Luigi Speranza -- Grice e Gagliardi: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Marino). Filosofo italiano.
Grice: “I like Gagliardi; I spent some time with medics at Richmond,
talking Greek! Anyhow, Gagliardi shows why the Angles
prefer physician – since ‘medicare’ is such a trick!” – Grice: “Philosophically
interesting bit is that Gagliardi applies ‘medico’ and qualifies it with
‘morale’!” –Nacque a un feudo dei Colonna, nell'area dei Colli Albani, come
riferisce Moroni nel suo Dizionario di erudizione, e come riferito dallo stesso
G. nel in "L'idea del vero medico fisico e morale formato secondo li
documenti ed operazioni di Ippocrate" (Roma). In effetti, il cognome G.
esiste all'epoca a Marino ed è tuttora tramandato. E impegnato in ricerche
morfologiche, microscopiche ed anatomo-patologiche a proposito delle ossa,
compiendo importanti scoperte in questo campo: in “Anatomia delle ossa
illustrata con le nuove scoperte", Roma) descrisse per primo la struttura
lamellare delle ossa. Inoltre effettua alcuni esami e ricerche comparative tra
le ossa umane e quelle del vitello. Descrisse probabilmente per primo un caso
di tubercolosi ossea. La sua opera fu piuttosto lodata, e l' “Anatomia” fu
ristampato. Fece importanti studi sul "mal di petto". Filosofa
sull'educazione morale. Diede anche ammonimenti contro i guaritori ciarlatani e
fornì alcuni suggerimenti deontologici.
Abitava nel rione Sant'Angelo, presso via delle Botteghe Oscure. In
questa strada un suo servo fu ucciso misteriosamente nottetempo. Durante le
villeggiature dei papi presso la Villa Pontificia di Castel Gandolfo G. ha il
privilegio di offrire la frutta al papa. Alessandro VIII gli conferì un titolo
nobiliare, ma non sappiamo quale. I suoi lavori, conservati nelle maggiori
biblioteche di Roma, rivestono un particolare interesse se anche duecento anni
dopo la loro scrittura, il vice-direttore dell'Ospedale San Martino di Genova, Arata,
diede alle stampe una lettera inedita del Gagliardi sull'itterizia. Si ha
svolto un proficuo lavoro di ricerca su G., scoprendo anche una firma del
medico in margine ad un saggio discusso all'Università La Sapienza. Altre opere: “L'infermo istruito nelle
scuole” (Roma); “Consigli preventivi e curativi in tempo di contagio dati in
forma di dialogo” (Roma); “Relazione de' Mali di Petto che corrono
presentemente nell'Archiospedale di Santo Spirito in Sassia” (Roma);
“L'educazione morale” (Roma). “Come sopra l'influenza catarrale che
presentemente regna in Roma e Stato ecclesiastico” (Roma). Si veda
l'annotazione di “Due baiocchi” in "Castelli Romani", Bossi,
Dell'Istoria d'Italia antica, Enciclopedia Treccani G. Sterpellone, I
protagonisti della medicina, Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Lucarelli, G., Giornale de'
letterati d'Italia, Ros, La "Relazione de' Male di Petto" en el
ambiente anatomo-clínico romano, in Dynamis: Acta hispanica ad medicinae
scientiarumque historiam illustrandam; Moroni, Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica, Venezia, Emiliani; Lucarelli, Memorie marinesi, Marino,
Biblioteca Torquati, Ordinamento universitario dello Stato Pontificio
Tubercolosi ossea; G., TreccaniEnciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. 1 te cose senza profondarvi in alcuna di efse, ed allora
appunto diverrete più capaci di fare maggiori progressi, e tanto più se vi
servirete per regolatore delle vostrej operazioni di quel saggio avvertimento
feftina lente: Esplorerò dunque con private conferenze l'animo di ciascun
di voi separatamente, per meglio accercarmi di ciò,che vi farà bisogno, non
potendo il Medico dare ajuto al suo Infermo s se prima non avrà ben conosciute
le cagioni del suo male, e spero in oggi; e domani di potere ricavare da voi
ciò, che sarà più necessario, ch'Io sappia, per meglio indirizzarvi.
Ritiriamoci ora à fare il privato esame, per potere Lunedì prossimo dar
principio alle nostre Giornate. M Nella quale si moftra cofa fi ricerchi
d'eljena ziale per efere Medico je ciò, che gli rechi
ornamento. Avveddi jeri dal vostro parlare; che non siete tutti voi
di genio uniformi,perche conobbi bene, che tal'uno di
voi non restava persuaso, et altri più ; ò meno, s’appagavano delle mie
ragioni, e riflettendo, che ciò possa nascere dalla diversità delle vostre
menti più o meno sublimi, et animofe. Quindi è, che prima d'inoltrarmi nel
presente ragionamento, stimo necessario di premettere una breve partizione
delli vostri ingegni, à fine di regolare ciascuno di voi secondo la propria
capacità : Ecer tamente, conforme nell'esterno non vi assomigliate trà
voi, così ancora nell'interno sarete differenti, cioè, che non avrà ciascuno di
voi la medesima capacità, et apertura di mérite ; il medesimo talento, ē
spirito, la medesima memoria, e ritentiva, et il medesimo giudizio, o
perspicacia d'ingegno; onde, ciò suppofto, io non potrò con la medesima misurd,
e regola mostrare à tutti voi ciò, che vi converrà d'essenziale, è d'ornamento
per potere diventare veri Medici. Dunque mi converrà necessariamente dividere
left fenziale dall'ornamento, perche l'effenziale dovrà competere egualmente à
voi, che fiete di mente più sublimi, che agli altri d'inferiore capacità :
L'ornameiro poi, perche non potrà competere egualinente, nè potrà essere in
tutti voi uniforme, bisognerà regolarlo fecondo la propria capacità, e
genio di ciascuir di vois con pensare al modo, che poffino l'ingegni inferiori
uguagliare per altra via ancora nell'ornamento li più subliini ; E ciò servirà
primieramente per dare un'ottima direzzione alle menti di maggior capaci.
tà, in farli conoscere ciò, che si debba di elli premettere d'essenziale, per
poscia potersi avanzare in quello di più, di cui saranno capaci. In secondo
luogoperche non si confondano, et avviliscano le menti meno sublimi, anzi per
istruirle, et ani. marle insieme à fupplire con l'Arte al di, fetto di
Natura, Certo, che ognuno di voi deve avere il medesimo fine, cioè di
divenire Medico; Onde dovrà unitamente con gl'altri incaminarsi per la medesima
strada, e fino à tanto, ch'abbia conseguico il suo in, tento ; Mà perche chi si
trova in forze maggiori trà voi è portato facilmente dal suo spirito ad uscire
dalla careggiata, quindi è, che bisognerà idearsi un caso, che dia un buon
regolamento à tutti unitamente, che sarà il seguente : Vi fia trà voi chi
posseda in contanti due, chi trè, e chi quattro talenti, e che voglia ciascuno
per uso proprio fabricarsi una casa compita, che abbiad d'avere il medesimno
uso, e la medefima fruto struttura, certo è, che li fondamenti
converrà, che li facciate uniformi, il sopra terra dovrà alzarsi eguale, le stanze
doyranno essere di numero, e capacità consimili, altrimenti non avrà la
medesima struttura. In idearsi queste case non potrà l'Architetto eccedere la
spesa di due talenti, altrimenti non potria senza indebitarsi compire la sua
fabrica,chi di voi hå che due foli talenti; Si dolerà facilmente con
l'Architetto chi ne hà d'avantaggio, perche non gl'abbia delineato fabrica più
sontuosa, à cui facilmente egli risponderà, è meglio, che litalenti vi
avanzinoy che manchino, perche li potrete impiegare in ornato, e così la vostra
farà più bella comparsa ; Sentendo questo voi, che avete soli due talenti vi
dolerete ancora coll'Architetto, che non vi rimarrà cosa da spendere per
ornarla, e perciò la voftra fabrica non potrà comparire bella al pari delle
altre, vi risponderà il medesimo, abbiate pazienza, che vi darò il modo per far
comparire vaga la vostra ancora al pari delle altre : Mă se per vostradisgrazia
spenderete li vostri talenti senza le buone regole dell'Architettura, é voglia
ognuno di voi farsi una casa à suo genio . Vois che avete quattro talenti
vorrete fare il doppio degli altri, vi profonderete più del bisogno ne'
fondamentis farece muri più larghi; l'alzerete più dell' altri; con tutti li
vostri quattro talenti Atenterete à copritla ; con che denari poi la
stabilirete? A che servirii la magnifiċenza della vostra casa, non potendola in
tutto compire per renderla usuale? Tanto peggio seguirà in voi, che
possedete meno, se nella vostra fabrica spetdeste più di quello; che dovete je
po tete; correreste pericolo di non poterla ricoprire, onde vi rimarria affatto
infruto tuosa, Altro inconveniente ancora potrid fascere si nell'uno,
come nell'altro caso, che saria di risparmiare ne' fondamenti qualche porzione
de’talenti per impiegarla nell'ornáto, iii questo modo le vostre cafe fariano
sempre in pericolo di rovina. $e, con tutta la sua bella apparenzas fatta
[ocr errors] ad imitazione di quei Mercadanti, che ciò che hanno tengono in
mostra, e questi sono quelli, che ben spesso si veggono fallire. Questa
fabrica, ch'ora vi hò ideato è appunto la Medicina Pratica, la quale fi deve da
tutti voi apprendere, e nella medema conformità, affinche ne ricaviate un
metodo di medicare uniforme, facile, e sicuro, e se in apprenderla voi, che
siete dotati d'ingegno più subliine degl'altri, vorrete stendervi più in oltre
delli vostri Compagni, vi confonderete con facilità con tutto il vostro bel
talento, perche fzcilmente il vostro spirito grande vi farà divagare in quelle
cose, che apprese in altritempi, che resivi più capaci, meglio lo capirete, et adatterete
al vostro bisogno. Șia per esempio, se in questo tempo, che attendete alla
pratica, vi venisse fantasia di leggere, et imparare molti, e diversi liftemi,
e li varj metodi di medicare, che Lono nella Medicina, questo vi reccherà
confufione, contenendo tanta diversità di pensieri,d'ideese di modi con tutto
che la 7 verità delle cose sia una sola, onde con Fagione riferisce
Lacuna, (a) ch'esclamava à suoi tempi Galeno : Judicij veri difficultatem
liquidò oftendunt tot, tàmque variæ hærefes, quòt in Arte Medicâ reper riuntur;
E tanto maggiorinente, che quefti distogliendovi da quel bell'ordine, che
voi avevate preso in offervare l'andamenti de? mali con li vostri propri occhi,
vi faranno acquistare una pratica fimile alla vostra ideata fabrica, che non
farà côpita, et in conseguenza non ne potrete cavare quel profitto,che ne
riporteranno li voftri Compagni, li quali à cagione della maggiore
attenzione, che hanno in apprendere quella sola,non divertendosi in altro, se
ne approfitteranno bene, e la loro pratica sarà compita, e potrà avere il
suo uso, giacchè al parere di Cicerone : (6) Affiduus ufus, uni rei deditus,
die Ina genium ; et Artem fæpè vincit ; Sicchè in questa parte eforto tutti voi
à non applia care ad altro, allora che prendete lame pra(a) Comment 1.
Aphorism. 1. ex Lecuno in Epit, (6) Cicero pro Cornel. Balb. 1 [ocr
errors] pratica, che à quell'esercizio, che fate, eccettuatone alcuni tempi
destinati per Ja Notomia, e per la Boštanica, Perfezionati, che farete in
detta, pratica, et appreso, che avrete un metodo facile, e più sicuro di medịcare,
allora converrà di ornarla di altre cose, che abbiano correlazione con la
Medicina, secondo il proprio genio, e capacità, con fermo proponimento però,
che non vị abbiano da distogliere dallo studio di er fa, nè da confondere ciò,
che auete con li propri occhi offeryato più volte, eţurto ciò, che avețe
appreso per ornamento non l'avrete da profeflare come negozio principale,
altrimenti vi distoglierà da quello, che avevate già acquistato dị buono nella
- Medicina, ma sopra di cio più diffusamente ne tratteremo in ap: presto
Questą praticą, appunto acquistatą, mediante le reiterate esperienze, e
diligenti osservazioni fatte intorno li Malati è quello, che fi ricerca
d'essenziale nel Medico, et oltre di questa ogn'altra cosa, che s’acquisterà di
più gli servirà d'ornamento maggiore : Che sia così,per consolazione di yoi,
che siete d'ingegni meno sublimi, yeniamo alle prove. La prima sarà con
l'autorità d'Ippocrate chiara, e testuale ; Dice dunque, egli:(a) Ars fane
medica jām mihi tota inventa ese videtur, quæ fic comparata eft, ut fingulas,
da consuetudines, temporum occasiones doceat. Qui enim hoc pactó Artis Medicæ
cognitionem habet, is minimum ex, fortuna pendet, fed et citrà fortunam, çum
fortunâ rectè eam adminiftrabit ; Firma enim eft Ars tota Medica, cjusque
prçceptiones, ex quibus conftat dr. Consistendo dunque tutta la Medicina
in sapersi ciò, che sia solito à farsi, e le congiunture de' tempi, nelle quali
fi deve operare, queste chi meglio di voi le potrà sapere, avendole con li
yostri propri occhi più volte osservate? e bastando ciò per bene medicare,
secondo la dottrina d'Ippocrate, sarete dunque, mediante la vostra buona
pratica, allora già divenuti Me(a) Hippocr. in lib. de loc. in
bom.nesa Medici; E fe poi desiderate sentire sopra ciò più chiaro parere
d'Ippocrate, legge. xe De decenti ornatu, dove così vi parla ; Sint cu in
memoria tibi morborum curatio. da harum modi, quo multipliciter, quomodò
in fingulis fe habent; bọc enim principium eft in Medicina, medium, et finis =
che sono appunto questi il costitutivo del. l'essenziale: Sia all'oppofto
tal'uno ornato di tut, te le scienze, nià che non abbia acquistato ancora in
Medicina una buona pratica, questi non si potrà dire con tutte le sue scienze
Medico pratico, perche non saprà ben mcdicare, e gl'accaderà per l'appunto,
ciò, che succederia ad un'insigne Geo. grafo se volesse viaggiare senza la
guida, queiti nelli bivj, ò trivj sbaglierebbe la strada, per non averne la
buona pratica, e con tutto, che possedeffe la situazione di tutto il mondo, in
un piccolo tratto di paese si smarrirebbe; Mà tutto questo con Pesempj più
chiari ve lo farò costare, Tralasciando di riferirvi un lungo Catalogo
de' Medici, che hanno scritto in fola sola Medicina pratica, e che
fiorirno con gran lode, mentre vissero, senza effere ornaci d'altre scienze,
perche lo potre te, volendo, con li vostri proprj occhi rincontrare, leggendo i
loro libri ; Vi riferirò solamente alcuni casi accaduti à Medici, ch'avevano
appreffo di noi molta ftima', per essere versatiliminella buona pratica di
medicare, e si poteuano annoverare trà quelli, di cui parla, Ippocrate nel
libro De Arte : Viri hujus Aricis periti, re ipfi lubentiùs, quàm vero bis
demonftrant ; li quali vennero al cimento con Medici di maggior grido di loro
nelle altre scienze, e ciò, che ne seguì . Gio: Giacomo Baldini ne fù uno
di questi, il quale efsendo folamente un buon Pratico, e dotato d'isperimentată
prudenza, era per li fuoi pingui guadagni molto invidiato da alcuni di quelli,
che li riconoscevano in molte scienze superiori di gran lunga à lui, s'abbattè
egli una volta in un consulto con due Medici delli più celebri nella
facondia, 1 B с рiй e più versati in molte altre scienze,e
per tal cagione poco conto facevano di lui; Ora questi avevano già premeditati
li loro discorsi molto eruditi, à fine, che meglio comparisse à tutta una
nobile Udienza, che vi dovea intervenire, la poca sufficienza, et infelice modo
di di(correre del Baldini, furono sì lunghi li sudetti eruditiffimi
ragionamenti, e s'ina oltrarono tanto in cose fuori del propofito, che in vece
di dilettare annojarono tutta l'Udienza, et avvedutofi di ciò il buon Pratico,
in vece di gareggiare con loro nell'eloquenza, fece un breve di. scorso, mà
tutto indirizzato all'urgente bisogno, conobbe meglio degl'altri il male, lo
confermò con l'autorità puntuale d'Ippocrate, fece il suo pronostico mortale,
che si verificò in breve, venne alla cura, propose alcuni rimedj, e terminò il
consulto con applauso uniuersale di tutta quella nobile Udienza, diccndo
: : mo, che ha discorso à proposito, e se ne partì tutto contento, e
consolato. Gio [ocr errors][merged small] 1 1 Giovanni
Tiracorda già in questo Archiospedale degnissimo Decano, che nella pratica
Medica aveva quei bei lumi, che felicirano le cure ardue, si abbattè in un
consulto con un Medico catedratico eruditissimo nelle lingue, c Greca in
ispecie, nelle Matematiche, ed ancora nella Teologia ; L'Infermo era
Oltramontano y poco prima giunto in Roma, che li ainmalaffe, ed in tempo di
aria sospetta, il' di cui male fù creduto dal sudetto eruditiffimo Professore
eflere una febbre etica, e con tali, erante ragioni s'ingegnava di provarlo in
ispezie per il pollo basso che aveá, che fariano per certo bastate à formarne
liga gran ležzione in cattedra. In tanto il buon Pratico Tiracorda penaya in
fentire ciò, che conosceva non potersi in modo alcuno verificare, e dovendo
egli concludere, con breve discorso fece capire essere il male del povero foratieri)
una febbre maligna,e di pelimo costume, che se presto,e validamente non era foc
corso farebbe morto, disse ciò, che con veniva B2 [ocr
errors] veniva farsi con sollecitudine, e l'esito funesto, in breve
seguito, ne fù il Giudice, chi di loro avesse meglio conosciuto il
male, Riferirò per terzo ciò, che seguì ad Antonio Piacenti
mio Maestro, la di cui perizia nel ben medicare è nota, per via vere ancora
molti, che furono da effo ne’loro gravi mali bene assistiti, onde per essere io
interessato, non m'inoltrcrò di vantaggio in lodarlo, e lascierò, che facciano
altri quella giustizia, che le sue gloriose ceneri meritano. Questi ebbe
occasione più volte di trovarsi alsieme co' Professori di molto grido, per le
varie scienze, che possedevano, e vedevo, che il suo configlio, ò era
feguitato, ò volendosi fare diversamente per lo più si sbagliava; Accadde
una volta nella cura di un'Infermo, che pativa di un male graue di testa,
creduto da esso procedere da pienezza d'umori viziofi, che nel basso ventre
dimoravano, c per ciò gl’aveva proposto il dejettorio, che à ciò si oppose chi
era versato più di luiin altre scienze fuori della pratica medicinale, con il
motivo, che l'evacuazione glavria inolto pregiudicato. Stette egli faldo nella
proposta già fatta, quale fù esaminata da altri Profeffori, e conclusa: ed
eseguita che fù, l'efito moftrò d'onde procedeva il male, e chi l'aveva meglio
accertato, posciache mediante l'evacuazione ne rimnase libero. Due gran
motivi si poffono dedurre dalli riferiti casi, uno di confolazione per voi, che
non avete genio ; ò abilità all'acquisto di altre scienze, vedendo, che nella
vostra sfera pratica; abilitati che sarete, potrete ftare à fronte con quelli
di più letteratura di voi, purche abbiate prudenza, e giudizio in sapervi ben
regolare; e l'altro servirà d'avvertimento à voi d'ingegno più perspicaces che
desiderate apprendere tutto lo scibile, à non fidarvi folamente sù quello, ch'è
ornamento Medico, dovendo ancor voi poffedere Fondatamente, al pari degl'altri,
quella buona pratica Medica, ch'è la direttrice del ben curare, senza
[merged small][ocr errors] la quale sono inutili tutti gl'altri ornamenti:
Consolatevi però ancor voi, che bramate d'apprenderli : perche quando saranno
uniti alla buona pratica, vi ferviranno ancor'elli di scorta, e vi faranno
divenire eccellenti Medici, et in prova di ciò non vi mancano esempj di cafile,
guiti, che fanno conoscere quanto accrescano di chiarezza alle nostre menti le
Filosofie sperimentali, la Ģeometria, l'Aftronomia, et altre scienze, che
porfono avere correlazione con la Medici. na, mà per ora potrà bastarvi
l'oracolo d'Ippocrate allora, che scrivendo à Tel, Lalo gli notificò: Geometria
mentem acuit, e longè Splendidiorem reddit ; e nel libro de Aere, Aquis, et locis
; Ad Artem Medicam Astronomiam ipfam non minimum, fed plurimum poteft conferre
; Ben'è vero, che rari fono quelli, a'quali datum eft adire Corintum, perche
tutte queste cose averle, poffederle, e maneggiarle à quel segno, che conviene,
cnon più oltre non a ricerca minor prudenza di quella, che aveva il Re
Mitridate iu reggere un Coco [ocr errors] Cocchio tirato da bravi,
e numerosi de strieri, altrimenti andandosene tutte in pampani, e fiori, che
non legano, produrranno pochissimo frutto, quantuns que fosse vaghiflima la
loro prima ap. parenza. Sicché parmi d'avervi à bastanza mostrato, che
l'essenziale del Medico non consiste in altro, che nella buona, e soda pratica
acquistata mediante le re. iterate osservazioni di ciò, che fiegua nelli
progrefli de’mali, e quanto fiac. quisterà di più fia tutto ornamento. E
da questo si possono comprende reli gran vantaggi, che necessariamente nel ben
medicare, non solamente li Gio. uani Praticanti, et Aliftenti ne riportano
dalle continue offeruazioni, che fi fanno negli Spedali ove sono numerosi
gl'Infermi, mà ancora gli Profeffori primarj, che ivi esercitano, potendo
questi, mediante le reicerace osservazioni, che si fanno in lunga serie di
anni, acquistare molta perizia pratica, e franchezza ancora nel medicare, conforme,
che ogn'uno di esli ben se ne avvedeje lo confeffa. E finalmente,
acciocchè non resti quanto vi hò detto infructuofo,converrà, che ora vi mostri
come vi dovrete contenere nell'acquistare detta pratica tutti assieme, e
conformé, fi dovrà regolare ciascun di voi ; secondo la propria capacità, in
quello, ch'è ornamento, mà effendo questi più punti, che meritano matura
riflessione, bisognerà riportarli alla Giornata di domani, venite però tutti, e
voi precisamente, ch'avere più brio, e spici:o più vivace deglalri preparati di
sofferenza, perche sarà Giornata di attenzione, e mortificazione infieme.
[ocr errors][merged small] [blocks in formation] Nella quale si fà vedere ciò,
che dovre farsi da tutti unitamente per ben confeguire una buona prática, e
quello, che dovrà operare ciaschedino secondo la propria capacità per
uguagliarsi a' Comia pagni in quello, ch'è ornamento. Mi : I
dispiace nella Giornata di jeri accennato, ch'oggi vi
mortificherei, perche jacula prævisa minus feriunt ; Mi persuado, che di già
farete venuti preparati per sentire da me rimproveri sopra li vostri poco
lodevoli portamenti, da me più volte osservati, mà abbiateci pazienza ò perche
ciò G fa per voftro bene. Ditemi di grazia à che fine venite in questo
luogo pieno di miserie ? Frana camente mi risponderete : A prendere la pratica
di Medicina; e questa in che modo la prendete yoi più disinvolti, et allegri,
che mostrate d'esfere più spiritofi degl'altri? Con paffeggiare per lo
Spe. daledale, confabulando trà di voi sopra le novelle di queito mondo?
Questo non è il modo da prendere pratica di Medicina, nella quale si richiede
una fomma applicazione, mà più tosto da divertirvi: Sappiate, che lo Spedale
non è luogo da perderci inutilmente il tempo in divertimenti, e svari, perche è
ripieno di aria infetta, chi non brama d'approfita tarsi non si curi dimorarvi,
mà se ne vada in aria migliore, e più amena di fta, che farà per lui più utile,
e sicura, e non mi faccia cestar bugiardo, poiche in cal guisa continuando, non
folamente daria à divedere che la Medicina sia Arte lunga, mà ancora, che non
si possa in conto alcuno acquistare, essendo questo tutto l'opposto di ciò, che
da principio vimostrai. 15 TMarcello disse, rimproverando li suoi
foldati, che non aveano fatto come e doveano, e poteano il loro uffizio: Mula
ta vidi Romanorum corpora, fed Romanum vidi neminem; e così ancora io potrò
direfin'ora di voi: Multa vidi discipulorum [ocr errors] corpora, fed
difcipulum vidi neminem ; Spero però, che conforme servirono di stimolo a' suoi
soldaţi le parole risentite di Marcello per fare, che superassero nel giorno
susseguente Annibale,cosi le mie moveranno ancora gl'animi vostri in ay. venire
ad operare con più attenzione, e fervore di prima scusandovi del passa
perche non sapevate ancora in che modo vi dovevate contenere ; Qual mutazione,
oltreche recherà à voi gran vantaggio, si perche più prestamente vi
sbrigherete, e con miglior ordine v’im. poffefferete della buona pratica
Medica, à cui devono indirizzarsi tutte le vostre operazioni, sarà ancora di
mia somma consolazione. Prima però di porvi à questo ftudio pratico farà
di mestiere, che possediate, oltre il buon costume, l'Istituzioni Me diche, con
le quali diverrete già iniziati à questo nuovo esercizio, essendo legge
d'Ippocrate di non doversi praticare altrimenti, ordinando egli (a) doppo
aver detto: (a) I* Hippocratis lige : detto: Institutionem à puero
fit moribus generofis, venendo alla Medicina pratica, Hæc verò cum facra fint,
facris hominibus demonftrantur, prophanis verò nefas priùsquàm foientiæ facris
initiati fuerint ; e facendo voi diversamente non potrete capire ciò, che vi si
presenterà d'offer= väbile, e s’aveste ancora appreso la cognizione de'mali, vi
recheria quefta un sommo vantaggio, insegnando Ippocrates ( b ) che Qui autem
fignorum cognitio: nem habuerit is: folus ritè ad curationem aggredietur, caso
che nò procurerete, che sia questo il primo vostro studio, e lo farere ; con
discrivere in un libretto di memorie tutti li segni, che fanno venire in
cognizione di quel tal determinato male, con indicarvi quali sono li essenziali
; ex. gr. dell'Angina, dell' Epátiride &c. é quelli, che sono distintivi;
che fanno conoscere, se sia Colico, Ò Nefritico il male, se fia vera, ò falfa
gravidanza, e così proseguendo in tutti quei casi confimili, che hanno
bisogno di (b) la lib.de Media [ocr errors] [ocr errors] di qualche
segno proprio, che meglio li faccia comprendere, e tutto ciò è necessario à
farsi, perche attorno l’Infermo dalli segni si rinviene il suo niale, e questi
sono neceffarj d'averli à memoria, perche all'ora non si può ricorrere à
leggerli ne’libri, quando sareçe interrogati, che male quello sia ; Dovrete
ancora lasciare in detto libretto di memorie molto spazio di casta bianca in
ciasche, dun caso, doppo avervi descritti gl’accennati segni per notarvi ciò,
che biso, guerà in appresso, Acquistata, ch'avrete la cognizione de' mali
più frequenti, e che vagano in quella stagione, e questo in breve tempo lo
potrete fare, incomincierete ad osservare il modo, con il quale si curano, et in
quel medesimno libretto dove avrete descritti li segni, v.g. della Punfura,
capitandovi d'osservare il detto male, verrete descrivendo la cura, e
mutazioni, che di giorno in giorno eslo anderà facendo, tanto in meglio, che in
peggio, con tutto ciò, che offerverece di riguardevole, mà succintamente
con qualche contrasegno indicativo,per non fare scrittura voluminosa. Di
dette cure da offervarsi contentatevi di prenderne poche da principio, e le più
facili, per poterle esattamente confiderare, e capire bene, quali in progresso
di tempo l'anderete moltiplicando, e scegliendo secondo vedrete meglio poterle
possedere, e comprendere; Avvertite però non caricarvenc troppo, nè di
tralasciarle, se non ne avete veduto l'evento felice, ò funesto, quale noterere
per meglio impoffeffarvi nelli pronoftici da farsi in casi consimili, nelle
congiunture, che vi si presenteranno . E tutto questo è coerente al consiglio
d'Ippocrate dato nella sua legge, ove dice : Ad bec longi temporis induftriam
accedere neceffe eft, quod disciplina veluti gravidata felicitèr, et benè
crescendo maturus fructus efferat. Lo studio, che dovrete fare in casa
sarà di leggere solamente dui, ò trèlibri pratici de’migliori, che potreteavere
si antichi, che moderni scelti dal Direttore vostro Macítro, et in quelli
procurerete rincontrare se ciò, ch'avete osservato si uniformi alli loro
sentimenti, e noterete, in che cosa consista il di- . yario, per domandarne
sopra ciò la cagione à chi sarà vostro Direttore nella pratica, ò almeno alli
Medici Affiftenti di detto Archiospedale, che sono già pratici, de' quali
ancora vi dovrete prevalere in molte occorrenze, potendoli avere più pronti, e
nel luogo istesso dove vi esercitate, Mà perche le conferenze accrefcono
fervore, e facilitano insieme li progressi, per cagione dell’utile emulazione,
e di sentire da? Compagni qualche cosa di più, che talvolta non fi sapeva ;
Quindi è, che almeno una volta la settimana vi dovrete congregare tutti insieme
per conferire ciò, che ogn'uno avrà acquistato di più nel suo esercizio
pratico, et à questa conferenza potria avere qualche sopraintendenza il Medico
Af fiftente di guardia, che deve necessaria. mente [ocr errors]
mente essere nello Spedale permanente ; E quando sarete disposti à tal’utile
esercizio non avrete da affaticarvi in cercare luogo à propofito, conforme era
neceffario prima, perche voi, che di presente ftudiate avete avuta la sorte
propizia, mediante l'animo generofo, e magnitico di Monsig. Illuftriffimo Gio:
Maria Lang cifi, cho con tanti suoi incominodi, c con si considerabile spesa, à
publico bene, hà stabilito sì grandiosa, e nobile Libraria, ed in questo
medesimo luogo, dove vi esercitate, potrete ivi radunarvi, e fare con tutti li
vostri commodi l'utilissime conferenze, con quel di più, che ne potrete
ricavare da'vn'abbon, dantislima scelta di libri, che vi si custodiscono d'ogni
scienza, et in particolare, assai più numerofi d'ogn'altra in Medicina. Qual
commodo fe l'aveflimu avuto noi, che ora fiamo avanzati negl'anni, in nostra
gioventù, quanto mai ci faria stato grato; poiche per fare conferenze allora,
bisognava andare in luoghi privati à dare incommodo, e pure si face
vano vano con fervore conforme seguì int cafa del Dottor Girolamo
Brafavola, dove ogni Lunedì si teneva congreffo publico, e si leggevano un
difcorso con due problemi Medici, oltre le conferenze, che si facevano fopra
altre materie, concernenti la Medicina, è detto.congreffo continuò con fervore
per molti anni, e con profitto di chi lo frequentava. Talmente che tutta vostra
la colpa fària se voi ora che avețe derta commodità la trascuraste', non
potendosi ciò attribuire ad altro, e con vostra somma vergogna, che al poco
desiderio, che aveste di approfittarvi. Vi riuscirà più commodo di fare
alcune diligenze intorno alli Malati, che vi fiere scelti da offervare, prima
della visita del Medico Principale, che consor feranno d'interrogarli, con
descrivere ciò, che vi troverete di novità per essere sbrigati, e pronti nel
tempo della visita, nella quale sentirete voi ancora il polso à tutti
gl’Infermi del Quartiere per impoffeffarvi delle differenze di esia
C e ciò e ciò farete con qualche attenzione particolare, per meglio
comprendere ciò che nel giorno vi scorgerete differente dalla mattina, e nelle
visite susseguenti, ciò, che di divario dalle antecedenti, ed in ispecie se più,
ò meno celeri, se più, ò meno eguali, se più, ò meno duri, se più alti, ò più
basli, e molte altre differenze, che avete gia letre nel trattato de' Polfi, ed
occorrendovi sopra di ciò alcuna difficoltà, non abbiare timore di spiegarvi, e
di dirlo à chi vi sopraintende, perche da tutti con somma cortesia vi sarà
spianata; Starete attenti quando s'interrogano li Malati nuovi per rinve- ;
nirne l'idea del male, et offerverete il modo, che si tiene con quelle persone
idiote, che non sanno rispondere à ciò, che si domanda loro, et apprenderete la
gran pazienza, che bisogna averci, per potervene servire ancora voi
abbattendovi in Gimili Infermi idioti. Vi porrete à mcmoria quell'idea, che dal
Medico Principale farà stabilita à quel male, e pet non dimenticarvene la
noterere in un libretto conforme vien praticato da. gl’Afiftenti, con
notarvi insieme il no me dell'Infermo, e numero del letto, invigilerete in
sentire, e capir bene cutte le ordinazioni, che si faranno, con rincontrarne
ancora li suoi effetti, non trascurerete di sentire ciò, che si dice del
pronostico del male, e d'ogn'altra cosa concernente tal'infermità, ed in
ispecie in quelli, che vi siete scelti per osservare, e facendo yoi ciò, che vi
hò decco, vi assicuro, che quell'Arte, che Ippocrate chiamò lunga, la farete
divenire più breve di quello, che vi credevate, potendo yoi in tal guisa con
facilità non solamente apprendere il modo più sicuro di medicare, mà ancora la
franchezza del ben pronosticare, conforme insegna Ippocrate : (0) Eventa igitur
per experientiam cognita prædicenda, id enim gloriam adfert, c cognitu ejt.
facile. *Terminata, che farà la detta visita seguirete il Medico, che vi
conduce inpratica per osservare le visite, che sono per la Città, nelle quali
procurerete di fare le vostre osservazioni nel miglior modo, che vi sarà
permesso. Con il sudetto vostro Direttore, e Maestro conferirete tutte le
difficoltà, che vi occorrono, con animo però decerminato d'apprenderne li loro
documenti, essendo questi li semi di quanto di buono in voi germoglierà à
suo tempoo conforme disse Ippocrate nella sua legge : Doctorum præcepta feminum
rationem habent, non già di contradire con pertinacia à quello, che verrà da
esso detto, e risoluto, ed imiterete in ciò le Api, che succhiano il mele da'
fiori, è non già le Vespi, che pungono con li loro aculei colui, à cui si
approssimano. Credetemi, che la modestia, e li buoni costumi, l'attenzione, e
la docilità ne? giovani formano la base stabile di tutti li loro avanzamenti,
dove, che il mal costume, la pertinacia, la garrulità, e la petulanza affatto
l'atterrano, elanniçhilano. Nelli [ocr errors] [ocr errors] Nelli
tempi poi, che saranno prof fimi alle offervazioni anatomiche comincierete ad
alleggerirvi dalle occupa. zioni Mediche, per attendere con più fervore alla
Notomia, e procurerete in quelle vicinanze di trovare un'Indice delle
oftenfioni, che fi faranno, per istudiare preventivamente ciò, che pu- .
blicamente si dimostrerà, ed in oltre vi troverete presenti à tutte le
preparazioni delle parti, che si faranno in privato, non solo per meglio capire,
et impofseffarvi di quello, ch'avete letto, mà ancora per mostrarvene già
pienamente istrutti quando le vedrete publicamente dimostrare i Non
trascurerete, essendovi occafioni d'aperture de cadaveri, di trovarvi presenti
à quelle, e tanto maggior mente se avrete osservato li mali di quei poveri
defonti, e se non l'avrete visitati, procurerete informarvi delle loro
infermità, perche mediante tali ispezioni verrete meglio in cognizione del
luogo affetto, e di qualche cagione ancora di detto C 3 detto
male, e noterete in succinto nel vostro libretto ciò, che si farà rinvenuto in
quelle di considerabile, acciocchè vi resti memoria per prey aleryene à suo
tempo. Ed affinche meglio le possiate ritrovare, riporterete in un repertorio
per ordine alfabetico ciò, che offeryato avrete, tanto nelle cure de inali,
esiti de’madesimi, che aperture de' cadaveri, senza lasciare nè pure un giorno
di non notarvi qualche cosa offervata, e questo l'andrete bene spesso
rileggendo, à fine non vi scordiate di ciò, che una volta apprendeste.
Quando si faranno l'ostensioni bota taniche non occorrerà, che trascuriate
l'altre vostre applicazioni mediche,perche non richiedono queste
quell'attenzione, ch'è necessaria per la Notomia. E tanto più, che durano tutta
una stagione, onde basterà, che per tal'effetto Jeggiare qualche libro
bottanico, e con l'esercizio oculare ricontriate nell'Orto Medico le più usuali
per meglio conocerle, le quali per voi possono esse re [ocr errors]
re sufficienti con la notizia delle loro virtù. Impiegato, ch'avrete
il primo ane no, con fervore, in fare tutto ciò, che fin'ora vi hò
detto, ristrignerete poscia in una nota tutti quei mali più
essenziali à saperfi, che ancora non avevate offervati, à fine, che
capitandovi possiate in quelli continuare li vostri studj, imitan.
do quei Giardinieri, che vogliono for mare un vago prato di fiori ;
Questi colo tivano tutto quel terreno, e con buona ordinanza vi
dispongono li semi, à fine non vi resti del sodo incolto, ove non
nascono fiori, mà sol'erbe campestri, e che li fiori, che nascono, non
resting trà loro confusi. Quando avrete già offervato
ocularmente le cure de' mali più riguardevoli, e frequenti, e quelle occorsevi
di nuovo, l'avrete più volte ancora rincontrate nelle cose essenziali,
uniformi, e che possederete già la Notomia, elsendo divenuti capaci di meglio
discernere ciò, che fate, all'ora converrà, che [ocr errors] vi
applichiate à rinvenire le cagioni de? mali, e non prima, perche essendo tante,
e così diverse tra loro le cagioni descritte dagli Autori in un medeliino male
per la diversità di sì numerosi sistemi, novamente inventati, che se
Galeno à fuo tempo giudicò al parere di Lacuna che : Judicis veri difficultatem
liquido ostendunt tot, tantæque variæ hæreses, quot in Arte Medicâ reperiuntur
; Che giudizio accertato ne potreste formare voi ora, che sono cotanto più
cresciute, prima d'essere nella pratica bene istrutti? Oggidi li giovani sono
così perspicaci, per non dire arditi, che li raziocinj, che già udirono da’loro
Maestri, quali come buona femenza dovriano conservare, et aspettare, che con il
tempo crefceffero, conforme ordina Ippocrate nella sua legge: Tempus omnia hæc
ad plenam nutritionem confirmat, in vece di çoltivarli ora non li seguitano
più, et in vece di quelli se ne scegliono delli più vaghi, onde quando ciò
abbia da esfere è pur meglio, che l'apprendiate quandofiete divenuti più
suficienti à farlo, ed all'ora appunto, che sarete à pieno informati dell’idee
de'mali, delli loro sina tomi, del modo, che s’abbiano à curare, e dell'esito,
che possono avere, perche potrete allora con più sperimentato giudizio
sceglervi quel raziocinio intorno alle sudette cagioni morbose più adattabile
degl'altri al vostro bisogno: Sentite di grazia come al proposito ve lo infinua
Ippocrate : (d) Preclara enim res eft, quæ ex opere, quod quis didicit
proficifcitur oratio ; Écon maggior chiarezza in altro lạogo, (e) dove così
parla : Ncque priùs ad ratiocinationis perfuafionem quàm ad ufum cum ratione
conjunctum animum adhibere ; Ratiocinatio enim in eorum, quæ fenfu
comprehenduntur recordatione quadam confiftit ; ed in appreffo : Nullum ex his,
quæ folâ ratione concludun-, tur fructum percipere licet, verùm ex his, qua
operis demonstrationem habent, fallax enim, et ad errorem proclivis
affeverario; Ed operandosi da voi in questo modo, effendo già divenuti più
abili, e capaci, da un principio più accertato ricaverete un ražiocinio è certo,
ò per lo meno probabile, dove che facendosi diversamente con impoffeffarvi
prima d'ogn'altra cosa delli raziocinj in aria, e di bella comparsa, che
possono con danno notabile preoccupare le vostre menti, e quefti effendo Icelti
da voi per mero genio, fenza saperne il perche, vi faranno dedurre delle
conseguenze, che vi pareranno certe, ed evidenti, le quali in atto pratico le
troverete diverse das quelle ve l'eravate figurate; onde per acquistare pofcia
la buona pratica vi converrå deporli, conforme è convenus to farli da altrui,
che se ne sono ayveduri, per non continuare ne' loro pregiudizj, e sentite come
à meraviglia fi ritrovano costoro delcritti da Ippocrate: (f) Venuste enim
cognitionis intelligentia apud iftos sparsa ejš . Cum igitur hi ex neceffitate
indocti exiftant eos ad utilem *xercitationem cohortor . Mà veniamo all'
esempio per caminare con più chiarezza. S'idei il più bell'ingegno, che frà voi
si trova, che il tal male proceda da un' acido esaltato, è da un calore
eccellivo, ne dedurrà subitamente con la sua perspicacia, dunque và curato con
gli alkalici, ò con gl’attemperanti. Volesse Iddio, che ciò si verificaffe, non
avreste per certo bisogno d'affaticarvi tanto intorno l'Infermi per apprendere
la vera pratica, perche in questo modo diverreste presto Medici; Mà non è
questo il modo da caminare con licurezza, perche se quella cagione non è
accertata farà neceffariamente incerta ancora la conseguenza da quella dedotta,
la quale potrà talvolta produrre all'innocenti Infermi un nocabile danno,
perche Gi tra{curerà di far quello, che s’è osservato altre volte effer loro di
giovamento per andare in traccia à ciò,ch'è incerto, e so. lamente da noi
ideato. Qual verità udite con che chiarezza si ricava da Ippocrate:(8) Quidquid
artėm artificiosè di&tum ef(d) Hippide deciørd. (e) Id, in lib.de
tracept 1 efem(f) In lib.pracept: eft, (8) Hippocr.de
decobabitki [ocr errors] eft, non autèm factum, viam, rationem artis
expertem arguit.. Opinabile fiquidem fine actione infcitiæ, nullius artis
indicium eft ; Opinatio enim cum præcipuè in Arte Medicâ, eâ quidèm utentibus
crimini vertitur; His verò qui eâ indigent exitium afferty fi namque fuis
verbis perfuafi exiftim mant se opus ex scientia profectum novisse, quemadmodùm
aurum adulterinum igni probatur,tales se ipfi etiàm produnt ; e ciò lo conferma
ancora nella sua legge, dicendo, che la sola opiņione ignorationem parit . Il
modo dunque praticabile più sicuro sarà di dedurre la cagione demali dalla già
accertata cura, osservata più volte profittevole, con que’lumi, che vi
darà di più la Notomia, e quando anche per questa strada non se ne rinvenisse
la più certa, non potrà nascerne quel pregiudizio già accennato, perche la cura
anderà a suo dovere, essendo fatta secondo le buone osservazioni pratiche;
oltre di che caminando voi con quest'ordine non vi regolerete con l'incertezza
dell'opinioni degl'uomini,ogni giorno variabili, mà bensi con la certezza delli
giudizi di Natura, sempre più accertati, come divinamente considerò Cicerone
allorche diffe : Hominum com. menta delet dies, naturæ judicia
confirwsat. Quindi è, che Pittagora non fenza cagione faceva tacere li
suoi scolari sinche aveffero compiti cinque anni di studio, perche voleva, che
cominciassero à parlare quando appunto capivano ciò, ch'elli dicevano, e
veramente chi presto parla non ha premeditato ciò, che dice, e chi non hà
premeditato ciò, che dice, parla à caso. Per conferma di quanto vi hò
detto, ed à fine non prevarichiate ora, che avere da me sentito dire qual
potesse esfere il inodo facile sì, mà non già sicuro, da prestamente liberarvi
dall'intraprese fatiche, v'addurrò altri sentimenti d'Ippocrate,da’quali non
potrete discostarvi se vorrete essere tenuti suoi veri seguaci, dice egli ( b
:) parlando in termini difare progresso nella Medicina : At vero in Medicina
iampridem omnia fubfiftunt in eaque principium, via inventa eft, per quam
præclara multa longo temporis fpatio sunt inventa, bu reliqua deinceps
invenientur; Si quis probè comparatus fuerit, ut ex inventorum cognitione ad
ipforum investigationem feratur, Qui verò his omnibus rejectis, ac repudiatis
aliam inventionis viam ; aut modum aggrediatur, to aliquid Je invenise
jactitat, is cùm fallitur, tùm alios fallit, neque enim iftud ullo pacto fieri
poteft. Ippocrate dunque vuole, che dalle cose accertate si passi
all'investigazionc di esse,per meglio discernere ciò, che in quelle non fosse
ancora palese,mà non già, che dalle incerte si pasli à fare al. cuna
investigazione, dicendo chiaramente, che chi farà diversamente ingannerà se
stesso, e gl'altri, e tutto ciò vie. ne più precisamente individuato
redarguendo quelli, che dalle cagioni incerte ne vogliono dedurre una certa
cura, come si legge in appresso: At verò nunc ad cos, qui novâ quadam ratione
artem ex přo." propofita materiâ investigant nostra revera
tatur oratio fiquidem eft calidum, aut fria gidum, aut ficcum, aut humidum,
quod hominem lædit, et eum, qui rectè mederi volet opporret calido per
frigidum, frigido per calidum, ficco per bumidum, et humido per ficcum
opitulari . Exhibeatur mihi aliquis naturâ non admodùm robuftâ, fed
imbecilliore; qui triticum crudum, et inelaboratum edat, quale ex areà
fuftulit, carnes crudas, et aquam bibat, ex qua victus ratione non dubium eft
quin multa, gravia fit perpeffurus. Nàm et doloria bus conflict abitur,
et imbecillo erit corpore, O ventriculus corrumpetur, nequè vitam diù tollerare
poterit . Quodnàm igitur ità affecto præfidium comparandum Calidum nè,
aut frigidum, an ficcum, an humidum? Siquidem horum quodque fimplex eft.
Namque fi quod lædit ab his ipfis eft diversum contrario disolvere convenit,
velut ipfifatentur - Eft enim certifima, et evidentiffima medela, sublatis
quibus utebatur cibis, pro tritico panem exhibere, da pro crudis
carnibus coctas, dj insupèr vinum propi narly nare, neque fieri
poteft, quin his commu: tatis convalefcat ; e questa accertata cura come si è
ritrovata, se non dal vedere, che le sudette cose hanno altre volte conferito
in simili casi? Seguitate pure la strada calcata da' noftri maggiori, se
non volere errare, per la quale ebbe origine, e si è avanzata la vera Medicina,
e questa è quella dell'offervazioni, conforine chiaramente confessa
Ippocrate.(i) dicendo : Neque verò pigeat ex plebeis sciscitari fi quid
ad curandi opportunitatem conferre videatur, fic enim censeo artem univerfam
coma moftratam fuiffe, quod fingula ex fine abi fervata, ad eadem aggregata
fuerint. Animum igitur adhibere oportet fortuit,e occafioni, qu& plerumque
fe offert, quæque cum utilitate, et lenitudine conjuncta eft, quàm cum
sollicitatione, et forti defenfione; e ricavate pure li vostri raziocinj dalle
cagioni de' mali, dalle cure à voi note, ed in quella conformità, che più vi
appagano, che ottenuti in questa guisa, se non fi) Hipp.praceptiones
. [ocr errors][ocr errors] non dimostrativi, faranno almeno innocenti,
non potendo recare pregiudizio alcuno, e state fermi in tale
proposito, per l'esempio di più d'uno, conforme, che diceffimo, à
cui è convenuto mutare li raziocinj delle cure dapoi, che hanno
osservato in pratica meglio gl'andamenti de' mali, e non prima d'allora si
sono accertati, che l'opinione era assai diversa dalla verità, conforme
nel suo sogno ci fà conoscere Ippocrate, ( a ) non solo perche li
comparvero assai differenti trà di loro, mà perche la verità
dimorava appresso Democrito, che non s'ingannava, e l'opinione trà
l’Abderiti già pregiudicati, per la falla loro credenza, che Democrito
delirasse. Appreso, che voi avrete le cagioni ancora de'mali,
all'ora sarete arrivati à qualche perfezione maggiore, potendo, rotto già
il silenzio Pittagorico, con fondamento parlare, e con franchezza
ancora medicare, resterà solo d'istruirvi in che modo si dovrà contenere
ciasche duno (a) Hippo in epiß. Pbilope.2. [ocr errors][merged
small] D [ocr errors] duno di voi in ornare, secondo la propria capacità
ciò, ch'avrete acquistato tutti in commune. > Parlerò prima con voi di
mente fu. blime, e generofa, che vi pare un troppo angusto campo la sola
Medicina, onde per far conoscere a tutti la vostra maggiore abilità, volete
stendervi più oltre, ed all'acquisto d'altre scienze,conforme nelle private
conferenze apertamente diceste, ove tal’un di voi mostrò genio grande
d'apprendere le Mattematiche, altri l'Astrologia', e chi per ornamento le
Lingue straniere, et in ispecie la Grecaj e chi per divertimento ancora
l'erudizioni Istoriche i Mi dispiace d'aver sentito dire, che trà voi yi
fia chi lo faccia per genio grande, perche questo vorrei, che tutto lo ponefte
alla fola Medicina's qual dovrete profeffare, onde viva pur sempre caurelato, e
circospetto chi di voi hà fimit geniono che non gli faccia perdere
-Hamore à cid, ch'avrà dianzi acquistaso; perch'è solito, che chi apprende congenio
grande una cosa nuova, trascura necessariamente ciò, che prima se
non per genio, almeno per impegno lo appagaya . Io per me non
posso, nè devo op pormi à quanto deliderate, si perche è
onefto, sì ancora perch'essendo all'ora voi già divenuti
Maestri vorrete fare à vostro modo ; Vi dò solo questo conseglio, che
facciate regolare la vostra in clinazione fempre dalla prudenza, e
dal giudizio, e che non la lasciare in tutta sua libertà, e facendo
voi in questo modo non potrete errare, perché le sudette virtù mai non
permetteranno, che fi din ftacchi dalla Medicina già appresa, nè
che nel fare li nuovi acquisti gli rubi quel tempo, già destinato per
lei, e final mente faranno in modo, che non l'apprendiate à quel segno di
poterle profeffare, mà per solo ornamento, e per poterne ancora voi
discorrere in quella parte, che possa servire alla Medicina.
Mà vediamo d'ajurare, e consolare insieme voi altri, che restereste
altrimena 1 [merged small][ocr errors][merged small] [ocr
errors][ocr errors] timesti, non solamente per la separazione, che faranno da
voi li vostri compagni, inà eziandio per la cagione di essa . In primo luogo
parliamo chiaro intorno a'vostri difetti, per dare à ciascheduno di essi il suo
rimedio, s'è possibile. Dilli s'è poffibile,perche se sarete affatto inetti, et
incapaci mutate mestiere, conforme hò fatto fare à qualcheduno di simile
inabilità, perche altrimenti vi affaticherete in darno fino, che viverete, mà
re, ò la vostra memoria apprende con qualche difficoltà, tenétela continuamente
esercitata, che migliorerà, volendo Cicerone, (b) che : Affiduus usus uni rei
deditus, et ingenium, a artem fepè vincit ; ò il vostro giudizio non è pronto,
ajutatelo con l'attenzione, e vigilanza, date tempo, che si farà, perche molte
piante fioriscono prima, et altre sono più tardive; ò il vostro discorso è
alquanto infelice, e non siete pronti, esercitatevi nclli discorsi publici,
bene imparati à memoria, discorretela continuamente con li vostri (b)
Cicero pro Cornelio Balbo. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] vostri
compagni più franchi di voi, fae tevi animo, et abbiate forma fiducia,
che il vostro timore cesserà. Aspettate ora da me di sapere il modo, che
dovrete tenere per adornare ancor voi l'opera già fatta, à fine di non
iscomparire trà gl'altri vostri compagni, e con ragione. Già voi non
vi curate d'uscire dalla Medicina, in questa dunque converrà trovare
l'ornamento, che sia adattato al vostro bisogno, e doppo fatta
matura rifeflione, non trovo miglior conseglio di quello, che fi
ricava da Prospero Marziano Medico di grand’ingenuità, all'ora, che
ricercando la cagione, perche li Medici antichi erano tanto stima ti, et onorati
assai più di quelli, che vivevano à suo tempo, egli fù di fentimento, che
procedeffe ciò per effer stati. glantichi versatillimi ne'
pronostici, e non vi sia discaro à sentire ciò, ch'egli diffe : () Cur prisci
Medici tanti habiti fint apud homines, ut non folùm primas in Ci. (c)
Prosper Martian. 2.prediff. perf.23. e [ocr errors] D 3
Ciuitatibus, ac Regnis tenerent, Regibus Principibusque imperarent, fed etiàm
summus honos, Diisque folis præstari folitus, Medicis tribueretur, admiranda
enim circà agrotos, et præftitife, et prædixise eft. necessarium ; Sicut vice
versâ mirum non eft ifi nunc adeù vvilitèr tractentur, quando nèc in curando,
nèc in prædicendo quidquam spectabile pr&tent noftri, cum ea faciant
tantummodò, a dicant, quæ ipfis idiotis sunt manifefia, et tamèn'artis
pradantiam noftrorum temporum continuò jaEtant imperiti, Medicinamque
posteriores ditasse profitentur, fed veniunt excufandi, eo quod antiqua
thefauros adhùc non percepere, quibus tota quidem Hippocratis do. Etrina plena
eft; Verùm præfens liber, [h.c. prædiétionum secundus ) adeò abundat, ur folus
paupertatem, cu miferiam artis noftrorum temporum indicare fufficiat, nam quis
nostrum eft qui centefimam partem eorum cognofcere poffit, qu& antiquiores
Medicos comunitèr prævidere confueviffe in hoc libro teftatur Hippocrates ;
Sicchè voi per fare spicco, et essere molto stimati nella [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] nella professione impoffeffatevi
bene de! pronostici d'Ippocrate, che uniti alla buona pratica acquistata,
vedrete, che vantaggi questi vi recheranno, et effendo stati ricavaci da molte
offervazioni uniformi, accadute in più secoli, non vi serviranno d'ornamento
inutile,mà bensi molto profittevolese necessario, e tanto maggiormente se
spoglierere ancora ciò, che v'è di migliore nell'Epidemj, ed in tutti gl'altri
divini libri d'Ippocrate, per mettervene à memoria più, che potrete, å
fine di serviryene secondo li i bisogni, che vi si presenteranno, e que
sto studio lo farete in quell'ore, nelle quali vi persuaderete, che li vostri
compagni le terranno impiegate all'acquisto d'altre scienzcacciocchè vi cresca
il fervore ad apprenderle con emulazione. Ornati, che sarete tutti nella
conformità, che s'è detto, ogn'uno di voi ne farà la bella comparsa ne
consulti, ed all'ora si conoscerà chi di voi avrà fatta i miglior
elezione del compagno, e si rina contrerà, che voi, ingegni, ch'eravatemeno
apprezzati degl'altri, per la voftra applicazione, e prudenza, certamente, che
non iscomparirete tra gl' altri di maggior talento di voi. Se il modo,
che vi hò proposto non farà buono, e profittevole trovatene altro
migliore,& acciocche lo possiate rinvenire più commodamente sia posto ogn'
un di voi in sua libertà di sceglierlo à fuo piacere. S'avete genio di studiare
prima della Medicina altre scienze, cosa ne feguirà facendosi, che non potendo
sapere ancora cosa vi possa bisognare vi converrà ftudiarle ex profeso, e se
l'avrete apprese con genio à quel fegno, che le pofliate profeffare, ciò, che
studierete in appreffo; con minor piacere, lo subordinerete alla prima, che di
già possedere. te, mà ne seguirà peggio ancora, che tutto farete meglio,
eccettuatone il Medico, conforme vi farò costare in appresso. Se il genio
vi porterà ad apprenderle insieme con la Medicina, che ne feguirà? Ciò appunto,
che accade à chi [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors] in un
medesimo tempo getta in un camро semi diversi, e mescolati, e che ne
raccoglierà? Un frutto confuso, e quem sto ancora à voi potrà succedere, poiche
la bella ordinanza è quella, che facilita, e felicita le grand'imprese, dove
che la confusione le preverte, e le annichila. Inoltre s'avrete studiate
le Mattematiche, con gran genio, e studio profondo, e vorrete poi fare il
Medico niuna cosa di Medicina vi appagherà, cercherere in essa le dimostrazioni
evidenti, e non trovandole, che ne seguirà, se non sarete nella pratica ancora
versatiffimi? Che per temenza d'errare vi formerete un metodo di medicare à
vostro modo, con pochi rimedj, creduti da voi sicuri à non poter nuocere, e
semplici, come fono Occhi di granci, Stibio diaforetico, Sperma ceti, un poco
di Caffia, qualche ottava di Tartaro di Bologna, qualche Clistiero, qualche
bevuta d'ac. qua di Nocera, Oglio d'Amandole dolci, Sangue ircino preparato,
Corno di Cervo filosofico, Giacinto bianco, e cofe [ocr
errors][merged small] cole simili, tutte sicure à non poter nuocere, et in questa
conformità vi regolerete tanto ne' piccioli, ne' gravi, che ne' gravissimi
mali. Questo è un modo sicuro, mà nell'infermità benigne, e leggiere, non già
in tutti i casi gravissimi, ne' quali è chiamato il Medico per dare un pronto
riparo, non già per complimento, per espugnarlo, ò almeno per retundere la sua
veemenza, e questo pretenderete di farlo con cose innocenti? ch'è il medesimo,
che dire con cose attività ? Queste dunque adoprerete ne' bisogni
inaggiori, ne' quali : Melius eft anceps experiri remedium quàm nullum. Rimedi
sicuri vi persuaderetç, che siano quelli, che non possono fugare il male ?
Questa sarà una licurezza inutile, mentre non rileva il pericolo, sarà
sicurezza, per chi assicura, non già per chi deve essere assicurato, perche se
in quefta borasca si sommerge la Nave,non è tenuto chi assicurò al rifacimento
del perduto, mentre che và tutto à danno dell'aficurato. Un tal modo di
operare lo di poca [ocr errors] lo potrebbe ancora esercitare,
chi non sapesse altro di Medicina, perche già ch'è sicuro non ci vorrà
grand'arte per praticarlo, mentre l'arte consiste in la. per conoscere ciò, che
in un caso potrebbe nuocere, e nell'altro giovare, e per questo effetto si
chiama il Medico, onde essendo gl'accennati rimedi sicuri, e non potendo
nuocere à ch'effetto vi sarà bisogno del Medico per darli? Oltre di che, per
parlarvi ingenuamente, questo modo di medicare è assai confimile à ciò, che
fanno coloro, ch’imparano la scherma, che per non offendere, nè effere offesi
adoprano certe smarre senza taglio, ed in vece di punta acuta hanno ivi un
bottone di ferro foderato di pelle, ò cottone, qual sorte d'arme sicura in
tempo di pace, di ch'efficacia sarà all?ora, che l'inimico ci affalisce con
armi pungentiffime, lo potremo offendere, à almeno difenderci da effo? Credo di
nò con questa sorta d'armi sicure, ci converrà per certo adoprare almeno armi
eguali, e se saranno superiori riusci. ranno [ocr errors] ranno
migliori ; il fimile appunto succederia quando il male grave alfalisse, se
questo lo voleste espugnare con l'accennati rimedi sicuri, combattereste seco
con quell'armi appunto senza taglio, e fenza punta, poco atte à fare validas
difesa. E non basterà in questi casi Parme sola, mà converrà saperla ben
maneg. giare, per fare que' colpi sicuri riservati a' soli Maestri dell'arte,
quali come li fapreste fare se mai non aveste maneggiate simili armi,
volendovene talvolta prevalere? Sò, che questa voce di medicamento
sicuro, che non può nuocere'è molto plausibile appresso alcuni, che la considerano
superficialmente, mà capita bene, è molto nociva, poiche nel bisogno più
urgente non è tempo di passarlela con cose di poca attività, richiedendo quello
ajuti maggiori, ò equivalenti alIneno ad esso, e tutto ciò, ch'è sicuro.
à non nuocere non basta per rimuovere ciò,che nuoce, onde se non
ammazzano direttamente possono almeno indirettamente nuocere, per la
cagione, che non sono sufficienti à rimuovere ciò, che puol’ammazzare.
