano
maturi- l' Inverno fù rigido ec. ». L' Articolo (155) è il Distintivo dell'Og getto
Cardinale, se indeterminato; e se determi-nato, il suo Distintivo consiste, nel
non averne alcuno. OGGETTO NOMINATO Chiamiamo nominato un Oggetto, quando nel discorso
non à altro Ufficio che quello di puramente accennare ossia nominare se stesso;
come Pietro, Danaro, Città in « Egli è virtuoso quanto Pietro - Tutto si fa col
Danaro - Passarono per la Città ». L'Oggetto Nominato può in fondo considerarsi come
Oggetto Cardinale: Quindi à lo stesso Distintivo (187).quando lo esprimiamo nel
discorso unicamente perché egli presti a noi attenzione, ossia quando viene da
noi effettivamente chiamato ; come « Ami-co, dove andate? - Pietro, prendi quel
Libro - Gran Dio, mi assisti ec.». Si
avverta, che possono chiamarsi i soli Oggetti aventi la facoltà di udire, o
almeno creduti tali in forza d'Immagi-nazione.
195. Il Distintivo
dell'Oggetto Chiamato suol essere o, che per lo più si tralascia. OGGETTO
INDEFINITO 196. Chiamiamo indefinito
un Oggetto, quando nel discorso ne esprimiamo una indefinita quan-tità, se
l'Oggetto è di Numero unale; oppure ne esprimiamo un Numero indefinito, se
l'Oggetto è di Numero plurale (170); come Cercano del Pane - Vedrete dei Soldati
ec.». Il Distintivo dell'Oggetto
Indefinito consiste nell'essere preceduto al Numero unale da del o della, e al
plurale da dei o delle; come già fü detto (170). OGGETTO CONTENENTE Chiamiamo contenente un
Oggetto, quando esprimendolo consideriamo in esso come deposta o deponibile
qualche cosa, ossia quando lo consideriamo come capace di contener qualche
cosa: Cosi Roma, Principe, Libri sono Oggetti contenenti in «Pietro è in Roma, —
Confidate, cioe ponete . la vostra confidenza nel Principe — Non sempre la vera
scienza è riposta nei Libri ».199. Il Distintivo dell'Oggetto Contenente
consiste nella Voce in, che unita spesso all'Articolo dà nel nella nei ec. OGGETTO RELATIVATO (a) • 200. Chiamo relativato un Oggetto,
relativamente a cui si proferisce un dato Giudizio, oppure cui si riferisce
esclusivamente un dato Giu-dizio: Cosi Pietro, Indolenza, te, lui, Guerra ec.
sono Oggetti relativati negli Esempj seguenti; col-l'attenta analisi dei quali
sarà facile formarsi una precisa Idea di questa speciale situazione degli
Oggetti: « Che si dice di Pietro, cioé relativamente a Pietro? - Mi accusano d'
Indolenza, cioè reluci-vamente a colpa d' Indolenza - Che fia di te, cioe
relativamente a te? - Disponete di Lui, cioè re-tativamente alla Persona di Lui
- Si parlava di Guerra, cioè relativamente alla Guerra ec. ». 201. Il Distintivo dell'Oggetto relativato
consiste generalmente nella particella di. Siccome però questa Voce suole avere
altri Significati (191), cosi in ogni circostanza importa molto il ben
anali- zare il sentimento del prattico
Discorso. (a) Questa Parola è troppo
barbara, e fors' anche non esprime la situazione dell' Oggetto chiaramente
quanto dovrebbe — Non m'è però stato possibile sostituirne altra
mi-gliore.OGGETTO RICEVENTE Chiamiamo ricevente un
Oggetto, quando trovasi nella situazione di ricevere effettivamente qualche
Cosa; come Soldati, Amico, Corriere ec. in « Diedero ai Soldati - Dissi all'
Amico - Consegnate al Corriere ec.». Il Discintivo dell'Oggetto ricevente è la Voce o, la
quale unita all'Articolo forma spesso le Voci composte al alla agli ec. .
OGGETTO TERMINANTE Chiamiamo
terminante un Oggetto, nel quale và a terminare un Moto, o un Azione col mezzo
di Moto; come Campagno, Amico, Voiec. in « Andiamo in Campagna — Scrivo all'
Amico — Quest' oggi verrò da Voi ec. ». Il Distintivo dell'Oggetto terminante è co munemente
la Voce a, come per l'Oggetto Ricevente (203). Quindi per distinguere in un
Oggetto l'una dall'altra situazione, bisogna ponderare e la qualità dell'Azione
e la forza del sentimento - Inoltre l'Oggetto terminante molte volte trovasi
preceduto da in, da ec.; e però convien fare moltissima attenzione alla natura
del Discorso. OGGETTO COMINCIANTE Diciamo cominciante ogni Oggetto, dal quale à
principio un Azione od un Moto; come Vienna, Storie, Soldati, Campagna ec. in «
Ebbi Lettere da Vienna - È narrato dalle Storie - Il Castello fü preso dai Soldati - Tornerà
dalla Campagna domani ec. ». 207. Il Distintivo dell'Oggetto cominciante é
la Voce da, che unita spesso all'Articolo forma le Voci composte dal dalla dagli ec. Si avverta, che la Voce da à varj
Significati, e quindi che non precede sempre un Oggetto co-minciante. Il
Buon-senso però e l'Analisi ne fa-renno facilmente conoscere il vero valore in
ogni prattico Discorso. 208. L'Oggetto
Cardinale attivo (186, 1.°) è in fondo cominciante di sua natura. Uno
stesso Oggetto però non può
contemporaneamente presentarsi in due diverse Situazioni. Dunque un Oggetto
considerato come Cardine di Giudizio, non può allo stesso tempo esser preso
come Comin-ciante. Si avverta peró che
ogni Oggetto Cardinale attivo, quando regga una Voce verbale indetermi-nata,
può colla massima facilità farsi passare ad Oggetto Cominciante col dare un
diverso giro alla frase e un differente aspetto all'azione: Cosi invece di dire
«I Soldati desiderano la Guerra » si può dire cLa Guerra è desiderata dai
Soldati»; benché tali Espressioni non abbiano precisamente la stessa identica
forza e valore. AYYEBTEN2A. Sull'Ordine diretto e inverso nelle Azioni 209. Qui cade in acconcio l'osservare, che
in ogni Azione indeterminata
dobbiamo considerare come un Estensione di spazio, ossia come una linea di
Moro. Quindi in tali Azioni avremo sempre un principio ed un fine, inseparabili
da qualunque Estensione. 210. Da ciò derisa, che l'Azione
indeterminata può presentarsi sotto due aspetti diversi, cioè com ordine diretto o inverso. I.° Si presenta con ordine direito, quando la
consideriamo come passante dal suo principio al suo fine; come « lo scrissi una
lettera - Egli or-dino, che partissero »
Il.° Si presenta con ordine inverso, quando nell'Azione cominciamo a
considerare il fine, e da esso passiamo al principio; come • Una lettera fù
scritta da me - Che partissero, fu ordinato da lui » — Tali Espressioni però
debbono considerarsi, e sono effettivamente Sostituite (5). In ogni Azione indeterminata, sotto qualunque
aspetto si presenti dessa praticamente, avremo dunque sempre e principio e
fine; e questi due Cardini dell'Azione
debbono essere e sono sempre chiaramente espressi nel Discorso. 211. Rapporto alle Azioni determinate,
siccome queste risguardano soltanto l'Oggetto Cardinale, non possiamo in esse
considerare altra Estensione che quella di durata; come « Ho passeggiato due
ore — Dormirà tutta notte ec. ».212. Ben inteso quanto fü analizato finora,
colla guida dell' Analogia del Buon-senso e della Riflessione si può in
qualunque Lingua essere in caso di darsi ragione di tutto - E quale
sodisfa-zione per un Anima colta rinvenire ad ogn'istante motivo di ragionare,
dove si riteneva assolutamente precluso l'adito al Raziocinio ? Io non pretendo di aver completamente
esaurito la Materia trattata; giacché ciò che nasce, non puó al tempo stesso
giugnere alla sua perfezione. Parmi
peró, che l'esposto sia sufficiente per cominciare a formarsi un Idea
filosofica del Lin-guaggio. Le
inveterate Abitudini predominanti, la spesso trionfante Ignoranza, la
difficoltà di tanti indispensabili Raziocinj, l' Insufficienza la sfavorevole
Prevenzione e il Contro-genio quasi universale per Teorie astratte e
metafisiche, sono a questa Nuova Scienza ostacoli quasi insormontabili - Ma per
ciò che riguarda il creduto Bene dei Simili, il Filantropo spera anche immezzo
alla Dispera-zione. Quindi, a gloria della pensante Umanità dei Spiriti
illuminati e della sana Filosofia, mai cesseró di credere, che La vera Scienza
del Linguaggio abbia a vedersi un giorno assisa in seggio lumi-noso, al pari di
tant' altre più o meno utili Scienze.LINGUA
FILOSOFIÇO-UNIVERSALE INTRODUZIONE 1. Ocri Nazione ebbe ed à il suo proprio
Lin-guaggia parsisolare. Le Persone colte però sogliono in ogni civilisata
Nazione occuparsi dello studio di qualche Lingua straniera, Se dunque i
Letterati si applicassero tutti allo studio d'una medesima Lingua, potrebbe
questa molto facilmente rendersi
Universale. 2. Ma il Linguaggio
di tutti i Popoli fü a poco a poco e capricciosamente stabilito dal bisogno e
dall'uso; vale a dire, che il Beto più ignarante della facietà fù sempre il
primario fondatore di tutte le Lingue. Dunque le Lingue che anno p ebbero
pratticamente asistenza, debbono di ses cessità essere complicate difficili
irregolari = Dunque nessuna delle Lingue esistite o esistenti, esser potrebbe
ragionevolmente la Lingua Universale pei
Dotli. 3. La Lingua Universale
pei Dotti dev'essere Lingua Dotta; vale
a dire, Lingua basata sullanatura delle Cose, e ridotta a sistema dal razio
cinio dalla meditazione dal calcolo dalla Filosofia - Dunque per formare un
Piano di Lingua Universale è necessario, prima analizare le Basi fondamentali
del Linguaggio in genere, indi esa- •
minare qual sistema Filosofico di Lingua sorger
potrebbe dai conosciuti Principi generali. 4. Quindi il nostro Lavoro sarà diviso in
trè Parti ; civé • I. LInGuA GanerIca II. LINGUA FILOSOFICA III. LINGUA
UNIVERSALE Vedremo nella prima, quali
sono e debbono essere le Teorie e le Regole generali di Lingua, calcolate sulla
natura stessa delle Cose: Formeremo nella seconda il Piano per una Lingua
possibilmente Filosufica: Fisseremo nella terza, quanto a nostro credere è in
genere necessario per una ragionata Lingua Universale. Si avverta, che per l'intelligenza completa
dei qui sviluppati principi di Lingua è duopo conoscere almeno in gran parte,
ciò che si espose nella premessa ANALISI DEL LINGUAGGIO; e che le Teorie qui
esposte servono di schiarimento all'ANALISI medesima.LINGUA GENERICA 5. Sorro al nome di Pensiero comprendendo
tutto ciò che occupa lo Spirito e quando agisce e quando sente, lo scopo del
Linguaggio é la Co municazione reciproca dei Pensieri; e tale Comunicazione
esigge un Mezzo di convenzione trà gli Uomini — Dunque nell'Analisi della
Lingua in genere dobbiamo esaminare e il Mezzo di Comu-nicazione, e quanto può
essere Soggetto di occupazione allo Spirito.
Dunque in sette separate Sezioni analizeremo succesivamente : Le Parole I Giudizj I Fonti Primitivi dei Giudizj I loro Fonti Secondarj Le Voci Indeterminate Le Voci Sostituite Alcune Cose di speciale Osservazione Chiamasi Parola « Ogni
vocale Suono o Aggregato di Suoni, emessi senza interruzione » (a). Le Parole possono essere
significanti o insignificanti - È significante ogni Parola, cui la Convenzione
sociale attacá un Idea o setiplice o composta; come tömô, Batticuore ec. : E
inst gnificante ogni Parola, cui dalla
Convenzione nori si attacca alcuha Idea; come sarebbe in Italianó Liudi,
Priroda ec. - Nessuña Lingua puó avere
ma. Le Parole Significanti sono o fuggevoli ô
pér-manenti. CAPO I Delle Parole Fuggevolt Chiamiamo fuggevoli «Quelle Parole, delle quali si
perde ogni traccia, appena proferite ». Le Parole essendo formate da suoni Voca-
321121003080.6070 (a) Suono Vocale vuol
dire « Qualunque Suono formato colla
Voce 9. l (6), et necessario considerare
partitamente totti ! Suoni che serveno
alla loro Formazione - Questi Suoni da noi si distinguono in gusturali ed
orali. PARAORATO S°• DE Storl Gutturali 31, Dal latino guitur chiamiamo griturali
«Quei Suoni, che senza il menomo sforzo e tenendo la Bocea più o merto aperta,
si formano interamente nell'iriterto della Gola ossia nella Loringe "-In
Italiano, come quasi in tutte le Lingue, i Suoni gutturali sono a, o, d, i, 0,
0, u (a). GỪTTURALI SBMPLICI E
COMPOSTI 12. I Suoni Gatturali si distinguono
in semplici e composti —Sono semplici, quando sonservano inalterabile la
primitiva loro natuta; come a, e, ¡ ec.:
Sono composti, quando il Suono comincia cón un Gutturale e fnisce con un altro;
come in Italiano ai, ei, voi ee. Si avverta, che due o più Gutturali
formano Suono composto, sol quando nel
proferirli tutti s'impiega il tempo, che sogliamo implegure per emetterne un
solo. Quindi nelle Parole reica, pie: coso ec. perché ei ed ie formino Suono
composto, (a) e ed o armo duo Suoni
differenti, uno doperto o l'altre strello; o l'aerento da mo usato serve
untedmento ad tadiente il secondo, cisa il Duoro stretto conde in tado, dato
00. ¿ necestario proferirli con quel
tempo, col quale si pronunzierebbe un i od e semplice, ma lungo, come diremo
(15). GUTTURALI BREVI et LUNGHI 13. Il Meccanismo della Voce e degli Organi
vocali esigge indispensabilmente, che in ogni Parola prolunghiamo qualcuno o
alcuni dei Suoni gutturali: E da ciò viene, che in varie Lingue alcune Voci
mancanti di Suono lungo ossia pro-lungato, debbono pronunciandole unirsi ad
altre Parole. 84. I Gutturali composti (‹2), come formati
da Suoni diversi, sono tutti lunghi di loro natura; essendo fisicamente
impossibile, che una stessa Voce proferisca più Suoni nel medesimo istante
indivisibile. • 85. I Gutturali Semplici
debbono distinguersi in brevi e lunghi, cioé si proferiscono ora lunghi ed. ora brevi - E breve un Suono gutturale
sempli-ce, quando si emette colla massima possibile bre-vità; come i ed e in
ordine cardine ec.: È lungo un Suono gutturale semplice, quando la Voce si
poggia ossia si ferma un poco sopra esso; come a in Canto l'armi (a). (a) Se dovessi determinare il rapporto di
durata trà un Suono lungo ed un breve,
appoggiato ai lumi che somministra la Poesia specialmente latina greca e
tedesca, direi « Che il breve è la metà del Suono lungo »; vale a dire, che
nella Quando in ciascuna Lingua i
Gutturali semplici debbano pronunciarsi brevi e quando lun-ghi, può apprendersi
unicamente dall'uso. PARAGRAFO 2.° De Suoni Orali
Dal latino os oris
significante Bocca, chiamiamo orali «Quei Suoni vocali, che propriamente si
formano nella Bocca o in qualche di lei parte »- Questi Suoni son quelli, che
comu-. nemente sogliono chiamarsi Consonanti. I Suoni Orali si
distinguono in prolungabili ed istantanei, come sono realmente in natura -
Chiamiamo prolungabili quelli, che volendo possono effettivamente prolungarsi;
come f, r, m, 1o, 2, ec.; avvertendo che m ed n sono prolungabili soltanto
prima della completa loro formazio-ne. Chiamiamo istantanei quelli, che non
potendo essere prolungati, si emettono in un solo istante indivisibile; come 6,
d, p, t, ec. pronuncia di due Suoni brevi dobbiamo impiegare tempo eguale a
quello, che s' impiega nella pronuncia d' un Suono lungo : Quindi la Voce non deve mai poggiare sopra un
Suono, che • di natura sia breve. Per
chi ama la Poesia e brama penetrare fin entro l' armonico di lei Santuario, questa
Osservazione può essere fe conda di utili riflessi. 21. Non sarebbe difficile almeno per un
determinato Linguaggio spiegaré meccanicamente, come debba prontinciarsi
ciáscal Subito vocalé. Omettiamo pero questa meccanica splégazione, e perché in
gran parte ittitile, e perché di sua hatará nojosa, e perché dalla voce d'an
Conoscitore cóls Fesercizio di pochi
minuti può apprendersi conve-fientemente lá Pronuncia di qualunque Suono
to-cale. PARAGALtO 3.° Delle Parti o Sillabe nelle Parole 29. Nelle Patole i Suoni Orali praticamente
si uniscono sempre a qualche Gutturalé; e proptia-mente tion servono che a
modificare ossia presen= tare sötto difletenti aspetti il Suono Guttatale cul
vanno uniti: Quindi non fortato da se té Parola né Parte di Parola össia
Sillaba. Il rumero delle Parti o Sillabe nelle Parole è quindi determinato dai
Suoni gutturall; e propriamtehte in diastina
Parola son tánte le Sillabe, quatti i Suoni Gut: turali o semplict o
composti (12). 23. Quindi in ogni
Sillaba dobblato distinguere il Suono bäse e i Suoni accessotj: Lä Base et formata
da un Suono Gutturale o semplice o cơm-posto; e gli Aecessorj sono gli Orali
che trovansi uniti alla Base - Diffatti, che il Suonó Gútturale sia la Basé
fondamentale d' ogni Sillaba e che gli Örali sieno puramente accessöri, é
provato da cio; che non possiamo aver
Sillaba senza Suono Gut-turale; ed invece possiamo benissimo averla senza Suoni Orali.
24. Inoltre la Voce non può troncarsi arrestarsi ossia finire con un
Suono Orale; giacché l'inter- rompimento
di qualunque Orale anche prolungabile (47) produce necessariamente un piccolo e
appena sensibile Suono gutturale, com'è facile conoscere colla propria
esperienza - Dunque ogni Sillaba deve
terminare con Suono gutturale. Dunque i Suoni Orali possono in ciascuna Sillaba
pre-, cedere la Base, ma non possono seguirla giammai (36). Dunque le tante Regole del sillabare si
riducono ad una sola e della massima semplicità; cioé « In ciascuna Parola ogni
suono Gutturale é fine di sillaba»— Ecco in qual modo al lume dell'Analisi del
Raziocinio e della Filosofia svaniscono tormentose inutili difficoltà, cagione
alla povera Fanciullezza di tante lagrime e di tanti eloquentissimi sospiri. 25. Ben fissato quanto si espose finora, se
volessi pronunciando separare le Parti costituenti le Parole « intanto, ardire,
correndo, batteva, coraggio ec. » dovrò dire «i-nia-nio, a-rdi-re, co-rre-ndo,
ba-ite-va, co-ra-ggio ec." - Questa maniera di decomporre le Parole
facendo terminare ogni sillaba con Suono gutturale, a primo aspetto parrà
strana a chiunque: Essa veramente si oppone all'Abitudine ed alle Regole
stabilite e seguite per tanti secoli da tutte le Scuole; ma non cessa per
questo d' essere ragionevole e ragionata.
Infatti decomponendo una Parola in sillabe, dobbiamo farlo in modo, che
riuniti i suoni di tutte le Parti, ne risulti poi l'Espressione dell'intera
Parola. Ora questo non può ottenersi, se non facendo terminare ogni sillaba con
suono Guttu-rale; come colla propria esperienza può convin-cersene ognuno da
se. Dunque la Decomposizione delle Parole non può, ne deve larsi altrimenti. Onde ancor meglio persuadersi di questa
ve-rità, lasciata per in momento da parte ogni contraria prevenzione, si
pronunzino le varie sillabe delle suespresse Parole col Metodo che ci fü
insegnato e che s'insegna nelle Scuole. Avremo «in-can-to, ar-di-re, cor-ren-do
ec. "—Si confronti ora l'insieme di questi suoni parziali coll'
espressione totale di ciascuna Parola; e questo confronto si faccia, non come
sragionando sogliamo per abitudine (dicendo per esempio nella sillaba in « i ed
enne fa in»), ma si faccia come avviene realmente in natura. Non è egli vero,
che debitamente riunendo i suoni parziali, risulterebbe inetaneto, are-dire,
corerenedo ec. (a); vale a dire risulterebbero Parole diverse da quelle, che
intendiamo pronunciare? - Io scrivo unicamente per Chi, o ragiona o conserva
almeno la capacità di ragionare. Si dirà
forse: Come insegnare ai Fanciulli a (a)
Li e che si trovano in queste Parole espressi in ca-fattere piccolo, debbono
considerarsi come aventi un suono, che in duraia è metà d'un e breve (15), proferire i difficili suoni nto, mha, uma,
nce ec.? Primieramente il saper
decomporre le Parole con tutta precisione non è di assoluta necessità, che per
la sola Paesia; e chi impara a leggere una Lingua, è ben lontano
dall'analizarne i Prodotti poetici. Inoltre la Cosa e facile assai, quando
abbandonati i soliti sistemi, si volesse ascoltare e seguire ciò cha a tal
proposito suggeriscono il Buon-senso e la Matura. Si cominci dal far proferire un breye fucile
e ben inteso Sentimento: Dal Sentimento si passi a eiascuna Parole: Dalla
Parola si passi alle Sille-be: E da eiascuna Sillaba si discenda alle Lette re—
In somma per ben fare si faccia l'opposto di quel che sempre si fase. Della
Posa nelle Parole 26. È fisicamente
impossibile proferire di seguito senz' alsuna interruzione le varie Parti d'
una Pa: rola, facendo in essa brevi tutti i suoni Gutturali. Quindi in tutte le Linguei suoni gutturali di
cia-ecuna Parola che può pronunciarei isolatamente, sono o tutti lunghi, o
alcuni lunghi ed altri bre-wi — Ma nei suoni lunghi la Voce si ferma si posa
più che nei brevi, anzi per un Tempo precisamente doppio (‹5). Dunque in
clascuna Parola pronunciabile disgiuntamente dalle alire, avremo la Posa sopra
ciascun suono gutturale, che per genio o legge di Lingua sia lungo. Un assoluta precisione di Pronunzia in punto Buoni
lunghi e brevi, non si richiede che nella Poesia; giacché in essa un suone
breve prolungato o un suono lungo abbreviato è bastante ad alterare il Metro,
cioè quella Misura quella determinata Estensione di suoni, cui la Poesia dey'
es-sare costantemente soggetta - La Prose gode maggiore libertà; giacché esente
da Metro costante, non è sempre ugualmente scrupolosa rapporto alla durata de'
Suoni. CAPO II Delle Parole Permanenti Chismiamo permanenti « le Parole espresse in modo
che si conservano, e che cal mezzo della Vista ei richiamano e il giusto loxo
suono vocale, e l'Idea ch' esprimono ». 2g. Rendere permanenti le Parole e
proprio della Scritura, uno de più belli e piu utili ritrovati dell'umana
Capacità - Gli elementi della Scrit tura sono Segni; e questi debbono essere
varj e distinti, come i suoni Vocali che accennano. 30. Non sarà qui fuor di proposito avvertire,
che la Scrittura è naturalmente posteriore al Lin- biamo pronunciar le Parole come sono scritte,
giacché cio supporrebbe la Scriptura e anteriore alla Pronuncia e capace di
esprimere esattamente i Suoni vocali; ma dobbiamo pronunciarle secondo l'uso
migliore e più ricanoscinia d'ogni Nazione.
Quindi le Parole scritte non debbono in punto Pronuncia che richiamare i
Suoni precisi, coi quali dev'essere proferita qualunque Parola. Si fissi dunque, che la Scrittura serve a
richiamare esattamente e colla massima precisione tanto le Idee che i giusti
Suoni vocali; ma si fissi ancora, che questi Suoni vocali sono dalla Scrittura
rappresentati quasi sempre imperfettamente.
Quindi la Scrittura può esattamente definirsi «Se- rie di segni non gia rappresentanti ma solo
richiamanti a norma di Convenzione una serie d'Idee ed una serie di Suoni
vocali »— Con questa semplice Definizione si comprenderà facilmente come si può
benissimo pervenire ad intendere sui Libri ed anche a scrivere una Lingua
qualunque, senza saperne ben proferire una sillaba sola; come so vente uno
stesso Segno in diverse Parole à suono diverso; e perchè l'esatta Pronunzia
d'una prat-tica Lingua qualunque non può apprendersi che a forza di Esercizio e
di Conversazione. Segni de' Suoni
Gutturali 31. I Suoni Gutturali semplici
in Italiano sono . sette (11); ma si esprimono coi soli cinque segni a, o, i,
0, 4— E quindi necessario far attenzione, che ciascuno dei segni e ed o serve
ad indicare due differenti suoni Gutturali, cioé uno più chiuso dell'altro. Il
solo Uso può far conoscere, quando questi Segni abbiano l'una e quando l'altra
Pro-nuncia. 32. I suoni Gutturali
composti si esprimeno coi soprafissati segni dei semplici, unendone secondo il
bisogno due o tré in una sillaba sola; come mio, suoi ec. È qui opportuno avvertire, che in Italiano il
segno i preceduto da c da g e da gl, moltissime volte non esprime suono
gutturale; ma indica semplicemente, che il c il et ed il gl debbono avere quel
suono stesso che dar loro sogliamo avanti al Gutturale i:: Come in caccia,
giusto, abbaglio ec. GUTTURALI BREVI E LUNGHI • 33. I cinque segni sopra fissati (31)
servono egualmente ad indicare i suoni Gutturali tanto brevi che lunghi. Quindi
il solo Esercizio può farci praticamente distinguere gli uni dagli altri. In Italiano se la -Parola termina con suono
gutturale lungo, si sovrappone al segno un ac-cento; come andò, verrà, perché
ec. PARAGRAFO 2° Segni de Suoni Orali • 34. I suoni Orali prolungabili (17)
sogliono ac-cennarsi coi segni m, r, s, n, ec.: I suoni Orali iscontanei
sogliono indicarsi coi segni b, d,p, t, ec.; e tanto gli uni che gli altri ánno
un determinato valore a norma della Convenzione di eiascun Popolo e Linguaggio
in particolare. ORALI ORDINARJ et FORZATI 35. I segni de suoni Orali (3) servono di
loro natura ad esprimere in iscritto gli Orali ordinarj. Per indicare gli Orali forzali ci serviamo
dei st-gni medesimi duplicandoli, cioè scrivendo mm; it, ss ec. — Quindi il
segno Orale doppio ossia la Consonante duppia, non esprime due suoni; ma indica
soltanto, che il suono dev'essere forzato (^9), cio quasi doppio non in durata
ma in intensità. ORALI FINALI 36. Abbiam detto (34), che ogni sillaba
termina con suono Gutturale: Quindi, siccome in Iscritto molte parole finiscono
con segno Orale, e qui necessario aggiugnere qualche cosa riguardo ai Segni
orali finali, cioè che formano l'ultima lettera di varie Parole. Le Parole non sempre debbono pronunciarsi
come sono scritte; giacché la scritturá propriamente non rappresenta i suoni
Vocali, ma soltanto li richiama (30). Se dunque molte Parole finiscono con
segno Orale, non siegue che anche la loro Pronunzia abbia a terminare
precisamente col suono Orale marcato nella scrittura. 37. Le Parole, la cui ultima lettera è un
segno Orale, o si trovano immezzo o si
trovano alla fino del Sentimento - Chiamiamo fine del sentimento ogni Luogo
(endroit), in cui la Voce pronunciando deve o almeno può arrestarsi più o
meno: E chiamiamo Luogo immezzo al
sentimento, ogni Luogo in cui la Voce non può arrestarsi; perché altrimenti
lederebbe il Sentimento - Ora: L° Se le
Parole terminanti con segno Orale, sono immezzo al sentimento, il suono Orale
finale si unisce sempre alla Parola seguente: Cosi dicendo con tutti, l'n
finale deve nella Pronuncia unirsi al t seguente iniziale; e precisamente come
se fosse scritto in una sola parola contutti, ossia co-ntutti. Quindi in questo
caso le Parole o sillabe finali debbono considerarsi come effettivamente
terminanti con suono Gutturale. II.° Se
le Parole terminanti con segno Orale sono alla fine del sentimento, si richiami
(24) essere impossibile che la Voce si
arresti assolutamente in un suono Orale; giacché stante il Meccanismo degli
Organi vocali, la Cessazione d'un suono Orale qualunque deve necessariamente
produrre un appena sensibile suono Gutturale, che noi chiameremo Suono-cessante
- Dunque il segno Orale terminante una Parola che trovasi alla fine del
sentimento, esprime un suono Orale che poggia e che si unisce al
Suono-cessante. Ma il Suono-cessante è
di natura tale, che non può essere udito da chi ascolia. Esso dunque non può
far sillaba nella Parola. Dunque ogni Orale che sia seguito dal Suono-cessante,
siccome non può essere considerato isolatamente (22), potrà per convenzione
ritenersi formante sillaba col Gutturale precedente - Quindi tenor furor ardir,
quando siano alla fine del sentimento, saranno
considerate come Parole di due sillabe sole: Esse • però in natura sono di due sillabe e più;
più, formato dall'Orale finale unito al Suono-cessante ; più, che praticamente
non si calcola, perché non può essere udito da chi ascolta. Stà dunque il Principio, che ogni sillaba
termina con suono Gutturale. 38. La
Lingua Russa è in questo, come in altri Punti molti, più ragionata di tante
altre, che pure comunemente si credono Lingue più colte. Essa infatti à un segno
apposito, esclusivamente destinato ad accennare in iscritto quell' appena
sensibile suono finale, da noi chiamato Suo-
no-cessante. Quindi in Lingua Russa le Parole scritte, terminano tutte o
con segno Gutturale o col segno di Suono-cessante. La Lingua Italiana, tranne qualche
poetica Licenza, non à Parole che in un
prattico discorso possano finire col Sunno-cessante; ed è questa la primaria
cagione della vocale dolcezza pienezza e rotondità, esclusivamente propria alla
nostra Lingua. Dall'esposto in questa prima Sezione si può
rilevare, quanto si opponga alla natura delle cose il Metodo comunemente usato
per istruire i Fanciulli nel Leggere; e si potrebbe dimostrare molto
facilmente, che siffatto Metodo colla nozione delle Lettere delle Sillabe del
Compitare, insomma cogli usati principi di Lettura infonde nel loro
spirito insensibilmente i semi funesti
d' un perfettissimo sragionare. Oh
quanti traviamenti di Ragione deve l'Umanità ripetere dall'Istruzione
Elementare! Se co minciasi a ragionar nell'Infanzia, la Vita dell'Uomo sarà un
immanchevole Tessuto di esatti
Ragionamenti; quindi d'Onestà, di Morale, di Virtù, di Scienza, di
Felicità. Ma se l' Infanzia sragiona.... Oh quanto pochi, negli anni più maturi,
si diriggono al Tempio della Verità!