Ippocrate,che conobbe tal verità assomigliò il Medico al Governatore della
Nave: questi appunto trovandosi in una borasca di mare cofa dovrà fare ? Deve
in primo luogo alleggerire la Nave, con gettar via ciò, che più l'aggrava,
acciocchè tando più galleggiante non venga ricoperta dall'onde; Voi già mi
capircte, onde non occorrerà mi spieghi di vantaggio, potendo considerare da
voi medefimi, che alleggerimento rechino a'corpi, che si ritrovano nella
tempesta del inale, eripieni di viziosi umori, si piccoli, e poco efficaci
medicamenti. Io non pretendo già porvi in difcredito li dettirimedj,
perche in qualche caso possono essere profittevoli : Per esempio ne' veleni
corrosivil'oleofi, ed in qualche altro caso ancora grave sono utilissime le
copiose beure d'acqua, e cose simili, mà che siano sufficienti questi
per per curare tutti li mali, dicovi apertamente di nò, perche in molti
mali gravi convengono altri rimedi più efficaci, conforme ordinò Ippocrate :
(d) V alentibus verò morbis, valentin natura medicamenta exbibeantur ; et altrove
: Extre. mis morbis extrema remedia optima funt. Anzi, che se si
tralasceranno da voi li più efficaci in quei casi, che competono per
sostituirvi questi più leggieridico, che peccherete d'omissione gravemente,
potendone nascere pregiudizj gravi alli vostri Inferini in trascurar ciò, che
li compete,per dar loro ciò, che non può recare profitto equivalente al
bifogno. E quando il solo differire un rimedio possa recare del danno, come
bene avvertì il divino Ippocrate : (e). Cum enim ab omni ante aliena fit
procrastinatio, tùm verò maximè in Medicina, in qua di. latio vitæ periculum
affert ; quanto maggiore lo recherà l'omiffione, essendo difetto più
conliderabile della dilazione Ne (d) Hipp de loc. in hom. (e)ld.in
epift.ad Crat. Nè per cimore d'essere tacciati di omiffione dovrete fare
d'avantaggio di quello, che fiete tenuti di fare, perche all'ora incorrereste
in un'altro errore, non inferiore al primo, mà come vidovrete in ciò regolare
ve l'insegna Ippocrate nel primo Aforismo in tal guisa: Seipfum præftare
oportet opportuna, et quit decent facientem. Se divenuti Profeffori
d'Astrologia farete ancora il Medico, non vi capiterà Infermo, che non vorrete
alzargli las figura del decubito, non gli darete ri. medj se non che a' buoni
aspetti de' Pianeti, e fuggendo li cattivi,cosa ne seguirà? Che perdendosi
l'occasione pronta d'operare, l'Infermo se n'andrà all'altro mondo à
riconoscere più da vicino li suoi malefici Pianeri, stanteche Occasio præceps,
à quella bisogna, che indirizziate tutta la vostra attenzione, oltre di che vi
servirete d'una scienza più incerta della Medicina per accertare ciò, che in
essa crederete fallace. E se ornati di tutte l'erudizioni Istoriche vorrete
esercitare ancora las Medicina per far pompa in quello, che meglio saprete, et è
di vostro genio, comincierete à discorrere con li vostri Infermi,ò con altri,
che ivi si troveranno presenti ab Urbe conditâ fino al tempo dell'Impero
Romano, e con vostro sommo piacere, il meno poi, che farete sarà di pensare
all'Infermo, che avete avanti gl’occhi, à cui dovete dare ajuto. Iddio
guardi, che tal’uno di voi, ch'avefse più spirito, che prudenza, s'annojasse di
far ciò, che ho detto intorno l'osservazioni Mediche, e si volesse porre
à fare il Medico senz'avere acquistato un buon metodo di medicare, affidato
solo in una gran scelta di belle, ed efficaci ricette, questi sarebbe simile à
colui, che custodisce delle bellissime armi, mà non le så maneggiare, ed in
conseguenza caderia in uno delli maggiori errori, che si possino mai commettere
nella Medicina, cioè di divenire un gran Ricettante, e de' più validi, e
pronti ri مرور rimedi si Chimici, che Galenici, che avemo, e
non sapendo il modo d'adopee rarli l'applicheria à casa, con tutto, che fi
fosse ideato d'imitare un Capitano, che per conseguire la vittoria fi serve di
valorosi soldati, e questo modo d'ope, rare quanto possa riuscire dannoso, lo
lascerò considerare à voi, per quando farete divenuti già provetti ; solo
riflettete ora, che quel Capitano, che non sa comandare li suoi valorosi
soldati, in ve. ce di vittorie riceverà bene spesso delle sconfitte, e quel
troppo ardire indica ignoranza, come afferi Ippocrate: (a) Audacia verò, artis
ignorationem arguit : E in altro luogo :(b) At quod temerè fit nullo modo
fubfiftere videtur, sed nomen tantùm inane efle . Non riuscendo dunque
tanti altri modi ricercati da voi sarà neceilario,che seguitiate quello, che
v'è stato da me proposto, con il quale farete sicuri di abilitárvi à poter
divenire veri Medici E )quan(a) Hippocr. de lege. (b) Idem in lib.
de Arte,pro ftri fore inp Ver ner te, fo fe quantunque
fiatc trà voi d'abilità difu. guali, et in particolare per quel profittevole
uso, che potrete ricavare dalle diligenti, creiterate offervazioni fatte
intorno l'Infermi, non potendosi questo apprendere in altro modo, conforme
giudicò Ippocrate : (a) Usus namque, qui in fapientia, tùm in arte ei adjuncta,
doceri nequit ; e questo di quanta efficacia fia, sentitelada Cicerone: (b)
Aljungant ufum frequentem, qui umnium Magiftrorum precepta fuperaf. Mà
non vorrei, che tornaste ora à contriftaryi, voi, che fiete di natura
malinconici, parendovi forse troppo, quanto v’hò proposto per neceffario in
acquistare la buona pratica, perche se vorrete diyentare veri Medici, ed eflere
compresi nel minor numero di quelli, di cui parlò Ippocrate nella sua legge
così: Medici nomine quidèm multi, re ipfa perpauci, sarà necessario, che
facciate dal canto voftro ogni posibile, et à fine pro(c) Hipp.de decenti
ornatu . (d) Cicero 1.de Oratore . [ocr errors] proseguiare con maggior
fervore li vostri studj, vi mostrerò in domani quella fortuna propizia, che vi
potrà toccare in premio delle vostre virtuose fatiche. Venga pure chi di voi la
desidera ottenere, che gli farò conoscere quella forte, ch'è sempre favorevole,
non essendo soggetta à vicende, à fine, che di efla se ne innamori.
1 [ocr errors][merged small][merged small] GIORNATA III. Nella
quale si mostra la fortuna, che deve defiderare, e procurare il vero
Medico, e la via più figura per ottenerla, A D un gran
cimento oggi m'espon in volervi mostrare la vostra buona fortuna,
posciache desiderandovela propizia, durevole, e senz'effere soggetta á vicende,
qual potrà essere mai questa fortuna sì prospera Quando nè le grandezze, nè gli
onori, nè le ricchezze, né le delizie, e piaceri,cose cotanto bramatç nel
mondo, la possono in cale stato costituire ? Appena è arrivato l'uomo alle
grandezze, od onori sommi, che questi cominciaio da bel principio à
contriftarlo, alle ricchezze, che l'infaftidiscono, alle delizie, e piaceri,
che questi ancora non gli rechino goja, e confiderabile danno: in somma si
scorge chiaraméte,che Nemo fua forte contentus. [ocr errors][ocr errors]
In conferma di ciò riferisce Ippon crare nella lettera scritta à Damageto, che
Multi fene&tutem exoptant, cumque cò pervenerint gemunt, nulloqae in fatu
firmâ mente perfiftunt . Principes, ac Reges privatum beatum prædicant,
privatus Re. gium Imperium affe&tat, qui rem publicam regit, artificem
tamquàm periculi expertem laudat, artifex verò illum velut in omnia potentiam
exercentem. E pur questi quan to mai avranno desiderato fimili fortu. ne,
quanto vi ayranno faticato peč conseguirle, et ottenute, che l'ebbero, punto ne
rimasero contenti; Ela cagione di ciò fù, che questi andavano in traccia della
bell'apparenza della fortu. na fallace, non glà della di lei sostanza ftabile,
e quello, ch'è peggiore, la cer. cavano ancora fuor di strada, conforme nella
sudetta lettera fi legge: Rettam enim virtutis viam puram, minimèque af peram,
ac inoffenfam non cernunt ; Questa via dunque bisognerà, che ancora vi mostri,
acciocchè pofliate tutti ottenere il yoitro intento, ed io uscire dal
mio. E 3 cie [merged small][ocr errors] [ocr errors] cimento
con reputazione ; state attenti per non isbagliarla, perche si tratta di fare
acquisto di una fortuna stabile,eterna, e non soggetta á vicende. Che il
Medico debba essere foriu. nato non vi cade ombra di difficoltà ; mentre, che
se fosse diversamente, chi mai fi vorria prevalere dell'opera di coPii, al
quale la forte foffe contraria, Paveffe affatto abbandonato, e che non gli
piovessero addosso da per tutto, che infortunj, e miserie, da ogn’uno sarebbe
certamente sehernito, e per necessità gli converria mutar mestiere, sicchè è
incontrovertibile, che Oportet Medicum fe forfanatum Mà qual fia questa
fortuna, che strada dobbiate tenere in cercarla, e ciò, che dovrete fare per
confeguirla, procurerò ora mostrarvi con la buona fcorta d'Ippocrate, à fine
non possiate sbagliare. Due sorti di fortune fi ritrovano descritte da
Ippocrate, (e) una delle quali (c) 110 lib.de loc:in hom. 1quali è
quella, ch'è fuori di noi, et ope* ra independentemente da noi, e l'altra, ch'è
sempre con noi, et opera conforme noi vogliaino . Quella, ch'è fuor di
noi così apa punto egli la descrive : Sui enim juris eft, Fortuna, nulli
imperio paret, neque ad cujusquam votum fequitur; qudla poi, ch'è sempre con
noi l'accenna con dire : Mihi enim foli bi fortunatè afequi, idemque
infortunatè non assequi videntur, qui recte quid ei malè facere fciunt, e
dependendo il bene, ò male operare da noi, la for tuna dunque, che da ciò
resulta, da noi dependerà, e sarà questa per sempre inseparabile da noi
medesimi. La fortuna dunque, ch'è fuori di noi è quella, ch'è affatto
cieca, e non considera il merito di chi benefica, ma dà à chi più le aggrada di
vantaggio ancora di quello, che il beneficato da ella sappia mai desiderare :
Talvolta ad un Contadino avvezzo å zappare la terra, fà discoprire un tesoro;
capace à farlo divenire molto ricco, con tutto, che le sue 1
E 4 fue brame fossero di pochi soldi; Ad un? altro ancora più miserabile
farà conseguire una grazia nel giuoco, che lo toglierà per sempre dalle sue
miserie, e tutto ciò proviene-, perche vuol fare à suo modo, giacchè Sui juris
eft, nulli imperio paret L'altra poi; che risiede in noi, è quella, che
secondo, che la trattiamo ella ci corrisponderà, se la vorremo propizia, se
variabile, fe peffima, propizia, variabile ; e pelima ancora l'otterremo,
conforme da ciò, che Ippocrate c'insegnò li puol dedurres et ancora
dall'esperienza di coloro, qui rectè quid, vel malè facere fciunt, giornalmente
vediamo. Certamente, che la prima fortuna non è quella, che deve essere
desideratiz, e procurata da voi, che non dovete zappare la terra, nè tampoco
dilettarvi del giuoco, ed anco maggiormente, ch'effendo cieca, forda, e per non
dispensare à dovere le sue grazie ingrata ancora, questa non deve effere
defiderata da voi, che dovete conseguire il premio per giu Aizia,
stizia, ed à quel segno, che vi si deve ; Oltre di che la sua sola
istabilità bafte, rebbe per farvela odiare, dovendo voi
defideíare una forte stabile, e permanente; per non provarne le di lei
vicende, Esclusa dunque la prima forte, neceffariamente dovrete
contentarvi della se conda; e tanto maggiormente, che la
potrete regolare à vostro piacere. In trè modi dunque potrete fabri carvi
la vostra fortuna, ò buona, ò variabile, ò peffima, se la vorrete buona,
dovrete operar bene, conforme v'inse gnò Ippocrate nel detto libro
in tal gui la : Fortunatè enim affequi eft rectè facere, hoc
enim, qui fciunt faciunt, ed allora cià otterrete, quando
scaccierete affatto da voi li vizj, e farete in modo, ch'ella
sem pre ammiri le vostre virtù, e si ponga in
soggezione, quando anche non voleffe, di operare a'vostri
vantaggi. Se poi la bramerete variabile, fatela conversare
con le vostre virtù, e con li vostri vizj, che imparerà dal
diverso modo d'opera re, che li pratica trà esli ad effere
variag bile [ocr errors] 2 1 ; bile ancor
essa. Qual modo l'indicd ancora con dire : (f) Ego verò fi omnibus modis
ditefcere voluiffem ; cioè se per via di virtù, e de vizj avesse voluto
fare fortuna, non ad vos decem talentorum gratid, fed ad magnum Perfarum Regem
proficiscerer ; con che fece conofcere ancora l'incostanza di detta fortuna,
rimirandosi ella ben {peffo istabile, sì in quei fervigj, che dependendo dalla
volontà di molti con la sola virtù non s'acquistano, come bene speiso
l'esperimentano i Medici condotti; che nelle Corti, ove trà molti altri la
provorno tale Seiano e Bellisario.Se poi vorrete farla divenite pellima,
consegnatela in potere de' vostri vizj, che apprenderà da questi i loro pessimi
costumi, e perima certamente diverrà, ed udite con quantas chiarezza ve lo dice
egli nel libro sopracitato : Qui enim non reftè quid facis, non fortunate
afēqui poterit? quum reliqua, que æquum eft facere non faciat. Talmente, che la
vostra buona fortuna, the voi do! (f) In epif.Abderir. Hippo
dovete procurare è quella che proviene dalle vostre buone, e virtuose opere, c
questa l'avrete propizia, e ftabile fino, che vorrete, effcndo subordinata al
vostro sapere, e volere, giacchè al parere d'Ippocrate nel luogo sopracitato,
effa fi può felicemente conseguire, da chi sda e vuole: Et facile eft ipfam
felicitèr alle. qui, fi quis fciens uti velint, d'onde faa cilmente n'è nato
quel detto: Virtute dua cey comite fortuna. Non basterà però d'avervi ciò
brem vemente accennato, per potervi cons sicurezza determinare il modo, che dov
vrete tenere in procurare questa buona, e tanto desiderabile fortuna, perche
ciò, che vi hò detto fin'ora, non è sufficiente à farvi capire in che maniera
vi dovrete contenere, allora, che sarete Eper porvi in viaggio per
cercarla, e ciò, che dovrete fare nel progresso di quello, 6 quanto di felice
ne potrete riportare dalla vostra lunga, ò breve navigazione, onde sarà
necessario, che per meglio esaminare li sopr’accennati punti, che cifiguriamo
d'essere già presenti al porta dell'imbarco, e che nel fare detto viaggio mi
serva della seguente ideata maniera per iinitare ancora in ciò Ippocrate, che
dovendo andare a trovare la sua fortuna in Abdera, conforme udirete in
appreffo, ancor egli vi si porcò per mare, ed in una nave non presa à caso, mà
scelta da lui con molta cautela,come si legge nella lettera prima scritta à
Damageto, che comincia : Cum apud te Rbodi ejem Damagete, navem illam vidi, cui
Solis infcriptio inerat, quæ mihi perpulbhra, puppi probè, idoneâ carinâ
inAructa, muliaque transtra habere vifa eft, tu verò eam comendabas c. cam ad
nos mitrito @c. E tutto ciò, non senza gran mistero, mentre circospetto, e con
il buffolo da navigare avanti gl’occhi deve viaggiare chi cerca la fortuna, e
deve per tale effetto scegliersi un bastimento sicuro. Questo Porto
è appunto il luogo, da dove s'intraprende, il camino verso il Tempio della
felicità, ove dovrete por. ancora tarvi 1 tarvi, per
conseguire la buona forte a. e queste trè navi sono già qui allestite per
ogn’uno di voi, che voglia fare il sudetto viaggio, converrà, che à vostro
piacere ve ne scegliate una di esse, mà prima, che facciate tal'elezione, nella
quale facilmente potreste ingannarvi, fentite da me un breve ragguaglio di tali
bastimenti, del loro modo di viaggiare, de pericoli, che s'incontrano, e dell'
esito, che si hà della navigazione in ciascheduno di efli. Mirate colà à
finiftra, quella si chiama la nave del Sole, ivi la Prudenza regge il timane,
la Giustizia invigila al buffolo, la Fortezza regola l'antenne ela Temperanza
sopr'intende al tutto: ivi non risiedono altro, che virtù,e tutte attente alli
loro assegnati ministerj. Per entrare in questa si ricercano due requiz fiti, e
sono i Attestato di abilità, e provę di buoni costumi, altrimenti chi n'è
privo, non vi fi può imbarcare. L'altro bastimento, che stà alla deftra,
li chiama la nave di Giano, questa hà [ocr errors][ocr errors] hà
parimente buoni Piloti, che sono le accennate virtù, che regolano la nave del
Sole, mà vi è solamente di male, che vi si trovano alcuni vizj, e tra questi vi
è il proprio interesse, la Politica,la Menzogna, l'Adulazione, il Secondo fine,
vestiti tutti di Zelo, ela Malizia, che s'infinge tutta umile, in somma vi sono
con le virtù mescolati li vizj, che per dimorare insieme con esse conviene loro
di stare molto circospetti, e tramutati in altri sembianti, e per entrare in
detto bastimento, non si ricerca altro attestato, che dell'abilità. Il
terzo poi, situato nel mezzo, che fà sì bella comparsa, si chiama la nave
felice : ivi al timone presiede la Malizia, al bussolo sopr’intende l’Inganno,
lw vele si maneggiano dall'Astuzia, la Maledicenza,e l'Impostura consultano
continuamente trà esse cose gravi, la Lussuria, la Gola, con tutti li vizj
consimili festeggiano, ciripudiano tra loro, ed allettano chiunque vedono- ivi
approfsimarsi ad entrare nella loro nave, dicen do [ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors] do à tutti: Per entrare quì trà noi non si
ricercano tanti requisiti; qui non serye abilità, li buoni costumi non
s'apprezzano, basta, che abbiate genio à gustare de’noftri piaceri, che
subitamente vi ammetreremo, e condurremo in un trata to al porto della
felicità. Vado vedendo, che tal'uno di voi è portato dal proprio genio di
eleggerli questa nave, che ha il nome felice, con tutta l'apparenza di
prosperità, senza pensare più oltre, conforme:(8) Magna pars hominum eft, que
navigatura de teme peftate non cogitat. Mà riflettete bene à ciò, che fate,
poiche non bisogna tosto fidarsi di quel bel nome, e di quella prima vaga
comparsa, conviene ancora ri. flettere al fine, che può avere una simile
navigazione, che ora vi spiegherò. Si ftaccherà questa nave dal porto con
allegria, mà nel viaggio incontrerà molti pericoli, perche non è regolata dalla
Prudenza, e quantunque la Malizia, e l'Inganno facciano quanto pollo
[merged small][merged small][ocr errors] no, (g) Sexeca de
Traxq.Anims.sapoll. 1 no, acciocchè non si sommerga, nulladimeno
questa non potrà sfuggire il passo dell'Ignominia, che stà situato un buon
tratto di camino prima di giugne. re al porto della felicità, (dove bisogna
neceffariamente arrivare per ottenere la buona forte) si rimira ivi uno scoglia
grande, ove è la residenza maggiore di tutti li vizj, hà nella sua estremità,
ver, so il sudetto porto alzate due gran colonne, ove è scritto : Non plus
vltrà, affinche sappiano tutri li vizj, che fino colà possono giugnere, mà che
più oltre è vietato loro il passare. Approdata, che sarà detta naye al sudetto
scoglio, è su, bitamente visitata, e ciò, che di viziosa ivi si trova, con tutti'li
viziosi, e vizj loro viene arrestato, non potendo anda, re più oltre simil
pefte, cosa di buono vi potrà mai essere dove fono tanti vizj, consideratelo
voi? Onde farà necessario, che tutto ivi rimanghi in potere de' vizj. Che
faranno all'ora quei miserabili, che s'imbarcarono in fimile navę,
renduti schiavi de'proprj vizj ; qual fortunaspropizia avranno ritrovato,
quando, che la loro pessima ancora l'abbandonorà, per non restare ancor essa
schiava ed il tormento maggiore, che avranno, farà di rimirare con li propri
occhi tra, passare quelli, che navigano ne i bastimenti del Sole,e di Giano
ancora,fe chi viaggia in questa fi farà regolare dalle virtù ; oh che cattiva
elezione avreste fatto mai se aveste condesceso al vostro genio ! come vi
trovereste, che farele in fimili miserie, privi della libertà, e della forte?
Plinio ciò predisse faggiamente, dicendo, ( a ) che Habet has vices conditio
mortalium, ut advere fa ex fecundis, ex adverfis secunda ne 2
cantur. Sicchè fuggire, per quanto potete, i simili imbarchi, che vi
conducono, non al porto della felicità, mà bensì à quello ?
dell'ignominia, e delle miserie ; onde bisognerà, che vi scegliare è la
nave del ? Sole, ò quella di Giano per giugnere ti al desiato porto della
felicità, per ri, F tro(a) In Panegir. at Trajan. [ocr
errors] 2 [ocr errors] trovare la vostra buona fortuna Il proprio
genio vi farà inclinare talvolta d'entrare più costo in quella di Giano, con la
quale crederete di poter ritrovare una miglior fortuna, à questo non mi opporrò,
perche dove vi è la Prudenza, c la Giustizia, sc farete à lor modo, con tutto,
che vi siano vizi ancora, questi non potranno molto nuocervi; Mà prima di
entrarvi, sarà bene, che sappiate il viaggio, che fanno, si questa, à cui vi
porta il vostro genio, che quella del Sole, che voi poco gradite, e che tributo
portano sì l’una, che l'altra al Tempio dell'Eternità, affinche meglio fiate
informati di tutto, prima, che vi determiniate all'imbarco. S'incaminerà
con prospero vento la nave di Giano verso il porto della felicità, incontrerà
nel camino varie tempeste, mà la Prudenza, e la Giustizia, che la regolano, le
opereranno senza il disturbo de’vizj, le supereranno tutte con la loro buona
condotta; capiterannó molte, e varie occasioni assai vantag giose,
[ocr errors][ocr errors][ocr errors] giose, se n'approfitterà più, ò meno chi
farà ivi imbarcato, secondo, che si consiglierà con li vizj, ò con le virtù, fe
darà orecchie a’yizj, et in ispecie al proprio interesse, gli dirà, che tutto
può fare, fe alla Giustizia, se non quello, che deve, ch'è convenevole, e
giusto, arriverà all'accennato passo dell'ignominia si fermerà per iscaricare
ivi tutti i vizj, con tutto quello, che di vizioso fi ritrovi nella ricerca
generale, che ti farà della nave, e se per disgrazia di chi ivi s'imbarcò,
Coffe ftato guadagnato da? vizj, e fossero questi in detto viaggio divenuti
arbitri della sua volontà, resterà ivi tutto l'acquisto fatto,come cosa
proveniente dalla loro viziosa industria, e quel, ch'è peggio, ne seguirà del
mifero passeggierofatto schiavo, ciò, che successe à chi navigò nel bastimento
felice, le povere virtù con l'infelice forte abbandoneranno chi le tradì, chi
le vilipese, e se n'andranno altrove à ritrovare chi meglio le tratti.
Succedendo poi diversamente, è cie l'in [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] F 2 [ocr errors][ocr errors] l'imbarcato abbia fatto
tutto quello che gli fu suggerito dalla virtù fattosi il sudetto espurgo, e
lasciati ivi tutti i vizj, proseguirà la nave il suo viaggio verso il porto
della felicità, dove appena giunta, che si scaricherà tutto ciò, che fi porta
al Tempio dell'Eternità, e lo presenterà la Gloria avanti il Tribunale della
Giustizia eterna, che ivi à tal'etfetto presiede, domanderà questa, se quel
tributo, che si offerisce sia stato in alcun tempo inescolato con robbe viziose,
et inferce, risponderà la Gloria, che quantunque fia venuto accompagnato da'
vizj, nulladimeno, che sia Rato già espurgato à bastanza nel pallo
dell'Ignominia, dove tutto ciò, chew d'inquinato vi era, fù lasciato assieme
con i vizj; non basta, risponderà la Giuftizia, è tributo, che ha avuto
comercio una volta con cose infette, non deve andare à dirittura al Tempio
dell'Eternità, fi consegni al Tempo, che gli faccia fare una lunga, e rigorosa
quarantena onde bisognerà aspettare la discrezio [merged small][ocr
errors] ne del Tempo, quando le vorrà eternare! Il viaggio poi, che fà la
nave del Sole, è bensì più adagiato, perche que fta non naviga à tutti i venti,
hà delle tempefte, mà le supera, perche la regge la Prudenza; non fà grandi
acquisti, mà fono sicuri, perche li regola la Giustizia, nel passo
dell'ignominia non si ferma punto, perche non hà seco li vizj, che la facciano
trattenere per il loro sbarco, giugne finalmente al porto della fesicicà, non
avendo quanto si porta per offerta avuto in alcun tempo comércio con cose
infette, e viziose, appena presentato dall'Umiltà senza pompa avanti il
Tribunale della Giustizia, che questa fubitamente ordinerà, che si trasporti
tutto al Tempio dell'Eternità, eflendo cose pure, e non sospecte d'inquinamento
alcuno, e che fi registri ancora trà gli Eroi il nome di colui, che
l'offerisce, ed ecco la sua fortuna divenuta già stabile, ed eterna, per
goder’ancor'effa i favori dell'Eternità. AveteAvere già sentito il tutto,
ora siete in istato di deliberarvi, e di prendere quel partito, che vorrete per
consiglio mio, imbarcatevi pure nella nave del Sole, se avete tutti li
requisici necessarj, che sono abilicà, e buoni costumi, e se ne siete privi,
procurareli pure à tutto costo, perche farerc più sicuri di portare
offerte, fe non molto considerabili, alimeno sincere, ed affai gradite
dall'Eter nità, se lo farete di controgenio : Durum eft confcendere navim
; sappiare però, che è un quieto vivere, dove l'ainbizione non perturba la
fantasia, l'ira non rode il cuore, l'invidia non consuma le mi. dolle, la
superbia non accieca, e dove finalmente tutti gl'altri vizj non possono punto
nuocere, ftantechè non vi dimorano, l'ingresso vi parer à duro, mà il rimanente
vi riuscirà felice, e quando non aveste altro motivo di sceglierla, vi doyria
animare å farlo, che Ippocrate per andare in Abdera à cercare la sua forte non
fi fervi della nave felice, nè di Giano, mà benisi di questa del Sole, e
la : CO- . [ocr errors][ocr errors] comendò non solo prima
d'averla provata, mà molto più dapoi, dicendo; (b) Cui cum Solis figno, etiam
fanitatem apponito cùm re verâ, prospero numine vee la fecerit . E certamente,
che prospero numine ancor in questa si navigherà per, essere regolata dalle
sole virtù. Se poi sarete risoluti di cercare la vostra forte sù la nave
di Giano, procurerete almeno di non navigare à curti li venti, e terrete
frenato il vostro inte. resse,acciocchè quando la Giustizia non potrà navigare,
esso non ordini il disancoramento, e che quando la Sincerità vorrà operare,
allora l'Adulazione non la turbi, e finalmente difautorerete tutti li vizj, che
ivi ritroverete, e li porrete in catena, come tanti schiavi, altrimenti sotto
specie, ed ombra di virtù v'inganneranno sempre: Fallit enim vitium fpecie
virtutis, umbra. Operando voi in questa maniera, acquisterete più gloria,
che se navigate nella (b) In 1.6 2.epift. ad Damagetum. F4
[ocr errors] nella nave del Sole, perche vi farete saputi ancora difendere
dagl'inimici domestici, e la vostra fortuna restando ammirata del vostro inodo
d’oprare, vi sarà molto propizia, e gli darete voi medesimi stimolo
d'invigilare à vostro favore, vedendo, che operate per eternarla; sappiate
però, che in tutto il tempo di detta navigazione, vi converrà stare
vigilantissimi, e non meno di quelli, che passeggiano sopra precipizj, mà à far
questo hoc opus : bic labor eft. Da queste trè figurate navigazioni,
comprenderete non solo ciò, che nel corso di vostra vita vi potrebbe accadere,
mà il modo ancora di schivarne ogni finiftro, che fosse valevole à ritardarvi
l'acquisto della buona fortuna, perche se voi da bel principio vorrete darvi in
preda a' viziosi piaceri, che progreffi mai potrete fare ? E che fortuna
prospera potrete conseguire? Ed incominciando una volta à gustare le viziose
delizie, non avrete più palato capace di assaporare il nettare delle vir
tù; [merged small][ocr errors] [ocr errors][ocr errors] tù ; la malizia,
l'inganno, e la frode vi sosterranno sino che gl'è à grado, mà alla tine avendo
conseguito ciò, che bramavano da voi, vi lasceranno cadere, anzi forse ajuter
anno, come fanno l'infidi compagni, nel precipizio maggiore delle miserie, nel
quale ritrovandovi, di chi vi dovrece lagnare? forse che della vostra mala
sorte innocente, quando, che voi medesimi ne licte stati glautori. La vostra
fortuna non ha mancato, ella troppo hà fatto per esservi propizia, ambiva di
favorirvi, mà voi all'ora la tenevate lontana, perche credevate, che il
trovarvi in delizie, in ispafli, e viziosi divertimenti, fosse il miglior
negozio, che potreste mai fare : E se talvolta v'infinuava la strada delle
virtù con qualche stimolo interno, voi la rigettavate con dispreggio, onde
meritamente esclama contro costoro Ippocrate : (c) Indoetus autèm qui eft, quomodò
fortanatè affequi poffit? Si quid enim etiàm affequatur, non Memorabilem fanè
fucceffum babebit ; Qui enim (c) Hippode locis in bom. 3. A
3 [ocr errors] cnim non rectè quid facit, non fortunate affequi poterit,
quum reliqua, quæ æquum et facere, non faciat;cd altrove :(d) Ego verò ut
fortuna quidem quavis in re non nibil tribuo, ità certè cenfeo malè à morbis
curatis, ut plurimùm adverfam fortunam contingere ; e nell'epistola à Damagero
così dice, parlando di simili sfortunati viziosi: Eorum res adversas
derideo,eorum infortunia intento rifu excipio. Veritatis enim instituta
violant. Se poi vorrete seguitare la strada di mezzo, e mantenervi amico
delle virtù senza discostaryi affatto dalli vizj, e questa con tutto sia meno
pericolosa, non è molto sicura, perche quantunque in essa farete più ricchezze,
stante il fecolo corroto, il buon nome non l'acquisterete stabile, e di lunga
durara, edin conseguenza incostante farà la vostras fortuna, inercèche tutti
quegl’artifici usati, quelli difettucci d'adulazione di qualche bugiòla à
tempo, e di quelle mormorazioncelle coperte, di quel zeloaf(d) De
Arteaffettato, e giustizia con il secondo fine, modi più tosto appresi da
Correggiani ozioli, che da buoni Maestri, scoperti, che saranno dagl’uomini di
stima, e di senno, questi vi perderanno quel concetto, che prima avevano di
voi. Oltre di ciò, che vita mai infelice sarebbe la vostra, dovendo servire à
due Padroni Deo, Mammona : Deo, ch'è il Protettore delle virtù, et Mammona de'
vizj: Nemo poteft duobus Dominis fervire, Deo, Mammond . Mà dato ancora
il caso, che vi riusciffe di farlo, che vantaggio ne ricavereste mai, mentre le
dolcezze dell' ingenuità ve le amareggierà l'adulazione, quelle della giustizia
ve le dissapo, rerà il proprio interesse, quelle del zelo l'attolicherà il
secondo fine, vivereftę continuamente inquieti, stando sempre vigilanti, che
non si scoprissero li vostri difetti, perche vorreste passare per ingenui, e
non sareste, per giusti, e prende reste ogni arbitrio contro il dovere, con
qualche cosa di vantaggio -; ficchè il partito più sicuro farà di vivere
lontani da, 1 da'vizj, e starsene con le fole virtù ; perche
quantunque le ricchezze non vi pioveranno addosso da per tutto, nè l'aura
popolare vi porterà molto in alto, con tutto ciò quel buon nome, quel buon
concetto, che formeranno di voi gl’uomini sensati, non vi sarà mai tolto,
durando sempre stabile ; perche è fondato sù le vostre virtù, permanenti sù il
vostro onore immutabile, che est Splendor virtutis, come S. Ainbrogio negli Officj
asserisce. Onde voi operan+ do bene otterrete la sorte stabile, conforme ve lo
predice ancora Ippocrate, (e) dove così parla : Fortunatè enim affequi eft
re&tè facereshoc autem qui sciant faciunt, e d'avantaggio, viverete con una
somma tranquillità d'animo,perche goderete tutto quel gran dilettoyche
apportano le virtù a' loro seguaci, non potendosi ciò per altra via conseguire,
mentre: (f) Semita certè=Tranquilla per virtutem patet unica vitæ ; nè per
questo non istabilirete la vostra casa, anziche 1 le). Deloc.in hom. [f]
Juvenalis forira 10: me ز meglio degl'altri, e per due
ragioni, la prima, per avere fatto li voftri acquisti onoratamente con le fole
virtù; l'altra poi, perche il mondo non è così spopolato d'uomini, che amano, e
seguitano le virtù, quanto da alcuni si crede, effendovene di molti, onde voi,
che se guitare questa buona via ò sarete pochi, ò numerosi ; se pochi, viverete
bene, perche da molti Tarete stimati, fe poi į farete numerosi, converrà,
che li viziosi ancora, ch'avranno bisogno dell'opera vostra s'accommodina
alli vostri retti costumi. Caminando dunque voi per la via delle fole
virtù, potrete senza fallo conseguire la vostra buona sorte, e por trete allora
dire çon ragione : Nos te, Nos facimus fortuna Deam,
coloque locamus • Dove che caminando voi diversamente, appena
vi sarà permesso il poter dire : Nos facimus fortuna Deam, mundos
que locamus, Stan [ocr errors] Nos te, Stanteche appena
sù l'aura popolare iftabile, in tal caso, la potrete appog. giare, nella quale
non si curò punto Ippocrate di fondare la sua fortuna, come da più motivi si
ricava, c primieramente, da ciò, che scrisse egli à Democrito, manifestandogli,
che dal volgo, disprezzatore delle buone opere, aveva ricayato più tosto
riprensione, che onore, con che fà credere, ch'egli non procurava có
compiacergli da cattivarselo, affinche aveffe detto bene di lui, e l'avesse
onorato, perche la sua politica solo consisteva, in operare, conforme si
doveva, ed in far ciò, che solamente era decente al vero Medico, conforme fi
spiegò nel primo de' suoi Aforismi in tal guisa : Se ipfum præftare oportet,
quæ decent facientem; e ciò in termini prù preciâ l'individua affai meglio in
altro luogo, (8) dove così dice : Neque verò gratiam, qua tibi homines
demerearis subtrabo, cum fit Medici præftantia digna, eorum autem, que per
Instrumenta adhibentur, et de mon (8) Hipp in lib de præcepto
monftrationis eorum, quæ fignificant, reliquarumque ejusmodi memoriam adeffe
oportet, quod fi vulgi tibi audientiam comparare voles, id non valdè gloriosè
insti. tuas, neque tamen cum ostentatione portia. câ fiat, industrie enim
impotentiam arguit, neque certè probo induftriam multo labore partam in alium
ufum transferri, quod per Se fola ut eligatur grata fit ; Inanem enim fucı
laborem cum ambitiofà oftentationes tibi impones. In oltre tal verità si
ricava ancora, dall'aver egli ricusato il servigio del potentiffimo Rè
Artaserse, mentre certa cosa'era, che se avesse desiderato d'acquistare l'aura
popolare, non doveva egli ricusarlo, poiche ritrovandosi in un tal posto, senza
dubbio alcuno tutta la Persia saria corsa ad onorarlo, niuno averia potuto più
dir male di lui per tema di non incorrere nell'indignazione del Rè potentissimo
Artaferse, onde con averlo ricusato dà à divedere, che egli non fi curava punto
di dett'aura popolare, nè delle ricchezze, e fortuna, che dacssa provengono,
conforme apertamente fi spiegò nella lettera scritta alli Abe deritani, dicendo
ivi: Ego verò fi omnibus modis ditefcere voluifem viri Abderia tæ, nè decem
quidè m talentorum gratiâ ad vos venirem, fed ad magnum Perfarum Regem
proficiscerer, ybi &c. E per far conoscere meglio à tutti, ch'egli
non caminava per la via dell'aura popolare, nè delle ricchezze, mà bensì per
quella della sola virtù volle portarsi in Abdera, folainente per visitare, e
trattare con Democrito, e questo perche lo faccffe lui medesimo lo confesso,
dicendo : (b) Eum autem gravibus, firmis moribus ele præditum intelligo ;
talmente, che stimò egli fortuna maggiore quella, che sperava ottenere con
trattare con un'uomo di questa sorta, per apprenderne da esso qualche buon dor
cumento, non solamente de i dieci talenti offertigli dagl’Abderiti,inà ancora
di tutte le ricchezze, e grandezze insie: me della Persią, et udite con
quantan chiz (h) in etir. Abderit. [ocr errors] chiarezza lo dice :
(a) Rex Perfarum nos ad fe vocavit nefcius mibi potiorem of fapientiæ, quàm
auri rationem . E finalmente, acciocchè meglio comprendiate, che quanto
v'hò detto intorno alle trè strade, che vi sono per cercare la fortuna, o qual
di queste dobbiate scegliere, s'uniformi sempre più con i sentimenti del gran
Maestro, confermiamolo ancora con l'accennate trè vie di cercare la fortuna,
contenute in detta lettera. Primieramente con il quomodocumque ditefcero ci
addita un bivio, cioè tanto la strada, che conduceva in Persia, à fare acquisto
di cesori, e grandezze considerabili, che quella di Abdera, che allettava
all'acquisto di dieci foli talenti ; La prima di queste egli non la ftimò à
proposito, perche conduceva in paesi barbari, inimici, e dove vi era la peste ;
La seconda nè tampoco, perche dubitava, che quel vizio dell'inte, resse, que'
dicci talenti, avessero possuto rendere servile, e schiava la sua virtù,
G cosa (a) Hippo in epiß. Denetr. cosa fece egli per battere su'l
sicuro, fi fabricò la terza via, espurgata da ogni vizio, e prima d'incaminarti
per essa la descriffe in tal guisa all’Abderiti: Mihi verò ad vos venienti, non
Natura, neque Deus argentum promiserit . At nequè vos [viri Abderite] per vim
obtrudite, fedlia berè artis liber â elle finite operâ . Qui autem mercede
operam fuam locant, hi fcien. sias, tamquàm ex priore libertate manci. pio
dantes, fervire cogunt . Oh Ippocrate, se questi tuoi documenti fossero
stati mai dati à rivedere à quel Quinto Petilio Pretore Urbano, à cui
pervennero in mano i libri del dia finganno composti da Numa Pompilio,
certamente che,ò l'averia fatti brugiare, conforme che fece quelli, o pure ti
averia fatto quel favore, che fecero gli Abderiti al suo Democrito, che lo
dichiarorno pazzo, e fi faria servito come Precote delle seguenti cognecture
per dichiararti cale, primieramente avrias dedotto contro di te, che tu per
portarti da Democrito, da cui non potevi sperare bene alcuno, perche appena
aveva un Platano, che lo difendeffe dal Sole, ed un sedile di pietra, dove
potesse sedere, mostrasti smoderato desiderio d'andarvi, conforme costa nella
prima lettera scritta à Damageto, dove così dicit Navem ad nos mittito, fed fi
fieri poteft, Hon remis, fed alarum remigio instruct amo res enim, eu amicitia
urget. In oltre, che per benc andare in Persia, dove, oltre offerte
sì grandiose, eri tanto desiderato da un Rè potentissimo, cu fosti prontissimo
à rie cusar la chiamata, conforme costa nella lettera da te scritta ad Hiftano,
senza riflettere, che quel potentissimo Rè poo teva distruggere la tua Patria
per tua cagione. Chi dunque procura, ed effettua con tanta sollecitudine, ed
anfietà una cosa, che non gli può recare profitto alcuno, e ricusa con
altrettanta prontezza ciò, che gli può moltissimo giovare, senza considerare
ciò, che può sopravenire di male dal ricusarla ; certamente, ch'egli si può
condannare per pazzo. Saria stata però troppo ingiusta que [ocr
errors] quefta sentenza di Petilio, quando l'avesse cosi pronunziata, poiche
per condannare un'uomo savio per pazzo, prio mierainente si ricercano più
rilevanti prove di queste : in oltre bisognava dargli le sue difefe', in cui
deducesfe lc sue: ragioni prima di condannarlo, nelles quali faria stato
dedotto, primieramente, che non sussisteva in fatto, che da Democrito non se ne
poteva sperare bene alcuno, costando dall'Ippocratica confeffione, quanto mai
di bene egli ne ficavasse, ch'è questo: (b) Tum ego Democrite
præftantisime magna hofpitalitatis tud munera mecum in Co reportabo, cùm multa
me fapientia tua admonitione compleveris. Prçco enim tuarum laudum rem vertor,
quod natura humana veritatem inveftigasti, a mente complexus es; Acceprâ autem
à te mentis curatione discedo ; La grand'ansietà dunque di andare à fare simili
acquisti, non era indizio di pazzia, ma bensì di somma prudenza, di sommo
giudizio. Che poi per noneffere andato in Persia foffe censurato a torto è
chiaro, mentre non avendo alcun bisogno di quanto gli poteva da ciò risultare,
conforme egli confesso: (c) Nos vietu, veftitu, domo, omnique read vitam
neceffariâ cumulatè frui ; Perfarum autem opibus uti, nequè mihi æquum eft; non
doveva esporsi di andare à fervire popoli barbari, ed inimici, e quanto erano
maggiori l'offerte, che gli faceva. no, tanto più lo costituivano loro schia,
vo. E quando vi fosse andąco, cosa mai averia riportato? Oro, argento, onori
sommi, e grandezze, e quetti potevano paragonarli all'acquisto, che fece, con
Democrito, di dottrina, e faviezza di mente maggiore? Ed essendo egli andato
per curare uno creduto pazzo, per cagione di quel medesimo ei ritornò più
savio, e più dotto di quello, che era prima ; e da ciò fi può dedurre quanto
mai bisogna stare cautelato à dichiarare pazzi coloro che non sono potendo
queIti tali talvolta illuminare ancora i Savja L'or(c) In epif.
Hylani. [ocr errors] L'ottima dunque di queste trè ftrade fi scelse
Ippocrate, per acquistare la sua fortuna, e Pottenne profpera, stabi. le, ed
eterna i poiche fino, che il mondo durerà, la fua fortuna ancora sarà ri.
fplendente; per questa voi dunque vi dovete indirizzare le volere effere suoi
veri seguaci, e questa ancor meglio la scorgerete, dapoi, ch'avrere nella
Giornata di domani udita la gran deformi. tà de' vizj, ed il danno grande, che
possono apportare questi al Medico, che caminasse per quella via, giacchè conto
traria juxtà fe pofira magis elucefcunt, GIOR [blocks in formation]
Nella quale si tratta delli vizj, mostrando quanti pregiudizi poffona
apportare al Medico, e le in lui alcuni di esli pana fcufabili, almeno quelli,
che sembrano Ermafroditi. [ocr errors][merged small] Na dura, ed ardua
Provincia og gi intraprendo per voi, dovendo parlare contro la corrutela
del tempi, ' lati, e contro uno stile già invecerato, con tutto ciò
bramando voi sapere da me il vero per non ingannarvi, dirò con Seneca ; (f)
Quaramus quid aprime fa&tum fit, non quid ufitatissimum, et quod nos in
poffeffione felicitatis eterna conftituat, non quod vulgo veritatis peffimo
interpreti probatum fit. Vorrei potcre scusare ancor io li vizj, conforme
fanno quelli, che li rimirano solamente mascherati con gli abiti delle virtù à
fine di consolarvi, sc cofa G4 [merged small][ocr errors]
[ocr errors] 104 Dell'Idea del vero Medico. cosa difficile vi sembrasse mai il
poteryene affatto spogliare. Per esempio ricoprono la bugia con il manto della
prudenza, e dicono, ch'è prudenza di celare all'Infermi la verità, perche ciò
fi fà per loro bene, acciocchè non si contristino maggiormente del male, che
foffrono. Gli adulano ancora talvolta se defiderano qualche cosa, che non
competa loro, con tutto, che possa molto nuocere, sotto pretesto d'aver carità,
ed à fine, che vietandola non s'inquietino maggiormente, e così vanno
ricoprendo molti altri vizi per renderli familiari, e meno deformi . Mà perche
hò promesso di parlarvi con chiarezza, e fincerità, non potlo, nè devo
adularvi. Li vizj li dovrete cenere per vizj; e le virtù per virtù : Li vizj, e
le virtù le dovete considerare, come due linee p2rallele, che non possono in
alcuna delle loro particombagiarli, come due contrarj diametralmente opposti,
che non possono tra loro convenire; Dovete con. fiderare li vizj come mostri
spaventofi, che che avvelenano con l'alito chiunque ad effi fi
avvicina, come dunque ardin, Tete d'accostarvi ad essi per ricoprirli? Mà
conceduto ancora, che si poteffero mai travestire, ditemi di grazia,
viaggiorefte voi con una comitiva di ladroni, benche fossero travestiti in
abito di gatantuomini, caminereste sicuri di non effere offesi da essi, con
tutto, che fossero sì civilmente adornati a Certamente mi risponderece di nò:
Tali apa punto fono li vizj, poniamoli addosso quelmanto, che volemo, e questo
non facendoli mutare il loro perverfo costume, sempre vizj saranno, sempre
nuoceranno di molto ; E siccome li Leoni, e le Tigri per quante carezze loro fi
fac ciano mai deporranno la fierezza, cosi ancora al parere di Seneca: Vitia
nun, quàm bona fide manfuefcuniş trasmutateli pure in che sembiante volete,
anzi, che essendo questi travestiti, faranno de danni peggiori, perche non
potendosi conoscere per vizj à prima vista, non li potranno subitamente
scacciare da chiKabborrisce, onde ancora trà questi ayeriano all'ora maggior
campo libero da machinare le loro infidie, ed acciocchè meglio putiare scoprire
li loro tradimenti, contentatevi, che ve ne descriva qualch’uno di quelli, che
nel Medico fono più decestabili, e nocivi, con pers mettermi che non servi
quell'ording solito à praticara da chi tratta di esli, perche essendo fregolati
non meritano di effere trattati con buon'ordine, ba. standomi solo di farvi
capire la loro deformità, c quanto erano mai da Ippo, crate odiari, e creduti
nocivi al vero Medico, mentre giudicò essere parte di buona Medicina il
saperfi:(8) Qua faciunt ad demonftrandam incontinentiam quæftuofam, et fordidam
Professionem ixexplebilem habendi fitim, cupiditatem, de traditionem,
impudentiam, fiquidem iftas Spectant ad eorum cognitionem dc.e non già à fine
di seguitare, må bensì di fug. gire fimili diferci. La bugia, inimica scoperta
del ge nerc (g) De decenti babita. nere umano, come tratta li suoi
fidi re. guaci et Li separa, scoperti che sono, dal publico, e privato
commercio de viventi, fà, che niuno presti loro più fede, gli costituisce
infami, e li pone il più delle volte in evidente pericolo di vita, facendoti
publicare ciò, che non fù mai verità, e questa come si potrà scusare nel Medico
in ispecie, in cui ella è reato più grave, che non è in altri Profeffori, sì di
Legge, come ancora di Teologgia, e che ciò sia, veniamone alle prove, Dica una
bugia il Procuratore al suo Cliento gli potrà pregiudicare nella robba, venendo
talvolta à perdere mediante quella la sua lite ; La dica un Teologo, che abbia
di già prevaricato, à chi è da lui diretto nello spirituale, gli farà perdere
l'anima ; La dica il Medico al suo Ammalato, gli farà perdere la robba, la
vita, e l'anima insieme, ed ecco l'esempio chiaro: Dica il Medico al suo
Infermo, il di cui male si avanza : Lei stia di buon'animo, che la sua infer.
mità non è di gran momento, li segni non [ocr errors] nonsono
mortali, Ella guarirà, fi fidi di me, viva pure sicuro, e riposato ; mediante
questa bugia l'Infermo non pensa a' casi suoi, non aggiusta le partite dell'
anima, che premono tanto, non fà téItamento, non dinunzia li suoi crediti, è
ripostini segreti, non accresce diligenze, acciò la sua cura sia allistita da
Me. dici più esperti, si avanza tanto in un tratto nel male, che si sopisce, o
sų aliena di mente, resta incapace à fare cosa alcuna di proposito, e se ne
muore, ed ec che ha perduto la vita, la robba, e l'anima ancora, se per
ispeciale grazia di Dio non fù illuminato à pentirsi de' suoi peccati prima,
che diveniffe incapace à poterlo fare, e questi sono trè reati nati da una sola
bugia, la quale benche dete ta à fine di sollevargli lo spirito, in vece di ciò
gli hà cagionato un'improvisas morte, per lui così svantaggiosa. Dis spongono
le leggi, che li delitti sono maggiori, e più qualificati, quando li
delinquenti ne hanno commessi numero maggiore, è della medesima fpeçie, ò
CO, equivalenti, ficchè calcolandosi mag. gior numero di tali reati nella
bugia del Medico, che in quella del Legista, e del Teologo, in conseguenza
viene, che è più grave delitto la bugia nel Medi. co, che negl'altri due
sopr'accennati Profeffori. In oltre se il Medico, per persuadere al suo
Infermo, acciò prendesse con maggior fiducia il rimedio da lui propostogli,
affermasse, che quel medesimo avesse giovato ad altrui, e ciò non fosfe vero,
rincontrandosi poscia la verità, in che discredito rimarria ape preffo à cui
disse tal menzogna, certo è, che non lo terria in avvenire più nel numero de'
veri Medici, mà bensì di parabbolani,de' quali Ippocrate cosi disse: (h)
Virtutis apud ipfos modus eft, id quod deteriùs eft, mendacii enim ftudium
exercent ; e parlando de' Medici menzogneri così disse: (i) Quapropter veritate
nudati, omnem improbitatem, ac ignominiam ing duunt. L'adulazione è vizio, che
s'infinua dol(h) In epiß. Domag. (i) Dedec.bablik, dolcemente, e
con galanteria, è un veleno, che fi beve fraposto con un'apparente netrare, e
questa parimente nel Medico cresce in qualità di reato, posciacchè dica
qualsifia altro Adulatores à taluna, ch'è deforme, non meno di aspetto, che
povera di abilità.: Voi Giete una bellissima, una compitissima, egalantiffima
Giovane, fiete eccellente in molte cose; nelle quali non avete chi vi fuperi ;
le darà compiacimento bensi con formo suo diletto, ma non l'ucci derà ; Dica il
Medico ad una sua Infer. ma, che desidera gustare un grappolo di uva: V. S. ne
puol mangiare un poco, perche bisogna condescendere qualche volta al desiderio
dell'Inferma, quod face pit nutrit, lo faccia pure liberamentes Se la povera
adulata Inferma lo farà, non folamente vi averà compiacimento, e diletto per
allora, mà poscia potrà ancora morire per tal cagione, non è quem sto caso già
da me inventato, mentre si legge in Ippocrate seguito nella figlia di
Eurianatte, che per aver gustata l'uvale crebbe non solo notabilmente il male,
mà se ne morì, dice egligdoppo di avere narrato, che l'era sopragiunta la
refrigerazione delle parti estreme il delirio: (1) Ifta autèm ut ferebant ex
deguftata uva huic contigerat ; potrete dunque voi nel Medico scufare
l'adulazione omicida per conciliarvi la grazia dell'Infermo ? Risponderà
Ippocrate certamente di no, perche dice egli in termini precisi dell'adulazione
nella regola dal vivere: (m) Is velut res horrenda vitari debety a gratia
vitanda per quam unitas deperit. E non solamente è reato gravissimo nel
Medico l'adulazione in ciò, che riguarda la regola del vivere, mà ancora nel
prescrivere medicamenti . V'incontrerete in molte contingenze, nelle quali
gl'Infermi, ò glastanti proporranno riinedi, ed il più delle volte quegli, che
non saranno à proposito, in questi casi avvertirete bcnc à non adulare il genia
di chi li propose', mà doverete fare ciò, che il bisogno richiederà, e non
altri menti: (1) Epid.lib.3./46.2.egroting (in) Do pracipe. [ocr
errors][ocr errors] per adula menti: Conforme ancora, se venendo
proposto da altri Medici ciò, che non vi parerà essere profitcevole
all'Ammalato, in tal caso non dovereste zione tacere, e lasciar correre
ciò, che fù proposto da altrui, mà bcnsi con tutta civiltà addurre li
vostri motivi, cra gioni, che avete in contrario, à fine venghino
esaminati,essendo questo l'obbligo de veri Medici, conforme Ippocrate insegnò,
dicendo: (n) Qui quidquid do&trinâ acceperunt in medium profen et facultate dicendi utuntur, ad gratiam
comparati, et pro gloria,qua indè provenit decertare parati,doctrinam fuam ad
veritatis lucem repurgantes. Dell'Ateismo vizio esecrando non ve ne saria
d'uopo parlarne, perche egli è cosi repugnante, che chi hà uso di raa gione mi
pare assai difficile vi poffa in effo cadere, con tutto ciò, perche certe
proposizioni, che sparse, e feminate alle volte fi ritrovano in alcuni libri,
che vengono da lontani paesi, potriano alle menti (n) De
decohabitu. runt, 1 0 [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] inenti di voi, che volete volare troppo i alto,recare qualche disturbo,
non istimo superAuo di dar loro sopra ciò qualche luine, à fine
stieno più circospette, e cautelare, e particolarmente nel sentire
certe proposizioni dirette à ridurre le operazioni animaftiche alla
sola machi26 na, e struttura del corpo fatta dalla na tura, con sì
mirabile artificio, guarda tevene pure da queste, perche hanno de
l'ateismo nascosto, e tenete fermo, che en vi voglia sempre un primo Movente
di . ftinto, e separato dalla struttura, perche de quantunque la detta
struttura fia necef. faria alli moti interni, ed esterni, nulladimeno
senza il primo Moyente, che è l'anima rationale nell'uomo, cessa
ogni li moto regolato, come si scorge chiara. mente ne' cadaveri, ne'
quali con tutto, che rimanga la mirabile struttura, sepa
rata ch'è l'anima dal corpo iyi ogni mole to regolato
finisce. Nè solamente nel leggere ciò, che viene scritto converrà
stare cautelati, e circospetti, mà ancora in quello fi sente [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] riferire intorno alle pazzie di
coloro, che, per essere reputati di singolar dottrina, tralasciorono di credere
ciò, che dovevano, perche non capacitava le loro meni materiali, se non ciò,
che con li propri occhịrimiravano, ò palpavano con le loro mani, contro de'
quali Sant' Agostino fortemente inveisce, chiamanı doli uomini di carne.
Spero dunque, che per quanto leggerete di male in questo genere, ò sentiFete
dire, non diventerețe così pazzi, che vi vogliate assomigliare alle bestie, Je
quali, in ciò, che riguarda il dare un minimo contrasegno interno d'eternità,
punto non s'assomigliano all'uomo,mentrechi mai di effe ha saputo ritrovare il
modo di scolpire, ed intagliare l'effigie brutale di alcuna della sua, ò
d'altra fpecie, come seppe inventare l'industria umana? ed ancora in durissime
pietre, per conservarla visibile, tale quale appunto ella fù vivente, per
secoli innumcrabili? e ciò donde è proceduto ? se non da quell'interno
desiderio, che l'uo ) [ocr errors] Puomo hà in fe fteffo
d'eternità. L'Ira è un vizio, che deforma li suoi seguaci, li quali
conforme diffe un sayio Letterato, molto da me stimato, eriverito, fe questi li
potessero rimirare nello specchio, allora, che sono nel suo furore, yedendosi
divenuti così deformi, e trasfigurati in mostri,odierebbono,non solamente cal
vizio, anziche se medesimi; Modo tenuto dalli Spartani,che per fare concepire
orrore all'ubriachezzas conduccyano li loro figliuolini in certo tempo
dell'anno, nel quale fi concedeva libertà d'ubriacarsi, in luogo publico,
affinche questi vedessero, che deformę spettacolo cagionava tal vizio, per
concepirne in avvenire di esso maggior spavento . Voi dunque per meglio
apprendere à che segno dobbiate tenere lontana da voi l'ira, non accaderà velo
moftri con parole, essendo di maggior efficacia, che rimiriate con li vostri
propri occhi, in chi si trova adirato, più al vivo una tale, c tanta deformità,
giacchè: H 2Segnius irritant animos demiffa per aures [ocr
errors] Quàm quæ funt oculis subiecta fide "libus, E così
comprenderete meglio ancora, se tal vizio sia tollerabile nel Medico, che deve
avere sempre l'animo compofto, conforme comanda Ippocrate de Medico : Eum
quoque spect are oportet, ut animi temperantiam excolat, non taciturnitate
folùm, verùm etiam reliquâ totius vita moderatione, quod ad illi comparandam
gloriam plurimum affert adjumenti ; e più chiaramente, ancora lo comanda in
altro luogo, (a) dove dice: Ne quid perturbato animo facias ; Ed è la cagione
appunto di ciò, perchè il Medico, che deve invigilare con somma attenzione alle
cure de' suoi Infermi, non deve avere la mente turbata, per poter meglio
discernere li partiti megliori, e più profittevoli, che dovrà prendere à prò de
fuoi Malati, ed à tale effetto Ippocrate comanda, che sia incombenza del
Medi co (a] Inlib de decora. co il sedare litumulti, ordinandoli ef
pressamente:(6) Tumultus verbis caftiges, G ad omnia fubminiftrandi te
prome ptum adhibeas. [ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Converrà però prima in voi medesimi se mai
foste dall'ira predominati, che sediate li vostri interni cumuli, per poter
muovere più facilmente glaltri con il vostro buon'esempio ad imitarvi. Mà
vi sono alcuni Iracondi, che credono essere cosa nociva alla salute il
ceprimere in un subito li loro primi moti, onde per tal cagione lasciano termin
nare il loro corso : Mà quanto questi s'ingannino lo fà vedere Ippocrate con
dire :(c) Ira contrabit, cor, pulmonem in fe ipsa, din caput, et calida,
bumidum; il qual testo Vallesio così la spiega : Ira eft furor fanguinis circa
cor c. hinc fit ut fervente Sanguine,cor, pulmo, et caput calefcant, et repleantur.
Nimirùm fanguis fervore tumet, et venas, arteriasque tumefacit, fed ob
vebementem calorem, qui illis in locis eft, co contrabitur ubi[b]
Dodec.hab. [c] 6.Epid.fe5.4., [merged small][merged small][merged
small][ocr errors][merged small] [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] H
3 ubique fanguis. Undè fit, ut multis ob iram oculi, du vene frontis intumefcant, et tota
facies rubore suffundarur, eo tempora pulfent, et caput doleat, quin do febris
fuu perveniat . Si persuadono dunque questi, che
gl'accennari danni che cagiona l'Ira à parti sì principali, sia più vantaggio
di pazientarli, che di rimuoverli? Onde non dovrete in conto alcuno farvi
dominare dalla collera, e non solamente per quello che riguarda la buona
direzione della cura, mà ancora li vostri proprj avanzamenti, stanteche quel
povero Infermo pur troppo annojato dal suo male, avvedutofi, che ancor voi gli
accrefcere moleftia, adirandovi per ogni piccola cagionc,se ne disfarà
facilmente per non potervi più soffrire. La Superbia nella Medicina à che
segno sia deforme riflettetelo in Menecrate Medico, che insuperbito forfe per
effergli alcune piccole cure riuscite felici, ed ayer sentito dire, che
Esculapio, in quei tempi rozzi per tal cagione fù annoverato trà Dei, egli
volendolo su pe [ocr errors][ocr errors][merged small][merged
small][merged small] perare, scrivendo ad Agesilao Ř è de Spartani ; pose nella
soprascritta : Ager filao Regi Menecrates Juppitèr ; gli calzò bene però la
risposta, che gli fù data da quel saggio Rè in tal guisa : Menecrati Medico
Agefilaus Rex mentis fanitatem; nè fù ciò sufficiente per reprimnere la sua
superbia, mentre riferisce Leone Sansio, (d) che : Eo furoris in hoc genere
delatus eft, ut quofcumque liberaffet à morbo jurejurando anté sanitatem
rcceptam adıētos, Jecum deindè benevalentes adduceretistatis temporibus
tamquam fervos; atquè jatellites, eâ tamen lege, ut alius quidèm Herculis
insignibus indutus ; alius Apollinis babitum gerens ; alius Mercurii perfonam
fuftinens, alius aliumi mutatus in Deum, Menecratem, utpote Jovem Optimum
Maäimum Dii minorum gentium sequerentur. Onde converrà, che la teniate lontana
da voi, per non essere stimati pazzi, e maggiormente quando vi troverete nell'
auge delle vostre prosperità, perche allora la superbia molto vi potria
nuocere, fc [d] In Florid.9.prafat. [merged small][merged
small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged
small][merged small] H 4 se foste da efla dominati, allora vi sforzeria à
distaccarvi dalli vostri più antichi, e cari amici, solamente perche vi
conobbero prima, che le vostre fortune incomincialfero : E pafferia ancora più
oltre allora il suo ardire, fe ella potesse dominaryi à suo modo, meiltre vi
faria prendere tal compiacimento di tutte le vostre, sì grandi, che picciole
opere, come se fossero singolari, e da niun'altro fattibili à quella
perfezzione, che voi fatte l'avrete, senza permettervi punto d'indugiare å formarne
concetto, con forine far fi deve delle cose proprie, almeno fino a tanto, che
dal tempo fiano tolte dalle mani dell'Adulazione, e pofte in quelle della
libera sincerità, à fines che doppo averle ben confiderate dia loro il suo
giusto valore, secondo il quale, e forse meno deve stimare le cores proprie,
chi si trova in prosperità di fortuna, per goder egli il favore
dell'adulazione. Onde in tutti gli stati, e maggiormente in quello di
prosperità, nel quale sarete più oiservati da tutti doveteseguitare l'ottimo
conseglio d'Ippocrate, (e) che dice : Medicum urbanitater quamdam fibi
adjunétam babere convenit, affinche possiate effere da tutti tenuti cortesi,
umani, e senza superbia. La defiftimazione, ed il disprezzo del compagno
è un vizio dependente dalla superbia, onde develi dal vero Me dico abborrire,
al parere d'Ippocrare: Ne superbus, do inhumanus videatur ; E tanto più, che
deve essere d'animo modesto, e cemperato, di ottimi coitumi, umano, e giusto,
conforme egli giudicò nel libro de Medico : E se il Si. gnore diede à voi
maggior talento degl' altri vostri compagni, perche nel coufronto, che ne fate,
in vece di ringraziarlo, mostrate più tolto di biasimarlo, con dire, che
difetraffe in non fare uguale à voi chi è d'inferiore capacità di voi, potendo
il disprezzato rispondervi : Ipfe fecit nos, et non ipfi nos; Dunque, che colpa
è la mia 2 E non avendo voi ragione da dotervene meco, prendeteveland con
Tel Dedec.org. [ocr errors] con chi mi hà fatto ; sicchè fuggire
pure fimil vizio, che può ancora paffare più
oltre,inentre da quel disprezzo,da quella disistimazione nascendone il
discredi to del vostro compagno, chi sà, che non vi facessero
divenire pessimi Medici, fervendovi di caloccasione per procurare qualche
servigio di colui, che fù da voi posto in discredito? Olère di che;chi
foste mai di simile viziosa natura disprezzeria ancora bene spesso quelli
piccoli mali, che in breviffimo tempo possono divenire giganti con
non piccolo discapito della sua esistimazione. Qando mai potessero
fcufarsi, che non credo, in alcrui li vizj spettanti alla gola, che
sono la crapula, e l'ubriachezza, nel Medico sempre faranno molto
condannati, perche dovendo egli giornalmente opporsi a' defideri
depravati de' suoi Infermi, con ordinar foro las dieta, come mai
potrà persuadergliela, se non gli darà egli buon'esempio? Facendo più
profitto questo di qualunque ragione, al parere di Seneca, che
vuole, che [ocr errors] 1 [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] 20 che (f) Longum iter eft per præcepta, bre
ve, et efficax per exempla. E se poi de' la vostri disordini ne fossero stati
spettatori in li vostri Infermi, come mai potreste per fuader loro il
contrario, di ciò, che voi seco faceste? Se volete dunque essere ub
bediti fiate fobri, e tali certamente dooi vrete essere, se non vorrete essere
peg{ giori de' bruti stessi, perche conforme riferisce Ippocrate:(g)
Sitit quidem Aper, oli sed quantum aquæ appetit, Lupus vero di. laniato
quod Je se obtulit necesario alimento, quiescit; Mà quando tutto ciò non vi
bastasse vi doveria far abborrire que fti vizj la sola rifellione, che questi
poffono ó abbreviarvi la vita, ò per la meno rendervela penosa, fino, che
viverete. co Non essendovi cosa nel mondo più nociva della Lussuria, chi
potrà mai scue farla negl’uomini, quando, che la vedianio sì moderata, e sì
ben' regolata dal solo istinto di natura in quasi tutte le bestie prive
dell'uso di ragione, alla riserva folainente di alcune poche, trà quali
(f) Epift.6. [5] In cpif.Demag: [ocr errors][ocr errors] ti [ocr
errors] quali vi sono quelle, che più s'assomis gliano all'uomo, che sono li
Scimiotti, e Gatti mamoni, rare volte li bruti à confusione de' sensuali
fi veggono do. minati da detto vizio, se non sono proffimi à quei
tempi destinati dalla natura, per la moltiplicazione della loro fpecie,
solamente il Lussurioso è più brutale di effi, che non ha in ciò hà in
ciò tempo determinato, essendo in ogni tempo dominato dal suo vizio, che lo
consuma, et annichila, conforme riferisce Ippocrate : (b) Ep annorum quidem
temporum ordo terminus eft brutis ad choitum, at homo perpetuò insano libidinis
aftrostimulatur. Qual'estro infano di libidine faria più, che in altri
detestabile nel Medico, fe non lo sapeffe reprimere con la sua continenza,
posciacchè dovendo egli giornalmente conversare con donne conforme avverti
l'istesso Ippocrate:() Et omni horâ mulieribus, virginibus illi occurrunt;
Sicchè Iddio guardi, ch'egli non corrispondesse con tutta fedeltà à quella
(h) In epift.Damage (i) De doc.ork [ocr errors] per ca.
quella somma confidenza, à cui gione della sua profeflione; viene ammeslo,
diverria ogni suo trascorso reato gravillimo, sì proprio, che della profellione
isteffa, talınente, che l'innocente Medicina ancora ne faria calunniaca.
Onde voi, che desiderate far molti progrelli in essa, dovrete vivere lontani,
e detestare simil vizio ; Altrimenti perdereste ogni speranza di fare un
minimo progresso in effa ; Converrà dunque,che fedelmente
offerviate il seguente giuramento d'Ippocrate : Juro &c.fed castam,
bu ab omni fcelere puram, tùm vitam, tùm ætatem meam perpetuò
præftabo. Ecercamente, che non dovrete fare diversamente, sì per li
vostri avanzamenti, che per profitto delli vostri Infermi, mentreche, come mai
potreste applicare con attenzione alli vostri vantaggi, alle cure de' vostri
Infermi, se le vostre menti in quel tempo divagassero altrove, e fossero
distratte in linili oba brobriosi pensieri ? Confido dunque,che con la vostra
prudenza, e temperanza [ocr errors][merged small] nonnon sarete per
cadere in simili reati, che sono detestati da putti, per essere mancamenti
commessi in mestiere di buona fede, conforme è la Medicina,
L'Ingratitudine è vizio ancor esso detestabile, per essere aborrito ancora
dalle fiere, essendosi osservata tal’una di esse aver usata gratitudine al suo
benefattore ; mà questa sarebbe ancora più detestabile, se nella Medicina
seguisse, che lo Scolare si mostrasse ingrato al suo Maestro, mostreria
certamente, è una natura molto perversa, ò di aver perduto l'uso di ragione,
mentre qual gratitudine mai potria egli sperare, che non l'usò à cui tanto era
tenuto, quali progrefli mai potria fare, allontanandosi da chi gli porge la
mano per sollevarlo, e promoverlo? Credo,che un simile yizio, Ò Giovani
generosi farà sempre lontano dalle vostre menti, conforme deve stare dalla
mente di chi spera divenire Maestro, per il motivo di non aver à ricevere il
fimile contracambio da' suoi Scolari, che stimolati dal suo mal'esempio
faria facile facile loro riuscissero essi ancora ingrati.
Quindi è, chę Ippocrate per esimere li suoi Şcolarida un fimile
obbrobriofo artentato gli faceva obligare con poliza e promettere con
giuramento le seguenti cose: Juro, et ex fcripto Spondeo planè
obfervaturum, Præceptorem quidem, qui me hanc artem edocuit, Parentum
loco ha biturum, eique cùm ad viftum, tùm etiàm ad usum neceffaria,
grato animo communiçaturum, et fuppeditaturum, ejusque poftea ros
apud me eodem loco 9.quo germanos fratres, eofque, libanc artem
addifcere volent,absque mercede, fyngraphâ edoctu [ocr errors][ocr
errors][merged small] rum &c. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Da
un'altra poco inferiore ingratie tudine spero vi guarderete voi, che ambite
avanzarvi per la via delle virtù, et è, che se sarete da qualche vostro come
pagno fatti chiamare à dar consiglio, ò in loro assenza sostituiti à curare
tal* uno de' suoi Malati, non tramerete contro loro insidie, per subentrare in
sua vece, stanteche tal’enorme ingratitudia ne, non è usata, fe non da quelli,
che sono ignoranti, e che diffidano per la buona via delle virtù potersi
avanzare ; e per tal cagione si servono di quella del vizio ; Onde con ragione
consigliava Ippocrate al Medico à non prevalersi delli Softituti ignoranti,
ftanteche de’loro errori ne resta debitore colui, che li propone, in questo
caso però non ne re, steria punto debitore, poiche pagheria il mancamento commesso
con la sua elpulfionc, et affinche non abbiate da ri, cevere fimile
ingratitudine v'iinpegnerete quanto meno potrete di promovere ignoranti, e
maliziosi, 34 0 fono e € L'Invidia, che per lo
più proviene dalla mancanza di ciò, che fi desidera, è da altri si vede
possedere, come la po. trere seguitare senza condannare voi stesi inabili à
potere conseguire ciò, che bramate, avendolo potuto ottenere un' altro vostro
compagno, questa non vi avyedete, che vi fà dichiarare da voi medesimi da poco,
e codardi ? Onde impiegherete aflai meglio tutto quel tenipo,e pensieri,che
malamente li spregano [ocr errors][ocr errors] in invidiare il bene
altrui, con cercare di conseguire ciò, che desiderate, per le sue yie proprie,
et oneste, e credetemi, che questo vizio non regna se non negli animi vili, e
codardi, trà quali voi, che avete abilità, e spirito vi dovete vergognare di
esservi annoverati,e tanto maggiormente, che questi viziofi furono da Democrito
giudicati ancora stupidi, ed ignoranti,allorche ad Ippocrate disse:(a) Et certè
fufpicor pleraque in Arte tuâ aut per invidiam, aut per ingratitudinem palàm
contumeliâ affici ; et in appresso dice, Cum fint ignorantes, quod melius eft
dama nant, calculoruin enim fuffragia stupidis attribuuntur, nequè ægrotantes
fimùl ap probare volent, neque ejusdem Artis focii bi teftimonio
confirmare, cùm invidia obfter Gr. Veritatis enim nulla eft cognitio, nei
què teftimonii confirmatio, Ed è certamente cosa assai difficile, i che
li seguaci di simil vizio poffino con tenersi nel semplice desiderio di
ciò, che da essi è invidiato, senza passar più oltre [ocr errors]
ne (a) In epift.Damaget. in procurarlo ancora, e con modi
ignominiofi, anziche si serviranno talvolta della calunnia, e dell'inganno, per
confeguirlo, e vi pare, che simili maniere fiano degne del vero Medico
rationale ? Quando Ippocrate (b) giurò, che : Medicum ratione utentem, alterum
numquàm invidiosa calumniaturum? Mà che siano modi praticati solamente da
quelli, che Forensem quæftum fectantur, trà quali non faria convenevole, che
voi fofte annoverati. Mà acciocchè possiate mantenervi lontani da simile
obbrobrioso yizio, sarà necessario, che vi dia alcuni utili avver. timenti, che
sono: Vedendo yoi avanzare qualche vostro compagno nellinegozj,è cosa nacurale,che
fentiate dentro di voi un certo stimolo, che incomincicrà da principio a farvi
contriftare,e questo sarà appunto il primo seme, che insinuerà dentro di yoi
l'invidia per farvi divenire suoi seguaci, di questo, affinche efla non trionfi
di voi, è servitevene disprone per avanzarvi ancor voi, con
imitarlo, se il detto vostro compagno opererà conforme si deve, ò
di remora, fe vedrete, ch'egli si avanza per la via del vizio, ed
in tal caso, con riflettere solamente, che à voi non conviene d'invidiare
ciò, ch'è disdicevole al vostro onore, detto seme verrà in un tratto diItrutto.
In oltre sappiate, che non dovete rimirare solamente l'efteriore comparla, che
fà il vostro compagno, mà ancora dovrete rillettere à quanti disaggi, che
talvolta soffrirà egli per effajalle fatiche eccellive,all'inquietitudini
grane di, alla scarsezza del tempo, ch'egli hàg che gli toglierà
ancora il riposo necessario, le quali cose se tutte le rifletterete,
certamente in vece d'invidiarlo, più tosto lo compatirete, e direte con
Virgilio : Non equidem invideo miror magis. A tempo di
Seneca vi era un certo vizio vagabondo, chiamato da lui Core curfatio, che
necessitava li suoi scguaci andar girando continuamente per las I 2
Città [ocr errors][ocr errors] Città allo sproposito cercando li negozi
senza aver prima determinato nella loro mente quali, mà solamente quei, che à
ventura si presentavano loro d'avanti, e questo tal vizio lo descrive
per un'inquieta dapocaggine, un perdimento di tempo, con non altro
profitto,che d'una certa stanchezza di corpo,acquittata per tanto girare ora in
quà, ora in là. Galeno, conforine egli riferisce nel principio del suo
merodo, fù da alcuni di quelli, che pareva, che l'anassero più degl'altri,
stimolato fortemente à seguitare questo vizio, dicendogli, che se non
tralasciava d'essere tanto indagatore del vero, e non si accomodava allo stile
di quel tempo, d'andar girando tutta la mattina, à visitare per complimento li
Signori, e la sera d'andare à cenare seco, non saria stato amato, nè averia
contratto le loro amicizie, riferendolo appunto in tal guisa : Me verò ex iis,
qui me unicè diligere funt visi, nonnulli fæpè increpant, quòd plus justo
veritatis studia Jim addiétus, quafi nec mibi ipfi ufui, niec ipfis
[ocr errors] [merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged
small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] ipfis in totâ
vità fim futurus, nifi, et ab hoc tanto veritatis indagande studio
defiftam, da manè salutando circumeam, vefperi apud potentes cænem.
His enim artibus tum amari, tùm amicitias conci liari, tùm
verò pro artificibus haberi &c. Ed in tanto non volle egli
condescende re à farlo, perche la giudicò per cofa impropria
di chi era seguace di ottimo Maestro, soggiugnendo in appresso da poi
averne commendato alcuni di que fti : At horum nemo, nèc mane
potentium fores ipfos falutaturus, nè vefperi cænaturus frequentabat, fed
ficut Hefiodus cer, cinit : Namque alium ditem cernens
cui deeft, quod agatur : Ipfe folum vertit tauris, et semina
ponit. Onde fuggirete ancora voi simile vizio,
se desiderate d'essere veri seguaci d'Ippocrate. La
Pertinacia, e lo spirito di contradizzione sono due difetti nel Medico di
sommo rimarço, e non si possono per con [ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] I 3 conto
alcuno in lui scusare ; se vi contaminasse mai il primo, vi costituirebbe
ignoranti, cogliendovi quella bella proprierà, che hanno li Dotti, ch'è :
Sapientis eft mutare confilium ; vi faria anche di peggio,che vi costituirebbe
simili alle bestie, perche farebbe divenire ancor voi incapaci di ragione, e
perciò venendo esclusi dal commercio degl'uomini savj cosa fareste infectaci di
simile vizio? Se poi, che Iddio je me liberi fofte invali da quel 'cattivo
spirito di contradizzione y guai alli vostri Infermi, perche venendo loro
proposto da altri ciò, che si deve, e voi non volendo, che fi eseguisse, mà più
tosto in vece di quello, altra cosa contraria, come anderebbe l'a cura
facendosi à vostro modo, se foste ancora pertinaci? Ippocrate insegnò à questo
propofito ciò che si debba Fare, e che ne risulti di male facendosi
diversamentc, et è:(0) Neque fanè indecorum fuerit fi Medicus in rei præfentis
anguftiâ, circà agrum verfaturz imperitiæ etiam tenebris circumfufus, alios
quoque accerfiri jubeat, quo communi confilio, que in rem agri sunt
disquirantur, et illi ad præfidiorum facultatem operas fuas confoTint; e cosa
ne seguirà seregneranno trà di essi questi vizj? De eo munimini ambitiosè
contendere, se ipfos ludibrio exponere, Sicchè voi, che sperate divenire veri
Medici Ippocratici, vi converrà tenere lontani da voi tali vizj, che tanto vi potriano
pregiudicare. etiam [C] Hipp.præcept. L'Avarizia fù talmente odiata
da Ippocrate, che se avesse potuto l'averia del tutto sbandita dal mondo,
poiche scrivendo à Crateva erbario famofiffimo de' suoi tempi, così appunto gli
manifeftò il suo desiderio : Quod si Crateurs amaram pecuniæ cupiditatis
radicem excindere poffis, ut nulla ejus reliquia extent, hoc probè teneto, quod
unâ cum hominum corporibus, etiàm malè affeétos purgaremus, fed hæc quidem in
votis habenda : Tanto scrisse Ippocrate, con tuttoche non gli fossero ancora
giunti à notizia li documenti di Demnocrito, cheportandosi poscia alla sua cura
in Abdera da lui medesimo sentì, trà quali vi fù questo contro l'avarizia: (d)
Quinàm enim Leo aurum defolium in terrum abdidit? Quinàm Taurus, alienum
ufurpandi cupiditate, ad prælium impetu quodam delarus eft &c. e con
ragione così esclamava Democrito scorgendo l'uomo caduto in tal vizio peggiore
de'bruti. Quanto mai cresca la deformità dell'ayarizia in chi è avanzato
negl'anni sentitelo da Cicerone:(6) Avaritia senilis vituperanda eft maximè :
Poteft enim quidquañ effe abfurdius, quàm quo minus via restat, eò plus viatici
quærere? Mà più d'ogn'altro la saria obbrobriosa nel Medico, perche
essendo stato da Ippocrate dichiarato fimil vizio per male più grave della
pazzia, cgli farà tenuto non solo di crederlo tale, mà ancora di medicarlo,
onde se in vece di far ciò lo procurasse, ecustodisse in femedesimo con diletto,
in qual trascorso egli incorreria? E certamente più grave, e me [d]
inefiß.Damag. [e] In Cat,Maior. [blocks in formation] e meno scusabile
faria, che in ogn'altro, per non aver egli apprezzato li documenti d'un tanto
Maestro, che sono li seguenti: (f) Miserabilis sanè eft humana vita, quòd ad
eam totam intolerabilis are genti cupiditas, velut hybernus flatus pervaferit,
ad quem morbum infania graviarem curandum, utinàm Medici umnes potiùs
concurrerent. E lo dimostra in termini precisi altrove, () dove così
saggiamente consiglia : Neque verò exigenda mercedis cupiditate duci oportet,
nifi ut ad artem edifcendam tuos inftruas, fuadeoque nè in eo inhumanitèr nimis
te geras, fed et opum affluentiam, et facultates refo picias, interdùm gratis
cures, itaùt memoris gratitudinis potiorem,quàm præfentis existimationis
rationem habeas. Quòd fi thofpiti, vel egeno largiendi occafio se te offerat
his, vel maximè fuccurrendum eft. Qui enim erga homines humanum fe exhibuerit,
is artis amore teneri censetur. Cofa dirà l'Avaro, et altri viziosi leggendo,
tanti ottimi consigli, dati loro da Ippo crate? [f] In epif. Senar.
Abderit. [5] Inlibede prai: [ocr errors][ocr errors][ocr errors] crate 2
Mi persuado; che quello appunto, che diffe Quinto Pecilio Pretore Urbano,
riferito da Livio, allorche ebbe terto li libri di Numa Pompilio, che erano
stati tanti secoli sepolti : Se fe eos in ignem coniecturum, perche, dos legi,
fervarique non oportere; e questo perched non per altro, perche egli era
Pretore, e non gli compliva, che altri sapessero, che molte cofe, ch'egli
faceva erano mal fatte, poiche que' libri altro non contenevano, che di
rimuovere ciò, che non era ben fatto, e ciò, ch'era sommamente pregiudiziale al
popolo, trattandosi in quelli De diffoluendis falfis religionibus. Questo
vizio certamente non farà scusato da chi è di mente sana, nè da chi ben
riflette à quanti disaggi mai soggiacino li miseri Avari senza potersi sapere
ad utile di chi lo faccino. In beneficio proprio certamente che nò, poiche non
altro, che travagli ne ricavano dal cumulare, che fanno ; A prò degli Eredi 2
nè tampoco, perche se potessero immaginarsi, che gli Eredi volessero
go [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged
small] godere con ispendere liberamente, priveriano fubitamente dell'eredità,
fic. che di questi solamence Padrone ne rimarrà l'avarizia, inentre per
sodisfarla esi cumulano, c questa, che ne farà di tanti avanzi ? facilmente non
sapenda servirsene li consegnerà al lusso, affinche disipandoli in un tratto ne
impingui altri Avari. Ippocrate odiava il lusso grandemente, à segno, che
compose un libro contro di effo, ch'è appunto quello De Decenti ornatu, nel
quale non solamente incarica à Medici di fuggirlo, mà dà ancora per cagione del
lusso il modo di distinguere li veri Medici da Parabolani, de quali ultimi
parlando, così dice: Si enim conventu facto ambitiofa, e quem fuofâ fuâ
profeffione decipientes in urbium circulis verfantur, Quos ex veftitu, cum
cæteris ornamentis, quis cognofcere poterit, quin etiam quò fumptuofiùs ornati
fuerint, cà majori odio adversandi, ab eis, qui eos confpexerint, fugiendi ;
dove de veri, e buoni Medici cosi ne parla : Quia bus [ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] bus non ineft exquisitus, nequè
cariofus ornatus, qui fe fe excultus venuftate, cu frugalitate, non tam ad
fuperfluam curiofitatem,quàm ad optimam existimationem, prudentiam, e animi moderationem
compararunt, ad inceflum verò eo femper sunt habitu ; Sicchè dal Medico seguace
d'Ippocrate devesi fuggire il lusso per quanto gli preme la propria riputazione
; certe mode straniere, e galanti non gli competono, come si legge (b):
Peregrie nus cultus immodicus calumniam tibi com. parabit . Tiberio
s'ingannò, allorche propoftofi in Senato di proibire il gran luffo di quei
tempi, essendo egli di sentimento contrario, persuadendoli, che in lasciarlo
correre à briglia sciolta, da se medefimo si faria stancato, e perciò disse :
Nos pudor, divites satietas, pauperes egestas in meliùs mutet; qual vergogna
ne' suoi {moderati succeffori punto non si mirò mentre in Nerone si vidde à che
segno s'inoltrasse il lufto. Mi persuado però,ch'egli si volesse ingannare per
altro fine politico, mentreche girandosi dal lusso
continuamente la ruota della fortuna, gli compliva più di vedere tante
muta. zioni di stato ne' suoi sudditi, che disau. torato chi li
cagionava, e tanto mag giormente che avendo questo vizio un dominio
tirannico s'uniformava al suo governo . Tiraneggia per verità il
luffo li suoi seguaci, mentre l'impoverisce e vuole eliggere da
tutti gradimento di quanto male fà loro. Ordina, che dalla Persia,
e dall'Indie sia trasportato un drappo non più veduto, forza li suoi
sem guaci à prenderlo ad ogni maggior coito, e fà, che oltre il gran
dispendio ringrazjno quel Perfiano, quell'Indiano ancora, che lo
portò, perche appagò il loro desiderio, li quali ne resteranno facilmente
ammirati, non meno di quello ne rimanesse Tacito, allorche li
Romani per abbassare gl’animi dell’Inglesi, li fecero assuefare à molti
costumi loro, e da essi non più praticati, e l'appresero per
foimo favore, mà ben se ne ayvide Ta [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
cito del fine, che in ciò si aveva dicendo: (i) Que humanitas cenfebatur, cùm
efet Species fervitutis. L'Infedeltà, e Fellonia sono vizi confederati, e
detestabili in ogni qualità di Persone, mà più d'ogn'altro nel Medico,
posciache ogn'uno ciò, che ha di più prezioso, che sono la vita, e l'onore
glielo fida; Onde se csso mancaffe, à cui gli prestò tanta fede, che gastigo
mai li potrebbe trovare de' maggiori, che lo potesse punire à bastanza, avendo
commesso un reato di fimil forta, un mancamento di buona fede ? Sicchè odiateli
pure simili vizj esecrandi, conforme l'abborriya Ippocrate, non volendo
insegnare la Medicina à chi non aveva giurato prima sù tutte le Deità ciò,che
segue, cioè: (1) Nequè cujusquam precibus adducturus, alicui medicamentum
letale propinabo, neque hujus rei author cro, nequè simili ratione mulieri
pellum subdititium ad fætum corrumpendum exhi bebo, In Vita
Agricola. In lurejuri Hippocr. [ocr errors][merged small][ocr
errors][merged small] bebo, fed caftam, ab omni fcelere puram, tùm vitam, tùm
diatem meam perpetuò præftabo . Sicchè con ragione, e con giusti motivi verrà
escluso chi mai in fimili vizj cadesse dall'effer vero Media co, e degno
seguace d'Ippocrate, Non è piccolo difetto nel Medico l'essere troppo
curioso di quelle cose, che non fanno al suo mestiere, conforme tra l'altre
sono li fatti domestici de' suoi Infermi; onde da tal vizio ye ne dovre. te
aftenere,perche tal curiosità vi potria tenere distratti da quel negozio, à cui
dovete principalmente applicare, ch'è il ben dirigere le cure de vostri
Infermi, come y'astringe il giurainéro d'Ippocrate,ch'è questo:In quafcumque
domos ingrediar, ob utilitatem Ægrotuntium intrabo. Mà di più di questa
ancora può efa fere viziosa la troppa curiosità delle cose moderne, e
peregrine, e particolarmente ne' Medici giovani, che non pofsedono ancora la
Mcdicina à quellas perfezzione, che fi richiede ; onde da questo vizio
v'asterrete, sì perche vi fa [ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr
errors] ria divagare inutilmente in cose, che ancora dal tempo non sono state
ben digerite, come ancora vi terria lontani da ciò, che farà necessario di
fare, cioè d'impossessarvi bene di quanto è stato da molti secoli confermato, à
segno, che diverreste periti nelle novità incerte, rimanendo inesperti
nell'accertate da lungo tempo, quali poscia sentendole vi giugneranno nuove,.
sopra di che mi riporto à ciò, che disli nella secondas Giornata, nella quale
mostrai, come vi dovrete regolare per divenire Medici. Solo ora vi foggiugno
quello, che à questo proposito ne dice Ippocrate, ed affinche meglio
discerniate tutto il vizioso, per tenerlo lontano da voi: (m) Multæ namque ad
ambitiofam quamdam operam comparat& videntur, ea videlicet, qua de nulla re
utili quaftiones agitant ; E quali siano le cose utili nella Medicina, lo
spiega in appresso soggiugnendo : Priusquàm verò ad Ægrum ingrediaris, fac
cognitum habeas quid agendum fet ;. ple(m) De dec.org. che
pleraque enim non ratiocinatione, fed au» dia xilio indigent : E se ciò
non fosse chiaro ida à sufficienza passiamo al libro De Fractua
cioè ris, dove parlando de' Medici, qui sao da pientiam fibi falsò
arrogant, così chiaracha mente dice : Verùm enimverò multa hoc stil modo hac in
arte æftimari folent. Quod la enim peregrinum eft, nèc dùm conftat an en utile
fit, confueto, quod jam norunt utile elle anteponunt, quodque ab ufu
communi day abhorret ei, quod eft probè cognitum ; e non evi vi sia discaro di
sentire quanto mai à ci proposito redarguisce Ippocrate coloro, ei che vanno
cercando le belle idee : (a) ei Hujufmodi igitur, ubi præellem non tàm de
vi curandi ratione cum illis conferrem, verùm, m ut auxilium ferrent audactèr
peterem : Veo d. nuste enim cognitionis intelligentia apud eito istos Sparfa
eft, cum igitur, bi ex necesitait; te indocti existant, eos ad utilem
exercitaci- tionem cohortor, ubi prçceptorum cognitione .: deftituuntur.
L'Ozio padre di tutti li vizj, se non t; lo terrete lontano da voi, vi potria
farperdere tutto ciò, che di buono aveste mai acquistato; Egli è capace di
farvi nauseare le virtù, d'arrestarvi nel mezo della vostra carriera,
d'abbatęrvilo spișito, e finalmente di trasfigurarvi in quella mostruosa
figura, che più sarà di suo genio, e sențite appunto, come ne parla Ippocrate
di questo pessimo vizio: (b) Quod enim otiofum eft, nilque agit ad improbitatem
viam affectat, ad eamque rendit ; Talmente che per divenire voi yeri Mcdici,
dovrete fuggir l'ozio, deftruttore d'ogni yostro bene; c per ciò farç, vi
dovrete ancora astenere dalle frequenti musiche, dalli ridotti de' Novellifti,
e da altri consimili divertimenti, ne? quali non si puol'acquistare altro, che
dį pascere inutilmente la curiosità, ed il proprio genio, e ciò con ragione fi
puol giudicare tempo perduto, perche profitto alcuno da essi non se ne
ricava. Gran infortunio sarebbe della Me. dicina, quando v'entraffe la
Malizia à corteggiarla, avendo questa già impa rato (h) Dedecenti
babits, [ocr errors] rato adimitare tutte le bạone virtù con finzioni
soprafine, ed in che guisa, ne parleremo più diffusamente in appresso;
Solamente ora vi avvertirò, che se tal? uno di yoi reftasse mai inferrato
da fimi31 le vizio diyerrebbe subito uniforme à 1 quei Medici descritti da
Ippocrace :(9) Qui quidem Perfonarum, quæ in Tragediis producyntur maximè
fimiles esse videntur ; mentrechę farebbe tante comparse difi ferenti,
quante gliene dettasse la sua madi lizia nelle congiunture à lei opportune, ci
mà come termineria la tragedia lo moAd stra Ippocrate chiaramente doppo aver N
avvertito, che Orium, ignavia mali tiam quærunt, soggiugnendo: (d) Hi
enim - Sunt, qui fora frequentant, ruditate, ac Ti infcitia sua imponentes, et circulis
Civita tum verfantes ; Talmente che per non cheffer yoi posti nel numero
di Parabolani necessariamente vi converrà fuggire, afe e detestare fimil
vizio . Il timore, e l'ardire, con tuttoche K 2 sem(c) In Hippocratis
lege. (d) Hippoer.de dec. habitu. [ocr errors][ocr errors]
2. [ocr errors] sembrino trà di loro contrarj, nulladimeno vengono molto
biasimati da Ippocrate nel Medico, dichiarandoli in lui per segni viziosi d'ignoranza,
dicendo egli : (e) At verò imperitia malus eft thefaurus, malaque opes
reconditæ iis, qui ram tùm opinione ipfi, tùm revera possident fecuritaris
animi, du lætitiæ expers, timiditatis, et audaciæ nutrix; Ac timiditas quidem
impotentiam, Audacia verò artis ignorationem arguit. Perloche non di potrete nè
segúitare, nè scusare, nè anco sotto lpecie nel primo di circospezzione, e nel
secondo di spirito, perche diversi sono trà loro il timore, e la
circofpezzione, l'ardire, e lo spirito . Il timore vi farà perdere l'occasione
pronta, che vi si presenterà di operare per non faperla voi conoscere, ma non
già la circospezzione, che nasce dal poffe dere molto bene ogni danno, ed ogni
profitto, che ne poffino risultare da ciò, che voi farete, onde questa vi
renderà folamente per breve tempo irresoluti, e fino (e) Hipp Text.
[ocr errors][ocr errors][ocr errors] e fino a tanto, che averete bilanciato il
bene, et il male, e conosciuto, ch'avrete quale delli due prevalga, sarete
prontissimi esecutori di quanto avrete deliberato. L'ardire poi per essere
temerario vi porterà con violenza ad operare, onde non vi farà diftinguere
quando ve ne dobbiate servire, dove, che lo spirito, che vi rende perspicaci,
et accorti, Ve. lo farà ben capire, quando fia tempo. opportuno di farlo,
conforme egregiamente avverti Ippocrate : (f) Temeraria namquè proclivitas, do
promptitudo,quam. vis valdè fit utilis, despectui eft, at confiderandum quando
bis uti liceat. L'Odio è un vizio, che trà li maggiori può divenire il
primo, quando fi stenda fino alli ultimi confini della sua iniquità, cioè alli
benefizj ricevuti, pafsando allora à quell'esecrando reato, che solamente trà
gl'uomini regna, esfendone le bestie più fiere esenti, conforme da tanti esempj
registrari nello Istorie si può comprendere, et in ispecie di (f) In
lib.de Medica [merged small][ocr errors][merged small] K 3 [ocr
errors] [ocr errors] di quel fiero Leone, che nell'Anfiteatro Romano il' véce
di divorare il suo Beriefattore condannato ivi ad bestias, lo difese dalla
violenza delle altfc, mà quellos che si rende più considerabile, si è, che alle
volte', quanto č maggiore il benefizio, tanto più viene perseguitato dall'odio,
giacchè al parere di Tacito: (g) Beneficia coʻusquè leta sunt, dùm videntur
exfolvi poffe, ubi multum antevenere pro gratia odium redditur; Darebbe l'animo
à voi non dico di seguitare' vizio sì obbrobrioso, e ripugnante' ad ogni
in il pretesto del naturale di chi lo segue, inclinato a farlo, per non potersi
moderare. Senticenc però prima d'impegnarvi à ciò, cosa ne diffe ad Ippocrate,
quel grand’amatore della giustizia Democrito:(b) Plerique' verò quæ natur&
hoc adSéribentes Benefactorem odio' habent, co parům abeft ut indignè ferant fi
debitores effe puténtur, fed eu pleriquè artis ignorantiam in se ipfis
habeotes, a imperiti (g) Annal. lib.4. [h]. Epiß. ad Damageexiftentes, id
quod meliùs eft purgant intero stupidus enim fiant suffragia.
Talche il solo sospetto d'essere infetti da un fimile
vizio, vi renderia incapaci per sempre di quanto voi bramate
conseguire. Quanto mai sia difficile d'esprimere tutte le trame
dell'ingarinoz ed impostura, sentitelo riferire da Ippocrate in tal guisa
: (i) Difficile eft multorum malorum machinatricem folertiam verbis
exprimere, cum eorum fit infinitas quædami din bis cum dolofis conimentis
prava mente inter le conversentur; apud eos autèm virtutis modus habetur, quod
eft deteriùs; mendacia enim amant, do in bis fe exercent,
voluptatis ftudium extollunt; legibus minime parentes a
Certamente che meglio non fi poteva da Ippocrate esprimere l'inganno
vizio tanto diletto da' maližiofi Impostori, mentre da questi li modi più
improprj, che si praticano sono credati per loro virtù, nè fi seguita da efi
altro studio, che della menzogna, nè fi atten de (i) In
epist.Domaget. [merged
small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] K 4
1. avendo de ad altro, che à piaceri,
e diversimenti, fenz'alcun timore di gastigo. Le tristizie di costoro non
si pofsono mai à bastanza esprimere, stanteche, fingendosi questi
Mcdicis con modi improprj. accreditano li loro medicamenti, non
punto di rossore ne di servirsi di testimoni corrotti, che con menzogna:
attestino il gran giovamento, che das quelli ne ricevettero con tuttoche non se
ne fossero mai prevaluti, nè di ripromettere ne' mali incurabili quella certa
salute, che non è in potere de' Medici,, quantunque espertislimi, il farla
conseguire ; In oltre giudicano graviffimi, e inortali tutti quei mali, benche
di sua natura leggieri, purche rechino aglo Infermi qualche apprensione,
affinche credano questi esfere stati mediante la. loro virtù risanati, e
d'avantaggio, per non essere riconvenuti d'aver errato ne? pronostici, parlano
con doppio linguag. gio, à tal’uno diranno, che quel tale Ammalato deve
necessariamente morife,& ad altri, che deve infallantemente mie
[ocr errors] rllanare, per avere pronto si nell'ano, che nell'altro evento chi
contesti la loro, fimulata perizia in sapere ben prevedere gl’esiti de' mali;
Milantano in oltre costoro i loro grand’arcani, con i quali fi vantano d'avere
refuscitato molti, già fatti spediti da Medici. Solamente dico. no con verità,
che in mano loro niuno. muoja, perche ridotti che li hanno in: pessimo stato di
salute, abandonano li loro Infermi, non potendoli più lusingare con le solite
false speranze di salute, de' quali prima fi servivano per ifmugnere le loro
borse. Per inantenersi poi in creditozli pongono forto alte protezioni, e
sfuggono d'incontrarsi con Medici dotti, ed esperti, non porendo ftare à fronte
con chi ben sa discoprire la loro ignoranza . Al divino Ippocrate furono note
alcune di queste verità, mentre egli (1) così ne parla : Qui igitus in
ignorantia profundo fubmerfi funt, ij prædicta ( cioè l'operare con ingenuità)
minimè percipiunt, cum Medici nomine iz digni [] Intib.præcepat
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] 'digni re ipfà comprobent ;
quàm repente evetti fint, fortune tamén egentes per die vites
quofdam ex anguftiis emergunt virique es éventu nominis celebritatem
adepti &c. ed in appreffo : Qui certè ad curationem non accedunt ;
ubi vident miserabilcm effe affectionem, c ejulatibus plenam, aliorum-Medicorum
congreffum fugiunt; e in altro luogo: (m) Qui igitur eos reprébena
dunt qui viltis à morbo manus non admovent, non minùs adhortantur ad ea fufcipienda,
quæ attingere fas non eft ; quàm que fas eft, in eoque apud eos qui
nomine tenus Medici sunt admirationem fibi conciliant, ab artis verò
peritis ridentur. Mà crescerebbe più oltre ancora l'iniquità di
costoro, quando ; che unisfcro alle loro male arci l'ippocrisiaj conforme che
più volte si è osservato' ins ral'uno di essi,che postosi adosso un'abito di
fimulata penitenza, e' čutto umile con li seguenti artificj procurava di
maggiormente accreditarli. Introdotto, ch'egli era clandestinamente in
qualche cura (m) in lib.de Arte, čura, doppo di aver fatte
molie insolite, ed affetrate offervazioni intorno all'Ammalato, cosi
incominciava à parlare : Io coinpatisco infinitamente li Signori Medici, che lo
curano s perche questo è un male'assai oscuro, e difficile à ben curarsi, non
essendo ciò da cutti, fin qui scorgo, che hanno fatto tutto quello, che
sapevano", nè io drdisco di biasimare ciò, che fino ad ora harino fatto,
perche quest'abito ; che porto in doffo non mi permette di dir male del mio
prosimo, nè di togliere la riputazione à Profeffori cotanto accreditatie tanto
maggiormente, che quando anche non foffe ftato fatto a fuo' dovere ciò, che si
è fatto sin’ora', non siamo più in tempo d'impedirlo, dico bene, che io
peccherei mortalmente, se non' dicelli libera.. mente ciò, che debbasi fatie in
avvenire, questo male à conto mio và curato in tal guisa : Primieramente gli si
devono dare i tali, e tali' rimedi, e dipoi develi fare in questo modo, e ac fi
opererà diversamente, io mi protesto che questo poveroInfermo se ne morirà
quanto prima ; e lo. vedrete con vostro cordoglio. É fe tal
uno degli astanti più prudente lo pregava d'abboccarsi con li Medici della
cura, à fine di comunicar loro questi suoi sentimenti, ei ricusava tal
congresso, con pretesto, ch'essendo odiato da tutti li Medici per
la sua ingenuità, e dottrina non fariano mai condescesi à quanto di
buono egli avesse proposto, onde, che reputava non solamente superduo
tale abboccamento, må ancora non praticabile da un suo pari, che deve,per
l'umiltà, che profetava, effere injinico delle difcordie; onde avessero
pure fatto ciò, che ad esli pareva, e piaceva, bastando gli d'aver
accennato il gran pericolo, ed il modo insieme più sicuro da
sfuggirlo per mera carità di giovare à quel povero Infermo così
aggravato, non già per interesse alcuno, da cui egli n'era lontanisiino.
Infinite confusioni cagionarono simili parole pietose in più cure, stanteche
tal’uno de' più creduli, che vi si trovorno presenti, diffe : Sentiste, con
che [merged small][ocr errors] modestia parlava quel sant'Uomo, se
non fosse così scrupolofo, oh quanti errorici averia discoperti, commesli da'
noftri Medici ignoranti in questa cura ! Si vede però, ch'egli intende, perche
hà fatto certe osservazioni particolari intorno all'Ammalato, che non le
abbiamo vedute fare da' noftri Medici. Ed altri di più consigliavano à
licenziare tutti li Medici per farlo curare da esso folo, per-. fuadendofi,
ch'egli l'averia certamente guarito . Quali danni ne riportino li poveri
Infermi da costoro, che Medicorum congreffum fugiunt,gli espresse assai bene, e
con pochissime parole Ippocrate nel sopracitato libro, dicendo ivi; Ægroti verò
dolore conflictati in utrâque improbia tate natant ; cioè in quella
dell'ignoranza, e dell'inganno di simili viziosi Impostori. Quello però,
che reca non ordinaria meraviglia si è, che il popolo più volte caduto à dar
fede à fimili viziosi Impostori con danno notabile, et evidente della propria
falute ritorna di bel nuo nuovo a creder loro, et à restarne
insieme nuovamente deluso, conforme ancora che con tutto abbiano questi nociuto
à molti, niuno contro di essi dell'offesi ne fà risentimento, e la cagione di
ciò / non puol'essere altra, che godono questi quel vantaggio, che hanno le
donne di mala vita, da cui ne s'allontanano molti, che da esse furono
danneggiati, nè alcuno contro di esse ne fà rilentimento proporzionato al male
ricevuto', e ciò cre. do, che segua sì nell'uņo, che nell'altro caso,per la vergogna,che
ogn’uno di essi hà di manifestarsi con atto publico per imprudéte, onde perciò
pazienta,e ţaçe. E finalmente se per disaventura un fimile yizio
contaminafle mai il Media co dotto, ma politico, oh quanti danni ancor peggiori
di questi apporteria à molti, posciacchè inestandosi al ben radicato sapere
l'inganno, e l'impostura, che frutti velenosi mai produrrią unas fimile pianta
? e nocenda questi senza effere creduti nocivi, non solamente trà l'idioti, mà
ancora trå li più cautelati, e cir. ) ) e circospetti
troveriano lo smaltimento, c per non diffondermi più oltrc, dirò solamente che
il Medico dorco, e politico, quando che fosse divenuto Impostore, avendo egli
perduto la sua ingenuità diverrebbe allora non solamente tiranno de' suoi Infermi,
facendo loro arţificiosamente credere, che da esso depende lą loro falute,
anziche la vita isteffa, e che non poțriano nè pure un momento di più yiyere,
quando si allontanassero dal suo consiglio,& ajuto,mà ancora di tutti gli
altri Professori ingenui, potendoli conculcare à suo piacere per prevalersi
egli delle frodi somminiftrategli dall'inganno, alle quali non potendo
contraporre le proprieşper esserneprivi,conviene loro cedere, per non sapersene
schermire, giacchè Års luditur Arte. Fuggite dunque yoi, che ambite di
mantenervi ingenui, e divenire veți Medici fimil vizio, e voi, à cui specta
d'invigilare alla publica salute. Non tantum tollerate nefas hanc tole
lite peftem. Ded [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors] Del miserabile vizio dell’Ignoranza poco sarà d'uopo parlarne, sì
perche vi è già nota la sua deformità, sì ancora perche vi vedo incaminati à
gran passi per la strada della sapienza,solamente vi riferirò per vostra
consälazione, affinche prestamente ne diveniate veri possessori di questa, ciò,
che Ippocrace à questo proposito insegnò, con una bella somi glianza, et è:
(n) Non alitèr enim ac Miniftri, et Miniftræ in domibus tumultuantes, ac
ceriantes, fi quando de repente eis hera adfuerit, attoniti conquiefcunt, fimilitèr
etiàm reliqua animi cupiditates malorum, hominibus funt administre, at ubi
fapientia in conspectum fe dederit, tanquàm mancipia reliqui affe&tus
difcedunt. Insegna parimente Ippocrate nell'iscoprire li seguaci di tal vizio
il modo da conoscere li Medici ignoranti, mà di ciò non devo parlarne, perche
il mio fine è diretto à detestare li vizj, fenza andar cercando li viziosi. Non
però tacere devo il gran danno, che questi apportanoalla povera Medicina
riferito da Ippocrate irel principio della sua legge in tal guisa : Omnium
profectò artium Medicina nobilisfima, verùm propter eorum, qui eam exercent
ignorantiam c. omnibus artibus iàm longè inferior habetur . Finalmente
con la Maledicenza terminerò io ancora di dir male de vizji questa è un vizio
assai incivile, perche opera sempre contro li buoni costumi, e contro la
civiltà, questa certamente non si dovrà seguitare da voi, venendovi da
Ippocrate tanto proibita nel libro : De Medico, che in tal guisa incomincia:
Hoc fcripto Medico imperamus, eo dicimus, dove tra l'altre cose, che coinanda
vi sono le seguenti: Ut animi temperantiam excolat, non taciturnitate folùm,
verùm etiàm reliquâ totius vitæ moderatione, bom nis, ac honeftis fit moribus,
et æquus in omni vitæ confuetudine fe præftare debeat ; Le quali cose come le
potrete osservare, essendo maledici ? Ed affinchè meglio comprendiate quanto il
ben moriggerato Ippocrate odiasse questo vizio, passia L mo
[ocr errors] mo à rillettere ciò, ch'egli dice nel libro De Arte, il
quale comincia così : Non nulli turpitèr in sectandis artibus
artifi. cium suum collocant, neque id, quod facere Se credunt
meo quidem judicio obrinent, sed Jue scientia oftentationem
faciunt aci E poi soggiugne : Qui verò ea, quæ ab aliis sunt
inventä inhoneftorum verborum artificia contaminare contendit, nequè
quida quàm corrigit, fed à peritis inventa, apud imperitos
traduçit . Is fanè prudentice exiftimationem tueri velle non videtur, fed
potiùs naturam fuam, aùt ignoratiam nem malitiosè prodere : Solis enim artium
ignaris, hoc opus competit, qui ambitiofiùs quidem contendunt, neque tamen
improbie tate suâ ullo modo præftare poffunt, ut aliorum opera, vel recta
calumnientur, vel non recta repræhendant : Eos igitur, qui in alias artes hoc
modo invadunt,coerceant, fi poffint, quibus hæc cura eft, quorumque id
intereft. Vedete voi à che segno odiava il divino Ippocrate li maledici, che
voleya, che fossero ristretti, essendo indegni di convivere tra uomini di
ono. re [ocr errors] [ocr errors] re. Crederei, che quanto hà detto
cosi chiaramente, et al propoliço Ippocrate vi pofsa bastare per odiare un
limil vizio, e tanto maggiormente se rifletterete, che quanto voi direte di
male degli altri, altri ancora ne potranno dire di voi, ficchè parlate bene
degl'altri, Ò tacete Țacerò ancor Ia per non nausearvi di vantaggio nel
descrivervi la laidezza di tutti gl'altri vizj, sperando, che ciò, che vì hò
detto di questi pochi,pofsa baftare, per farvi prendere odio a tutti gli altri,
ed à quel segno, che li viziofi lo porteranno facilmente alle virtù, qual? odio
pero spererei, che in un subbito deponessero į viziosi, se spogliati per pochi
momenti d'ogni loro difetto, si aboccaflero insieme con effe, allora cofa
disebbono sentiamolo da Seneca; (a) Quidquid opravi inimicorum execrationem
puto ; Quidquid timui Dii boni quantò melius fuit, quàm quod concupivi cum
multis inimicitias gefi, et in gratiam ex odio res L 2 dii (a) De
Vita beata cap.2. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] dii buc. quid aliud quàm telis me opposui
dc. Avere inteso come parlerebbero bene li
viziosi se avessero la forte dili berarsi da? loro difetti solamente per breve
tempo, approfittatevene dunque voi, giacchè per sempre, se vorrete, potrete
effere di mente capaci di conoTcere la loro deformità, e fuggirla. Mà quando
mai credeste per cosa molto difficile di potervene affatto spogliare, fate
almeno, che con le vostre virtù vi si fra. meschi solamente tanto di vizioso,
quanto communemente si tollera nell'oro di lega bassa, c non più, che non
arriva ad avvilirlo, nè à fargli perdere il suo vago Splendore. Passerò
ora alla seconda parte per esaminare se li vizj ermafroditi si possino alıneno
tollerare nel Medico. Per vìzio ermafrodito intendo quello, che dalla
malizia, e dall'inganno viene talmente trasmutato in virtù, che difficilmente
si potrà discernere, se prima non si scoprono le sue parti vergognose,
che و [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] che fino ad
ora non hanno sapuco, ne potuto ricoprire. Sia per esempio, se la
malizia,e l'in ganno vogliono, sono capaci di trasfi gurare così bene
la superbia in umiltà, l'iniquità in zelo di giustizia, che
diffi, cilmente senza l'ajuto del disinganno, che
scopre le loro vergogne, li potranno distinguere. Nel prino caso si
serviran no facilmente de' seguenti artificj. Da rete à suo tempo voi
un'opera alla luce, ò vi riuscirà felice la cura di un male
grave, è cosa facile, che ne abbiate del compiacimento interno, e questo
avvanzandosi più del dovere, è facile ancora, che palli à farvene qualche
poco insuperbire, di quell'opera, di quella bella cura, cosa faranno la
malizia, e l'inganno per farvene affatto insuperbire ? Ri. copriranno la
piccola vostra superbian con il manto dell'umiltà, et in congiuntura, che
sentirà lodarvi gl'insinueranno in tal guisa à rispondere : Questo non sono
cose degne di lode, sono bagattelle, non meritano d'essere lodare da un
Vir: L3 tuofo suo pari, sono parsi di un debbole ingegno ; Chi sentirà si
limili risposte resterà sorpreso da üná tanta umiltà, ed állora maggiormente
s’infervorirà dilo darvi, entrerà nelli meriti della causazed allora appunto
avranno compito il loro negozio,in farvi maggiormente insuperbire, che cosa
converrà fare per iscoprire le vergogne alla in ascherata superbia, per
conoscere se quella umiltà sia stata vera ; ò fimulata; bisognerà ricorrere al
disinganno, che la scopra. Aspetterà questi facilmente la congiuntura
proposito, et in vece di lodaryi dirà tutto quello, che la finta yostra umiltà
aveva già detto di voi, con qualche par, ticolarità di più, che sarà vera, sì
perche il disinganno non mentisce; sì ancora perche i chi è capace
d'insuperbirli, non essendo di gran prudenzaś può in qualche cosa trascorrere ;
Allora sentendosi la superbia toccata sul vivo lacererà in un tratto il bel
manto dell? umiltà, e da se medesima mostrerà le fue vergogne rispondendo :
Come ! non fono [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] ز sono
cose degne di lode? sono parti di un debbole ingegno sono
bagáttelle? sono tutte cose d'eterna memoria ; voi non le capice,
perche liete un'ignorantë. Che ne dite ? questa è quell'umiltà, che
una volta parlava così bene; è forse scusabbile nel Medico avendo questa
un naturale si fraudolento? Mi persuado, che ora, che la conoscere
; non la scuserete, anzi la biasimerete più costo. Nel secondo caso se
venisse in pen siero à tal’uno, che Iddio non voglia, di
promovere al servigio d'un'Ipocondria co da lui curato qualche suo
amorevole, mà dovendosi rimovere chi attualmente lo serve, e
competencemente bene, sen za l'ajuto della malizia, e
dell'inganno.». non si poiria ciò effettuare. Questi cacci vi vizi
per servirlo, che cosa faranno ? procureranno di vestire l'iniquità
con abito di zelo di giustizia, e che diča à
quell'Ippocondriaco, ch'è vero, che viene servito bene da
quel suo Ministro, mà che premendogli tanto la sua salute, il
suo zelo, et il suo obligo richiedono [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small] gli procuri sempre li suoi
vantaggi, ed in ispecie trattandosi di propria salute, e di salute, che gli
premetanto, per 12 conservazione della quale il Signor Tale foggetto nel suo
mestiere unico, che non hà pari, saria veramente à propofito, mà non per questo
è dovere di far perdere il pane à chi lo ferve, si dice solamente, che lo
sappia, che vi è chi lo servirebbe assai meglio, caso che capitasse mai
congiuntura ; Fatti, che hà l'iniquità questi projetti ad un'Ippocondriaco, che
non brama altro, che vivere, con tutto quel di più di male, che sentirà
dire per altre vie di quel povero galantuomo, che lo
serve,procurate da chi vuole lubentrare; Credete voi, che non si
effettuerà fimile tentativo dall'iniquità? Forse prima di otto
giorni farà espugnata la Piazza, perche tanto si batterà, che si farà
breccia, e vi si porrà dentro, e di sì bella impresa ne trionferà la sola
iniquicà. Voglio, che sia vero, che il Ato ne sia capace, má vediamo
un poco se il fine è stato retto, e se il zelo digiu stizia
1 che il propo [ocr errors] [ocr errors][merged small] stizia ne fù
egli il primo motore? Chi avrà procurato simile ingiustizia, certainente, che
non sarà molto eccellente nel suo mestiere, perche chi è tale, è ancora giusto,
e prudente, dunque ve ne saranno de' più esperti di lui. Ciò supposto
procuriamo, che il disinganno ne faccia le sue diligenze, e questo facil. mente
farà infinuare al sudetto Ippocondriaco, che giacchè hà megliorato nella
mutazione di quel suo Ministro, procuri ancora di mutare il Medico, e ne trovi
un'altro megliore di quello, che ha presentemente, e piacendogli
tal'insinuazione, cd effettuandola, cosa dirà colui, quando si vedrà fuori del
servigio? fi lamenterà forsi del torto, che gli ha fatto, avendolo tanto tempo
ben servito ? mà di chi si lamenterà? dovrà dolersi di se medesimo, perche gli
è stata fatta quell' ifteffa giustizia, ch'esso hà procurato foffe fatta
altrui; Dà dunque a conoscere chi operò in questo modo, che non ebbe per fine
il zelo di giustizia, perche questo non gli è piacciuto, mà forse ne [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small] ebbe [ocr errors][ocr
errors] ebbe qualchedun'altro di quelli, che low no chiamati secondi fini, cosa
ne dite voi di questo vizio ermafrodito et vi pare di poterlo scusare nel
Medico; e se ve ne fofreche non credo ; tal’uno trá efi to scusereste forse ?
Io per me lo scuserei nella forma appunto, che diffe di fimili viziofi
Democrito ad Ippocrate: (b) Cum igitur tot indigenas; e miferas ánimas videamus
quomodò eorum vitam ejusmodi intemperantja deditam ludibrio. non bao beamus
2 Molte altre frodi,tramåte dalla malizia, e dall'inganno potrei orá
riferirvij fe non dubitäsli, palesate; che fosseros che tal’uno ( di voi non
dico, che siete di ottima inclinazione ) sentendole riferire se ne potesse
abusare; onde in ciò procurerò con Tacito più tosto Artem oblivionis, quàm
memoria. Avete già udito la gran deformità de' vizj, il danno, che
apportano a'suoi seguaci, ed il non doverfi seguitare ; nè fcufare in conto
alcuno, che possonofervirvi di motivi efficacissimi per tenerli lontani da vois
purche non si siano di già radicati ne' vostri cuori, nel qual caso faria
necessaria la gran Medicina proposta da Ippocrate per isvellere affatto li
vizj, ch'è la seguente: (C) Equidem omnes animi morbos vehemences(che sono
appunto i vizj) insanias reputo ; cùm opiniones quasdam, da vifa rationi
fufcitant, ex quibus fanéscit s qui per virtutem repurgatur.Preparerò dunque
per la Giornata di domani la sudetta Mediciija,dalla quale se ne avrete bisogno
rimàrrete certamente sanatis casos che nò, preservati almeno da fimili
infezioni, in avvenire . Venite tucci, che vi aspetto con desiderio ; perche
sarà Giornata di molto profitto quella, in cui si parla delle virtù. [ocr
errors][merged small] [blocks in formation] Nella quale. fi discorre
dell'acquisto delle virtà, e del bene, che apportano al vero Medico, e se
alcuna di effe fi poffa in lui cenfurare non Vanto mai sia
infelice, e miferabile la condizione umana,lo dimostra. 110 non
solamente li vizj,mà anca. ra le virtù, posciacchè li primi,che tanto nuocono,
spontaneamente in noi germogliano, e le seconde, che sono così utili,
senza reiterare fatiche, et una lun. ga, et industriosa coltura si acquistano.
Appena nasce l'uomo, che in lui subitamente l'ignoranza si manifesta, e quel
primo vagito, che dà n'è il primo contrafegno, mentre non ne sà ancora il
perche egli lo faccia : Cresce, ela malizia fi scopre, l'ira, e la gola si
manifestano ; S'inoltra nella gioventù, e la lussuria si risente, e di mano in
mano, che gl’anni fi avanzano, li vizj tutti un dop [ocr
errors][ocr errors] doppo l'altro fi veggono germogliare; Con ragione
dunque disse Democrito : (d) Totus homo ab ipfo ortu morbus eft ; e
ne assegna la cagione : Talis enim ex materno cruore Sanie permixto
promicuit Infelice, e miserabile dunque condizio ne umana, che per
fare acquisto di ciò, che l'è nocivo, punto non hà d'affaticarsi, perche
spontaneamente li vizj li fanno possessori di noi, essendo concepiti, e
nascendo con noi medesimi, e questa è la cagione, perche erunt vitia
donec homines, dove, che per ottenere ciò, ch'è di nostro sommo
bene dupplicate fatiche si ricercano; La prima delle quali consiste
nello svellere da noi le tanto impoffeffate radici de vizj, e l'altra d'andare
à poco à poco introducendo in sua vece li semi delle virtù, e ciò non
basta, perche conviene ancora di cuftodirli fino à tanto, che siano
assicurate bene le loro radici, per non essere dove sono se,
mentari suolo nativo. E perche ò lante virtù spontaneamente ancor voi,
ccon quel(d) In epi.2.Damaget. [ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small] quella medesima facilità non germoglia.. te
in noi per renderci felici? Conosco, che voi fiere un'attributo divino, ma non
per questo, vi dovęte tanto sdegnare di unirvi con noi, che siamo creati ad im.
magine, e fimilitudine di Dio, conosco ancora, che per ricevervi li richiede
abitazione espurgara da ogni iminondezza, pura, e proporzionata à voi, e se per
questa cagione voi state lontane da noi, la colpa non sarà la vostra, mà bensì
di noi medesimi, che siamo quelli, che vi impediamo l'ingresso, e che
ritardiamo si gloriofe conquiste, che ci possono rendere beati, con trascurare
ciò, che voi richiedete Oggi sì, che voglio far prova di voi per
conoscere à che segno liano gli animi vostri generosi, e se avere ancora
acquistato l'uso di ragione, potendo, se vorrete, ciò che si trova d'infelice
in voi commutarlo in prosperità, e ciò, ch'è disgrazia in fortuna: Accingetevi
pure, se ne sarete sprovisti, all'acquisto delle belle virtù, se ambite
divenire Semidei, dicendo apertamente Ippocrate, (e) ches Medicus
Philofophus Deo &qualis habetur ; e cosa voglia intendere per Medici
Filosofi lo spiega divinamente in appresso, cioè quelli, che habent, quç
faciunt ad demonstrandam incontinentiam, quatuoSam, ac sordidam profefionem,
inexplebilem habendi fitim, cupiditatem, detraa &tionem, impudentiam ; che
sono per l'appunto quelli, che seguirano le virtù, ed hanno in abbominazione li
vizj. Sbandito dunque, che avrete da voi ogni vizioso inquinamento, e
perciò renduti più capaci dell'acquisto delle eroiche virtù, proporrò in primo
luogo ciò, che concerne alla Religione, come quella, ch'è la suprema di tutte
le virtù, et ancora la loro base fondamentale, in cui sono appoggiate tutte le
altre. La Religione quanto debba essere àc cuore al Medico,
sentitelo da Ippocrate: (f) Hactenus igitur cum sapientia, communionem,
eorumque etiàm plurima habet Medicus, nam et Deorum cognition [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small] дет (C, &f) Hippode
$65.0TMnem ipfe potiffimùm animo complectitur, cumque aliis in affe&tibus,
et casibus Medicina multum Deos colere comperitur duc. e tutto ciò lo afferisce
dapoi di avere insegnato, che nella Medicina vi era ancora: Superftitiofi metus
aversatio preAantia Divina . E non solamente à benefizio vostro ciò converrà,
che facciate, mà ancora à prò de' vostri Infermi, perche venendo ogni bene dal
Cielo, nelle vostre più gravi, e pericolose cure converrà, che non vi fidiate
della vostra fola perizia, mà ancora, che supplichiate Dio, che vi assista con
la sua santa grazia à bene indirizzarle; qual pio sentimento si ritrova ancora
descritto in Ippocrate, e dato à coloro, che disprezzando gli ajuti Divini, fi
raffidavano solamente ne' loro incantesimi, à cui cosi parlò risentitamente;
(8) Quos contrafacerc decuerat, facra facere nimirùm, et precari, ad Templa
deducere, Diis fupplicare ; e sotto dice: Maxima ergò, fceleratisima peccata
Deus expiat, dapu rificat (g) De morbo facro.. rificat tuteláque
noftrâ existit ; e non imitando voi la gran pietà di tanto Maestro come potrete
essere annoverati trà suoi seguaci ? A questa viene in seguela la
Prudenza, la quale è una virtù al parere di Democrito riferito da Ippocrate,
che non solamente fà conoscere, e bene distinguere il prasente, mà ancora fà
prevedere il futuro: (a) At folus hominis sensus recta intelligentia eminùs
splendescens. Quod præfens, et futurum eft prævidet; E questa è quella, che
toglie ogni confufione, e libera da qualunque pericolo chi la poisede : Qui
enim hæc ipsa prudenti cogitatione difponunt, ii et facilè liberantur, meum
risum fubleuant ; E questa non si può ottenere senza prima rimovere da noi
tutti quei vizj, che prevertono la nostra mente, trà quali li principali sono
l'ira, la superbia, l'avarizia, l'invidia, e l'inganno, li quali sono tutti
capaci di farla prevaricare, e renduta che sarà per la mancanza di
M que(a) Epist. ad Damag. [ocr errors] questi quieta, e tranquilla,
la Prudenza con maggior facilità si potrà acquistare. Senza questa bella
virtù, regolatrice di tutte le buone operazioni, non pensate di potere
esercitare la Medicina, perche come vi potrete regolare senza effa, allorche
v'incontrerete in Maláci indiscreti, e disobbedienti, in mali simulati, in
controversie con altri Profeffori, ed in tanti altri emergenti, che vi possono
giornalmente accadere, in quali laberinti vi trovereste? in quante confufioni,
se non aveste la scorta della Prudenza, quali inquietudini provereste se foste
privi di sì bella virtù ? (6) Non poteft effe vita jucunda, à qui abfit
Prudentia, come disle Cicerone; Cni possiede detta virtù hà quanto di buono
poffa mai desiderare, ftanteche (c) Nullum Numen abest fi fit Prudentia.
Quindi è, che Ippocrate fino, che visse non solamente fi fece regolare in tutte
le fue operazioni da questa virtù, come nelle sue memorie si scorge, mà
consiglia li suoi seguaci, e comanda loro insieme à non discostarsi punto dal
suo patrocinio, insegnando ancora il modo per acquistarla, conforme da
moltislimi suoi documenti potrete comprendere, de' quali ve ne riferirò quei
soli, che sono registrati nel libro De decenii habitu, dove doppo aver
descritto il vestire positivo del Medico accreditato, soggiugne : Qui se fe, ex
cultus venuftate, frugalitate, non tàm ad fuperfluam curiofitatem, quàm ad
optimam existimationem, prudentiam, e animi moderationem compararunt; e
passando à ciò, che deve provedersi di necessario con(b) 5.Tufculon. (c)
Juven.fat.10 per il suo mestiere, lo avvertisce, che sia prudente
in farlo, altrimenti : Horum penuria mentis inopiam, at detrimentum affert ;
Vuole anco in appreffo, che usi prudenza in prevedere ciò, che può avere di
bisogno j'Infermo, che non operi con animo turbato, che sedi le confusioni, e
li tumulti, che sgridi l'Infermi disobbedienti,l'intimorisca, mà insieme con
prudenza, che Blandè eos excipiendo, consoletur, confor [ocr errors][ocr
errors] [ocr errors][ocr errors] me ancora, che avverta di non li prevalere di
Sostituti imperiti, affinche de' loro mancamenti non resti esso debbitore, e
quelli, che opereranno in tal guisa cosa acquisteranno? Gloriam tùm apud
majores, tùm apud pofteros fibi comparabunt; e finalmente insegna il modo di
conseguire con facilità la sudetta virtù, soggiugnendo : Qui etfi non multarum
rerum cognitionem habent, earum tamen ufis afliduo prudentiam affequuntur
. Apprendercla dunque ora, che fapete il modo facile per conseguirla,
caso,che non ne foste proveduti à sufficiene za, per imitarlo anco in
questa. La Giustizia, una delle altre virtù principali confifte, al
parere di Galeno, di dare à ciascheduno ciò, che gli compete: (d) Naturæ
iustitiam in eo confiftere, ut quod unicuique competit distribuat ; E. questa
non la potrete acquistare, se da voi non terrete lontana l'iniquità, con turti
li suoi vizj feguaci, che sono le passioni, l'adulazione, ed altri, che operano
tutto il contrario di ciò, che alla Giustizia piace. Il bene, che
apporta detta virtù è dupplicato, perche non folamente benefica chi la
riceve, mà ancora, chi l'esercita; chi la riceve ottiene tutto quello,
che deve desiderare, e conseguire, e chi l'esercita non puolessere
censurato à ragione, perche le sue operazioni saranno sempre regolare
con giustizia, e tutta quella giustizia, che si fà, si riceve
ancora da altrui, in ciò, che riguarda gli proprj avanzamenti
ftanteche (e ) Fundamentum perpetud coe mendationis, famæ eft juftitia,
fine qua nihil effe poteft laudabile. Meritamente dunque compete al
giusto di fiorire come la Palma : Juftus ut palma florebit, perche
conforme la Palma quanto è più caricata di grave peso, tanto
maggiore mente sormonta, così ancora il giusto, quanto più fi
procura deprimerlo, tanto maggiormente viene inalzato. Questa eroica
virtù non solamente viene incaricata da Ippocrate al Medico
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con (e) Cicero i.de Offic. con precetti, dicendoli : (f) Æquum
autem in omni vitæ confuetudine se preo ftare debet ; e ne assegna la ragione,
fog. giugnendo: Cum omnibus in rebus multum fit in justitia præfidii; mà ancora
fù da lui medesimo seguitata, conforme in tutte le sue memorie si può
rincontrare, trà quali per non dilungarmi, riferirò solaméte ciò,che si legge
in una lettera da lui scritta al Senato di Abdera, nella quale dicc à tal
proposito : Ego verò fi omnibus modis ditefcere voluiflem viri Abderita, nè
decem quidem talentorum gratiâ ad vos venirem, fed ad Perfarum Regem
proficifcerer, ubi Urbes tote opibus humanis refertiffime occurrissent; e ne
assegna la cagione, perche ei non lo fece foggiugnendo: Regias autèm opes
ignominia mihi futuras, opulentiam Patria inimicam reportaffem, quibus
circumaffuens Urbium Grecia deftructor exifterem ; Antepofe dunque Ippocrate à
sì confiderabiliffimi proprj vantaggi il publico bene, fù dunqu'egli perciò
disinteressarissimo,e come tale (t) De Medico. [ocr errors] tale
fece conolcere à che segno amava la giustizia, non potendolo chi veramente
l'ama con prove più demostrative far costare, che con quelle dell'essere di.
finteressato. Custodire dunque la Giustizia co. me pupilla delli vostri
occhi, perche questa è quella, che vi può rendere feli. ci, non potendoyi
mancare cosa alcuna, quando la vostra mente sia giusta, come viene espresso in
due versi esametri scol. piti sopra la Porta Romana di Marino mia Patria, Feudo
Nobile dell'Eccellentiffima Casa Colonna, che sono: Hic tibi tuta quies, do que
cupit odia virtus. Defisietquè nihil, fo mens non deficit equa,
Infeparabile dalla Giustizia deve effere la Fortezza, pofciacchè non sempre li
potrebbe eseguire ciò, che la prima dispone senza l'autorità della seconda.