SEZIONE SECONDA DEI GIUDIZI Il Giudizio è « un Operazione mentale, con cui
affermiamo o neghiamo, che ad un Oggetto convengo una data Azione o. Qualità »
- Quindi tutti i Giudizj saranno o di Qualitá o di Azione. I Giudizi possono secondo
le circostanze formarsi e quindi esprimersi in varj Modi o manie-re; e possono
riferirsi ad un Istante qualunque di Tempo. Dunque in questa Seconda Sezione
dopo alcune preliminari Avvertenze in quattro separati Capitoli tratteremo ° Degli Oggetti, Gardine di Giudizio ° De varj Tempi ai quali
possono riferirsi i Giudizj 3.° De varj
Modi, ne'quali si formano i Giudizj 4.° Delle Voci indicanti Giudizio Tempo
e Modo. Sulle PARTI costituenti un
Giudizio. • 42. Ogni Giudizio deve
contenere e contiene essenzialmente trè Parti; cioè Cardine di Giudi- zio, Voce di Giudizio, Attributo di
Giudizio. 43. Chiamiamo Cardine di
Giudizio « Ogni Og-getto, cui si attribuisce o si niega un Azione o Qualità (40) ». Chiamiamo Voce di Giudizio « La Parola esprimente il
nostro sentimento o parere, tanto affermativo che negativo ». Chiamiamo Attributo di
Giudizio « La Voce esprimente l'Azione o Qualità, che si attribuisce
all'Oggetto Cardine di Giudizio ». Sull' esprimere l' opposto nelle Cose 46. È molte volte necessario indicare
precisamente l' Opposto di ciò, che una Voce esprime a norma di Convenzione.
Questo accade specialmente nelle Voci di Giudizio (44); giacché ogni Giudizio
negativo è assolutamente l'Opposto dello stesso Giudizio, quando fosse
affermativo - Dunque la Lingua aver deve un segno per indicare l'Opposto d'una
Cosa qualunque; e questo segno in Italiano comunemente suol essere la Yoce
not. Sul Segno di NUMERO GENERico negli
Oggetti La semplicità e facilità di
Linguaggio vuo-le, che il Nome degli Oggetti sia inalterabile, cioè sempre lo
stesso. Ed infatti le Lingue più difficili son quelle, che più variaro la
desinenza nei Nomi, come in altre Parole - Ora è facile inten-dere, che tanto
uno come più Oggetti possono formare il Cardine di Giudizio - Dunque la Lingua
avrà un Segno per indicare genericamente il Numero o unale o plurale degli
Oggetti. Ma gli Oggetti che alle
volte sono Cardine i Siurio dirono il divere circostang ure ari remo il Segno generico di Numero unale o
plura-le, non solo quando gli Oggetti sono Cardine di Giudizio, ma ognivolta
che sia necessario determinare il loro Numero in genere. Sul sesso degli
Oggetti 49. Gli Oggetti organici, aventi
cioé la facolià di propagarsi, possono essere di Sesso maschile o femminile:
Gl' inorganici sono mancanti di Sesso; quindi nè Maschj nè Femmine; quindi
Neutri — La Lingua avrà dunque dei Segni per l'opportuna distinzione del Sesso
nelle Voci di Oggetto; distinzione che nel discorso praticamente non sein-pre è
necessaria, giacché molte volte esprimiamo gli Oggetti senza riguardo alcuno al
loro Sésso. in ale moteta, che ella mini
Eliti n comi, non anno il loro
particolar Distintivo: Quindi in forza di convenzione e di uso vengon essi
marcati col Segno di Sesso ora maschile ed ora femminile - Parimenti si
avverta, che in molte Lingue Oggetti maschili anno alle volte il Segno
femmi-nile, e Oggetti femminili il Segno maschile. Quindi in ogni Lingua prattica per conoscere
il Sesso bisogna far attenzione alla natura dell'Oggetto espresso dal Nome, o
richiamato dal Pronome. CAPO I
Degli Oggetti, Cardine di Giudizio
5r. Cardine di Giudizio può essere o l'Oggetto che giudica; o l'Oggetto
che ascolta, cioè l'Oggetto cui è partecipato il Giudizio; o un Terzo Oggetto,
cioè un Oggetto diverso e da chi giudica e da chi ascolta. Dell' Oggetto Giudicante 52. L'Oggetto giudicante quando sia Cardine
di Giudizio, non à bisogno di farsi conoscere col proprio Nome, cioè col Nome
che gli compete come Individuo nella serie degli Esseri; ma deve solo ac-cennare,
che desso è il Cardine di Giudizio - Quindi è, che tutte le Lingue fissarono
una Voce generica applicabile a qualunque Oggetto, il quale trovandosi nella situazione di Giudicante, e
anche Cardine di Giudizio. Questa Voce in Italiano è io pel Numero
una- le, e noi pel plurale. PARAGRATO 2.°
Dell' Oggetto Ascoltante 53. Nemmeno l'Oggetto ascoltante quando
sia Cardine di Giudizio, à bisogno
d'essere espresso col proprio Nome, cioé col Nome che gli compete come
Individuo; bastando unicamente accen-nare, ch'è desso il Cardine di Giudizio -
Quindi abbiamo in tutte le Lingue una Voce generica applicabile a qualunque
Oggetto, il quale essendo •Ascoltante è
al tempo stesso Cardine di Giudizio.
Questa Voce in Italiano pel Numero unale é ous, pel plurale voi. Gli oggetti giudicante e ascoltante possono
essere di Sesso tanto maschile che femminile. Siccome peró nel discorso è
indispensabile il loro in-tervento, o per lo meno la preventiva indicazione
loro personale; cosi ne conosceremo il Sesso na-turalmente, senza bisogno di
parzialmente indicarlo -Quindi le Vori io e noi, tu e voi servono ad ambedue i
Sessi egualmente. Si faccia attenzione che
l'Oggetto giudicante dev'essere necessariamente dotato della facoltà di
giudicare, e di comunicare il suo Giudizio; e l'Og-getto ascoltante dev'essere
dotato della facoltà di udire e d'intendere. Quindi, se Oggetti in natura mancanti
di tali facoltà, alle volte figurano nel discorso come giudicanti o ascoltanti;
é solo, perché in forza d'immaginazione si attribuiscono loro tali necessarie
Facoltà. Del Terzo Oggetto 56. Qualunque Oggetto possibile è in grado di
entrare nel discorso in qualità di Terzo Oggelto, Quindi i Terzi Oggetti non
possono esprimersi con delle Voci generiche; ma bisogna accennarli col Nome
loro particolare, indicandone al medesimo tempo e Sesso e Numero-generico; Se però il Terzo Oggetto sia già stato
nominalmente espresso, allora nel continuare il discorso possiamo anzi dobbiamo
indicarlo con una Voce generica, applicabile a tutti i Terzi Oggetti che sono
Cardine di Giudizio dopo essere stati preventivamente nominati: Ed infatti
relativamente all'Oggetto l' essenziale d' ogni Giudizio espresso in parole,
consiste nel far conoscere l'Oggetto Cardine di Giudizio. Dunque se quest'
Oggetto fù già individualmente indicato, è inutile nominarlo di nuovo; e basta
solo con una Voce generica ac-cennare, ch' è Cardine di Giudizio il Terzo
Oggetto precedentemente nominato — Questo raziocinio si applica anche ai Terzi
Oggetti, che prat-ticamente non sono Cardine di Giudizio.58. Qualunque Voce
generica indicante cosi un Terzo Oggetto
è detta Pronome di Terzo Ogget-to; cioè« Voce generica, posta in luogo del Nome
d'un Terzo Oggetto già espresso»; o più esattamente « Voce generica,
richiamante un Terzo Oggetto già espresso ».
Ecco le Voci, che usa la Lingua Italiana per questi Pronomi : .NUMERO
UNALE PLURALE maschile .... egli o esso eglino o essi femminile. . . . ella o essa elleno o
esse 5g. Nel far uso dei Pronomi di
Terzo Oggetto si richiede grande attenzione, onde non abbia a sorgere nel
Discorso confusione ed oscurità - Si fissi quindi come Regola generale, che trà
il Pronome ed il Nome cui quello si riferisce, non deve trovarsi alcun altro
Terzo Oggetto, almeno dello stesso Numero e Sesso. Del Pronome Riflesso 6o. Nei Giudizj di Azione gli Oggetti Cardine
di Giudizio sogliono molte volte offrirsi allo Spirito in un secondo aspetto in
una seconda situa-zione, come lo sono effettivamente in natura; e questo o per
determinare l'Azione medesima, o perché l'Azione presenti tutta l' estenzione
ad essa necessaria in un dato Giudizio: Come « io credo me — tu biasimi te —
egli o ella punisce se - noilodiamo noi— voi tormentate voi — essi o esse
allontanano se»; che propriamente debbono per gusto di Lingua esprimersi «io mi
credo tu ti biasimi — egli o ella si punisce — noi ci lodiamo — voi vi
tormentate —essi o esse si allontanano».
6r: Dunque la Lingua aver deve una Voce esprimente qualunque Oggetto, il
quale essendo già Cardine di Giudizio si
trova nella suespressa circo-stanza; vale a dire ci si presenta nello stesso
Giudizio in una seconda ossia diversa situazione - Questa Voce generica, inserviente ad
accennare nello stesso Giudizio una seconda Situazione di qualunque Oggetto
Cardinale, è da noi detta Pronome riflesso; cioé « Voce o Segno riflettente
ossia rimandante la nostra attenzione all'Oggetto Cardinale » — Quindi il
Pronome riflesso è dalla sua stessa natura impossibilitato ad essere Cardine di
Giudizio. In Italiano se (francese soi)
é il Pronome riflesso per tutti i Terzi Oggetti: Gli Oggetti giudicante e
ascoltante però anno un Pronome riflesso particolare e per ciascun Numero; come
può rilevarsi dagli Esempj superiormente citati (6o) - La Lingua Russa à un sol
Pronome riflesso. Sugli Oggetti, Cardine di Giudizio 62. Gli Oggetti Giudicante e Ascultante, e
i Terzi Oggetti non sempre sono Cardini
di Giudi-zio; giacché nel discorso possono presentarcisi invarie Situazioni,
come vedremo (184). Avendo però fissato rispettivamente il Nome (52, 53) e Pronome generico (58) per essi, quando sono
Cardini di Giudizio; anche quando non lo sono, potremo esprimerli
rispettivamente collo stesso Nome o Pronome, accompagnato unicamente da un
Segno per indicarne in ogni circostanza la Situazione precisa. In Italiano questi Nomi e Pronomi quando non
sono Cardinali, non conservano la soprafissata loro espressione; eccettuandone
i soli noi, voi, esso, essa, essi, esse.
CAPO II De varj Tempi, ai quali
possono riferirsi i Giudizj Il Tempo si definisce esattamente
« Istante o Aggregato d'Istanti, in cui à luogo una qualunque Azione o somma di
Azioni ». Il Tempo deve distinguersi
in totale e parziale — Il Totale comprendé l'intera serie degl'I-stanti, che
possiamo concepire trà il principio ed il fine dell' Esistenza: Il Parziale
comprende soltanto una parte o porzione della serie totale. I nostri Giudizj
potendosi riferire a qualunque Epoca di Tempo, è qui necessario esporre le
generiche Teorie del Tempo Parziale, cioè considerato nelle varie sue Parti tanto
assolute che re-lative.Tempo Passato, Futuro, e Presente Colla forza d'Immaginazione considerando il Tempo
totale come rappresentato da una Linea retta, tirata dal principio al fine
dell' Esistenza, non possiamo non vedere; che molti Istanti già furono; che
molti debbono ancora decorrere; e che un Istante indivisibile separa sempre la
serie degl'Istanti decorsi dalla serie di quelli che deb bono ancora venire —
Dunque dobbiamo dividere il Tempo totale in tré Tempi parziali, cioè passato
futuro e presente. Il Passato
comprende tutti gl' Istanti de- corsi: Il Fucuro comprende tutti gl'Istanti
avve- nire: Il Presente occupa l'Istante unico indivisi-bile, che separa il
passato dal Tempo futuro. Tempo Determinato e Indeterminato Il Tempo presente come
formato da un solo Istante, è sempre determinato di sua natuta: Ma il Tempo
passato e futuro come formato da una Junga serie d'Istanti, può nel Discorso
essere determinato o indeterminato. Il Tempo è determinato, se chiaramente s' indica
l'Istante o Aggregato d'Istanti, in cui aivenne o avverrà ciò ch'esprime il
Giudizio: É indeterminato, se la Cosa espressa dal Giudizio si riferisce al
Passato o Futuro in genere, vale a dire senza precisare limite alcuno.6g. Nel
Tempo Presente è necessario distinguere il Presente-assoluto ed il
Presente-relativo — È assoluto quello, che realmente decorre nel momento in cui
esprimiamo il Giudizio: È relativa quello, che sebbene di sua natura già
passato, pure da noi si considera sotto aspetto di Presente riguardo ad un
altra o più Cose avvenute nel Tempo medesimo; come l'Azione di entrare in « Io
entrava,: quando voi sortiste ». (V. Analisi п.° 116, 1.°). 70. Bisogna inoltre distinguere il
Presente-asso-lato in naturale e ideale - Assoluto naturale é ogn' Istante, che
separa effettivamente tutto il Passato dall'intero Avvenire: Assoluto ideale é
un Istante qualunque, preso nella serie del Tempo passato o futuro, e coll'
Immaginazione da noi considerato come
Presente. Il Presente Ideale, ossia ciò
che da noi ideal- mell'eni considera
canei di eso luri richiede Per esso
dimenticando la naturale assoluta nostra situazione, voliamo col pensiero dove
la circostanza ne chiama. In quei momenti di Entusiasmo il Presente. naturale
più non esiste per noi: Il Passato ed il Futuro prendono sembianze diverse ; e
l'Ordine reale delle Cose interamente svanisce.Tempo Passato e Futuro 71. I Tempi passato e futuro essendo formati
da lunga serie d'Istanti, noi possiamo in ciascuna di tali serie considerare
due Azioni eseguite o da eseguirsi in momenti diversi - In tal caso chiaro si
scorge, che una delle due Azioni espresse dai corrispondenti Giudizj, avvenne o
avverrà prima dell'altra - Dunque se consideriamo rispettivamente come passato
o futuro ciò ch' esprime il secondo Giudizio, anche, ciò ch'è espresso dal
primo sarà passato o futuro ma colla prerogativa di An teriorità. Dunque il Primo dei due Giudizj ossia il Tempo in cui esso à luogo, con ragione sarà
da noi rispettivamente chiamato passato-anteriore o futuro-anteriore; com'è
difatti in Natura. (V. Analisi n° 116,
IL° IlI.°). De varj Modi, ne' quali
possono formarsi i Giudizj 72. I Giudizj
si formano e però anche si esprimono in varj Modi, secondo la diversità delle
cir-costanze. Distinguendo il Modo Definito in Indicativo e Condizionato, noi
riduciamo questi Modi al numero di nove: Almeno ci sembra, che nei Giudizj nove
diversi Modi meritino una particolare attenzione; e però passiamo a dare una
succinta nozione di ciascuno — Chi ne bramasse Det-taglio maggiore, consulti l'
Analisi premessa (ros e seg.). Modo
Generico Formiamo spesso di seguito
due o più Giudizi riferibili ad un Oggetto medesimo, e inseparabilmente
concatenati frà loro - In tal caso, espresso con chiarezza e precisione il
Giudizio principale cioè il Giudizio base del discorso, consideriamo l'altro o
altri come accessorj: Quindi li esprimiamo in genere ossia in Modo Generico;
nulla più richiedendosi per la completa loro in-telligenza. Il Giudizio di Modo
Generico può essere determinante o accompagnante - È determinante, quando serve
a determinare cioè a stabilire il vero e preciso valore del Giudizio
principale: È accompagnante quando unicamente accompagna il Giudizio
principale; cioe quando ciò ch' esprime, avviene contemporaneamente all' espressione
del Giudizio principale. Avvertasi, che
i Giudizj Generici di Qualità per loro natura non possono essere
accompagnanti. Infatti il Giudizio in se
stesso non esprime che Affermazione o
Negazione (40). Quindi nei Giu-dizj da noi detti accompagnanti, devesi
intendere ch'è accompagnante non propriamente il Giudizio, ma la Cosa su cui
cade il Giudizio, ossia l'Attri-buto di Giudizio (45). Ora una Qualità non à
per natura relazione alcuna col Tempo. Dunquenon può aversi Qualità
contemporanea al Giudizio principale. Dunque i Giudizj Generici di Qualità non
pussono essere accompagnanti. Dunque sono accompagnanti i soli Giudizj di
Azione. Modo Indicativo Un Giudizio si dice espresso in Modo In-dicativo,
quando per intenderlo completamente basta semplicemente indicarlo: Ciò avviene,
quando ad un Oggetto si attribuisce un Azione o Qualità colla massima possibile
semplicità e certezza; vale a dire, senza che vi sia annessa alcuna particolare
circostanza o emozione dell'animo. Il Giudizio Indicativo può essere isolato o
dipendente - É isolato, quando esprime un senso in tutte le sue parti
perfettamente completo senza il concorso d'altro Giudizio: É dipendente cioẻ
dipende da altro Giudizio, quando senza il concorso d' un secondo Giudizio
presenterebbe un sentimento cone sospeso, e non perfettamente compiuto riguardo
al Tempo cui si riferisce. I Giudizj di Modo Indicativo isolato appartengono
tutti al Tempo o passato o presente o futuro (06): Quelli di Modo Indicativo
dipendente appartengono invece al Tempo o presente-relati-vo ((19) o
passato-anteriore o futuro-anteriore (71); come infatti richiede la già
analizata intrinseca natura di questi tré Tempi.Modo Condizionato 78. E in Modo
condizionato ogni Giudizio, la cui
Verificazione • trovasi essenzialmente attaccata all' eseguimento di qualche
Condizione - Quindi il Giudizio condizionato, relativamente alla Condizione è
sempre di sua natura futuro. 79. Un
Giudizio Condizionato può essere pratti-
quando la condizio inese abior e estabile, ineseguibile, quando non può aver più luogo
la Condizione. 8o. Quindi il Condizionato Eseguibile non può
riferirsi che a Tempo futuro; e l' Ineseguibile deve necessariamente riportarsi
a Tempo o passato o presente. Sui Modi Indicativo e Condizionato 8r. I Giudizj di Modo Indicativo e
Condizionato sono tutti definiti di loro natura. Chiamasi definito ogni
Giudizio, il quale esclude ogni ombra d'incertezza relativamente alla
persuasione in cui tro-vasi chi lo proferisce; ossia è definito ogni Giudizio
il quale fa conoscere, che chi lo forma e pronuncia, è persuaso di ciò ch'
esprime il Giudizio medesimo.Modo Suppositivo
8a. È in 'Modo Suppositivo o di supposizione ogni Giudizio, in cui
ammettiamo come avvenuta o avvenibile una Cosa che potrebbe anche non essere. 83. Essendo in nostra facoltà portare su
qua- Junque Istante le nostre
supposizioni, un Giudizio suppositivo può riferirsi a Tempo o passato o
presente o futuro. Modo Volitivo 84. È in Modo volitivo ogni Giudizio, nel
quale l'Oggetto giudicante fa energicamente conoscere un atto di sua Volontà -
Ma un atto d'intensa Volontà non può
esternarsi che o comandando o esurtando o pregando. Dunque il Giudizio Volitivo
esprime sempre o Comando o Esortazione o
Preghiera. 85. Inoltre un atto di
Volontà non può avere alcuna influenza sul Tempo passato - Dunque il Giudizio
Volitivo sarà di Tempo o presente o fu
биго. 86. Finalmente l'Oggetto
giudicante essendo un solo, non à bisogno di esprimere con parole un atto di
Volontà riguardante lui stesso — Dunque nei Giudizj di Modo Volitivo la Lingua
mancherà di espressione per l'Oggetto giudicante, se uno.Modo Ottativo E in Modo Ottativo ogni Giudizio, in cui desideriamo
energicamente che avvenga o sia ar-venuto, ciò ch' esprime il Giudizio
medesimo. Il Giudizio Ottativo può
essere eseguibile o ineseguibile - È Eseguibile, quando il Desiderio che lo
accompagna, può ancora sodisfarsi : È Ineseguibile, quando il Desiderio che lo
accom-pagna, non può più essere praticamente sodisfatto. Quindi l'Ottativo
eseguibile si riferisce unicamente a Tempo futuro; e l'ineseguibile si
riferisce a Tempo o presente o passato Modo Condizionante É in Modo Condizionante
ogni Giudizio esprimente la Condizione, al cui verificamento si appoggia un
Giudizio Condizionale qualunque (78). 9r. Il Giudizio condizionante è di Tempo
o passato o presente o futuro, secondo l'Istante cui si riferisce ciò
ch'esprime il Giudizio medesimo. Modo
Indefinito 92. É in Modo Indefinito
ossia incerto ogni Giudizio, accompagnato da una specie d'incertezza rapporto
all'esistenza di ciò ch' esprime il Giudizo medesimo: I Giudizi Indefiniti possono riferirsi a qua lunque
Tempo tanto assoluto che relativo; giacché un Azione in qualunque circostanza
può presentarsi al nostro spirito coll'impronta dell'Incertezza. Modo
Interrogativo É in Modo Interrogativo
ogni Giudizio accompagnato da Domanda ossia Interrogazione. Quindi i Giudizi
Interrogativi sono per loro natura Inde-finiti, rapporto a ciò ch'esprimono. Si
avverta però, che la loro Incertezza è abbastanza chiaramente espressa dall'
Interrogazione; e quindi che tali Giudizj si esternano colle Voci di Modo
Definito (81). Il Giudizio Interrogativo
può essere semplice o enfatico - È semplice, quando si chiede unicamente e
nudamente ciò ch'è espresso dal Giudizio medesimo: É enfatico, quando la
Domanda è accompagnata da Enfasi ossia dá un forte sentimento dell' Animo. 98.
Un Giudizio Interrogativo può riferirsi a qualunque Tempo tanto assolulo che
relativo; essendo chiaro che le Domande possono estendersi su tutti gl' Istanti
possibili. Delle Voci indicanti Giudizio
Tempo e Modo 97. Benché il Giudizio, il
Tempo cui si riferi-sce, ed il Modo nel quale si forma ed enuncia, sieno tré
Cose assolutamente diverse, pure le Lingue sogliono praticamente esprimerle con
una sola Parola; il che produce un utilissima Brevità - É vero, che molte
Lingue alle volte usano per ciò più parole distinte frà loro; come in Italiano
era-stato, sard-stato ec. Ma se ben si ana-lizi, si troverà che tali distinte
Parole essenzialmente ne costituiscono una sola; com'era in Latino fueram,
fuero ec. É dunque di somma importanza
il ben conoscere nel Linguaggio le Voci, ch' esprimono al tempo stesso Giudizio
Tempo e Modo - Per amore di brevità tralascio di qui esporre quelle che à
stabilito la Lingua Italiana, e che formano la cosi detta Conjugazione della
Voce di Giudizio essere. 98. Intanto si
fissi, che sebbene nei Giudizj i Modi già analizati sieno nove (72), pure le
Voci esprimenti Giudizio Tempo e Modo ossia le Voci di Giudizio, in Italiano
come in altre Lingue molte non sono trà loro diverse, che pei soli quattro Modi Generico Indicativo Condizionato e
Indefi-nito. Per gli altri Modi poi le Voci si prendono. da qualcuno di questi
tré ultimi, colle opportune avvertenze sull'Inflessione vocale, sulla
Disposizione delle parole ec. analogamente alla natura di ciascun Modo in particolare. Quindi una
stessa Voce di Giudizio può praticamente
avere diversi Valori (30). SEZIONE TERZA
DEI FONTI PRIMITIVI DE GIUDIZI
99. Nel giudicare altro noi non facciamo, che attribuire ad un Oggetto o
un Azione o una Qualità (40) - Dunque i Fonti Primitivi dei Giudizi sono trè,
vale a dire gli Oggetti le Azioni e le Qualità di primitiva Esistenza, cioè
ch'esi-stono o che per lo meno s' immaginano effettivamente esistenti in
Natura. In Natura, almeno secondo la
nostra maniera di concepire, esistono ancora dei Rapporti: Essi però nei
Giudizj si presentano sempre sotto aspetto o di Oggetti o di Qualità, vale a
dire mancanti dell'assoluta primaria loro natura, e però non più
primitivi. CAPO I Degli Oggetti
100. Chiamiamo Oggetto «Qualunque Cosa, cui può attribuirsi una qualche
Azione o Qualità ». Negli Oggetti oltre
il Numero generico ed il Sesso di cui
già si parlò (47, 49), bisogna ossero vare altre Cose, come passiamo ad
esporre. Denominazione degli
Oggetti 101. Esistono in Natura
moltissimi Oggetti aventi le stesse Proprietà (122); e sarebbe impossibile
assegnare un Nome particolare a ciascuno di essi. Quindi tutte le Lingue fissarono dei Nomi
gene-rali, cioè dei Nomi esprimenti tutti gli Oggetti individui che anno le
stesse Proprietà. - Ma esistono ancora degli Oggetti unici; vale a dire
0g-getti, ai quali non é possibile trovarne un secondo avente uguali Proprietà:
E questi debbono avere ed anno anch'essi nel Linguaggio il Nome loro
par-ticolare. 102. Dunque dobbiamo
dividere i Nomi degli Oggetti ossia i
Sostantivi in generici ed individui - É generico ogni Sostantivo il quale
esprime un Oggetto comprendente molti Esseri della Natura; come Libro, Pianta
ec. É individuo ogni Sostantivo esprimente un Oggetto unico, ossia ogni Sa
stantivo applicabile ad un solo Oggetto e sempre allo stesso; come Vienna, Roma
ec. :
I Nomi Individui sono di
loro natura tutti determinati; e sono pure di loro natura indeterminati tutti i
Nomi Generici, presi isolatamente. Nel prattico discorso però bisogna distinguere i
Sostantivi Generici in assoluti, limitati, e determinati - É generico-assoluto
ogni Sa-stantivo, che nel contesto del discorso ci presenta un idea
assolutamente generica, ossia in tutta la sua possibile estensione; come Mare
in « Il Mareè incostante »-E generico-limitato ogni Sostan-tivo, che nel
contesto del discorso ci presenta uni Idea come ristretta ossia limitata ad un
numero speciale d'Individui; come Mare in « Il Mare tranquillo è piacevole » -
È generico-determinato ogni Sostantivo, che non in se stesso ma nel contesto
del discorso ci presenta un Oggetto assolutamente unico ossia Individuo; come
Mare in « Il Mare di Toscana».