Ippocrate diede la legge conforme fi avevano da regolare gl'Infermi,mà ordinò
ancora al Medico fuo Esecutore, che M 4 che in caso di
trasgressione de' suoi Malati fi armasse di fortezza per farla eseguire : Eumque
à fuis cupiditatibus deterreat, bu fimul quidèm cum amaru-, lentiâ vehementèr
increpet . E questas virtù come s’acquista ? con togliere da noi ogni timore,
ogni pufillanimità, con invigorire lo spirito, e rendere l'animo pronto, et obbediente
ad eseguire ciò, che li viene dalla discrera Giustizia ordinato'. Doppio
bene parimente ne nasce mediante la sudetta virtù ; Il primo è, che sono sicuri
gl'Infermi curati da chi è giusto di non essere adulati, ponendosi da essi in
esecuzione tutto ciò, che loro compéte, e non di vantaggio, e l'altro è, che
chi la possiede ne riceve stima, erispetto,ponendo in sogezzione coloro, con
quali si tratta . Örnatevi dunque voi ancora di quefra neceffaria virtù,
dovendo nelle occorrcoze resistere alli'defiderj dopravaci de voftriInfermi,
male avvezziin sanità ز [ocr errors] à cra (5) Hippode
decenti ornatu, [merged small][merged small][ocr errors] * crapulare
giornaliente, e dovendo opporvi à ciò, che fuor di proposito verrà
motivato dagli aftanti, come potreste resistere, se non foste armati di
fortezza, e costanza, neceffariamente caderefte nell'adulazione con
danno sì della loro Calute', che della vostra riputazione ; oltre
di che con pochi contradittori vi abbatterete, perche conoscendovi
di quell'animo descritco da Orazio ; Juftum ; tenacem
propofito virum. Non Civium ardor prava jubentium, Nec vultus
instantis T yramni: Mente quatit. Per loro quiete più di uno vi
lascierà stare senza recarvi moleftia . La Temperanza è
quella virtù, che frena li noftri (moderati desiderj, e li restrigne dentro i
limiti dell'onesto, e ci rende finalmente padroni di comandare à noi stessi ;
Quindi è, che Democrito, fiinproverando coloro, che hanno defiderj smoderati,
(h) disse : Et cùm multis dominare velint, fibi ipfos imperare ne queunt
: (3) Hipp. epif.Damag,queunt ; Senza questa bella virtù nelle maggiori
prosperità non si puol godere di quelle e Alessandro il Grandes appena ebbe
notizia, che vi erano più mondi, che subitamente si concristòs e perdette tutto
quel contento, che forli aveva ris cavato dalle coniquifte di più Regni, perche
gli crebbe subitamente il delide, rio ambizioso di fare maggiori
progrefli. Come s’acquisti questa virtù linsegno Seneca s ( b ) con dire
: Sani erimus, cu modica concupifcemur, fi unusquisque se numeret,
metiatur fimul corpus, fciatquè hec multùm capere, nec diù pode ; Nihil tamen
æquè tibi profuerit ad temperantiam omnium rerum, quàm frequens cogitatio
brevis avi, a bujus incerti, quidquid facies refpice ad mortem ; Octima Media
cina, e degna veramente di quel gran Morale per moderare i nostri sfrenati
desiderj. E con ottimi sentimenti ancora si ritrova registraro in Ippocrate in
tal guisa: Quod fi quis omnia, quæ facit pro viribus mente verfaret, vitam ab
omni cafu (h) Epif.94. (i) Inepif. Damago cafu immunem fervaret, se
ipfe probè non fcens, fuam ipfius concrétionem apertè intelligens, cupiditatis
ftudium in infini, tum non extenderet, fed naturam divitem, et omnium alumnam
per ea, quæ abundè suppetunt, sequeretur. Quemadmodùm autèm optimus corporis
habitus affectionum periculum denunciat s lic magnus rerum fucceffüs lubricus
eft. Elsendo dunque tanto utile questa virtù, quanto è desiderabile la
propria felicità, la dovreté bramare, e procurare insieme, e non solamente per
vostro proprio bene, ma ancora delli vostri Infermi; perche se sarece immersi
profondamente nelli vostri fmoderati desiderj, avrete la mente sempre così
distratta da quelli, che à tutt'altro penserete, che à ciò, che possa essere di
profitto agli Ammalati, e se pure lo farete, farà cog mence stanca, per breve
tempo, e di paffaggio, doveche avendo roli delide, rj onesti, questi poco vi
affaricheranno la mente, onde avrete campo di applicare con più attenzione alle
cure, e da [merged small][ocr errors] [ocr errors] inferioris che eravate
al negozio, divers sete superiori, alleggeriti che ne farete, con notabile
vantaggio di chi si prevalerà dell'opera vostra. E tanto maggiormente,
che l'offervanža di si bella virtù non fù solamente incaricata da Ippocrate a'
suoi seguaci, comandando loro:(2) Eum quoque Ipe&t are oportet, ut animi
temperantiam excolat, non taciturnitate folùm, verùm etiàm reliquả totius vite
moderatione Quòd ad illi comparandam gloriam plurimum affert.adjumenti ; Ed
altrove: (m) Bonum Medicum minimè impellit ut fuam atilitatem quærat, verùm ut
potiorem fuæ existimationis rationem habeat ; Itaques longè satiùs eft à
morbo fervatis exprobrare, quàm perniciosè habentes emungere ; Mà di più per
darci esempio la volle egli medesimo religiosamente osservare, po. sciacchè
chiamato dal Rè Artaserse, e con che promesse !.(n) Auri igitur quana fum
volet, reliquaquè quibus indiget effuse ei De Medico. (m) De
precept. (n) Ix epift... Hellefp.Præfee. 6110 ei exhibeto, di ad
nos mittita, cum Perform rum enim optimatibus eodem erit honore; Şicchè la
promessa confilteva in ricchezze, commodi, et onori à quel fegnio, che ne
ayeise potuto defiderare, cosa rifpo e il modeftiffimo ? (0) Quàm celerrime
refcribe, nos vietu, veftitu, domo, omniquè re ad vitam neceffaria cumulatè
frui; Pere sarum autèm opibus uri neque mibi fquum eft; E scrivendo
à Demetrio manifesto anche meglio la sua moderazione, di, cendoli: (P) Rex
Persarum nos ad fe vocavit nefcius mihi potiorem effe fapientiæ, quàm auri
rationem; Chi altro farebbe itato di animno sì moderato in fimili congiunture,
che ad una chiamata di un Rè potentissimo, alle offerte sì grandiofe si fosse
potuto contenere con quella moderazione Ippocratica di ricusarle? Ne crediate,
che Ippocrate non considerasse li vantaggi, che ne poteva riportare, perche in
congiuntura, che ricusando, per non rendere schiava - la scienza Medica delle
venalità, li dieci talenti offer [ocr errors] tigli (0) In epift.2.
Hystania (p) In epift.Demetr. . tigli dalli Abderitani per la cura
di Democrito, così loro rispose : Ego verò ja omnibus modis ditefcere voluiffem
viri Abderit, ne decem quidèm talentorum gratiâ ad vos venirem, sed ad
magnum Perfarum Regem proficifcerer, ubi Ürbes tot& opibus humanis
refertiffimæ occurriffent dc. divitiæ non funt pecuniæ undequaquè
comparat&; Magna enim sunt virtutis facra, quæ à juftitiâ non teguntur,
Jedin apertum fe proferuntur. Ex morbis quajtum non facio. Sono tutti
questi esempi, che provano un'eroica moderazione di animo, una somma
temperanza, e se è vero ciò, che riferisce Seneca, (r) che Platonc, ed
Aristotele ricavassero più profitto dalli costumi di Socrate, che dalle sue
parole. Questi del nostro Ippocrate sono tali, che possono bastare à togliervi
dalIa mente ogni (moderato desiderio per farvi divenire seguaci di sì eroica virtù,
come è la Temperanza, ed allora potrete con essa ridervi di quelle
vagheapparenze di felicità da alcuni tanto apa prezzate, consistendo tutte in
fottilidima superficie, mentre dentro di se, non altro contengono, che
incommodi. Un legno dorato fà una vaga apparenza,mà dentro di se, non altro
nudrisce, che molte tarle, che lo divorano, nè vi G2 discaro à sentire ciò, che
ne dice Seneça: (S). Et cum auro teita profundimus quid aliud, quàm mendacio gaudemus ? Scimus
enim fub illo auro feda ligna lati. tare buco omnium istorum, quos incedere
altos vides bracteata felicitas eft, infpice, e disces fub iftâ tenui membrana
dignitasis quantùm mali lateat . Sicchè
la vera felicità non consiste nell'esterna apparenza, non nella superficie
vaga, må bensì nel godere internamente una tranquilla calma, che dalla bella
apparenza esterna più costo viene turbata, che dotta. Hò cercato, come si
fuol dire, per mare, e per terra un ritratto al naturale della verità
pro per farvelo vedere, mà non l'hd 17
Epiß.115. 1 1 l'hò potuto ritrovare à proposito, perche, chi
l'hà dipinta con il viso coperto, chi dentro un pozzo al bujo, chi l'hà
profondata anco più bassa, onde non sapevo come fare per farvela vedere, non
troyandola delineata in formas ostensibile . Mi venne in pensiero diricercare
in Ippocrate, fe in occasione, che fù per curare Democrito l'avessi à forte
potuto vedere nel suo emi abbattei per l'appunto nel sogno, che egli fece
prima di andare in Abdera, nel quale al vivo descrive la Verità, ed in quella
guisa appunto, che gli comparve in sogno, (t) ve la descriverò ancora io. Gli
parve di vedere, nel primo spuntare dell'Aurora una bella Dea alta, e
risplendente, ornata positivamente, e senza pompa, li suoi occhi risplendevano
come dui scintillanti stelle, ed avendolo preso per la mano lo conduceva per la
Città di Abdera à passo lento, e finalmente nel disparire, che fece ella gli
disse, ch'era la Verità, e che nel giorno pozzo, se(1) Is Epift.P
hilop. 3 [ocr errors][ocr errors] seguente lo aspettava da Democrito
do. ve dimorava. Meritano veramente molte circo. stanze di questo
misterioso logno d'efservi interpretare; La prima delle quali è la sua maestosa
bellezza, e questa denota, che la verità è degna di essere da tutti amata; La
seconda il suo ornamento positiuo, e senza pompa significa, che non hà bisogno
di francie, nè di altri abbellimenti superfui ; La terza, li suoi occhi
risplendenti mostrano, che ella abbia necessità di buona vista, dovendo vedere,
e ben discernere li vizj, che la perseguitano; La quarta, con il prendere per
la mano Ippocrate fà comprendere, che non vuole contraere amicizia con
gente di cattivo costume, perche bene li avvedeva, che appreffo ad Ippocrate
non si accostavano nè la bugia, nè l'adulazione ; La quinta il condurlo à palli
lenti inferisce, che chi vuole andare accompagnato con la verità non deve
caminare in fretta, mà adagio, come faceva Ippocrate. La festa il dire, che
lo N aYC [ocr errors] averebbe aspettato da Democrito, dove
ella dimorava, significa, che non ama le grandezze del mondo, ne vuole fare la
fua comparsa, se non in quei luoghi, dove alla è conosciuta, e rispettata con
fchiettezza, e sincerità. Obella Dea, se questi sono li voftri
fentimenti, date à divedere, che voi fiete troppo folitaria, modesta, e
circospetta; E perche non frequentate luoghi più magnifici, e non vi fate
vagheggiare publicamente ? Forse, che temete di faziare chi vi rimira con il
vostro afpetto, conforme fù detto di Poppea Sabbina bellissima Dama de' suoi
tempi, per non farsi vedere in publico, che col viso coperto ? E finalmente,
perche non conversate con persone di sfera inaggiore de poveri Filosofi, con
quali domesticamente voi trattate? Sapete come risponderà facilmente la Verità:
lo son contenta di ftarmene così solitaria, perche fono troppo odiata,
sentendomi dire da per tutto : Veritas odium parit ; ed io, che abborrisco di
soggiacere à quest' [ocr errors] odio, per vivere quiera, e tranquilla,
son forzata nel mondo à ftarmene folie faria ; Solamente nel Cielo godo ogni
libertà, ivi sono amata da tutii, ivi sono il Caduceo di eterna pace, e fapete
per. che ? Perche ivi l'Invidia non mi perseguita, l'Adulazione non mi
tradisce, l’Iniquità, è la Malizia non mi possono punto nuocere, come dunque
posso io in Terra liberamente conversare, senza pormi à rischio di perdere
quanto ho di buono, quanto ho di pregiabile, ch'è ciò, che dico. Se io
comparisle da per tutto, non potrei fare di meno di non incontrarmi bene spesso
con miei iniqui, e fraudolenti persecutori, e se questi, che fanno tante prede
mi guadagnassero con lodare la inia bellezza, e mi facesseroprevaricare, non
farei più virtù, onde per mantenermi tale, quale devo essere sono forzata
vivere in folitudine con il mio bene accostumato Democrito. Avrete da
quanto vi hò descritto sin'ora compreso non solamente la bele N 2
lezzalezza della Verità, mà ancora li suoi divini costumi, onde fi accinga pure
ogni uno di voi à sposarla, perche cosa più bella, ed utile di questa non
potrete ritrovare, e tanto maggiormente, ch'è affai facile à potervi fortire
una simile ventura, bastandole, che finceramente l'amiate, che farà tutta
vostrą. Vi avverto però, ch'ella è gelofillima, ondę vi converrà per conviverci
in pace odiare la menzogna, l'adulazionc, l'iniquità, e l'inganno, altrimenti
vi perderefte in un'istante la sua grazia. Mi perfuado, che lo farete di
cuore, perche Ippocrate, ch'ebbe la sorte, come dilli, di rimirarla una sola
volta, ccome in sogno, ne restò così invaghito di ella, che fino, che visse
l'amò fedelmente, à segno di esporsi ad evidente pericolo di perdere tutto il
suo acquistato concetto; Posciacchè nella cura di colui, ch'era avvezzo di
vivere à suo capriccio, e perciò facilmente fù ferito in testa, confesso
candidamente di averlo curato male, dicendo, ivi : Hoc me latuit
[ocr errors] latuit sectione opus habere, deceperunt aux sèm me
future.(a) Biasimerà taluno di quelli che amano più la loro estimazione,
che la Verità questa tua confeffione publica ò Ippocrate, trattandosi di
un'errore di questa forta, c tanto maggiormente, che niuno ti forzava à
palesarlo, e ti diranno : Dovevi pure prevedere, che la maledicenza avrebbe
fatto contro di tè quanto poteva per iscreditarti, à cui egli rifponderia
facilmente, se vivesse, non mi dà faftidio, che si mormori di me, purche io non
tradisca la Verità, hò voluto lasciare quest'esempio,acciocchè li miei seguaci
non cadano in simile errore, e segua pure contro di me quel male ne så seguire
; Sapete, che danno ne hà riportato Ippocrate da simile confessione ? Due
elogij frà gl'altri, capaci à renderlo glorioso per tutta l'eternità, che sono
li Teguenti: Cornelio Celso così ne parla di questo fatto : (b) A futuris
fe deceptum effc (a) L16.5.Epid <grot.-7. (b) Lib.8.cap.4. N
3 effe Hyppocrates memoriæ prodidit, more fcilicèt magnorum virorum ; et fiducian
magnarum rerum habentium; Năm tevia ingenia ; quia nihil habent, nil fibi
detrahunt; magno ingenio, multaque nihilominùs babituro convenit etiàm fimplex
veri errò: ris confeffio; præcipuèque in eo ministerio, quod utilitatis causâ
pofteris traditur, ne qui decipiantur eâdem ratione ; qua quis antè deceptus
eft. Quintiliano ancora lo commenda in tal guisa: (c) Hyppocrates clarus
in Arte Medicâ videtur honeftifimè fecife, dùm proprios quofdam errores
confeffus eft, boc fine, nè posteri peccarent. Certamente, che non
avrebbe riportáte tante lodi Ippocrate, se avesse tenuta celata tal verità, e
se non avesse confessati li propri errori, non li darebbe tanta credenza à ciò,
che dice. Dunque animateyi voi ancora à ree guitare un sì glorioso
Maestro, e non remete dalla Verità, che sposerete, doverne riportare alcun
svantaggio, anzi te (c) Lib.z. cap.8. [ocr errors][ocr
errors] tenete per infallibile di poterne voi ana cora ricavare glorie
immortali. Il difensore maggiore, ch'abbia la Verità è il Disinganno,
egli è quello, che discopre ciò, che si fà contro di essa, che impiega ogni sua
attenzione, et efficacia à suo prò, non prendendosi alcuna soggezione de' vizj,
anco maggiori, in manifestare le loro iniquità; Hà finalmente tal possanza, che
qualunque Verità più occulta la rende palese à tutti Niuno senza il di lui
ajuto sarebbe capace d'avvertire alli proprj errori ; onde converrà se vorrete
seguitare la Verità paffare con esso lui ancora buona corriso pondenza,
rispettarlo, e farvelo vostro amico di confidenza ; Vi avverto però, che se
vorrete veramente confederaryi con il Dilinganno, non dovrere effere ostinati,
nè pertinaci nella vostra opinione, perche altrimenti nel meglio vi abbandonerà,
onde converrà di farvi regolare in tutto da lui, e vedrete come vi favorirà
nelli maggiori vostri bifogni. Se non si fosse fatto regolare Ippo: crate
da questa eroica virtù, come mai fi sarebbe potuto avvedere del sopr’accennato
errore, e d'altri, e proprj, e del Medici suoi coetanei, che egli riferisce ;
Certo è, che se fosse stato pertinace nella sua opinione il Disinganno non gli
avrebbe fatto conoscere la Vericà qual' era, et in ispecie nel caso di
quell'Ancella di anni dodici, nella quale ei confessò,:(d) Hoc cognitum eft
rectè fe&tione opus habere, fecta eft autèm non velut opportebat, fed
quantùm reli&tum eft, pus in ipso factum est ; Et in questo confeffa, che
non fù fatto il taglio à suo dovere . Nel male di Eupolemo, chi gli averia
manifeftato:(e) Hic videbatur biberari pofle, fa unicâ amplå feftione fectus
fuiffet ; E perche non si fece ? Mortuus eft. Conforme ancora nel caso di
quell' Uomo quafi leproso, (f) che andando al bagno di acqua solfurea guarì dal
male,che aveva, mà morì poscia Idoprico per la retrocesfione del primo; E di
Scamandro, (8) à cui gli accelerò la morte un potente folutivo, come avrebbe
possuto dire : Videbatur plus temporis fubstinere potuille. nisi ob vim
pharmaci; E nel figlio di Teoforbo :( 6 ) Huic exulcerats est alvus fortitèr à
magnâ pharmaci vehementia, moru tuus eft autèm tertiâ die poft potionem ; Nella
moglie di Antimaco, à cui : (i) Datum eft potu Elatherium vehementius, quàm
opportebat, pou mortua eft circà mediam noctem; In quell'uomo Eubeo, (i) il
quale:Cùm bibiffèt pharmacum expurgans fres dies purgabatur, e mortuus eft ; E
nel caso di Artandro, (m) il quale : Sanus erat à catapotio extinctus eft ; E
finalmente in quello di Trinone, (n) lasciando di riferirne altri : Cùm ad
nervum fanè parum medicamentum erodens fuiset adhibitum, opistotono mortuus
eft. Dunque queste utili memorie, che noi leggiamo in Ippocrate tutte le
dovemo al Disinganno, che gliele fece cos nofcere. Ovirtù così sublime, perche
ancora non consigliaste tanti altri Profeffori eccellenti, che scriveffero
ancor esli con questa Ippocraticà ingenuità nello scoprire li propri errori à
pofteri; Quanto bene averia apportato à noi simile verità; Hanno scritto; è
vero, molo te mirabili osservazioni, mà hanno ancora con quelle più tosto
cantato li loro trionfi, che compianto le altrui sventure. Fate almeno, che li
secoli venturi godano di questo bene, et à voi toccherà di ereditäre ò Giovani
ingenui questa purità di scrivere Ippocratica ; se vi uniformcrete conforme
egli fece alli consigli del vostro disinganno: yemo (g)
Epid.lib.5.&gr.15. (h) Ep.lib.5.&gr.17. (1) Ep. lib.s. agr.18. (1)
Ep.lib.5.agro3s. (m) Lib.s. agr.42: (a) Lib.gi .gr.74 7 La
Vigilanza à che segno sia neceffaria nel Medico, ne dà non piccolo contrasegno
il sagrificio, che bramava Esculapio del Gallo, fiinbolo della vigilanza,
volendo facilmente quell'antico Nume della Medicina far capire a suoi seguaci
ciò medianto, che desiderava da essi, più d'ogn'altra cosa, la vi
[ocr errors] ) [ocr errors] vigilanza, e con ragione, stanteche nella
Medicina : 60 ) Occafio præceps; occafio in que tempus non multum ; E se à
prenderla quando si presenta, non li fà con atten zione è cosa facile di
perderla, con dia scapito di ciò, che si poteva ottenere in vantaggio
dell'Infermo ; Quindi è, che Ippocrate dà titolo di ottimo Medico à colui solo;
che prevede le cose future, dicendo :(p) Medicum prænotionem adhibere optimum
effe mihi videtur ; Prenoa scens enim, et prædicens apud ågrotos, da prafentia,
et præterita, et futura ; E questo non già per altra via, che per quella
della vigilanza, si può ottenere. Per conferma di ciò fà à proposito la
somiglianza, che apporta Ippocrate (9) del Medico con il Governatore della
nave, che si ritrova in tempeita, à cui non conviene già dormire per non
sommergersi insieme con il suo baltimento trà l’onde; Ed in verità yi converrà
essere nelle vostre cure molto circospetti, e vigilanti, non (0)
Hipp.Præceptiox. (9) De veteri Medio. (p) Di Prenot.
non essendo sufficiente la fola vostra pea tizia, mentre che al parere
d'Ippocrate: (r ) Bonis autèm Medicis fimilitudines pariunt errores, ac
difficultates; E cresce maggiormente à tempi noftri tal neceffità per
cagione della separazione, che ha fatto la Medicina dalla Cirugia, e Farmacia,
perche fe allora baftava una parte di vigilanza, dicendo il detto Ippocrate :
Nec folùm feipfum præftare oportet opportuna facientem, verùm, e agrum,
affidentes de exteriora, a' quali dovendo invigilare il Medico, acciò non trascurino
di fare ciò, che da esli si deve, ora maggior obligo gli corre di dupplicarla
per questa nuova aggiunta. Nè vi riferirò, per perfuadervi ad essere
vigilanti, l'esempio, che ne diede in se stesso Ippocrate, per non avervi à
ripetere tutto ciò che abbiamo di esso, mentreche non fi legge nelle sue opere
cosa che non denoti una somma avvedutezza, una grandissima vigilanza, et in
ifpecie ne' suoi pronostici, ne'quali fi puol (r) Epid. lib.6.dift,
&: puol dire con ragione, che ancora de Bercore collegit aurum, onde
spero, che con rincontrarle ocularınente à fuo tema po, sempre più vi crescerà
lo stimolo di efsere vigilanti, e tanto maggiormente ne sarete, quando in
quelle leggerete, (che : Vigilantia verò &c. ad vitæ boneftatem refert .
Majorem enim apud alium fibi gratiam conciliat, fi ad artem traducatur, eique
decus, ob gloriam comparat ; et in appresso: Bonus Medicus vigens ipfus artis
opifex nuncupatur. Della Vigilanza è compagna inseparabile, e fedele la
fatica, la quale per essere opposta all'Ozio padre di tutti li vizj, li può
chiamare madre di tutte le virtù, e questa nella Medicina è cosi essenziale,
che senza essa è impoflibile di poterli acquistare, esercitare, ed ampliare,
A voi dunque, che desiderate essere veri Medici converrà accingervi à
triplicara facica. La prima vi servirà per fare acquisto della Medicina; La
secon dada per impiegarla nell’efercizio di effa, ela terza finalmente
per lasciare degną memoria di voi in ampliarla à quel fegno', che vi farà
permesso dal vostro ingegno. Già della prima ne fù discorso nella seconda
Giornata, nella quale fù moftrato ciò, che si debba fare per conseguire la
buona pratica ; mi resta fola. mente ora da soggiugnervi, che quella sola non
può bastare per farvi vivere ripofati, e senz'altra briga, ftanteche
quantunque, fia sufficiente per potere esercitare la Medicina, nulladimeno per
essere ancor voi annoverati trà Proferfori più esperti, e capaci di dare più
accertati consigli vi converrà infino al fine di voftra vita faticare in fare
sempre nuovi acquisti, restandoyi tuttavia molto da apprendere, sì per
incontrarvi alle volte in mali non più osservari, conforine Celso avvertì,
dicendo : Sæpè vero etiàm nova incidere genera morborum, che per essere la
Medicina scienza sì va#a, che niuno fin'ora ha potuto scoprire li suoi ultimi
confini, nè Ippocrate, nd tampoco Esculapio, che ne furono l'Inventori,
conforme egli confessa ingenuamente :(t) Ego enim ad finem Medicinæ non
perveni, etiamfi iàm fenex fim, nequè enim ipfius Inventor Esculapius.
Quale appunto debba essere la seconda fatica nel professarla, così ve la
descrive: (1) Crebro ægrum invife diligentem considerationem adhibeas, ut iis,
qui decepti sunt per mutationes accurras; Facilior enim tibi cognitio fuppetet,
fimula què te promptiùs expedies • Instabilitèr enim moventur quæ in humidis
confiftunt. Questo testo è così chiaro, che non hà bisogno di dichiarazione
maggiore, ris' chiedendo da voi Ippocrate nell'esercizio pratico la fatica
unita alla vigilanza, e facendo voi in questo modo vi assicura, che minori
brighe avrete, perche presto tirarete à fine ciò, che facendo con trascuraggine
vi apporterebbe maggiori incominodi, La terza fatica è arbitraria, e
viene fo(t) In Epif.Democt (0) De decenti babiru. [ocr errors]
folamente abbracciata da quelli fpiriti investigatori, che hanno unita la
vivacità dell'ingegno alla prudenza, e questi per il desiderio, che hanno
di eternare li loro nomi, riescono in tale opera profittevoli, de' quali credo,
che frà voi ve ne farà caluno abile, dal quale spero non si ricuserà fatica sì
gloriosa,abbracciata, e consigliata insieme da Ippocrate, dicendo: (*) Nunc
verò ea, quibus summo studio prudentes incumbere debent, partim quidèm à
majoribus excerpta, partim verò etiàm nunc per nos inventa ad te
fcripfimus. Nè delista taluno di voi, che sia abile à sì gloriosa impresa
d'effettuarla per vedere impallidito di volto, emaciato di corpo, et invecchiato
prima del tempo chi abbracciò fimile fatica; posciacchè da quell'emaciazione di
corpo, da quel pallore di volto, e dal comparire più vecchio, ch'egli sia, gran
benefici ne hà ritratti che sono,maggior vivacità di mente, senno, e
prudenza. Mà (x) In Epif ad Reg.Demetr. [ocr errors] Mà quando
ancora da tal gloriosa cagione ne risultasse qualche fisico svantaggio, fi
bilanci qualsia peggiore, se quefto, ò pure quello, che ne proviene dall'ozio;
e si vedrà senza fallo, che l'oziofi non solamente sono soggetti ad infermità
peggiori di quello fieno gli ftudiofi, mà ancora, che terminano più presto la
loro miserabile vita, onde non è prudenza il temere ciò, che può recare minor
danno per andare in traccia à ciò, che ne può recare maggiore, e con lo
svantaggio di più, che à prò degl'affaticati Letterati stà sempre preparata un'
eternità di gloria, dove, che à danni de gl’oziofi una perpetua
ignominia. Non mi stenderò di vantaggio in esaminare le altre virtù, che
restano perche vi si richiederia più tempo di una sola giornata, e tanto più,
che poffedendo voi le già descritte vi si renderanno famigliari tutte le altre;
Solamente del più bel frutto, che producono le virtù, ch'è il buon costume, non
sarà fuori di proposito oggi parlarne, stante che che questo da
Ippocrate viene stretta. mente incaricato al Medico, per farvi conoscere
insieme à che segno egli lo profeffava . Il buon costume è un'abito
essence ziale per la vita civile, acquistato solamente da chi poliede
un'aggregato di moltiffime virtù', trà quali risplendong la Prudenza, la:
Sincerità, la Gratitu, dine, l'Umiltà, la Discretezza, la Bez nedicenza,
l'Urbanità, e la Conyenienza, e questo abito deve essere continuato, perche fe
la Superbia, l'Ira, l'Ambizione, et altri vizi di fimile perversa natura
l'interrompono, il buon costume passa fubitamente in cattivo, Chi hà la forte
di poffederlo è ricchisiino, mentre hà un tesoro, del quale quanto più ne
fpende, tanto più resta in capitale ; Per csempio, chi hà il buon costume di
lo-, dare, non solamente non riceve alcun discapito dalle lodi, che dispensa,
mà n'è perciò egli ancora lodato. Devesi nondiineno usare prudenza in non
eccedere molto con affettazione ne' buonicostumi, ftantęche alle volte, quando
sono soverchiamente adoperati, e con affettazione nauseano, et in vece di
apportare del bene,fanno del male, e tanto maggiormente, quando ciò viene
regolato da qualche secondo fine, nel qual caso la lode istessa può essere
nociva, e perciò ebbe à dire Tacito ; Peffimum inimicorum genus
laudantium. A che segno sia necessario al Medi, co il buon costume,
mediante il quale viene colta ogni ambiziosa contesa, lo dimostrò Ippocrațe
doppo di aver fatto, conoscere la necessità, che vi sia di consultare con altri
Profeffori li mali oscuri, soggiugnendo : (a) De eo minimè am. bitiosè
contendere, fe ipfos ludibrio exponere; Pofciacchè fimil maniera non è propria
de' Medici racionali, mà solamente di quelli triviali, che : Forenfem queftum
fectantur, conforme egli dice in appreffo. Nè solamente il mal costume
pone in discredito chi lo esercita, mà passt O 2 per [a] De
Præcept, و 'per causa sua ancora nell'innocente Medicina la
calunnia ; L'esempio è chiaro : Contrasteranno due Medici tra di loro
acerrimamente, se fi debba, ò no dare un'orzata in un male acuto, se debbali, ò
nò colare,fe prima debba darsi, ò doppoi il seccimo giorno, e se sia
praticabile ayanti, che il male sia terminato, le quali essendo questioni
inutili, e come fi fuol dire, di lana caprina, perche con l'esperienza fi può
rincontrare se ne posfa feguire quel gran danno, che si figura chi contradice,
onde finili contese non poffono à mio credere autenticare al che
l'imprudenza, e mal costume di chi le promove, e picciol male recheriano, se la
colpa di ciò restafse trà li foli Artefici altercanti, il peggio è, che ne
passa alla Medicina la calunnia; Quest'esempio non è stato inventato da me,
ritrovandofi descritto da Ippocrate così bene, che non vi recherà punto di noja
il sentirlo riferire : (b) Que igitur ignorantur bee funtó quanam de causâ in
morbis acutis, quidam Medici toto vita tempore in Ptifanî non colatâ exhibenda
perfeverents rectè fe curare existiment; Quinàm etiàm omni ratione contendunt',
ne ullo modo hordeum æger devoret, quoad indè magnum fecuturum detrimentum
exiftiments morbis (b) De ration. Tic.in morbiacut. tro,
verùm per linteum excolantes ejus fuccum porrigunt . Horum etiam nonnulli,
nequè Ptisanam craffam, neque succum exhibent, ubi quidem dùm feptimum diem
eger attigerit, alii verò dùm in totum morbus judicatus fuerit ; E ciò, che da
simili altercazioni ne fiegua l'esprime in tal modo : At verò Ars tota magnam
quidèm apud vulgum calumniam fubftinet, ut nullam omninò Medicinam efe
exiftiment a kquidem in acutis morbis, in tantùm inter Te diffentiunt Artifices,
ut quæ alter exhi. bet, veluti optima reputans, etiàm mala alter
exiftimet. Due ingiurie vi farei nel medesimo tempo, se pretendesli
d'insegnarvi il buon costume: una saria di riputarvi male accostumati, che
per ļa Dio grazia non siete, e l'altra di credervi stolidi, ed
incapaci di ragione, per non esservi approfittati di ciò, che vi disli,
detestando quei vizj, che costituiscono il mal cos ftume. Continuare di
buon'animo á fuggire li vizj, e seguitare queste virtù, che vi hò mostrato, e
non dubitate, perche Hi vostri buoni costumi in breve diverranno ottimi, et acciò
possiate conseguire con più facilità fimil sorte vi rappresenterò alcuni
costumi eroici d'Ippocrate, li quali vi potranno fervire di norma in moltissime
vostre occorrenze, che vi si presenteranno facilmente à suo tempo. Egli
fù così esemplare nell'offervanza degli ottimi costumi, che non sò fe trà
Medici ( alla riserva di quelli dia chiarati già Santi) ve ne sia stato, ò ve
ne sia di presente, chi lo possa uguagliare La Pietra del paragone per
cono. fcere se il costume sia ottimo sono li onori, ftanteche honores mutant
mores, onde quando l'onorato non cambia li fuoi costumi in peggio per cagione
dell? onore ricevuto's tenete pure per certo, che ) che il
suo costume sia ottimo. E la ca. gione di ciò è, perche con gli ottimi regna
l'umiltà in grado eroico, e dove è questa, la fuperbia non s'accosta, fa. pendo
per esperienza, che inutilmente impiegheria ogni sua fatica, e la superbia è
quella, che perverte il buon co. stume, mà contro l'ottimo non fi ci
meriti, ) Che Ippocrate abbia ricevuti onori fommi non trovo fi
controverta da ale cuno, mentre fù chiamato dal Rè potentiffimo Serse, con
promesse di ciò, che egli avesse saputo desiderare, oltre di costituirlo Magnato
della Persia, fù cre duto ancora, che discendeffe dal Dio Esculapio, che fosse
in grazia del Rc Demetrio', e di molti altri Potentati, e finalmente, che
ricevesse dagli Ateniefi onori maffimi, non solo umani, mà ancora divini effo
vivente, come costa per Senatus Consulto, ch'è questo : Ut igitur conftet
Populum Athenienfem Græcis femper utilitèr confuluife, utquè dignam pro meritis
Hyppocrati gratiam referat, decrevit Poo 0 4Populus ut is magnis
mysteriis ; Hor fecùs at Hercules Jovis filius publicè initiaretur, O coronâ
aureâ mille aureorum coronaret tur. Coronam ipfam Quinquatribus magnis in gymnico
certamine pręcone proclamante, omnibus Coorum liberis liceat non fecùs às
Atheniensium Athenis pubertatem ageres quod coram Patria ejufmodi virum
proCreavit, Hyppocrates verò, ut Civitatis jis re, victu in Pritaneo toto vita
tempore donetur. E questi commi onori qual mücazione produsero ne' suoi
costumi? niuna appunto, mentre non furono capaci di farlo insuperbire, come fi
legge nella sua lettera, che scrisse già divenuto vece chio à Democritó : Et
ego fanè plus repræhenfionis, quàm honoris ex arte mihi confecutus videor ;
Vedete quanto stimava l'onori maslimi, e se s’infuperbivad punto di quelli,
credendoli inferiori ad una picciola riprensione, dico picciola, perche delle
grandi non n’era capace un’Ippocrate . Più gli premeva, per quanto li può
congetturare dalla mede fima lettera, la cagione delli ònori,mentre
mostrava di dolersi, che eisendo diyenuto già vecchio non era potuto ancora
giugnere à tutta la perfezione dell' Arre; volendoci forsi con questo far
conofcere, che non sono tanto pregiabili gli onori, quanto è la cagione, che li
produce, ch'è la virtù, la quale dipende tutta da noi, doveche gl'effetti di
quella dipendono dall'altrui volontà; Avendo dunque Ippocrate resistito à non
fare alcuna mutazione nelli suoi buoni coftumi in tanti, e tali onori ricevuti,
è contrasegno evidente, che foffero arri. vati al grado dell'ottimo, nel quale
solamente, come fi è mostraro, sono im.mutabili li costumi. Che vi sia
stato à luo tempo, ò dapoi fino al presente chi abbia.conseguito limili onori,
non se ne ritrova memoria, per quanto fia stata cercata, onde non hà
alcun'altro Medico avuto occasione, doppo di lui di mostrare ugual costanza del
suo buon costume in fimili prosperità; Ricevendo dunque voi onori,
faprece [ocr errors] [ocr errors][ocr errors] con l'esempio di un tanto
Éroe, confora me vi doyrete contenere affinche le prosperità, che ne risultano
da esli, non vi facciano, conforine appunto fecero prevaricare li antichi
Romani, che fusono ne' primi secoli della Repúblicas esemplari in bontà, mà
avanzandoli pom fcia nelle ricchezze andavano declinando, e finalmente
nell'auge delle loro felicità, e grandezze da buoni divennes ro cattivi, onde
con ragione esclamò Tacito : Felicitate corrumpimur. Mi di{piacerebbe però
sommamente,che simili sventure si verificassero in voi, perche goderei vedervi
tutti esemplari, e degni imitatori d'Ippocrate, non solamente nella dottrina,
mà ancora negli ottimi costumi Mi rimane per totale conferma del mio
intrapreso assunto di corroborare con altri esempi ciò, che hò proväto con le
ragioni ancora. Il primo de'quali sarà di farvi vedere, con quanta
civiltà egli scrise de gli antichi intorno à quelle cose che effi
11011 [ocr errors][ocr errors][ocr errors] non sapevano, e che furono
dalla sua induftria inventate . Dice egli intorno la regola del vivere : (c)
Alii quidem aliud ättigerunt, totum verò nes unus quidem adhùc ex his, qui antè
extiterunt ; Neque tamen eorum quisquam reprehendendus, quòd invenire non
potuerint ; quin potiùs Jaudandi omnes'; quod quædam inveftigao tione aggreffi
fint ; Neque ergò que recta dieta non funt argüere decrevi, fed his, qué abundè
funt cognità affentiri in animo habeo ; quæ igitur ab iis, qui antè nos fuerunt
reétè di&ta funtzde bis fieri non poteft fi alitèr ferihatur, ut reétè
fcribam, quæ verò non rectè dixerunt fi ea quidem, quod ità non habeant
redarguero nihil profecero ; E cosa abbia fatto in questo caso lo dice in
appresso, cioè: Que non rette fuerint cognita aperiam; Quin etiàm qua corum
nultus, qui antè me fucrunt explicare aggreffus eft qualia fuerint demonftrabo
; Ed altrove con chę prudenza ne parla:(a) Sed nequè de victus ratione
quid quàm [c] Dx viftus ratione lib.i. [d] De ratione vitus
in grutis. [ocr errors] quàm effatu dignum veteres fcriptis
tradiderunt, eamque, quamvis magna res fit, omiserunt s Varia tamen morborum
fingua lorum genera, multiplicemque eorum divid fionem non ignorarunt quidàm.
Avete of servato con che creanza, con che giua stizia; e con che prudenza ne
parla un' Ippocrate de' suoi Antichi, scusandoli in ciò, che non seppero, e non
pregiudicandoli punto in seguitare, e confeffare ciò, che di buono efi dissero;
Si è praticato questo buon costume da alcuni de' noftri Moderni verso li
Antichi? Mi pare di leggere, per dire il vero, più tosto il contrario, anzichè
mi sono avveduto, che taluno di efli há palleggiato con tal fasto invidioso
dace sopra quelle gloriose ceneri, che ne sono rimasto molto scandalizato,
rifettendo, che Ippocrate con li suoi Antichi diversamente faceva, nė vi
riferirò da vantaggio per non farvi nauseare di ciò, che essi ancora hanno
fatto di bene .; Per fecondo vedremo, come egli fi portò in quelle cose,
che lo toccavanoal vivo. Gli pervennero à notizia alcune predizioni
(e) credute da Prospero Mar. ziano suo Espositore accurato, Astrologgiche,
che appresso gli Egizj si praticavano in quei tempi, che erano alli
Greci ancora ignote, le quali non li piacevano, mentre disse : Egnautèm
hujuf modi vates effe nolo ; e con ragione, per che gli pervertevano
ciò, ch'egli con tanta diligenza aveva ricavato dalle proprie
offervazioni intorno alli prono stici de' mali, e che aveva appreso
dagl' altri, e pure con questa modestia si con tonne :
Prædictiones Medicorum referun tur permultæ tùm præclar&, tùm admira tione
dignæ, quales neque equidèm prædixi, neque quemquàm, qui
prædiceret, audivi; e cosi destramente se ne liberò senza
contradirle . Questa maniera sì dolce non è stata già
praticata nel giugnere à notizia tante belle invenzioni Anatomiche
; contro la circolazione del sangue cosa non fù detto mai? Senza
possedere un'ottimo costume non fi può lodar ciò, che
(e) Lab.2.Prædi&ionum [ocr errors] che perverte un'abito fatto da
lungo tempo, e che si è praticato per lunga serie di anni. Per terzo
riferirò comę egli firegelaya quando era necessitato à palesare qualche errore
commesso. Questo lo faceya senza individuarne l'Autore, ece cettuatone li
proprj, li quali publicamente confessava, come già fentiste, parlando del
disinganno, e questo, da chi vien praticato Solainente d'Ippocrate fi racconta
fimile ingenuità, et in caso ancora, che abbią apportato laws morte, Per
quarto finalmente per far trionfare la sua gran bontà riferirò il giuramento,
ch'egli fece, che nella Medicina à suo tempo non vi era alcun Medico razionale,
(f) che non fosse di buoni costumi, e questo giuramento, chi lo farebbe à tempi
nostri ? Onde bisogna neç ffariamente confeffare, che unico fia stato Ippocrate
non solamente nella dottrina, mà ancora nell'ingenuità de' co stumi; [f]
In lib.de præcept, [ocr errors][ocr errors] ftumi ; Sicchè con ogni
giustizia li com. pere il principato nella Medicina, che egli da tanti secoli
pofliede. Dovrete yoi dunque per essere tee nuti degni, e veri suoi
seguaci non folaa mente abbracciare,& uniformarvià ciò, ch'egli scrisfe in
Medicina, mà ancora ftrettamente osservare quanto nella morale si debba fare,
ftimando forG il buon' Ippocrate più necessarj li buoni costumi al vero Medico,
delli suoi Fisici docu. menti, mentre questi li lasciò in libertà di
ciascheduno di seguitarli, mà li primi con giuramento forzava tutti ad offer.
varli esattamente, obligandoli a giurare di essere grati, di vita incolpabili,
onorati, casti, giusti, modefti, pudichi, fedeli, e di somma segrerezza, e
sentite sotto che pena l'obligava: Hoc igitur jusjurandum, fi religiosè
obfervavero, ac minimè irritum fecero, mihi liceat cum fummâ apud omnes
existimatione perpetuò vitam felicem degere's et artis uberrimum fruEtum
percipere, quod fi illud violavero, pejeravero, contraria mihi contingant
; E quan [ocr errors] E quanto mai il buon costume nel Medl
att [ocr errors] mente si può comprendere da ciò, dice
nel libro Di lege : Quifquis enim Medicine scientiam fibi vere
comparare volet eum his ducibus voti fui compotem fieri
oportet natura, dottrina, moribus generofiss è chiunque di questi
ne farà privo, come uomo profano, diverrà im meritevole gli
sia dimostrata una scien za sì facra, conforme e la Medicina,
soggiungendo ivi : Hæc verò cum sacra fint, facris hominibus
demonftrantur, prophanis verò nefas, Sono dunque, secondo la mente
d'Ippocrate, effcnziali nel Medico le virtù morali, e nientemeno di quello
fieno li documenti Fisici, ed in conseguenza ancora come tali apporteranno
necessaria- . mente un commo bene al vero Medico, non potendo esser tale, se
non ne farà ornato à sufficienza, conforme in termi. ni precisi più
diffusamente lo dimostra lo stesso Ippocrate nelli libri De Medico, © De
Decenti ornatu, e nel libro De Pre و ( 9 ceptionibus, ove
affinche non se ne possa dubitare l'attesta con prova legale, cioè mediante il
suo giuramento, ch'è questo : Hoc namque jurejurando affirmare audeam, Medicum
ratione utentem, alterum nunquàm invidiosè calumniaturum, fic enim animi
impotentiam prodit. Verùm id potiùs faciunt, qui forensem quastum
seEtantur . Sicchè per essere veri Medici razionali dovrete essere ornati di
virtù, e non contaminati da’ vizj, conforme sono quelli, che per essere meri
mercenarj non meritano il titolo di vero Media co, quantunque fossero nelli
documenti Medici versati ; e perciò saggiamente egli nel libro De Lege
asserisce: Non folùm verbo, fed etiam opere Medici existimationem tueri
oportet; ch'è quanto dovevo mostrarvi nella prima parte. Se poi alcune
virtù fi poffino giuftamente censurare nel Medico, che è la seconda parte del
mio discorso, in qualche caso crederei di sì, conforme con un'esempio riferito
da Ippocrate brevemente vi farò vedere. P TutteTutte le virtù hanno
un fine retro, e se fi lasciano operare à tutto loro potere s'inoltrano con
tanto fervore, che da alcune di esse in vece di ricavarné profitto, se ne
riporterà del danno, La Giustizia, et il Zelo, tra le altre, fe si cferciçano
con sommo rigore, et à quel segno, che arriva la loro autorità. Quefte sono
capaci di porre cutto il mondo in sconcerto, e perciò diffe Salomone:(+) Noli
effe juftus multùm; onde è necessario unirlo alla civiltà per renderle
fruttuose.Simili fconcepci appunto potrebboro giornalmente accadere nella
Medicina, fe il Medico si voleffe fervire della sola Giu. ftizia, del solo zelo
con quell'Inferma male avvezzo in fanità à fare à fuo modo, allorche
trasgredendo alla regola di vivere,fosse da esso con tutta giustizia riprefo,
et afpramente sgridato di tal’erróre, cosa se ne ricaverebbe di profitto da çal
giuftiffima,mà indiscreta riprensione? Se non che, ò l'Infermo facesse peggio
in; (1) Ecclef.cap.79 1 [ocr errors] in avvenire, e che senza alcun
profitto perdesse ogni çispetto à chị lo riprese, ed in questo ca fo
giustamente il Medico verria censurato, perche non si servi in fare una simile
riprensione del prudens ziale consiglio d'Ippocrate, (a) che dice ciò, che deve
fare, doppo di averlo afpramente {gridaco,& è : Simulque cum
commonefaciendo, et blandè excipiendo consoletur ; et altro ve dice :
Condonandum aliquid consuetudini ; Quel poco di dolce, che gli porgerà doppo
l'amaro della riprélonę opera tato di bene che faràche la Giustizia usata
divenga profittevole, Il ţimile pariinentě ne seguirà se voi, con zelo
poco discreto, vorrete riprendere taluno, che sia ricaduto in mali venerci ;
questo tale, quanto più lo [griderețe, tanto peggio farà, bisogna dolcemente
che gl'infinuate, e gli facciate capire il danno, et il pericolo, che gli può
sopravenire da fimili ricidive, le miserie, la morte penosa inevitabile saranno
quelle, che, inlinuate con gius [ocr errors] (a) In lib.præcept.
[ocr errors] dizio, lo potranno più facilmente perfuadere di fuggire simili
errori, perche questi motivi restano impressi per lungo tempo nella mente, mà
le gridate, che passano presto in oblivione, riescono infruttuose, perche
sentendosi con animo irritato, non s'apprendono quanto: fi dovriano . Molti
altri esempi potrei apportarvi, mà credo, che li riferiti pollino essere
sufficienti per farvi capire tal verità ; Volete dunque, che le vostre virtù
non fiano censurate, accompagnatele, e non le fare operare fole, e fate appunto
conforme si suol praticare con le donzelle vistose à fine non si mormori di
loro che accompagnate con altre donne più provetre, e prudenti possono trattare
in privato, e comparire in pliblico senza taccia. Mi persuado che li
documenti, le ragioni, e gl'esempj d'Ippocrate, che vi (hò addotti fin'ora,
saranno senza fällo sufficienti a farvi incaminare per il retto fentiero delle
virtù, il quale spianato in tal guisa, fe à caluno di voi paresse tut
tavia [ocr errors] tavia disastroso, non occorrerà s'affati
chi di vantaggio, perche per lui non fa. ranno à proposito le virtù, e
per tanto se ne viva pure à suo bell'agio con li suoi vizj diletti,
nè occorrerà, che in domani quivi si presenti, perche voglio in avvenire
parlare solamente a quelli, che hanno generosamente determinato d'abbandonare
affatto li vizj, e seguitare le sole virtù. [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr
errors] G. I Ô R N Å TA V I. Nella
quale s'accenda il modo di prévalerfi del consiglio delle virtù
contra l'infidie. de vizj, affinchè il vero Medico poffan godere
una vita iranquilla, e lasciare di se doppio morte una gloriufi
memoria : [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] On mio
contento non ordinario vi vedo oggi, prima del solito, quì tutti
preferiti; posciacchè averidoviderto nel fine della Giortiada di jeri, che chi
nơn s'era già determinato di seguitare le fole viétừ, non occorreva ch'oggi
forfè venuto; temevo che almeno quelli, che gliscorgevo più pensoli degli
altri, foffero mancati; Mà vedendo quì ancor voi, e più ilari, e disinvolti del
consue. to, è chiaro contrafegno, che le vostre menti, che si ritrovavano nelle
Giornate passate ambigue, non sapendo ancora à che partito appigliarsi, abbiano
già déterminato di seguitar le virtù, avendo jeri gustato, e meditato in
appressoquanto di benc da elle ne possa risultaa re; Onde tutto il giubilo
interno; che voi ora provares non nasce da altro, che dall'essere divenuti
padroni del vostró volere. Spero dunque, che tutti inGeme äverere avuto la
medesima forte d'allontanarvi affatto da' vizj, e di confederarvi con le sole
virtù, e queste fatele ora padrone dispotiche della vostra voz lontà, e non
temere de viżj, che fuor di voi fi ritrovano, che possano essi punto nuocervi,
con tutto che vi tramaffero continue insidie per lo sdegno concepi . to contro
di yoi's che ve ne siete da efti affatto allontanati, perche farà curau delle
virtù il difendervi: Vi säria gran timore quando questi inimici teneilero
tuttavia assediato il vostro cuore, e fiorreffero liberamente d'intorno alla
voftra volontà ; Allora sì che tion potreste fidarvi delle loro insidie,
ftanteche in tal caso le virtù non potriano affiftervi. Vivete dunque cautelati
á non tradire. voi stesli orche ne fiece liberi; e questo seguiria facilmente
quando apriste qual [ocr errors] che segreta porta, per dove poteffero
i'vizj dentro di voi tornare. Per altro faccino pure fuori di voi
quel più, che possono s che punto non vi potranno danneggiare.L'esempio
l'abbiamo chiaro ne i Romani, che fino ch'ebbero Annibale nell'Italia stiedero
con ragione molto mesti, ed affitti per il timore delli gran danni, che poteva
loro apportare, mà appena partito, sollevorno lo spirito, con tutto che
proseguisse à molestarli, e di niuna cola elli ebbero più spavento, che della
guerra intestina, la quale alla fine fù cagione, che perdelfero la loro
libertà. Parerà oggi discorso superfluo il mio,mentre voi avêdo in
abbominazione li vizj;ed essendovi dichiarati seguaci delle virtù, potrete con
la guida di esse consigliare più tosto gl'altri, che aver bisogno di Direttore,
con tutto ciò perche non avete à bastanza ancora acquiftato Puso di prevalervi
di effe, non vi farà infructuoso il sentire da me in compendio quel bene, che à
suo tempo, ed [ocr errors] [ocr errors] in tutti i vostri maggiori
bisogni, questo vi apporteranno, potendo ciò ancoras fervire per confermarvi di
vantaggio della vostra lodevole risoluzione. E cominciando prima dalla
Religione, che con puro cuore profeffate, poiche Non fi comincia ben se
non dal Cielo ; Qucfta non solamente vi darà lume, e vi fervirà di scorta per
quello che riguarda l'eternità, mà vi configlierà di fare fempre uniti con le
virtù, facendovicon chiarezza vedere la deformità de' vizj, e li gran danni che
apportano; Quindi è, che neceffariamente la fapienza deve ftare unita con la
Religione, conforme diffe Lattanzio : Homines ideò falluntur, quòd aut
Religionem fufcipiunt omissá Sapientiâ, aut Sapientia foli student omissa
Religione, cum alterum fine altero non poffit effe verum ; Oltre di che vi farà
conofcere meglio di che forta d'amici avrete da fare elezione, perche fe vi
abbattete con taluno di coloro, che sono affatto increduli di ciò, che non
veggono, v'in [ocr errors] [ocr errors] finuerà, che questi non sono à
proposito per voi, che ci trattiace quanto porta il mero bisogno ; ma non più
oltre, perche questi sono tenuti da Sant'Agostino per tomini carnali, dicendo ;
In homine carnali tota regula intelligendi est consuetudo cernendi quod solent
videre credunt ; quod non folentznon credunt; conforme ancora, che fuggiare
ogni altro vizioso, è che v'intrinfechiare solamente con chi è seguace delle
virtù, e finalmente vi terrå fempre circospetti in non prestare fede à ciò,che
leggerete, ò sentirete dire; che poffa in qualche parte alienarvi dal suo vero
sertimento Non ritrovandovi ora in istato di potere profeffare la Medicina,
per non essere totalmente esperti in essa, vi converrà cercare ottimi
Direttori, nella di cui elezione consigliandovi con la Pradenza, v'insinuerà,
che vi appoggiate -à quell'appunto, che descrive Cicerone in tal guisa : Eft
igitur adolescentis majores natú vereri, ex iisque deligere optimos, e
probatisimos, quorum confilio, atque au auctoritate vitantur :
Ineuntis enim ætatis, inscitia ferum conftituenda da regenda prudentiâ
eft. V’insinuerà d'avantaggio la giustižia come vi dovrete contenere per
acquistarvi il loro affetto, che sarà, oltre l'accennato ossequio, di esser
loro fede li, e schiecti z di moftrarvi sempre pune è tutali, obbedienti,
e diligenti in tutti li affari, che v'insporranno, perche operando või in
questa guisa, non solamento v'istruifanio con tutto l'amore, må vi loderanno da
per tutto, dalla quale preventiva commendazione germoglieranno à suo tempo li
principi delle vostre fortune', e troveretegià spianata la ftria da de voftri
progreni s állorché principierete à medicáre. Intraprendendo con questi
felici principj l'attual'esercizio della Medicinás allorche' già farete
divenuti esperti, non pafferă lungo tempo, che molti di prevaleranno dell'opera
vostras et allora appunto li vizj vi comincieranno à muoa vere guerras e
Vinvidia farà la prima ämoà molestarvi. Questa già da bel principio vi
aveva fissato adosso li suoi maligni sguardi, mà non prima di vedervi avanzati
si muoverà per suscitarvi contro li suoi seguaci, e le comanderà, che spargano
da per tutto, che fiere troppo giovani, che non avete ancora pratica
sufficiente, e che dicano con finto zelo : Oh poveri Malati, che si pongono
nelle voItre mani, se questi guariscono seguirà per miracolo, non per la vostra
perizia, e se vedrà, che ciò non basti per arrestaryi ne' vostri progrelli,
invigorirà allora li suoi comandi, e farà disseminare dalli medesimi, che siete
veramente infelici, mentre quanti Malati vi capitano, tanti ne muojono, e che
non sanno capire, come siano così pazzi coloro, che vi chiamano. Sentendovi
calunniare à torto in tal guisa, cosa dovrete fare? Non altro, che consigliarvi
con la Prudenza, e con la Giustizia, che vi favoriranno assai bene :
primieramente vi esorteranno a non prendervene alcun fastidio, perche è affai
migliore la vostra forte و sorte, per essere invidiati, che
non è quella delli vostri calunniatori, che non hanno chi l'invidj, mà appena
tal’uno, che li compatisca. Vi consiglieranno poscia à non prendervela con quei
miseram bili, e vili esecutori dell’Invidia, perche operano come suoi schiavi,
non già come uomini liberi, e se foffero in loro libertà opererebbero come voi,
che aba borrite simili iniquicà. Vi consiglieranno bensì à mortificare
l'Invidia in questa forma, cioè, di contraporle la vostra umiltà, quando
d'Invidia vedrà, che voi non siete ricorsi alla vendetta rarne il suo ajuto, mà
in sua vece vi servite dell'Umiltà, resterà talmente forpresa, e confusa, che
si vergognerà in avvenire di ciinentarsi più sola con voi, avyedendosi di non
potervi abbattere ; mà cosa farà per non cedere? Si unirà con il Dispreggio, e
con lo Sdegno per necessitarvi à ricorrere alla Vendetta. Questi vizj
baldanzosi comanderanno à qualchuno de' suoi petulanti seguaci, cine vi faccia
una mala creanza, e vi mo per implom desti senz'averne data occafione, in
queIto caso ricorrete subbitamente per consiglio alla Prudenza, che vi farà
capire, che di tal'ingiuria, non ne doyete chiedere fodisfazione dalli seguaci
del Dispregio, e dello Sdegno, perche quei, che seguitano questi yizj, come
imprudeņti, sono ancora pazzi, et į pazzinon essendo capaci di discernere ciò
che fạnno, non sono tenuti di renderne conto; Contro li principali dunque, et autori
caderà il vostro sdegno, e questi, come vi consiglierà che li mortifichiace ?