Situazione degli Oggetti 105. Per
Situazione noi qui intendiamo l'aspetto il modo, con cui in un Giudizio o
discorso ci si presentano praticamente gli Oggetti - Noi ve-diamo, che in
Natura uno stesso Oggetto in diverse Epoche o Circostanze é suscettibile di
Situazioni diverse. Dunque ognivolta che nominiamo un Oggetto, dobbiamo
precisarne la vera Situa-zione; vale a dire, dobbiamo chiaramente indicare
sotto qual aspetto o punto di vista noi lo consideriamo - Dunque il Linguaggio
aver deve i suoi Segni per dare a
conoscere le varie Situazioni degli Oggetti.
Credo necessario di qui esporre dettagliatamente queste varie
Situazioni, fissando per ciascuna un Nome che unito alla parola Sostantivo; ci
faccia subito conoscere la vera Situazione dell'Oggetto espresso dal Sostantivo
medesimo.SOSTANTIVO CARDINALE x06.
Chiamiamo cardinale ogni Sostantivo espri-mente un Oggerto, ch'é Cardine di
Giudizio (43): Cosi Pietro é Nome cardinale
in « Pietro é vir- tuoso ». SOSTANTIVO NOMINANTE Chiamiamo nominante ogni
Sostantivo espri-mente un Oggetto, che deve meramente essere nominato: Cosi
Pietro é Sostantivo nominante in «Tizio
é dotto quanto Pietro». Il Sostantivo nominante puo
in fondo cop-siderarsi come Sostantivo cardinale (106); e nel Linguaggio infatti
anno ambedue la medesima espressione — Si avverta peró, che sono
essenzial-mente distinti frà loro; giacché il Nome Cardi-nale é sempre
acompagnato dalla Voce di Giu-dizio, e il Nominante mai. SOSTANTIVO
DETERMINANTE-OGGETTO Chiamiamo
determinante-oggetto ogni So-stantivo esprimente un Oggetto, che serve a
deter-minarne un altro (103, 104): Cosi Pietro é Nome determinante-oggetto in
«Il Cavallo di Pietro - La Casa di Pietro ec. ». SOSTANTIVO DETERMINANTE-AZIONE 110. Chiariamo determinante-azione ogni
So- stantivo esprimente un Oggetto,
il quale serve a determinare un'Azione (201): Così Pietro è Nome
determinante-azione in « I soldati ferirono Pietro - Mandate Pietro al
Passeggio ec.». SOSTANTIVO
CHIAMANTE 111. Diciamo chiamante ogni
Sostantivo esprimente un Oggetto, che viene effettivamente chia mato: Così
Pietro è Nome chiamante in « Pietro, scrivete — Pietro, chi è venuto?
ec.». SOSTANTIVO INDEFINITO 122. Chiamiamo indefinito ogni Sostantivo,
che essendo di numero unale non definisce ossia non precisa la Quantità
dell'Oggetto, ed essendo plurale non precisa il Numero degli Oggetti ch'
e- sprime: Cosi Inchiostro, Carto, -
Bombe, Cannoni sono Sostantivi indefiniti in et Vorrei dell'In-chiostro, e
della Carta - O'visto delle Bombe, e dei Cannoni ». I Sostantivi indefiniti non possono
esprimere, che Oggetti di loro natura indeterminati; giacché soltanto in questi
possiamo concepire e Numero indefinito e indefinita Quantità! SOSTANTIVO CONTENENTE 113. Chiamiamo contenente ogni Sostantivo
esprimente un Oggetto, il quale si considera prattica-mente come capace di
contenere una Cosa qualunque espressa nel Discorso: Cosi Parigi, Casa, Libri
sono Sostantivi contenenti in « Vi tratterretelungamente a Parigi? — Pietro non
é in Casa - Cercate l'Istruzione nei
buoni Libri ». SOSTANTIVO RELATIVATO
Chiamiamo relativato ogni Sostantivo esprimente un Oggetto, relativanzente a
cui pronun- Pace — Lo accusano di
Tradimento — Che si dice di Pietro? ».
SOSTANTIVO RICEVENTE Chiamiamo ricevente ogni
Sostantivo esprimente un Oggetto, il quale effettivamente riceve qualche Cosa:
Cosi Pietro è Nome ricevente in « Consegnate questo Libro a Pietro - Dite a
Pietro ec. ». SOSTANTIVO TERMINANTE Chiamiamo terminante ogni Sostantivo esprimente un
Oggetto, ch' è termine o di Moto o d' un Azione col mezzo di Moto: Così Pietro
é Nome terminante in « Portate questa Lettera a Pietro - O'scritto a Pietro -
Andate da Pietro, e ditegli ec.». SOSTANTIVO COMINCIANTE Chiamiamo cominciante ogni
Sostantivo esprimente un Oggetto, nel quale comincia un Azione od un Molo: Così
Pietro è Nome cominciante in « Mi fù scritto da Pietro - Ciò dipende da Pietro
- Allontanatevi da Pietro ec. ». Speciali Espressioni di NuMEro per gli
Oggetti 118. Nunero significa « Voce o
Segno esprimen- nella medesima
circostanza e situazione. 11g. Ogni
Sostantivo indeterminato deve avere il distintivo di Numero generico, cioè un
Segno indicante se l'Oggetto espresso dal Sostantivo è al Numero unale o
plurale; come abbiamo già veduto (47). Questo Segno generico però non sempre
basta ad esprimere negli Oggetti la numerica
Idea conveniente. 120. Quindi il
Linguaggio oltre il Segno generico deve anche avere delle Speciali Voci di Nu
mero, le quali saranno determinate o indeterminate - Una Voce di Numero è
determinata, se esprime quanti uno la formano; come trè, dieci ec.: Una Voce di Numero é indeterminata, quando
non esprime quanti uno la formano; come pochi, alcuni, molti ec.. PARAGRAFO 4.°
Espressioni di suoco per gli Oggetti .
121. Luogo vuol dire «Punto o Aggregato di Punti, occupato nella Natura
da un Corpo qualunque »— Gli Oggetti di reale esistenza, almeno quelli di cui
parliamo più spesso, essendo nella massima parte corporei, ci troviamo
spessissimo,nella circostanza di dover indicare un qualche Rapporto di Luogo. Dunque il Linguaggio aver deve delle Voci
apposite per esprimere negli Oggetti i varj Rapporti locali. CAPO
II Delle Qualità 122. Per ben intendere il valore della Voce
Qualità, bisogna fissare quello di Proprietà d'un Oggetto qualunque - In ogni Oggetto dicesi
Proprietà «Tutto ciò, senza cui l' Oggetto cesserebbe d'esistere ».
123. Qualità poi chiamasi in ogni Oggetto « Tutto ciò, che in esso non è
Proprietà»; ossia « Tutto pit che anche
no avere se di rimarca ile e ele
PARAGRAFO 1.° Massimo Aumento
nelle Qualità É facile comprendere, che
le Qualità possono aumentare di forza ossia d'Intensità nella loro intrinseca
essenza e natura. Quindi alle volte possiamo ancora e dobbiamo considerarle
giunte allo stato di Aumento Massimo; vale a dire ad uno stato, oltre il quale
più non esiste Aumento. Questo Massimo
Aumento poi può essere assoluto o relativo - E assoluto, quando consideriamo la
Qualità giunta al suo Massimo senz'al-cuna restrizione; come « Cicerone fù
eloquentis simo, cioè eloquente nel
maggior grado possibile » : É relativo,
quando nell'Oggetto consideriamo la Qualità giunta al suo Massimo, sultanto
relativamente ad una determinata sfera d'altri Oggetti; come « Cicerone fù il
più eloquente dei Romani, cioè superò in Eluquenza tutti i Romani ». 126. Dunque il Linguaggio deve avere dei
Segni per esprimere nelle Qualità il Massimo Au
mento tanto assoluto che relativo. PARAGRATO 2° Massimo Decremento
nelle Qualita Le Qualità sono suscettibili di decrescere ossia
diminuire, come lo sono di aumentare. Quindi potremo e dovremo alle volte
considerarle giunte allo stato di Mussimo Decremento; cioé ad uno stato, oltre
il quale non esiste altro che zero. Il Massimo Decremento può essere anch'esso assoluto
o relativo, e precisamente nelle stesse circostanze del Massimo Aumento (‹25);
giacché il Decremento Massimo non è che il preciso Opposto del Massimo Aumento.
Avremo quindi « Tizio è ineloquentissimo - Sempronio è il più ine- loquente
degli Avvocati ». Dunque il Linguaggio aver
deve dei Segni per esprimere nelle Qualità il Massimo Decremento e assoluto e
relativo.Deterioramento nelle Qualità 130. Avviene sovente, che le Proprietà
degli Oggetti subiscono dell' Alterazione negli Elementi loro costitutivi. Ora
le qualirà negli Oggetti non sono, che il risultato delle loro Proprietà e
delle varie combinazioni degli Elementi che ne costituiscono l'Essenza. Dunque
alterate in un Oggetto le Proprietà, anche le Qualità debbono alterarsi
necessariamente. Se quindi l'alterazione
delle Proprietà ossia degli Elementi loro costitutivi, succeda gradata-mente;
le Qualità nel principio di tale Alterazione si troveranno non del tutto
svanite, ma soltanto peggiorate ossia in uno stato di Deterio-ramento: Così un
Pomo che oltrepassa lo stato di maturanza, non cessa d'esser dolce all'istante
; ma và gradatamente deteriorando, cioè passa dallo stato di dolce a quello di
dolciastro ec. ‹31. Dunque il Linguaggio
aver deve un Segno per esprimere il Deterioramento nelle Qualità. PARAGRAFO 4.°
Variazione nelle Qualità 132.
Ognuno coll' esperienza determina in se stesso l'idea assoluta ossia il valore
generico di ciascuna Qualità. Una stessa Qualità però pratti-camente non sempre
rimane nel grado medesimo di forza, ossia non sempre corrisponde perfetta- is mente all'Idea generica e assoluta che ci
siamo formati di ciascuna. Infatti, le Qualità potendo giugnere ad un Massimo e
Aumento e Decremento (124, e seg.), è chiaro che sortendo dal loro stato
ordinario, debbono o almeno possono passare per Gradi direi quasi infiniti. —
Ora ogni Qualità che trovasi fuori del suo stato e Valore assoluto, ossia che
non corrisponde esattamente all'Idea generica che noi già ci formammo di essa,
è da noi detta Qualità variata. Dunque il Linguaggio aver
deve Regole e Voci opportune per esprimere le Variazioni, che possono subire le
Qualità; come molto, poco, discretamente ec. CAPO III Delle Azioni Chiamiamo Azione «Tutto
ciò, che un Oggetto può fare in qualunque Istante di Tempo». PARAGRAFO 1.°
Verbi 135. La Voce di Azione
praticamente suol es sere unita alla Voce di Giudizio in una sola. Pa-rola;
come amure, scrivere ec. invece di essere amante, scrivente ec. Questa Parola è
ciò che chiamasi Verbo — Quindi il Verbo può definirsi «Parola composta da due Voci, una di Giudizio
l'altra di Azione n. 136. L'Unione di
queste due Voci in una sola *Parola
abbrevia é vero, ma rende la Lingua generalmente complicata e difficile -
Dunque il Linguaggio aver dovrebbe la Voce di Azione unita ; a quella di
Giudizio, solo quando tale unione produce Brevità senz' alcuna difficoltà o
complica-zione; e questo analogamente al nostro scopo può soltanto avvenire,
quando l'Azione è espressa in Modo Generico (102 e seg.). Difatti basta per ciò
stabilire, che la Radice di Azione aumentata d'un segno convenuto, esprime al
Modo Generica e l'Azione e la Voce di Giudizio.
137. Dunque il Linguaggio deve decomporre i Verbi in Voci di Giudizio e di Azione;
lasciando queste due Voci unite in una stessa Parola al •solo Modo Generico. 138. Ma il Modo Generico ora è determinante e
con trè Tempi diversi (104 e seg.), ed ora è accompagnante (106 e seg.) -
Dunque il Linguaggio fisserà dei Segni per le necessarie distin-zioni. PARAGRATO 21°
Azioni Determinate e Indeterininate
• 139. Chiamiamo determinata «Ogni Azione, che risguarda esclusivamente
l'Oggetto Cardine di Giu-dizio»; come dormire, correre ec. Chiamiamo in
determinata «Ogni Azione, che può risguardare
Oggetti diversi dal Cardine di Giudizio»; come scrivere, chiamare
ec. 140. Le Azioni Indeterminate, onde
formarne l'idea conveniente, nel
discorso debbono quasi sempre determinarsi - Quindi il Linguaggio avra le sue
Leggi per tale Determinazione (201 e seg.). Determinazione del Tempo nelle Azioni
o Giudizj • 141. É molre volte
necessario indicare l'Istante o Aggregato d'Istanti, in cui arvenne o avverrà
un Azione o Giudizio; vale a dire, che molte volte bisogna determinare il Tempo
(68) d'una data Azione, non sempre potendosi riferire al Passato o Futuro
indeterminatamente. 142. Dunque il
Linguaggio aver deve apposite
Espressioni per la Determinazione del Tempo. 143. Trà le Espressioni di Tempo maritano
particolare avvertenza quelle, che servono a indicare un Epoca qualunque sia
passata sia futura; Epoca la quale si fissa, partendo dal presente e scorrendo
col pensiero fin dove la natura del discorso comanda di arrestarsi - Tali
Espressioni da noi si chiamano estese Espressioni di Tempo; e si formano sempre
col mezzo d' un sostantivo di Tempo, come ora, giorno, minuto, mese ec.: Quindi
abbiamo pel passato « Un ora fa - Due giorni fa - Trè mesi fa — Sei anni là
ec.»; e pel fisturo «Da qui a un ora — Da qui a trè giorni - Da qui a due
secoli ec.». Da queste Espressioni è facile ri-levare, che in esse partiamo
sempre da un Epoca la quale si considera come presente. 144. Dunque il Linguaggio avrà un Segno
particolare per queste Espressioni estese di Tempo. САРО
Iv 1 Cose comini agli Oggetti, Azioni, e
Qualità 145. Gli Oggetti indeterminati,
le Azioni e le Qualità sono egualmente suscettibili d' un generico. Aumento e Decremento; come passiamo ad
esporre nel seguente PARAGRAFO
UNICO Generico Aumento e Decremento
nelle Cose 146. Un Sostantivo Generico
(102) comprende moltissimi Individui. Dunque è impossibile formarsi un Idea
assolutamente generica, ossia un Idea che perfettamente corrisponda al valore
d'un Sostantivo Generico. L'Idea che noi attacchiamo ad un Sostantivo Generico
qualunque, non è propriamente che l'Idea d' uno degli Oggetti compresi sotto al
Nome Generico medesimo. Quindi possiamo, dir con ragione, che nello spirito
dell'Uomo ad ogni Sostantivo generico corrisponde l'Idea nou d'un Oggetto
generico, ma d' un Oggetto individuo.
Ora non tutti gli Oggetti Individui che ánno, eguali Proprietà, cioé che
sono compresi sotto lo stesso Nome. Generico, anno pure uguale perfe zione.
Fissata dunque l'Idea propriamente Indivi-
duta corrin sedente pl senti Sisalto spie del Oggetti individui, aventi Qualità superiori
o inferiori all'Idea medesima che noi consideriamo come Generica. In tal caso
fatto il confronto dell'Idea considerata generica coll'Idea dell'Oggetto
individuo, l'Uomo in forza d'abitudine ritenendo invariabile la prima, vede
necessariamente un Aumento o Decremento nella seconda, e quindi nell'
Oggetto ad essa corrispondente. Dunque i
Sostantivi Generici applicati a qualche Oggetto particolare, sono suscettibili
d'Aumento e Decremento, almeno secondo la nostra maniera di vedere. 147. Questo Raziocinio è pienamente
applicabile anche alle Azioni e Qualità - Infatti noi col-l' esperienza
fissiamo l'Idea assoluta e generica d'ogni Qualità ed Azione. Ora ognuno
conosce, che le Qualità ed Azioni d'una stessa specie prattica-mente non sempre
si presentano colla medesima intensità. Dunque confrontando un Azione o Qualità
particolare coll' Idea corrispondente da noi considerata Generica, spesso
troveremo che la prima è inferiore o superiore alla seconda. Dunque i Nomi Generici di Qualità e di Azione applicati a qualche Azione 6 Qualità
par-ricolare, al pari degli Oggetti o Sostantivi generici sono suscettibili
d'Aumento e Decremento. 148. Dunque,
siccome non sempre è necessario precisare la Quantita dell'Aumento o
Decremento, il Linguaggio dovrà avere del Segni per esprimere il generico
Aumento e Decremento negli Ogget-ti, Azioni e Qualità; Aumento e
Decremento, unicamente relativo all'Idea
generica che ci siamo preventivamente formati di ciascun Oggetto Azione e
Qualità in genere. 149. Sia per
l'Abitudine che abbiamo di espri-merli, sia per la maggiore facilità di
concepirli, é facile comprendere ciò che intendiamo per Aumento e Decremento
generico negli Oggetti ; ma non a tutti sarà egualmente facile il formarsi una
giusta Idea degli Aumenti e Decrementi generici nelle Qualità e specialmente
nelle Azioni. Questa difficoltà nasce da mancanza di uso, e singolarmente da
mancanza di apposite Espressioni - Un
quella facilità stessa, con cui un Italiano intende I Aumentativo
Librone e il diminutivo Libretto : E
anche in ciò la Lingua Russa e superiore a tutte le altre da me
conosciute. Per agevolare quindi al
nostro Spirito il necessario concepimento di tali Aumenti e Decre menti,
supponiamo che l'Aumento si esprima con oltre, e il Decremento con retro.
Fissando che nelle Azioni e Qualità deve sempre esistere trá l'Idea radicale e
il suo Aumento o Decremento, quello stesso mentale Rapporto che passa trà
Li-bro, Librone e Libretio, chi può non concepire l'assoluto valore delle
seguenti espressioni? LUMENTO DEOREMENTO
Libro .. oltre-Libro
retro-Libro Casa oltre Casa
• retro-Casa bello .... oltre-bello .... retro-bello dolce
oltre-dolce retro-dolce parlare
oltre-parlare retro-parlare punire
oltre-punire retro-punire intendere .
oltre-intendere retro-intendere
ec. Concludiamo dunque, che quando si
sapesse esprimerle, non é poi difficile afferrare simili Idee di Aumento e
Decremento generico in tutte le Cose.
CAPO V Cose comuni alle Azioni e
Qualità 150. Le Qualità egualmente che
le Azioni sono suscettibili di Modificazione e di Confronto; del che passiamo a
trattare separatamente. Modificazione
nelle Azioni è Qualità • 15r. Le Qualità
e le Azioni sono spesso accompagnate e come compenetrate da qualche
caratteristica Particolarità: Cost. in « Un essere orrendamente deforme »
esprimiamo l'orrore immedesimato colla deformità»; e in « Correre velocemente »
esprimiamo la velocità immedesimata coll'Azione di correre. In simili casi
l'Azione o Qualità e l'ac- compagnante
Particolarità non ci presentano che una sola Cosa, a Idea propriamente
composta; ossia ci presentano, ciò che noi chiamiamo Azione • o Qualità modificato. Quindi è Qualità o Azione modificata « Ogni
Azione o Qualità, il cui assoluto valor naturale da noi si percepisce come
immedesimato col va-Jore di qualche caratteristica accompagnante Particolarità
». $52. Il Linguaggio dunque aver deve
le sue Leggi per esprimere convenientemente qualunque Modificazione nelle
Azioni e Qualità. Confronto nelle Azioni e Qualità 153. Confrontare significa « Porre due o più
Cose dirimpetto o di fronte trà loro »— Il Confronto succede ogni volta che
bramiamo conoscere, se due o più Oggetti posseggono una medesima Azione o
Qualità in grado eguale o differente. Quindi i
Confronti sono frequentissimi nel discorso. In ogni Confronto è necessario distinguere
l'Oggetto primo dal secondo. Chiamiamo primo, quella ch'è cardine di Giudizio;
e l'altro secondo: Così in « Pietro è più giovine di Paolo » Pietro é
primo Oggetto, Panlo é secondo Oggetto
di Confronto. • 154. L'effetto di
qualunque Confronto é necessariamente un Giudizio esprimente la scoperta
Egra-glianza o Differenza - La Differenza poi può essere in più o in meno;
secondoché l'Oggetto cardine di
Giudizio supera o è superato dall'altro nella confrontata Azione o Qualità. Se fatto il Confronto, l'Anima non iscorge
colla necessaria chiarezza né Eguaglianza né Diffe-renza, si astiene
naturalmente dal giudicare; ossia pronuncia un Giudizio d'Ignoranza o di
Dubbio. $55. Dunque il Linguaggio aver
deve dei Segni per esprimere a norma delle varie circostanze il Giudizio, che
deriva dall' eseguito Confronto. DEI
FONTI SECONDARJ DE GIUDIZI $56.
Chiamiamo Fonti secondarj de Giudizj «
Tutto ciò che derivo genericamente dai Fonti pri-mitivi, vale a dire dagli
Oggeiti Azioni Qualità e Rapporti (99)
di primitiva Esistenza ». Le Derivazioni generiche
dai Fonti Primitivi sono quattro; cioè Oggetti, Qualità, Azioni e
Modificazioni. Le Definizioni già date per
le Qualità (123) Azioni (134) ed Oggetti (100) primitivi, sono applicabili
anche alle Azioni Qualità ed Oggetti de-rivati: Harvi però frà loro questa
differenza; che i Primitivi esistono realmente o in natura o in immaginazione,
e i Derivati basano la loro esi. stenza
sui Primitivi. Dunque nel Linguaggio
le Cose Derivate debbono esser espresse diversamente dalle Primitive, ossia in
modo che si conosca la Derivazione. 159.
Rapporto alle Modificazioni, esse non esistono né in natura né in
immaginazione; e perd sono soltanto derivate - Infatti una Qualità o Azione
allora è modificata, quando si concepisce da noi come compenetrata nella sua
essenza da qualche caratteristica particolarità (151). Dunque le Modificazioni
non esistono, che nella nostra maniera di concepire.. Dunque non esistono
realmente né in natura né in immaginazione (158). Dunque sono puramente derivate. Passiamo ora ad analizare le varie Cose Derivate,
distinguendole in Cose di prima e di se- : conda Derivazione; e avvertendo, che
le Teorie di qualunque specie esposte nella precedente Sezione per le Cose
Primitive, sono in tutta la loro estensione applicabili anche alle Cose
Derivate. CAPO I Delle Cose di Prima Derivazione Chiamiamo Cose di Prima
Derivazione «Tutto ciò, che deriva direttamente e immediatamente dai Funti
Primitivi Derivazioni dalle Radici di Oggetto
162. Dalle Radici di Oggetto deriva una Qualis tà, che serve ad attribuire a un altr'
Oggetto in via di Qualità, ciò che forma il distintivo e l' essenza del primo,
cioé dell'Oggetto radicale: Cosi diciamo
« Paese montuoso - Luoghi paludosi ec. » dagli Oggetti Monte Palude ec. Dunque il Linguaggio aver deve un Segno indicante
ogni Nome Qualitativo, che deriva da Radice di Oggetto. PARAGRAFO 2.°
Derivazioni dalle Radici di Qualità Dalle Radici di Qualità deriva un Ogget-to-astratto,
un Verbo, ed una Modificazione. Chiamiamo Oggetto-astratto di Qualità *Ogni Oggetto
puramente intellettuale, che for-masi colla forza di Astrazione»; ed a cui si
attribuisce come la virtù di agire su tutti gli Og-getti, ne' quali trovasi
quella data Qualità: Cost Dolcezza, Orgoglio, Deformità, Virtù ec. sono
Oggetti-astratti, provenienti dalle Radici di Qualità dolce, orgoglioso,
deforme, virtuoso ec. Chiamiamo Verbo derivato da
Radice di Qualità « Ogni Verbo esprimente l'Azione di comunicare a qualche
Oggetto •una Qualità che prima non aveva »; come dolcificare, facilitare,
indebolire ec., cioé rendere dulce, facile, debole ec. La Modificazione
proveniente da Qualita, non è che la Qualità stessa, configurata e da noi
concepita come capace d' investire in tutta la sua essenza un Azione o qualche
altra Qualità (15g) . Dunque il
Linguaggio avrà dei Segni per indicare e gli Oggetti-astratti e i Verbi ossia
Azioni e le Modificuzioni, provenienti da Radice di Qua-sità. PARAGRAFO 3.°
Derivazioni dalle Radici di Azione Dalle Radici di Azione indeterminata (13g) abbiamo
cinque diverse Derivazioni ; cioè Vo-ce-attiva, Oggetto-attore,
Oggetto-astratto, Vo ce-passiva, e Qualità - Dalle Radici di Azione determinata
poi si anno le sole prime tré Deriva-zioni; cioè Voce-attiva, Oggetto-astratto
e Og getto-attore. 170. Chiamiamo attiva
ogni voce di Azione in- dicante, che
l'Oggetto Cardine di Giudizio è at-tivo; vale a dire indicante, ch'eseguisce desso
ciò ch' esprime la Voce medesima di Azione: Come «Pietro è corrente, giuocante,
parlante ec. cioé corre. aca, ma passiva ogni Voce di Azione indicante, che
l'Oggetto Cardine di Giudizio é passivo; vale a dire indicante, che desso
riceve l'Azione espressa dalla Voce medesima: Come «Pietro é chiamato, lodato,
deriso ec."-Si avverta che in Italiano come in altre varie Lingue, alle
volte si presentano sotto apparenza passiva delle Voci, che realmente non sono
tali ; come amato in « Essi anno amato», che si risolve in « Essi amarono, cioé furono amanti». 172. Chiamiamo Oggetto-attore ogni
Oggetto che si considera nel discorso,
non qual esiste ef fettivamente in natura, ma unicamente qual At tore in una
data Azione: Come Scrittore, Vir citore, Cantore ec. 173. Chiamiamo Ogoetto-astratto di Azione
ogni 'Azione da noi considerata come
Oggetro, ma sul-tanto dopo il suo eseguimento; vale a dire ogni Azione che noi
consideriamo come Oggetto, non prima che si eseguisca o mentre si eseguisce, ma
propriamente nel fine nella conseguenza nell'effetto risultante dall'Azione
medesima: Cosi Vin cita, Passeggiata, Coltivazione ec. sono Ogget-ti-astratti
di Azione; perché sono propriamente l'effetto la conseguenza il risultato del
vincere, passeggiare, coltivare ec. 174.
Troviamo spesso in natura, che un Oggette à la prerogativa ossia l'attitudine
la capacità di poter ricevere una data Azione. In tal caso esprimiamo
quest'attitudine o capacità dell'Oggetto, attribuendogli l'essenza dell'
Azione. in via di Qua lità: Come « Terreno colcivabile - Sentiero prat-sicabile
ec.», vale a dire «che può essere coltiva-.to, praticato ec."— Le Azioni
veramente per loro natura non possono convertirsi in Qualità. Si avverta
quindi, che le Derivazioni colcivabile prut-ticabile ec. benché si presentino
sotto aspetto di Qualità, conservano sempre il fondo di Azione ossia non sono
che concise Espressioni d'un Giudizio e d'un Azione; come può meglio vedersi
sostituendo loro la vera Espressione per esteso, cioè « che può essere
coltivato, pratticato ec.». Dunque il Linguaggio aver
deve dei Segni onde marcare le cinque diverse Derivazioni, che si ànno dalle
Radici di Azione. PARAGRAFO 4.° Derivazioni dalle Radici di Numero Dalle Voci radicali di
Numero di Luogo e di altri Rapporti che non occorre analizare in dettaglio, si
a in genere una Derivazione di Qua-lità; e precisamente come dalle Radici di
Oggetto (162). Dalle Voci di Numero però
abbiamo anche altre Derivazioni; cioé un Oggetto-astratto, come Unità, Terno,
Decina ec.; e le Quantità multiple, aliquote, e di costante ripetizione. - 878.
Ogni Quantità che ne contiene un altra un dato numero di volte esattamente, é
detta inultipla di questa; e diciamo aliquota ogni Quan-tità, ch'é contenuta in
un altra un dato numero di volte esattamente. Quindi le Parti aliquote sono
precisamente l'Opposto dei Multipli - In Italiano i Multipli si esprimono con
doppio, triplo, decuplo ec.; e le Parti aliquote con sudduplo, sutriplo,
suddecuplo oppure la metà, la terza parte ec. :
179. Negli Oggetti molte volte sogliamo considerare il Numero, ma
unicamente sotto l'aspetto di « Numero ripetuto senz' alterazione e continuante
sempre coll'ordine medesimo ». Le Voci che si usano per esprimere questo
Numero, sono da noi dette Voci numeriche di Ripetizione costan- te — Tali Voci in Italiano sono «a uno a uno,
a due a due, a dieci a dieci ec.r. 180.
Ora è facile comprendere, che le Voci per esprimere e le Quantiti multiple e le
Parti aliquote e i liumeri di Ripelizione costante possono e debbono derivare
dalle Voci radicali di Numero. Dunque il
Linguaggio avrà dei Segni per indicare e queste tre speciali Numeriche
Derivazio-ni, e le due Derivazioni generiche di Qualità (176) e di Oggetto-astratto Delle Cose di Seconda
Derivazione ‹81. Chiamiamo Cose di
seconda Derivazione • Tutto ciò, che
deriva da altre Derivazioni; os sia le Derivazioni provenienti da Cose e Voci
derivate ». Derivazioni dai DERITATI
Nomi d' Oggetto 182. Dagli Oggetti
Primitivi abbiamo la sola Derivazione di
Qualità (162). Dunque dagli Oggetti derivati avremo o una Derivazione di
Qua-lità, o nessuna Derivazione : Altrimenti gli Oggetti Derivati sarebbero più
fecondi dei Primitivi ; cioé una Cosa che in se realmente non esiste, sarebbe
più feconda che una di reale assoluta esi-
stenza. • Richiamando che gli
Oggetti Derivati provengono o da Radice di Qualità (164) o da Radice di Azione (109) o da Radice di Numero (177),
passiamo ad esaminare da quali Oggetti Derivati possiamo avere la Derivazione
di Quulità. Questa Derivazione non si
può avere dagli Oggetti che derivano da Radice di Qualità - Infatti la Qualità
derivante dagli Oggetti Primitivi (162) serve per attribuire a qualch' altro
Oggetto ciò che forma il Distintivo degli Oggetti primitivi medesimi. Dunque se
dagli Oggetti Derivati provenisse una Derivazione di Qualità, dovrebbe questa
usarsi egualmente per attribuire a qualche Oggetto il Distintivo dei medesimi
Oggetti Derivati - Ma il Distintivo essenziale e caratteristico d'ogui Oggetto
Derivato da Qualità, è espresso dalla Voce radicale da cui l'Oggetto deriva:
Cosi il fondo essenziale di Dolcezza è dol-ce, quello di Bonta è buono ec. -
Dunque dagli Oggetti derivati da Radici Qualitative non devesi avere
Derivazione di Qualità; giacché la Voce radicale esprime per natura, ciò che
dovrebbe esprimere tale Derivazione. Gli Oggetti-astratti di Azione non sono (173) che
Azioni consumate, le quali mentalmente si considerano come Oggetti. Se dunque
da tali Og-getti-astratti derivasse una Qualità, questa propriamente altro
essere non potrebbe che un Azione da noi concepita come Qualità, ossia un
Azione trasformata in Qualità. Ma Qualità ed Azione sono Cose di natura
intrinsecamente eterogenea; comeallo stato assoluto di Qualità (174) - Dunque
nemmeno dagli Oggetti-astratti di Azione possiamo avere Derivazione di Qualità;
giacché (tale Derivazione si oppone direttamente all' intrinseca loro natura. Chiamiamo Oggetti-attori
(172) quegli Og-geiti, che da noi si considerano esclusivamente come eseguenti
una data Azione. Questa partica lar maniera di considerarli non può loro
togliere la primitiva loro essenza. Essi dunque anche considerati come Attori,
sono e rimangono sempre veri Oggetti - Dunque dagli Oggetti-attori avremo
quella Derivazione di Qualità, che abbiamo da tutti gli Oggetti: Cost da
Proditore, Creatore ec. abbiamo proditorio, creatorio ec. Finalmente nulla ostando,
che ad un 0g-getto abbia qualche volta ad attribuirsi in via di Qualità, ciò
che forma l'essenza d'un Oggero Derivato da Radice Numerica, tali Oggetti
avranno la loro Derivazione di Qualità, e precisamente come gli Oggetti
Primitivi (162): Cosl da « Ambo, Terno, Cinquina, Decina ec.» abbiamo le
Derivazioni qualitative «binario, ternario, quinario, denario ec. n. 187. Dunque degli Oggetti Derivati i Numerici
e gli Oggetti-attori anno Derivazione di Qualità; e dagli altri, cioè dagli
Oggetti astratti tanto di Qualità che di Azione, non abbiamo alcuna Derivazione
(182).Derivazioni dalle Voci di Modificazione
188. Dalle Voci di Modificazione, che necesi sariamente sono tutte
derivate (15g), non abbiamo alcuna Derivazione - Infatti una Voce di
Modificazione non é, che una Voce di Qualità posta in grado di modificare ossia
di penetrare in tutta l'essenza qualche Qualità o Azione, immedesimandosi con
esse (151). Dunque la Voce di Modificazione è inseparabile dall'Azione o
Qualità che modifica. Dunque isolatamente presa non à in se stessa alcun
significato o valore, almeno come Modificazione; ossia isolatamente presa non
può avere altro valore, che quello della Qualità da cui deriva Ma ciò che in se
nulla significa, non può dare una significante esistenza ad altre cose. Dunque dalle Voci di Modificazione non si può
avere alcuna Derivazione. Derivazioni dalle DEAIrATE Voci di Qualità 189. Da ogni Voce Qualitativa, di qualunque
provenienza ella sia, deriva sempre un Oggetto-a-stratto, una Modificazione ed
un Verbo come dalle primitive Radici di Qualità (164): Così da paterno,
amabile, interiore ec. abbiamo o almeno dovremmo avere «Paternità, Amabilità,
Interio rità — paternamente, amabilmente, interiormente —paternizare,
amabilizare, interiorizare, cioè rendere paterno, amabile, interivre ec.». 1go. Dunque il Linguaggio avrà dei Segni per
marcare le Derivazioni provenienti dalle derivato Voci di Qualità. PARAGRAFO 4.°
Derivazioni dai DEAIYATI Nomi di Azione
191. Dalle Voci di Azione, di qualunque pro venienza esse sieno, deriva
sempre una V'oce-at liva, un Oggetto-astraito, un Oggetto-attore, una
Voce-passiva ed un Nome qualitutivo, come dalle Radici di Azione (16g) - Quindi
da paternizare, dolcificure, amabilizare ec. abbiamo o almeno dovremmo avere «
paternizante, dolcificante, ama-bilizante - Paternizazione, Dolcificazione,
Amabi- lizazione - Paternizatore,
Dolcificatore, Amabili-zatore - paternizato, dolcificata, amabilizato - paternizabile, dolcificabile, amabilizabile
». 193. Dunque il Linguaggio avrà dei
Segni, onde chiaramente marcare le Derivazioni provenienti dai Derivati Nomi di Azione. Sui Qualitativi
Verbali di Seconda Derivazione 93.
Secondo il principio già stabilito (189) anche dai Qualitativi Verbali di
Seconda Derivazione (171) come paternizabile, dolcificabile, ama-bilizabile ec.
si dovrebbero avere le tré Derivazionidi Oggetto-astratto, di Modificazione e
di Verbo. Le prime due Derivazioni si
anno difatti, cioe « Paternizabilità,
Dolcificabilità, Amabiliza bilità — paternizabilmente, dolcificabilmente,
amabilizabil- mente » Rapporto alla terra cioé alla Derivazione di
Verbo, questa non si può avere, perché ripugna all'intrinseca natura delle
Cose. Infatti ogni Qualitativo Verbale di seconda Derivazione, come
paternizabile amabilizabile ec., include essenzialmente in se stesso un Azione
che deve ancora . eseguirsi: Così Uomo amabilizabile per esempio vuol dire « Uomo,
che può esser fatto capace di essere amato ». Se dunque da amabilizabile si
avesse una Derivazione di Verbo, questa dovrebbe propriamente significare (166)
rendere-amabilizabile Cioe « Comunicare
la Qualità di poter esser fatto capace di essere amato». Ora è impossibile
formarsi un Idea di questa Espressione; e ciò perché è assurda in se stessa.
Infatti si può benissimo dire «abilitare, preparare, disporre un Oggetto ad
essere amabilizato»: Ma i Comunicare ad un Oggetto la Qualità di essere
amabilizato» include assoluta contradizione — Dunque rendere-amabili. sabile è
un Espressione che nulla significa, anzi
è un Assurdo. Dunque, applicando
questo Raziocinio a tutti i simili casi, dai Qualitativi Verbali di seconda
Derivazione (181) non si può avere Derivazione di Verbo. 194. Le molte barbare Parole usate finora,
naturalmente debbono aver un poco indisposto l'A-nimo di chi legge. Quindi lo
si prega a riflettere, che andiamo qui preparando il, Piano per la Lingua Universale,
e che in essa tali Parole sono della massima dolcezza e brevità: Per esempio «
amare, amabile, amabilizare, amabilizabile, ama-bilizabilità, amabilizabilmente
» nella nostra Lingua Universale si esprimono con « ema, emt, emiba, embì, embis, emibio». DELLE VOCI INDETERMINATE In Natura tutto è
determinato; vale a dire, che ogni Cosa in Natura ci presenta di se l'Idea
chiara individua e distinta. Tutto danque dev'essere convenientemente
determinato anche nel Linguaggio — Ma nel Linguaggio esistono
indispensabilmente delle Voci generiche (ior, 13g). Dunque il Linguaggio deve
con Leggi facili e costanti supplire al difettoso bisogno d'introdurre Voci
generiche; vale a dire, che il Linguaggio deve stabilire Regole fisse e
invariabili per determinare convenientemente secondo le circostanze tutte
le Voci di loro natura
indeterminate. Le Voci Indeterminate di
Oggetto e di Azione con quelle, che abbisognano di Leggi speciali per la loro
Determinazione; e però passiamo a tras-
tarne separatamente.Voci Indeterminate di Oggetto • 196. É indeterminato ogni Sostantivo, il
quale indeterminati alle volte secondo
la natura del Discorso si usano genericamente, ma più spesso debbono
determinarsi. . 197. La Determinazione
dei Sostantivi indater-minati dipende da qualche a Qualità o Oggetto o Azione -Dunque per determinare secondo il
bisogno l'Idea d'una Voce indeterminata di Ogger-to, il Linguaggio dovrà far
uso o d'una Qualità o d'un Oggetto o d'un Azione determinante. 198. Ma i Nomi di Qualità, Oggetto e Azione
non sempre nel discorso servono a determinare gli Oggetti o Sostantivi
indeterminati - Dunque quando sieno determinanti-oggetio, avranno il Distintivo loro particolare. 199. In Italiano questo Distintivo consiste
pel Nomo di Oggetto nell'essere
preceduto dalla particella di (‹og), come «Il Principe di Napoli » ; pel Nome di Qualica nell'essere unito al Nome
dell'Oggetto determinando, come « Il Principe giu •sto»; pel Nome o Giudizio di Azione nell'
essere preceduto dalla Voce quale coll'Articolo, come «Il Principe, il quale ama i Popoli ».Voci
indeterminate di Azione E indeterminata ogni
Azione, che può risguardare Oggetti, diversi da quello che la ese-guisce, ossia
diversi dal Cardine di Giudizio (139). La Determinazione delle Azioni indeterminate dipende
da qualche o Oggetto o Giudizio ; giacché le Qualità possono modificare le
Azioni (151), ma per loro natura non possono avere altra nala one e ese uce in
eremiata dei Azione, il Linguaggio dovrà
far uso d' un Oggetto o d'un Giudizio determinante. Ma gli Oggetti ed i Giudizj non sempre nel discorso
servono a determinare le Azioni - Dunque quando sieno determinanti-azione,
avranno il loro particolar Distintivo. In Italiano questo Distintivo consiste pel Nome di
Oggetto nell'essere uguale al cosi detto
Nominativo (110), come « Voi amate lo studio»; e per la Voce di Giudizio
o nell'esser espressa in Modo Generico determinante (74) o nell'essere
preceduta dalla voce che; come « Voglio partire - Vedo, che partono»: CAPO III
Modo nei Giudizj determinanti-azione
204. I Giudizi determinanti-azione si esprimono in Modo ora generico,
ora indicativo, ed ora indefinito. Necessita quindi stabilire, quando si debba
usare l'uno piuttosto che l'altro di questi tré Modi nell'esprimere un Giudizio
o Verbo determinan-te-azione. Giudizj Determinanti al Modo Generico 205. I Giudizi e quindi i Verbi
determinanti-a-zione si esprimono in Modo Generico (73) ogni- volta, che non occorre indicarne l'Oggetto
Cardine di Giudizio; e ciò, perché tale Oggetto fü già espresso
precedentemente. Diciamo quindi « Vorrei scrivere — Pensano tornare — Li vedo
corre- те ес. ». Giudizj determinanti al
Modo Indicativo o Indefinito Nei Giudizj determinanti-azione quando sia
necessario esprimere l'Oggetto Cardinale, ogni Giudizio si esterna in Modo o
Indicativo (75) ó Indefinito (92); facendolo precedere dal Segno di
Determinazione, come sarebbe in Italiano che (203). I Giudizi
determinanti-azione si esternano in Modo Indicativo, ognivolta che
relativamente all'Oggetto Cardinale presentano un assoluta Certezza di ciò
ch'esprimono; come « Trovo, che manco — Viddi, che partivano - Sento; che
contate ». I Giudizj
determinanti-azione si esternano in Modo Indefinito, ogniyolta che presentano
del-l'Incertezza riguardo a ciò ch'esprimono; come «mi pare, che partano -
Dubitai, che partissero -Bramo, che vincano ec.». Tempo nei Giudizj
determinanti-azione 20g. Per fissare il
Tempo nel quale debbono esprimersi i Giudizj determinanti-azione, bisogna
osservare, se il Giudizio determinante deve o no indicare il Tempo in cui desso
viene eseguito. 210. Il Giudizio
Determinante non deve indicare il Tempo in cui viene eseguito, ognivolta che
questo Tempo sia espresso dall'Azione determi-nanda; vale a dire, ognivolta che
il Giudizio Determinante è naturalmente contemporaneo al Giudizio o Azione
Determinanda — In tal caso il Giudizio determinante si esprime sempre al Tempo
presente; giacché si deve solo accennare, che tale Giudizio è presente ossia
contemporaneo all'Azione determinanda: Come «sento cantare, o che si canta-
Quando sentirò battore, o che si bal- са
ес. ». 211. Il Giudizio determinante
deve da se indis care il Tempo in cui viene eseguito, ognivolta che questo
Tempo è diverso da quello dell' Azione determinanda - In tal caso esprimiamo il
Giudizio determinante, a quel Tempo ch'esigge la na- titi ec. ».212. Il Giudizio determinante è
molte volte futuro relativamente al Determinando. Se peró questa futurità
trovasi naturalmente espressa dall'in-trinseca natura dell' Azione
Determinanda, il Giudizio determinante non deve esprimere che il Modo. Quindi in tal caso lo porremo al Tempo
presente; perché l' espressione di Presente indica in ispecie il Tempo, ed in
genere il Modo (V. Anal, 126). Quindi
avremo « Spero, che arrivino - Comanda-te, che partano ec. » DELLE VOCI SOSTITUITE 218. Chiamiamo Sostituite «Le Voci, che si
usano in luogo di altre». Le Voci sostituite servono moltissimo ad abbreviare
ed a rendere elegante e sonoro il Linguaggio.
In ogni Linguaggio le Sostituzioni prattica-mente sono molte; ed il
fissarle dipende unicamente dalla Convenzione sociale - Noi però ci. limitiamo
a qui parlare di alcune più generali, che chiameremo Pronomi, cioé « Voci poste
in luogo di Nomi Sostantivi, o almeno tali considerati da noi»; avvertendo, che
omettiamo di qui parlare di quei Pronomi, de'quali già si trai tò (57,61).Pronomi Determinanti-oggetto 214. Un Oggetto Generico è sovente
determinato da un altro Oggetto (197). Al Nome dell'Oggetto. determinante però
giova molte volte sostituire un Pronome; e ciò propriamente, quando
l'Oggetto Determinante é o Chi giudica,
o Chi ascolta, ! Terzo Oggetto già
indicato nel discorso - É dunque necessario conoscere questi Pronomi, il chi main ufo e i ereminare en O into, 8 gio deve chiaramente e particolarmente fissarli. 215. Tali Pronomi in Italiano sono « mio,
tuo, suo, nostro, vostro, loro» significanti« di me, di te, di lui o di lei ec.
». Nei Pronomi determinanti-oggetto
bisogna poi distinguere l'Oggetto ch' essi richiamano, dall' Oggetto che
determinano - Riguardo all'Oggetto che richiamano; alcuni, cioè mio tuo suo,
esprimono un sol Oggetto; ed altri, cioè nostro vostro loro, esprimono più
Oggetti. Rapporto all'Oggetto che determinano, in Italiano questi Pronomi nell'indicazione di Numero je di
Sesso sieguono sempre l'Oggetto determinato medesimo. CAPO II
Pronomi Indicanti-oggetto 216.
Nel discorso oltre gli Oggetti primitivi e derivati, molte volte da noi si
considera comeOggetto un Giudizio, un intero sentimento, ed anche un complesso
di Sentimenti e Giudizj - Tali Oggetti
per distinguerli dai Primitivi e Deri-vati, possono con ragione chiamarsi Oggetti
com-plessivi, cioè formati dal Complesso o unione di varie parti. Ora accade sovente, che nel discorso deb- basi o
nominare o richiamare un Oggetto com-plessivo. In tal caso invece di
richiamarlo o nominarlo con lunga serie e ripetizione di parole, possiamo e
sogliamo far uso di Voci apposite per semplicemente indicarlo; e queste Voci
son quel-le, che da noi si chiamano Pronomi indicanti .Oggetto - Dunque il
Linguaggio deve avere i suoi Pronomi per indicare gli Oggetti nel caso
suespresso, cioé gli Oggetti complessivi. Tali Pronomi in Italiano
sono « questo, codesto, quello, e ciò »—Si avverta, che questo e quello servono
spessissimo ad indicare un Oggetto qualunque in genere: Se poi questi Pronomi
si riferiscono a qualche Oggetio particolare, allora questo indica Oggetto
vicino a Chi giudica; codesto indica Oggetto vicino a Chi ascolta; quello
indica Oggetto che si considera lontano e da chi giudica e da chi ascolta.
Finalinente ciò si usa invece di qualunque dei trè precedenti Pronomi, quando
però non sieno congiunti a Nome sostan-tivo; e si usa specialmente invece di
questo e quello, quando servono a richiamare genericamente un Oggetto qualunque.
Si avverta inoltre, che questo e quello annopraticamente anche altri usi, i
quali però in fondo corrispondono alle Definizioni già date - Così dopo aver
espresso due o più Cose di seguito, volendo indicare l'ultima si dirà questa, e
per indicare l'altra o altre precedenti si dirà quella o quella secondo la
circostanza. CAPO III Pronomi Generici
Cardinali Le Lingue, specialmente
quelle i cui Verbi debbono essere accompagnati dal Cardine di Giu-dizio,
sogliono far uso di due Pronomi generici ; i quali si usano soltanto come
Cardini di Giudi-zio, e che noi perciò chiamiamo Pronomi gene rici cardinali. Uno di questi Pronomi si
riferisce unicamente ad Esseri, che noi consíderiamo come animati e ragionanti.
Esso serve ad esprimere in maniera generica un Numero indeterminato di tali
Esseri, considerati come formanti Cardine di Giu-dizio. Quindi questo Pronome
non puù mai rife rirsi agli Oggetti giudicante e ascoltante; perché per loro
natura tali Oggetti nel discorso non pos sono mai essere né indeterminati, né
espressi ge-nericamente. In Italiano questo primo Generico Pronome cardinale si
esprime colla voce si (francese on);
come « si dice, si credeva, si pretese ec. ". 221. Per formarsi una giusta Idea dell'altro
Generico Pronome cardinale, bisogna riflettere; chein Natura si anno delle
Azioni determinate, le quali non possono eseguirsi che da un Terzo Og-getto;
Oggetto peró che non sappiamo nominare, perché realmente da noi non si conosce.
Ora per indicare in qualche maniera questo incognito Og-getto, le Lingue
sogliono unire al Giudizio di Azione una Voce o Pronome generico cardinale
- Quindi questo secondo Generico Pronome
cardinale può esattamente definirsi « Segno esprimente, che il Cardine di
Giudizio è un Terzo Oggetto che non sappiamo nominare, perché da noi non conosciuto ».
Questo Pronome in Italiano è egli (francese il); ma non si usa, perché
l'indole della Lingua Italiana non esigge, che i Verbi sieno sempre
accompagnati da Nome o Pronome Cardinale: Quando però si usasse come in altre
Lingue molte, do vrebbe unirsi ai Verbi detti comunemente imper-sonali; come
"piove, lampeggia, tuona ec. ». Dunque il Linguaggio deve
fissare i suai due Pronomi Generici Cardinali. CAPO IV Pronomi Generici non
Cardinali . Alcune Lingue usano, mai
peróscome Cardini di Giudizio, due Pronomi Generici; i quali perciò da noi si
chiamano Pronomi generici non cardinali - Questi Pronomi anno generalmente
doppio significato: Quindi sono difettosi. Se peró si assegnasse una doppia Voce
per ciascuno, ogni difetto è svanito.22% Uno di tali Pronomi richiama sempre o
un Oggetto relativato (114) o un Oggeito cominciante (117) - Esso in Italiano
si esprime col ne (francese en); come « Che ne dite? - Parlatene bene — Egli và
in Campagna, ed io ne vengo ec. ». L'altro Pronome richiama sempre o un Og
getto terminante (116) 0 un Oggetto contenente (113) - Esso in Italiano si
esprime col vi o ci (francese y) ¿ come « Andate al Teatro? Forse vi andrò —É in Casa l'Amico? Non ci
dev' essere ec. ». 225. Dunque il Linguaggio
avrà i suoi Pronomi Generici non Cordinali.
É impossibile ridurre a semplice e ben ordinato sistema tutte le
Particolarità, le quali entrano nella composizione d'un prattico Linguaggio. Quindi crediamo cosa migliore l'aspettarsi
dall'Uso e dall'Analisi la cognizione di tali Partico-larità. Esistono pero delle Cose, che meritano
attenzione speciale; e di alcune di queste parleremo nella presente Sezione,
richiamando ch'é nostro primo scopo tracciare il Piano per la Lingua
Uni-versale.Verbi di Moto Nelle Espressioni di Moto
dobbiamo generalmente fare attenzione e al Luogo fine di Moro, e all'Azione
motivo di Moto. Il Luogo si considera come Oggetto terminante (116); e l'Azione
à una particolar maniera di esprimersi, che bisogna fissare per ogni determinato
Linguaggio. II. OssERvAzIonE Voci di più Significati In ogni Lingua esistono
delle Voci aventi più Significati; come in Italiano «essere, avere, fure,
ancora, per ec.». Potendo facilmente derivarne Equivoco e Confusione, deve ciò
ritenersi •difetto notabile di Lingua - Quindi il Linguaggio deve a ciascuna
Voce assegnare un solo Valore, o per lo meno precisare in quali circostanze una
Voce à uno piuttosto che un altro Valore. III.* OssevazIonE Espressioni
Sentimentali 229. L'Uomo vivamente
penetrato e soprafatto quasi da qualche
forte Sensazione Passione o Sentimento qualunque, è molte volte obbligato ad
esternare la Situazione dell'animo suo. Tal Esternazione generalmente succede
col mezzo di Suoni Gutturali prolungati, e aventi l'impronta di ciò che l'Anima sente: E questi Suoni son quelli,
che formano le da noi chiamate Espressioni Sentimen-cali -Quindi il Linguaggio
avrà dei Segni per indicare in iscritto tali Espressioni. IV. * OsSERvAzIONg Ortografia
230. Ortografia significa « conveniente Indicazione delle Parole in
iscritto » - Fissato un Segno per ciascun Suono vocale, le Parole debbono
scri-versi precisamente come si pronunciano, e a ciascun Segno deve
corrispondere un solo e sempre il medesimo Suono invariato; cosa, che nelle
Lingue praticamente non esiste. Inoltre
una delle Cose più rimarchevoli nel Discorso si è la Distinzione de' varj
Giudizj e Sentimenti frà loro. Parlando, noi marchiamo tale necessaria
Distinzione con delle Pause e variate
Inflessioni di Voce: Quindi scrivendo è necessario marcarla con dei
Segni di convenzione, corrispondenti alle Pause ed Inflessioni Vocali. V. OssErvazIone Sintassi
271. Sintassi vuol dire « giusta Disposizione delle Parole»- Ogni Lingua à la sua Sintassi
partico-lare, stabilita dal tempo e dall'uso. La Sintassi naturale però è una
sula: Dessa consiste nel seguire esattamente l'ordine naturale delle Ideequando
l'uomo é in istato di Tranquillità; e quando trovasi in istato di Passione,
consiste nel premettere le Idee che più lo colpiscono, appunto perché tali Idee
stante la sua situazione, gli si affacciano all'anima per le prime. Seguir sempre scrupulosamente la Sintassi Naturale
sarebbe un assoggettarsi ad una Specie di nojosa servilità. Quindi parmi, che
debbasi preferire una Sintassi ragionata; vale a dire « una Sintassi dipendente
e dalla natura delle Cose che si esprimono, e dai Suggerimenti dell' Orecchio
che cerca possibilmente evitare ogn'incommodo Aggregato di Suoni». Tale
Sintassi avrà il doppio van-taggio, di eliminare ogni urtante asprezza vocale,
e di produrre facilità d'intelligenza in chi ascolta. La Sintassi Ragionata può
considerarsi libera di sua natura. Quindi le Regole di questa Sintassi possono
ridursi ad una sola; cioè « Che ad ogni Voce deve sempre esser unito, ciò che
serve a far conoscere in tutta la sua estensione la vera forza l'esatto valore
l'Idea precisa della Voce medesima ». Dunque nella Sintassi ragionata le Parole saranno
sempre ben collocate, purchè s'intenda con facilità ciò ch'esse esprimono ed in
complesso e parzialmente. Dovendo quindi esprimere «Scrissi una Lettera a
Pietro», potremo liberamente combinare queste Parole in uno qualunque dei varj
Modi seguenti; giacchè trovasi in tutti la necessaria facilità d'intelligenza
:• Scrissi una Lettera a Pietro « Scrissi a Pietro una Lettera « Una Lettera Scrissi a Pietro « Una Lettera a Pietro scrissi « A Pietro Scrissi una Lettera « A Pietro una Lettera scrissi. Ma se dicessi «Scrissi a Pietro una Lettera,
da cui rileverà ec.», allora da cui rileverà ec. deve inseparabilmente restar
unito ad una Lettera, qualunque sia il posto assegnato a quest'ultima espressio
ne: Altrimenti il Senso sarebbe alterato; e però oscuro, confuso ed anche
inintelligibile. Parimenti se dicessi
«Scrissi una Lettera a Pietro, che ura
trovasi in Campagna», che ora cro-vasi in Campagno deve immediatamente unirsi
a Pietro. É facile moltiplicare simili Esempi, onde
perfettamente conoscere in che deve consistere l' essenza. della nostra
Sintassi Ragionata. LINGUA FILOSOFICA FIssATo ciò che forma l'essenza del
Linguaggio in genere ossia della Lingua Generica, supponiamo di dover ora dar
esistenza ad una Lingua colla guida della Ragione e con tutta la possibile
precisione del Calcolo. Questa Lingua potrebbe giustamente chiamarsi
filosofica, e la di lei Formazione è semplicissima; come passiamo ad analizare,
richiamando succintamente e quanto lo esigge il nostro scopo, ciò che fù
esposto in ciascuna Sezione. Le Parole sono formate da Suoni Vocali. I Suoni Vocali sono Orali o
Gutturali. I Gutturali sono Semplici o composti; e i Semplici possono essere lunghi o brevi (15) -,Gli
Orali sono prolungabili o istantanei; o si gli uni che gli altri esser ponno
ordinarj o forzati (18). « Durqus fisseremo dei Segni per rappresen-«
tare i varj Suoni Vocali; ed a ciascun Segno
« applicheremo un Suono invariato e costante ». 237. Le Parole sono divisibili in Parti o
Sillabe (22); e la Voce deve in ogni Parola aver la sua Posa (26). « DuNQue fisseremo la Teoria per le
Sillabe « e Posa nelle Parole ». GIUDIZJ
Gli Oggetti possono essere di Sessa
maschi-le, femminile o neutro (49); e di Numero unale o plurale (47). « DUnQuE fisseremo dei Segni per esprimere «
negli Oggetti il Sesso, ed il Numero generico ». 239. Nelle Cose molte volte dobbiamo
esprimere precisamente il loro Opposto
(46). « DunquE fisseremo il Segno indicante
l'asso- « luto Opposto d'una Cosa
qualunque ». 240. Gli Oggetti giudicante
e ascoltante debbono esser espressi da apposita Voce generica (52, 53); I Terzi Oggetti debbono molte volte esser
espressi con dei Pronomi (57).DunQue fisseremo per tali Oggetti le appo- « site Voci e Pronomi ». 241. Il Linguaggio aver deve un Pronome ri- Nesso; vale a dire una Voce esprimente
qualunque Oggetto, che essendo Cardine di Giudizio, ci si presenta nel Giudizio
stesso in una Seconda situazione (6s).