Non già con la vendetta, perche questo appunto desidereriaạo che faceste, cioè,
che ricorreste ad un'altro vizio, che vi tradise, e cogliessę nel mezo per
forzarvi å rendervi à loro discrezione, inà bensì con la sola sofferenza tanto
da essi temuta per il grandanno, che loro apporta, et affinche lo facciate con
aniino generoso vi riferirà li seguenti casi. A Diogene Filosofo Stoico,
mentre stava disputando particolarmente della collera, gli fù da un protervo
giovane fpu Sputato in faccia, sopportò egli il tutto piacevolmente,
e da savio, e solo disse: Io non vado veramente in collera, mà non lasciò però
di dubitare, fe in questa occasione doveffi farlo. Catone mentre staya
difendendo una causa ricevette da Lentulo giovane seditioso ua folenne
sputacchio nella fronte, egli si nettó, e rasciugò la fronte, et armato di una
gran sofferenza, solo diffe: lo affermarò à tutti, ò Lentulo, che fi gabbano
quelli, che negano, che tù abbi bocca. Rifettendo voi dunque all'ingiuria
maggiore della vostra fatta ad uomini di tanta stima, et al modo, che si conțennero
vi si renderà più facile l'esecuzione del confimile ripiego propostovi dalla
prudenza, mediante il quale avvedutosi il Dispregio, e lo Sdegno, che in vece
di quocervi vi hanno accresciuto ftima appresso tutti, desisteranno ancora eff
di più moleftärvi, vedendosi dalla vostra sofferenza delusi, e vinti,
Arriverete al fior degl'anni avan. [ocr errors] zati già ne' commodi, et in
conseguenza con più lautezza nudriti. Allora vorrà facilmente la lussuria
cimentarsi con voi, e per farvi qualche danno considerabile, vitenderà molte
insidie, vi farà trovare occasioni pronte; procurera, che siate con vezzi, e
lusinghe adescati; Allora cosa farere?ftate faldi,perche sarà contro voi questa
una gran guerra, mentre non avrete campo in quel punto preso di consigliarvi
con le virid, ftanteche : Vinum, et Mulieres faciunt prevaricare Sam pientes.,
come ben diffe Salomone. State faldi, che è pur troppo vero, che molti si sono
arrenati per questa cagione nel meglio de’loro avanzamenti : Vi converrà dunque
procurare di prevenire l'infidie della lussuria, e non aspettare di cssere
prevenuti da effe, e questo lo farere, quando sarete prossimi à quel tempo con
chiamare à consiglio generale turte le virtù per risolvere cosa sia
efpediéte,che facciate,ò di accasarvi,e con chi, ed in che tempo, ò di
continuare lo Aato libero,e con che cautele maggiori,La Prudenza, e la Giustizia
vi con figlieranno facilmente à prender mor glie, con il motivo gịultiflimo,che
quel la vita, che da voltri genitori riceveste con voi non si estingua, mà che
per la conservazione della propria specie law propaghiate ne posteri, ed à buon
fine ancofa, che non abbiate tanto da impazzirvi nella vostra vecchiają à
cercare l'eredi, conforme ad alcuni, che non mai fi cușorono del titolo di
padre è accaduto; La sola difficoltà si rifringerà allo sciegliere chi faccia
per poi, perche la Prudenza, e la Giustizia vi vorranng consigliare
diversamente da quello si pratica in alcuni luoghi, dove il folico di
cercare chị abbią dotę groffa, chi sia bella, e fpiritosa; la Prudenza non
vorrà, che cerchiate questo, in primo luogo, mà bensì, chi sia di buoni natali,
di perfetta faļute, e di ottimi costumi, ¢ ben’educata ; e con ragione, perche
non deve essere affare di minore impostanza l'accasarsi, di quello, che sia di
fær compra di un cavallo; e se per comprare un [merged
small][merged small][merged small][ocr errors] [merged small][ocr errors] un
cavallo ( che non riuscendo buono fi può subitamente dar yia) fi ricerca in
primo luogo la buona razza, fe fia fano, e se abbia vizio'alcuno, perche nel
pro- : vedersi della compagnia inseparabile non si hanno da fare fimili
diligenze Sicchè trovato che ayrete chi abbia le condizioni sudette stringete,
senza più indugiare, il vostro matrimonio, con quella dote, che avrà, senza
ricercarne d'avantaggio, che farete un'ottimo negozio, perche quattro faranno
le doti, che prenderete, una sola apprezzata, e trè inestimabili, per non
effervi prezzo, che le uguagli', e saranno, la buona nascita,la salute, e gli
ottiini costumi, con la buona educazione, et avvertite à non fare diversamente,
per non cadere nella sventura di Socrate, che fi abbatte in una inquietisima
Santippa. Circa il tempo in cui lo dovrete fare viconsiglieranno, che non lo
facciate nè troppo giovani, nè croppo vecchi, mà bensì nell'età virile, ed
allora appunto, che ayrete stabilito un'assegnamento suffi ciente
1 [ocr errors] ciente per il inantenimento della vostra
fameglia, e non prima, pèrche si ricerca fenno, e cominodica per effere,
buon Padre di fameglia. Non troppo giovani, per non distogliervi da
vostri studj, ed avanzamenti, ne' quali non sarete ancora bene stabiliti,
nè troppo vecchi, per non lasciarli, se avrete figliuoli, troppo
immacuri, e senza avyiamento, e per non foccombere ancor yoi fotto il
peso del matrimonio prima di quello, che fareste vivendone
disciolti, conforme à tanti è accaduto, Şe poi voi adurrete alla
Prudenza, e Giustizia li seguenti motivi, che avete
esimervida simile legame, che sono; ò che già vi è nella vostra fameglia,
chi sia atto à sostenere un simil peso, ò che dubitate, che la moglie, e
l'educazione de'figliuoli vi possano distogliere dalla voftra professione,
qualche altro inotivo à voi folamente noto non crediare, che yi forzeranno già
à farlo, vilascięrano in tutta yostra libertà, vi consogneranno bensì alla
Fortezza, e Tempe Q: per [ocr errors] ranza, }
ranza, acciocchè vi consiglino, e prestino ajuto in caso, che la Luffuria vi
fa. ceffe qualche violenza . Il consiglio, che quefte virtù vi daranno sarà
facilmente, che siate circospetti, ed appena, che vi sarete avveduti di qualche
laccio, che yi tenderà la Lussuria di troncarlo,e prima che vi poniate il
piede, che siate fempre cautelati nel parlare, ę fentendo qualche parola
equivoca, l'interpreciate sempre à favore dell'onestà, né la crediate detta per
voi, che ricevendo qualche cortesia insolita, la crediate fatta solamente per
isperimentare la vostra modestia, e non ad altro fine, onde la cancellerete
subitamente, acciò la rimembranza di quella non turbi la vostra fantasia ; Che
vi moftriate sempre sostenuti più tosto, che galanti in certe occasioni di confidenze,
dalle quali con bel modo procuriate di liberarvene, che da certi luoghi
sospetti,se ne potrete fare a meno, ne stiate lontani, et andandovi, procuriate
efservi in ore, che vi fieno altri, perche al parere di Seneca : Magna
pars peccatorum tollitur fe peccaturis teftis alibi Aat(a); ed ivi
non vitrattenjate più del bisogno necessarios e sempre con discorsi
serj, ed uniformandovi alli consigli della Fortezza, e Temperanza
non diffidate punto della loro allistenza nelli maggio si vostri
bisogni, che dureranno lino à tanto. che sarà in auge il fervore
della vostra gioventù . Il vizio della gola vorrà aticor'egli
fare tutti li suoi sforzi contro di voi in decto tempo più profpero di
vostra vita, per vedere se vi potesse adescare; e cofa
farà a comanderà facilmente à qualchedano de' suoi ricchi feguaci, che
facen do uno de' fuoi sontuolillimi pranzi, o cena; conviti
ancor voi; considero, che vi troverete in quel punto preso incri garislimi,
perche rifletterete allora, che le ricuserete tale invito, sarete'
tenuti per uomini incivili, che non gradite li favori,
e cortefie, che vi fi fanno; fed l'accetterete,metterere ad un
gran risico Ja vostra temperanza, onde vi converrà (*)
Episi 11.di questo ancora chiederne preventivo Consiglio s. per aver pronto il
suo fano imedio per quando vi capitaffe il bio fognb. si Consigliandovi
preventivamente con la Prudenzás.per sapere in che modo allora vi dovrete
contentere, sarà facilesi chievi dica;;che se viritroverete in luoo ghi dove
sia solito, e che frequentemente li Medici fiano convitati, et intervenghino in
fimili bancheteis. non ricusate tali inviti s perche quelle cose, che sono
folite', nou recanto alcuna aimniirazione, non facendosene caso,basterà
solamente; che yi sappiate regolare con giadizio in non pregiudicare di molto
alla vostra consueta fobrietás perche nuocerestu e è più li denti
nel masticare, che la gola nell'inghiottire si e diportandovi in tal guisa,la
gola avrà poco guadagnato con voi; Sepois dove voi dimorerete, non fosse in
uso, mà solamente, che di rado li Medici v'intervenissero con modo al fai
civile, che lo ricusiate pure,non man.. candovi legittima scusa, mentre ò la
vo(tra complessione non assuefatta à fimili disordini, ò qualche cura
riguardevole, che avrete in quel tempo, queste vi potranno efiinere onestamente
da qualunque taccia d'inciýiltà . 03.15 Sò che vi appagherete di tal
distinzione saviazfatta dalla Prudenza, effendo. voi capaci di riflettere, che
dove i Mea dici ricevono spesso simili correfie fono molto stimati, ed in
conseguenza i loro difetti non sono con tanta attenzione norati da tutti, come
l'opposto segue dove di detta stima si penuria. E certamente l'esperienza
hà fatto vedere, che nel secondo caso, quando li Medici si sono voluti azardare
à fimili cimenti, se ne sono poscia pentiti, ftante che, ò per non essere cosa
solita, ò mediante la curiosità di vedere in che modo si regolavano coloro, che
tanto biafie mano la crapula, hanno ritrovato iyi molti spettatori de' loro
portamenti, che li hanno posti in qualche suggezio. R 4 [ocr
errors] ne, he', mediante la quale ; se hanno procutato di contenerli
nella sobrietà, hanno. fentito de'motteggiametitizñiehte da effi graditi, e se
hanno disordinato, gli sono giunti all'orecchie certi sussurri della's fervitů
z che diceva : Il buon Medico che biasima tanto li disordini, egli troppo fà
peggio di noi, andiamo à credere cið, ch'egli dice; Se poi taluno di elle fia
restato gabbato dal vinos non hà troVato già chi l'abbia seusato ; conforme
fece Seneca a favore di Catone; impuitato di fimile vizio, dicendo, che non
poteva essere, che un Catone fi ubriacasses mà quando che ciò fosse stato vero,
in un Catone fimile vizio faria passato in virtù . Mà non si sono già
pentiti quelli ; the civilmente ricufarono fimili inviti, mentre fattisi capaci
coloro, che desideravano di vederli crapolare; dalli giusti motivi apportaci
per iscusa, rimasero più tosto edificati, che disgustati da fiinili repulse, ed
in segno di ciò ne diedero in avvenire attestati di maggior ftima: Ne
ро [ocr errors] [ocr errors] potrei di questi efempj riferire alcuni a
mà, per non dilongarmi troppo, ftimo bene di tralasciarli . Sicche, per vincere
la gola, il partito più sicuro sarà di fuga gire l'occasioni pronte di
crapolare con un'onesta ritirata, conforme la Prudene za configlia :
Stabilito che avrete il vostro itato à quel fegno che potrete ; non solo per
decentemente vivere, e mantenere con decoro la voftra casa j mà ancora con la
vostra economia accrescerla commodamente; allora l'ingordigia, e l'infariabia
lità di cumulare vi comincieranno et muover guerra, e quello, che farà più
formidabile con apparenze vantag: giofe v'infidieranno alla vita, mentre vi
Itimoleranno, e vi violenreranno infieme ad accettare tutto ciò che vi si pre
fenterà davanti, e fe quefto non bastera à renervi nottése giorno occupati, vi
ftimoleranno à procurarne de' nuovi fervigj, e certainente non per altro fing,
che per distruggere in breve il vostro inzia dividuo con una eccelliva fatica,
con una 1 250 Dell'Idea del vero Medico. una continua
inquietudine di animo,con una perpetua schiavitudine, credute tutse dal Mondo
pazzo per felicitàe per prosperità di fortuna Cosa dovrete dunque fare
per rimuovere da voi un sì evidente pericolo di vita, che vi sovrasta 2 Vi
converrà certameute prenderci rimedio prima, che questi nemici facciano breccia
nel vostro cuore., e parlamentino con il vo. ftro desiderio, perche altrimenti
con lo fplendore dell'oro li guadagneranno, ed il suo rimedio ficuro farà, che
quando ' non ifta concento di ciò che hà, e vorrà procurare cofe
maggiori, di consigliarvi tosto con la Prudenza, che questa facilmente lo
quieterà con dirvi : Cofa bramate d'avantaggio a non avete, più di quello vi
bisogna rimirate quanti altri, che hanno accor essi egual merito alvoftro, sono
più attempati di voi, e pure non sono così ben proveduti, come voi fiere:
Ditemi, che tempo avete, che vi avanza, quando appena ne resta tanto,che basti
per lo studio necessario's e pery il bisognevole riposo ? E quale di
questi due tempi vorrete impiegare nelle cure di più, che deside rate
confeguire ? forse il primo ? La Giustizia se'ue sdegnerà per non esser vostro:
Forse il secondo, che è cutro vostro et come potrete vivere s fapendo voi, che:
Quod caret alterna requie durabile non eft. Riflettete attentamente, che lo le
pioggie curte cadessero sopra pochi campi, in vece di ravvivarli, e rendera li
più fécondi, opprimeciano più costo quanto di verde li ricopres e che la gran
Providenza,che saggiamente opera, dispensa il publico bene à prở di cucţi;
facendo, che il Sole non per pochi, mà bensi per tutti risplenda', c finalmente
che le taluno vorrå soverchiainente cam ricare il suo stomaco, anco di
dolcissimo cibo, gli converrà ben spesso soffrire aspri dolori di ventre.
Risplende molto l'oro, må riflettere ancora, ch'è più' grave di qualunque altro
metallo, onde neceffariamene ammaffarne di molto non si può G può
senza restarvi affatto oppresli id Breve sotto il suo grave peso, o per la meno
perderci la propria libertà; Quindi è, che faggiamente Curio ricusò da'.
Sanniti tutta quella gran quantità di oro, che gl'avevano portato 5 dicendo
foro, che esso credeva cosa più gloriosa il poter comandare à chi molt'oro
possedeva, di quello che fosse il possederne di molto ; volendo in tal guisa farci
ca. pire, che non si poteva cumulare oro in: gran copia, e mantenere la sua
libertà. Il mio configlio dunque è, che freniate il vostro defiderio, acciò non
bramjata nè pure una cura d'avantaggio di quel le, che potrete commodamente
reggere, e tanto maggiormente, che quefta voce Cura appresso li Latini non
significa altro, che Briga, è travaglio, ex eo quod cor edat, dw excruciet,
delle quali conviene ayerne folamente tante,quante baftino à poterle fofferire,
e non più, verificandosi in esse più, che in ogn'altra cosa quel detto: Ne quid
nimis . Sentitene però il parere della Giustizia per res go: [ocr
errors] golarvi fino dove vi potrete stendere; per non incorrere nella
caccia d'insaziabili. Voi sarete facilmente rimasti per
ora appagati di quanto vi avrà detto la Prudenza, à segno,
che non vi curerete sentire altro conseglio, con tutto ciò
per convenienza almeno sarete tenuti,aven dovi ciò la sudetta
incaricato, di sentir ne il parere della Giustizia, intorno al
vostro regolamento, e con tale occasione vi potrete consigliare ancora
sopra un certo ripiego, che facilmente il vo ftro desiderio
visuggerirà, cioè di all.com gerirvi de’ servigi antichi per
proveder vi de' nuovi di maggior vostro profitto, e minor
briga, il quale non lo dovrete porre in esecuzione senza
l'approvazio ne della Giustizia. Esposto, che avrete a questa
fanta virtù ciò, che bramate sapere, ella cortesemente y'insegnerà ciò, che
dovrete fare intorno al vostro regolamento, che sarà di misurare in primo luogo
le vostre forze, et il tempo, che vi resta libero, [ocr errors] e poi
l'impiego, che vi si presenta, e se rincongrerete le misure proporzionate trà
di loro, accettatelo pure, senz'alcun timore della taccia d'insaziabili; Vi
suggerirà però, che stiate bene oculati in prenderne le dette misure à suo dovere,
affinchè non reftiate ingaonati, perche . altrimentiaffatto infructuofo
riusciria il fuo configlio,ed acciocchè non segua un tale errore, vi darà lei
medefima dug meze canne, una delle quali la troverete molto scarfa, e l'altra
affai vantaggiosa; con la prima yi ordinerà, che miluriate le voitre forze, et il
tempo, che vi ayanza ; con la feconda l'impiego, che vi li presenta, e
prendendo voi le misure in questa guisa yi assicura la Giustizia, che non
potrete errare. Doye che facendoli da voi diversamente, tutte le altre meze
canne, che adoprerete ve le porgerà il yostro desiderio fatte à suo modo, e
saranno tutte yantaggiose di molto quelle, con le quali misurerete le vostre
forze, et il tempo, e scarsiffime quelle, delle quali yi servirete per misurare
l'occasio ni, [ocr errors][ocr errors] ni, e questa è la cagione
de? sbagli, che fi prendono contro il volere della Giuftizia, c per due capi,
(primieramente, perche chi misura in cal guisa erra per abbreviare la lunghezza
di fuá vita, divenendo omicida di fe medesimo, sì ancora per il danno,chie nc
poffono riceveré alcunische ad ore affai incongrue, ed à mente stracca gli
cocca per fimilisbagli essere curati. In glçre vi dirà apertamente, che
non dovrere in conto alcuno disfarvi delli servigi antichi per prenderne de'
nuovi in fua veće, perche non avete alcuna giusta cagione di farlo, anziche
facendolo, mostrereite una somma ingratitudine in abbandonare chi in
temро de' vostri bisogni vi fù grato, e chi vi favori ne' vostri
avanzamenti, non con altro motivo, che de' yostri maggiori vantaggi ; se
poielli, senza alcuna vostra colpa, fi alienaffero da voi, in questo solo caso,
perche volenti nan fit injuria, lo potreste fare senz'alcuna taccia
d'ingratitudine; e së esercitaste la Me256 Dell?idea del vero Medica,
Medicina in certi luoghi lontani, dove alcuni li prevalgono di un Medico fino à
tanto, che lo vedono incominciare à far negozj, ed allora se ne disfanno per
prenderne à proteggere un altro : İyi basterebbe pazientare un poco, che vi li
presenterebbe l'occasione di poter: lo fare, mà dove ciò non li costuma vị
convien’essere grati, e costanti, fische sarete capaci di medicare, Con
tutto che resterere per qualche tempo appagati di quanto vi hanno consigliato
la Prudenza, e la Giustizia perche il vostro desiderio yerrà conținuamente
bersagliato daļli sudettį ab. bominevoli vizj, sarà necessario, chcimploriate
l'affiftenza della Fortezza, e Temperanza, acciò perseveriare sempre Itabili
nell'offervanza di detto consiglio, et il maggior bene, che dette virtù vi
potranno apportare, sarà d'infinuaryi diverse istorie di coloro, che per essere
Itati insaziabili, nel colmo delle loro credute prosperità sono mancati, eche
infelice memoria di esia ne fią rimasta trà noi [ocr errors] و
[ocr errors] noi, mentre chi ha lasciato la sua fameglia appena slattata, senza
indirizzo, a senza guida, chi intricata la sua eredità, per non aver avuto
tempo in vita di ben'impiegare li suoi avanzi; chi, doppa fofferta una
lunghissina, e dispendiosa infermità, acquistata per li suoi grans Strapazzi,
appena hà lasciato tanco, che bastasse al suo funerale; e finalmente cosa sia
stato detto di tutti doppo morti, cioè, che non'ınericavano d'essere compatiti,
perche erano morti per colpa loro, avendo voluto abbracciare troppo, e più di
quello, che potevano reggere, çon tutto quello, che la maledicenzą gradita, e
senza timore alcuno så inventare di peggio contro i poveri des fonti,
Impresli, che avrete sì spaventosi esempj nelle vostre menti, con la
riferfione, che il simile seguirebbe in voi, fc cadefte in tali errori,
non temeţe più, che il vostro disiderio possa essere superato da simili vizj,
perche questi gļi serviranno di un gran freno, R Nelle Nelle
vostre maggiori prosperită l'Adulazione ancora vi farà doppia guerra la prima
confifterà in ispargere di voi più lodi di quelle, che meriterete, per
risvegliarvi contro l'Invidia, quando fi foile mai adormentata, mà trovandovi
già premuniti de' buoni avvertimenti dativi dalla Prudenza, non vi potrà punto
nuocere in questo primo asfalto, e se uniręcę alla fofferenza una profonda, e
fincera umiltà, supererete l'Adulazione, el'Invidia nel medesimo tempo,
Màvedendofi da voi la maliziosa Adulazione fchernita, adoprerà tutte le sue
frodi per violentarvi ad essere suoi seguaci, e per farvi divenire per forza
Adulatori, come farà mai ? Sentite bene; Pren. derà l'occasione di qualche cura
grave, nella quale intervengano molti parenti, et amici dell'Infermo, e vi farà
da queiti porre in angustie di diventare Adulatore per forza, per
li seguenti impulsi : Vi dirà taluna di esli, questo male si aggrava, perche
non gli fate applicare quattro vefficatorja se ne morirà senza
questo [ocr errors][ocr errors][merged small][merged small] questo
rimedio, e la colpa farà tutta yostra, che trascurate un rimedio sì efficace.
Un'altro vi dirà: perche non gli date una buona Medicina da tirare giù ? lo volete
lasciar morire senz'ajuto? ayver, cite, se muore, fentirere, che si dirà di
voi, à me basta di avervelo avvisato. Vi sarà ancora trà essi chị vi ayyertirà,
che se gli cavate sangue morirà certamente, perche non gli conviene; e
d'avantaggio vi dirà, che se lo cayerere lo amazerete, e derro male farà per
appunto un'infiammagione interna, nella quale non conviene ciò, che viene
proposto, e gli sarà necessario quanto viene ritardato. Vedete in chę angustie,
in che laberinţi vi troverefte, se non aveste la Prudenza configliera ?
Imitercste senza dubbio, ò quel Medico, à cui un tempo fà, fù suggerito da
un'amico dell'Infermo, in un caso simile, un certo riinędio, dicendo, che lo
proponeva, perche cra esso ancora mezo Medico ; A cui alquanto alterato gli
rispose: et io son tutto Medico, conviene dunque, che la mecà ce [ocr
errors][ocr errors][merged small] fi: 28 公
1 da al tutto; Io, che sono tutto, non voglio che si dia, non si deve
dunque dare; O pure quell'altro, che ritrovan. dosi in un fimile intrigo»,
doppo aver dette le sue ragioni, senza profitto, rifpose : Giacchè loro Signori
ne fanno più di me, facciano loro la cura, e se ne andiede via, mà ciò non
lodandolo la Prudenza, sentirete dunque da lei, in che forma vi dovrere
regolare. Sentendo riferire da voi questo fatto la Prudenza disapproverà
molta, che chi non è Professore, ardisca così francamente di proporre, ed
escludere quelli rimedj, che in mali sì gravi danno molto da pensare alli
medesimi Professori provetti, e che pongano à cimento li onorati, con modi si
violenti, di diventare Adulatori, e facilmente in tal guisa vi consiglierà:
Dite le vostre ragioni à chi bisogna, con animo composto, e questi, ò fi
appagheranno di quelle, ò nò, se ne resteranno fodisfatti, rimarrà già
terminata la controversia, e potrete fare liberamente à voftro modo, se poi
persisterahtio ancora ostinati nella loro opis nione, allora suggerite, che
tratrandosi di un male sì grave con tante controverfie, desiderate nella cura
di avere altri Professori compagni per meglio risolve. re ciò, che si debba
fare ó e procurate, che con sollecitudine ciò segua y acciòcchè la lunga dilazione
non pregiudichi all'Ammalato, e che ne consulti siano presenti coloro, che
fuscitorno le controversie, affinche sentano con quante circospezioni sono
serviti gl'Infermi, ed ancora se avranno qualche cosa di più la poffano dedurre
à tutti. Facendo voi à modo della Prudens za, non dovete avere più timore
di prevaricare, perche la Fortezza vi assisterà, c consolerà insieme,
l'assistenza sarà di non farvi prendere in questi casi certi : dannosi
ripieghi, che sariano, in vece de' vefficanti d'applicare li senapismis di un
purgante, dare un leniente, ed in tanto d'andare differendo la sanguigna,
facendovi conoscere, che l'operare in questo modo non è da Medico, mà bensi
[ocr errors] 9 [ocr errors] da Adulatore, e che quancunque questi tali
nelli funesti eventi fieno dall’Adulazione tenuti indocenti, e difefissorio
però dalla Giustizia creduti rei di gran colpa s con tutti quelli, che ne
diedero l'occasione, e vi confolerå parimente la Fortezza con dirvi: Si poffono
chiamare tempi felici nella Medicina li presenti, non vedendoli ora
l'Adulazione premiata à quel segno, che era ne' tempi di Galeno, nè la
lincerità così vilipesa; Allora trionfavano li Medici Adulatori, erano ricchi,
e potenti gerano stimati, e riveriti, ogn’uno facęya à gara di fayòrirli, eli
onorati, sinceri, e docti se ne stavano abbandonati, derisi, evilipeli, e se
non fosse stata la mia grand'alistenza,che prestavo loro, nè pure úgo ne
sarebbe rimasto di efli, anzi Galeno isterlo, che non avesse prevaricato per
quanto venivano violentati dall'Adulazione :' So, che presterete fede à quanto
vi dico, mà volendovene accertar meglio di quanto fuccedeva in quei cempi
leggere ciò, che Galeno riferisce nel primo del suo [ocr errors]
me. [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors][ocr errors] metodo, che appunto è questo: Eoque jure fit cum ægrotare
cçperint Medicos advocent, non quidem optimos į utpotè quos per Sanitatem
noscere nunquam ftuduerunt, fed eosy quos maxime familiares habent ; quique
ipfis maximè adulentur, qui du frigidam dabünt; si banc popofcerint, lavabunt
cùm juferint; a nivem; vinum= que porrigent poftremò quidquid jubebitur
mancipiorum ritu facient &c. itaque non qui meliùs arten callet ; fed qui
adulari aptiùs novit apud iftos magis in pretio eft, buic omnia plana's
perviaque funt, huic ædium fores patent ; hic brevi efficitur dives,
plurimùmque poteft &c. Quali violenze oggidì sono cessate, mercèche hanno
imparato molti à proprie spese à non commertere più la loro vita in mano
degl'infidi Adulatori, e perciò essendo mancati per loro l'impieghi, e li gran
guadagni, che in breve facevano,è mancato ancora quel grand'impulso, che vi era
à dover effere Adulatori per essere adoperati, e tutto questo mi costa
per essere io la Fortezza, che affifto à quei ز e. lig a fe ne be
he ni dy 112 to 5, 10 generofi spiriti,che abborriscono l'Adulazione, et abbandono
quei vili, che se le danno in preda Se poi non bastasse all'Adulazione
d'avervi fatto violentare da parenti, ed amici, mà volesse ancora farvi forzare
dall'Infermo isteffo à divenire suoi fem; guaci, in questo caso, fatte che
avete le diligenze propostevi dalla Prudenza; e. che mediante quelle egli non
resti appagato, la Giustizia non vi violenterà già à continuare il servigio, vi
forzerà bensì à non divenire Adulatore, onde in questo caso, con tutta civiltàs
procurerete ( quando l'Infermo' non deliri) di consegnare ad altri ciò, che non
fà per la vostra riputazione ; ben’è vero, che questi sono casi rarissimi
avendo molte altre cose da penfare l'aggravato Infermo, che di voler'essere
adulato, con tut per farvivedere, che ve ne sia stato qualcheduvo, che
abbia desiderato di cllcre adulato fino alla morte, viriferirò la presente
istoria : Una persona di qualità cospicua, molti anni sono, dovendosi
pro to ciò [ocr errors] [ocr errors] provedere di Medico; ne scelse
uno tutto di suo genio, ed avendolo participato al suo amico di confidenza ;
questi in vece di rallegrarsene seco se ne condolse, dicendogli apertamente,
che poteva fare meglior'elezione, essendovene tanti più esperti del già eletto
3 replicò à questo: Lolo-sò beniffimo, mà hò voluto pren derne uno, che faccia
à mio modo ancora quando mi trovo ammalato, perche io non poffo Coffrire quel
Medico, che allora mi voglia forzare à fare à suo modo, gli rispose saviamente
l'amico : Signore, chi fà à suo modo quando ft benes: conviene, che faccia à
modo del Medico quando ftà male, non poffo lodare la sua elezione, con tutto
che sia di suo genio, perche si tratta di Medico, à cui si consegna la propria
vita, non già di un servidore di mera comparsa ; che poco importa di che
abilità egli sia, mà non paffarono molti anni, che detto Signore cadde inferino
di lunga, e fiftidiosa malacia, che terminò finalmente, per essere vissuto à
suo inodo in un'ascelfo interno, espurgava della marcia per feceffo, la vidde
l'isteffo Infermo, che diffe, non farà marcii, må bensì il pangrattato, che hò
preso questa mattina lo domandò al suo Medico, che gli rispose per dargli
gufto, quello appunto et Signore, e con quel pangrattato se ne mori, adulato
sempre fino al fine della fua vita. L'Iniquità, e l'Inganno confederati,
nôn porerido più Toffrire, che voi godiare quella bella tranquillità interna
per cagione delle vostre virtù, vorranno ancora effi con le loro frodi
adoperare ogni sforzo possibile per turbarla ; ed in fare ciò vi toccheranno
facilmente nel più vivo, inolestandovi in qualche cosa di vostra somma premura,
e doppo di aver consultato trå fe più danni,risolve, ranno alla fine di farvi
perdere il servigio di quelli, che vi sono più á cuore, € tanto si
adopereranno,e con tanti mezi s'ingegneranno, che finalmente gli riufcirà ciò,
che bramavano i onde voi, senza faperne il perche, e senza averne
data و [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] data
alcuna occafione, essendosi con in? sidie segrete proceduto, all'improviso vi
troverete esclusi da quel servigio da voi tanto prediletto. E che farete
allora? vi dolerete forse con la Giustizia ; che siete stati licenziati à torto
? Avvertite, che facendo in tal guisa imitereste Santippa, che si doleva della
morte di suo marito, perche si faceva morire å torto, à cui il sapience Socrate
rispose : E che desideravi forse, che io foli fatto morire à ragione ? questa
appunto è la mia gloria, che sono fatto inorire à torto. Sicchè alla Giustizia
non vi cooviene ricorrere, må berisi dapoi che fi sarà alquanto calmato quel
senso, che neceffariamente vi avrà apportato una nuova ingrata, ed improvisa,
dovrete ricorrere alla Pradenza per riceverne il suo configlio à fine di poter
più spedicamente restituire all'animo vostro quella bella calma, che
dall’Iniquicà, e dall'Inganno gli era stata rubata : La Prudenza senrendo
da voi tal novità vi consolerà certamente, ftate al [ocr
errors][merged small][ocr errors] allegri, dicendovi, che questa è una's
grazia, che vi fà la Divina Providenza, facendovi capire, che vi dovete
alquana: to staccare da ciò, che nel mondo vi è più caro, per confidare
solamente in lei, che non mai hà abbandonato chi fedelmente la serve. E di che
vi dolete? forse perche perduto avete un servigio à voi caro ve ne restano pure
tanti altri? com- .. partite tra questi il vostro affetto, che così non avrete
fatta perdita alcuna potendone del vostro amore ricevere da molti maggior
ricompensa di prima, ò pure (che sarà meglio ) questo vostro amore non gradito
dagl'uomini accrefcetelo à Dio, che vi recherà molto maggior profitto di quello,
che vi rendeva prima. E se veramente amate di cuore quella casa, che avete
perduta g non vi dovete contristare della perdita vostra, mà bensi della sua,
avendo lasciato voi, ch'eravate già istrutti da tanto tempo nelle complessioni,
e mali di chi ivi conviveva per prenderne uno affatto novizio, che prima, che
ne qa divenuto 1 capace à quel segno, che voi siete, vi vuole del
tempo affai, et in tanto come anderà? e poi se questo nuovo eletto fù complice
ancor'egli nelli segreti trattati dell’Iniquità, e dell'Inganno, che bell.
acquisto, che averà fatto, prendendo uno di simili costumi in vostra vece, che
fiete uomini di onore, talche non voi, mà chi vi lasciò hà occasione
d'afAliggersi, perche danno à se stesso feçe, non à voi, che per essere esenti
da questa briga ne ricevere sollievo ; chi è pari. mente entrato in luogo
vostro, se pur? egli è complice, come disfi, ayrà molta occasione da
contristarsi per la finderesi, che gli resta di non avere operato come dovea, e
per il timore, che un giorno il fimile possa succedere à lui ancora.Quietatevi
dunque, giacchè rammarico alcuno non vi resta d'averli mal serviti, con questa
ferma fiducia, che in quel sito ( come tante volte è accaduto ) da dove la
malvagità, e l'inganno hanno tolto à viva forza un virgulto, la Giustizia vi
pianterà un vago, e glorioso lauro con [ocr errors] con questo
motţo ;Ųno avulo splendidior non deficit alter; molto di più vi potrei dire, se
non lo riputaffe superfluo, poiche gl’animi vostri ben moriggeräti con pochi
motivi si sodisfano, e li calma. no, allorche vengono da accidenti im. provisi
turbati, Udifte come vi consolo bene la Prudenza, e con che fortį motivi,
li quali fe li cerrețę impressi nelļe vostre menti, quantunque vi giungano
simili accidenti in avvenire, punto non vịcontristeranno, avendo questi forza
di disporre gl'animi vostri à foffrirli coftantemente, ed in conseguenza di
fare, che li sudetti vizj delle loro iniquità non trionfino. L'Ambizione
yorrà ancor'effa nell' auge delle vostre fortune tentare, fe potesse fare
con yoi quaļche acquisto; s'ingegnerà di porvi nella mente idee grandiofe,
viftimolerà à molte imprese, con pretesto di rendervi a' pofteri gloriofi : Per
esempio, fe y'insinuerà di comporre qualche vago sistema di Medicina, qualche
nuoyo metodo di medicare, à qualche altra cosa non pensata, nè tencat fin'ora
da altri, e voi ricorrere subbita. mente alla Prudenza per consiglio, e vedrete
come v'indirizzerà bene ; intorno à nuovi sistemi, e metodi di medicare vi farà
questo dilemma: O ve ne sono trà gl’inventari de' veri,ò nò; Se ye ne sono,
perche non li seguitate? che cosa yolete cercare di megliore della. verità? Se
poi non vi è cosa ancora accertata in quelli, avendoyi per tanti secoli
frayagliato una infinità d'uomini dotti, cosa yi persuaderete di fare di
vantaggio ? non vi avvedete, che indarno faticherefte ancor voi, senza speranza
alcuna di gloria, e se pure la conseguiste saria per pochi momenti; Il sistema,
ed il metodo corrispondono al tutco, e quando questo non regge, e non suflifte,
è se. gno evidente, che le fuc parci costitutive fono difertose; Impiegate
dunque ogni voftra fatica in accertare, e rendere palese qualche parte di esli,
che vi avvedrere, che sia oscura, ò che manchi, la quale benchc minima,
nulladimeno una gran gloria vi apporterà, allorche l'averete accertata, e
rinvenuta, e lascierete tali imprese grandi a' pofteri, che fi renderanno più
facili a'medesimi, ale lorchè acquistate, saranno maggiori notizie delle loro
parti costitutive,di quel, le ve ne fieno al presente; E per non effere creduți
imprudenti scegliere di queste le necessarie, come avvertì Cicerone, (a)
dicendo : Alterum eft vitium, quòd quidàm nimis magnum gran )
ftudium, multamque operam in res abfcuras, atque diffaciles conferunt,
eafdemquè non necesarias; e quelle ancora, che sieno proporzionate alle vostre
forze, come insegnò Orazio :(b) Sumite materiam vestrisqui firibitis
aquam. Viribus, et verfate diù quid ferrere cufent Quid
valeant humeri. E
perciò vi consiglierà la Prudenza d'impiegarvi in yostra gioventù intorno į a'
ritrovamenti Anatomici, Chimici, of[a] Primo de Officiis. (b] De Arte
Poetica. osservazioni Mediche e d'altre cose utili, che
richiedono ayvedutezza di mente, buona vista, afsiduità, pazienza, e
sanità, e questi accertati, che sono incontrovertibili, rimangono per fempre,
e vi dissuaderà in detta età di dare alla luce trattati di nuovi modi di
inedi. carc,essendo allora appunto come i frut ti fuori di stagione,
che non hanno tutta la loro sostanza, dovendosi ciò maturare
nell'età avvanzata, e colma d'esperienze pratiche, dal che si può dedurre
la ca-gione, perche talvolta ne’libri,che trattano di pratica, alcune cose, che
vi fi ritrovano non si verificano punto, e ciò proviene, perche
furono descritte da Medici, che non avevano ancora tutta
l'esperienza necessaria per meglio accertarle. Vedendo questo vizio
di non avere { potuto nella vostra persona fare alcun guadagno, vorrà far
prova, se per l'amore, che portate à qualche vostro figliuolo vi potesse far
prevaricare, e vi anderà suggerendo à poco a poco, che avendo S
voi [ocr errors][ocr errors] voi de' buoni Protettori, gli procuriate,
mediante il loro ajuto, qualche titolo nobile, qualche carica onorifica
superiore alla vostra condizione per inalzarlo, e dargli insieme attestato del
vostro amore, e benche questo non cada nella persona vostra direttamente, con
tutto ciò, venendo procụrato da voi, tanto sarete tenuti consigliarvege con la
Prudenza, anzi con la Giustizią-ancora, e consigliandovi con queste virtù vi
diranno concordemente, che il maggior benc, che voi potrete fare a' vostri
figliuo, li sarà, il procurare con ogni maggiore judustria, che divengano
capaci, e meriteyoli di dette cariche, di detti titoli, che così, con poco
ajuto de' vostri Protettori, potranno à suo tempo conseguire ciò, che sapranno
desiderarc, e gloriosamente, venendo loro ciò conferito à cagione del proprio
mcrito, ed operando voi in tal guisa, l'Ambizione nonpotrà trionfare di voi;
trionferebbe bensì, quando che voi usaste violenze in procurar cose, delle
quali non ne fossero [ocr errors] me [ocr errors] meritevoli, nel
qual caso ancora quanto farete loro ottenere sarà per l'appunto consimile à
quel titolo nobile, e speciofo, che si legge nel frontispizio di qualche libro,
à'cui la materia rozzamente, senza dottrina in esso trattata non gli corrisponde,
che in vece ne formi concetto di esso chi lo legge, e considera, lo muoye più
tolto al risos e perciò resta in un cantone derelitto, senza che alcuno più lo
consideri, L'Avarizia con duplicato pretesto di zelo vi assalirà
ancor'effa, ftantechę se non avrete figliuoli, ò nipoti y’infinuerà, che
facciate degl'avanzi più che potrete, à fine di stabilire qualche degna, e
grandiosa memoria di voi à prò de' posteri; fe poi gli averete, li facciate
ancora per lasciarli più commodi, ed in questo frete bene circospecti,
poichè Fallit enim vitium fpecie virtutis, du umbra; Onde appena,
che in voi fentirete certi impulli, certi stimoli infolici di cumulaà tali
effetei, consigliatevi con 13 S2 PruePrudenza, e con la Giustizia, le
quali vi faranno capire ciò, che dovrete fare, c vi diranno facilmente intorno
alla memoria grandiosa, che meditate di lasciasciare, essere meglio, che la
lasciare ale quanto meno magnifica, e senza alcuno ajuto dell'Avarizia, che
grandiosa con viziosi avanzi, perche tutto quel di più, che mediante il vizio
l'accrescerete, in vece di apportarvi gloria, vi recherà ignominia, e che
rispetto al cumulare di vantaggio per li figliuoli, e nipoti non lo facciate,
perche quello lascierete loro di più,acquistato con Avarizia consumerà ciò, che
avrete onestamente acquiftato, in oltre che voi siete tenuri di lasciar loro
tanto, che li bafti à potersi avyanzare ancor'essi nelle virtù, stante
che : Haud facilè emergunt quorum vir tutibus obftat Res
angufta domi . : E v'infinueranno d'avantaggio, che Ippocrate v'insegnò'
chiaramente à tal proposito ciò, che dovete fare, dicen dovi [ocr
errors] [ocr errors][merged small] dovi: Neque verò exigende mercedis
cupiditate duci oportet, nisi ut ad artem edifcendam tuos instruas; E che
quando gli averete duplicato, ò triplicato ciò, che fù lasciato à
voi, e vi bastò per divenire virtuosi, sarete giudicari da tutti per
buoni Padri di fameglia, e che avvertiate bene, che certe ricchezze, che
superano la propria condizione, e per altro non bastano à mantenersi in
altra sfera superiore, sono pericolosissime, perche à cui fi
lasciano, volendosi trattare quefti d'avantaggio di quello, che compete
loro, preftamente le dißiperanno, conforme l'esperienza quotidiana lo
dimostra ben? fpeffo, per non volere questi tali ad altro
impiego applicare, che à quello dello dispendioso diverti mento,
non servendo ftrertiffimi Fide commiffi, nè altri legami inventati
per impedirlo; ftanteche nella medesimais conformità,
che da'viventi si passeggia sopra li sepolcri de’defonti, cosi
ancora per l'appunto si passa sopra le loro vo [ocr
errors][ocr errors] lon De pracept. Dell'Idea del vero Medico. lontà, e
che quello, à cui dovrete invia gilare più d'ogn'altra cosa farà, di lasciarli
virtuosi, ben’educati, e con buoni avviamenti, che allora, quantunque li
lascierete con mediocri commodi, da se medesimi potranno divenire ricchi, e con
questo vantaggio maggiore, che quelle ricchezze, che da se medesimi fi
accumuleranno, non già le disliperan10, conforme bene speffo in quelle, che si
ereditano succede. Ponderate bene questi consigli, e servitevene, se volete in
tutto abbattere l'Avarizia. Incominciando voi à porre il piede nella
vecchiaja, à cui conviene di cedere, ve ne avvedrete facilmente, quando che non
potrete con quella facilità di prima reggere le voftre solite occupazioni, ed
allora cosa farete? Non altro certamente che di consigliarvi con tutte le
virtù, che v'indirizzinó per qual via dovrete caminare acciocchè voi, li quali
sarete utili alla Republica per la lunga esperienza, che avrere, possiate più
lungamente giovarle. La [ocr errors][ocr errors][ocr errors] La Prudenza,
come Maestra di tutte le altre virtù vi dirà, che non è convenevole
d'abbandonare tutti quei fervigj di coloro, che da voi per lungo tempo ne hanno
ricavato del profitto nella loro salute, ed anco lo sperano in avvenire, per la
fiducia, che hanno in voi, efsendo in istato ancora di potere ben'oprare, nè
tampoco parte di elli, perche faria molto odiofa una tale vom ftra parziale
risoluzione ; onde voi non potendo disfarvene, per non sentire ilamenti dei
vostri clienti, vi converrà perfare di andare sostituendo qualcheduno, che vi
poffa alleggerire almeno la fati ed acciò abbiate facilità in eleggerlo,
vi apporterà le trè malime sostituzioni, che il mondo tutto rimirò nel primo
secolo della commune falurcs cioè : La prima, che fù fatta da Augusto in
persona di Tiberio ; La seconda da Galba in quella di Pilona ; e la terza da
Cocceo Nerva in quella di Trajano; ed in tal guisa facilmente v'istruirà,
dicendovi : Nella prima Augusto ebbe una $4 pelli [ocr
errors] pessima intenzione,inentre scelse un soggetto di reprobi costumi; un
Tiberio ben noto per la sua iniquità, ed al sostituente più di ogn'altro,
stanteche: Comparatione deterrimâ fibi gloriam quafavisse . Nella seconda vi fù
ottimo fine, perche fù eletto un meritevole, solamente si mancò ne i mezi, e di
questo ne fù cagione l'avarizia di Galba, giacchè:(c) Confit at potuiffe
conciliare animos, quantulacunque parci jenis liberalitate, c perciò ebbe
l'esito infelices Nella terza finalmente tutti li requisiti furono ottimi, non
vi fù punto di vizioso sì nel principio, che ne i mezi, e fine, e perciò fù
gloriofiflima. Queste, benche fie00 state sostituzioni maflime, nulladime‘no
possono servire di norina ancora nelle picciole, mentre dalla prima ne
ricaverete, che vi sarà che vi sarà poco bene accostumato; chi farà
vizioso non meriterà di essere da yoi eletto ; Dalla seconda ne dedurrete, che
chi elegge deve stare lontano dall'avarizia, e non esser punto
do[b) Tasit. Annal Tacit. Hia.Jib.1. redominato da questo vizio, se
brama, che tutto vada felicemente ; Sicché la terza, in cui concorrono tutte le
buone condizioni farà quella, che si dovrà imitare da voi per fare una degna
elezione,mentre non fù già eletto da Cocceo Nerva Trajano per cagione di
parentela, nè di {moderato amore, che gli portasse, mà bensì per il suo merito,
e per la bontà de' suoi costumi, e non ebbe già per fine principale di
gratificare l'eletto, mà solamente coloro, che doveano effergli. fudditi, e
perciò riuscì un'ottimo Imperatore, e felicissimi tempi furono chiamati quelli
del suo Impero. Non intendo già per questo di consigliarvi d'abbandonare li
parenti, gl'amici, e quelli, che più d'ogn'altro ainate, perche ciò non saria
ragionevole, anzi vi dico, che fiere tenuti à preferirgli ad ogn'altro eguale,
ed anco qualche poco superiore à loro, conforme vi ordinerà la Giustizia
isteffa, vi avverto solamente, che non vi serviate della parentela,
dell'amicizia, e dell'amore per inicroscopio, acciò ز [ocr errors]
vingrandischino di molto il soggetto, che prendete di mira per sostituirlo,
altrimenti v'ingannerete, e chi lo mirerà fenza questi microscopj se ne
avvederà molto benes conforine capirete anco voi istelli rimirandoli
fpassionatamente ins fimile forma : E' ud verso affai trito; mà però che cade
molto al proposito quello, che dice: Quifquis amat ranam, ranam
putat effe Dianam; E la cagione fiè, perche l'amore non solamente så
ingrandire il merito, mà ancora så ricoprire li difetti degl'oggetti amati. Se
farere dunque voi la vostra elezione con rimirare li soggetti calig quali
realmente sono 1109 alterati, per quali vi pofsono parere, non solamente sarà
questa gradita, e profitcevole, mi eziandio riuscirà per voi gloriosa, conforme
seguì à Cocceo Nerva, à cui la maggior gloria, che gli fia rimasta trà tante
altre è quella ; di aver'egli saputo eleggere un Trajano per fuo successore
all'Impero, e solo da questi ogn'uno [ocr errors] ora comprende à qual
segno giugnesfero la sua prudenza, il suo giudizio, e la sua integrità, ed
essendo questi documenti della Prudenza per appunco coerenti à ciò, che
Ippocrate c'insegna, cioè :At verò imperitis nunquam quidquàm procurandum
committes. Sin minùs ejus, quod malefactum eft vituperium in te recidet &c.
non potrete da esli punto discoItarvi. Palliamo ora all'incunbenza, che
dovrà avere questo vostro sostituto, il quale essendo da voi scelto di buoni
cos stumi, e dotto, caminerà in curto fecon: do la vostra direzione, onde
profitcevole in conseguenza sarà, à cui l'avrete proposto, perche ne riceverà
da esso un servigio alliduo, animato dal vostro prático configlio, e di questo
ve ne prevalerete da principio ne'casi più leggieri, per poi, fecondo che
v’andrete inoltrando negl'anni, avanzarlo ne'.gravi, con questo però, che
abbiate l'occhio arrento al servigio, con visitare ancor voi di quando in
quando gl'Infermi, per diriga gerli meglio con li vostri più accertati consigli,
e facendo voi in questo modo non solamente non avranno fcapitato punto li
voftri Infermi, anzi che più toito acquistato, restando loro tutto il voAro
consiglio come prima con l'afiftenza maggiore del giovine sustituito, che da
voi, mediante le vostre occupazioni, non lo potevano esiggere, e precisamente
nelle ore più fastidiose, e tutto questo benefizio sapete perche lo
riceveranno, ftanreche il sostituto fù scelto da voi, e da voi non preso à
caso, mà bensì capato trà li buoni per il migliore, dove che se fosse stato
preso per via di raccomandazioni, e senza la vostra dependenza, non
caminerebbero le cose così felicemente, poiche sdegneria tal da voi
independente sostituto caminare con le yostre direzioni, volendo far'egli à suo
modo, e non saria picciolo favore,quando ve lo facesse, in caso di qualche
controversia, di non ispargere da, che voi siete vecchi rimbambiti, e che
quan; De dec.orn. non [ocr
errors] non fiete più capaci di medicáre, per iscreditarvi con fimili menzogne,
e da ciò qual vantaggio se ne riporteria à prò degl'Infermi, se non che una
confusione, una inquietudine continuata, ponendosi in dubbio talvolta à chi de*
due fi dovesse prestar maggior fede, se al giovane petulante, e scostumato,ò al
vecchio, benche ingiustamente vilipeso; Con ragione dunquc Ippocrate inveisce
contro costoro, che per vie indiretre si avanzano, dicendo: (e) Quàm repentè
evecti fint, fortunæ tamèn ægentes per divites quofdam ex anguftiis emergunt
utrique exi eventu nominis, celebritatem adepti, et in pejus ruentes luxu
diffluunt, quæ in arte nulli rationi reddende sunt obnoxia negligunt ac.
In questo proposito il Disinganno, che hà il cuore sincero vi scoprirà un'altro
pregiudizio delli massimi, che corrono trà alcuni, che non sono nella
professione versati, quali credono per cosa utile nelle cure le controversie,
edissenzioni trà Medici, e dicono, che essendo trà essi discordi, si scopra
allora meglio la verità, confondendoli da quefti tali ciò, ch'è disputa
virtuofa, utile anzichè neceffaria, dalla diffenzionc, e discordia superflua, e
viziosa, nata dal mal costume . Il Disinganno vi scoprirà il tutto, e vi dirà:
la disputa neceffaria è quella, che risulta da qualche indicazione dubbiofa per
meglio discernerla, e questa trà Professori esperti, e di buoni costumi termina
prestamente ; perche seguitandofi da elli solamente il configlio megliore, in
un subito si accertano, le quali ragioni, e quali motivi prevalgono, se
gl’affermativi, ò pure li contrarj, ed à megliori concordemente si appigliano ;
Dovechè la diffenzione, e difcordia, che proviene dal mal costume, che per lo
più viene fomentata da puntigli, e germoglia da picciole occasioni, non
solamente è molto dannofa, inà perche si yà al cattivo, non mai viene affatto
terminata,stanreche in simili contenzioni = Qui velit ingenio cedere
nullus eriti [ocr errors] erit ; ela cagione di ciò n'è, perche
tutto proviene dalle volontà discordi,che non amano di unirsi assieme, nel qual
caso lę ragioni più valide, li motivi più evidenti, ò non appagano, ò non si
vogliono capire, à segno, che alla fine annojarifi del troppo altercare, in
vece della decifione letteraria fi passa qualche volta all' obbrobriosi
improperj, senza ricavarne altro profiețo, che : Şeipfos ludibrio exponere,
come insegnò Ippocrate, (f) € questo è per appunto quell'ideato bene', che à
prò degl'Infermi se ne riportą da fimili contese, sicchè non v'è altra strada,
che quella della concordia, à cus uniteci il consiglio già propostovi dalla
Prudenza, et approvato dalle altre virtù entrando voi nella vecchiaja, se
bramate con vantaggio,e profitto de' vostri Infermi alleggerirvi dalle fatiche,
nel qual caso trovădoyi aggravati dall'ostinata Discordia, la Giustizia non vi
obligherà à paziétare di vataggio,mà farete, che ogn’uno si serva pure à suo
piacere, Lib. de Praçept.
[ocr errors] Inoltrati, che poi sarete nella vecchiaja, che ve ne avvedrere pur
troppo, se non vi vorrete lusingare, dalla notabile mutazione, che proverete in
voi da quello, ch'eravate una volta, poiche le forze del vostro corpo
languiranno, il vostro perspicace ingegno, la vostra. gran memoria, la vivacità
del vostro fpirito, il discorso così spedito non si scorgeranno più quelli, che
già furono, rincontrandoli ogn'uno molto mutati. In tale stato inevitabbile,
cosa vi converrà fare? Non altro certamente, che d'imitare quei celebri
Pittori, che per non perdere quel glorioso nome, che per lo passato aveano
acquistato, allorche si avvedono, che i loro pennelli non sono più à dovere
regolati dalla tremolante mano li sospendono per trofei delle loro opere
già fatte, e terminano in questa guisa gloriosamente il loro mestiere.
Seneca assomigliò faggiamente la vecchiaja alla nave, che comincia per la sua
antichità à scomporsi, dicendo: Quem 12 [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Quemadmodùm in Have, que sentinam trabit uni rime,
aut alteri obfiftitur : Ubi plurimis locis laxari cæperit, q
cedere, fuccurri'non poteft navigio dehiscenti : Ità in
fenili corpore aliquatenùs imbecillitas fuftineri, c fulciri poteft, ubi
tamquàm in putri ædificio omnis junctura dilabitur, Odùm alia
excipitur, alia difcinditur circumspiciendum eft quomodò exeas . E potendo
egualmente la detta nave, che il vecchio, pericolare nel suo
consueto viaggio, converrà dunque ad ambedue prendere il sicuro
porto per prolungare più, che sia poflibile il suo essere. Mà
questo distaccamento vi parerà il più duro, il più difficile di qualunque altra
cosa, che averete emendata in voi sino à quel tempo; sì perche quest'impotenza
insensibilmente se ne verrà ayanzando, onde in un subbito non ve ne potrete
avvedere, e forse non prima di allora, che voi sarete renduti affatto inabili per
la repugnanza grande, che hà Pumana natura à dichiararsi inabile, come ancora,
perche non godendo più T quel е quella bella
perspicacia di mente, quella pronta risolutezza di prima, non saprete così
bene, come una volta, scegliere, e prontamente eseguire li buoni consigli della
Prudenza, e se il buon'abito fatto non vi ajuterà allora à fare tal
risoluzione, infingardamente procrastinando di giorno in giorno ad effettuarla,
farete più tosto voi prevenuti dalla neceflità, di prevenirla ; Sicchè prima,
che voi abbandoniate li negozj; elli averanno lasciato voi's Quindi è, che per
non cadere in fimile obbrobriofa miseria converravvi, per ben consultarla, nè
d'afpettare allora, che la vostra mente farà notabilmente deteriorata, nè, per
eseguirla, quando sarete molto proflimni al non potere più operare, e quanto
queste risoluzioni più generosamente intraprese saranno, tanto più
gloriosamente, e facilmente vi riusciranno, nè crediate, che un simile
distaccamento, con tutto che la nostra natura vi repugni, lo sia impoflibile à
farsi, mentre lì è veduto praticare da più d'uno, e trà gli altri dalMedico
Romolo Spezioli, il quale nel colmo delle sue prosperità, doppo un lungo
servigio della Regina Cristina di Svezia, di gloriofiflima memoria, che
continuò finche ella visse; doppo essere ftato Medico Pontificio della santa
memoria di Alessandro Ottava, incaminatosi già per la via Ecclesiastica,
proseguì questa, e lasciò affatto nell’auge delle sue occupazioni, e della sua
età con generosa risoluzione, contento di ciò che aveva acquistato, l'esercizio
della Medicina, nè alcuno de' suoi clienti si è potuto dolere con ragione di
lui, perche li abbandonò è vero, mà per servire folo à Dio, che
con quanta esemplarità egli lo faccia, offenderei non solamente la fua modestia
con riferirlo, mà temerei ancora, con fargliene molti encomj, che non restaffe
à bastanza appagato chi con occhio fincero giornalmente rimira le fue degne
operazioni. Nè devo in questo proposito paffare sotto silenzio il ritiro,
che fece Antonio Piacenti di felice memoria, mio di T 2 let
[ocr errors][ocr errors] lettissimo Maestro, avendo voluto egli tra le altre
fue virtù, per compimento della sua gloria collocarvi questa ancora del bel
distaccamento dal mondo,e nell' istabilirlo mi disse, che lo faceva per
prevenire la sua inevitabbile impotenza, ftimando, che il prevenirla fosse cosa
più vantaggiosa, che d'effere da effas prevenuto per gl’esempj, che aveva
offervati in alcuni, che quantunque decrepiti, e finemorati, con tutto ciò non
vollero lasciare di fare il Medico' più per rendersi ridicoli appreffo li
giovani, che punto non li compativano, che di effere a' suoi Infermi
profittevoli, e con ammirazione di tutti ponevano à pericolo quel buon concetto,
che avevano fino allora acquistato, per un tenuiffimo, c miserabbile premio,
del quale non nc avevano alcun bisogno, per essere già divenuri molto
ricchi. Sicchè per isfuggire simili sventure vi converrà d'andar pensando
in tempo opportuno, e quando ancora sarete con fegtimenti vegeri, à questo buon
ritiro, c fino [ocr errors] la e fino da quel tempo appunto,
che.co“ mincierete ad alleggerirvi le fatiche, perche ciò, che la Prudenza
allora vi consigliò fù tutto preordinato à questo effetto, e la prima
diligenza, che vi converrà fare sarà di agiustare li yoftri affari domestici in
quella forina appunto, che fogliono praticare quei saggi viandanti, che devono
sempre stare allestiti per passare in remotislimi paesi, e che non possono
indugiare punto, allorche sono ayyifati per partenza. Questi tengono
sempre pronto ciò, che fà di bisogno per il loro viaggio, si aggiustano le loro
puntuali rimelle, e poi danno la sopraintendenza generale di ciò, che possedono
à chi fedelmente lo custodisca, ed à tal ministero eleggono un proprio
figliuolo,se farà prudente economo,e fenza vizj,altrimenti un'estranco di
provata fedelcà, economia, e prudenza . Dato un buon fefto, che voi
averen te alli vostri affari domestici in tanto, che anderete vedendo se
caininerà tutto à vostro modo, per poterlo emendare, [merged small][ocr
errors] [ocr errors] fe in qualche cosa difettasse, à fine di non avervi più da
inquietare intorno ad csso, fupplicherete le virtù, che vi configlino, e
preftino il loro ajuto, in questo penultimo paffo, che dovrete fare, le quali
avendovi sempre affiftito per lo paflato, certamente che non vi abbandoneranno
nel meglio, ed allora appun che vi trameranno infidie la fastidiofaggine,
l'impazienza, il sospetto, l'incostanza, l'amore proprio, con il soverchio
timore di ciò, ch'è inevitabbile, vizj tutti, che aspettano il quando voi
farete languenti non meno di corpo,che di mente, per dominarvi à fuo modo ; nel
qual compaflionevole stato cosa fareste mai di buono, se non ayelte le virtù
consigliere? Queste divideranno facilmente il loro conGglio in sette
parti; La prima farà il quando lo dovrete farê; La feconda il come ; La terza
dovë ;La quarta con chi ; Quinta;con che preparamenti; Sesta, cosa dovrete
allora fare; Ela settima, che cosa fuggire. Primo, ز Primo ;
circa al quando, vi dirà la Prudenza, che allora appunto facciate il vostro
distaccamento, quando che proverete sensibile il peso degl'anni, che la memoria
vi anderà notabilmente mancando, e che fentirete la fatica, benche allegerita,
molto molesta, ed averete allora giusto motivo di pensare solamente à voi
stessi, senza più indugiare à farlo. Secondo, intorno al come lo doyrete
fare, vi consiglierà la Giustizia di usare ogni maggior civiltà possibile in
licenziarvi da tutti quelli, che si prevagliono di voi, con far loro conoscere,
che fino à tanto, che avere potuto, non avete risparmiato nè fatica, nè
incommodi per servirli bene, ma ora, che vi sono mancate le forze, il solo
buon'animo, che vi resta, non lo credere sufficiente per li loro bifogni, e che
li confoliate insieme, che avendoli già voi proveduti di soggetti non inferiori
à voi, potranno essere da questi in avvenire affai bene affiftiti; Ne
seguirannofacilmente varj atti di reciproca tencrezza, mà fate, dirà la sudetta
virtù, che questi nè vi distolgano dalla risoluzione già fatta, nè vi pongano
in qualche forta d'impegno d'averla in qualche loro occorrenza, ò
imprudentemente da ritrata tare, ò mancar loro di parola. Terzo, nè vi
consiglieranno già, che vi scegliate qualche solitudine remota per fare il
vostro ritiro, mà bensì un'appartamento assolato della vostras casa, nel quale
vi sia minore strepito, anzichè vi dissuaderà la Prudenza, se aveste mai
qualche pensiero d'allontanarvi dal. la Città, d'effettuarlo, per li seguenti
motivi, perche ne' piccioli luoghi non potrete ritrovare tutti quei commodi, nè
godere di quei vantaggi, che nelle fole città vi sono, dove il governo risiede,
la civiltà, e la convenienza rcgnano, doveche al contrario questi mancano, ò
almeno scarseggiano, oltre il correre rischio di penuriare di molte cose,
s'incontrano facilmente de' disguki, à cagione della poca cognizione,
e civiltà, che ivi li suol praticare, et in ispecie con quelli, che
la dottrina, et il valore l’inalzò, essendo perciò molto
dall'inciviltà odiaci, e benche Scipione il Grande nel suo, non tutto
volontario ritiro in Linterno; (perche lo fece per accomodarsi alla
necelli:à di quei calunniosi tempi) avesse la sorte di essere stato
venerato da molti uomini facinorofi,che ivi accorsero per ainmirarlo, è
stato egli quasi singolare in questo, mentre altri furono assai
diverLamente trattati, trà quali basterà riferirne uno solo,mirabbile
per l'accidente, che vi s'incontro. Venne volontà nel
secolo passato ad un' Officiale maggiore di guerra,doppo molsi illustri fatti
felicemente occorsili, di ritirarsi alla sua picciola patria, già dia venvto
vecchio, per godere ivi la sua quiete. Mà appena giontovi, che incon minciò ad
essere deriso, e beffeggiato da quei rpstici abitatori; Ditali impropri
trattamenti se ne rammaricava il valo, roso vecchio, mà per non prenderla con
tanti, andava disimulando. Si suscita. [merged small][ocr errors][ocr
errors] tono in questo mentre alcuni principj di guerra, ed ecco all'improviso
Inviati con sacchetti d'oro, che andavano cercando quel merito così vilipeso da
quella rustica progenie, allora quel meritevole prendette spirito, e per
mortificare li suoi persecutori fece spandere quell' oro alla vista di tutti,
che ammirati attoniti, e confusi ebbero occasione di ravvederli del loro errore
; mà se quell' oro non compariva, il merito ivi non già risplendeva. Mà
perche avanzandovi nella vecchiaja non potrete sapere à che segno la vostra
salute si di corpo, che di mente vi potranno reggere ; Quindi è, che per
compire faggiamente il corso di vostra vita, le virtù vi consiglieranno à
sceglicre chi potrà essere à proposito per voi, allorche vorrete vivere
solamente à voi medefimi, tanto in caso di felice, che di penosa vecchiaja, e
facilmente yi diranno la Prudenza, e la Giustizia : fceglietevi å tal'effetto
un Direttore spiricuale de' più dottia e discreti, che vi COR [ocr
errors] conservi vivi li yoftri abiti virtuofi. Una amico fido, e prudente, che
vi suggerisca ciò, che dovrete operare, caso che, ve ne dimenticaste, che
sopraintenda.a’ vostri interessi,acciocchè non fieno trafcurati,per negligenza
di chi li maneggia. Un parente amoroso, e disinteressato, per supplire
all'amico, e dare anco soggezione à chi vi serve, ed un servidore abile, che vi
allista con carità, amore, e discretezza, e questi non basterà, che yeli siate
scelti, mà dovrete ancora mane tenerveli ben’affetti, altrimenti disguftandoli
con voi, vi troverete intrigati a, e sappiate la cagione del disgusto de' trè
primi, quale potria effere ; l’incommodo, senza loro utile, delle frequenti
visite, e brighe continue per voi, mediante le quali annojari, fi potriano
facilmente alienare da voi;mà per rimediare à quefto, non dovrete fare altro,
che di fervirvi della potentissima efficacia di qualche cortesia usata loro si
che, se ve ne farà d'uopo, cambierà in un tratto ogni più dura fatica in
ispasso", ogni noja in ز piacere, ed ogni più grave disaggio
in dilettevole divertimento ; caso poi, che non ve ne fosse molto bisoglio,
diportandovi voi con esli grati, essi ancora verso di voi saranno più
diligenti, aslidui, ed affezionati : Munera, crede, mihi placant, bomines
que, Deosque ; E renete pure per certo, che favolosi sono quei casi, che di
alcuni Gentili fi raccontano, che tutto elli facevano per puro amore, e che
l'incommodo maggiore degl’altri era da questi lo più ricercato; Mà però con il
servidore abile, che dovrà stare affiduo con voi, per tenerlo contento, vi
converrà praticare due modi, uno privativo, che consisterà in non maltractarlo
nè con fatti, nè con parole, dovendo voi, che avrete bisogno di lui,
acquistarvi il suo amore, e facendo voi diversamente, in vece di guadagnaryelo,
più tosto lo perderefte, quando che ve qe portasse : E vero, che difettando
egli, lo dovrete correggere, mà pero con maniera umana, con farglicapire'il suo
fallo, non già con ingiuriara To, e caricarlo di strapazzi, perche venendo
trattato da voi in tal guisa, cosa ne seguirà ? O che vi abbandonerà nel
meglio, e voi come rimarrefte? O continuerà a fare peggio di prima, e voi cam
fa avreste acquistato ? E l'altro positivo, che consisterà in fargli capire,
che voilo amate di cuore, e non per solo vostro vantaggio, mà come fosse un
vostro figliuolo, e che ciò sia, lo crederà allora appunto quando si vedrà
trattato bene da voi, comandato con discretezza, c meglio di ogn'altro glielo
farà capire, quando si vedrà regalato da voi con giudizio, e questo regalo non
consisteria in altro, che di usargli un'amorevolezza pecuniaria, à proporzione
del vostro potere, ogni anno nel vostro giorno natalizio,con promettergli
negl'anni venturi sempre di raddoppiarla, e questa, con tutto che sia una gran
cosa in apparenza, voi, che sarete avanzati negl’ anni, la potrete ufare con
più generosità de' padroni giovani,che sperano di cains pare lungo tempo, et al
servidore gli sarà grato à segno, che non lascerà cosa, che possa giovare à
farvi vivere più luagamente, che non la procuri. Avrà fempre timore, che non vi
disgustiare, che non patiate, et allora appunto lo avrete già interessato nella
vostra vita, e nericaverete un'ottimo servigio. pare Quinto, oltre
li preparamenti neceffarj già da voi fatti per sostentamento, e
sollievo del corpo, vi consiglieranno facilmente, et in ispecie la Fortezza, à
farne ancora degl'altri per l'animo, non meno necessarj de primi, e questi
saranno di proyedervi di molta sofferen ed ilarità, che facilmente ve ne
bifogncranno, acciò non venga turbata la vostra bella tranquillità di animo,
che goderere, santeche trà mali familiari dell'inoltrata vecchiaja yi fi
annovera quello ancora della fastidiosaggine, e questa non con altro rimedio si
puo curare che con l'abbituara sofferenza ; E perche danneggiano ancora
di molto pell’età avanzata la malinconia, et il di za,
[merged small][ocr errors] disgusto; Quindi è, che per tenerli lone tani, vi è
d'uopo dell'ilarità, mediante la quale solamente diverrete ad essi
superiori. Sesto, parerà forse cosa impropria à chi udirà, che voi come
Medici provetti possiate avere di bisogno allora del parere altrui
intorno à ciò, che dovfete, ò non dovrete operare, mà fe ben rifletterà, che
non mai fù nocivo ad alcuno il caminare con il consiglio della Prudenza, e
della Giustizia in ispecie, cambierà facilmente parere, e tanto maggiormente,
che niuno in caufa propria puol'essere competente Giudice e più precisamente in
quella età, in cui tutto ciò, che abbiamo di meglio, allora languisce; Le virtù
luderte vi diranno à tal proposito, che non crediate già,che il vostro ritiro
abbia à servire per totale riposo del vostro corpo, 8c acciocchè se ne stia
affatto ozioso, et infingardo, perche passereste in tal caso, da un'estremo
vizioso all'altro, senza profitco alcuno, essendo questo egualmente
nocivo dell' dell'anrecedente, perche, come ben sapete, consistendo
la vita nel continuo movimento de fluvidi, che dentro il nostro corpo si
aggirano, et ancora, che questo venga agevolato dalle pressioni musculari,
sicchè ogni qualvolta cefferete di muovervi, non avendo tanta forza li muscoli,
in istato di quiete, di propellere, neceffariamente seguirà, che detti duvidi
lentamente scorreranno, e più d'ogn'altro ne' vecchi, impoveriti de' spiriti,
onde in conseguenza ne verrà, che la vira iftelsa ne riceverà del danno
notabile, mancandole ciò, che se le deve, per il suo più necessario
prolongamento, oltre di che ne' vecchi cade un'altra necessità particolare di
doversi muovere, et è, perche tendendo eli alla ficcità, li loro tendini, e
legamenti, atti più dell'altre parti à contraerla, cessando di moverli si
possono irrigidire à segno, che impediscano loro affatto il poter più camminare,
conforme più chiaramente fi scorge in quei vecchi, che à cagione di qualche
loro [ocr errors] indisposizione per lungo tempo forzatamente
giacciono in letro, li quali, benche abbiano superato quel male, che li
teneva al riposo, nel volere camminare si accorgono di non poterlo
più liberamente fare come prima. Il sudetto ritiro dovrà servire bensì
per riposo, e calma della vostra mente, già stanca per li soverchi
pensieri, la quale non dovrete', nè potrete quietare con renderla
affaito oziosa, mà bensì con contracambiare quei di già
nojosi con altri più ameni, ! quei cotanto laboriosi, con altri, che non
la stanchino di vantaggio, mà più tosto la ricreino, conforme in
appresso diremo. Mà ritornando al moco, che
vi competerà di fare, questo sarà appunto quello, (vi dirà la
Giustizia ) che altrui di età avanzata voi avrete consigliato, cioè
di farlo in tempi sereni, et aria ri. scaldata dal Sole, non già
irrigidita della notte, et allora appunto, che il vostro stomaco ayerà
digerito il cibo, con quefta avvertenza di più, che avvedendovi di non potere
continuare l'esercizio, a quel segno di prima, lo modererete, non tutto in un
tratto, ma bensì à poco à poco, finche vi poniare in una regola di poterlo
continuare, senza voftro disaggio, et à quel segno, che lo stimerete necessario,
e ve lo permetteranno levostre indisposizioni, che soffrirete, et acciocchè sia
continuato per quando non potrete uscire à cagione de' tempi fred. di ventofi,
ò umidi,lo farete in casa. Solevano à tal'effetto una volta li vecchi praticare
l'esercizio chiamato dell'attacco, che conGsteya in istringere con le mani un
certo ferro foderato di corame, che era conficcato in due lati prossimi ad
un'angolo della stanza, all'altezza di un'uomo, al quale attaccati, non
solamente si distendevano, mà con maggior agilità ancora movevano faltellando
li piedi, modo appreso forse da Eumene, che ritrovandosi assediato, per avere
più agili li suoi cavalli, caso che gli fosse convenuto fuggire, in un modo
assaiconfimile a questo li esercitaya, mà fù nel fea secolo passato
già dismesso tal'esercizio, con molti altri neceffarj alla salute,e
non se ne sà comprendere altra cagione, se non perche, non erano
commodi, stanteche strapazzavano il corpo', il che fi congettura dal
vedere, che da allora in qua non si è aèreso ad altro, che à cerçare
questo commodo, fe pure commodo si potrà chiamare ;
(soggiugnerà la Prudenza) ciò, che incommoda la salute ; Commodo si potrà
dire una carozza,che posi shule Molle con cignioni lunghi, che non
isbarta punto, allorche le sue ruote urtano ne' faili, per chi foffre il
inale di pietra nella vellica, per chi parisce bruciori di orina, per una
giovane gravida, folita di abbortire, perche ò non possono soffrire lo
sbattimento, ò è loro nocivo; onde : conviene, che facciano conformc è
loro permesso; Mà per un giovane sano, à cui lo
sbattere gli conferisce alla salute, afsodandogli la sua buona
complessione commodo non si deve chiamare,mà bensi incommodo, perche
presto glicla in [ocr errors][ocr errors][ocr errors] ز [ocr errors]
0 el [ocr errors] .com commoderà. A questo proposito vi
riferirò un caso terribile di un Cavaliere, il quale à cagione di propria
commodità non moveva nè pure un dito, se non gli era accompagnato da chi lo
serviva, fi faceva fino imboccare, quanto mai egli era commodo ; onde lo
conduffe la sua pazzia à diventare un tronco, mercechè volendo una volta
muovere un braccio, non lo poteva più fare,un piede nè tampoco, e come un
ciocco gli convenne vivere, se pure quello vivere li [ocr errors][ocr
errors] poteva dire, Dall'esercizio corporale ritorniamo à quello della
mente, la quale, conforme dicemmo, non la dovrete stancare di vantaggio con
cose laboriose ayendo voi à tal'effetto bramato, e procurato il vostro ritiro,
mà nè tampoco converrà di tenerla affatto oziosa, acciocchè non ritorni à
coltivare le specie antiche, non sapendo, che altro fi fare. Nel principio del
vostro distaccamento, come vi suggerirà la Prudenzala terrete occupata in diverse
cose, con il suo rin par [ocr errors][ocr errors] partimento
dell'ore più proprie ad esse. Ne darete alcune agl'esercizj fpirituali à prò
dell'anima vostra, secondo il configlio del vostro Direttore,qualche altra
servirà per l'esercizio corpcrale, e le rimanenti alla quiete della mente
faranno da voi destinate in due maniere, cioè, con leggere, ò sentirlo, e con
il riposo; Li libri da leggere, proprj per tal'effetto, già ve li sarete scelti,
allorche vi preparaste per il ritiro, e si può supporre, che saranno inorali,
prediche, vite più esemplari de' Santi, e cose confimili, e se vi sarete
serbato qualche libro Medico, questo facilmente non tratterà di altro, che del
regolamento della vecchiaja, e del modo conforme si possa più agevolmente ella
sopportare, et inoltrandovi finalmente nella penosa vecchiaja, non troverete
maggior refrigerio, e sollievo, che di uniformarvi in tutto nella volontà di
Dio, e se giornalmente farete qualche meditazione sopra la morte, vi recherà
questa del vantaggio, perche divenendo perciò superiori [ocr errors] ad
effa, non vi potrà punto contristare, allorche da vicino la scorgerete venire,
e tanto maggioripente se meditandola rifletterere, che se ne viene per
togliervi dalle miserie, e collocarvi in un'eternità di bene, essendo voi
vissuti con le buone direzioni delle virtù, non già con le lufinghe fallaci de
vizj. Settimo, finalinente, diranno le vir. tù, se volessimo rammentarvi
tutto ciò, che non è convenevole, che ora facciate inolto averelimo da dirvi,
solamente alcune cose vi avvertiremo, nelle quali potreste facilmente cadere .