" DuNque fisseremo questo Pronome ri-«flesso». 242. I Giudizj possono riferirsi a varj Tempi
(63 e seg.), e formarsi in varj Modi (72 e seg.) - Dunque bisognerebbe stabilire dei Segni per ciascun
Tempo e Modo. Ma le Lingue sugliono
comunemente con una sola Voce esprimere Giudizio, Modo e Tempo (97). Dunque profittando dell'Uso già felicemente
in-trodotto, noi pure esprimeremo Giudizio Tempo e Modo con una Voce sola; e
questa Vore sarà della massima Brevità, perché frequentissima nel Discorso.
« DuNQuE fisseremo le Voci esprimenti al
« tempo stesso Giudizio, Tempo e Modo». FONTI PRIMITIVI DEI GIUDIZI 243. I Fonti Primitivi dei Giudizj sono gli
Og- • getti, le Azioni e le Qualità di
primitiva esistenza; vale a dire che
esistono realmente o in Natura o in Immaginazione: Inolire in Natura abbiamo
ancora dei Rapporti (99). « DunQue
fisseremo per la nostra Lingua le « Voci
Radicali; e fisseremo pure un Segno « caratteristico indicante e la Natura
della Cosa « (cioè se Oggetto, Azione, Qualità, o Rapporto)! « e la sua primitiva Esistenza. Secondo la
diversità delle circostanze gli Oggetti
nel discorso possono presentarsi in Situazioni diverse (105 e seg.). « DuNQuE fisseremo dei Segni esprimenti la « Situazione precisa di ciascun
Oggetto». 245. Oltre il Segno Numerico
in genere (47) il Linguaggio deve avere delle Speciali Voci di Numero (120).
« DunquE fisseremo le Voci Numeriche Spe- « ciali ».
246. Il Linguaggio aver deve delle Voci apposite per esprimere negli
Oggetti il Luogo ossia un Rapporto
qualunque locale (131).Dunque fisseremo le occorrenti Voci di "Luogo ». QUALITA'
147. Il Linguaggio aver deve dei Segni per esprimere nelle Qualità e
l'Aumento Massimo (126) e il Massimo Decremento (129), tanto assoluti che
relativi; come pure per esprimerne il Deterioramento (131): « DunQus fisseremo i Segni opportuni per «
tali Aumenti, Decrementi e Deterioramenti ».
848. Il Linguaggio aver deve Regole e Voci opportune per esprimere le
Variazioni nelle Qualità (133). « Dunque
fisseremo la Teoria per tali Varia- «
zioni ». AZIONI 149. Il Linguaggio aver deve dei Segni per
distinguere nei Verbi al Modo Generico il Modo accompagnante dal determinante,
ed in questo i varj suoi Tempi DunQus fisseremo dei Segni per tale Distin- « zione Il Linguaggio esigge Voci apposite
per la Determinazione del Tempo nei Giudizi (142)., e anche un Segno
particolare per le da noi dette estese Espressioni di Tempo (144). « DuNQue fisseremo pel Tempo e il Segno spe-«
ciale e le opportune determinanti Espressioni».OGGETTI AZIONI E QUALITA Il
Linguaggio deve negli Oggetti Azioni e
Qualità saper esprimere un Aumento e Decremento generico (148). « DuNQuE fisseremo dei Segni per questo ge-«
nerico Aumento e Decremento in tutte le Cose ».
AZIONI B QUALITA' 252. Il
Linguaggio aver deve le sue Leggi per esprimere convenientemente qualunque
Modificazione nelle Azioni e Qualità (152).
« Dunque fisseremo la Teoria per esprimere « le Azioni e Qualità modificate ». 253. il Linguaggio aver deve dei Segni
appositi ond' esternare il risultato dei Confronti fatti sulle Azioni e
Qualità; cioè dei Segni per esprimere la scoperta Eguaglianza o Differenza, e
questa tanto in più che in meno Dunque fisseremo gli opportuni Segni di « Confronto».
SEZIONE QUARTA FONTI SECONDARI
DEGIUDIZI I Fonti Secondarj de' nostri
Giudizj sono le Cose Derivate, che si riducono a quattro, cioé Oggetti Qualità
Azioni e Modificazioni (157) ; ele Cose Derivate debbono nel discorso
distinguersi dalle Cose Primitive DuNQuE fisseremo dei Segni caratteristici per
« ciascuna delle quattro generiche Derivazioni ». 255. Le Cose derivate possono essere di prima
e di seconda Derivazione (160). « Dungus
fisseremo l'opportuna Teoria per « distinguere le une dalle altre Derivazioni
». 256. Dalle Voci di Azione possiamo
avere cinque diverse Derivazioni («6)); tré delle quali, cioé Voce-attiva
Voce-passiva e Oggetto-attore esiggono de Segni speciali. « DuNQuE fisseremo i Segni occorrenti
per « queste trè speciali Derivazioni
». 257. I Verbi si esprimono in una sola
Parola soltanto al Modo Generico; e negli altri Modi si decompongono in Voci di
Giudizio e di Azione DunQuE fisseremo la Teoria per esprimere « ¡ Verbi in qualunque Modo ». 258. Il Linguaggio deve avere dei Segni
appositi per alcune speciali Derivazioni dalle Radici di Numero; cioè per
indicare le Quantità mulciple, le Parti aliquote e i Numeri di costante
ripetizione (180). i DuNQue fisseremo i
Segni convenienti per « queste trè
numeriche Derivazioni speciali ».VOCI INDETERMINATE 259. Le Voci di Qualità, Oggetto e Azione non
sempre ma spesso nel Discorso servono a determinare degli Oggetti o Sostantivi
indeterminati (197, 1у8). DuNQuE fisseremo il necessario Distintivo per le Qualità, Oggetti e
Azioni, che sono de-« terminanti-oggelto ». 26o. Gli Oggetti ed i Giudizj
servono molte volte a determinare le Azioni, che abbisognano di Determinazione
(201, 202). • DuNQue fisseremo il
Distintivo per gli Og- " getti e
Giudizj, che sono determinanti-azione ».
SEZIONE SESTA VOCI
SOSTITUITE 26r. Al Sostantivo
determinante-oggetto si sostituisce spessissimo un Pronome DunQuE fisseremo i
Pronomi determinan- « ti-oggecto ». 262. Il Linguaggio aver deve i suoi Pronomi
per indicare o richiamare gli Oggetti, specialmente complessivi (217).« Dunque
fisseremo i Pronomi indicanti-og «gelto
». 263. Il Linguaggio abbisogna di
alcuni Pronomi generici speciali; cioé due Cardinali (222) ed altri non Cardinuli (225). « DuNqus fisseremo le Voci per questi
gene- « rici speciali Pronomi É
necessario stabilire la maniera di esprimere un Azione, per metterci in istato
di eseguir la quale facciamo un Moto qualunque, ossia un Azione ch'è motivo di
Moto (227). « DuNQuE fisseremo l' opportuna Teoria ». Il Linguaggio deve a
ciascuna Voce assegnare possibilmente un solo Valore (228). « DunQue fisseremo
la Teoria per le Voci di « più Significati ».
266. Il Linguaggio aver deve dei Segni per in- . dicare in iscritto le
Espressioni sentimentali (299). « Dureus fisseremo i Segni necessarj per
tali « Espressioni ». 267. Il Linguaggio aver deve la sua Ortogra-
fia (230) e Sintassi (231). «
DunquE fisseremo le opportune Regole di
« Sintassi e di Delle Conseguenze
stabilite per la LINGUA FILOSOFICA
268. Richiamando sotto un sol punto di vista le varie Conseguenze di
questa PARTE SECUNDA, chiaro si scorge, quanto semplice e facile sia la
Formazione d' una Lingua Filosofica; giacchè per essa bisogna soltanto: I. FIssARE dei Segni, per Convenzione
corrispondenti ai varj Suoni Vocali (236).
II. FISSARe la Teoria per le Sillabe e Posa nelle Parole (237). III. FIssARE dei Segni per esprimere
negli Oggetti il Sesso, ed il Numero
gent- rico (238). IV. FissARE un Segno per esprimere l'Opposto
nelle Cose (23y). V. FIssaRE le Voci per
gli Oggetti Giudicante e Ascoltante, ed i Pronomi per i Terzi Oggetti
(340). VI. FIsSARE il Pronome riflesso
(241). VII. FIssARE le Voci esprimenti
al Tempo stesso Giudizio Tempo e Modo (242).
VIII. FIssARE per la nostra Lingua le Voci Radicali (243). IX. FIssARE il Segno caratteristico per le Parole Radicali (243).X. FIssARE dei Segni
per esprimere la Situazione precisa di ciascun Oggetto (244). XI. FIssARs le Voci Numeriche speciali (2
(5). XII. FIssARE. le Voci di Luogo
(246). XIII. FIssARE i Segni per
indicare Aumento Decremento e
Deterioramento nelle Qualità (247). XIV. FIssARE la Teoria per le Variazioni nelle Qualità (248). XV. FIssaRE i Segni per distinguere le varie
Voci Verbali del Modo Generico (249).
XVI. FIssaRE le Determinanti Voci di Tempo, ed un Segno per le sue
Estese Es pressioni (250). XVII. FIssARE i Segni pel generico
Aumento e Decremento in tutte le Cose (251). XVIII. FIssARE la Teoria per le Azioni e
Qualità modificate (252). XIX. FIssARE
gli opportuni Segni di Con- fronto
FIssARE i Segni caratteristici per ciascun
Genere di Cose Derivate (254).
XXI. FIssARE la Teoria per distinguere le Prime Derivazioni dalle
Seconde (255). XXII. FIssARE i Segni per
le tré speciali Derivazioni dalle Voci di Azione (256). XXIII. FIssARe la Teoria generale per
esprimere i Verbi (257).XXIV. FIssARE i Segni per le tré Numeriche Derivazioni speciali FIssARg il Distintivo
per le Cose De- terminanti-oggetto
(259). XXVI. FIsSARE il Distintivo per
le Cose De- terminanti-azione
(260). XXVII. FIssARs i Pronomi
Determinanti-ogget- to (261). XXVIII. FIssARE i Pronomi Indicanti-oggetto
FIssARg i Pronomi Generici speciali (263).FIssARE la Teoria per le Azioni,
Ma- tivo di Moto (264). XXXI. FIssARE la Teoria per le Voci di
più Significati (265). XXXII. FIssARE i Segni per le Espressioni
sen- timentali (266). XXXIII. FISsARE le Regole di Sintassi, e
d'Or- ingrafia (267). 269 Ecco i semplicissimi trentatrè Punti di
Co-struzione, ai quali si riduce l' Essenza della Formazione d'una Lingua
ragionato - Quindi per dar Esistenza ad una Lingua Filosofica altro non si
richiede, che la prattica Esecuzione di quanto qui abbiamo sommariamente
accennato.LINGUA UNIVERSALE 270. NeLLi PARTE SeCONDA abbiamo
succintamente analizato cosa far si dovrebbe per formare una Lingua Filosofica;
e si è potuto facilmente la -Ora la
Lingua Universale non dev'essere, che la Lingua Filosofica praticamente
eseguita. Dunque la Lingua Universale
dovrebbe sistemarsi da una Società di Uomini dotti e di Nazione possibilmente
diversa; e tale Sistemazione dovrebbe essere preceduta da molte mature e
ragionate Discussioni accademiche. Da tali Premesse ognuno facilmente
compren-de, che se produco il mio Piano di Lingua Uni-versale, non è per alcuna
speranza di vederlo adottato; ma solo per somministrare qualche lume in una
Materia, che può essere tanto vantaggiosa alla Republica delle Lettere ed alla
Società. Onde progredire col miglior
ordine possibile, in questa TeRzA PArTE non farò che richiamare successivamente
i trentatrè Punti di Costruzionegià stabiliti (a6g); assegnando le Regole e la
prat- tica Esecuzione per ciascuno. PUNTO I.°
Fissare i Segni pei Suoni Vocali I Suoni Vocali si
distinguono in Gutturali ed Orali (10). Distingueremo dunque in orali e
gutturali anche i Segni loro corrispondenti. SEGNI GUTTURALI, E LORO PRONUNZIA Nella nostra Lingua
Universale i Segni Gutturali sono cinque «a, e, 1, o, u» e si pronunciano come
siegue (a); avvertendo che il nostro i non à il puntino sopra. a ed e si pronunciano al solito, cioé come in
italie, admirable : e ed o si
pronunciano, sempre larghi, cioè come in serrait, rólait : e si pronuncia sempre largo, ossia toscano; cioè come ou francese in doux, tour ec. 273. I fissati cinque Segni «a, e, 8, 0, u»
servono ad esprimere i suoni Gutturali semplici e brevi (12, 15). Sovrapponendo
a questi Segni un (a) Nel giustificato
Supposto che la Lingua Francese sia la più generalmente conosciuta dai Dotti,
io da essa prendo e Caralteri e Radici di Parole per la mia Lingua Universa-le.
Quindi à anche stimato più conveniente indicare la Pro-nuncic dei Segni Vocali
col mezzo della Lingua Francese •
medesima.Accento, avremo l'espressione dei cinque Suoni Gutturali semplici e
lunghi (15); cioé «à, è, i, ò, ù »— Quindi l'Accento indica solamente, che la
Voce deve poggiarsi sul suono corrispondente al Segno accentato; e deve
poggiarsi precisamente come nell' ultima Sillaba delle Parole francesi «dira, érait, brebis, marteau, beaucoup
». 274. Dai quattro Segni Gutturali
semplici «a, e, o, u» formiamo otto Gutturali composti (12), sovrapponendo e
sottoponendo loro 'un puntino. Questo
Puntino equivale al suono &, e indica Dic-tongo cioè Suono doppio, ossia
Suono composto da due Gutturali. 2q5. Il
Puntino sovrapposto equivale ad un seguente: Quindi «à, è, o, i» si pronunciano
«az, es, or, u». Il Puntino sottoposto equivale ad un a precedente: Quindi «a,
e, o, u» si pronunciano «io, re, 10, 1u» —In tutti questi Dittonghi la Voce
deve sempre poggiare sul Suono principale, cioè sulla Base del Dittongo; e mai
sul Valore del Puntino ossia sull'e, che deve considerarsi come Suono
Dittongale accessorio. 276. Praticamente
qualcuno dei Dittonghi «&, é, ò, i» potrebb'essere immediatamente seguito
da Suono Gutturale; e qualcuno degli altri «a, ?, !, !» potrebb'esserne
preceduto immediatamente — In tal caso onde raddolcire la Pronuncia si fissi
per Regola generale; che il Suono ditton-gale a si converte nel Suono Orale y,
di cui parleremo in seguito (279); e che tal variazione di Suono deve farsi
nella Pronuncia soltanto, e mai in Iscritto.
Nella nostra Lingua
Universale i Suoni Gutturali son dunque dicinito, dieci semplici e otto
composti —Del Semplici cinque sono brevi, cioé aa, e, s, o, u» e cinque lunghi,
cioè «à, è, i, ò, ù». I Composti sono tutti lunghi (14) di loro natura; e si
formano con un Suono Gutturale semplice, unito al Suono ‹ posposto o anteposto
—Si pospone il Suono ‹ in «à, è, o, i» e si antepone in « a, e, p, 4». SEGNI
ORALI, E LORO PRONUNZIA I Segni pei
Suoni Orali istantanei (17) nella nostra Lingua sono sei; cioè «b, p, d, t, x,
g»: E i Segni per gli Orali prolungabili (17) sono undici; cioè «m, n, j, l, r;
5, 2, 1,1, с,у ». 279. I primi quattro
Orali istantanei, cioé «b, p, d, t, » e i primi otto prolungabili, cioé «m, n,
f, 1, r, s, 0, 2» si pronunciano al solito; vale a dire, come sogliono
pronunziarsi nella Lingua Francese — Gli altri cinque, cioé «x, 8,1, c, y » si
pronunciano come siegue : x si pronuncia
sempre come il k latino, ossia come suole pronunciarsi il e quando trovasi
avanti a, o ed zs. g avanti qualunque
suono gutturale si pronuncia sempre, come suol pronunciarsi in Francese quando
trovasi avanti «a, o, u" - gazon,
gosier, goût : y si pronuncia
come il j francese in je, ja- mais;
avvertendo che il nostro non à sopra il solito puntino. c si pronuncia sempre come il ch
francese in cher, chambre ec. y si pronuncia come la seconda parte dell'y
nella parola francese moyer; avvertendo che chiamo seconda Parte dell'y, ciò
che di questo Segno rimane a pronunziarsi dopo aver proferito la prima sillaba
noi — Per gl' Italiani é più semplice dire, che il y si pronuncia precisamente
come il j italiano nella parola jeri.
280. I diciassette Segni Orali suespressi indicano i Suoni Orali
ordinarj (‹9): Gli Orali forzati (^9) poi s' indicano in iscritto, duplicando
il Segno ordinario; come già si costuma presso tutte le Lingue - Quindi Il, bb,
it, rr ec. accennano, non due Suoni Ordinarj, ma il Suono Forzato di 1, в, t, r ес.
281. La nostra Lingua à inoltre 'dei Suoni e quindi de' Segni Orali
composti, cioè formato ciascuno da due diversi Segni Ordinari, combinati in un
Segno solo - Questi Segni Orali composti sono trè, cioè so,, l; che si
pronunciano come siegue : os si
pronuncia al solito come ks, ossia come ct in action : y si pronuncia, come pronunciasi gn in
crai- •gnant: ly si pronuncia, come pronunciasi il
doppio I in abeille. 282. Oltre i Segni fissati facciam uso anche
del- I'/, il quale però non à
pratticamente alcun Suono; e il cui valore sarà in seguito determinato
(392). 283. Dunque nella nostra Lingua i
Suoni Orali sono venti; diciasette Semplici, cioé «b, p,d, 1, к, д-т, н, f, 2, т, 5, а, а, у, с,
у,»; e trè composti, cioè « s, y, y». 284. Per dare a questi Segui un Nome, basta
aggiugnere a ciascuno il Suono gutturale e: Avremo quindi « be, pe, de, te, se,
ge- me, ne, fe, le, re, se, ve, ze, se, ce, ye — de, ye, ye ». Si avverta, che questi Monosillabi esprimono
non il Suono del Segno, ma il Nome particolare di ciascuno onde poterli
indicare come Oggetti; come quando diciamo « un be, un de ec.» oppure « il xe,
il ge ec.». AVVERTENZA Le Cifre o Caratteri tanto manoscritti che di
Stampo, per la nostra Lingua si prendono dal Carattere Francese corsivo, colle
Variazioni Aggiunte e Modificazioni sopra accennate pei Segni tanto Gutturali
che Orali. Le Lettere majuscole della
nostra Lingua debbono di Figura essere uguali alle minuscole, ma più grandi in
Dimensione. I Segni majuscoli si usano
soltanto al principio di ciascun sentimento come al solito, ed al principio di
ciascuna Parola esprimente un 0g-getto determinato (103) o qualche sua
Deriva-zione; come « Roma, Vienna, Russia ec. - Ra- mano, Viennese, Russo ec. »
- Nei Nomi di Oggetto determinato e quindi nelle loro Derivazioni è poi
necessario questo Segno iniziale majuscolo,perché tali Nomi sortono dalla
Regola generale che in seguito (315) fisseremo pei Nomi di tutti gli Oggetti
indeterminati. PUNTO II.° Fissare la
Teoria per le Sillabe e Posa nelle
Parole 288. Le Parole nella nostra
Lingua anno tante Sillabe, quanti contengono
Suoni o Segni Guttu-rali, tanto semplici che composti (273). Le Sillabe poi
terminano sempre con Suono Gutturale, ad eccezione delle ultime che possono
finire in Suono Orale; avuto però
riguardo a quanto precedentemente si espose (36). 289. La Posa delle Parole è sempre o
nell'ultima Sillaba o nella penultima — E nell'ultima, quando in essa trovasi
un Segno o Suono Guttu- Si avverta, che
il Suono Gutturale lungo si usa solamente in poche circostanze, le quali
saranno in seguito determinate (364, 370).Fissare dei Segni per esprimere negli
Oggetti il NUMIRO GENERICO ed il sIsso
NUMERO GENBRICO 290. Il Segno di
Numero unale e i; « quello di Numero plurale -Questi Segni si antepongono ai
Nomi o Pronomi che ne abbisognano, ma senza unirli ad essi in una sola parola.
Quindi Padre dicendosi pero, scriveremo et il Padre - 1 pero; i Padri « pero». Fissati cosi i due Segni di Numero gene-rico, i Nomi
e Pronomi diventano invariabili di loro natura; cioè servono egualmente ad
ambedue i Numeri unale e plurale.. Il Segno di Numero si omette ognivolta, che
riescirebbe inutile nel discorso; vale a dire, ognivolta che il Nome o Pronome
da se ci esprime naturalmente, se unale o plurale. SESSO • 295. La natura dell'Oggetto che si esprime,
fa da se necessariamente conoscere se l'Oggetto à Sesso; oppure se n'è mancante - Quindi è
inutile fissare un Segno per gli Oggetti neuiri, ossia mancanti di Sesso. Rapporto agli Oggetti
aventi Sesso, questi debbono primieramente avere il loro Nome gene-rico, cio il
Nome che serve ad esprimere tutti gli Esseri d'una stessa Specie: Cosi in
Italiano ilNome generico Uomo esprime tutti gl' Individui della Specie umana;
il Nome generico Cavallo esprime tutti gl' Individui della Specie equina, ec. Questo Nome Generico dev'essere
particolarmente fissato per ciascuna Specie di Oggetti (315). Giò posto, nell' esprimere tali Oggetti o
devesi per la natura del discorso far attenzione anche al Sesso, o no: Senò, li
esprimiamo col loro Nome Generico: Se devesi far attenzione anche al Sesso,
allora distingueremo l'Oggetto femminile dal maschile nel modo seguente. Per esprimere l'Oggetto maschile facciamo uso del
Nome Generico, come già si costuma in tutte le Lingue - Quindi negli Oggetti
aventi Sesso il Nome Generico esprime o l'Oggetto in genere, o l'Oggetto
maschile in ispecie. Nè in ciò può nascere alcuna difficoltà; giacché il
contesto e la natura del discorso troppo facilmente ne fa in ogni prattica
circostanza conoscere il vero significato di tali Sostantivi - Dunque ommo, frero,
eglo ec. significherà o «Uomo, Fratello, Aquila ec. » in genere; o « Uomo,
Fratello, Aquila ec. » maschile in ispecie. Per esprimere qualunque
Oggetto femminile fissiamo la Regola generalissima che «Si prepone al Nome
maschile il Gutturale composto e, formandone una parola sola». Quindi « Madre,
Donna, Sorella, Aquila-femmina ec." si dirà « épero, commo, efrero, ¿eglo
ec.».Fissare il Segno per esprimere nelle Cose l'opposto 297. Per esprimere in una Voce qualunque
il composto d, formandone una sola
Parola - Quindi «ba, be, bi, bo, bue» (308) significando «sono, ero, fui,
ero-stato, sarò » per esprimere « non sono, non ero, non fui, non ero-stato,
non sarò » diremo a cibo, abe, abi, cibo, abuen. PUNTO V.°
Fissare le Voci per gli Oggetti Giudicante e Ascoltante, ed i Pronomi
per i Terzi Oggetti OGGETTI GIUDICANTE
et ASCOLTANTE 298. La Voce per l'Oggetto
Giudicante al Numero unale è ma, significante io; al plurale è mu, significante
noi. La Voce per l'Oggetto Ascoltante al
Numero unale è te, significante tu; al plurale è tu, signi- fcante voi.
299. Queste Voci servono per gli Oggetti Giudicante e Ascoltante di
qualunque Sesso; giacché il Sesso di tali Oggetti si conosce necessariamente
dalla natura del Discorso (54). Si
faccia attenzione che in queste Voci come in quelle che saranno fissate in
seguito (301, 332),il Numero plurale si distingue dal Numero unale, mediante il
Segno generico di Numero già stabilito (290).
Per l'Oggetto Ascoltante la
nostra Lingua esclude qualunque sostituzione di Complimento - Quindi il Nome
per gli Oggetti Ascoltanti, qualunque esser possa il loro Grado Carattere
Dignità ec., è sempre al Numero unale ti, ed al plurale ti; precisamente come
usavano i Latini tu e vos. TERZI OGGETTI Ecco i Pronomi di Terzo Oggetto per ciascun Numero e
Sesso; avvertendo, che il Pronome maschile serve negli Oggetti aventi Sesso a
richia-mare, e l'Oggetto in genere, e l'Oggetto maschile in ispecie; come già
fù detto pei Nomi (295). Numero unale plurale
maschile - l. eglio esso | lu...
eglino o essi femminile el.. ella o essa
| elz.. elleno o esse neutro - oli. egli o esso | olu.. eglino o essi
PUNTO VI.° Fissare il Pronome Rifesso 302. Qualunque sia l'Oggetto Cardine di
Giu-dizio; cioé Giudicante o Ascoltante o Terzo, di qualunque Sesso e Numero
esso sia; la nostra Lingua usa i un sol
Pronome riflesso — Questo Pronome si esprime colla Voce, so
corrispondenteespresse dettagliatamente (60).
PUNTO VII.® Fissare le Voci
esprimenti Giudizio Tempo e Modo 303. Si fissi, che le Voci di Giudizio nella
nostra Lingua debbono senipre essere accompagnate da Nome o Pronome Cardinale;
richiamando, che il Cardine di Giudizio per le Voci al Modo Generico trovasi
espresso dal Nome o Pronome Cardinale
del Verbo determinando (205, e AnaLisi 175) - Dunque le Voci di Giudizio non
debbono esprimere né il Numero Generico, cioè se uno o più, né la Natura
dell'Oggetto Cardinale, cioe se Giudicante Ascoltante o Terzo; giacché
questi Numero e Natura sono chiaramente espressi dal Nome o Pronome
dell'Oggetto Cardinale medesimo - Dunque le Voci di Giudizio esprimeranno
soltanto Giudizio, Tempo e Modo - Dunque basta in ciascun Modo fissare una sola
Voce di Giudizio per ogni Tempo.- 304. I
Modi, Generico Indicativo Condizionato e Indefinito, sono i soli che abbiano le
Voci di Giudizio trà loro diverse (98). Dunque fisseremo le Voci di Giudizio
per questi soli Modi; e queste si applicheranno a tutti gli altri Modi,
precisamente come in Italiano (V. Anal. 101. e seg.).305. Voci di Giudizio al
Modo Generico de-terminante. presente -
bra. ... essere passato -bre.. .
essere-stato futuro - bre . . . . esser-per-essere Un Giudizio di
Qualità non può mai per intrinseca natura accompagnare (74) un Azione o
Giudizio. Gli accompagnanti Giudizj di Azione non abbisognano della Voce di
Giudizio; giacché l'Azione e il Giudizio accompagnante, si esprimono in una
sola Parola. Dunque nella nostra Lingua non occorrono Voci di Giudizio al
Modo Generico accompagnante. •• •
Profittando di tale mancanza, in luogo del Modo Generico accompagnante noi poniamo trà
le Voci di Giudizio due Voci sostituibili, una di tempo presente, l'altra di
tempo passato. Queste Voci corrispondono perfettamente alle Italiane essendo ed
essendo-stato; e serviranno ad abbreviare di molto la nostra Lingua. Eccole
: 307. Voci di Giudizio sostituibili: presente
- bro .... essendo passato — bru . . . . essendo-stato308. Voci di
Giudizio al Modo Indicativo: me, 4, 44,
èli, ole -mu, iu, lus, èlu, olu (a)
presente presente-relativo -
be... io era, tu eri, ec. passato — be .... io fui, ec., o sono-stato, ec passato-anteriore — bo.... io era-stato,
ec. futuro - bu... io sarò, tu sarai, ec. futuro-anteriore - bur...io sarò-stato,
ec. 30g. Voci di Giudizio al Modo
Condizionato: mi, 66, la, éle, ole — mu,
tu, lu, êls, olus presente - bal... io sarei, tu saresti ec. passato
- bil ... io sarei-stato, ec.
310. Voci di Giudizio al Modo Indefinito: хе)
mi, t6, le eli, ole — mou, ilo, lu, elle, olu presente
- bar... che io sia, che tu sii, ec.
presente-relativo — ber... che io fossi, tu fossi, ec. passato
- bir... che io sia-stato, ec.
passato-anteriore - bor.. che io fossi-stato, ec. PUNTO VIII.®
Fissare le Voci Radicali per la nostra Lingua 311. Nella nostra Lingua le Parole Radicali
si distinguono in variabili e stabili — Chiamiamo (a) Il valore di queste Voci fú già fissato
al 298 e 301.variabili quelle, dalle, quali variandone la Desi-nenza, derivano
altre Parole. Chiamiamo stabili quelle, che non danno alcuna Derivazione. RADICI VARIABILI • 312. Ad eccezione di alcune poche le quali
vengono particolarmente fissate, le Radici variabili per la nostra Lingua si
prendono (a) dalla Lingua Francese, come Lingua più generalmente conosciuta dai
Dotti; e si prendono colle seguenti Regole costanti. I.° Si scrivono possibilmente come si
pronunciano in Francese, e da noi si pronunciano poi precisamente come sono
scritte; vale a dire, che avendole scritte, dobbiamo poi pronunciarle con
(a) Sarebbe molto facile inventare nuovi Caralteri e Parole Radicali
affatto nuove; giacchè tale Invenzione in fondo si riduce ad una pura
materialità - Ma chi potrebbe determinarsi ad apprendere una Congerie enorme di
Voci barbare e cappricciose? Nelle Produzioni di Spirito la sola Novità basta
generalmente ad allarmare i Partiti la Critica e l' Oppo- sizione. Che fia dunque, se vi si uniscano
difficoltà quasi in-superabili?.
Altronde le Parole non sono che Segni destinati a richiamar delle Idee;
e queste Idee vengono attaccate alle Parole dalla sola Convenzione sociale -
Dunque la qualità del Segno e del Suono nelle Parole, è cosa affatto
indifferente per l' essenza del Linguaggio. Dunque possiamo anzi dobbiamo in
ciò profittare delle già acquistate cognizioni; prendendo le Voci Radicali da
una Lingua, che a di nostri sia la più generalmente conosciuta.tutto il rigore
delle Regole già stabilite per la nostra Lingua (272 e seg.). II.° Si sopprime l/ iniziale di qualunque
spe-cie; e si sopprime pure qualunque Acuento o altro Segno distaccato dalle
Lettere. Ill° Al § ed ai e e t aventi un
Suono prossimo al s, si sostituisce sempre s.
IV. Al Dittongo oi si sostituisce costantemente il Gutturale composto ó;
e questo sempre devesi pronunciare come abbiamo già detto (275). V.° Quando nella Parola Francese trovinsi di
seguito i due Segni of come in mogen, questi Segni nella nostra Lingua si
scrivono come in Francese; ma l'o prende il Suono di Gutturale semplice, e l'y
prende il Suono del nostro Segno Orale y
(279). VI.° Ai Suoni e Segni eu, oeu ed
u francese si sostituisce costantemente il nostro segno e suono 2 (272), che
sempre deve pronunciarsi largo ossia toscano.
RADICI STABILI 313. Le Radici
Stabili sono poche e d'un uso frequentissimo nel discorso. Quindi, benche si
pos. sano anch'esse prendere dalla Lingua Francese colle Regole sopra stabilite
per le Variabili (312), pure sarebbe meglio fissarle in particolare e
possibilmente monosillabe; come abbiamo già fatto per le Voci di Giudizio,
Pronomi ec., e come faremo per altre Voci formanti Parte essenziale di Grammatica.Questo Travaglio però è riservato
alla Formazione del Dizionaria; e quindi ad una scienziato Società (396, I.° e seg.). PUNTO IX.°
Fissare il Segno caratteristico per le Parole Radicali
314. Le Parole Radicali esprimono o Oggetti o Qualità o Azioni o Rapporti (243). Quindi
fisseremo separatamente il Segno caratteristico per ciascuna di tali Specie di
Radici. OGGETTI 315. Le Radici degli Oggetti indeterminati
debbono tutte finire col Gutturale semplice o; ed e questo il Segno loro
caratteristico - Quindi : I.° Se la
Parola Francese termina in e breve, si cangia quest'e finale in o: Cosi da
«Pere, Chambre, Homme ec. » avremo «pero, cambro, отто ес. ».
II.° Se la Parola Francese nella Pronuncia termina con un qualunque
Suono Gutturale lun-go, dopo questo Suono lungo si pone o; richiamando che le
Parole radicali si scrivono possibilmente come si pronunciano in Francese (312,
I.°): Cosi da «Argent, Bassin, Brebis,
Maison, Palais, Clou ec. » avremo «arjao, basseo, brebo, mesoo, pales, xluo ec. ». III.° Se la Parola Francese termina in 20r,
quand'anche queste lettere non si pronunciassero,all'r o l fiale azziugnesi o:
Cosi da « Cheral, Eerger, Or, ed o
arremo a cereo, bejeto, oto, ec. s. IV.
Finalmenie se la Parola Francese termina con qualanque Suono Orale che in
francese suole pronunciarsi, a quest' Orale si aggiugne l'o carai-teristico:
Quindi da •Lac, Canif ec o avremo •laro,
xanifo ec o 316 Le Radici degli Oggetti
diserminati, cioè i Nomi propri degli Tomini, Paesi, Fiumi ec., non prendono la
caratteristica o; ana si pronunciano o come in Francese, o come suole
pronunciarli la Nazione, presso cui si trovano o trovarono gli Oggetti
determinati che nominiamo. Quindi rolendo esprimere • Roma, Vienna, Londra, Pa
rigi, ec.= diremo o «Rome, Venne, Lordre, Pari, ec. • prendendo la Parola dal
Francese; op pure diremo «Roma, l'i, Loron, Pari ec» prendendo la Parula dall'
Espressione nazionale - Nel Dizionario i Nomi degli Oggetti determinati
dovrebbero stabilmente fissarsi. Da
qualunque Lingua poi si prendano le nostre Radici, si richiami che desse si
scrivono sempre possibilmente come si pronunciano (312, L.°). 317. I Nomi degli Oggetti determinati e le
loro Derivazioni, non avendo il Segno
caratteristico finale fissato pei Nomi indeterminati (315), in iscritto avranno
sempre la Lettera iniziale maju-scola (297); e sarà questo, almeno per la
Scrittu-ra, il Distintivo loro particolare.318. Le Radici delle Qualità debbono
tutte f-nire in l; ed è questo il Segno loro caratteristico — Quindi : I.° Se la Parola Francese termina in
Guttu-rale, le si aggiugne l: Cosi da «juste, rapide, joli ec. » avremo «justel,
rapidel, jole ec. ». II,° Se la Parola
Francese termina con Segni Orali, sia
che questi si pronuncino o no, gli Orali finali si cangiano in l: Cosi da «
eloquent, dous, amer, ec. » avremo «eloxal, dul, amel, ec.», III.° La Parola Francese terminando in le
breve, se questo le è preceduto da Orale, l'e breve finale si antepone al segno
l; così da «capable, noble, allable ec. » avremo «xapabel, nobel, af- fabel, ec.»: Se questo le è preceduto da
Guttu-rale, si sopprime l'e finale; cosi da « habile, facile ec. » avremo
«abil, fasil, ec."— Si avverta, che le s'intende preceduto da Gutturale,
anche quando la Parola francese terminasse in lle; giacché lle non è altro che
le col suono forzato nel-l'Orale (‹9): Quindi tranquille ci darà tranxil, ec. IV.° Se la Parola Francese finisce in l, non
le si fà né Aggiunta né Variazione: Quindi • ci- vil, fatal ec. » danno «sivil, fatal,
ec."; richiamando che nella nostra Lingua le parole mancanti di accento
sull'ultima Sillaba, anno sempre la Posa sulla penultima (289).519. Abbiamo già
detto (289), che nella nostra Lingua le Parole anno la Posa sull'ultima
Sillaba, solamente quando questa Sillaba contiene un Gutturale lungo, cioé «à,
è, 1, o, i»— Fissiamo adesso, che le Parole Radicali non debbono mai avere
l'ultima sillaba lunga. Quindi le nostre Radici anno sempre la Posa nella
penultima sillaba (289). Quindi le nostre Radici non contengono mai Segno
Gutturale lungo - Quindi in molte Parole l'ultima Sillaba, che nella Pronuncia
Francese è lunga, diviene breve per noi: Cosi per esempio è breve l'ultima
sillaba nelle Radici «Jolil, eloxal, amel, ec.»; benché provengano da « joli,
eloquent, amer ec.», che in Francese ànno
1' ultima lunga. 320. Questa
Regola è generalissima; e non se n'eccettua che qualche Nome proprio, come «
Pa-ris, Bourdeaux, Rochefort, Perou ec.», i quali propri dipende dal non esser essi suggetti al
Segno caratteristico; come abbiamo già premes- . AZIONI
Le Radici verbali di Azione
debbono tutte terminare col Gutturale semplice a; ed è questo il Segno loro
caratteristico. Le Radici Verbali per la
nostra Lingua siprendono dal Participio presente Francese, cangiando l'ant
finale in a caratteristico. Quindi da « voulant, aimant, écrivant ec. » avremo
« vula, ета, exriva, ес. ». Quando in
Francese manchi il Participio pre-sente, la Radice verbale si prende dal
Participio passato, cangiando in a caratteristico il Gutturale finale colle
altre lettere seguenti: Cosi da abstrai-Te, extraire ec. ossia dal loro
Participio passato « abstrait, extrait, ec. » avremo « abstres, extra,
ec.». 323. Le Radici verbali di Azione,
prese colla Regola qui stabilita e
aumentate dell'a caratteri-stico, esprimono sempre il presente del Modo
Generico determinante (353) : Quindi « vula, ema, exriva, abstra, extra, ec.»
significano «vo- lere, amare, scrivere,
astrarre, estrarre ec. ». Nel fissare le Radici di Azione si avverta, che l'a
caratteristico non può mai essere immediatamente preceduto dall' Orale b; e ciò
per un motivo, che addurremo in seguito (364). Quindi se la Radice di Azione
(382) avrà il b finale, questo deve sempre cangiarsi in p: Cosi da « tom-bant,
succombant ec. » avremo « tompo, sux-
хотра ес..RAPPORTI, 325. Il Segno caratteristico per le Voci di Rapporto
sia r finale; eccettuando quelle Voci, che vengono particolarmente fissate
senza tale Carat-teristica. Le Voci di
Rapporto nella massima partesono stabili. Quindi limitandoci a stabilire in
seguito le Voci radicali di Numero ed alcune di Tempo e di Luogo, per
l'Espressione delle altre ci riportiamo a quanto superiormente fü detto
(313). AVVBATENZA Sul Segno caratteristico delle Voci
Radicali 326. Richiamando il qui esposto
relativamente alle Voci Radicali, si può cominciare a formarsi un Idea della
semplicirà e facilità di questa Lingua Universale - Le Parole della nostra
Lingua sono tutte ridotte a quattro Classi primitive; e ciascuna Classe à il
suo particolar Distintivo, cioe no,L, a, ro fnale. Questi Segni, quando sieno
ultima lettera delle Parole, anno costantemente sempre lo stesso valore: cioè
indicano sempre, 1.° che la Parola è
Radicale; 2° che la Parola esprime o un Oggetto o una Qualità o un Azione o un
Rapporto, secondoché la Lettera finale é
о, 1, а, г. E vero che i Nomi
propri (316) non prendono la Caratteristica o, e che alcune Voci Grammaticali
anno per finale qualcuna di queste quattio
Lettere; ma nel Discorso è assai facile conoscere dal sentimento i Nomi
Propri, ed in Iscritto essi anno il Segno iniziale majuscolo (317). Riguardo
poi alle Voci Grammaticali che terminano con qualcuno dei fissati quattro Segni
caratteristici o, 1, a, r, si avverta; che queste Voci anno tutte un
significato particolare; e che sono pochissime, d'un uso frequentissimo, e per
lo più monosillabe: Quindi non possono produrre né confusione né difficoltà -
Infatti in un prattico Discorso qual
Italiano potrebbe non distinguer subito il Pronome se da se Voce condizionante,
gli Articoli la gli lo dai Pronomi lo gli la, il Verbo porto dal Sostantivo
Parto, ec.? Eppure qui si tratta di Parole uguali perfettamente in Suono ed ‹in
Figura; laddore nella nostra Lingua si tratta soltanto dell' eguaglianza di
Lettera finale. AvVERTENZA Sul prendere le Voci Radicali 327. E facile prevedere che prendendo
dalla Lingua Francese le Voci radicali
colle Regole finora fissate, si avranno alle volte uguali delle Parole che
dovrebbero essere diverse, stante la diversità del loro significato. Il rimedio
a tale Inconveniente è peró della massima semplicità. Se un giorno qualche Società Accademica (
396, Prog.) si determinasse a compilare il Dizionario di Lingua Universale,
spetterà ad essa fissare una Legge per eliminare le Voci di più Si-gnificati,
come pure per variare alcune Radici ch'esser possono aspre lunghe e complicate
di troppo.Fissare i Segni per esprimere le varie Situazioni degli Oggetti Onde fissare i Segni per le varie Situazioni nelle
quali possono presentarsi gli Oggetti, è necessario distinguere i Sostantivi
che li espri-mono, in determinati e indeterminati — Chiamiamo Sostantivi
determinati tutte le Voci di Oggetro, che di loro natura fan conoscere il
Numero unale o plurale; come «Pietro, Rodano, Londra, io, voi, egli, esse ec.
». Chiamiamo Sostantivi indeterminati tutte le Voci di Oggetto, che debbono
essere necessariamente accompagnate dal Segno di Numero generico (2go); giacché
di loro natura queste Voci servono egualmente al Numero e unale e plurale.
SOSTANTIVI DETERMINATI Nei Nomi degli
Oggetti Determinali meritano particolare attenzione dieci Situazioni di- verse.
Queste Situazioni furono già analizate (105); e qui non dobbiamo che fissare il
Distintivo per ciascuna. Il Distintivo del Nome tanto cardinale (106) che nominante (107) consiste nel non averne
al-cuno: Quindi « Paolo, Parigi, tu, noi ec.» si dirà Pol, Рагі, й, ти, ес.». Il Distintivo del Nome determinante-ogget-to
(109) é la Voce de: Quindi « il Padre di Paolo » si dirà «« pero de Pol».Il Distintivo del
Nome determinante-azio-ne (110) é la Voce se: Quindi « chiamo te, voi, Paolo
ec. » si dirà « chiamo seti, se tu, se Pol, ec.». Il Distintivo del Nome chiamante (111) é la
Voce ye: Quindi «o Paolo, o Roma, o tu ec.» si dirà «ye Pol, ge Roma, ye ti,
ec.». •Il Distintivo del Nome contenente
(113) è la Voce ce: Quindi « in voi, in Parigi, in lei ec.» si dirà «ce tu, ce Part, ce elz, ec.». Il Distintivo del Nome relativato 114 è
la Voce je: Quindi «parlano di voi, di
Roma, di me ec.» si dirà «parlano je tu, je Roma, ja ты, ес. ».
Il Distintivo del Nome ricevente (115) é la Voce re: Quindi «diedi a
Lui, a Paolo, a voi ec. » si dirà «diedi re le, re Pol, re tu, ec.». Il Distintivo del Nome terminante (116) é la
Voce pe: Quindi «mandai a Paolo, a te, a lei ec. » si dirà « mandai pe Pol, pe
ti, pe él, ec.». Il Distintivo del Nome
cominciante (117) é la Voce ge: Quindi « partirono da Roma, da me, da Parigi
ec.» si dirà «partirono ge Roma, ge 33o.
I Segni per le varie Situazioni dei Nomi determinati sono dunque oito, cioè de
se ye ce je re pe ge; giacché il nome Cardinale e Nominante non à alcun Segno -
É poi superfluo avver-tire, che questi Segni formano parola da loro, e che
sempre debbono premettersi al Nome. Ecco
espresse di seguito le varie Situazioni dei Nomi « Pol, Roma, i1, Eu»; e
questa. Ope- razione de noi si chiama
Situare, cioè e porte ua Nome in tutte
le sue diverse Situazioni ». Si avverta
che det-oggetto e det-azione sono Abbreviazioni
di determinante-oggetto e determi-nante-azione.
SITUAZIONI DEI NOMI DETERMINATI
NoME cardinale Pol Roma
nominante Pol Roma
tu det-oggetto de Pol
de Roma de te de tu det-azione
se Pol se Roma se ti se lu
chiamante ye Pol ge Roma yoth ye
tes contenente ce Pol
ce Roma ce h. ce lu relativato je
Pol jo Roma je ll je te
ricevente re Pol re Roma ro tl te tr
terminante pe Pol po Roma po ti pe tu cominciante ge Pol go Roma ge il ge lis SOSTANTITI
INDETERMINATI 33r. I Nomi degli
Oggetti indeterminati possono Nome
indefinito (112). 332. I Nomi
Indeterminati abbisognano del Segno di Numero Generico (328). Quindi fissando
che il Distintivo in genere pel Nome indefinita è il Segno e unito al segno di
Numero, e richiamando che ‹ è il segno di Numero unale,quello di plurale (290),
i Segni distintivi per le varie Situazioni dei Nomi indeterminati saranno «s,
de, se, go, ca, je, ro, po, ga, se» pel Numero unale; e pel Numero plurale «z,
du, su, дь, си, за, ти, ри, ди, очь ».
Quindi i Segni per le varie Situazioni
dei Nomi indeterminati di Oggetto si formano in generale dai Segni dei
Nomi Determinati (330), cangiandone in
Segno di Numero l'e finale, e ponendo il Segno di Numero dove per i Determinati
non avvi alcun Segno. Ecco espresse di
seguito al Numero unale e plurale tutte le varie Situazioni di suxro e ommo ;
arvertendo, che ommo al Plurale è espresso da
O., e che all'Unale non avrà la situazione di Nome indefinito, perchè
ripugnante all'intrin-seca natura dell'Oggetto; osservazione da applicarsi a
tutti i casi consimili. SITUAZIONI DEI
NOMI INDETERMINATI NoMB unale
plurale cardinale i suxro, ¿ ommo
| usUaro, " O. nominante ¿ SUXTO, I
ommo | « SUXTO, « O. det.oggetto de suxro, de ommo| du suxro, du O. det.azione Se SUxTO;se ommo| su SUXTO, su O. chiamante yesuxro, y ommo | Jusuxro, yu
O. contenente cI SUxrO:, cE Omm |
CUSUXTO, Cu O. relativato JeSUXrO, jo ommo | jUsSUXTO, ju O. ricevente Te
SUXTO, rI smmo | Me SUXTO, TU O.
terminante pisuxro, pe ommo| pusuxro, pu O. cominciante gi suxro, grommo
| gu suoro, gu 0. indefinito NESUXTO
20 "| uu uu suscro, uu 0.Fissare le Voci Nuneriche
speciali Le Voci indeterminate di
Numero sono poche e stabili. Quindi dovranno particolarmente fissarsi come le
altre stabili Radici Dunque noi qui esporremo soltanto le Radici e la Teoria
pei Numeri determinati I Numeri da noi si scrivono
colle dieci oolite Cifre arabiche «0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9»: E come con
queste dieci sole Cifre possiamo scrivere qualunque numerica Quantità, cosi in
Voce esprimeremo qualunque Numero colle seguenti dieci Monosillabe, corrispondenti
alle Cifre Arabiche sottoposte : г, по,
ог, te, j, f, же, ls, го, по 0, 1, 2, 3,
4, 5, 6, 7,8,9 335. Per esprimere con
queste dieci Monosillabe un Numero qualunque, alle Cifre arabiche formanti un
dato Numero basta sostituire i Mano-sillabi corrispondenti, seguendo l' ordine
stesso delle Cifre Quindi avremo: o ze
|10 naze |20 vuze | 30 treze | 40 feze. I no |11 nana | 21 vuna | 31 trena | 50
fize 2 vu |12 navu | 22 vuvr |32 trevu |60 oseze. 3 tre. |13 natre | 23 vutre |
33 tretre | 70 laze 4 fe 114 nafe. |24 vufe | 34 trefe | 80 toze 5 fi |15 nafi
|25 vuft. | 35 trefi |go noze 6 же |16 nase | 26 vuse | 36 trese | 9r nona. 7
la 117 nala | 27 vula |37 trela 195 nofi
8 to | 18 nato | 28 vuto 138
treto 198 noto 9 no |19 nano |29 vuno |3y treno | 99 nono Si avverta, che ze
unito ad altra numerica Parola non vuol dire zero (nulla), ma significa
ripetuto dieci volte; cio indica, che il valore espresso dal Monosillabo
precedente s'intende ripetuto dieci volte: E tale è precisamente il valore della
Cifra o, posta dopo altra Cifra arabica qua-lunque. Si potrebbe in egual
maniera continuare ad esprimere verbalmente qualunque data Congerie numerica,
sostituendo cioè alle Cifre arabiche i corrispondenti nostri Monosillabi: Ma
ciò riesci-rebbe incommodo alla Pronunzia ed all'Orecchio. Quindi fissiamo, che
le centinajo, migliaja ec. debbono pronunziarsi con Parole separate, e
precisamente come in Italiano: Infatti leggendo per esempio il Numero 2300, noi
diciamo « due-milas tré-cento ec. » - Dunque facendo uso delle 99 espressioni
soprafissate (336), per esprimere in Voce qualunque Numero hno al Millione non
si richiedono che altre due sole Espressioni, equivalenti alle italiane cento e
mille. 338. Ora in Arabico cento si
scrive 100, mille si scrive 1000. Dunque per la Regola stabilita (335) cento
equivale a nazeze, mille equivale a nazezeze.
Tali Espressioni però anno un suono troppo in-commodo. Quindi per
evitarlo premettiamo al ze finale il Monosillabo indicante il numero dei 20 — Quindi
100 si dirà novuzo, cioè 1 seguito do a ze 1000 si dirà natreze, cioè s seguito da 3 ze 339. Le due Espressioni navuze e naireze
unite convenientemente e come in Italiano alle 99 sopra fissate (335) ci
abilitano ad esprimere in Voce colla massima facilità qualunque Numero fino a 9.99999 - Onde continuare oltre 999999 le
verbali Espressioni numeriche, fissiamo che nelle Parole millione billione
trillione ec. la forza ed il valore della parte lione si esprime colla
Monosillaba go. Per esprimere millione
billione trillione ec. ossia Illione, allione, 3ollione ec. diremo dunque «
nago, vujo, creyo, ec. continuando fin dove il bisogno lo esigge.
340. Onde porre in prattica l'esposta numerica Teoria vocale, supponiamo di dover leggere le
seguenti numeriche Quantità :128 — navuze vuto
506 — tre navuze se 2634 — vu
natreze, se navuze trefe 4057 — fe
natreze, file 65231 — ssefi natreze, vu
navuze trena 20613 — vuze natreze, se
navuze natre. 462389 — fe navuze sevu
natreze, tre navuze tono 805704 — to
navuze fi natreze, la navuze fe Si noti;
che le vocali numeriche Espressioni della nostra Lingua sono molto più brevi
che in qualunque altro Linguaggio; che praticamente è raro assai il dover
pronunciare un Numero d' una qualche lunghezza; e che, lo scopo primario della
Lingua Universale essendo lo scrivere in modo intelligibile a qualunque Nazione
e i Numeri nella nostra Lingua scrivendosi colle Cifre arabiche (334), potrà
ognuno leggerli anche coll' Espressione nazionale. PUNTO XII.°
Fissare le Voci esprimenti Luogo
34x. Parmi, che le poche seguenti sieno le Voci variabili più essenziali
per esprimere i Rapporti di Luogo. Quindi ne fisso per la nostra Lingua la
corrispondente Espressione radicale.
sopra sur | dentro dar | dirimpetto sotto sor | fuori dor | dinanzi (coram) avanti var | a destra tar | vicino dietro vor
| a sinistra tor | lontano vun fur
for342. Queste Voci nel discorso possono essere isolate o congiunte - Le
chiamiamo isolate, quando esprimono in genere un dato Rapporto di Luogo; come
avanti, lontano, a sinistra ec. in •egli
andò avanti, stà lontano, volterà a sinistra ec.». Le diciamo congiunte, quando
esprimono un dato Rapporto di Luogo in particolare, cioè quando si specifica
l'Oggetto riguardante quel dato Rapporto; e le chiamiamo congiunte appunto
perché vanno unite al Nome di Oggetto: Cosi avanti, lontano, a sinistra ec.
sono Voci congiunte in «Egli abita avanti al Teatro, lontano dal Teatro, a
sinistra del Teatro ec. ». Onde intendere
perfettamente il valore e la forza del Discorso, il Nome di Oggetto che và
unito alla Voce di Luogo, basta che sia puramente nominato. Esso dunque sarà
sempre nella Situazione di nominante, e ne avrà quindi il Distintivo (330,
332). Quindi « sopra la tavola, a destra di Paolo, dirimpetto a voi, lontano da
me ec. » si tradurranno «sur et tablo, lar Pol, wir tu, for mu ec: » Abbiamo due altri Rapporti
o Voci di Luogo d'un uso assai frequente nel discorso. In Italiano l'uno si
esprime con su, e indica in al to; l'altro si esprime con giù, e indica abbasso
- Ecco le loro Espressioni per la nostra Lingua: nir su (in alto) / nor giù
(abbasso) Dobbiamo non di rado
indicare genericamente il Luogo ove si trova, o l'Oggetto giudi-cante, o
l'Oggetto ascoltante, o un terzo Og-getto. Quindi è necessario fissare trè
apposite Es-pressioni, che saranno — sa qui o quà - sa costi o costà — za li
(ivi) o là. 346. Quando occorra esprimere dei Rapporti di Luogo composti, cioè
un Rapporto locale in genere ed un Rapporto in ispecie relativo all'Oggetto
giudicante ascoltante o terzo (345), uniremo le Voci parziali di tali Rapporti
in una sola Parola. Quindi «qui sopra,
lá dentro, quà giù o quaggiù ec. » si tradurranno «sasur, zadar, sanor,
ec.». Tali unioni sono piuttosto
frequenti nel discorso; ed abbiamo terminato sa sa za in Gutturale,
singolarmente per rendere dolci tali Parole com-poste. PUNTO XIII.®
Fissare i Segni per indicare Aumento Decremento e Deterioramento nelle
Qualità 347. Esprimiamo nelle Qualità
l'Aumento massimo (125) assoluto aggiugnendo alla Radice g ; e l'Aumento
massimo relativo aggiugnendo alla Radice n - Quindi « eloquente,
eloquentissimo, il più eloquente » si tradurranno «eluxal, eloxalg, eloxalr».