La prima delle quali sarà, ( se vorrete caminare con le buone direzioni della
Prudenza ) che avendo voi una volta per giusti motivi risoluto di lasciare la
Professione, non mai più dovrete pentirvenç, e ritornar di bel ouovo à
profeffarla», se non in quel caso impossibile, che voi cựngiovenifte,
altrimenti facendolo acquisterefte ritolo,ò d'instabili, imprudenti, ò per la
meno di superbi, potendosi da ciò .cognetturare, che allora non lo facesteper
impotenza, mà bensì per isdegno concepito per non vedervi stimati à
quel segno, che bramavate di essere. La seconda, se vi venisse mai
volontà di mutare, senza giusta, et urgentili ma occafione, il vostro già
fatto tefta mento, mà solamente per motivo di me gliorarlo, che non
lo facciate, vi coman deranno la Prudenza, e la Giustizia in
conto alcuno, mentre questo saria uno delli maggiori
infortunj, che vi poteffe allora accadere, perche se quello,
che avrete fatto in tempo, ch'eravate con sentimenti
più vegeti, ora non è di vo stra sodisfazione, come potrà fodisfarvi
l'altro fatto da voi, dapoiche vi siete ritirati, à cagione di debolezza,
non nie- 110 di corpo,che di mente la quale entre rà prestamente, per
essere in quella età sospettosa nella casa della dubietà, mà
ritrovandofi ancora languida, e piena di timore tosto le
sembrerà un laberinto, non sapendone rinvenire la strada das
uscirne, e perciò la sera penserà ad una cosa, e depofta
quella, la mattina ad un' altra, [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] V 4 altra, oggi farà di un
genio, e domani facilmente di un'altro, e durando per qualche tempo così
incostante, non folamente si confonderà, mà s'inquieterà ancora ; onde quel
tempo, che avevate dato alla calma del vostro animo, in questo modo glielo
rubbereste per darlo alla vostra inquietudine, fenza ricavarne un minimo
profitto, perche se pure giugnefte à fine di stabilire la vostra ultima
disposizione, sarà questa assai peggiore della prima, e se non arriverete à
compirla, l'inquietudini riccute, che giovamento viaveranno apportato ? E
quanto dette virtù vi hanno ordinato, l'esperienza pur troppo l'hà fatto
vedere, mentre chi nel suo ritiro hà avuto simile tentazione, non solamente è
vissuto inquietissimo tutto quel tempo, che aveva destinato alla sua quietc, mà
hà fatto una nuova disposizione del suo avere così intrigata, così confusa, che
hà dato di fe molto da dire . In niun tempo si deve andare in traccia
dell'ottimo, essendo questa distruttivo del bene, mà [ocr errors]
1 mà in questo stato meno d'ogni altro nel quale è molto espediente
di dare orecchie à ciò, che si legge in Tacito, ed è : Confilium,
cui impar erat fatu permifit ; E certamente, che quando siete meno capaci
di risolvere, è pur meglio, che lasciate correre ciò, che faceste
di vostro genio quando eravate più atti, che di mutarlo divenuti
meno sufficienti ancora ad emendarlo. Vi pregiudicherà per terzo
ancora di molto la troppa curiosità, et in ispecie de
fatti domestici, come ben vi avverri tirà la Prudenza, perche più
d'una volta sentirete cose tali, che vi turberanno notabilmente la
vostra quiete,& affinche dal non ricercarli fi scanzi ogni pregiudizio,
fate., che quel vostro amico, quel vostro parente, de' quali da
principio parlammo, gli diano il suo rimedio, ci
pensino essi, che meglio di voi lo faran(no, e senza inquietudine vostra.
E caso poi, che la necessità portaffe di farvenc consapevoli
sfuggano per quanto si può di dirvelo di sera, per non togliervi
0 [ocr errors] il riposo della notte. La quarta intorno à
ciò, che dovrete fuggire in caso di qualche incommodo abituato, che da soverchi
anni procedere, la Giustizia, e la Temperanza vi diranno : Ricordatevi, che una
volta in altri non l'avreste curato, mà folamente mitigato; onde non facciate,
che la molestia, che vi recaffe vi stimoIalle ancora à divenire carnefici di
voi medesimi, con pretendere di farvelo curare, conforme à più di un Medico
avanzato negl’anni è accaduto, per esserfi voluto esporre al taglio della
pietra, quantunque ad altri così avanzati in età non l'averiano
consigliato.Questa penfione, che Iddio hà posto sù il gran benefizio della
lunga età che vi ha conceduta, vuole, che da voi fi paghi, altrimenti il
fudetto benefizio mancherà prestamente 5 Limnolesti pruriti esterni, li
bruciori d'orina, le vigilie frequenti, che bene spesso ne' vecchi accadono,
fapete pure, che non vanno curati con rimedi eradicativi, mà mitigar ben
fi de [ocr errors] 1 [ocr errors][ocr errors] devono con cose
anodine, trå quali il latte, amico de vecchi asciutti hà il primato,
e per essere ancora egli il pris mo querimento, che si prende, non
è disdicevole, che non venendo à cagionc del soverchio sonno
ritardato, sia ancora Pultimo, conforme praticò con profitto Fabio
Mafsimo nella sua età decrepiti. Per quinto avvertimento vi con verrà
stare molto circospetti per non cadere in certi errori, che li
vecchi li stimano sussidi dell'età cadente, ftanteche provando
languidezza di forze fi, portano con desiderio (moderato à pre valerli
de’yini più generosi, e di altri più fpiritosi liquori, intorno a'
quali vi ricorderà la Temperanza, che sapete pure quanto di male
apportino alla inlanguidita tefta, all’inaridite viscere, e quanto di
solfo communicano alli nitrofi fluvidi, ed in conseguenza di che
danno essi siano, che voi ben lo sapete, onde in vece di
questi vi servircte più ļosto del perfetto cioccolato, de'
buoni brodi, de' vini gentili, e delicati, c di altri liquori
consimili, presi con moderazione, e con questa distinzione, che effendo taluno
di voi grasso, et avendo disposizione al soverchio sonno prenderà spesso il
cioccolato la mattina, nel doppo pranzo, ò di sera il caffè, ò il the, è la
bollitura di salvia, sc poi sarà dimagrito, e sottoposto à vigilie, las mattina
frequenterà più tosto un brodo con la fetta del pane ivi bollita, e del
cioccolato se ne servirà qualche volta doppo pranzo immediatamente, conforme
ancora in vece del thè, e del caffè ricorrerà all'uso della bollitura dell'orzo
abrustolato, resa grata con qualche odoroso liquore, all'emulsioni fatte in
brodo, con semi di meloni, in particolare fe farà molestato da pertinaci
vigilie. Per fefto, fuggite ogni sorta di be vanda gelata, vi diranno la
Fortezza, e la Temperanza, quantunque la moleIta fete, che alle volte suole
travagliare li vecchi vi rendesse ansiosi di effe, perche sapete pure quanto
danno vi po triano [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] triano recare, et in vece di queste servis teyi delle
bevande attualmente calde, che vi smorzeranno con più facilità la
sete per quella cagione à voi nota, che sciogliono li liquori caldi più
facilmente quei fali, che titillando le papille del gusto non
solamente le costringono, mà recano ancora aridità à tutta la membrana
interna del palato, et esofago increspandola à guisa di carta pecora, e
questi con il liquore caldo vengono più facilmente sciolti, et ancora le
parti inaridite con più prontezza fi distendono, doveche dalle gelate ne
segue l'opposto, e per questa cagione tali acque sono consimili à
quelle, che Quò plus sunt potæ, plus fitiuntur aqud; E
perciò non si sà capire per qual cagione in particolare ne' vecchi sia stato
difmesso il bevere caldo tanto praticato dagli antichi Romani, e tanto
maggiormente, che dall'abuso di dette acque gelate ogn'anno ne seguono
delli casi funesti, coine ben sapete ; Dal soverchio bere,
7 bere, con tutto che non sia gelato, ve no asterrete ancora,
effendoyi noto quanto di male possa apportare alli stomachi debilitati
dagl’anni, potendo non sólamente inlanguidire li fermenti digestivi, mà
opprimere insieme preventivamente quel calore, che stà per finire. L'esperienza
dimostra chiaramente, che le piante annose inaffiate à suo dovere si
conservano, mà soverchiamente più preftamente mancano, Per settimo,
v'avvertiranno la Prudenza, e la Giustizia di non porvi in una regola rigorosa
di vivere, con il motivo della moderazione del vostro esercizio consueto,
perche la natura già affuefatta da tanto tempo à quella quantità di nutrimento,
vedendolo tutto in un tratto notabilmente scemare ne riceveria incommodo
considerabile, costando pur troppo per esperienza, che alcuni vecchi,li quali
l'hãno voluta tanto ristrignere preltamente sono mancati. Quello, che dovrete
praticare sarà di guardarvi da certi cibi di dura cozzione, di cattiva
qua qualità atti à poter nuocere, per altro nella quátirà l'anderete
moderando con occasione, et avyedendovi di non poterla ben diggerire, allora
l'anderete scemando, mà però lentamente, accioca chè non riesca molto fenfibile
derta mutazione, perche è cosa evidente, che allora appunto, che i vecchi
allentano di mangiare, poco resta loro di vita. Peggiore di questo ancor
saria, se cadefte in quella opinione tanto dangosa, che per vivere fano sia
neceffario di prender cose, che non facciano escrementi, mà che con l'odore
delle vivande, con qualche brodo di sostanza, si possa meglio, e con più salute
campares di quello si faccia con tante altre cose piene di parti escrementose,
perche la Datara vuole fi camini per le sue strade ordinarie, vuole da tutti
egualmente efiggere ciò, che brama . Quell'incommodo, che vi reca nel
restituire le feccie ella sà per quali fini lo faccia, non è à caso. Non
n'elimè già Alessandro Magno dal suo fetore, conforme che li suoi Cor
teg teggiani adulandolo dicevano, perche ella non sà cosa sia signoria, e
grandezza fà che la morte (a) Æquo pulsat pede pauperum tabernas,
Regumque Turres. Per tre gran benefici la natura volle, che vi fossero li
tanto odiati escrementi: Primo, perche dentro di noi si facilitassero mediante
queste tante digeftioni, che vi si fanno, conforme l'esperienze chimiche ad
evidenza lo dimostrano, in tante digestioni fatte con il Fimo, e da quì
rifletcete quanto s'ingannino coloro, che procurano anziosamente à forza di
tanti reiterati purganci star-, ne senza; Per secondo, che nell'uscire che
fanno impari à conoscere ogn’uno se stesso, à che segno debbasi insuperbire chi
dentro di se conserva fimili fetidillime materie; E il terzo per convincere chi
non credesse il primo, con farlivedere quanta fecondità questi rechino alli
terreni sterili, che colsuo beneficio divengonono fertiliffimi, talche erroneaè
à priori quell'opinione di potersi nudrire con cose, che non abbiano
escrementi, conforme ancora tale à pofteriori si dimostra per essersi veduto
chi l'hà voluto praticare divenire un marafino, che in breve fini i suoi
giorni. Per ottavo, et ultimo finalmente, ch'è forse il più forte di
tutti, vi diranno le virtù : Guardatevi da quelli trè gran persecutori de'
vecchi, che sono, la caduta, il catarro, et il corpo soverchiamente lubrico ;
La caduta, voi sapere molto bene, che per due gran motivi è nella vecchiaja più
dannosa, che in altre etadi, sì per essere li vecchi di mi. nor vigore, e li
più facili à terminare la lor vita, ritrovandosi arrivati allo scorto di effa,
sì ancora, perche cadendo come un tronco ciò, che viene loro percoffo riceve
colpo pieno, non venendo riparato dall'agilità delle mani, nè dallo scanzo
della vita, come segue ne' giovani di maggior agilità di loro, onde per evitare
una simile fventura dovrete andare sempre con il vostro bastone, ne
fa [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] farere come alcuni,
che l'abboriscono per mofrar braura, quando braura più tosto sembreria l'ayere
in mano il bastone di comando"; onde non senza mia stero fù chiamato da’
Latini il bastonc della vecchiaja Scipio, et il prendere Sufcipio.
L’occasioni di prendere li catarri à che segno le dobbiate fuggire,
l'efperienza altrui ve ne fece maestri, (vi suggerirà la Temperanza) mentre
osservaIte, che chi li espose all'aria rigida, chi ftiede in luogo
soverchiamente caldo, chi disordinò in cibi grossi, come sono il formaggio,
legumi, et alrre cose consimili furono da essi moleftati, converrà dunque à voi
ancora fuggirli, se non avrete quell'erronea massima, che ebbe quel Medico, che
disordinava molto, sù la fiducia, che niuna cosa gli potesse nuocere, dicendo,
che li Legislatori non sono soggetti alle leggi, mà gli convenne soffrire la
morte immatura per questa sua falsa credenza; e finalmenre quanto dobbiate
stare cautelati, per non incor rere 1 rere nella foverchia
lubricità di ventre, non occorrerà vi sia suggerito, sapendo i da voi
medesimi, che l'abuso de' dolciu mi, cde'frutti producono fimile
indifposizione. L'irascibile ancora spesso in, citata con l'abuso de' cibi
caldi per accrescere pungoli alla bile, quanto la poffino rendere frequente
nell'età avanzata lo sapete assai bene, con tante altre cagioni, che farà
superfluo viliano ram, mentate. i Essendo voi dunque nel corso
della vostra vita camminati sempre con le dii rezioni delle virtù, avete da
sperare fer mamente di potere incontrare una gloriosa morte, perche esse
in quel vostro estremo bisogno, più che non fecero in é altri,vi
assisteranno; La Prudenza vi farà soffrire ciò, ch'è inevitabile, con
animo generoso ; La Giustizia sperare quel pre7, mio, che sarà dovuto
alle vostre gloriose opere ; La Fortezza vi darà cuore da refiftere
intrepidi ad ogni patimento più duro ; e finalmente la Temperanza vi consolerà,
con farvi vedere, che trà X 2 quel [ocr errors][ocr errors] ز
quelli molti, che vissero, pochi ne giunsero all'età voftra ; onde voi, che
avrete sempre dato saggio di tanca moderazione, come potrete non contentarvi di
essere già vissuti à bastanza, potendo con intrepidezza dire : Vixi, quem
dederat curfum for tuna peregi; Sicchè felice sarà la vostra morte, et invidiabile
da tutti, nè crediate che fiano per abbandonaryi queste doppo morte, perche
allora più che mai saranno inseparabili da voi,posciacchè quando ancora eravate
viventi si poteva dubitare, che potefte essere, ò nò, prudenti, giusti, forti,
e temperari, perche in realtà potevate dare occasione à dette virtù d'alienarsi
da voi, mà doppo morte, che tal cagione finì, non si potrà più dire di voi, che
prudenti, giusti, forti, e temperati non foste, ficchè resteranno allora da voi
eternamente inseparabili le vostre virtù. E chi mai rimarrà doppo morte più
glorioso di voi? forse il ricco? questo no, perche le sue ricchezze già
al [ocr errors] Ja morte, allora passarono in altri, non sono
più fue; Forse il potente ? nè anco, perche la sua grandezza è
rinchiusa allora dentro la sua urna, et il suo potere è diventato un niente;
Forse chi ottenne fingolari prerogative di natura, come sono la somma
bellezza, salute, e robustezza di corpo? questi nè tampoco, perche
quelle già furono, e non sono più doppo restando un nulla, giacchè:
Quod fuit, non eft pro nihilo reputatur . Solamente dunque chi vive
seguace delle virtù può sperare di ritenere ancora per se doppo morte
quanto gadè in vita, e fù suo proprio, con tutta quella gloria
imınortale, che acquistò chi visse virtuosamente, de' quali parlando Ippocrate
(*) così diffe : Quique hac viâ incedunt gloriam tùm apud majores,
tùm apud pofteros fibi comparabunt, ch'è quanto dovevo mostrarvi. Ed
eccoci giunti al fine della festa Giornata, e convenevole sarà di ripo sarci,farci,
in venerazione di chi creò l'Universo, giacchè egli ancora requievit die
Septimo ab universo opere, quod patrarat, do benedixit diei feptimo, et fanétificavit
illum [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] X 3 (-) De
decenti babita, è à priori Horat.Carnr. odc 4 fa. dicom (e) Hipp.de
Pracepticx. fo quan De pracept: fione [d]
Epidem.lib.5. @grot.28. ex Valefio. [e] Epid.lib 5. ægrot.7. (f)
Epidilib.5.>.g. ap(4) In epift. Abderit. Epift.6. rano In
Comment Hipfoer. de Fraft. fers (b) 18 epiß. Damogit, alla (a) In
epif Philop. K per(a) In lib.præcepto ch' Th. In lib.de pracept: fprone [b) De
preception. Set era In 2.epiji. ad Domeg. 1 F 3
i [ocr errors] fare 1 (h) Hippocr. de veteri
Medico C2 pra(c) De decerti babits. In. Morale,
DE'FIGLIUOLI e Medica DEL DOTTOR DOMENICO GAGLIAR DI Divisa in due
Parti. PARTE PRIM A Sopra l'Educazione Morale. DEDICATA ALLA SANTITA'DI
N.S. INNOCENZO XIII, Neglectis urenda filix innascitur agris Hor.
Sat. 3. lib. I. In ROMA, MDCC XXII. Nella Stamparia di Pietro Ferri
alla Minerva. Con licenza de'Superiori . [blocks in
formation] [ocr errors] sien L Titolo gloriofifsimo di Padre Universale, it
quale viene fo lamente attribuito all'Altissimo Merito di Voltra Santità,
mi rende più a 3animoso à consagrarle la prcfentc Opera sopra
l'educazione de'figliuoli Morale, e Medica, con ferma speranza, che Ella comc
zelantissimo amatore del buon costume non solamente la riceverà sotto il
potentissimo fuo patrocinio; ma le farà di vantaggio godere gl'effetti della
sua somma clemenza ; mercecche non permetterà già qucsta, che rimanga
infruttuoso ogni qualunque suo documento profittevole allo stradamento
de'figliuoli per farli divcnire amanti dellc virtù, cd aperti nemici de' vizj,
essendo tal desiderio appunto il maggiore che possa avere un'ottimo Pan
dre; mente dal principio del suo Gloriofiflimo Pontificato ha fatto la S.
V. colle operazioni più gloriofe conoscere al mondo tutto; vedendosi tanto il
suo Paterno Zelo, quanto la sua somma beneficenza indiri, zati folamente al
giusto, ed all' onesto, gastigando i 'rei, c premiando i meritevoli: conforme
appunto costumarono tanti Santillimi Pontefici suoi Antca natì di gloriofiffima
memoria. Talmente che l'Eroiche Virtù in V. Beatitudine essendo ereditarie, si
trovano profondamente radicate,e queste di fimin le natura debbono
neceffaria, men, a 4 zarsi, seppure l'ottimo potranno
sormontare. i Nè lì veggono nell' Antichissima, c Nobilissima Famiglia de Conti
ereditarie l'eroiche virtù dc'suoi Maggiori nei foli Sommi Pontefici ;. mentre
risplendono questo ancora, in tutti gli altri, c. con applausi universali;
cssendosi veduti do. po la dcgnissima esaltazione di V.B. al Trono Pontificio,
nc' più a Lei congiunti di Sangue la medesima nioderazione di animo, ed
affabilità princicra ; assegno chc,non senza ammirazione,fan ben conoscere a
tutti, che le presenti felicità non han na a gli animi generosi, e
forti, in cui regnano abituate l'Eroiche Virtù. In tempi dunque felici, o
fortunati,ne'quali la verità svelata pud comparire avanti al Principe, godo la
forte di presentarle prostrato à Santissimi Piedi di V.B. e consagrarle inficmc
qucfte mie fatiche, diret. te non ad altro, che al publico bene; mostrando
queste a Padri di faniglia,non folamente l'obbligo loro, ma cziandio il modo
più facile d'indirizare benc i proprj figliuoli, affinche non divengano elli
viziosi per. turbatori della publica quie te. ritevole
dell'efficace Patrocinio del Principe, essendon'egli di essa vigilantissimo
Custode: Contribuendo dunquc alla felicità del Principato la buona cducazione
de'figliuoli, como cagione della publica quicte; affinchè là S. V. possa godere
tutta quella lunga serie di anni felici, che ardentemente le bramo con ogni
maggiore offequio la supplico à volerlo rendere degno del suo Supremo
Patrocinio, potendo questo accrescere alle sue prove, e ragioni momento di
forza bastevole a renderle più convincenti nel ripulire gli animi rozi,dano, e
baciandole i Santillimi Piedi con profonda venerazione mi umilio. Di
Voftra Beatitudine Omilifs,e fedeliss. Suddito Domenico
Gagliardi. AL C On rilevanti motivi ho intrapre so lo
scrivere sopra l'Educazione de' figliuoli : primieramente, perchè leggendola
Sacra Scrittura ho con chiarezza conosciuto l'obbligo grande col quale da essa
viene aftretto ciascun Padre ad educar bene i propri figliuoli; ordinando
l'Ecclesiastico al 30. Curva cervicem ejus in juventute, fu tunde latera ejus,
dum infans eft, ne forte induret, Ego non credat tibi, Er erit tibi dolor anime
. Doce filium tuum, E'operare in illo, ne in turpitudinem illius offendas; e
trovandomi molti figliuoli era anch'io compreso nel numero di questi .
Incominciando dunque a cercare qual modo foffe il migliore, per sodisfare
a’mici doveri, benc mi avvidi alla prima, ch'era d'uopo conosce per
congetturare meglio ove le proprie inclinazioni li aveffero portati . In
feguela di questo considerai, che indarno si sarebbe affaticato ogni qualunque
ben’esperto educatore, se l'educando difetrasse nella esatta regola del vivere,
quantunque fosse dotato dalla natura di un'ottima indole ; mercecche il
nudrimento, eccedente in quantità, e qualità, potrebbe cagionargli internamente
tal moto inordinato negli spiriti, che fosse capace di togliere alla sua mente
quella limpidezza neceffaria a chi ha d'apprendere la buona educazione .
Si avanzò più oltre la mia mente coi suoi pensieri, cominciando a meditare se
co gli ajuti medici, allorchè già introdotto negli educandi l'accennato interno
sregolamento, si fosse potuto questo calmare; c con molti lumi ricevuti da
Ippocrate, ove tratta de Aere Aere, Aquis, EX Locis, arrivò a
comprendere, che potevano queste giovaredi molto in tale occasione.
Accertatomi per le fudette rifleffioni, che l'educazione de' figliuoli poteva
trattarsi da un Medico provetto, appartenendo appunto ad ello più che ad ogni
altro il conoscere i temperamenti, donde nascono i naturali, la regola del
vivere, ed il modo di calmare gi’interni moti inordinati de’fluidi, mi accinsi
a tale impresa, non potendomisi addoffare da critici, che io abbia contravenuto
al documento, che insegna Orazio nella sua Arte poetica a chi brama di scrivere
con profitto, cioè: Sumite materiam veftris qui fcri bitis æquam
Viribus, et versate diu quid fer re recufent, Quid valeant humeri.
E per corrispondere con attenzione, grandezza dell'argomento intrapreso,
formai alla prima la seguente partizione di effo. Divisi primieramente la
presente Opera in due parti, cioè in Morale, c Medica, affinche con facilità
maggiore ti riuscisse di apprendere quanto scris vo trovandolo non
confuso. Nella prima Decade troverai descritti molti avyertimenti, che
dò, acciocche chi voglia accasarsi; possa provederli di ottima moglie; nè ti
paja ciò fuori del nostro proposito ; perchè se non si abbatcerà in una moglie
prudente, ed onesta, duc gran mali riceverà l'educazione de' suoi figliuoli; il
primo de'quali sarà ereditario dicendol’ ArioIto: Di vacca nascer cerva
non vede sti, Ne mai colomba d'aquila, nè figliaonefti E l'altro poi come
potrà queste ajutarti ad educarli bene, fe non sapràche cosa sia la buona
educazione, per non averla mai in se medesima sperimentata? Laonde conviene
conchiudere, che la base fondamentale della buona educazione consista in
iscegliersi una ottima consorte; ed avendola trovata, fi danno parimente molti
documenti utili per mantenerla costante nel suo buon costume ; ed inoltre si
mostra di quai modi si doverd fervire avendo sbagliato alla prima nel provedersi
di effa, affinche molto minori divengano i suoi infortunj. Nella seconda
Decade principia. 1'Educazione Morale de figliuoli; ed in questa scorgeranno i
Padri di famiglia quanto siano tenuti d'invigilarci, e quali inconvenienti
nascono dalle loro era, [ocr errors] zio la similitudine de campi,
nc'quali fa vedere di che pregiudizio sia questa, dis cendo: Neglectis
urenda filix innascitur agris E che le Madri non debbansi abu, fare
dell'amore verso i figliuoli, essendo questo trascorso molto nocivo allawi
buona educazione, a segno che, se molti non avessero avuto l'asilo materno per
esimersi da gastighi, averebbero depofti quei vizj,percui poscia divennero
infelici . Troverai parimente documenti facili, e profittevoli, de quali potrà
ogniuno feryirsi sccodo le diverse loro inclinazioni per educarli. E perch'è il
compimento della buona educazione l'istradarli a ciò, che doveranno applicarsi,
quindi è, che si tratta ancora del modo, col quale si doveranno provedere i
figliuoli secondo gl'impieghi, de que quali si conosceranno
meritevoli ; e dandosi il caso per lorosventura, che i genitori morissero,
trovandosi elli di tenera età, si propone ciò, che pare conveneyole a farsi in
simili calamitose cótingenze:e' per non lasciare poi in abbandono i poveri, che
non ponnoricevere tutti quegli ajuti da Macstri conforme possono avere i
figliuoli de'bene Itanti, fiè pensato anche ad essi per dare un ripulimento più
universale contro vizj,essendo tal semenza in tutte le condizioni degli uomini
perniciofiffima per la Republica. Quattro sono gli interlocutori ideali
della presente opera : Sempronio giovane molto accorto, il quale brama
d'istruirsi; Mecenate, e Publio prudenti direttori, ed il Medico provetto, per
dilucidare alcune cose appartenenti alla Medicina. Mi fono servito di Publio
ammogliato per la sperienza grande, chc che si trova colui, il
quale per molti an ni è vivuto in tale stato: di Mecenate sciolto da tal
legame, periscoprire quel di più,chenon può eslere noto, a chi hà
moglie,rimirando le cose più sincere chi si trova in disparte, enon ha
abbagliato la vista dalle proprie passioni. Inoltre raccontando Publio
cioca chè costumavası fare in tempi meno rilassati, farà maggiormente conoscere
la differenza de'correnti, et additerà ancora il modo, che si potrebbe tenere
per emendarli,quando questi discordafsero molto da quelli . Nè potrà dolersi
alcuno di quanto io con tutta sincerità procuro di darti a notizia; essendoche
conforme il Medico non può trovare il rimedio opportuno al male se non forma
l'idea giusta, con esaminare esattamente la natura, cagione, e gli effetti di
esso, così ancora nel ritrovare isimedj ai vizj, che sono mali dell'animo
b 2 caca [ocr errors] è necessario sapere precisamente la natura, le
cagioni, e li cattivi effetti di esli ; oltre di che, non parlando io in
particolare di alcuno, ma solamente in generale diciò, che è detestabile,
non si potrà dolere di me se non chi da se medefimo conoscerà d'essere
macchiato di tali difetti,come a tale proposito disse S. Ambrogio ne'suoi
serm.pag.102. Ego non de omnibus loquor Etc. ego neminem nomino : conscientia
fua unumquemque conveniat. Averei potuto ancor darui la feconda parte; ma
per maturare meglio alcune cose contenute in essa ci è d'uopo di maggior tempo,
c per iftabilirle ancor con provo più convincenti; ti baa Iti per ora un
picciolo abbozzo di ella affinchè poffi da questo comprendere il progresso da
me tenuto per compire una educazione più generale . Quattro sono i punti Medici
prinche convenga nel tempo, che sono già cipali, che si tratteranno nella
Decali de terza, in ordine alla buona educazione; il primo fiè quello,
che deesi fare per vantaggio di essa, prima di concepire figliuoli: Il secondo,
cioc [ocr errors] in ito lif [merged small][merged small][ocr
errors][merged small][merged small] per cola [ocr errors] concetti, e
dimorano nell'utero materno; il terzo che far si debba, dati che sono alla
luce, e finattanto, che dura la loro pucrizia: Il quarto finalmente, ciocche
convenga allorchè sono in età, nella quale dee in effi manifestarsi l'uso di
ragione, indugiando questo. Nel primo si farà vedere assai difficile il
potersi avere figliuoli di buona indole, e docili, se tra marito, e moglie
regneranno continue discordie; se faranno l'uno, o l'altra di essi dediti all'ubriachezza,
ed alla crapula; con dimostrare loro donde ne provengala cagione; oltre le
sperienze dimostrative di ciò. b 3 Nc [blocks in formation]
[ocr errors] Nel secondo, che non debba una deviata madre tenere la medesima
vita, che faceva, prima di concepire; con mostrarle ancora gl' incomodi che può
ricevere ella medesima, ed il feto, che porta riell'utero, per tal cagione, e
quanto possa venire danneggiata la buona educazione da questo. Nel terzo
si farà conoscere, dati alla luce, di qual latte debbano nutrirsi, e qual
regola in cffi debba tenersi, allorche saranno slattati, per deprime. re quel
principio, che si scorgesse avvanzato in loro a danni della buona educazione; e
qual cuftodia abbia d'aversi di esli, affinche non divengano di cattiva
complessione, la quale sarebbe molto pregiudiziale alla buona educazione,
E finalmente nel quarto, vedendosi questi ne' buoni documenti morali non fare
progressi, fi esamina sela sero avere pofsanza tale da deprimere, o
innalzare alcuni principj in esli, o foverchiamente assottigliati, o più del
dovere sopiti; mediante i quali ne nascesse ostacolo alla mente
nell'apprendere, e ritenere i documenti necessari, e questo sedebba farli con
ajuti più efficaci mostrandoci anche Orazio, che Incultæ pacantur vomere sylve.
Nella quarta Decade poi troverai dieci ragionamenti sopra i vizj, e le virtù,
con esaminarsi ancora ifrutti di ambidue ; e servendo questa come di una
appendice all'opera, goderà il vantaggio di efsere trattata con ragioni, e
documenti filosofici, medici, morali, e naturali, secondocheayerà d'voро
di essi ; et intanto si sono queste materie poste nel fine, per non dilungare
troppo i ragionamenti, potendo ciò renderli tediosi; ed essendo per altro
neceffario il farc: ben comprendere a tutti quanto di buond, o cattivo nasca
dalla buona, o cattiva educazione; doveva questo non trattarsi solamente di passaggio,
conforme si era già fatto nelle antecedenti conferenze; ma farfene bensì
particolari ragionamenti a parte per dimostrarlo con più di chiarezza, potendone
da ciò risultare un infinito bene; conciosiacosache fàconoscere chiaramente il
nostro Ippocrate nella risposta, che diede agli Adderiti, essere feliciquei
Popolizi quali ben sapeano, che la loro sicurezza non consisteva nelle alte
torri,cd in altre materiali fortificazioni;mà bensì nella bontà de Citradini,e
ne'loro prudenti consigli:spiegandosi ivi : Beati profectò funt populi, qui
sciunt bonos viros suaesse munimenta, nonturres,neque muros, fed fapientum. vi.
rorum sapientia confilia ; É venendo interrogato Socrate nel convivio
de'sette fa fapienti di Platone, qual fosse la più ben munita
Città, egli rispose : Que bonos viros habet . Quale la più felice : In qua
præfe&ti focietate conjunguntur: E finalmente qual fosse la migliore di
tutte, egli disse: In qua plurima virtuti premia proposita sunt . Nè può di ciò
dubitarsene, insegnandoci l'oracolo della Divina Sapienza al 6. Multitudo
fapientum fanitas orbis. Spero finalmente, che saranno ricevute queste
mie fatiche con animo benigno da quei, che sono amanti delle virtù, e se
faranno vilipesc da chi ha già fatto l'abito di āteporre i vizja
queste,verranno da essi più costo a loro mal grado onorate; riputandole di
pregionó dissimile a quelle cose solite da essi a pofporsi; mi basterà, che
fiano grate a chi possiede il buon costume, ed utili a chi brama di
acquistarlo, perchè gid sono divenuto capace, che nel mondo erunt vitia conec
homines; con questa diferenza solamente del più, o del meno,nè io pretendo di
vantaggio. Vivi costante nel bene operare per continuare ad essere felice, e
far conoscere agl’infelici viziofi colla tua tranquillità di animo meglio le
loro mi serie. Si videbitur Reverendissimo Patri Sacri Palacii
Apoftolici Magiftro. N. Barcbarius Episc. Bojanen. Vicefg:
APPROVAZIONI. Etta, è considerata del si gnor Dottore Domenico
Gagliardi, intitolata l’Educazione de figliuoli morale ; o medica ; per
commissione dei Padre Reverendiffimo Gregorio Sel. Seri Maestro del Sagro
Palazzo Apoftolico; non ci hò trovarà cosa vervna, chic fia contraria alla
Fede, o clic offenda i buoni costumi . Con verità bensi poffo; c debbo
attestare; che una tale opera per mio sentimento è degna di uscire in luce,
perchè oltre l'effere or: nata di scelta crudizione, e di soda dottrina ; può
essere molto fruttuosa ; ed al publico, ed al privato, spiegandosi ia essa con
dotta; e giudiziola chiarcze [ocr errors] za la maniera di ben educare la
prole, affare di somma importanza, come è ben noto a chi non hà cicco
l'intendimento, ed offuscata la ragione. Cosi ne giudico ; c francamente mi
persuado, che altrimente non ne giudicherà chiunque col leggerla dalla forza
del vero G conoscerà obbligato ad approvare con giusta lode il zelo ben
commendabile, e con eso l'erudito, e saggio faperc del chiarissimo autore, che
per la publica utilità non hà ricusato di addosCarG acl colmo delle sue Mediche
applicazioni una cale fatica, che ben lo palesa non meno versato negli studi
più propri della sua professione, che negli altri, per cui sono degnamente
accreditati i più celebri per fama di erudizione. Io Fra Tomaffo Maria
Minorelli de'Pre dicatori Maestro di Sagra Teologia, « Bibliotecario
Cafanastense Per P Er commissione del P.RñoGregorio
Selleri Macstro del Sagro Palaze zo Apostolico avendo letra, e confiderata
l'opera dell'Eccellentiffimo Signor Doctor Domenico Gagliardi, intitolata
L'Educazione de figliuoli morale,e Medica, non avendo trovato nella medesima
mala fimc repugnanti alla nostra Santa Fede, ed alla bontà de costumi, nè
discordanti da i buoni fondamenti della nostra Professione di Medicina la
considero degna di publicarli con la Stampa questo dì 20. Gennaro 1722.
Michelangelo Paoli IMPRIMATUR. Fr. Gregorius Selleri Ordinis
Prædica corum Sac.Palat. Apoft. Magift. Delle Conferenze,
PSopra l'elezione della Moglie, e sue condizioni più essenziali. Sopra l’età più propria, epro.
porzionata di accasarsi ; e quale sia svantaggio maggiore, farlo prima del
tempo convenevole, 9 nella vecchiezza : Dove la mostra,in che cose
faa esenziale l'uguaglianza nei Matrimonj; e quali jvantaggi nascano
dalle disuguaglianze in queAte. Sopra gli antichi costumi, pras
ticati appreffo alcuni Popoli per la generazione ; ę se sia più vantaggioso lo
scoprire scambievolmente i propri, corporali difetti, prima di sposarsi, o
l'occultarli. Nella quale si mostra, in che modo si maritino le belle, le
ricche, ę le deformi quantingue povere.
Nella quale si esaminano piut distintamente i pregiudizi, che
risultano dai matrimonj fatti senza l'intervento della Pruden74.Sopra i difetti,
e le virtu delle donne. Come si
debba regolare l'uomo colla moglie scelta di ottime qualità. Come si
debbano regolare i saggi mariti con le mogli imprudenti, e viziose . Sopra i ripiegbi prudenziali, che
debbonsi prendere in diverse occorrenze dalle mogli saggie, incontrandosi
in viziosi, ed indiscrefi mariti,
Sopra l'educazione Morale de'figliuoli, Nella quale si mokra, che
co Ta sia edncazione, cui appartengo piid di ogni altro; e sefia
necessario luogo particolare, ove debba farsi . Intorno a quello, che debbas farsi da
Genitori per educar bene i figliuoli .
Intorno all'uffizio, e qualita dell’Ajo, e dei Maestri . Sopra l'educazione delle Pin gliuole, Sopra l'etd opportuna d' apa prendersi
le scienze, ed il modo più facile per accer tarsi delle particolari
inclinazioni de'figliuoli . Sopra gl'
impieghi, che do vranno darsi da saggi Padri a figliuoli ben’educati, e
dotti. Come debbano i Padri rego larsi nel provedere i figliuoli
ingnoranti, e viziosi. Sopra il
modo di ben collacare le figliuole.
Sopra l'educazione de Pupil li : e come debba ciascuna portarsi
verso i suoi Genitorį defonti,
Sopra l'educazione de'figliuoli poveri, e donde venga questo
danneggiata . 539 [ocr errors]
Sempronio, ( Mecenate . [ocr errors] Sem. Engo
talmente af frettato da mici cogiunti a prender moglie, che non mi lasciano
vivere, sti molandomi giornalmente di farlo; a segno che, per non poterli
più sentire, sono in necessità di compiacer loro : solamente due core mi
ritardano; e fono l'educazione de figliuoli, che possono nascere,e la cura, la
quale fi dec avere di esli, efsendo in ciò inesperto ; per altro mi trovo già
pronto a consolarli : istruitemi, Mecenate, in queste, potendo voi fare due beneficj
in un tempo;cioè, d'istruire me, econsolar' efli, che tanto bramaDo le mie
nozze. : А Mer. Mec. Mà questa moglie,ci è già scelta
approposito per voi ? Sem. Ci sono tante giovani oggidi belle, galanti, e
ricche, che essendo anche io giovane,e commodo di beni di fortuna la posso
scegliere a mio genio, e fodisfazione in brevissiino tempo. Mec. Però non
sò se tutte queste belle, galanti, e ricche, faranno per cala voftra,leggendo
in Ateneo che: demens eft, qui oculis uxorem accipit : come fece appunto
Monimo il quale, avendo sposata una Giovane, senza ricercare prima i suoi
costumi, divenne infelicillimo marito; c dolendosi della sua {ventura con
Olimpia madre di Alessandro, lo riprese della sua trascuragginc, usata nello
sceglierla. Sem. E che ! la dovrò prendere forse deforme, scoriese, e
povera ? Mec. Neanco questa farebbe al caso voftro. Sem. E chi
dunquc doverò prendere? Mec. Una's clic lia donna di propo,
fito, Sem, [ocr errors][ocr errors] Sem. E quelle, che sono
belle, egalanti, sono donne ancora di propofito. Mec. Mà non tutte buone
per voi. Sem. Quali saranno quelle, che voi Itimate buone per me?
Mec. Quelle appunto, che sapranno softenere con senno, e con prudenza la metà
del peso della casa, e dell'educazione de figliuoli; onde quando voi la
tropaste di queste qualità avercre risparmiato la metà del penfiere
dell'educazione, e cura de figliuoli; e queste sono appunto quelle Itimate
appropolito da Plauto, in Stiche, ove dice: UI per orbem cum ambulent
Omnibus, os obturens, ne quis meritò maledicat fibi. Essendo queste
ornate di tutte quello desiderabili prerogative, descritte daw Seneca in
O&avia. Probitus, fidesque conjugis, mores, pue dor placeant inarito.
Sem. Io credea, foffe fufficiente, che ja moglie sapeffe far figliuoli, c chou
ogr’una di queste fosse a propofito.Mec. Per farli, lo credo ancheio, ma non
già per educarli bene, e per adempire quanto dee' una vera madre di famiglia;
essendo che per far questo liricerca, che sia dotata di senno e di prudenza' :
vi avvedete voi ora del vostro errore, e che come si suol dire, ponevate il
carro avanti i buovi, con istruirvi nell'educazione de' figliuoli, senza sapere
ciò, che ci vuole per iscegliersi una buona moglie: e se v'incontrasto in una
imprudente, garrula, e contenziosa, à che vi gioverebe il sapere educar bene i
figliuoli, se quanto di buono voi operaste, ella sarebbe capace distruggere
colla sua imprudenza, e garrulità ?, allor sì che fareste caduto in quella
fyentura descritta dal Poeta Saririco : Semper habet lites, alternaque
jure gia lectus In quo nupta jacet, minime dormia tur in illo .
O.pure vi abbatteste in una, che fosse di quella natura superba, descritta dal
me. desimo, la quale dicesfc; Нос [ocr errors] voluntas ; Imperat
ergo viro. In questi casi educate bene i figliuoli se potere . Sem. La
bramerei savia, e prudente, ma vorrei, che foffe anche gentile, e galante ;
perche le donne di fattezze grossolane non mi sono mai andate a genio.
Mec. Se questa sarà sana, e prudente non ci hò cosa incontrario, ma se poi
colla sua gentile, e delicata complesfione ci fosse unira qualche
indisposizione di animo, e di corpo, il che suole alle volte accadere, non vi
consiglierei a farlo. Sem. E perche ? Mec. Vi porreste in tal caso a
pericolo di fare una cattiva razza; eredicandog da figliuoli non meno il bene,
che il inale di effe ; ed hò sentito da Medici, che più dalle Madri, che da i
Padri questo si ritragga, per il nutrimento dato loro quei nove mesi, che li
portano nel ventre nè fi può fperare, che [ocr errors] A 3
che dal seme velenoso del nappello nasca un giglio, o una rosa: non sarebbe
poco, quando meno velenosa germogliasse quella pianta, che dee ello produrre :
e poi voi, il quale vi dilettate de cavalli, dovreste sapere per isperienza,
che quelli nati da cattiva razza, riescono i meno generosi; e perciò dovete
anche riflettere, che il limile poffa seguire negli uomini, come lo descrisse
Orazio. Fortes creant ur fortibus, du bonis : Et in juvencis, eft
in equis patrum Virtus : nec imbellem feroces Progenerant
aquile columbam . Sem. In maggior confusione di prima ora mi trovo, sentendo da
voi, lian neceffario ancora di scegliere una donna savia, e prudente per
moglie; onde, per liberarmi da tanti guai, seguiterò le vostre orme, e viverò
libero da questo legame anche io, e dicano ciocche vogliono i miei
parenti. Mec. Non fatedi grazia, Sempronio, questo sproposito,
Sem. [ocr errors][ocr errors] Sem. E voi perche l'avere fatto ?
Mec. Non aveva allora la sperienzas d'adesso ; nè mi abbatiei in consigliere
sincero; e sappiate, che mi sono pentito più volte, e particolarmente
avanzaadomi negl’anni, di averlo fatto. Sem. E per quali motivi?
Mec. Perche non anderei tanto lambiccandomi il cervello in cerca del mio erede
(briga dolorosa dell'età avanzata) se avesli figliuoli. Sem. Essendo voi
tuttavia robusto, farefte anche in tempo di farli. Mec. E che vi dispiace
forse la mina robustezza, che me la vorreste far perdere? non sono più in
tempo di farli; hò procurato finora di non esser ridicolo, et ora più del
passato son tenuto di farlo, e voi mici varrefte far diventare per cantare di
me forse ciocchè disse il Taffo di Vincilao : Vincilao, che sì grave, e
faggio innante Canuto pargoleggia, e vecchio amants : Queste risoluzioni,
Sempronio, deona fare in gioventù, per poter vedere i suoi figliuoli
bencincaminaci prima di mori. re, essendo che a me potrebbe succedere ciò che
dice Plauto: Poft mediam ætatem, qui ducit uxorem, Si eam fenex
prægnantē fortuitò feceris, Quid dubita's quin fiet parasū
nomen puero . Poftumus? Sem. Dunque saranno ridicoli tani vecchi,
che si accasano,e con giovanette anche belle? Mec. Io non debbo entrare
nei freci altrui, debbo bensi pentire 2 cali miei, ora che ho il pieno uso di
raggione, acquistato cò gli anni; ma questi sono discorsi fuori del nostro
proposito, dovendo voi risolvervi a prender moglie, per non avervi a pentire
poi ancor voi di non averla pigliata ; e per ciò dovere farvi ora istruire in
quello, ch'è necessario per fare un ottima elezione. Sem. E da chi?
Mec. Da colui, che la seppe far ottima, e perciò gode vita felice, e
tranquilla.Sem. Ma io non vorrei, Mecenate mio, palesare alero, che à voi il
mio interno; perche sapete pure qual vento spiri oggidì, che si van cercando id
fecti alcrui per mantenere allegre le nostre notturne assemblee, laonde di
scoprendo le mic debolezze ad un'altro, sarebbe cosa facilissima si
divulgoffero fra molci. Mec. Viverenino in tempi infelicissim mi, re in
Citcà si vasta la secretezza re. gnasse in me solamente, Sem. Mà non
potreste voi solo istruire mi in cucto, essendo vomo di molta fperienza nelle
cose del mondo. Mec. In teorica potrei darvi molti avvertimenti, ma in
cose pratiche nors posso consigliarvi ; perche essendo io sciolto da limil
legune, no ho avuta occasione di approfittarmi in tal faccenda. Sem. Oh
quanto mira meglio colui, il quale stà in disparte, i difetti dongeschi di
quello facciano i mariti! e come giudice spassionato, quanto li distingue anche
meglio! Mec. Voi sapete quanto vi amo, u per: perciò non lascierei
cosa alcuna, che non facessi per consolarvi; mà conos . cendo io, che meglio
potreste essere iftruito in tutto coll'intervento di chi averà navigato
felicemente molti anni per questo gran mare, perche vi amo, dico questo ;
potendo egli molte cose aver conosciute in atto pratico,alle qualinon possono
giungere le mie teoriche. Sem. Se lo giudicare necessario bisognerà farlo
: ma chi sarà ral'consigliere? Mec.Ci sarebbero Publio Roscio,che per lo
spazio di quaranta tre anni, e vivuto in pace con sua moglie. Massimo
trentanove anni parimente, senza contendere,e Silvio Paterno trentadue;ora
sceglietovi, chi volere di questi. Sem. Oh bene avete trovati i parenti
più prossimi à Noè, che sono in questa Città ! quai consigli mi potranno dare
questi vecchi decrepiti, che non firicordano del seguito nel dì avanti; e poi a
tempi loro non usandofi le galanti maniere constumate oggidì, a che mi
fervirebbono i loro ancichi consigli, non pra. praticabili a tempi
nostri? Mec. Tutte queste eccezioni, che da. te loro sono in vantaggio
vostro; per, che, se non si ricorderanno quello, che udiranno da voi, niuno
risaprà i fatti voftri, e se, senza tante galanti maniere di oggidì, fi feppero
far amare dalle loro consorti, insegnando a voi i modi, da loro tenuti, ci
guadagnerere molto in saperli, e se non siete ancora informato della capacità
de’vecchi, apprenderes la da Ovidio, Jura fenes norint, dow quid
liceata que, nefasque, Falque fit inquirant, legumque exa. mina
servent. E da Cicerone, il quale, de Senectute, così parla del Vecchio: Non
facit en que juvenes, at verò multa majora, meliora facit ; non enim viribus,
aut ves locitate corporis res magne gerantur, fed confilio, authoritate,
fententia, quia bus non modo non arbari, fed etiam auga. ri senectus folet.
Laonde faggiamento l'Ecclef. al 25. dico ;- Corona fenun muba ta peritia
: Sem Sem. Sceglietene dunque uno di quefti a vostro genio, e
quello, che conoscerete più approposito per il bisogno mio. Mec. Publio
sarebbe più al caso, per. che quantunque egli meno si ricordi delle cose
presenti, conforme sono tutti i più vecchi, ha felicissima memoria nel
ricordarsi delle passate:e poi avendo numerola famiglia, e così bene
accostuinata, saprà anche istruiryı nella educazione di essa. Sem.
Attenderò dunque con anfierà i consigli di Publio; ma faprà istruirini incio,
che riguarda la cura, che si dec avere per conservare la prole con buona
falute Mec. L'esperienza, avuta in molte cõgiunture ad esso accaduce lo
averà facilmente renduto capace, a darvi qualche buon consiglio in questo
ancora; ma non già con tanta esattezza cõforme farebbe chi foffe profeffore di
Medicina. Sem. Sarebbe dunque bene u’interveniffe uno di questi; c
difcegliere tra periti il migliore Merg. Mec. Il vostro Dottore è
pratichiffimo, avendo avuti molti figliuoli, è anche ingenuo, e sò che vi ama
di cuore, onde migliore di ello non saprei sccglierlo. Sem. Così è: or
ditemi, come doverò contenermi nelle nostre conferenze? Mec. Domanderete
quando si presenterà l'occasione tutto quello, bramate di sapere; e non vi
vergognate di fare anche quesiti di poco rilievo ; perche non facendoli,
rimarrete con perplessità in molte cose. Sem. Come si farà per informare
Publio,che al Dott. parlerò io modelimo' Mec. Sara inia cura d'informarlo
di tutto, e già che siamo di primavera potremo portarci al mio giardinetto,
contiguo alle mura della Citrà, ove come disse il Petrarca: Non palazzi,
non teatro, e loggia, Ma in lor vece un abete, un faggio, un
pino, Fra l'erba verde, el bel monte vicino, Levan di terra
al ci el nostro intelletto, E faremo ivi due volte la settimana le nostre
conferenze. Sem. Mà non sarebbe meglio, per approfittarmi prestamente, il
farle tre volte ? Mec. Vicompiacerò anche in questo, purche le
occupazioni degl’aleri lo permettano ; ma voi, Seinpronio, averete già dato
luogo nel vostro cuore a qualche oggetto, perche bramate sapere con
sollecitudine se quefto ci abbia da rimanere,viconsiglierei però quádo ciò
fosse, a spogliarvene prima, per applicare tutto il pensiero a quella, che
converra à yoi, et alla vostra casa, che vientri per meglio stabilircela,
Sem. Non sono determinato ancora, quantunque abbia posto l'occhio in più parti,
onde posso facilmente spogliarmene affatto, e starò con anfietà attendendo
l'avviso del giorno, in cui si darà principio alle nostre conferenze.
DECADE PRIMA CONFERENZA PRIMA Sopra l'elezione della Moglie, e
fue condizioni più ellenziali. Mecenate, Publio, Sempronio, e
Medico. Mec. O notificato à Publio ciocchè voi bramate da esso, il
quale vi copatisce a maggior segno; posciache egli ancora si trovò in un
fimile laberinto,allor che dovea prender Moglie, comc jeri appunto mi disse, e
da lui medesimo sentirere ora con vostra confolazione. Pub. Quantunque
anch'io venifli Atimolato da mici Genitori ad accasarmi andavo nulladimeno
téporeggiado d'effettuarlo;perche apprendeva fosse schia vitudine grande
la vita cognugale, ma la ritrovai, per verità, assai diversa das quello, che io
mi avea figurato ; et efsendo stato sempre mio costume, anche da giovane di
regolarmi col consiglio d'uomini favii, c provetti, mi portai da un di questi
mio amico, che non aveva alcun interesse in cal affare, per consigliarmi seco,
fe dovessi risola vermi a prender moglie, il quale uditas ch'ebbe tale
proposta, cortesemente mi disse: figliuol mio è tempo ormai, che vi risolviate
di farlo ; perche avendo voi già l’età di venticinque anni poiere esser capace
d'indrizare una donna per la buona strada, quantunque aveste sbagliato in
isceglierla nelle cose meno essenziali, e sappiate, che l'uomo savio bene
spesso fa divenire la moglie non dissimigliante da lui, siccome l'imprudente
donna precipita l'uomo poco avveduto : figuratevi alla prima di dover navigare
per un vasto oceano dover essere voi il nocchiere, che guida la nave :
sappiatevi ben regolare nelle [ocr errors] e di [merged
small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] nelle tempeste, per non sommergervi ;
prendetela sana, ben accostumata, e di buon parentado, non vi lasciate
abbagliare dalla bellezza, dote, e nobiltà; e risolvetevi ; perche quanto più
differirete, altrettanto inaggiore sarà il morivo di pentirvi della tardanza:
raccommandatevi al Signor Iddio, essendo che: A Domino autem propriè uxor bona,
come disie Salomone; procuratela giovane, nè tardate di vantaggio. Sem.
Quanto mi consolo, che vi siete ancor voi trovato in fimile laberinto; e son
sicuro, che perciò compatirete le mie debolezze. Pub. Vi comparisco a
maggior segno figliuol mio, fatevi però animo ; perche quantunque paja la vita
conjugale alla prima di un gravissimo peso, quando però questo viene portato
concordemento d'ambedue, riesce molto leggiero, an. zi foare'; e tal fortuna
l'hò sperimenta. --ta io medelimo. Sem. Vi abbatteste à caso in sì buona
compagnia, o pur faceste preventivos [merged small][ocr errors][ocr
errors] diligenze per isceglierla 2 Pub. Le feci certamente esatciflimus
per non operare da balordo ; perche se per provederci de' cavalli, cani, anzi
di vili giumenti si fanno efatte diligenze', acciocchè siano sani, edi buona
rizzi; quattro maggiormente sono neceffario queste nello provedersi di moglie,
come puntualmente si trova registrato in Tcognide, Canes quidem, a afinos
querimus, • Cyrne, dequos Generofos, cu hec quisque vult ex bona
progenie Sibi parare ; uxorem aurcm ducere malam Ex mala progenie non
curat 1. Vir bonus ; modo fibi pecunias multas 1offerat. * Sem. E qual
modo teneste in farle? - Pub. Avendo posto l'occhio ad una Gentildonga
modesta,non diriguale alla mia condizione, et in età nubile, miraccomunaadai di
cuorc al Medico, che fa. Noriva la mia casa, acciocchè avessesavesle ben
Dell'Elezione della Mog. 19 procurato di accertarsi della sua salute, avvertito
à non ingannarsi, per non ave. re a fare ancor esso la penitenza del suo fallo;
posciache se fosse stata mal sana, dovendola curare, briga maggiore gli
averebbe apportata; senza speranza di premio straordinario ; per esserne egli
Itaro la cagione, che fosse entrata in inia casa; ciò però dilli per ischerzo.
m Sem. E detto Medico, come lo potcs va scoprire, se non l'avesse avuta
ini cura ? Pub. Penetrò tanto, che mi bastò, Sum. Com'egli fece
; Pub. Avendo confidenza col suo Speziale, segretamente cercò nel
di lui libro maltro, se vi era descritto alcune medicamento, servito per effe
lei, e non trovandovi cosa di rilievo, mi disse : ftiamo bene di salute, perche
none, si è mai purgata . Sem. E leu fosse fervita di qualches altro
Speziale? Pub. Questo non si costumava di fare in quei tempi tanto allo
Speziale, quanto al Medico. Una volta, ch'essi erano ftati ammessi, fino alla
morte continuavano, ed'eravamo per ciò ben serviti; imperciocchè con molto
amore effi s'in. tereflavano ne i nostri vantaggi,conforme comprenderete da
quanto soggiungerò. Non si appagò già l'affezzionato Medico di questa fola
diligenza usata', mà volle far di vantaggio, e fu d'abboccarsi col Dottore, che
medicava in quella casa,introducendo seco discorso sopra la poca salute, che
godevano alcune giovani, ch'egli curava, attribuendone la cagione di ciò al
poco esercizio, ch'esse facevano ; e di poi passò à domandargli, di quali
rimedij egli si prevaleva per conservare in salute quella, che doveva appunto
essere la mia futura fpofa, la quale in appareaza mokravas essere più sana
dell'altre; cui replicò, ch'avendo ella sortito un ottimo temperaméto, no aveva
d'uopo dell'opera lua, et in segno di ciò nel mal de vajuoli da ella sofferto
appena cgli vi fu chiamato nel oel fine', tanto la natura le fu
propizia, che senza alcuno ajuto medico fece il fuo corso felicemente; e con questa
seconda diligenza mi accertò della buona salure, ch'ella godeva. Sem.