348. Il Massimo Decremento (128) è precisamente l'Opposto dell'Aumento
massimo: Quindi lo esprimiamo, preponendo alla Voce di massimo Aumento tanto assoluto che relativo il segno
diOpposto (297) - Quindi « ineloquente, ineloquen-tissimo, il più ineloquente »
si tradurranno « delo-deloxulg, deloxaln »; richiamando (2,6) che in questo caso il valore dittongale del
puntino nella Pronuncia si cangia nel nostro Orale y. 349. Quando si à Aumento o Decremento Massimo
relativo, l'Oggetto che circoscrive che limita il Massimo Aumento o Decremento,
deve soltanto essere indicato: Quindi avrà sempre la Situazione e il Distintivo
di nominante (330, 332) - Quindi «il più virtuoso de' Filosofi, il più saggio
de' Prin- cipi, il più incostante degli
Uomini ec.» si tradurranno « vertuuln u filosofo — 1 sajeln u pren- so -1 cixonstal e ommo ec.». 350. Si esprime nelle Qualità il Deterioramen
to (130), aggiugnendo alla Radice *: Quindi da «dul, amel ec. » avremo «dulo,
amelo ec.» cioè dolciastro, amarastro ec.
35r. Ecco di seguito le Espresioni di Aumento massimo, massimo
Decremento, e Deterioramento per le Qualità «prudal, dul, amel» cioè « pru-dente,
dolce, amaro "—Si avverta, che il mas simo Decremento d'una Qualità non
dev'essere e non è infatti, che l'Aumento massimo della stessa Qualità presa in senso opposto. prudente ec.
prudentissimo ec. prudalg il più
prudente ec. prudentastro ec. prudal
dul amel dulg
amelg prudaln duln
ameln prudalos dul 3s amelss imprudente ec. aprudal
imprudentissimo ec. aprudalg il più imprudente ec. aprudaln imprudentastro. ec. aprudalas
adul adulg aduln
adul 3s camel aumelg
cameln camelss Fissare la Teoria per le Variazioni nelle
Qualità 352. Le Qualità sono
suscettibili di moltissime Variazioni
(132) Quindi è impossibile stabilire per tali Variazioni dei Segni generali,
dovendo ciascuna essere in ogn'incontro espressa dalla sua Voce particolare -
Quindi per le Variazioni fissiamo questa semplicissima Regola generale, cioẻ
che « Le Voci esprimenti Variazione debbono sempre immediatamente precedere la
Voce della Qualità variato ». Fissare i
Segni per le varie Voci verbali del Modo Generico La Radice verbale aumentata
dell'a caratteristico esprime al Modo Generico determinante il Tempo presente:
Cangiando l'a caratteristico in e, avremo il passato Determinante; cangiandolo
in z, avremo il Determinante futuro; e cangiandolo in e avremo l'espressione
pel Modo Generico accompagnante.Quindi
«ema, exriva, abstra, parla, vula» significando «amare, scrivere, astrarre,
parlare, volere », si avrà : amare ec. ema, extiva, abstra, parla, vula aver-amato ec. eme, exrive, abstre, parle, vle esser-per-amare ec, emi, exrevi, abstri,
parte, vule amando ec. emu, exrevi, abstru, parles, viale Fissare le determinanti Voci di Tempo, e un
Segno per le sue ESTESE Espressioni 354.
Richiamando il già premesso; mi li- mito
a fissare le seguenti Espressioni, come piu essenziali per il Tempo; benché non
tutte gli appartengano direttamente ed esclusivamente: oggi
jeri Da queste si formano secondo il bisogno altre molte Espressioni
composte, che per altro sarà bene scrivere separatamente: Come prima d'oggi va jur | poco prima fu va prima di jeri
va jer | molto prima fi va prima
di domani va jor | appena prima do vàdopo d'oggi vi jur l poco dopo fu Ur
dopo di jeri uv jer molto
dopo fo vi. dopo di domani U jar
| appena dopo do vi mezz'
oggi та зит mezzo jeri
ma jer mezzo domani ma jar ес.
ес. ес. Se le Espressioni va e vi sono accompagnate
da Nome di Oggetto, come « prima di Gior-no, dopo la Scuola ec.», questo Nome è
sempre nella Situazione di semplice nominante:
Quindi si tradurrà «va a juro, vi 1 exolo ec. ». L'espressione ma (mezzo) si usa non solo pel Tempo,
ma ognivolta che si esprime la metà d'una Cosa qualunque; avertendo, che il
Nome di Oggetto è puramente nominante, e che non deve avere Segno di Numero
generico, perché inteso di sua natura: Quindi « mezza Casa, mezzo giardino, ec.
» si dirà «ma mesoo, ma jardeo, ec. ». Il Segno per le estese Espressioni di Tempo passato
sarà l'Orale y aggiunto al Nome di Oggetto esprimente Tempo: Quindi « un ora
fà, due giorni Pa, tré settimane la, ec. » si tradurranno «na uroy, vu juroy,
tre semenoy, ec.». Le estese
Espressioni di Tempo futuro essendo il preciso Opposto di quelle di Tempo
pas-sato, si formeranno con quelle di Tempo passato (358) preponendo alla Voce
di Oggetto il segno di Opposto. Quindi « da qui ad un ora, da qui a due giorni, da qui a trè
settimane, ec. » si tradurranno «no duroy, uu ájuray, tre âse menoy, ес. Fissare i Segni pel generico
Aumento e Decremento in tutte le Cose Per esprimere in un Oggetto Qualità
o 'Azione qualunque (‹48) il generico
Aumento, aggiugniamo alla Parola l'Orale d; e per esprimerne il generico
Decremento, aggiugniamo p: Quindi
abbiamo Aumento Decremento Casa,
ec. Libro, ec. Cavallo, ec.
mesoo livro cevalo
mesood livrod cevalod
mesoop livrop cevalop
dolce, ec. amaro, ec. virtuoso,
ec. vertuul dul amel
duld ameld vertuuld
dulp amelp vertuulp
fuggire, ec. fuya dormire, ec. dorma parlare, ec. parla furad dormad
parlad fugap dormap
parlap Fissare la Teoria per le
Azioni e Qualità modificate Le Modificazioni che possono subire le Azioni
e le Qualità, sono pressoché infinite, e tutte radicalmente diverse trà loro.
Quindi tutte debbono essere in ogni circostanza espresse dalla Voce loro
particolare. Quindi non possiamo per esse fissare altra Legge, che quella già
stabilita per le Voci di Variazione (352); cioé che « Le Voci esprimenti
Modificazione debbono sempre immediatamente precedere la Voce di Azione o Qualità modificata ». Fissare i Segni di Confronto 36z. Nella nostra Lingua to, 216, 20
significano to tanto zu più vo meno -
Ciò posto, per esprimere l' Eguaglianza o Differenza risulrante da qualunque Confronto,
alla Voce di Confronto cioè alla Voce esprimente l'Azione o Qualità per cui si
fa il Confronto, aggiugniamo la lettera iniziale d'una delle tré fissate
monosillabe to, zu, vo, secondo la natura e diversità del Confronto
medesimo. Queste Lettere iniziali
aggiunte a qualunque Voce di Confronto significano precisamente - E al pari di - z più di - a meno di -Quindi
il Nome dell'Oggetto seguente ciot. del secondo Oggetto confrontato, dovrà
semplicemente essere nella situazione di nominante (330, 832). Fissando che
correva nella nostra Lingua si dice be xurrà, e che saggio si dice sajel,
avremo dunque: Egli è saggio al pari di
loro (essi) Egli e saggio più di
loro Egli è saggio meno di loro Le ba sajelt lus La ba sajelz les Le ba sajelo lu Paolo correva al pari di me Paolo correva più di me Paolo correva meno di me Pol be xurrèt mi Pol be xurraz mi Pol be xurràs m Fissare i Segni caratteristici per ciascun
Genere di Cose Derivate Verbi. Queste
Derivazioni si anno, tanto dalle Voci radicali come dalle Parole già derivate;
ed ecco il modo di esprimerle, qualunque ne sia la provenienza. Alla Voce, sia radicale sia derivata, da cui
abbiamo Derivazione I.° Per esprimere
Oggetto-astratio derivato, si aggiugne l'Orale s: Il.° Per esprimere Qualità derivata, si
ag-giugne il Guttarale lungo Per esprimere Modificazione, si aggiu- gne l'Orale m: IV.° Per esprimere Verbo derivato, si
aggiu-gne l'Orale b, aumentandolo dell'a caratteristico onde formare il
presente del Modo Ge-merico determinante
Quindi il b nell' ultima sillaba d' una
Voce qualunque di Azione indica
costantemente, che la Voce è derivata. Ecco perché nelle Radici di Azione
abbiamo soppresso il b finale Avremo dunque Sulle Voci di Modificazione, e
sugli Orali finali Da ogni Voce di Qualità sia radicale sia derivata, possiamo
avere una Voce di Modificazione (164, 188); e le Modificazioni si esprimono
sempre coll'aggiugnere alla Voce un m (364).Ora le Qualità possono subire un
Massimo Aumento o Decremento assoluto,
per esprimere il quale aggiugniamo alla Voce,quali-tativa un g; ed é facile
intendere, che le Qualità anche giunte al lora Aumento o Decremento Massimo assoluto, pussono essere
modificanti - Dunque.per esprimere la Modificazione proveniente da Voce
Qualitativa aumentata o diminuita al suo Massimo assoluto, non dovremo che
aggiugnere il generico Segno m alla Voce
Qualitativa di Massimo assoluto Aumento o Decremento - Quindi avremo
: dolcissimo dulg
amabilissimo emig amarissimo amelg
paternissimo perotg
doleissimamente dulgm amabilissimamente emigm amarissimamente amelgm
paternissimamente peroigm Nelle
nostre Parole Derivate di qualunque specie, si trovano spesso varj suoni Orali
insieme uniti alla fine della Parola. Io veramente et pro-curato, che le
combinazioni generiche di questi Suoni Orali finali riescissero facili a
pronunziarsi. Siccome peró la Pronuncia
di questi accumulati Suoni finali
potrebbe a qualcuno riuscire men fa-cile, stabiliamo che «Nella Pronunzia
quando si voglia, è permesso introdurre frà l' ultimo e penultimo Suono Orale
un piccolissimo Suono Gut-turale, simile al Suono da noi chiamato cessante (37,
IL.°).•Per le Derivazioni da Radice di Oggetto
Determinato Dalle Radici di Oggetto
deriva generalmente una Voce di Qualità, che si esprime coll'aggiugnere alla
Voce radicale il Gutturale lungo i. Questa Derivazione qualitativa esigge una
particolare avvertenza per le Radici di 0g-getto Determinato, stanteché desse
non prendono l' o finale caratteristico Abbiamo già fissato, che le Derivazioni
da Radice di Oggetto Determinato, in iscritto debbono avere la lettera iniziale
majusco-la - Inoltre, se la Radice di Oggetto Determinato finisce in Gutturale
lungo o in Orale, per la Derivazione di Qualità le aggiugniamo l'i, secondo la
Regola generale. Ma se la Radice di Oggetto Determinato finisce con Gutturale
breve, allora per la Derivazione di Qualità questo Suono breve finale si cangia
in i caratteristico di Qualità Derivata. Quindi da Part Parigi avremo Pari
parigino da Vin Vienna avremo Vint viennese da Rome o Roma, avremo
Romt romano da Itale o
Italia avremo Itali italiano. Fissare la
Teoria per distinguere le Prime
Derivazioni dalle Seconde 36g.
Nella nostra Lingua le ultime lettere delle Parole anno sempre il loro
significato o valore particolare (386); ad eccezione delle poche Voci che
formano come la Base grammaticale e che si apprendono molto facilmente coll'
uso - Quindi, conoscendo il limite finale di ciascuna Radice, per vedere se la
Voce derivata é di prima o se- gnersi
alla Radice. Se la Radice trovasi aumentata d'una Lettera sola, la Voce é di
prima Deriva-zione; e se trovasi aumentata di più Lettere, la Voce è di secondo
Derivazione. Si richiami che diciamo di Seconda Derivazione, tutte le Voci
derivanti da Voce già derivata; sia questa di prima o seconda Derivazione essa
stessa. Si avverta, che le prime Derivazioni
da Radice Verbale, ad eccezione dell' Oggetto-astratto, non prendono Aumento ma
cambiamento finale; come abbiamo già veduto, e come vedremo nel seguenteFissare i Segni per le trè
speciali Derivazioni dalle Voci di
Azione Dalle Voci di Azione oltre una Qualità ed un Oggetto-astratto possiamo
avere tré speciali Derivazioni, cioé
Voce-attiva, Voce-passiva, e
comprensione (te Quene ieri ni spec, si
marcano nella nostra Lingua, cangiando l'a caratteristico della Voce
Verbale per la Voce-attiva, nel Gutturale lungo à per la Voce-passiva, nel
Gutturale lungo è per la Quulità, nel Gutturale lungo i per l'Oggetto-attore,
nel Gutturale lungo o Rapporto
all'Oggetto-astratto, per la Regola generale già stabilita (364) si aggiugne
l'Orale s alla Voce Verbale - Quindi « xultiva, ema, bles-sa, dulba»
significando «coltivare, amare, ferire,
dolcificare», avremo coltivare
ec. xultiva ema blessa dulba coltivante
ec. xultivà emà blessd
dulbà coltivato ec. xultivè emè
blesse dulbè coltivabile ec. xultiv emi
blessi dulbi coltivatore ec. xultivó emò blessò dulbò
coltivazione ec.xultivas emas blessas dulbas. Fissare la Teoria per esprimere i Verbi I Verbi da noi si esprimono in una sola
Parola soltanto al Modo Generico (‹36). Negli altri Modi li esprimiamo sempre
con due Voci, una di Giudizio l'altra di Azione. La Voce di Azione poi sarà
attiva o passiva (370), secondoché è attivo o passivo l'Oggerto Cardinale; avvertendo che nella nostra Lingua
l'Oggetto Cardinale deve sempre accompagnare la Voce di Giudizio - Quindi
avremo : io amo ma ba emà | sono amato mi ba emè tu ami
la ba emà | sei amato tz ba
emè egli ama le ba emà | è amato la ba emè noi amiamo mu ba emà | siamo amati mu ba emè voi amate
tu ba emà | siete amati tu bo emè
essi amano. Lu ba emà | sono amati lu ba emè Lo stesso dicasi di tutti gli altri Modi e
Tem-pi, pei quali furono già fissate le occorrenti Voci di Giudizio (304 e
seg.); facendo solo attenzione, che «amo, amava, amai ec.» equivale a « sono
amante, era amante, fui amante, ec. Abbiam detto, che l'Oggetto Cardinale deve
sempre accompagnare la Voce di Giu-dizio. Questo però non toglie, che possano
darsi di seguito più Giudizj con un sol Oggetto Cardi-nale, espresso una volta
sola: Come «Voi legge- • te, leggeste, e
leggerete »; oppure « Voi amate lo studio, abborrite l'ozio, seguite la virtù,
ec.». Ciò premesso, l'indole e
l'intrinseca natura della nostra Lingua ci guida naturalmente alle due seguenti
Osservazioni. I.° Quando si abbiano di
seguito più Giudizj di Azioni trà loro diverse espressi allo stesso Modo e al
Tempo medesimo, se si riferiscono ad un solo Oggetto Cardinale, basta esprimere
la Voce di Giudizio e quindi anche l'Oggetto
Cardinale una volta sola: Cosi «io scrivo, leggo, chiamo, voglio ec.» si
tradurranno «mi ba exri- và, lisà, appellà,
vulà, ec. ». Il.° Avendosi di seguito
più Giudizj della stessa Azione espressi allo stesso Modo ma in Tempi diversi,
quando si riferiscano ad un solo Oggetto Cardinale, basta esprimere la Voce di
Azione una volta sola, facendola precedere da tutte le occorrenti Voci di
Giudizio: Quindi « tu ami, amavi, amasti, avevi-amato, amerai ec. » si
tradurranno «t ba, be, bi, bo, bu emà, ec.».
Potrebbero farsi molte consimili Osservazionianche relativamente ad
altre Parti Grammaticali; ma la prattica Circostanza, il Buon-senso e l'A- nalogia sapranno suggerirle ad ognuno. Fissare
i Segni per le trè Numeriche Derivazioni
speciali Dalle Radici Numeriche
abbiamo Derivazioni di Oggetto-astratto, come « unità, ambo, terno, decina ec.
» e Derivazioni di Qua lita, come « primo, secondo, decimo ec.formanti i così
detti Numeri ordinali. Queste due generiche Derivazioni da noi si esprimono
colla Regola generale già stabilita (364); avvertendo, che ultimo non potendo
derivare da Voce nume-rica, sarà da noi espresso con derni dal francese
dernier. Inoltre dalle Radici di
Numero abbiamo tré Derivazioni speciali, cioè Quantità mul-tiple, Parti
aliquote, e Numeri di costante ripe-cizione; e per esse fissiamo il Segno
caratteristico, come siegue : I.° Per esprimere le Quantità multiple
aggiu-gniamo alle Radici di Numero (334) l' Orale x - Quindi «doppio, triplo,
decuplo ec. » si dirà «zux, втех, пачех,
ес. ». Il.° Le Parti aliquote sono il
preciso Opposto dei Multipli: Quindi le esprimeremo colle Voci dei Multipli,
preponendo loro il Segnodi Opposto. Quindi « sudduplo; suttriplo; suddecuplo ec.» si dirà «avux, atrex',
anazex, ec. Pei Numeri di costante ripetizione ag-giugniamo alle Radici
numeriche un f: Quindi «a uno a uno, a due a due, a dieci a dieci ec. » si dirà «naf, vuf, nazef, ec. ». Richiamando le Voci radicali numeriche già
fissate, ecco il Quadro comprendente ogni Specie di Numeriche prime
Derivazioni. Questo Quadro può, come tanti altri, essere proseguito a
piacimento; e colla massima facilità può ciascuno utilmente continuarlo da se. Radici
Unità primo doppio sudduplo a uno a uno
ec. ес. ec. ec. ес. nas u u V US vut avux vuto nat naf tre tres
tret trex ätrex tref fe fes fer
fex afex fef fis fit fix afix fif 2 es
os et Вех axex
sef Ice. las
lai lax alax
laf tos toi t OX atox tof nos not ПОХ
anox nof Sul distinguere le Voci
Radicali dalle Derivate Le Radici per la
nostra Lingua prendendosi dalla Lingua Francese, é di molta importanzail sapere
ben distinguere nella Lingua Francese medesima le Voci radicali da quelle che
sono derivate; e su ciò non di rado sorgeranno pratti-camente dei dubbj e delle
difficoltà. Il fissare tutte le Voci che debbono considerarsi Radicali, spetta
ad un Accademia che si occupasse della Formazione del Dizionario; steso il
quale, ogni diff- coltà è svanita. Intanto per facilitare questa necessaria
Distinzione richiamero, che le Voci Radicali debbono esprimere Cose esistenti
sia in Natura sia in Immaginazione; laddove le Voci derivate esprimono Cose,
che anno la loro base su qualche Idea radicale - Quindi «Virtù, Bellezza,
Deformità ec.» non sono Voci radicali, perché tali Oggetti non esistono né in Natura né in
Immagi-nazione; ossia sono Voci Derivate, perché la loro espressione si londa
sulle Idee Radicali «virtuoso, bello, deforme ec.», esistendo in Natura degli
Esseri belli, virtuosi, deformi. Parimenti sono Voci radicali « Marte, Venere,
Apollo, Fenice, Elicona ec. »; perché esprimono Oggetti, i quali anno reale esistenza
nella nostra Immaginazione. Nella nostra
Lingua poi le Voci Radicali si distinguono dalle Derivate pei Segni
caratteristici, che abbiamo finora fissato per ciascun Genere di Cose tanto
derivate che radicali.377. La Teoria delle Derivazioni e la semplice maniera di
esprimerle, formano la Parte più bella più facile più feconda e più matematica
della nostra Lingua. Infatti data una Voce Radicale, possiamo secondo il
bisogno formarne all'istante moltissime brevi Parole, tutte diverse e distinte
frà loro; Parole, a ciascuna delle quali è attaccata la sua distintissima Idea
conveniente; Idee e Parole, la massima parte delle quali nelle Lingue usate non
esiste. Parimenti data una Voce derivata qualunque, analizando noi possiamo con
eguale facilità riportarla alla sua Radice o Voce primitiva. Stante la regolarità e costanza delle Leggi
finora fissate per le varie Derivazioni, il Dizionario della Lingua Universale
non dovrebbe contenere, che le poche Voci Stabili (313) e le semplici Radici
Variabili. Quindi questo Dizionario si ridurrebbe ad un piccolissimo
Volume. Siccome dalle Voci Variabili si
à generalmente una Derivazione di Qualità, e dalle Voci di Qualità si può
generalmente avere una Derivazione verbale; possiamo dire, che da ciascuna Voce
variabile può aversi qualche Voce verbale.
Quindi molto interessa conoscer bene tutte le De-rivazioni, che si
possono avere dalle Voci verbali in genere - Eccone il Quadro; avvertendo, che
le qui usate barbare Voci italiane si pongono soltanto per richiamare
possibilmente la forza ed il valore di ciascuna Derivazione.emibi abbiamo •
amabilizabilmente emibim
amabilizabilità emilis. - La penultima Sillaba diventa breve
necessariamente, ognivolta che sia lunga l'ul-tima: Vi et peró lasciato
so- -
pra l'Accento, onde rilevarne più facilmente la Derivazione. amatorio
emot amatoriamente emöim |Fissare
il Distintivo per le Cose determinanti-oggetto
378. Ogni Sostantivo determinante-oggetto deve essere preceduto dal
Segno fissato per questa Si-tuazione, vale a dire dalla Voce de, oppure de o di
secondo i varj casi già analizati (330, 330).
Quindi «Il Principe di Napoli» si
tradurrà « z prenso de Naple»: « La Virtù del Principe e dei Soldati ec.» si tradurrà «a vertuuls di
prenso e du soldao ec. ». Ogni Qualitativo
determinante oggetto deve sempre immediatamente precedere il Nome dell'Oggetto
medesimo. Quindi « Il Principe virtuoso e giusto " si tradurrà «z vertuul
e justel prenso ». Ogni Voce ossia
Giudizio di Azione de-terminante-oggetto dev'essere preceduto dalla Voce xe,
corrispondente alle italiane quale e quali — Quindi «Il Principe, il quale ama
i Popoli » si tradurrà «‹ prenso, xe ba emà su puplo": E «I Principi, i
quali amano il Popolo» si tradurrà «« prenso, xe ba emà se puplo. Fissare il
Distincivo per le Cose determinanti-azione. Il nome sostantivo
determinante-azione dev’essere preceduto dal segno fissato per tale situazione,
vale a dire dalla voce se oppure si o su secondo la varietà delle circostanze.
Quindi. Tu ami la virtù. Essi cercavano me. Voi troverete i libri. Si
tradurranno. Te ba emà se vertuuls. Lu be cerià se me. Iu bu truvà su lero. Il distintivo
del giudizio determinante-azinne consiste, o nell'essere questo giudizio
espresso al modo Generico determinante, o nell'essere preceduto dalla Voce, “xe,”
corrispondente all'italiana “che.” (Austin: the ‘that’-clause). Quando il
Giudizio determinante-azione debba esprimersi in Modo Generico, e quando debba
essere preceduto da “xe” (o “che”); essendo preceduto da “xe” o “che”, quando
porsi debba in Modo Indicativo, e quando in Modo Indefinito; finalmente in qual
Tempo debba essere espresso a norma delle varie circostanze, fù già
dettagliatamente analizato ed esposto. Fissare i Pronomi Determinanti oggetto.
I Pronomi determinanti-oggetto, re-Jativamente all'Oggetto che determinano,
nella nostra lingua sono invariabili, cioè servono egualmente a tutti i numeri
e sessi; e relativamente all'oggetto che richiamano, quelli di Oggetto per ciascun Sesso. Quando l'Oggetto
determinante sia quello stesso ch'è già Cardine di Giudizio, non dovremo che
indicare questa particolar circostanza; e ciò col mezzo del segno generico só,
già fissato pel Pronome rifesso. Ecco
per la nostra Lingua l'Espressione di ciascun Pronome determinante-oggetto;
Espressioni provenienti dalle Voci già fissate:
mio, mia, miei, mie me nostro, nostra ec. mue tuo ec.
te I vostro ec. tue
suo ec. (maschile) le loro ec. (maschile) lue suo ec. (femminile) éle
loro ec. (femminile) elue suo ec. (neutro) ole loro ec. (neutro) olue Pronome riflesso ... riflesso Fissare i Pronomi
Indicanti-oggetto. Stante l' analogia di Espressione, noi prendiamo questi
Pronomi dalle Voci radicali sa, sa, 20, aggiugnendo loro r. Quindi avremo per
tutti i numeri e sessi questo, questa
es. sar codesto ec. sar quello ec. zar
ciò si traduce sempre sar ciò che si traduce
sxe, cioé sar xe. Quindi si dirà. Questo giardino et sar jardeo
questi giardini u sar jardeo codesto Popolo 1 2 ar puplo
codesti Popoli «s os ar
puplo quella Città ‹ zar vilo
quelle Città u zar milo ciò fù detto
sar bi disé da ciò vedete ge sar iu ba vogà ciò che dite
sxe tri ba disc ciò che
farai sxe to bu fesa medita ció che leggi — bar ti medità se sxo
il ес. ес. ес. ba hisa, ec.
PUNTO XXIX.® Fissare i Pronomi
Generici speciali 387. Dei due Pronomi
generici cardinali (219 e seg.) l'uno cioè il si italiano (francese on) si
traduce ome; l'altro cioè egli (francese il) si traduce sar, significante ciò -
Quindi avremo: Dei due Pronomi generici non cardina-li (223 e seg.) l' uno cioè
ne italiano (francese en) si traduce be, se richiama un Oggetto relati-vato; e
se richiama un Oggetto cominciante, si traduce ye: L'altro cioè il vi o ci
italiano (fran-cese y) si traduce le, se richiama Oggetto termi-nante; e se
richiama Oggetto contenente, si traduce r. Quindi avremo quattro Pronomi
generici non cardinali, come dagli esempi seguenti: Essi ne vollero le be ye vulà
Prendetene bar tu ye prend Tu ne troverai tz bus le truvà Vi andrò
ma bu be allà Vi erano entrati lu
bo yu antrà Egli non v'è le aba y età.
Tu vai a Roma, ed io ne vengo - te ba allà pe Roma, e mi ba y e venà. Fissare la Teoria per le Azioni, MOTITO di
Moto. Quando non si esprime il Lungo termine di Moto, l'Azione motivo di Moto
si pone al Modo Generico determinante (353) senza farla precedere da alcuna
Voce o Segno particolare; e precisamente come in Francese - Quindi avremo: Andarono a scrivere Ella verrà a trovarvi. Vado a chiamare ec. lu bi allà exriva èl bi venà se tu truva mi ba allà appella
ec.390. Esprimendosi il Luogo termine di Moto, l'Azione motivo di Moto si porrà
egualmente al Modo Generico determinante; ma si farà precedere dalla Voce pur,
che nella nostra Lingua significa motivo, cagione ec., ciot significa per,
onde, affine di, ec. — Quindi avremo :
Vado in Città a prendere ec, ma bos alla pr vilo pur prena ec.
Venite in Italia a vedere ec. bar tu venà pe Itale pur voya ec. Andremo al Teatro a sentire ec. mu bu allà
pi teatro pur exula ec.. PUNTO XXXI.®
Fissare la Teoria per le Voci di più Significati 39r. Nella Lingua Francese come in ogni altra
vi sono delle Parole, che anno più Significati.