Questo favore toccherà à voi, Dottore, di farmelo... Med. Non mi ponete
di grazia in Gmile intrigo ; perche non essendo io si avveduto, non vorrei
errare nello scoprire gli altrui difetti : e poi se îi desse il caso, che io
avelli curato quella giovane, l'onor mio n'anderebbe di mezo, discoprendovi la
verità delle cose con, fidateini. Sem. Della vostra avvedutezza punto non
dubito: e poi porrò la mira a qualcuna, che non fia medicata da voi; onde non
mi contriftate col recufare di f.2vorirmi ; perche altrimenti sarete voi
cagione, che io non prenda moglie, noa potendomi fidare meglio di alcun altro
in questo, se non di voi. Med. Per servirvi la vedrò, considererò il suo
temperamento, e fisonomia; B 3 mà mà tante altre diligenze,
praticate per Publio, non vi prometto di firle; perche ora non si costuinano
più molte cose, che si facevano allora. Sem. L'usanze buone non si
debbono dismerrere mai, io mi dichiaro con voi, non per ischerzo, come diffe
Publio, mà con tutto il fenno: che se non sarà fana, toccherà à voi di curarla
senza fperanza di ricompensa, succedendomi per colpa vostra tale
sventura'. Mega Vorrci, Sempronio, che mi mostraste qual privilegio voi
avere più del Dottore di dismettere l'usanze buone; essendo ch'è pur usanza
buona riconoscere col dovuto guiderdone il Medico, il che voi volete
disinertere', obbligandolo di più ad osservare quello, che fa per
voi. Sem. Lo dicevo per animarlo, 20ciocchè lo facesse con più fervore:
non già tutte le cose, che si dicono si fanno. Mec. Questo però non è già
premio, che animi, mà bensì minaccia, che avvilisce più costo ; olore di che
non è già ben ܪ ben fatto di proporre con tanta franchezza
ciò, che non si vuole praticare, Sem. Non parliaino più di ciò; palliamo
al costume ; questo in che dee cons Giftere, avendomi voi significato, non
essere necessario, che la moglie lia garbata, e galante? Mec. Cerra cofa
è, che il buon costume della donna, non dee coolisterer in questo, mà bensì in
aver cura delle casa, in saperla ben reggere, e gover: nare di cui parlando ne?
;suoi Proverbij Salomone diffe : Confickeravit. Jemitas domus fue, panem otiofa
non comedia Ed il Nazianzeno nei suoi documenti che da alle vergini, così dice
Neque domibus cxternis olideas, neque menfis. Ed altrove contro le donne
più del doc yere ornate, così parla . Mos eft mulieribus [res pretiofa]
domi manere [ocr errors] Plurimum, et divinis alloqui sermonibus
Telaque, fufoque ( hoc enim munus eft mulierum)Ancillis opera distribuereservos
vitare, Labiis vincula ferre, oculis,atq;genis: Neq;
pedē exirà vestibula Sepè babere; E Menandro comico greco così dice, Intus
manere mulierem oportet oportet :: Bonam, egredientes autem foras
nullius pretii sunt . Sem. Come scopriste, Publio, che fosse di questo
costume la vostra Conforte? Pub. Avevo in quel tempo un servitore molto
affezionato, et insieme accorto, diedi ad effo segretamente l'incombenza, che
lo aveffe scoperio ; e fi pora tò egli così bene, che in brieve fui informHo
ditutio. Sem.' E come fece? Pub. Conduffe, ove questi sogliono
ricrearsi, un certo fuo conoscente, il quale da molto tempo serviva in quella
casa, e dopo d'essersi insinuato avvedutamente appresso di lui,introdusse discor.
so, come è lor costume, sopra le stravaganze de padroni, et interrogato, che
l'ebbc de cractamenti, che riceveva dal fuo suo, passò alla
giovane, di cui ne diffe un infinito bene, con individuargli alcune
particolarità, le quali denotavano forfe savia, c prudente . Sem. Questi
come poteva essere apa pieno informato delle qualità della gior vane, non
trattando in quei tempi lei padrone con servitori? Pub. I servitori in
ogni cempo sono ftati curiofillimi di scoprire i fatti de'padroni, et anco i
più segreti', come ava vertì Giovenalc. Scire volunt fecreta domis, atque
inda timeri. E siccome sempre vi è stata qualche affezionata corrispondenza tra
essi, e le donne di servigio, onde per questa via, ciocche effi nonodono, ne
offervano, lo penetrano : nè è stato mai possibile, che le donne di servigio
ili fiano astenute dal'non palesare i difetti del: le padrone, almeno a questi
loro favo riti, per mostrare con elli confidenza. Sem. Vi bastò quefta
sola notizia ? Pub. Procurai in oltre rincontrarl24 da più parti prima di
crederla ; pofçiag che che udito efferii da quella casa partita
disguitata una donna, fecidiella prenderne inf rmazione, la quale
contesto le medelime cose,che dette aveva il servitore; ed essendo uniforine à
questo notizie il publico conceito, che di essa fi aveva nel vicinato, mi
appagai del suo buon costuine ie non feci altre dili. genze intorno à questo.
ni Sem Manon sarebbe stato ineglio vi foste informato da qualche Uomo das
bene? Pub. Non lo stimai neceffario, avendo rincontrato da più parti il
medesimo: e poi per dirvela giusta, chi è buonio non è curioso d'investigare
gli altrui difecii; ed anco sapendoli si guarda molto bene dal
publicarli..." Sem. Il vostro Ulisse, Mecenate, sa, rebbe
approposito per iscoprire gli altrui difetti in Mec.. Ma non in questo
affare, perche egli cicala troppo: si ricerca in tale affare chi sia destro, e
serio, che compri, c non venda. Sem. Sem. Palesatemi ora, Publio,
qual modo usaste nell'informarvi della prosapia della vostra Conforte ?
Pub. Vi era in quel tempo un certo sfaccendato investigatore de' fatti altrui,
il quale andava curiosamente cercando le memorie delle antiche famiglie negli
Archivi ; cui feci parlare dau un'amico, è che mostraffe desiderio, tanto delle
notizie della mia famiglia, quanto dell'alcra, con fargli promertere un
convencvole riconoscimento per le sue fatiche'; e per verità in brieve tempo
d'ambidue pose in chiaro quanto circa ad un secolo a poteva tro. vare, e
seorgendo verificarsi ciocchés aveva detto della mia, prestai fedes à quanto
aveva ritrovato dellal, tra; e vedendo, che fiftava quasi del pari tanto nel
bene, quanto nel male's non ini curai fare diligenze di vantag. gio'intorno a
questo ancora potendomi bastare. Sem. Dunque quantunque sapeste, che in
quella viera qualche eccezione, non [ocr errors] [merged small][ocr
errors] non ne faceste caso? Pub. Mà se vi era questa nella mias ancora,
come potevo farne caso, do. vendoci ne' Matrimonj servare uguaglianza.
Mec. Credete forse, Sempronio, che tutti noi descendiamo da Cerari, e che per
non interrotta serie di molti secoli le nostre famiglie siano state sempre
illuftri? Se li potesse ora ritrovare la de. scendenza vera degli Arsaci; e
Tolomei, oh quanti di questi si troverebbero esercitare arti vili, e forse core
peggiori ancora . lo per tal motivo no mi fon punto curato di far ricercare
dell'albero della mia casa, se non l' ulcimo secolo ; e tanto maggiormente, che
un mio amico, il quale si mostrò più curioso di me, bramandolo di due, dopo di
avere speso di molto in ricercare i fatti de'suoi antenati; vi trovò alcune
cose, che forse nulla li piacquero, o fece tralasciare l'opera:solamente queIto
guadagno vi fece, che non milançava più la sua nobiltà, come prima.Som. Di
avere però l'albero della sua casa lo stimo neceffario, affinche i
posteri seguirino i loro illustri maggiori. Mec. Lo credo anch'io, mà
però non conviene farne publica mostra, se uon cui averà trà suoi ascendenti
chi abbia goduta la Sovranità, mediances la quale degnamenre merita la
preminenza sopra tutte le altre una sì illustre famiglia. Potrei riferirvi à
questo proposito ciò, che fece un saggio Prencipe, cui fu presentato l'albero
de'suoi antenati; lo rinirò egli ben bene, et essendoli avveduto, che
l'adulazione vi avca innestare alcune cose ideali, lo fè piantare profundamente
in una fund Villa, atfinche da quello germogliaffed l'albero de'suoi
descendenci più glorioso, essendoche lo fc piantare ivi ad onta
dell'adulazione. Med. Licredo anche utili detti albe. ri per prova della
salute goduta dagli asccadenti ; posciache se il Padre mori ottuagenario, il
nonno parimente in età decrepita, conforme anco l'atavo, ed il tritayo,
sarebbe questa una provas grande della perfetta falure in quella famiglia; e
tanto più se questa si proyaffe ancora per parto delle donne; dove che se
fossero morti giovani, e vi foffero regnati tra eli mali creditarj, farebbe far
un cattivo negozio, d'incftare a piante si cattive la propria. Sem.
Riuscirà ora cosa difficile à potersi sapere i difetti del casato, col quale
dov.erò apparentare, per non esserci più quegli avveduti indagatori dei difetti
altrui. Mec. Non dubitate, perche non ci è questa penuria ; sono stati, e
saranno sempre nel Mondo niolti, a quali premono più i farti altrui, che i
proprj, ricavandune da ciò notabile guadagno ; basterà essere loro grati,
perche di quc sto vivono, per altro ne troverete molti: e poi ci sono ora tanti
manoscritti, e libri anche stampati, i quali trattano delle nostre famiglie,
che vi si renderà più facile di quello, che credete, à Caperlo giusto ; Sc però
non averanno, tore scritto con passione, clivare; il che si
difeerne facilmente, non potendosi mai celare questi canto, che non si
scuoprano. Sem. In questo supplicherò voia favoriemi, avendone già
pratica di molte ; Ini mette solamente pensiere il mor do di scoprire ciò, che
accennò il Dor concernente all'età, che fieno viyuti, et alla loro
falute, ed in questo ancora vi prego, Dottore, che mi ajutiate. Med.
Questa non è incombenza di Medico, dovendo egli cercare i vivi per 'risanarli,
se sono infermi ; ma ai morti qual bene potrà apportare,
ricercandoli? Sem. Apporterete à me il bene, le non lo farcte a defonti,
con trovarmi moglic, che descenda da famiglia sana, ed in conseguenza ancora a
miei descendenti. Mec. Il Dottore ha da fare, non gli date questa briga ;
vi voglio inícgnare io il modo per uscoprirlo; posciache, fc [ocr
errors][ocr errors] se la famiglia, colla quale voi volete app arentare, sarà
illustre, e di antica pro fapia, ci saranno tante lapidi sepotcrali,ove son
descritti i fatti degli ascendenti, ed ivi troverete anche gli anni, che questi
vissero; se poi saranno famiglie moderne, l'invidia farà palese più di quello,
che bramerete sapere di cfle, ritrovandosi ricche. Sem. Passiamo ora
all'età più propria d'accasarsi. Mec. Voi,Sempronio, vorreste essere in un
sol congresso istruito di tutto; riferrete di grazia, che Publio è vecchio, ed
il Dottore ha le sue occupazioni ; non ci abuliamo della loro sofferenza.; e
poi non è già vostro vantaggio di far lunghe conferenze, perche meno a
apprendono li troppi documenti, di quello si faccia udendone pochi per volta;
differiamolo dunque alla seguente Conferenza. Conferenze sopra l’età più
propria, e proporzionata di accasarsı ; e quale fia
svantaggio maggiore, farlo prima del tempo conyenevole, ò nella
vecchiezza. [ocr errors][ocr errors] Sempronio, Publio, Mecenate, e
Medico. [ocr errors][ocr errors] Sem. 01, Publio, che avete avuto
fortuna nel vostro accasamento, ditemi di grazia: in qual'età
cravate,quádo prédeste moglie? Pub. Appena io avca terminato l'anno.
vigelimo quinto. Sem. E la vostra sposa qual’età avea? Pub. Era
allora appunto entrata nel vigefimo. Sem. Perche non la prendeste prima?Pub.
Perche non mi pareva di avere acquistato ancora turto quel conosciméto
necessario per far passaggio a detto stato. Oltre di che trovando scritto
questo Sacramento per ultimo, ftimai bene d'effectuarlo dopo l'età stabilita da
conferirsi il Sacerdozio, per non errare. Sem. Ma prendono pur tanti
moglie prima di questa età? Pub. Da ciò forse deriva, che molti fi
lagnano ancora di essersi accafati ; ed è cola facile, che per non sapersi in
quell'età iinmarura regolare con giudizio, e prudenza, incontrino più disastri,
che consolazioni, Sem. Dunque avendo i vecchi più fperienza, senno, e
prudenza de giovani converrebbe aspettarsi a farlo fino all' età fenile.
Pub. Per altri motivi però, apportati da Euripide, non si dee aspettar tanto,
dicendo egli: Et nunc juvenes adhortor omnes, Ne in senecture
nuptias celebrantes [ocr errors] Vix liberos procreént;nec enim
voluptas eft, Sedres inimica mulieri fenex vir, Ed
altrove, Amarus juveni uxori fenex maritus. Sem. Sono però accaduti à
rempi noftri cafi felici ne’vecchi sposati con le giovani, ed hanno avuto
prole. 3 Pub. Questi matrimonj bisogna, che riuscissero assai infelici
anticamente;podi sciacche di Omero racconta Erodoto į nella di lui vita, che sdegnatoli
egli con tro alcune donne,che sacrificavano à Co. rcre in un
trivio, imprecase loro questo o gran male. Audi flavi Ceres precor, hoc
mihi perfi ce votum: Hanc numquam juveni matronam junge I
marito, Sed tremulo fit nupta feni, cui vertice cani Fundantur crines, E
non avendo saputo augurare loro infortunio peggiore di questo;qual felicisà
dunque potranno essi godere? Potrà [ocr errors][ocr errors] effere tal
volta, che le donne di oggidi fieno divenute più savie di quello fossero
allora; o pur,non trovando alcune di esse mariti giovani fi contentino di
quelli, che possono avere, senza contristarsene punto; se pure non è qualche
caso singolare questo da voi riferito, il quale non è sufficiente à formare
Aato. Sem. Bramerei in primo luogo sapere da voi, se debba essere uguale
l'età dell' uomo à quella della donna, per servare in tutte le cose perfecta
uguaglianza? Pub. Appunto per cagione di proporzionata uguaglianza, non
debbono essere ambidue di consimile erà, perche deesi, come ben'avvertì
Euripide regolar questa dalla durazione della fccondità, non dagli anni,
dicendo egli. Malum eft juvenem uxorem adolescenti conjungere. Diuturnior
autem eft marium vigor, Fæmineum verò corpus citiùs puberta. sc deftituitur
. Sem. [ocr errors][ocr errors] Sem. Quefta differenza di età in
che doverà consistere, e quanti anni doverà avere più l'uomo della donna?
Pub. Sopra questo particolare ini persuado, che non si possa dare certa, c
determinata regola;contutto ciò potrà dire il Dottore, quello ch'egli ne
senta. Med. Aristotele pone la fecondità dell'uomo fino all'età di 70.
anni, e quella della donna sino à 50.jma perche ora forse sono le complessioni
deceriorate, e perciò non si osserva, se non di rado giugnere à questo termine,
voglio in ciò regolarmi con quello, che piu } frequentemente suole
accadere,il quale appunto è; rispetto all'uomo incirca al 60.anno; et alla
donna intorno al 40. talmente che nello spazio di 20. anni, confifterebbe
detta fecondità di più o nell'uomo che nella donna.Ciò ftabilito, ogni
qual volta nou trapali in detrá - proporzione il triplo l'età dell'uomo
sempre farà in uguaglianza g rispetto al sempo di poter generare; purche
non C 3 VCI yenga variata da qualche indisposizione
morbofa. Sem. Sicche dunque un uomo di 40. anni farebbe- nell'uguaglianza,
prendendo una giovane, che ne avesse venti? Med. Così è: uscirebbe bensì
da calc proporzione, se la prendesse di 14.anni; poiche trovandoli la donna
nell'età di anni 34.avendone il marito 60. sarebbe già divenuto sterile sei
anni prime di effa. Sem. E se la donna fi accalaffe in età maggiore di
quella del marito, che ne potrebbe seguire da ciò? Pub. Le riuscirebbe
certamente pii facile di fare à suo modo; imperciocche non prendendosi quella
soggezione del marito, che suole apportare di più l'anzianità, disporrebbe, tụtto
à fuo piacere; ed Iddio guardi,che la diffcrenza degli anni foffe tale, che il
marito le potess’essere figliuolo, allorsi, che lo vor. rebbe tenere, e
regolare da subordinato in tutto à se medesima : e poi è da riflet. tersi, che
difficilmente inducendoli ladonna, se nő è molto stimolata dal senso, à
congiungersi in macrimonio con ginvani di tanta disparità; onde in questo caso
soffrirebbe il povero marito per molti capi penc considerabili: solamente
la gelosia, che ne potrebbe ella avere gli i recherebbe tormento grando; olere
di chc, comc vuole Leonide, sarebbe senza prole, e senza moglie,
posciacche egli dice: Conjuge nec frueris, nec frueris
fobole . Sem. Io, che non voglio tanti guai, la bramo più giovane di mie; mà
diremi, Dottore, qual'è l'età competente della donna,per cffer moglic?
Med.La giovane può prendere marito allor'appunto, ch'è atca à concepire, effédo
divenuta già dóna;c può succedere questo alle volte nell'età di 12. anni,
altresì di 13., 0.14.3 e più tardi ancora ; onde in detço tempo porrebbe
divenire sposa. Mes. Sarebbero però quelle di 12., 0 13.anni spose
immature; e non só quanto potessero riuscire buone mogli; poi
che [ocr errors][ocr errors] C 4 che lasciando la conliderazione di
do. versi queste scegliere uno stato nel quale conviene perseverare fino alla
morreu, cd in conseguenza averebbero bisogno di più maturo senno per fare detto
passo: e senza riflettere a tanti disaggi, che ponno incontrare nei primi
parri; doinando, come si sapranno bene regolare col marito, e nell'educare i
figliuoli? Med. Hò considerato anch'io queste difficoltà; mà dall'altro
canto è da riAettersi ancora, che prendendoli così giovanette ; si possono ind
rizare, come li vuole; ed abbiano l'esempio nelle piante, le quali allorche
sono tenere, con facilità grande le poisiamo piegare a nostro compiacimento ;
mà non già questo accade allorche sono indurate VIRGILIO (si veda) parlando di
domar la gioventù, dice, che nell'età più tenera con più facilità
succeda. viamque infifte domandi, Dum faciles animi juvenum, dum mobilis
ætas. Mec. Io mi maraviglio, che. voi co [ocr errors] me [ocr
errors] me Medico non vi opponiate 'a maritag: gi di età si tenera, potendo meglio
di chi non è vecfato in medicina conoscere il danno, che possa apportare alle
cenere giovani similc mutazione di stato Med. Non vi maravigliare di questo,
perche noi circgoliamo nel modo di vivcre colle consuetudini de? paefi',
insegnandoci il nostro Ippocrate, che: dandum fit aliquid regioni, et confuetudini;
e non per questo, che qualche.caso liano seguito funesto, debbong esse variure,
essendoche cziandio consimili cali fe, guono nelle più adulce, pericolando
queste ancora ne parti. Mec: Lasciamo le consuetudini dan parte, e dicemi
di grazia, se inariterelte una vostra figliuola in età si tenera? Med. Ci
penserei alquanto, et anderei procrastinando il trattato, fin tanto che li
assodasse un poco più negli anni; c tanto maggiormente, se non fosse ben
complessa; poiche non vorrei, che nel cominciare si prestamente à far figliuo.
li, quello, che dovesse andare in suo [ocr errors] crc [ocr errors]
crescimento, G.deviasle altrove..' Sem. Si differiranno facilmente quefti
maritaggi, per non ispropriarsi della dote, e voi alori Medici, che fiete
renuti alquanto interessati, forse per ciò differirete di effettuarli. Med. Non
fiamo però sì ftolidi, che non riflettiamo, che la dilazione non paga debito, e
che questo fodisfacendosi fpedicamente ci libera da cravagli di doverlo pagare.
Sem. Qual'età voi realmente credere più propria da prendersi marito? Med.
Se la giovane goderà prospera falute, mi persuado, che intorno al vigelimo anno
lia la più convenevole ; le poi foffe gracile, si potrebbe anche in. dugiare
qualche anno di più, per meglio ftabilirsi; purche non paffalse il vigefimo
quinto; ftantccche facendoli talri. soluzione di accasarsi, per godere prole
sufficiente alla conservazione della fami. glia, ciè d'uopo di figliuolanza,
che fopraviva, e ci fiano ancora de'maschi, e ciò nello spazio di 20. anni di
fecons [ocr errors][ocr errors][ocr errors] dità si può commodamente
ottenere. Semi Talmente che, chi bramasse di avere più numerola
figliuolanza,gli coverrebbe prendere una giovane di 15. anni? Med. Per
istabilire bene la sua casa, non fi dee solamente procurare il nuinero
defigliuoli, mà ancora la robustezza, e vitalità de'medefini; e questi,co. me
vuole Aristocile nella sua politica, nascendo da padri giovanetri, sono di poco
vigors, almeno i primogeniti, i quali fogliono per lo più accafarsi. Quindi è,
che TACITO (si veda), ove parle de'costumi de'Germani, dice; che tras essi le
vergini fi maricavano già adulte, cche perciò passasse ne'figliuoli la
robustezza dei genitori. Sem. E l'età dell'uomo più congrua di accasarsi,
quale sarà ? Med. Quella appunto, che si contiene erà lo spazio di 25.,
30 anni; quando ciò da altro impedimento non venga ritardato. Mes, Lo
credo anch'io, che da molte cagioni potrà essere ritardato: im. percioche, se
averà egli impieghi,i quali richiedono applicazione grande, e non si troverà
sufficientemente proveduto di beni di fortuna, per sostentare la famiglia; fe
non goderà salute competente; se in casa averà molte sorelle, e madre in
particolare, che fosse donna risentita, in questi casi doverà indugiare a
farlo, fin tanto almeno, che si troverà in istato più opportuno, non essendo
convenevole porli sotto ad un giogo di questa forta con simili impedimenti
svantaggiosi alla quiere conjugale. Semi Vorrei sapere, quali danni
risulterebbono, s’io tardasli a prender moglie fino alli anni 35. Mec. Se
voi tarderete tanto, temo, * che non la prenderete più, e per ducor motivi:
primièramente perche trà tana to facilmente' vi potreste deyiare, cd
abbattendovi in qualche donna scaltrita, saprà ben'ella distorvi da tal penfie
ro con le sue arti; e guai a voi, le fi af fomigliaffe questa a quella donna
impu dica,descritta da Salomone al 7. dc' suoi Proverbj, la quale ;
ornatu meretricio prçparata ad capiendas animas; e con quali artificj !
victimas pro faluse vovi, hodiè reddidi vota mea ; idcirco egreffas fum in
occursum tuum, defiderans te vin dere, e reperi ; intexui funibus lectulum meum,
ftravi tapetibus pietis ex Ægypto, aspersi cubile meum mirra, a aloe br. E poi
trovandovi in quell'età, farà facile, che comincierete a rifertere sù
l'incertezza di poter'invecchiare, e facilmente direte ; come anderebbe allora
la niiafamiglia séza’l mio stradaméto;qual pensiero, se non vi distogliesse
affitto, vi renderebbe almeno irrisoluto nell'effettuarlo; onde farc à mio
modo, risolvetevi, e non procrastinate di vantaggio: perche altrimenti vi
seguirà cioco ch'è accaduto à me medeliino, che mi fono invecchiato senza
successione. E sapere, che diranno di voi le donne, elsendovi avanzato negli anni?
Questi è vecchio, che ne vagliamo fare? E perciò converrà allora, volendola
prendere, accommodarvi a chi troverete, con le condizioni che da ella vi
saranno date; dove che adesso farà a vostro modo quella, che vorrete
prendere. Sem. Questo certamente sarebbe svantaggio grande per me; laonde
non bisognerà perderci teinpo. Pub. E tanto più sollecitamente vi
risolverete,sentendo li pregiudizj grandi, ricevuti da cui tarda moltó a pren.
dere moglie,i quali sono anche maggioridi quelli, che possono accadere à chi lo
fà prima del tempo. Sem. Quali sono, Dottore, questi Matrimonj fatti
prima, ò più tardi del dovuto tempo? Med. Li preventivi sono; se un
giovanetto fi accasaffe in età di 15.9 16. anni; e li tardivison quelli, che si
fanno, allorche tal’uno è divenuto già veça chio, Sem. Quali danni
apporterebbe ad un giovane lo accafarli di 15. anni? Med. Questi
accompagnandosi con, una giovanetta coetanea, non saprebbe [ocr errors]
regolare le sue operazioni; c s'egli in quello primo fervore fregolato pregiudicaffe
allo proprio individuo, quanti svansaggi ne riporterebbe? E qual'indi. rizzi
sarebbe capace di dare a suoi figliuoli, avendo egli bisogno di chi lo
dirigeffe? E stando tuttavia in crescimeto, defraudandofi questo per il
diyiamento della miglior parte del suo sanguc iinpiegata nella troppo
sollecitas generazione, come potrebbe convertirli in suo beneficio ? Oltre di
che noll possono fperarsi frutti perferti da simili piante, le quali non sono
arrivate an. cora alla loro perfezione, Pub. Aristotile nel 7. della sua
Politica fà sopra di questo un'ottima riflerfione ; cioè, che fimili figliuoli,
che pajono quasi coetanei a Padri, poco rispetto portano loro, querclandofi
sovente sopra il governo della casa contro di efli. Med. Ci sono però
alcuni cafi, che debbonsi eccettuare dall'accénata regola, e tra questi sono
quelli unichi, cd [ocr errors] ed antichi rampolli di qualche
illustre, e ricca famiglia, che per non vederlas estinta, fi procura in età
tenera di accafarli. Siccome ancora, se si vedesse un giovanetto ben complesso,
che comincialle a deviarhi, non avendo chi lo tenesse a freno;onde per non
vederlo precipitare, converrebbe accasarlo, senza indugiare di vantaggio ; ed
in questi casi li doverà prendere un'altra inisura, competendo loro piu tosto
una saggias giovane, che avesse qualche anno di più di loro, affinch'essa
regolaffe alcune operazioni concernenti alla salute, potendo la moglie saggia
molto adoperarfi in fimili affari. Sem. I poveri vecchi allorche foffero
robufti, perche non potrebbero divenire fposi anch'elli? Med. Perche,
conforme dice Euripide. Sed, aut feneétus Veneri valere jubet; Aut
Venus senibus molefta eft. Onde per tal cagione si accelerarebbero la inorte,
çssendo anche potenti, e ritrovandosi inabili a questo, si contristerebbero per
molte cagioni:primieramente per essersi accinti ad un'impresa, nella
quale non riescono abili perlochę verrebbero anche derisi,e beffeggiati
da giovani, e per non vedersi corrisposti dalle loro conforti con
quelle maniere cortofi, ch'elli vorrebbero, e final mente per
essere privi della bramatas. prole, come descrive VIRGILIO (si veda): Nec
dulces natos, Veneris nec prçmian noris. E vi parc,che questi
poffano vivere contenti? Con ragione dunque Blepirone appresso Aristota
ne diceva: -Heu, mihi infeliciis qui senex. cxiftens duxi
uxorem. E Menandro esprimendo le fvcnturc de?. vecchi amanti, così
fayella: Nurde miferius poteft daramante Seine, Hifi
alius fenex amans; Nam, qui frui cupis rebus, à quibus
Propten tempus, quomedò ille non mi Jerefte), 06.01.10
D Mere [ocr errors][ocr errors] arasiit Mec. Ia questo
li credo infelici anch? io, leggendo in Catullo: Er fenis amplexus culta
puella fugit. Ed in Arenco ciocche disse Teognide, ch'è appunto. Sero
Viro juvenis uxor magna calamiras. Cymba fine anchora, effractisq;
Tudensibus. Pub. Udite ciocche dice Plauto di questi: Tum capire cano
amas fenex nequif fime? Si unquàm vidiftis pictum amantem, bem
illic eft. Ed OVIDIO (si veda), ch'era informatiffimo de' genj delle donne di
quei tempi, così ebbe a dire: Que bello eft habilis, Veneri quoque
convenir, stas ; Turpe fenex miles, turpe fenilis amor. Quos petiere
Duces annos in milise aforit Hos petir in focio bella puella viro.
Laonde, qnando a vecchi venitfe in fantasia di preader moglie, a
configlino con 2 con ORAZIO (si veda), il qualc dice:
Intermiff - Venus diu Rursùs bella moves:parce precor precor, : Non fum qualis
eram. Sem. Riceveranno questi certamente, prendendo moglie, svantaggi
affaimag. giori di quelli, che incontrano i giovanerti? Med. Senza fallo;
posciacche questi, crescendo loro con gli anni il senno, u la robustezza, vanno
incontro al tempo migliore ; dove quelli sempre più u precipitano nel più
miserabile: or re dere voi, Sempronio, che danni apporta il diffrire
tanto lo accasamento Mec. Ho conosciuto però un vecchio, il qual, essendo
caduto nelle reti di Venere, piangeva dirottamente la sua sventura; e volendolo
io confolare, persuadendomi, che li lagnasse dell'errore commesso; cgli mi
rispose : oh che fallo hò commiffo io a non prendere moglic, quando era
giovane! poiche fe valoroü so mi son portato nell'età inaridica della un
vecchiezza, quanto più farei stato nel, [ocr errors] 2 la verde
giovenile? Gli replicai però: guai à voi, se in quel tempo foste stato così
dedico à fimilc piacere; posciacche vi averebbe farro inyecchiare prima del
ecinpo; dicendoli dell’ainor lafcivo. Ef juvenis juvenes, qui facit ille
fenes. E per meglio illuminarlo gli apportai l'iscrizione sepolcrale di
Menelao, ch'è questas Inter opus medium lafcivå mørte for lutus; Hic
fitus eft, dom init jam Menelaus bumum; Qui blande. Veneri visa
facraverat Haud aliter vitam ponere juffus eraf. Sem. Or ditemi: questa
uguaglianza come dec essere nelle altre cose? Pub. L'esamineremo in
appresso. [ocr errors] [ocr errors][merged small] CONFERENZA
[merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Dove si mostra,in che cose sia
esenziale l'uguaglianza nei Matrimonj; quali svantaggi
nascano dalle disuguaglianze in queste. Sempronio; Publio,
Mecenate's Medico. M [ocr errors] Sem. I persuado,
Publio, che non essendo seguite trà voi, clas voftra conforte, al. tercazioni,e
discors die, averece goduta la sorte di una perfectisfima uguaglianza in
tutte le cose. Pub. In tutte è impossibile poterlos ottenere ; bafta
solamente, che difuguaglianza non sia nelle più esenziali, nelle quali
certamente fui fortunato,ef. fendo di verificato in me il Proverbio di Salomone:
Qui inuenit mulierem bonam, invenis bonum : du auriet jucunditatem à
Domino Sem. E queste quali sono? Pub. La prima è il genio buono
uniforme in ambidue: e questo non potrete credere, quanto mai trà noi foffe
reciproco; poicche, quanto io volea,senza repugnanza alcuna cra grato anche ad
effa ; ed in quello poteva immaginarini, che fosse stato di sua sodisfazione,
ci concorreva anche la mia, à segno, che delle nostre volontà, sen'era formata
una sola ; onde di noi con ragione si poteva dire, ciò ch'è registrato
nell'Ecclesiastico al 25.,ch'è grato à Dio, ed à gli uomini: Vir, et mulier
benè fibi confentientes . Sem. Sicche dunque se vi potevate immaginare,
che avesse deliderato un, bell'abito, ò una nobile Stufiglia allas inoda, voi
l'avereste compiaciuta prontamente Pub. Non desideravano le mogli queAte
cose in quei tempi, ne'quali non costu. [ocr errors] costumavano;
bramavano bensì di avej re provisioni abbondanti di lini, cana pc, e
cottoni per farne lavorare copio se biancherie ; di vedere fatte le
provi. i sioni à tempo debito, di quanto bisogna per servizio di casa cutto
l'anno; di avere otrimi maestri per istruire bene i figliuoli; e servitù
fedele, e benc accoltumata. Sem. O tempi felici: non poteva io essere
nato allora! Pub. Ed io vorrei trovarmi giovane in questi coll'uso di
ragionc, cd esperienza, che godo: Sem. E la seconda quale sarà? Pub.
Che questo genio uniforme fi ftabilisca sopra le virtù cristiane, e morali in
primo luogo; c di poi in tutto le altre cose utili per lo stabilimento della
casa,cd in queste è stata veramente seinpre singolare; imperciocche vedendo,
che bramavo di sodisfare all'. obbligo, che corre ad ogni benestante, di
sovvenire i poveri, essa ancora facea le sue parti con mia somma
consolazio D4 ne; ne; e nel rimanente vedendomi artento agli
affari domestici, s'ingegnava per quanto poteva, di sollevarmi in molte cose;
talmentecche hò sperimentato in me ciò, che diffe. Appollonide: Certè
inter homines Non aurum, non regnum, non divitia. .. rum luxus Voluptates tam
eximias prebent, Quam buni marici, et uxoris pia Volunt as jufta, et legitimè
affecta. Sem. Lo credo anch'io[facendo voi cosi]che potevare godere una
perpetua felicità. Pub. E voi ancora la potrete godere, se farete il
medesimo. Sem. I tempi calamitofi, ne'quali siamo, non lo
permettono. Pub. Se dipenderà da tempi, converrà avere pazienza ; perche farà
irremcdiabile; mà se dipédeffe poi da voi,senza fallo potrete porvi rimedio:
or'vediamo,da chi dipenda. I tépi calamitofi dāneggiano co carestie,
pestilézcguerre, terremuoti,c tempeste ; c queste non effens
20 [ocr errors] effendoci ora crà noi, come possono corbare il
regolamento della propria casa? Onde vedere, che dipende da noi', non da tempi
; dunque à torto vi lagnate de'tempi ; essendo voi, non cfli l'origine della
vostra infelicità; e se poressero questi parlare, direbbero in loro dif colpa:
voi ci calunniare à torto, per ricoprire i vostri mancamenti; perche vi piace
tale modo di vivere, e vi dilet. ta, quanrunque ne moftriate un'appa.
rente rammarico. Sem. Si pratica oggidi fare diversa. mcate d' allora i conviene
accomodarli ai più: bisogna averci pazienza. Puh. Questo è un pretesto
peggiore i dell'antecedente; perche voi conoscere, che fate male; ed
avere la cognizione, che non facendolo fareste felice; porche dunquc lo fate,
dipendendo da voi il farlo, ò non farlo? Ohcecità ! volere piuttosto effere
imitatore di chi voi conofcete; che faccia male, che di quellig che operano
bene; e poi, se voi dite che ci vuole pazićza,perche vi
lagnate? Som. [ocr errors][ocr errors] Sem. Operavano allora cutti
in questa forma? Pub. Io non andava cercando, se vi era caluno, il quale
diversamçare operaffe ; perche volendo prendere l'esempio da chi lo faceva ;
questi solamente rimiravo, per imitarlo. Mec. Sempronio mio, non vi
avanzate più oltre in questo, perche Publio. vi convincerà di vantaggio; e vi
farà anche conoscere, che i vecchi non sono storditi, conforme alcuni credono;
efsendo che al parere di Plutarco;la mente in vecchiaja ringiovenisce.
Sem. Vi è altro trà le cose neceffarie. da fervarli uguaglianza? Pub.
Nella ftatura ancora ci vuoly, se non totale uguaglianza, almeno proporzione ;
posciacche, se sarà la spora pigmea, ed il marito gigante, se ne avyodrà ella
ne'parti, ed in alere segrete occasioni ancora ; laonde à questo proposito parla
OVIDIO (si veda): Quam male inæquales veniunt ad aran tra juvenci,Tam premitur
magno conjuge nuptas minor. : Sem. Sarebbe dunque bene prendernc prima le
misure di ambidue per formarne una giusta pariglia. Pub. Non è ciò
necessario, nè conve. niente ; perche coll'occhio ancora fi può discernere la
notabile disuguaglia, za. Debbo ancora avertirvi, che li rim cerca la
proporzione de'beni di fortuna; ? perche se vi apparentaste con gence mi
lerabile, alla vostra casa coccherebbe il mantenerla: altrimenti non vi sarà
pace con vostra moglic; perche la vora rà soccorrere di nalcolto, sc non potrà
farlo palesemente. Sem. E la Nobiltà dee entrare ancora essa trà le cose
necessarie da ugu2 gliarli? Pub. Questa uguaglianza non è ftia mata
essenziale, secondo il sentimcnto i di Platone, registrato nel tive del
suo Regno; ovcper teffere la tela della buo. na discendenza, cgli procura
di moa strare, non ricercarli cosa più effenzia, le [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] ke ne'maritaggi, che d’innestare le virtù
; per esempio, al temperamento forte unire il moderato : onde potendo questa
unione formarsi con inferiori di condizione ancora ; non si ricercheranno nè
ricchezze, nè poffanza, nè altre credute dal mondo vantaggiofe condizioni, per
tesserla a suo dovere; come appunto lo fà contesfare à Socrates; perche egli
considera talc affare in ordine al bene univerfale, non particolare di ciascuno
; persuadendosi, che congiungendoli in tale forma, fi potesfc porre il mondo in
migliore consonanza. Ed in conferma di questo, cade in acconcio la bella
concione, fatta dawa Camulejo Tribuno della plebe l'anno 310. ab Urbe condita,
la quale viene riferita da LIVIO (si veda); e dimostra questa con vive ragioni
tutti quei vantaggi, che possono apportare i maritaggi scambie. voli trà
nobili, c plebei alla Republica. Io però mi persuado, che più decoroso fia,
secondo l'apparenza del Mondo, fceglierla non plebca. Mec. [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Mec. Voi
dice benc, Publio ; malo colla nobiltà fosse unito il mal costume scegliere te
forte piuttosto una Meffalina, che una ben'educara, c prudente plebea per
vostra consorte? Pub. Questo poi nò ; perche in tale caso mi perfuado
minor caccia, porerne ricevere, sposando una plebea, la quale col suo buon costume,.c
fenno, in brieve tempo fi farebbe conoscere non dissomigliante à quelle nate
nobili; doveche la nobile mal’educata, e viziola, degenerarebbe in plebea fenza
fallo. Mer. Vedete dunque, che la sola nobiltà non dee attendersi, mentre
voi medesimo la posponere al buon coftu. Sem. Vi sono esempj di nobili
savj, che abbiano sposate giovani ignobili? Pub, Molcillimi. Vifu
Teodofio lin. peratore, il quale antepose la figliuola di un povero Filofofo à
cutte le più nobili, riconoscendola meritevole di tale grandezza, per la fua
buona educazioac. Ed Abramo che desiderò, volen do [ocr errors]
1 70 me. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] do prendere
moglie? Uditelo das. Ambrogio: Difce quid in uxore queratur : "Non aurum,
non argentam quafivis Abraham, non poffiones, fedt gratiam bons indolis :
lib.i. de Abr. Sem. Nella bellezza, ò deformità fi dovrà cercare
proporzione? Pub. Qualche forta sarà bene di procurarla ; perche, fe
diforme sarà il inarito, c bella la moglie, dirà ogni rivale, ammirato di questo;
con Virgilio : Mopfo Nisa datur, quid non fperemus amantes! ! Oltre di
che in un continuo tormento di gelosia fi ponc, chi la prende éon fimile
disuguaglianza; e tanto maggiormente, dicendo Giovenale : Rara eft
concordia forma, Atque pudicitia. 21 che viene anche confermato dal Petrarca in
tal guifa : Due gran nemiche erano insieme ago gionte: Bellezza,
ed'oneftade Oltre di che poi [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Fastus
ineft pulcbris, fequitur superbiaus formam. Sem. Nelle ricchezze fi
dee cercare od uguaglianza? Pub: Quella appunto, che fu detta i dell'ecà,
cioè, che sempre fiano ad una certa proporzione inferiori quelle della
cala, con cui volete apparentarvi, perche, come disse ben Marziale:
Inferior Matrona fuo fit, Prifce marito, 4 Non aliter fiunt femina,virque
pares. Sem. Sc uno volcffe prendere moglic in lontani paesi, e di diversi
linguaggi, indurrebbe questo disuguaglianza alcuna? Pub. Forse che si,
quando non s'incontrasse donna di gran fenno; perche il costume, e modo di
vivere differenti, prima, che si accomodino a quelli, che troveranno, possono
fare nafcere molti diffapori ; se pure potranno mai uniformarli; come ne
dubitano Emilio Probo: Non cadem omnibus funt honefta atque turpia, fed omnia
majorum inftitusis, judicant ; nemaque nibil rectum puosat, nifi quod patriæ
moribus convenit. Ed Ovidio così canto: Nefcio que nasale folum dulcedine
cun stos Ducit, immemores non finit effe fui. Beo'è vero però, che in
quei luoghi, fe Veducazione delle giovani fosse mi gliore di quella del
vostro paese, forse che potrebbe questa accrescere vantaggio a voi. Sem.
Se il marito farà dotto, indur. rà disuguagliáza l'effere la moglie
ignorante Pub. Anzi più tolo disuguaglianzas apporterebbc, fe fosse
dotta, ed erudi-$perche come vuole Giovenale; Non habeat matrona, tibi qua
junctae recumbit Dicendi genus, aut curtum fermones rotatum. Torqueat enthimema, nec
biftorias soins ? omnes, Sed quædam ex libris, non intelli. Ed udite, come dice l'Ecclesiastico di
ques [merged small][ocr errors] queste al 28. Lingua tertia mulieres vin
ratas ejecit, o privavit illas laboribus fuis; Qui respicit illam non babebis
rea quiem, nec habebit amicum in quo requieJoar. Mec: Posso a questo
proposito riferire ciò, che è accaduto a tempi noftri. Vi tù un dotto
Jurisconsulto, che aveva una sua figliuola, e volle addottrinarla nelle materie
legali,cd avendo acquistato detta giovane molta perizia in esso le
convennc,morto il padre, prédere, inarito, e si trova la povera giovane
talniente confusa nelle faccende domestiche, che si pentiva grādemente di avere
applicato allo studio, dicendo: che mi serve ora di sapere le leggi, non avendo
įmparato quello, che mi conviene fapele per governare la casa? Sem. Già fu
parlato della uguaglian. za, o proporzione, ch'essere dee tra l'uomo, e la
donna intorno all'età; ina se portasse la necessità, che un attempato unico
della sua famiglia dovesse prédere moglic, pornon lasciarla cftinguc:
E [ocr errors] re re, ditemi, Dottore, quale sarà l'età, se non
proporzionata, almeno più fe. conda della donna, con cui dovesse con.
giungersi Med. Quella, nella quale più facilmente li concepisce, ch'è tra
i venti, e li venticinque anni. Sem. Orsù Mecenate risolviamoci ambidue a
prendere moglie, potendo ogn' uno di noi provedersela della medesima ctà, e non
permettere, che la vostra famiglia si illustre fi cftingua in voi. Mec.
Crede essermi già bastantemente spiegato nella prima conferenza, ma voi non
avete capito le mic raggioni, tornando la seconda volta a configliarmi 'l
medesimo, con mostrare premura maggiore per la mia descendenza, che per me;
onde vi torno a dire, che nella mia età non è più convencvole lo aceafarli;
dicendo Euripide: Verùm fonecta jubet valere Cypridem, Et ipfa rursus
senibus infensa est venus. Quindi è, che Sofocle interrogato allorch'era già
vecchio s'egli esercitava [ocr errors] a più gli atti venerei: Iddio me
ne guardi diffe, che io mi sono guardato un pezzo fa da coresti, come da
una impetuofa, e violenta tirannide, Valerio Mallimo lo riferisce. Sem.
Io ne domando scusa, dichiza randomi non averlo detto a questo fine, Delidero
ora faperc i pregiudizj; EI che apportano ne' matrimonj le disus guaglianze; ed
in primo luogo; fe faranno di genio differenti tra loro. Pub. Dice
Salomone: Melius eft habitars in terra deferia, quam cum mulieu rerixoja,
litigiofa; onde vi potrete i figurare di vedere la casa piena di con
fufione, ove regnano genj differenti; pofciache ciocche vorrà il marito,
ve nendo ad essere disapprovato dalla moglie, onon fi effettuerà, o per
la meno I in qualche parte verrà variato, e que Ito medelimo darà
occafionc à discordie perpetue tra effi, fe il marito non averà la prudenza di
Giove, cui Giunone si opponeva sempre come vuoo le Omero, Dum
moliuntur,dum comitur annus est. Sem. Ed il rimedio per questo, quaEin le
farebbe? Pub. Lo diremo a suo tempo. Sem. Ho conosciuto marici alti
due palmi più delle mogli, e il doppio più i grossi, ne da questa
disuguaglianza ho veduto seguirne inale alcuno. Med. Ed io ; che fon più
vecchio di voi, ho medicato più d'una di questo nel tempo, che stavano per
partorire, ridotte a termine di morte, per non poter dare alla luce i loro
figliuoli, se non dopo alcuni giorni, e coll'ajuto del Chirurgo, e di
queste, alcune sono pei rite. Succederà a quelle di avere parto felice
che nella gravidanza avendo fi avuta inappetenza grande, il feto si sarà
poco nudrito; e perciò rimanendo picciolo, questi non averà ftentato ran
to nel uscir fuori; o pure la cassa del o corpo della madre, con quanto è
neces sario, per rendere meno difficile il parto, sarà stato in queste
proporzionato al bisogno. Ma preventivamente alcu [ocr errors] ne di
queste cose non costumandoli ri. conoscere tra noi, conforme appresso alcuni
popoli li faceva, e perciò, per esimerki da tal pericolo, conviene riAeterle
prima del maritaggio, toccan. do questo a'padri di famiglia. sem. Sc un
bel giovane prendeffe per moglie una donna deformc, che male potrebbe ciò
apportare? Pub. Niuno, quando però foffe egli fodisfatto, e la donna
fosse prudente, e non l'avesse presa per cagione di grofsa dote; perche si farà
quest'invaghito delle sue rare qualità, ed averà egli facilmente appreso da Salomone
ne' suoi Proverbj, che: Fallax gratia, e vana eft pulcritudo: mulier timens
dominum ipfa laudabitur. Sem. E se il motivo di prenderla foffe Itata la
dote Mec. Seguendo per lo più simili deliderij in giovani, i quali
penuriano di beni di fortuna, la pace tra essi dyrerebbe lintanto, che la dote
foffe in picdi: mà appena consumata questa, allo. ra 1 [ocr
errors] racomincierebbero reciproche doglian. ef ze; quelle del marito
sarebbero, diri. trovarsi vicina la moglie deforme, e della donna di non
vedere più la sua dote, Caduceo di pace tra di loro. Sem. Dandosi però
vincolata, ciò non potrebbe seguire. Mec-Non si può ottenere questo in
limili disuguaglianze ; perche vogliono tali sposi libero il danaro, per
vincolarsi cili colla deformità della moglie, finche dura la doce. Sem.
Non so capire perche s'abbiad d'apparcntare con casc men facoliose ; perche
questo apporterà. svantaggio nella dote. Pub. Ma però quiere maggiore, ove
entrerà limile sposa; perche quella giovane, la qual’esce da una casa, ove con
gran laurezza viveva, difficilmente potrà acomodarli alla vostra, ove 1101 i
potrete con quel fasto trattarla; onde da ciò ne nasceranno amarezze
continuc; o pure (arece forzato, volendola consolare, ad impoverirvi
prestamente. E4 Sen. of [ocr errors] Sem. Il prendere
una moglie nata in paesi lontani potrebbe forse recare gran vantaggio ; perche
non avendo parenti vicini, sarebbe più ossequiosa al marito, nè lo
disgusterebbe, e ciò farebbe felicità grande. Pub. E voi credete, che 'l
Padre fia sì sciocco, che non penserà ancora di raccomandarla à chi lia
d'autorità, acciocchè le assista in caso di bisogno? c quando avesse cgli
difetrato in questo, credere voi, che chi parte dal suo pae. sc, sia così
insensata di non sapere col suo ingegno trovare chi la protegga in un suo
urgente bisogno? Qual patrocinio cal volta sarà molto più autorevole; ed
efficace di quello, potesse ricevere da suoi congiunti: non v'invaghite di
straniere, se non in caso, che mancare sero donne del paese, ove voi
dimorate. Mec. Sono andato più volte rifectendo, che non sarebbe forse
svantaggio lo sceglierla, non dico da paesi remoti, ma da città convicine, e mi
ha mosso que in questo pensiero Giovenale, con dire Malo
Venofinam, quam te Cornelia [ocr errors][merged small] Grascorum, fi cum
magnis virtutibus be affers Grande supercilium, et numeras in dos
be te sriumphos ; id Perche queste riescono più docili, eve nendo
in città più nobile, gradisco no ?: quanto si fa loro, più delle proprie cita
tadine, e fogliono ancora eslerc meno dedite al luflo, Pub. Vi sono le
sue difficultà in queste i . ancora . Imperciocche Carone, con e tutto
che fosse uomo sì faggio, quanti di guai ebbe con la sua moglie Acrorias I
Paola, quantunquc povera, e nata in ¿ un villaggio ? fu questa superba, vio2
lenta, e debole di mente. Laonde a tal propofito S. Girolamo lib. 1. in
Joviniznum diffe; Nequis putet si pauperem dy xerit fatis fe concordie
providili &c. E bij maggiormēte ora che il lusso ha polto il piede da
per tutto; ne crediare che vorranno vestirc con minore pompa delle E
2 Fu [ocr errors] Junonem autem non adeo accuso, neque irafcor,
Semper enim mihi consueta eft impedire quidquid intelligo, Sem. Ma quale
rimedio ci sarebbe in questo caso per fuggire le discordie? Pub.
Conoscendo' voi il costume di vostra moglie, che sia di contradirvi, come
espresse Terenzio, Novi ingenium mulierum Nolunt ubi velis, ubi
nolis Cupiunt ultro. In questo caso ordinate tutto l'opposto di ciò, che
bramare, per esser ubbidito. Sem. E se avesse poco fervore nellas pictà, e
trascurassc alquanto gli affari domestici, scorgendo quancunque suo marito
attcntiffimo a tutto? Pub. Sarebbe segno, che avesse altre cole, credute
da essa di premuras maggiore di queste, che le andasse. ro per la mente; perche
non si trascurano affari si rilevanti, se non da quel. le, di cui disse
Terenzio; ciccadine, se non s'incontrerà in savie, c prudenti. Sem. Mi
piacerebbe di avere una moglie, la quale mi sollevasse con qualche storietta ;
perche dunque il fatirico dice: Nec historias feiat omnes? Pub. Perche,
con sapere le donne molte storie, essendo cosa facile il poterG abusare di
qualcuna di esse, niun vantaggio vi apporterebbe; e sappiate che ci sono libri
molto lascivi, i quali non comple in conto alcuno, che da esse si leggano,
confessando tal verità Ovidio medesimo quantunque fosse impudico, con dire:
Eloquar invitus, teneros no tange poetas, Summoveo dores impius ipfe
meas. Callimacum fugito non eft inimicus e mori, Er cum Callimaco tu
quoque Coe noces . Carmina quis potuit tutò legifeTibulli ? Veltua, cujus Opus,
Cintia fola fuit ? Quis potuit lecto durus difcedere Gallo? Er mea, nefcio
quid, carmina tale fo E [ocr errors] [ocr errors] E poi due cose
non si possono fare: die vertirsi nel leggere, e reggere la casas; e
dovendo a voi premere la secondands ( conviene ch'essa abbandoni la prima ;
¢ sappiate, che Giovenale dice a questo proposito Quis ferat
uxorem,cui conftent omania? Mer. Plutarco però dice, che sarebbe di
profitto al marito d'istruire la moglie nella geometria, ed in alire cores o dottrinali,
ed onoratissime ; perches ď allora si spoglierebbe affatto delle leg.
gierezze, e vanirà de pensieri, e si aAterrebbe dal danzarc, Pub. Che la
moglie s'istruisca nei buoni documenti morali, e di pietà da mariti è cosa
ucile, e lodevole; maw, che s'impieghi ad apprendere la geomei tria,
quando fi trovare inadre di più fi: gliuoli, non so come le potesse
riuscire avendoli d'intorno, per lo strepito ch' delli fanno; se poi fi
allontanaffe da elli, ecco che l'educazione loro anderebbe a male. Sarebbe
ciò solamente tollera. bile in una donna itcrile, avendo servis tà
tù sì buona, della quale si potesse ad chiusi occhi fidare, per divertirsi con
tale scienza, c passare la noja che le recherebbe il trovarsi senza figliuoli;
per altro se abbiamo d'aspettare, che las geometria tolga la yanità donnesca,
regnerà questo difetto per sempre nelle donne : e poi la mia moglie, che nulla
sa di geometria, odia la vanità, ed i balli; dunque possono fuggire detti vizi
quelle ancora, che non sono geometre. Sem. Vorrei sapere distintamente,
che cosa fia questo matrimonio; perche dovendomi accasare bramo di esserne
informato, per non operare alla cieca in così rilevante materia? Mec.
L'udirete da me nella venturas conferenza. CON [merged small][ocr
errors][ocr errors] Sopra gli antichi costumi, praticati apprello
alcuni Popoli per la generazione; e se sia più vantaggioso lo scoprire
scambievolmente i proprj corporali difetti, prima di sposarsi, o
l'occultarli. Mecenate, Sempronio; Publio e Medico. i Mec. On
mi ftéderò molto nel riferirvilan. tichissima libertà de? Greci, nè tampoco
l'incestuoli modi de' Persiani, praticati ne gli atti conjugali, per non
contaminare le vostre orecchie; mentre i primi a guisa di bestie
moltiplicavano, conoscendo i figliuoli solamen te te le loro madri,
comme scrisse Tzetzes Iftorico Gracorum priùs mulieres per
Greciam, Non quemadmodum nunc, conjungebantur legitimis viris, Sed
inftar jumentorum mifcebantur omnibus volentibus; Erant igitur unius
naturæ tunc filii, Sobas agnofcentes matres, non patres, Ed i secondi non
avevano orrore di esse. re figliuoli, c mariti, come riferisce Catullo,
Nafcatur magus ex Gelli, matrique nefando Conjugio, con discat Persicum
aruspi cium, Nam Magus ex matre, donato gigne tur oportet
i Si vera eft Perfarum impia religio. Sem. Ma il Cielo
lasciava impunici fi effecrandi delitti Mec. Non già; perche, come si
ricaya dal fudecco Tzetze furono mediante il diluvio puniti, dicendo egli in
appreffo.a Poft illud, quod in Ogygis tempore inci. dit diluvium,
Cecrops acceffit ad Aibenas Gracia, Has Ashenas cū vocaffet ex Soi
Ægypti, Cum multis aliis rebus commoda vis Gracia; Tùm lege
conftituit mulieribus nuptias 5 legitimas, 1M Ex quibus filii cognoverunt
duos pa rentes. Anzi per farvi conolcere, che la natura stessa
abborrisce l'incestuosi connubj, vi posso apportare molci csempj de bruti, tra
quali, non solamente il camelo lo ha in orrore, uno de' quali ammazzò il suo
cuftode, che lo ingannò a coprire la madre, appena avvedutofene, coine riferiscono
Aristocile, ed Eliano; ma PLINIO (si veda) ancora racconta, che nellad campagna
di Rieti vna cavalla avvedu tasi di questo, immediatamente si prei
cipitasse, e Varrone fcriffe, che un ca vallo per la medesima cagione
faceffe tale impeto contro il suo armétiero, che l'uccidcffe:e dell'elefante
raccora il me deliof desimo avvenimento Lirense. Sem. Ma come
faceano a riconoscersi i figliuoli da' Padri,avendoli cosi confufamente
generaci; Pub. Appreffo alcuni Popoli, allorche i figliuoli aveano compito il
quinto anno, quei, che più li assomigliavano a gl’incerti padri, erano tenuti
da essi per loro figliuoli; come racconta Stob. Ser. 42. Sem.
Quanto è stato peggiore il mondo in quei tempi di quello fia oggidi !
Mec. Se voi sapeste il rimanente, ftu. pirere anche di vantaggio. Sem.
Eche, vi sono state altre scelleratezze ancora? Mac. Contentatevi di non
udire altro per ora ; e lasciate simili notizie, per quando farete più proveito
: passiamo aderlo a' tempi incno infelici. Ristabilito, che fu il matrimonio,
s'introduffe da alcuni popoli il contratto della vendita delle loro figliuole,
cioè da' Greci, Traci; Aliri, Arabi, Indiani, ed al, tri, come da Tiraquello
nelle sue leggi COS [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] conjugali si racconta, e Sofocle introo duce le donne, che
cosi favellano fopra dició: Ubi verò ad pubertatem hilares
pervenimus Pellimur foras, atque divendimur Procul à Diis patriis, a
parentibus, Alia quidem peregrinis, alia barbaris. De' quali parlando
Pomponio Mela riferisce, che: proba, formof&que in pretio erant. Sem.
In quei tempi saranno stati con: ienti i padri, nascendo loro figliuole, e non
già mesti, conforme ora sono, che debbono dotarle, mercecch'essi allora ne
ricevevano utile grande; oltre I di che saranno state anche molto più cu
stodire queste mogli a caro prezzo com prate di quello si faccia ora, ch'effe b
con grosse doti comprano noi; poiche offervo, che se un cavallo ci costa
molK to, abbiamo somma premura di esso. Mec. L'interessati padri può
effere, di che lo faceffero, ma non già i buoni, che le amavano, e perciò
riflettevano, F [ocr errors] ancora, che se non portavano dote le
loro figliuole, non acquistavano, ovc foffero entrate, dominio alcuno. Ele
mogli fi ftimano c rispettano ancor adeffo da giusti, e saggi mariti, per
questa modelima cagione; e poi quelle, che portano grosse doci fanno ben farli
portare rispetto anche da’mariri non favj, dicendo Giovenale : Intolerabiliùs
nibil eft, quam fæmina dives. Dicendo ancora Cleobulo appreffo Stobeo: Si
babebis uxorem ditiorem, aut nobiliorem, dominos habebis, non affines. In oltre
si costumava da altre nazioni ancora comprarsi dalle mogli i mariti; conforme
fi ricava da Virgilio; Teque fibi generū Thethis emas omnibus undis. E
Boetio, nel lib.z. de Commenti alla topica di Cicerone, così parla.
Tribus modis uxor habebatur, usu,farre, et coemptione; fed confarreatio folis
Ponsificibas conveniebat; quæ autem in mamum per coemprionem conveperat,
hæc [merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors]
mater familias vocabatur &c.; Sem. Si è costumato in alcun tempo, che
non fa corsa tra contracnci dote ale cuna ne’inaricaggi? Mec. Nelle leggi
di Solone, Licurgo, e di Platone fu stabilito questo ; ben è vero però, che la
sperienza has fatto conoscere, che fuccedevano più di rado i matrimonj, per non
effervi il suo fuflidio dotale ; essendocche pochi vi erano', che
volessero soccomettersi al grave pero di essi, senza il follievo della dote;
onde vedendoli dan ciò risultare notabile danno alla Republica, LA PRUDENZA
ROMANA ftabilì con leggi le doti,da consegnarsi alle figliuole, per sostentare
non solamente li peli del matrimonio, ma per allettare maggiormente ancora,
mediante effe, gl uomini a prender moglie, come disse il Satirico, Veniunt à
dote sagitsa. Pub. Erano certamente troppo pregiudiziali fimili leggi,
dalle quali lcfcludevano le dori; c perciò Aristotilo discordò dall'opinione
del suo Macftro Platonc provando ne' suoi Problemi, che fia cosa obbrobriosa
prendere moglie indotata; e che sia anche gran pazzia di colui, che lo facefle,
dovendo egli riflettere al peso, che se gli accresce: onde sopra di ciò
interrogato Anafsandro, cgli 'rispose; che sarebbe divenuto servo certamente
colui il quale bisognoso prendeva moglie indotata; perche in vece di se solo,
dovea alimentare più persone. Quindi è, che con somma prudenza fu risoluto nel
Concilio Arelatcose; che non si dovesse fare matrimonio alcuno senza dotc, como
riferisce Fontanella. Sem. E' stato costumato da nazione alcuna il
prendere più d'una moglie nel medesimo tempo? Mec. Anzi tuttavia dagl'infedeli
fi pratica ; ben è vero però, che tra eli le mogli sono trattate, come schiave,
tenendosi racchiuse, e guai a voi, Sempronio, se vi fosse permesso più di unas
moglie, allora vedreste in che travagli maggiori vi porrebbero le donne,
che go [ocr errors][ocr errors][ocr errors] godono la libertà,
ond'è stato fantisfimo il provedimento, che unica fia la conforte. Sem. E da
chi ebbe origine, questo matrimonio in fimile forma? Pub. Dal grande
Iddio; posciacche, crcato Adamo, formò Eva, e glicla died'egli medesimo per
conforte; onde ad iinitazione di questo gran matrimonio dce ogni fedele
contentarsi di una's fola compagna, e di rispettarla ancora, conforme fece il
primo marito, il quza le allorche la ricevette per sua sposas, così disse : Hoc
nunc os ex ossibus meis, caro de carne mea, hæc vocabitur virago, quoniam de
viro fumpta eft : quamobrem relinquer homo patrem fuum, a matrem,
adbarebit uxori suæ, derunt duo in carne una; e da ciò comprendere, quale ftima
li debba fare della propria moglie. Sem. Ma tornando alle doti, queste da
principio in che quantità furono ftabilire ? Mer, Non fu allora ciò
determinaco, ben [merged small][merged small][ocr errors] F 3
ben è vero però, che in appresso, essendo divenute ecceffive, furono stabilite
in una certa quantità, secondo le condizioni delle persone; e particolarmçate
nei domini, ben regolati. Sem. E questo viene offervato? Mec.
Qualche volta, ma non sempre; fentendosi assegnate a caluni in fommas più
considerabile degl'altri,quantunque fiano della medesima condizione Pub.
Mi piacerebbe lo stabilimento fiffo, secondo lo fato delle persone, ma da che
proviene questa inosservanza? Mec. Dal lusso accresciuto, il quale
effendosi anch'esso posto tra le spese necessarie per il sostentamento
matrimoniale, viene anche considerato per tale da chi dee accasarsi ; e perciò
dice, tanta dote io voglio, per pocer fare quello, che si costuma
dagl'altri. Pub. Qnando io preli moglie, e per qualche cempo in appreffo,
et contentava ogn’uno di ricevere competente dore; perche questo lusso di
oggidi non non vi era. More [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Mec. A tempo ancora, che vivevas Gnco Scipione, le doti parimente erano molto
proporzionate al vivere di allora, ascendendo la più pingue, quale ebbe
Magulia, che fu chiamata las dotata, a cinquecento mila affi, come riferisce
Valerio Maffimo. Sem. Non erano dunque si tenui les doti ascendendo a
tanta somma. Mec. Avvertite Sempronio, che gli affi non erano già scudi;
ma solamente ogo’uno di essi arrivava appena al valore di quattro de' noftri
quattrini di rame; onde turci icinquecento mila afli formavano la somma di
circa quattro milas fcudi de' noftri; e poi le più frequenti erano di dieci
mila asli, come ebbe Tacia figliuola di Cesone, il quale non era ignobile, e
cal somma appena ascendeva a scudi ottanta, Sem. Ma da che proveniva, che
corressero doti si tenui in quei tempi ? Mec. Non da altro, che dal non
efservi lusso, Sem. Ma perche non si pone dal Principe [ocr errors][merged
small] F4 cipe sopra di ciò LA PRAMMATICA? Pub. Perche aon ci è
bisogno in queIto della sua autorità. Sem. Come non ci è
bisogno? Pub. Ditemi, Sempronio, se voi poteste senza l'autorica del
Principe far cosa, che fosse anche di sua fodisfazione, vi sarebbe bisogno
della sua autorità per farla? Sem. Non ci sarebbe certamente di uopo di
essa. Pub. Or ditemi, s'è in voftra libertà, nel farvi un'abito, spenderci
50. ò pur 100. scudi, ed in una carrozzas 500.Ò 1000. in questo vi astringerà
forfc il Principe alla spesa maggiore? Sem. Certamente, che no;
Pub. Perche dunque non lo fate confiftendo in qưesto la PRAMMATICA? Sem.