Quindi nel fissare le Radici per la nostra Lingua è necessario far
attenzione, che ogni Parola abbia un solo Valore; o almeno é necessario
precisare i varj Valori d'una stessa Parola, assegnando la prattica circostanza
in cui debba usarsi ciascuno - Questa Materia però è riservata all'Accademia,
che si occupasse della Formazione del Dizionario. Io quindi mi limito ad avvertire, che avendo
noi fissato le occorrenti Voci di Giudizio (304 e seg.), eta dal francese étant
significherà unicamente ed esclusivamente stare (latino munere);significato,
che la usata Voce di Giudizio suol già avere presso tutte le Lingue - Quindi si
dirà: Egli è in Roma Essi erano in Città Tu fosti vicino a lui Sarò in Teatro l ba età ce Rome lus be età ci vilo ti bi età
fur li mi bi età ci teatro. Fissare i Segni per le Espressioni Sentimentali
• 392. E impossibile indicare
convenientemente in iscritto le improvise irresistibili Espressioni del Sentimento. Pure, perchè la nostra Lingua non
sia del tutto mancante di tali Espressioni, noi fissiamo per esse i cinque
Segni seguenti ah, eh, ih, oh, uh. Il
Segno h non à alcun suono, e serve solo ad accennare un sentimentale prolungamento
di suono gutturale. Ecco il Significato
dei cinque Segni fissati, i quali debbono sempre essere seguiti dal cosi
detto. Punto ammirativo - Siccome a
ciascun Segno corrisponde più d'un valore, sarà bene avvertire che il Senso ne
farà praticamente conoscere, quale dobbiamo applicarvi in ogni particolar
circostanza. ah! eh!
ih! oh! uh!
dolore | stupore I gioja | desiderio | sdegno sorpresa | ammirazione | piacere |
augurio / disprezzo terrore
| disapprovazione I orroreFissare
le Regole di Sintassi e di Ortografia La Sintassi della nostra
Lingua é la Sintassi ragionata (232); avvertendo solo, che dove si arresta la
Voce, abbiasi possibilmente Parola con Suono Gutturale finale. Rapporto all'Ortografia per
ciò che non fü da noi particolarmente fissato, seguiremo l'Orto-grafia
Francese; coll' avvertenza, che la nostra Lingua esclude assolutamente l'
Apostrofe. AVVERTENZA Sui Segni Finali
3g5. Nel percorrere la prima volta le Teorie qui fissate per la nostra
Lingua Universale, può sembrare che i Segni Finali destinati alla Distinzione
delle Cose, sieno pel loro numero imbarazzanti di troppo. Ed infatti le
moltiplici Derivazioni e Trasformazioni da noi esposte regolarmente e per
esteso, producono in Chi legge un sentimento poco vantaggioso - Quindi per
togliere quella contraria prevenzione che può aver prodotto una specie
d'illusoria apparenza, richiamo qui di seguito tutti i Segni Finali;
avvertendo, che si riducono a soli ventiquattro, e che ciascuno di essi à un
solo valore e sempre lo stesso.Segni Finali
Significazione Radice di Oggetto Radice di Qualità Radice di Rapporto presente )
e passato ) Modo Generico
Deter- futuro ) minante Modo Generico
Accompagnante à Voce-attiva
Voce-passiva Oggetto-attore Derivazione Qualitativa Modificazione Oggetto-astratto Verbo derivato Massimo Aumento assoluto Massimo Aumento relativo Deterioramento d
Aumento generico Decremento
generico Confronto di Eguaglianza Confronto in più Confronto in meno x .
Quantità Multiple Numeri di costante Ripetizione Si dirà forse, che questi Segni riescono imba
razzanti e diffcili, quando trovansi uniti
sui alla fine di in anso Prodnsi uni di se ta, che il loro valore è costante: Quindi la
stessa unione di Segni Finali presenta sempre la medesima espressione: Quindi
tali Unioni essendo limitatissime in numero, possono specialmente e
dettagliatamente fissarsi. Cosi per esempio, stabilito una volta che gm
corrisponde all' issimamente degli Italiani, e sapendo che «dul, emì, peroi»
significano « dolce, amabile, paterno», qual Italiano non intenderà subito la
furza delle Espressioni dulgm, emigm, peroigm, e di tutte le altre possibili
che terminassero in gm? - Questa osservazione si applichi a qualunque altra
Unione di Segni Finali. Altronde è rarissimo il caso, che abbiansi
praticamente delle Parole con più di trè Segni Finali; e le Derivazioni verbali
da noi esposte (377), sono più di lusso metodico che di uso reale; ad eccezione delle eccezione delle prime undici, le quali per
altro sono della massima semplicità.3g6: Sarebbe molto facile assegnare la sua
Espressione vocale a ciascuna delle cosi dette Congiunzioni Preposizioni
Avverbj ec., insomma alle Voci Stabili che s'incontrano più frequentemente nel
Discorso: Ma tale Operazione è riservata ad un Accademica Società - Mi sarebbe
parimenti stato assai facile scrivere o tradurre qualche Squarcio nella mia
Lingua Universale, applicandovi le Regole più essenziali esposte finora. Ma
ogni Lingua dev'essere scritta e specialmente stampata coi suoi Caratteri
particolari; e questi Caratteri ancora non si anno pel nuovo Linguaggio -
Quindi conchiuderò questo mio Travaglio, indicando quanto facilmente potrebbe
in Europa eseguirsi il presentato Piano di Lingua Filosofico-Universale PROGETTO
DI ESECUZIONE • • 1. CoL Favore d'un MecENATE filosofo generoso
e potente dovrebbe in qualche distinta Città d' Europa formarsi una Società di
circa dodici Scien- ziati. II. Questa Società dovrebbe occuparsi della
Formazione del Dizionario e Grammatica; e dovrebbe anche produrre un piccolo
Volume scritto nel nuovo Linguaggio.
III. Questi Dizionario Grammatica e Volumetto in Lingua Nuova dovrebbero
comunicarsi alle varie Nazioni Europee; perchè ciascuna col mezzo delle sue giù
esistenti scieritifiche Accademie potesse farvi le sue ragionate
Osservazioni. IV. In seguito dovrebbe
radunarsi un Accademia Generale,
composta di circa quaranta scienziati In-
dividui, scelti dalle diverse Nazioni Europee in ragione di uno per ogni
quattro Millioni circa di
Popolazione. V. Nell' Accademia
Generale dovrebbero nuovamente ponderarsi le Produzioni della prima Società
(II); e gli Accademici presenterebbero le Osservazioni della propria Nazione
(III). VI. Col Voto dell' Accademia
Generale stabilito quindi e prodotto il Dizionario la Grammatica e qualche
Volume in Lingua Universale, queste Opereformerebbero il Codice e il Testo
permanente della Nuova Lingua. VII. Durante l' Accademia Generale, gli
Accademici di ciascuna Nazione seguendo la Serie delle Decisioni Generali,
potrebbero formare e Grammatica e Dizionario per la propria Nazione. VIII. Il Mezzo di Comunicazione per l' Accademia
Generale sarebbe la Lingua Francese. Quindi anche la prima Società (I) dovrebbe
scriver tutto in Francese. IX. Le Spese
occorrenti ripartirsi dovrebbero sui varj Governi Europei in ragion di
Popolazione — Ogni Governo poi potrebbe facilmente indenizarsi del sostenuto
Dispendio, facendosi per qualche tempo privativa la Stampa delle Opere in
Lingua Uni-versale. X. In meno di
quattro o cinque Anni (a) sarebbe così regolarmente sistemata in Europa una
Lingua Filosofico-Universale; e ognuno comprende con quanta facilità questa
Lingua sarebbe poscia adottata dalle Persone Colte di tutti gli altri
civilizati Paesi del Globo. Mi riservo a
far conoscere in seguito il Modo, con cui debbono studiarsi le Lingue; ed
intanto asserisco che avendosi Grammatica e Dizionario per questa Lingua
Universale, quando la si studiasse col nuovo mio Metodo, può chiunque in trè
Mesi abilitarsi anche a scriverla perfettamente; benchè non abbia alcuna
cognizione di Lingua Francese. DICHIARAZIONE DELL'AUTORE DISCORSO PaRLIMINARE ANALISI DEL LINGUAGGIO
DELLE VOCI, ELEMENTI DEL DISCORSO Voci Radicali Voci di Cosa Oggetti Qualità
Azioni Voci di Giudizio Verbi Voci di Rapporto Luogo Tempo Tempo Tempo Numero
Ordine Sesso Modificazione Variazione Aumento
e Decremento Confronto Eguaglianza Differenza Somiglianza Identità
Approssimazione Dichiurazione Connessione Esclusione Sulle Voci di Rapporto Voci
Derivate Derivazioni dalle Radici di Cosa Dalle Radici di Oggetto Dalle Radici
di Qualità Voce di Modificazione Sostantivo-astraito di Qualità Verbo derivato
Dalle Radici di Azione Voci Attive e Passive Dalle Radici di Azione Determinato
Voce Attiva Sostantivo-astratto di Azione Nome di Attore (LOVER – PARIDE AMA
ELENA -- Dalle Radici di Azione Indeterminata Voce Passsiva (ELENA E AMATA DA
PARIDE) Nome Qualitativo Derivazioni dulla Voce Radicale di Giudizio Dell'ordine
di Giudizio Del Tempo Natura del Giudizio Giudizio Generico Generico
Determinante Generico Accompagnante Giudizio Definito Definito Indicativo
Indicativo Isolato Indicativo Dipendente (IPPOTATTICO) Definito Condizionato
Condizionato Ineseguibile Condizionato Eseguibile Giudizio Suppositivo Giudizio
Volitivo Giudizio Ottativo Ottativo Ineseguibile Ottativo Eseguibile Giudizio
Condizionante Giudizio Indefinito (Grice: (Ex), “some, at least one”) Dei
Giudizj Condizionati Giudizio Interrogativo Sulla Voce di Giudizio Derivazioni
dalle Radici di Rapporto Dalle Radici di Luogo Dalle Radici di Tempo Dalle
Radici di Numero Sulle Derivazioni in genere Voci Sostituite DELLE VOCI, PARTI
DEL DISCORSO Determinazione delle Voci Determinazione degl’oggetti Qualitativo
determinante-oggetto nome sostantivo determinante-oggettoVerbo determinanto
oggetto Determinazione dell’azioni nome sostantivo determinante-azione Giudizio
determinante-azione Sui Giudizj determinanti-azione Modo pei Giudizj
determinansi-azione Tempo nei Giudizj determinanti-azione Della Voce Che
Giudizin precedente il Che Giudizio seguente il Che Situazione degli Oggetti
Oggetto Cardinale Oggetto Nominato
Oggetto Determinante-oggetto Oggetto Determinante-azione Oggetto
Chiamato Oggetto Indefinito Oggetto Contenente Oggetto Relativato Oggetto Ricevente
Oggetto Terminante Oggetto Cominciante Sull Ordine diretto e inverso nelle
Azioni LINGUA FILOSOFICO-UNIVERSALE LINGUA GENeRICA Delle Parole (Cf. Grice, utterer’s meaning,
sentence-meaning, word-meaning) Delle Parole Fuggevoli (epea pteroenta) De
Suoni Gutturali Gutturali Semplici e Composti Gutturali Brevi e Lunghi De'
Suoni Orali Orali Ordinarj e Forzati Delle Sillabe nelle Parole Della Posa
nelle Parole Delle Parole Permanenti (Grice, ‘timeless meaning’) Segni de'
Suoni Gutturali Gutturali Brevi e Lunghi Segni de' Suoni Orali Orali Ordinarj e
Forzati Orali Finali Dei Giudizj Delle Parti costituenti un Giudizio Dell'
Esprimere l' Opposto nelle Cose (Grice: “He’s a fine friend” => He’s a
scoundrel, You’re the cream in my coffee: You are my bane» Del Segno di Numero
Generico negl’oggetti Del Sesso negl’oggetti Degli Oggetti, Cardine di Giudizio
Dell'Uggetto Giudicante Dell'Oggetto Ascoltanto Del Terzo Oggetto Del Pronome
Riflesso Sugli Oggetti, Cardine di Giudizio De varj Tempi, ai quali possono
riferirsi i Giudizj Tempo Passato, Futuro e Presente Tempo Determinato e
Indeterminato Tempo Presente Tempo Passato e Futuro De varj Modi, ne' quali
possono formarsi i Giudizj Modo Generico (Grice: ‘I restrict the asterisk * to
stand for any of the two modes: the aletic and the buletic’) Modo Indicativo
Modo Con-dizionato Modo Suppositivo Modo Volitivo Modo Ottativo Modo
Condizionante Modo Indefinito Modo Interrogativo Delle Voci indicanti Giudizio
Tempo e Modo Dei Fonti Primitivi de'
Giudizj Degl’oggetti Denominazione degl’oggetti (‘pirot,’ ‘karulise,’ ‘elatic’
– ‘shaggy’ – the meaning of ‘elatic’ – word-meaning) Situazione degl’oggetti nome ostantivo Cardinale nome sostantivo
Nominante nome Sostantivo Determinante-oggetto nome sostantivo Determinante-azione
nome sostantivo Chiamante some sostantivo Indefinito nome sostantivo Contenente
nome sostantivo Relativato nome sostantivo Ricevente nome sostantivo Terminante
nome sostantivo Cominciante Speciali Espressioni di Numero per gl’oggetti
Espressioni di Luogo per gl’oggetti Delle Qualità Massimo Aumento nelle Qualità
Massimo Decremento nelle Qualità Deterioramento nelle Qualità Variazione nelle
Qualità Delle Azioni Verbi Azioni Determinate e Indeterminate Determinazione
del Azioni Tempo nelle Cose comuni agli
Oggetti Azioni e Qualità Generico Aumento e Decremento nelle Cose Cose
comuni alle Azioni Confronto nelle Azionie Qualità Dei Fonti Secondarj de’Giudizj
Delle Cose di Prima Derivazione (‘pirot,’ ‘elatic,’ ‘karulisation’ Derivazioni
dalle Radici d’oggetto Derivazioni dalle Radici di Qualità Derivazioni dalle
Radici d’azione Derivazioni dalle Radici di Numero Delle cose di Seconda
Derivazione Derivazioni dai derivati Nomi d’oggetto (object-language) Derivazioni
dalle Voci di Modificazione Derivazioni dalle derivate Voci di Qualità Derivazioni dai derivati Nomi di Azione Sui
Qualitativi Verbali di seconda derivazione Delle Voci Indeterminate Voci
Indeterminate d’oggetto Voci Indeterminate d’azione Modo nei Giudizj
determinanti-azione Giudizj determinanti al Modo Generico Giudizj determinanti
al Modo Indicativo o Indefinito Tempo nei Giudizj determinanti-azione Delle
Voci Sostituite (pro-nome, pro-verbo) Pro-nomi Determinanti-oggetto Pro-nomi
Indicarti-oggetto Pro-nomi Generici Cardinali Pro-nomi Generici non Cardinali
Verbi di Moto Voci di più Significati – cf. Grice, SENSA NON SIGNIFICATA NON
SUNT MULTIPLICANDA PRAETER NECESSITATEM Espressioni Sentimentali Ortopoeia Ortografia
morfologia forma morfo-sintassi Sintassi LINGUA FILOSOFICA Parole Giudizj Fonti
Primitivi de Giudizj Oggetti Qualità Azioni Oggetti Azioni e Qualità Azioni e
Qualità Fonti Secondarj de Giudizj Voci Indeterminate Voci Sostituite Conseguenze per la Lingua Filosofica LINGUA
UNITESALe Fissaro i Segni pei Sunni
Vocali Segni Gutlurali e lom Pronunzia
Segni Orali e loro Pronunzia Fissare la Teoria per le Sillabe e
Posa nelle Parole Fissare de Segni pel Numero Generico, e pel Sesso Nunero Generico Sesso Fissare il
Segno per esprimere nelle Cose
Opposto Fissare le Voci per gl’oggetti
Giudicante Ascoltante e Terzi Oggetti Giudicante e Ascoltante Terzi Oggetti
Fissare il Pro-nome Riflesso Fissare le Voci esprimenti Giudizio Tempo e Modo Fissare
le Voci Radicali Radici Variabili Radici Stabili Fissare il Segno caratteristico
per le Parole Radicali Oggetti Qualita Azioni Rapporti [grado el predicato:
PARIDE AMA ELENA] Sul Segno caratteristico nelle Voci Radicali Sul prendere le
Voci Radicali Fissare i Segni per le varie Situazioni degli Oggetti nomi Sostuntivi Determinati
Situazioni dei Nomi Determinati nomi Sostantivi Inditerminati Situazioni dei
Nomi Indeterminati Fissare le Voci Numeriche speciali Fissare le Voci
esprimenti Luogo – prossimo, medio, distante, this that and yonder – Trudgill,
Dialects of England -- Fissare i Segni per l'Aunento Decremento e
Deterioramento nelle Qualità Fissare la Teoria per le Variazioni nelle Qualità
Fissare i Segni per le Voci Verbali al
Modo Generico Fissare le Voci di Tempo, e un Segno per le sue estese Espressioni Fissare i Segni
pel Generico Aumento e Decremento nelle Cose Fissare la Teoria per le Azioni e
Qualità modificate Fissare i Segni di Confronto Fissare i Segni caratteristici
per le Voci Derivate Sulle Voci di
Modificazione, e sugli Orali finali
Sulle Derivazioni da Radice di Oggetto
Determinato Fissare la Teoria per distinguere le prime Derivazioni dalle
Seconde Fissare i Segni per le speciali Derivazioni dalle Voci di Azione
Fissare la Teoria per esprimere i Verbi Sulle Voci di Giudizio Fissare i Segni
per le Numeriche Sul distinguere le Voci Radicali dalle Derivate Delle
Derivazioni specialmente Verbali Fissare il Distintivo per le Cose
determinanti-oggetto Fissare il Distintivo per le Cose determinanli-azione Fissare
i Pronomi determinanti-oggetto Fissare i Pronomi Indicanti-oggetto Fissare i
Pronomi Generici Speciali Fissare la Teoria per le Azioni, motivo di Moto
Fissare la Teoria per le Voci di più Significati Fissare i Segni per le
Espressioni Sentimentali Fissare le Regole di Sintassi e di Ortografia Sui
Segni Finali nelle Parole Progetto di Esecuzione. Omettendone alcuni di minore
entità, notiamo i soli seguenti ERRORI
CORREZIONI qualche qualunque Oggello Oggetto Quantità Quantità. ze, se, ce
ze, je, ce ultima Voce, so Voce so, exriva
exria livro, livrod, livrop Urro, lurod, Unge exri-
exri- Alla pagina 26g trà i Segni
Finali deve porsi anche g, segno caratteristico delle estese Espressioni di
Tempo. L'origine dell’idioma [idio-, idio-letto, one utterer] si dee
riportare alla prima istituzione della società. Poichè avendo l'uomo nelle
sue facoltà quella d'istituire un idioma atto ad esprimer le cose, come lo
prova-a. molti illustri metafisici, i primi uominii – Grice, the myth of the
contract -- formarono un idioma, se la società non sorge senza questo. Ora
e molto ovvio il neire che un Idioma è assolatamente: necessario alla società.
Poichè quei che convivono insieme per poter provvedere e alla propria e alla
comune felicità debbono manitestarsi scambievolmente le idee, le cognizioni, gl'
incommodi, i bisogni ec. Ma questa comunicazione non può ortenersi che coll’idioma.
Dunque i primi uomini dotati della facoltà di formarlo, spinti dal bisogno,
ammaestrati dalle lunghe osservazioni, imitando specialmente i clamori
naturali, istituirono un idioma imperfetto ma sufficiente a conservare e
fomentare la società -- idioma, che ha poi dai secoli successivi la sua
bellezza e la sua perfezione.. 1C, Balinoci ap 5, Lie 1) de : 9 Anii
a Elus sensusque homines hac facile possunt ARTIFICIALIA
reddere. Si nempe observent affectus quos INDICANT, nec: ea tantum. edant
"impellente NATURA, ser consulto, ut que experiuntur cateris manifastent. Que SIGNA
clamoribus non articulatis, habisu vultus et GESTIBVS continentur;
atque acsionis quam vocant linguam conteiunt. Usu autem constat facilem
expeditam secretam idearum
COMMUNICATIONE hac lingua non obtineri, distantia et interpesito corpore impediri. Sensim igitur ab ea
recedere coguntur homines, ad eamque ferantur, que vo- = cis distinctionibus
nititur.. " Hanc ut instituant, clamores naturales in primis protrahunt. et simul
jungunt, rerum etam exterharum sonos referunt et imitantur; unde voces oriuntur,
qua elevatione: et depressione
multum distantes aliquo: modo, gestuum et clamorum vim exprimant.. Atque
ita portm distinion, comulmam, quantum pattur rocis et si auditus organum rude:
adhud et inexercitatum. 99127. L’ “idioma” è di due specie: d'azione – Grice: ‘utter’ used
generically -- e di voce. L’IDIOMA d’AZIONE (‘utter’ used generically) primo è
figlio di Natura, il secondo di con-venzione. E dalla sola con-venzione si dee
ripetere tanta varietà di lingue, causa di notabili incommodi alla società al commercio
– PAX ROMANA --, e sopratutto al progresso delle scienze e dell'arti – MAGISTER
ARTIVM OXONIENSIS BOVS VADUM 128. Che se alcun mi chiedesse, come la lingua
originaria essendo stata una sola à potuto tanto moltiplicarsi la varietà delle
lingue, risponderei: Che moltiplicandosi gl’uomini, la prima società per
procurarsi la sussistenza dove necessariamente separarsi in più rami. Queste
nuove supponibile ch'abian ureso sentieri di ri, ed a molto probabile, che non
tutti gl’individui di ciascuna famiglia possedessero perfettamente il
primo idioma. Inoltre avendo ogni regione clima, cultura, prodotti
particolari, ogni famiglia istituisce delle espressioni ignote a tutte le famiglie
lontane: Onde calcolato il tutto, e avendo anche riguardo al vario inventore
bizarro ingegno degl’uomini, si può dire, che se partirono dal punto d'origine
quattro famiglie, dopo non molto l'idioma primitivo si sarà diramato in quattro
idiomi appena più intelligibili fra loro. Applicando la stessa analisi alle
secondarie di-ramazioni e suddi-ramazioni di ciascuna famiglia, riflettendo che
individui d’idioma affatto diverso avran por dovuto convivere insieme per le
varianti circostanze e vicende de tempi, come il dimostrano chiaramente le
lingue ch' ora diconsi morte, qual por- si posa va ina, ala padigid un
coso di Lingue I20. L'idioma di voce è il più grande ri-trovato, l'opra
più bella dell'ingegno umano. Parlando della memoria vedremo il mirabile
influsso che hanno le parole sulle idee. Osserviamo intanto, che l'idioma di
voce si distingue in fuggevole e permanente. L’idioma di voce fuggevole s’eseguisce
colla sola pronunzia, il secondo collo scritto: Col primo si comunicano le loro
cognizioni quei che convivono insieme. Col secondo sappiamo le cose avve nute
ne’secoli passati: O col Primo finalmente o chi Secondo 00 can datti due
insieme sappiamo quel САРО II. Del Discorso e dell'
Aigumentazione, I30. Si acerescono le cognizioni coversando cogl’altri
e comunicandosi scambievolmente le idee. Questa reciproca comunicazione d’idee
si deve fare con discorsi accademici, ma chiari ordinati concisi; giacchè lo
stile asiatico non è la stile della scienza. È dunque necessario posseder bene
la lingua che si usa in questi discorsi accademici. Siccome però lo studio
della lingua [Per acquistar cog izion: è necessario possedere a
fonde da liesta la orbarie del siniena de isat e Scienze la lingua latina? Io
non intendo oppormi allo studia di questa lingua, giacchè è troppo utile alla republica
lo spiegars in lingua bolgi elementi delle scienze debba Quante volte
succede, che uomini anche di rarita- Loti Fece non prese ando staid dele
sina asin? rà, che e loro colpa se non san questa lingua. Ma non e meglio
adattarsi ai bisogni altrui con vantaggio della7:35
•books.googleusercontent.com uomo impara a sufficien- za la sua
lingua volgare; non mi arresterò punto intorno al Discorso Naturale, e invece
passerò a dir qualche cosa dell' Argomentazione. 131. L'Argomentazione è
un Discorso Arti-ficiale, di cui si è fatto finora tant'uso e tanta pompa ne’circoli
e nelle scuole – come Oxford, bovis vadum. Son varie le specie dell’argomentazione;
ma la principale è il Sillogismo, che si può definire = conciso raziocinio
espresso colle parole =. 132. Il "illogismo è formato da tre
Proposizioni Maggiore, Minore, e Conseguenza, artificiosamente legate fra loro.
Eccone un esempio. (Minoiore) = Quel pense spituale = (Minore)
(Conseg.) = Dunque l'anima è spirituale = 133. Loke del Sillogismo così
scrive. lo nego, che il Sillogismo ajuti nè punto nè poco a trovar nuove
prove o a far nuove scoperte,
che è la funzione dell'animo più penosa insieme e più utile, e forse la sua più alta perfezione. Tutta
l'arte del sillogismo consiste nel
disporre le prove, che già si san- Umanita della Socierà dello Spirito umano,
che sostenere un uso inveteraro non lodevole? Italiani, è omai tempo di
scuotere il giogo del Pecantismo. Italiani, uno sguardo alle estere illuminate nazioni,
ed arrossiamo della nostra condotta della nostra cecita nel seguire troppo
scrupolosamente lei traccie segnateci dai predecessori. Rispettiamone il
merito; ma siamo atsaccati meno alle loro massime alle loro opinioni. Insomo ma
la regola delle nostre azioni non sia la sola antichità, ma la ragione. Ogni giudizio
espresso in parole dicesi proposizione.no. Prima si conosce una verità, poi si
prova sillogisticamente. Il sillogismo vien sempre dapo la cognizione. Dunque
esso è d'un uso as dee però trascurarsi del tutto; giacchè serve a dimostrare
la verità con evidenza, ed a convincerne alate e la finfano e ci sigi i
son ussa che un tazioni, che no in pao i Sil buon ragionatore è sempre
naturalmente un bravo sillogistico; e poi volendo anche apprendere la
formazione materiale e scolastica del sillogismo e di quilunque altra specie di
argomentazione, per-suadiamoci, che si fà più con un ora d’esercizio che con
dieci volumi di regole. Vi sono molte altre specie d’argomentazione,
derivanti in fondo dal sillogismo, come entimema, epicherema, dilemma, sorite
ec. Mi astengo però dal farne parola nella persuasione, che 1 miel lettori
avran già studiato I Uma-nità. Non mi resta pertanto a parlare che
dell'induzione e dell’analogia considerate non come specie di argomentazione,
ma come mezzi ottimi per iscoprir la verità e per accrescer le
cognizioni. L'induzione è fondata sulla perfetta somiglianza delle cose,
per cui passiamo a stabilire come regola o legge universale quello che abbiamo
solamente osservato in molte cose particolari. Per duzi que quardo sia
giuta, pesario sia. necessario assicurarsi bene se le somiglianze sono
reali ovvero apparenti; e questo si ottenne coll’istituire molte osservazioni. È
necessario inoltre esaminare attentamente se queste osservazioni ed esperienze
sono in opposizione fra loro: Poichè quand’anche UNA SOLA – ‘the
counter-example, alleged!’ – Grice) si opponga ad un numero anche infinito, l'induzione
è nulla (epagoge/diagoge – eirenic effect. Quindi perchè un fisico infere
per induzione, che tutti i corpi son gravi, molti debbono esser quelli ne’quali
osserva la gravità; e non deve averne incontrato alcuno che ne sia privo
(Peano, clausula esclusione – Grice, anti-sneak). L'uso dell’induzione è
molto pericoloso, ma è frequente assai specialmente nella fisica. Poichè, date
le stesse circostanze, una medesima causa dee sempre produrre gli stessi
effetti, come effetti simili ed eguali denno sempre provenire dalla medesima
causa; once possiam conchiudere essere universale quel che osserviamo in molte
cose, e in tutte lo stesso. essenda Al dazione sata si iperienza
ogia Osservazione. Nell' Analogia però la somiglianza cose mediche (‘those
spots didn’t mean anything to me, but to the doctor they meant that Fred had
the measles’ – Grice) militari e politiche – la repubblica di Platone e
l’escatologia, Grice, giustizia -- è più frequente l'uso dell’analogia che dell’induzione.
D’analogia fanno uso anche i filosofi, e per essa inferiscono che le Bestie
pensano, che le stelle hanno il loro sistema planetario come il sole, che
i pianeti sono abitati = ecc. Mariano Gigli. Gigli. Keyword: il sistema G-hp.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gigli”. Gigli.
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