Perche gl'altri non costumano di farlo. Pub. Or dunque domandate a questi,
che pongano efl'LA PRAMMATICA, non al
Principe, il quale non comanda, che fi ecceda gel lufto, Mec. A questo
proposito essendo ftato supplicato TIBERIO (si veda), a porre moderazione
all'eccellivo lusso, che correvad in quel tempo, egli negò apertamente di
farlo, dicendo come riferisce Tacito: Pauperes neceffitas, divites fatietas,
Nos pudor in melius muter; onde da ciò comprendete, che noi siamo i padroni di
prendere quelle misure, che più ci aggradano nei nostri trattamenti; et udite
da TACITO (si veda) medesimo, come mai lo espresse al vivo nel secondo de' suoi
Annali: Cur ergò olim parfimonia pollebat? Quia sibi quisque moderabatur : non
ritrovandoli Gneo Fabrizio, e Quinto Emilio, che un tondino, ed una saliera di
argento, per servirsene nei sagriticj; per altro tenevano da se lontano ogni
luflo, conforme fecero ancora i Publicoli, i Curj, i Scauri, et altri valoroG
uomini, i di cui pensieri non si aggi. rayano già intorno alle ricchezze, ma
bensi agli onorevoli Consolati alle me. ravigliose Dittature, ed ai Trionfi,
per çimagcre immortali nella pofterità: cos me [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] me riferisce Valerio Malimo : Sem. Hò
capito a bastanza, e conofco, che il mancamento viene da noi. Notificatemi ora,
Dottore, quali sono questi difetti corporali delle donne, i quali voi meglio
degli altri conoscerere: Med. Non posso servirvi in ciò, ele sendo che
quanto sò di occulco, non, debbo palesarlo. Mec. Il Dottore è compatibile
in questo, perche s'entrasse egli in disgrazia delle donne, potrebbe dire di
aver finito di fare il Medico; imperciocche, comincierebbero queste a dire, che
tutti di suoi infermi muojono, e perciò sias sfortunatissimo nel medicare, e di
vantaggio sia un vecchio stordito, che non sappia ove si abbia la testa; e
sapere purc, che queste muovono gl'animi colla loro eloquenza più di Demostene;
onde lo porrebbero in una totale defiftimazione, non facendoli scrupulo alcuno
di far ciò quanrunque fosse di pregiudizin grande a professori, il dicui merito
effe non sanno conoscere, per vedersi [ocr errors] [ocr errors][ocr
errors] da effe anteporfi gl'adulatori a questi. Med. Non è questo il
motivo, che mi ritarda il palesarli, ma bensì, l'avere io qualche segreto di
cal’una, che si trova con qualche imperfezione, onde non vorrei, che mi
credesse manca. core di fede, figurandofi, parlaffi di lei: per altro, non mi
ritarderebbe già di farlo quello, che voi avete accennato; perche, se dicessero
mal di me, diverrei Medico fortunato, essendo che non medicando, non mi
potrebbe morire alcuno, e per questo riposo ancora goderebbe la mia mente
tranquillità maggio [ocr errors][ocr errors] re. Mec. Queste sono
belle rifleffioni, ma però ad ogn'uno piace l'effere adopera to, e questo
senza protezione difficile mente si conseguisce. Med. Piacerebbe a me
ancora quan. do ciò non distruggeffe il mio individuo; e cercherei ancor io
queste pro- tezioni, quando accrescessero dotčrina; ma non potendo le
stelle cramandare i quci benigai inguda, ch'effe non hanno onde
onde per tal cagione mi persuado, che queste ancora non potranno addottrinare.
Voi conoscere il mio naturale ; di grazia non diciamo altro. Sem. Se non
diremo altro, non termineremo la nostra conferenza, ed io rimarrò senza essere
istruito. Mer. Vi consolerò io, ch'essendo già vecchio, niū fastidio mi
prédo delle doglianze feminili, non curandofi esse più trattare meco. Vi
persuaderete forse, Sepronio, che tali difetti personali occulti sieno cose
grandi, essendo, che il Dottore ricusò palesarveli? questi non sono altro, per
quanto mi vado immaginando, che un poco digobba, la quale viene ben uguagliata
da buftini ripieni nella parte mancante . Sono qualche palmo di giunta
ne'calcagni, per potere coparire al par delle altre ; qualche piaghetta,ò
fistola occulta,o ferore di naso, ò di bocca ; ò pure altro impedimento,
mediante il quale si rendono infeconde: Ma non crediate già, che tutte le donge
abbiano fimili imperfezioni, effendo [ocr errors] do solamente alcune
poche queste così imperfette. Pub. E' certamente curioso quel
caso riferito a tal proposito da San Vincenzo Ferrerio nei suoi
fermoni. Aveva un giovane sposato una donna, la quale gli parea di
giusta ftatura, rimase poi cgli quando la vide porsi a letto mancata in
un momento per metà. Dubito da principio, che gli fosse stata
cambiata, mà miratala bene in viso, si avvide effe. re la medesima,
onde stimò bene dirle, cosa avesse fatto dell'altra metà della sua
persona ; l'accorta non fece altro, che mostrargli le sue pianelle, ò
trampani per la loro grandezza, che appunto allora si era cavati, i quali non
erano inferiori all'altezza della base di una colonga. Sem. Fra
tutte l'accennate imperfec zioni, niuna mi darebbe maggior faItidio del fecore
del nalo, ò della bocca; perche io, che sono dilicato, non potrete credere, che
avversione ciò mi recherebbe; onde di questo, prima difpofarla, voglio
ben'accertarmi in vicinanza tale, che possa scoprirlo io medefimo. Pub. E
che ? forse temete, udendolo per relazione altrui, d'incontrare las bontà di
quelle donne, che redarguite, perche non avessero palesato il fetore della
bocca de loro mariti, effe rispofero ; che credevano, che tutti gl'uomini
odorassero in quella forma? D.Hier. in Jovin. Sem. Come si potrebbe fare
per isco. prire quefti difetti corporali occulti? Mec. Doverebbero
palesarsi reciprocamente alla prima, altrimenti, essen. do il matrimonio un
contratto, vi farebbe inganno, ciò non facendosi: E fe nei contratti delle
compre de' schiavi, ò cavalli, quando la frode fi scuopre, esli si possono
riscindere, così mi persuado, che sia in questo, cadendo-yil'inganno in cose
essenziali alla fecondità; oltre poi, quando non si poteffc riscindere, quante
occasioni daranno di perpetui disturbi tra di effi fimili diferti.
Sem, [ocr errors][ocr errors] 3 Sem. Şi è dato mai il caso, che
siang palesati questi prima delle nozze? Mec. Molti esempj ci sono, e tra
gli alori, quello di Crate Filosofo Teba. no, cui portando grand'amore
Hipparchia, la quale aveva non inferior genio col FILOSOFO, che colla sua
doctrina, onde richiedendolo per marito, che, fece egli ? si scoprì il dorso,
cmostrolle la sua gibbosità; e di poi posto in terra il maorello, bastone, e
tasca, che 2veva, le disse: Signora, queste sono tutte le mie supellectili, la
mia defor mirà già l'avete veduta, onde considerate seriamente ciò, che fare
per non. avervene a pentire. La saggia donnarei plicogli, che aveva già
sufficientemen te proveduto ogni bisognevole, e confiderata ogn'altra
cosa, e perciò credeva, che più bello di lui, e più ricco non fosse nato al
mondo; onde che l'avesse pure condotta dove voleva, come sua moglie . Ed il
simile fece ancora nel discoprire la sua gibbofità il Padre di Sergio Galba a
Livia Occellina Daman mol per mo molto ricca, è bella, per non
ingannarla. Sem. Bisogna, che queste non credersero deformità
svantaggiosa la gobbas de’loro mariti, perche hò osservato i figliuoli di
cocefti molto diritti, e belli; mà vorrei sentir riferire qualche caso di
donna, che avesse scoperto all'uomo i suoi difetti. Pub. Vi fu una
giovane bellissima amata teneramente da un Gentiluomo, il quale avédola farta
chiedere glie, fi scusò ella di non poterlo compiacere, onde da simile ripulsa
s'accese di desiderio maggiore, per averlas; mà che fece la savia giovane,
vedendo, ch'egli non defifteva ? gli fe intendere, che lei medesima gli
averebbe palefata la cagione, per la quale ritardava di condescendere alle sue
brame, e c011"certato il luogo, ed abboccatisi insienie gli scoprì il suo
petto, e felli vedere un canchero, ch'aveva in una zinna, dicendogli,Signore,
questa carne, ch'è incominciata ad incadavcrirli voi amato [ocr
errors][ocr errors] ta [ocr errors][ocr errors][ocr errors] canto! Rinase
egli confuso nel rimira, re tale spettacolo, il quale frenò in gran parte quell'ardente
amore, che le portava's desistendo in avvenire di farla più importunare.
Sem. lo credea, che le donne non fossero facili a scoprire i loro difetti,
sarauno però rari questi esempi: Mec. Il simile credo anch'io, e da ciò
facilmente oasceranno molte contese cra mariti, e mogli, d'onde provengono i
divorzj, e fe li palesaffero alla prima scambievolmente i loro difetti, forfe
che non seguirebbero; posciache essendune ainbidue consapevoli, non li pom
trebbero allora dolere, se non di loro medefimi. Sem. Perche non si
potrebbero fare ri. conoscere ambidue prima del matrimos nio per meglio
accertarsene? M26. Questo ripiego fu disapprovato, quantunque lo aveffe
proposto Platone; onde che fi dirà apportandolo you?' Evi pare, che l'oneltà lo
debba permettere? Appena le leggi Romane antiche tolle. G [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] 98 Conf. 4. Dec. prima il rarono una tale ricognizione nell'uomo,
proibendola efprenainente nelle donne: e re Platone aveffe osservato cioccheri
feriscono Plinio, e Solino, che i cadaveri delle donne galleggiano sù l'ondes
con il ventre all'ingiù, e degli uomini all'opposto, cercamente, che averebbe
appreso dalla natura il documento di doverte, trattare con maggior onestà,
vedendoli naduralmente risplendere un non fo che di modestia in eile, anche
dopo morte. 1. Pub. A questo propofito lessi in Plufarco, con mią grande
ammirazione, ciocch'egli racconta di quelle Vergini Milelie, le quali, divenute
pazze a cagione d'influenza peftifera,che ivi vagava, erano forzate dal loro
delirio a morire appiccare, e questi spectacoli giornalmente fi trimiravano
nella Città di Mileto ; fenza che le preghiere, e le dagrimé de' genitori
potessero impedirli; solamente il contiglio di un Savio porè rimuoverlig. e fu
di procurare con decreto del Senato, che tutte quelle,che si sospendessero in
avvenire, forfero esposte nude in nezo alla piazza a vita di ogniiuno:Indusfe
nella fancatia di cucina te le giovani tale spavento, ufc4to sopra di ciò
l'editto, che manco affatto Porrido fpettacoto, aftenendoli age'unas in
avvenire di farlo ; perche concerioz per cola assai peggiore perfere veduta
ignuda, benche morta, che vestica ap. piccata . Med. Due altri fatti
poffo riferire anch'io di donne savie: Polisena fu unas di queste, di cui così
ne parla Euripi de, At illa jam moriens tamen Multum providit,
ut honeftè caderet . Celaretque', que celare oculos virorum
oportet i Ed Ovidio ancora, nelle sue Metamorfosi, così dice della
medesima, Tunc quoque cura fuis partes velare, pudendas Cum caderet,
castique decus fervare; pudoris ; E l'altra fu Olimpia madre di
Alessan dro il Grande, che trovandoli proffiina alla morte, con i propri
capelli, e vefti ricopriva ciocche l'onestà non permetteva - Acimirasle
scoperto . Sem. E chc G farà delle belle, delle ricche, e delle brutte, e
povere ancora, come troveranno queste marito? Mes, L'udirete in
appreso. [ocr errors][ocr errors][merged small] [ocr errors][merged
small] [ocr errors] Nella quale si mostra, in che modo si maritino le
belle, le ricche, e le deformi quantunque povere.
Mecenast, Sempronio, Publio, et Medico. Mec. A lunga
sperienzando che hò del mondo, grá cose mi ha fatto conoscere intorno a matrimonjoli
qua, li per essere contracti, come fu detto, hò scoperto in effi ancora i
suoi scnsali, conforme fono negli alori trafichi. In quei fatti a doves re de
quali già parlammo hò offervato sempre mezana la Prudenza, la le non già di
approveccia di alcuna fensaria per se medesima, come sogliono qua,
praticare gli altri sensali dc' matrimo. nj. Sem. Quali sono questi
altri? Meci Amore, l' Ambizione, e las Bugia. Sem. Che fofle Amore
sensale Ò, 'mezano de' natrimonj' lo sapevo anch? io; ma questi alori mi
giungono nuovi; e come mai l'Ambizionc potià trattare i matrimoni? Mec.
Vi sarà una giovane brutta ral. volca, e povera, c perciò Amore l'averà
abbandonata'; ma perche si trove rà umfratello, che si potrebbe avanzare nelle
armi, ò nelle letrere, che farà l'Ambizione? li metterà a trattare il di lei
matrimonio, e con motivi si efficaci darà ad intendere, che da quel mari.
taggio, ne risulteranno vantaggi tali a prò di quel giovane, cui la propong,
che lo porranno in grandezze, edonorificenze molto considerabili in breves
tempo. Sem. Ma non li avvede, ch'ella è de forme Mero Mec. In
questo l'Ambizione s'inge. gnerà di non fargliela comparire tanto brocca con
mostrarli, che ci sono tante più deformi di effe, le quali pure hanno trovato
marito; e di poi gli caricherà tanto le specie dell'apparence bene futuro, che
arriverà ancora, quantunque. fyfle brutiifiina a fargliela comparire vaga a
segno, che lo farà divenire diella amante. Sem. Ma questi sarà impazzito,
se non diftinguerà ciocche a leoli esteriori si fa palese. Mec. Credere
forse voi,che solamen. ce Amore faccia impazzire gli Orlandi? l'Ambizione
ancora è capace di farlo; e questa appunto è la sensaria, ch'ella brama: cioè
di vedere fuori de'suoi sen. rimenti anche gli uomini savj, e talvol? ta quelli
ancora, che si stimavano capaci di dare ottimi consigli ad altri. Sem, Ed
Ainore, che fensaria ritraer da? suoi maritaggi? Mes. Non altra ; che di
vederli in brieve tra di loro disgustati, essenda,che come si luol dire per
proverbio; chi per amore si prende, per rabbia li lascia. Sem. Ela Prudenza,
che ne ritrae di sensaria? Mec. Di vederli con perfecta pace tra elli, di
sentirli dire con Ausonio trai di loro : Uxor vivamus, quod viximus',
dove teneamus, Nomina, qua primo fumpfimus in than)lamo: Nec ferat
ulla dies, ut commutemur in Ævo, Quin juvenis tibi fim, tuque
puellas mibi. Sem. Questa per verità è un'ottima fenfaria, che
volentieri si può pagare da curti,e con fomino diletro.Ma palliamo ora
all’Avarizia ; com’enera questa nei matrimoni, vedendosi introdottas oggidi
tanta pompa, e splendidezza in elli, che pajono più costo trattari', u regolati
dalla prodigalirà sua nemica. Mec. Cosi non ci cotraffe: vedrete una
giovane non solamenté bructa, ma [ocr errors][merged small] anche mal
sana, ricca però affai: e chi mai [poserebbe questa, con cucce le sue ricchezze,
se l'Avarizia non trattasse il suo parenrado ? Sem. E come mai ella opera
? Mer. Si porrà d'intorno ad un bel giovane, ma povero, e gl'infinuerà,
che quel partito potrebbe farlo divenia re molto riccbi e gli riempirà la
testad fcema, che si ritrova, di molte, ei molte migliaja di scudi; dicendogli,
che potrà allora godere, e stare allegramente; e susurrandogli qualche altra
cosecca di più alle orecchie, lo farà fare in tutto, e per tutto a suo modo;
fenza che gli amici lo possano più rimuovere con tutta la rectorica di
Cicerone, e l'energia di Demostene. Sem. Questi ancora mi sembra un paz-s
zo. Ben è vero però, ch'è caso raro, effendoci fatto divenire dall'Avarizia i
posciache i suoi seguaci non buttando il loro non sono tenuti pazzi; conformea
potrà contestare il Dottore', che conos sce, che cosa fja pazzia,
Mede [ocr errors] Med. Cilono però diverse specie di questo male; laonde
se non sono di quefta fpecie di di:Sipare il loro gli Avari sa-, ranno di
qualche altra; mentre alcuni di essi, per non ispropriarli del danaro,
divengono tiranni di se medefimi i ed inoltre, quanti Avari vi sono stati, che
per leggiere cagioni hanno dato la morce a se incdelimi, e quetti di riputere:
voi forse savj? e tornando al caso proposto, à me pare, che per avarizia
coftui spreghi il meglio, che si ritrovas, ch'è appunto il fiore delli suoi
anni, spofando una donna mal fana, e brutta Sem, Che sensaria mai può guadagnare
l'Avarizia in far questo? Mer Ella spera di potere acquistare tanti seguaci di
più, quanti poveri arricchisce per questa via, essendoche quando erano poveri,
non potevano: cflere Avari, perche non avevano mo-> do da cumulare i dove
che arricchiti poffono averlo. Sem. Mà come potrà avanzare? dicendogli, che
faute, che avesse il pa. ren rentado, averebbe goduto, e sarebbe
ftato allegramente, e questo non si può tare da quelli, che vogliono
cumula Meo. Voi non capice il parlar equivoco dell'Avarizia ; ella non
già intende il godere, e stare allegramente dispendiofo, ma bensì quello di
cumulare, creduto da efla, e suoi seguaci piacere, e contento maggiore di tutti
gli alori"; è ben vero però, che in questi cali rimane ella fovente delusa
; posciache i giovani dislipano tanto in tali occalioni, che bene spesso si
pente l’A. varizia di esservisi ingerita. Semi Com'entra la Bugia
ne'matri. monj? Mec. In quanti se ne fanno, senza le direzioni della
Prudenza essa vuole-ingerirsi, e per un verso; d per Palero ci vuole avere in
questi la sua parte. 7 Sem. Si dice però communemente, che la Bugia abbia
le gambe corte, onde fi fcoprirà, e non potrà perciò fare breccia. diri
Mele 1 Mec. Non è così perche non opera già sola. Se Amore per
esempio trarre. rà un parentado, essa pronta vi accorre, e si affatica tanto
per fare apparire quel. la giovane, per cui si tratta, savia, prudente, e di
abilirà: ò quel giovane di costumi angelici, e di abilità sommas; quando per
verità farà tutto l'opposto. Sem. Mà quelto in brieve si può
scoprire. Mec. Prenderà ben ella il contratempo, e quando vedrà che i
genj, mediante Amore, saranno cominciari as collegarsit, allora, ciocche ella
dirà, sadà creduto per vero; nè fi pafferà più oltre per iscoprirlo, quantunque
fosse falfifsimo: lo fomina in tali occasioni la Bagia si affatica tanto; che
arrivò as dire un Filoloto, che s'ella non si ri-, mescolaffe à questo segno si
troverebbe per certo il mondo.più spopolaco notabilinente Sem. E come ? e
perche ? Mec. Popolandoli il mondo, median-> te i matrimonj, quando
questa non aju.taffe à farli, oh quanti di meno ne le guirebbero! Onde per
mancanza di effe molto fcemerebbe ; talmente ch'essad lo mantiene cosi popolato
. Sem. Non credo però; che abbia tanta parte in essi, quanta voi dite.
) Mec. Ed io credo di vantaggio ancora; imperciocche dicemi: nel mondo,
quali sono più numerosi, i buoni, ò i carrivi? Sem. Questo calcolo non so
chi l'abbia fatto : ti dice bene da pertutto, che gran parte in esso vi sia di
cattivi. Men E credete voi, Sempronio, che questi trovassero moglie, se la
Bugiai non ricoprisse i loro vizja: Sem. Io credo di nò; Mec.
Dunque non facendosi tutti questi, che danno considerabile apporterebbero alla
popolazione del mond? Sem. Ditemi, che fensaria ella riceve? Mec.
Non altra, che di trionfare allorche li scuoprono gl'inganni da efsa orditi; e
li prende sommo piacere del lc de discordie, e dissensioni, nate da
ciò tra in arirari. Sem. Oh che razza di gusti deprava Mic. Quéli
appunto sono i piaceri, che li prendono i vizj, non confiitendo in altro, che
nel vedere precipitato chiunque dura loro fede, e perciò non iè bene di
prevalerli, Sempronio, della opera loro in conto alcuno. Semi Mirpersuado, che
la Prudenza non tratterà fimili mariraggi, onde pochi faranno quelli, nel quali
effa s'in. trometterà : per efeinpio, se sarà bella da giovane, lascierà
trattare il suo pa. rentado ad Ainore, ed effa fi discolto. rà.
Mec. Non è così ; perche la Prudenza non è già tanto indiscreta, che odj la
bellezza, c fe vedrà, che colla beh - lezza ci fia unica anche l'onestà, ed il
buon costume, li tratterà, e concladerà infieme; ma quando poi fi ávvedesse,
che colla bellezza, questi non ci fossero, allora ne lafcierà la libertà ad
Amore, che le marici a suo piacere : Sem. Mà ci sono elempj di queste
belle accasate dalla Prudenza? Pub. Tanti appunto, quante donne helle
hanno mantenuta la fede illibata) ai loro mariti; e di queste Plutarco ne
riferisce molte, parlando delle donne illuftri į confessando ancora l'Ariosto
nel canto non esservene stata mai pea nuria di esse, con dire: E di
fedeli, e caste, e faggie, e forti Stare ne fon, ne pur in Grecia, e
ithead [ocr errors] Roms, Ma in ogni parte, ove fra
gl'Indi, gl’Orti Dell'Esperidi il Sol spiega la chioma; Delle
quai sono i pregi, e glonor mortis Sì ch'appena di mille una
finoma, E questo perche avuto hanno a'lor tempi I Scrittori
bugiardi, invidi, ed empji. lSem. E nci maritaggi con ricche doti s'ingerisce
mai la Prudenza, effendo disuguali di condizione ? Mes. In questi ancora,
quando ritrova, che amili ricchezze fono venu te te per vic oneste;
descritre così da Sene's ca de Vila beat a cap.2 3. Nulli detractas, nec alieno
fanguine cruentas, fine cujufquam injuria parias, fine fordidis quæstibus,
quarum tam honeftus fit exitus,quàm introitus, quibus nemo ingemifcat, nifi
malignus. E non scorgendo di mal cofume chi le poflede, li conclude ancora;
perche come mostró Platone į non induce disuguaglianza disdicevole las fola
disparita di condizione. Sem. Quale farebbe questa disugua. glianza
disdicevole? Mec. Sarebbe appunto, se un nobile, per cagione della gran
dote, volefse sposare l'unica figliuola map educa. ta di un vile, e sordido
arcista; l qual matrimonio non solamente darebbe da dire a molti, ma ancora per
lungo tempo sarebbe privo di potere conversare con uguali, chi prendesse una
fimile Spofa, Sem. Vi fuschi di Te in fimile congiuntura, che de
mormorazioni solamente per qualche tempo duravano, mà chc che le
grosse dori rimanevano per sem., pre; io però non sono di genio si vile.
Méc. Credo, che voi manterrete il decoro di Gentiluomo,má replico bensis a
colui, che punto non lo consideras :: che i figliuoli ancora riinangono per :
seinpre di somiglianti inclinazioni, e co. ituini; essendoli osservato in
molii, che hanno voluto canto digradare dalla lo-> ro condizionc, con
prendere per moglie giovani mal nate, e di poco buon co-> itume',
'credirarsi da loro descendenti » gonj vili, c plebej; cosa alai più dannoia, e
pregiudiziale, di quello sieno le mediocri picchezze nelle famiglie ile luftris
onůc perciò il poeta Satirico conrra di questi disle, Scilicet expectas, us
tradat mater boSo do neftosigilom Aut alios mores, quam quos babet? E
quell'altro anche canto Infequitur leviter filia matris iter... Olere
diche certi matrimonj fatti con tanta disparità di condizione, se non, averà
prudenza la moglie, riescono ang che infaufti a mariti; come provò Fulvio, il
quale avendo sposato una Ichigvå, fu dalla medeliina tradico, denunziando ove
egli era nascosto, csendo tra i proscritti in tempo del Triumvirato. Sem.
Vorrei anche sapere, fela Prudenza tratti marrimonj didonne brurce, e
ditettofe. Mec. Questi ancora maneggia, quando ci trova il suo conto; cioè a
dire che quella da voi creduta deformità non pregiudichi a fare figliuoli, nè
alla pace doinestica. Sem. Io mi perfuado, che la brut. tezza poffa
ritardare 'ambidue ; perciocche, come si potrà amare una donna deforme e non
amandoti questa, come li potranno avere figliuoli, ed esserci la pace domestica
di Mec. Dovete sapere, Sempronio ; che due bellezze sono nelle donnc ;
una delle quali è di fola apparenza, e perciò viene detta eftcriore, e l'altra
inter, Da, la quale risicde nell'animo: la pri. [ocr errors] ma si rende
inanifesta ad og i uno, che Ja rimira; la seconda poi, quanto più si nasconde
tanto maggiormente risplende'; quale di queste due voi bramerefte, Sempronio,
che avesse il primo luogol nella vostra sposa ? Sem. Quella, che porelli
vedere, we godere insieme. Meci Questa sarebbe lefterna, che per breve
tempo la potreste vedere, er godere ; essendocche prettamente fier nisce,
venendo da' Poeti assomigliatas alla rosas Collige virgo rofas dum fos novus,
o nova pube's, Er memor efto, ruum fic properare tuum. Ed altri:
Rofa viget breve tempus, fi autem pra terierit Quærens
invenies.non rofas, fed fpinas. E Seneca dinle Anceps.forma bonum
mortalibus, Exigui donum breve temporis, U velox celeri peide
laberis: H 2 8. Ed [ocr errors][ocr errors] Ed il Petrarca ancora
così ne parla Questo noftro caducong fragil bene, Cb'è vento ed
ombra, ed ha nome beliade. L'altra bensì, effendo radicata
nell'ani. ino, non languisce in alcun tempo; anzi che in certe contingenze fa
vedere quanto opera in conservare la pace domeftica. Vi potrei a questo
proposito addurre molti csempj; ma quello riferito da Enea Silvio della moglie
di un celebre Medico Sanesc fa al nostro propofito. Questa era molto deforme,
nulladimeno, per le fue rare viciù, l'amaya suo marito svisceratamente,
chiamandola la sua buona Ladiç; ed appunto d'onde possa ciò nascere lo spiega LUCREZIO
(si veda), dicendo: Nee divinitùs interdum, Venerisque sagittis,
Deteriore, fit ut a forma muliercula ametur; Nam facis ipfa fuis interdum
fæminar factis Morigerisque modis, cu mundo corpore cultu Ur fucile
insuefcat fecum vir degere vitam. Sem. Ma effendoci l'efteriore, perche
non potrebbero ancor'acquistare 1.1 bellezza interna coll'industria
de’lo"ro mariti? Moc. Onanto siete buono, Sempronio, che vi volete
affaricare in merte, re "il giudizio, ove non sia ; e non sapite, che
fin'ora non è bastato l'animo ad alcuno di porcelo: bisogna pregare Iddio, che
non vi abbarciate in caluna, che penurj di effo; perche altrimenti è tuito
tempo perduto quello, che s'impiega per farlo entrare, ove non sia. Pub.
Sempronio procurare di grazia di stare cautelato; perche questa bellezza
esteriore, che voi tanto bramare, fi uniforma alle volte a quella dei tempi
degl'Egizj, ch'erano belli di fuori, e e brunti al di dentro : oltre di che
apprendere questo utiliffimo documento da S. Girolamo : non facilè cuftodisor,
quod omnes amant, O in quo totius popu. li vosa fufpirant; e canto
maggiormente, [ocr errors] H 3 .te, che il Nazianzeno la chiama :
temporis, et morbi ludibrium : Santamente, dunque l’Ecclesiastico dice: Ne
respicias in muliere speciem, nec concupiscas mulierem in fpecie. Scm.
Coinc fa la Prudenza a conosce. re, che questo giudizio vi lia, ove law
bellezza non regna? Mec. Lo comprende ben ella allorche rimira una
giovane modesta, circospetra nel parlare, non curiosa, ftabile, attenta, ed
applicata a fare ciocche dee; onde la reputa perciò giudiziosa; mà le poi la
scorge incostante, disapplicata, curiosa', garrula, c vana, que. Ito le basta
per crederla imprudente, c non fi prende penfiere alcuno di essa. Sem. Ho
udico raccontare più volte, che alcune giovani pri na di maritarsi fieno ftatc
tenute per giudiziose, e prudenti, ma che poi fattefi (pose sieno diveoute l'opposto
di quello, che dianzi erano reputate, per avere sciolta labri. glia a tutti
quei vizj, che tenevano ce.Mec. Bisognerebbe con esattezzas esaminare, per colpa
di cuilia ciò provénuto, se di effe, o de i loro mariti; u se fi rincontraffe,
che avessero in ciò peccato i mariti, sarebbero esse degne di compaffione,
dovendo come subordinate regolarli secondo quello, che a medelimi vedranno
operare; potendo ancor esse scusarfi, come fecero le don. ne Ebrce allorche
furono riprese, perche fagrificavano nell'Egitto, le quali dillero: Numquid
fine noftris viris fecimus? fer:. Sem. Come Opera la Prudenza per
concludere fimili matrimoni? Mec. Primieramcnte con fare riflettere al
giovane, che brama di accasar fi, quale sia il fine principale del
matrimonio, cioè per ottenere figliuoli, o che questo non fi orriene mediante
los bellezza, ma bensì per la sanirà del corpo;: onde che non debba
quell'anceporsi a questa ; ficcome ancora cons fare confiderare i danni, che
potrebbe qucla bellezza ofteriore apportare [ocr errors][ocr errors]
mariti, li quali provò appunto Uria per la bellezza di Bersabea ; ed Abramo
uomo saggio per isfugirli, che cosa facelle, avendo Sara per moglie, donna.
belliffima, allorche dovea andare in E. gitto, e fu, Gen. Novi quod pulchra fis
mulier, et quod cum viderint te Ægyptii di&turi funt : uxor illius eft,
interfcient me, o te refervabunt : dic ergò obfecro te, quod foror mea fis
&c.: Eche quando simili infortunj, non accadersero per cale cagione,
potrebbero per altro succedere dicendo Leucippo:che la bellezza sia una saetta,
la quale ferisce con maggiore velocità di quellow, che viene scoccata dall'arco
: e Ciro che debbali più temere questa, del fuoco, il quale non offende in
qualche distan. za conforme fa la bellezza; insegnando l’Ecclefiaftico al 9.
Propter Speciem mulieris multi perierunt, et ex bac concipifcentia quafi ignis
exardefcit : oltre di che gli farà ben capire, che non solamente,egli
viventesquefta polsa danneggiarlo, ma cziandio clinto che sarà, c
CON [ocr errors] con qaciti motivi lo ani nerà a scize glierti per
inoglie più costo la laggine, che la bella. Sem. Mà come dalla moglie
belles potrà strapazzarli il maritu defanto? Mec. Lo comprenderete dal
seguente avvenimento riferito da Petronio Are bitro. Dimorava in Efeso una
Matrona, non meno bella, che stimata da tutti di fomma pudicizia; ed essendole
morto il inarito, non solamente dirottitfunamente lo pianse, mà, accompagnatolo
al sepolcro, delibero volere ivi termic nare la sua vita con esso; nè fu
porabile, che i parenci, anzi il Magistrato stesso la potessero rimuovere daral
penfiero. Già sofferri. avea cinque giorni di rigorosa astinenza, quando un
sol. dato, il quale cuftodiva alcuni cadaveri de ladri, ch'erano stari,
giustiziati vicino a quel sepolcro, si avvide di notte, che usciva un cerro
lume da unas contigva casetta, ed udiva insieme ivi piangerl; vi accorse, cd
animalo vi entro, e calato che fu dove si piangeva, ap [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Conf. Dec. prima appena vedute due
donne'appreffo ad un cadavero, sen tornò in dietro a prendere la sua poca cena,
e ritornato che fu, cominciò a consolarle con offerire loro quel poco di
ristoro, che feco portato avea. La più addolorata, la qual'era la sudetra
Matrona non mostrò punto di gradire le cortesi esibizioni del feldato, anziche
più costo'raddoppiava ischiamazzi con svellersi i capelli, e percuoterfi
maggiormente il perto : non si perdette egli di animo per questo, ma fi accosto
all'altra, ch'era la fervente, offerendole cortesemente il vino, che avea ; ed
ella non fi moftro canto ritro. fa; posciache'riftoroffi con quello, e guftò
ancora il cibo'; ed indi si pose ad efpugnare la pertinacia della sua padrona,
e tanto le leppe dire, che alla fine la vinse, eristoroffi anch'ella. Vedendo
il soldato, efferli renduta in questo, passò più oltre', e coll'ajuto della
fervente gli riusci di prenderla per moglie, non dispiacendo alla vedova
l'aspetto del fudecco giovane ; ¢ ciò fu concluso frete [ocr
errors][ocr errors] frettolosainente . Dimorarono tre giorni in decto sepolcro
i sposi, uscendo appena di noite tempo il soldato a provedere ciocche faceva
d'uopo per alimcatarsi tutti. In questo montre da' parenti degli appiccati fu
portato via uno di quei cadaveri, ed avvedutofene il sole dato lo
palesò alla sua fpofa tutto contristato ; dicend le, che non era coaveniente di
aspettare la sentenza del giudice, essendo egli incorso nella
pena di vita, per la sua trascurata custodia ; on. de che gli
avesse pure preparato il luo. go per fepelirlo allieme coll'altro suo inarito,
essendo egli già disposto a darli la morte . Ciò udico, la compaffionevole
donna rispose: non sia mai, che io abbia da vedere due de' mici carifli.
mi mariti, defonti nel medesimo tempo; desidero più costo appiccare il inorto,
che di perinettcre, che il vivo perisca: deh prediamo questo cadavero,e
collo? chiamolo, ove manca quello del ladro. Ubbidi prontamente il
soldaco ; e nel di seguente cucco il popolo f maravi. Conf. s. Doc. prim.
gliò, coine inai quel njorto, così teneramente pianio, fosse stato posto sopra
un paribolo: Sem. Talmente che saranno tutte finzioni quei gran pianti, e
schiamazzi, che fanno le donne vedendo morti i mariti? Mec. Per lo più
cosi credo anch'io ; perche, non avendo queste la prudenzas virile, con
faciliià grande fi pongono as piangere, ma noui tono già così gli uo.
mini. Pub. Voi mostrato di non avere letto Filostrato in Sofijt.: il
quale raccontas ciò, che fece Erode il Sofista nella morte di sua moglie, ch'è
questo appunto. Non si contentò egli di averla pianta dirottilmamente, stando
anche sopra terra, ma volle continuare a farlo tutto il rimanente di sua vita :
e come se le inura della sua casa pocessero essere as parte del suo dolore, le
fè tutte vestire di bruno, e la sua casa fu dall'alto al barlo così bene
dipinta a color nero, chu rendca gränd'orrorc: inoltre volle, che tutti
quei, ch'erano al suo servigio fof. sero mori, o per natura, o per arte: cgli
stesso si fè cignere co’carboni il vol. to, per portare ancora in fronte la di.
visi del suo dolore. Tutti i suoi mobili anche i piatii, e bacili', ne' quali
li lavava crano neri . Passò del tempo in questa bizaria, senza volere udire
alcu. no di quei, che volcano persuaderlo a cambiare risoluzione. Lucio, che
gliera amico, gli aveva più volte parlato di questa materia, mà senza frutto;
allas tine una sola parola di scherzo lo guada. gnò. Le sue serventi lavavano
un giorno alla fontana certe rape; le vide Lucio, e domandò, fe quelle doveano
servire per la tavola del loro padrone, il che affermarono; se ciò è cosi disse
Lucio ; riferitegli da mia parte, ch'egli fa un gran torto alla sua moglie, e
che non dee mangiare rape bianche in casas vestita tutta di nero ; onde che si
era infinitamente maravigliato, com' egli non riparasse a cosi grave disordine,
dovendo il suo bere, cd il suo mangia. [merged small][ocr errors][ocr
errors][merged small] TC re essere vestiti come lui di gramagliw; ed a
queste parole cominciò ad aprire gli occhi, per vedere, e riconoscere le sue
stravaganze, e questi era pur Filosofo non già donni! Sem. Iftruitemi di
grazia meglio sopra i matrimoni, fatti senza l'intervento della Prudenza, per
non cadervi. Mec. Nella: ventura conferenza vi consoleremo. [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] 100,
avendola me CONFERENZA Nella quale si esaminano più distintamente i
pregiudizj', che risultano dai matrimonj farci fenza in l'intervento
della Prudenza. Sempronio, Publio, Mecenate © Medico OL
Uanto mai mi ha contriftato la storia riferita della cru. dele donna di Efe.
fo glio considerata . Pub. Non bisogna sgomentarsi, Sempronio, per fi
lieve cagione ; perche. primicramenre chi fa, le veridico lia tutto ciò, che in
esta si racconta parendoini molto inverisimile, che li di lci parentis cd amici
l'avessero del cute [ocr errors] to cata, avendo, oltre i
natali, Giulio s Conf. Dec. prima qualche concerto maggiore, per lo
sviscerato amore mostrato verso suo marito; oltre di che, chi potrà mai
credere, che una donna, i dopo efsere stata cinque giorni, con tanta attinenza,
poreise pensare, non che effettuare ciò, che fi lppone facesse : e poi, quando'
realmente fosse ciò foguito, vi posso riferire moltissini esempj dimogli
fedeliflime, le quali o per vero dolore sono morte, quando videro i loro
consorti estipfi, è dettero chiari atteftati del loro fincero, e costante
amore. Laodamia fù una di queste, la quale mori di cordoglio sopra il çadavere
di Protesilao fuo marito, ucciso da Etrore. Ed Artemisia a che segno amò le
ceneri di Mausolo suo marito, che fin volle, stemprate tolle sue lagrimc, dar
loro ricetto nel suo corpo ingojandole a poco a poco! 'E finalinente, per non
diftendermi di vantaggio nel riferirne inolte altre: Peponilla moglie dime
riferisce Xitilino, sotto l'Impero di Vespasiano, aon visse nove anni con suo
marito dentro un sepolcro, ove diede la vita a due figliuoli? e questa lo tenne
lontano dal supplicio, per quanto le fu permesso, non già ve lo
mandò? Sem. Tutto va bene; ma però, che una donna, dopo tante lagrime
sparse per suo marito, l'abbia esta condannato al patibolo, mi pare grave, e
detestabilc facro; posciache, se non amava quel cadavero, à che fine bagnarlo
di tante lagrime? e se poi l'era ficaro, come mai ebbe tanto cuore di fare un'
atto si crudele contro di esso, feuzan averle data occasione alcuna? Mec.
Quell'iniqua fantesca fu la cagione di tanta fceleratezza; impercioc" che
la povera padrona, dopo cinque giorni di dolorofa inedia sofferta, non
trovando dalla morte pietà alcuna in voler porre fine ai suoi cordogli, e
vedendosi imporcunara dalle preghiere di essa s’induffe à prendere quel poco
diria ftoro', offertole non già da pareoti, che I l'ave [ocr
errors][ocr errors] l'avevano abbandonata, mà bensì da un cftranco, che fu la
ruina della sua réputazione, perche chi d'altrui preode, se Iteffa vende.
Sem. Mà come! nc anco dentro il repolcro è sicura la pudicizia, ed allas
prcfenza del marito defonto! Mec. Diceva il Re Filippo, che non era
inespugnabile quella fortezza, ove fusse potuto entrare un mulo carico di oro;
e voi credere sicura una donna bella, guardata da una sola fancesca in luogo
remoto? quando trovandofi già languida è affalita da un soldato armato, giovane
bello, ed avvenente, ristorandola col cibo, adulandola, e lusingandola insieme
con dolci parole. A queIto proposito cade in acconcio il proverbio di Salomone.
Mulierem fortem quis inveniet? E tanto inaggiormente, quando il marito giace
estinto, e perciò nè può correggerla, nè punirla. Sem. Queste ragioni non mi
appaga. no punto, onde per non avere a cadere in fimili infortunj, bramerei che
voi con [ocr errors][ocr errors] con la vostra solita ingenuità mi
scopriIte molti altri pregiudizj, che potrebbero nafcere, non avendo la
Prudenza parte uc'maritaggi ; e perche avete voi conversato molto in yostra
gioventù, vi sarere incontrato facilmente in, più contrasti nati tra i mariti,
e mogli. Mer. Gli hò uditi certamente fpefso riferire, e letti ancora; e
quantunque non li abbia provati, per essere vivuto libero, con tutto ciò sono
appicno informato di molciffimi avvenimenti in fimili materie. 1 Sem. Or
dunque, in quelli fatti per opera d'Amore, senza intervento della Prudenza, che
vi avere offervato di inale ? Meo. Ne hò veduci tanti di questi
principiare bene, ma poi cambiare in un tratto la bella apparenza, ed allas
fine rerminare infelicemente ancora. Sem. Come cominciali bene, e poi
mutarfi? fe: Chi ben comincia, bà la metà dell'opra? Mec. E pur
così è seguito ; impera cioc [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors] I 2 ciocche alla prima, in quel fervor
di afferro, la sposa era tenuta in pianta di mano; ma appena intiepidito questo
de qualche lieve cagione mutava faccia il tutto, e quel grand'amore in breve
pafsava in noja, ed alla fine questa si avanzava al dispregio. Quindi è che
l’Ap. piense disse: 174 Ef modus, dulci, nimis immodera ta voluptas Tædia
finitimo limite semper babet : Cerne nouas fabulos rident
florente colore Piet a, velut primo vere coruso at bumus, Cerne
diu tamen bas, hebetataque lumina fleetas, Et tibi conspectus nausea
mollis erit. Pub. Voi, Sempronio, avete lascia. to il meglio,
cioè, Non si comincia ben se non dal Cielo. E credete, che facendosi il
matrimonio per opera d'Amore senza l'intervento della Prudenza, sia esso
cominciato dal Cielo? Sem. E perche no, avendol per fine la la conservazione
della propria specie? Pub. Il fine è fanto, ma il da voi proposto mezo,
per conseguirlo, non è buono;non dovēdosi ricorrere ad Amore per farci
conseguire una buona moglie, ma bensì a Dio, conforme c'insegna Salomone : Uxor
prudens à Domino · Sem. Per quali motivi si avanzano di poi al
dispregio? Mec. Per molti ; lasciando in disparte l'interesse della dote
(molto tenue per l'ordinario nelle donne belle) promessa, e per lo più non
pagata; che suole frea quentemente turbare la pace domeftica: Il primo de'
quali è il dominio, che vuole acquistare la donna bella sopra il marito;
imperciocche come vuole Mcnandro : Superba res eft pulchra mulier: E
pretenderà per giustizia di poterlo efiggere mediante il favore, che gli hà
fatto di prenderlo, essendofi veduta vagheggiare da tanti altri, che la
bramavano per inoglie. Il secondo sarà la gelolia, che apporterà tra loro una
continua guerra. Sem. Come la gelosia, essendosi pre . fi per amore? Mer.
Amore medesimo, che li uni, per prendersi di elli diletto, s'ingegnerà di
suscitarla; e per promoverla, ba. sta, che faccia concepire ad un di effi un
minimo sospetto di essere passato in altri quell'affetto, ch'egli godeva
intiero; non essendo altro la gelosia al parer di CICERONE (si veda), che :
Ægritudo, 6x quod alter quoque poriatur co, quod ipse concupicris, e come
questa operi uditelo dal Taffo N'arde il marito, e dell'amore al
fuoco Ben della gelosia s'agguaglia il gelo, E va in guifo avanzando
a poco, a poco Nel tormentato petro il folle zelo, Che da ogni uomo
l'afronde in chiuso loco; Vorria celarlo a tutti occhi del
Cielo. Sem. Mà questa Publio potrebbe anche nalcere, quantunque la
Prudenzas avesse avuto parte in detto matrimonio, Pub. Difficilmente, essendo
che aves reb [ocr errors] rebbe ella saputo scegliere una donna
saggia, che avesse colte fiınili ombre, quando fossero nate nella mente del
marito, senz'occasione alcuna, e che non fosse ella stata capace di
suscitarvele. Sem. E come potrebbe far questo una donna? Pub.Con
fuggire ogni eccesso di vanità; insegnando S. Crisostomo nell’onilia 21. al
popolo: Ornatus Zelotypia fuSpicionem ingerere folet; cd in appresso, che ;
modeftia ornatus omnem improbar fufpicionem expellis, omni autem vinculo
formius conjugium conciliat. Sem. Vi sono casi seguiti di donne,
ch'abbiano usata tanta prudenza? Pub. Certamenre, che ve ne sono molti
antichi, e moderni ancora: tra gli antichi, la moglie di Focione, di Trajano,
et Alpolia moglie di Ciro, e di Arcasserse, e tra moderni. Madama di Chantal,
come scrive il Padre Cordier uclla sua famiglia Santa, fu unan di quefte;
posciache ella non G vede.rs giammai meglio vestita, che quando [ocr
errors] doveva trattenersi col marito; se doveva egli andar fuori, e fare
qualche viaggio, non orna mai il suo corpo, che quando cia di
ritorno : le fu detto un giorno, troyandofi lontano da molto teippo il Barone
suo marito: Madamas ogn'un crederà, ch'abbiate vendute le vostre velti, ed i
vostri ornamenti, voi non li fate più comparire, come se dubitafte, che da
alcuno dovessero esservi rubati: non mi parlare di questo rispose ella,
pofciache gli occhi, a' quali devono piacerc,sono cento leghelungi di quà.
Riferisce anche il medesimo, che la Ducheffa di Gandia Vice-Regina di Catalogna
avesse una somma modederazione nel yeftiré, non curandosi di portare abiti di
fera, nè con oro. Una delle sue confidenti prese parimente un giorno ardire di
così favellarle: Madama di altro non discorre per tuttas questa città, che
della riforina de' vostri abiti, pare', che sempre voi diveniate di minor
condizione di quella, fiecc Aata; più vi fi accrescono beni di for
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][merged small] fortuna, meno ve ne service ; cui rispose:2 ine non dà il
cuore di portare nè seta, nè oro, quando il mio marito vas sempre ricoperto di
un'aspro cilizio, ed in questo anche riflettere, quanto operi il buon'esempio
del marito, per frenare la vanità donnesca. Sem. E quelli, che tratta
l'Ambizione senza l'intervento della Prudenzas, che fine fortiscono? Mec.
Pellimo, stante che, non verificandosi punto quanto s'era da essa promeso, li
riinane con moglie deforme, ed indotata; e di vantaggio ancora, è con molti
figliuoli sulle spalle; ed alle volte ancora privi di elli', senza speranza di
poterli ottenere, per la poca falua te di fimile consorte. Sem. Se vi
avesse avuto mano la Prudenza, come si potevano fuggire queste disgrazie?
Pub. Avcrebbe con maggiori cautele questa consigliato, cfaininando
atcentamente, che fondamento potevano avere le milácate speranze; ç
rinvenute le [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] le acree, ed insuffiftenti, averebbe dilsuaso
più costo, di effettuarlo; ò per la meno nella dubietà di cffe averebbe assicurato
meglio le buone qualità dellas donna, affinche'andando le speranze a male,
fosse piinasto questo di certo: di aver una donna prudente in casa,la quale
quantunquc povera, come vuole Salomone. Sapien's mulier edifcat domum fuam. Ne
averebbe già permesso a Tiberio, che avesse sposato Giulia, las quale oltre il
disprezzarlo, come non uguale a lei; ci faceva lecito di vivere a luo piacere;
conforme riferisce Tacito nel primo de' suoi Anoali. Ne tampoco Silio averebbe
sposaro Meffalina, vivente Claudio, se la Prudenza vi forse intervenuta:nè già
di Claudio Mellalina sarebbe stata conforte. Sem. E li matrimonj fatti
dalla solas Avarizia, che danni possono apportarc? Mec. Maggiori di
quello, che vi potrete mai perfuadere; posciache in tali casi non li sposa già
la giovane, mà bensi la dote i mercè che : veniunt à dote;di fagitta ; onde
considerare voi, come ella ella sarà trattata dal marito, e che amoal re
le porterà; quando l'affetto non è inndi dirizzato alla moglie, ma bensì
tutto alinero interesse; ed avvedutali effa di E essere posposta ad una
cosa inanimatas, che dirà, e farà mai, troyandosi ricBt ca? Sem.
Bisognerà ben, che soffrá, I ftia focto l'ubbidienza del marito 1 Mec. Voi
fempronio non avere letto Anafsandro, e perciò parlare in cal # guisa, il
qual dice, Si quis pauper pecuniofam uxorem 1 Duxerit, non uxorem, fed
dominam habeti [ocr errors] Cujus eft famulus, de
feruus; E credete forse, che quancunque pajano fortunati coloro, che
prendono grof. u se dori, realinente siano sempre? Oh quanto sono
infelici ! come conobbs o anche Menandro con dire: Quisquis uxorem unicam
heredem cupit adfcifcere Divitem,is vel irasis pænamluit Diis, Vel
inf. lix effe vult s-sub nomine fortunati. Sem. Gran cose si dicono da questi
poeti, che fono favole; lo vedo, che le grosse doti arricchiscono le
cafe. Meca Li poesi son chiamati Vates da’ Latini, qual voce significa
anche indo. vino, ed in questo ho osservato, che per lo più l'hanno indovinato;
oltre di che tra efli vi sono stati Filosofi celebri. Io non nego, che
qualch’uno prendendo groffe doti Gi sia potuto arricchire; essendosi però
incontrato con moglie saggia; mà quanti li fono finiti di fpiantare per questa
medesima cagiore, elsendosi abbattuti in mogli imprudenti? Sem. E come ciò
può accadere, prendendofi quantità grande di danaro in fimili matrimoni?
Mec. Per questo medelimo segue;po. fciache addolorato diceva Demenao. Argentum
accepi; dote imperium ven didi. Laonde, comandando esse, sono capaci di
darli fondo, con difsiparlo in bre ale fon ve tempo; ed eccovi
appunto il guadagno, che si ricava da effe. Sem. Questo però seguirà,
quando di incontreranno mariti, che non sapranno farG ubbidire. Mec.
Porrà accadere agl'altri ancora dicendo Giovenale; Intolerabilius nihil
eft, quam fæmina EI dives, i Ed andare a cozzar con queste ? andate
le a riprendere; ed affinche Gate meglio informato ; udite ciocche dice a
questo et propofito Artemone, fazio, ut fcias Quid periculi fir dotata
mulieri convi cium dicere. Si potranno con facilità maggiore reg. gere
bensì quelle, che non averanno portata dote, come si ricava da un detto greco:
Sponfa indotata non habet libertatem, fiuè audaciam loquendi. Sem. Questo
ardıre lo potranno avere forse le belle. Mec. Lo hanno le brutte ancora
re [ocr errors][ocr errors] fa [ocr errors] saranno ricche, e
superbe, come vien riferito da Gellio, Me miferum, qui Corbulam duxi, et talenta decem Nanam, mulierculam, cubitalem,
cujus Superbia adeò intolerabilis eft! Sem. Ed in che cosa potrà gettare
il fuo la moglie, dovendo essere soggetta al marito? Mec. Chi è ricca,
come abbiam detto, non vuole stare soggetta ad esso; onde vorrà spendere a luo
modo: se vedrà, che una sua uguale condurrà tre servitori, ella per la sua
grossa dore, pretenderà condurne sei, bramerà anche gli abiti di inaggior
valuta; Carrozze più nobili, e suntuose s e vorrà effe. refrattara in tutte le
cose con magnificenza superiore alle altre; e se il marito non si troverà
commodo di farlo, elibirà cfla medesima la sua dore, per fupplire a quanto
bisogna; e durando molto que, fta vita, anderà in malora la dore, con tutto il
capitale del inarito. Or vedete, che fortuna s'incontra nel prendersi
grof. [ocr errors][ocr errors] is grosse doti, e che svantaggi ne
riceveranno da questa anche i loro figliuoli. Sem. In questo io vorrei
mostrare spirito, e farla fare a mio modo. Pub. Vi voglio riferire un caso
a quefto proposito assai curioso; Una certas giovane, che si trovava ricca
dote, la prima sera, che cenò col suo marito, non volle gustare cosa alcuna, e
ftando in tavola molto contristata, le fù domandato ; da che ciò provenisse, e
qual occasione la rendeffe così meftas,' ella rispose; come volete, che io
man. gi, se non vi è l'uomo nero, che ini ser1 va in tavola ; e non hò
piatti d'argen, proporzionati alla dote, che hò portata : il marito le rispose,
che nel giorno seguente averebbe fatto trovare più d’un uomo nero, i quali
l'avercbbero servita, come desiderava : fec'egli comparire nel tempo del
delinare due mori ben neri, acciocche la servislero, s'icfierà per tal cagione
la giovane a segno, che si levò di tavola, e nacquero da ciò infiniti disturbi
tra di elli,onde vedete voi, Sempronio, che vantaggi risultano dall'essere
risentito in fiinili contingenze: bisogna pregar Iddio, che la moglie ricca,
sia ricca anche di senno, aliriinenti la casa andrà in malora, quantunque
avesse portato il doppio di dote. Sem. Hò udito sempre dire, che las metà
della dore non si possa alienare, e che li fidecommiffi rimangono sempre in
piedi; come dunque potranno seguire l'accennati dilapidamenti? Mec. Il
lusso però oggidì hà usurpato il privilegio di poter alienare ogni reliduo
dotale, e di svincolare ancora ogni più stretto fidecoaimiffo Sem. Mà in che
modo? Mec. Si fingono pericoli di case, che stanno per cuinare, e per tal
cagione di toglie ogni più stretto vincolo, posto sopra i capitali: mà passiamo
ad altro, perche questa è materia molto lagrimevole. Sem. Talmente che a
derro vostro re alla moglie ricadesse quaich'eredità; con [ocr errors][ocr
errors] converrebbe rinunziarla, per non incorIf rere in fimili fventure
? Mec. Muta faccia il cafo ; perche la moglie, ch'è vivuta qualche anno
col marito, trovandosi molti figliuoli, ed a vendo già passato quei primi
fervori del. le nozze, ne' quali si spende molto, non averà genio più a
dissipare, ed effendosi assodata nel governo della casa, se pur farà
qualche sfarso di più, sarà con i moderazionc, e proporzionato al suo
Itato, Sem. Or io ho capito, come si abbia da scegliere la moglie, che
sia di tutto proposito; cioè nè povera, nè riccas, e che abbia più cervello,
che bellezza, acciocche non si abbia da dire di essaie : quello mi fu raccontato
una volta, che dicefle la scimmia, effendo entrata nella bottega di un
arteficet, che lavorava modelli di cera, ove prendendo nelle inani una bella
cesta, dopo di averla ac carezzata, e baciata, mettendo den| tro di essa
la mano, c trovatala vota gridò: Oh che bella gefta, mà de manca il
cervello ! K Pube [ocr errors] Pub. Or sì, che voi la capite
per il suo verso; e scegliendola di questa forta allora sì, che farere
forçunato, e potrete dire di avere presa una grandislima dote, conforme è
succeduto a me: evi voglio raccontare ciocche ini seguì nel tempo, che io era
sposo : mi fù domandato da un mio, amico, che dote io avca ricevuto, e
trovandomi sodisfatto delle buone qualità della mia compagna, gli rispofi ; che
credeva di aver ricevuto cento mila scudi ; rimase egli ammirato, sapendo, che
io non eras folito di milantare le mie cole, nè fimile dote fi costumava
allora, folamente mi replicò: in che corpi li avete ricevuti? cui soggiunfi, in
contanti dieci mida, ed in giudizio il rimanente ; egli di pose a ridere; cd io
non ho avuta sin ora occasione alcuna di contristarmi di ciò. Sem.
Desidererci ora sapere, che altri miali, poffa apportare la Bugia, concludendo
etsa il matrimonio? Mec. Se lo-traria di passaggio, non suolo apportare
danni molto conlidera 1 i bili; mà se poi s'interna nelle cose
cffenziali, guai a chi si fida di essa; pofciache se ricoprirà i mancamenci
d'una donna impudica a segno, che quel povero uomo, che la vuole sposare, la
creda una casta Penelope; effettuandolo diverrà infelice; e se vorrà fare
com parire le ricchezze dello sposo affai e maggiori, s'ingegnerà ben
ella di pro: curarlo, e con infolite maniere : che non ha fatto a giorni
nostri in fimile afa fare! e arrivata fino a fingere le note dell'avere, nelle
quali vi erano regiftra ti molti crediti fruttiferi, senza il no* i me
de? debitori; con pretesto, che si celano questi, perche, essendo
fiignori di qualità, non volevano essere nominati; e nebanchi ancora non
è arrivata a fare apparire grosli depositi in faccia di Tizio, i quali
erano mere imei prestanze, che nel dì susseguente tor navano a credito di
Sempronio suo vefo posseditore? Sem. Bisognerà dunque vivere molto
caurclaro'nci trattati de matrimonj,per K 2 non [ocr errors]
non essere dalla Bugia tradito sin Mer. Udite di più : se una poverad
giovane sarà ingannata da esla's facendole apparire il suo futuro sporo ricco;
che tenga carrozza; si trovi las cafa ben fornita di preziose suppellettili, a
segno che le faccia credere che quel partito sia una gran fortuna; cadendo. vi
in effettuarlo, in un tratto si avvede. rà, che il cutto fù mera apparenza;
pois che appena consumato il matrimonio, sparisce il palazzo incantato di
Armida, e li cavalli, o carrozza tornano al fuo padrone; e per vivere conviene
dar di mano alla sua dore, trovandosi il mari10 fpiantato. Vi voglio raccontare
una storiella, nella quale scoprirete l'astuzia usata da uno di questi
miserabili,che con inganni giunse a sposare una ricca giovane. Se ne stava egli
nel giorno fta. bilito per le nozze penlierofo, e mesto, a segno che la Suocera
si mofle a domandargli cosa egli aveva; cui replicò, che certamente non aveva
cosa alcuna ; fco. perte, che furono di poi le fue miseric,G dolse leco la
medesima, ch'era statas da esso ingannata ; replicò il ribaldo: fignora lei si
ricorderà benissimo, che's io le diffi nel tal giorno, domandando i mi
cosa io aveva, che niente le replicai? che occasione dunque ella ha da
dolerlei dime, se le palesai la verità, con dirle', che nulla avea. Sem.
Accadono questi cali? Mer. Cosi non accadeffero, anzi ve ne sono
de'peggiori ancora. Sem. E quali sono? Mec. Volendo la Bugia
accasare un giovane deviato, che farà? comincie. rà a lodare il suo buon
costume, la sua modeftia, a fegno, che lo farà compa0 rire in
iftato d'innocenza cadendo las povera fpofa a credere questo,
tuttaa allegra acconsentirà, non solamente al matrimonio, mà
sicuramente ancoras converserà seco; non dico altro, che in breve
diverrà un cadavero, mediantc i quel malo;-col-quale l'averà mal
concia. Şom. Sono vesiquefi cali, Dottore? Med K 3
Med. Accadono, e non di rado;quando però liamo avvisati in tempo, diamo loro il
suo rimedio ; ma allorche il malfattore vuol fare da Medico., la finisce di
stroppiare con quei secreti, che talvolta averà egli in se medelimo provati, i
quali applicati in una compleffione gentile, essendo rimedji mercuriali,
potranno in vece di giovamento apportarle danno notabile. Pub. Questi
pregiudizj tempo fà non seguivano; imperciocche, se allora cal uno cadeva in
fimili mali, îi faceva prima curare, e risanato, ch'era perfertamente prendeva
moglie. Sem. Talmente, che questa Bugia ne matrimoni cagiona danni molto
confiderabili, ond'io procurerò di tenerlas lontaga allorche tratterò il mio
accalamento. Mec, Bisognerà, che stiáre però molto avvertito; posciachc
comparirà travestiça; e sotto specie dį verità per ins gannarvi. Sem, Io fona
un bell'umorcänon cres derò 1121 N derò allora
all'istefa verità, per non di ingannarmi, giacche la Bugia fi vestu dei suo
manto. Mec. Alla verità conviene prestarlo d fede in ogni tempo, mà
però vi è il modo da discernerla, quando cssa sia pura, ò simulata. Sem.
E come? Mec. Quando voi vedrete ingrandire le cose assai più di quello,
che fieno ve. risimili, ivi ftà nascosta la menzogna, e datele la tara di due
terzi meno di quello vengono rappresentate, che così di poco sbaglierete. E se
vedrete poi in alcune altre ufarsi artificj, c diligenzu u maggiori, di
quello, che convenga, per farvele credere, e voi togliete tre terze parti
a ciò, che fi dice, e credete solamente quello, che rimane, che così
l'indovinerere. Sem. Dovendo io prendere moglie poco fastidio mi prendo
dei difetti de gli uomini, vorrei bensì sapere quei i delle donne,
da' quali doverò guardarini. K 4 Mer. [ocr errors] Mec. Nella
ventura Conferenza farete istruito in questi. Pub. Bisognerà fargli
conoscere ancora le virtù di esse, affinche fappia difcernere quali siano le
buono. [ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small] CONFERENZA VII. Sopra i difetti, e le Virtù delle donne.
Sempronio, Medico, Mecenate e Publio, M Sem. I persuado
Dottore, che niuno meglio di voi conoscerà les imperfezioni delle donne,
effendo voi meglio di ogni altro informato de' naturali, e tempera menci
loro. Med. Secondo il parere di Democri. to, le povere donne soffrono,
per cam gione dell'utero, seicento mali di più degli uomini ; come si legge
nella lettem ra da esso scritta ad Ippocrate', over Sexcentum arumnarum mulieri
auctorSem. Io non voglio sapere da voi li mali dell'utero, ma bensì quelli
dell'animo, non quelli, che sono ad effe di moleftia, ma quei che possono
altrui ancora nuocere, conforme sono i loro vizj. Med. Di questi ogni
uno, che per qualche tempo le abbia trattate, ne può effere bastantemente
informato . lotor110 poi al temperamento delle donne, vi poffo ben dire, che
una volta fu promossa questa gran disputa ; qual foffe più caloroso, l'uomo, ò
la donna, e dipoi essersi molto dibattute le ragioni dell'una, e dell'altra
parte, fu detto, che quando la donna non fia di temperamento più caldo di
quello dell'uomo, non si possa mettere in dubio che non sia più callida di esso
; cioè a dire più astuta Pub. L'aluzia però, quando non è maliziosa, c
fraudolenta, non entra tra i difetti deteftabili; dicendo Teren. zio in Andria
i Aftutum fallere difficile eft. [ocr errors] [ocr errors]
201 [ocr errors][ocr errors] Onde questa può ftimarsi avvedutezžas,
Jodata dall'Ecclesiastico al 19. Aft ut us agnoscit fapientiam. Mec.
Nelle donne però farà sempre detestabile, non essendo quefte fcarse
di malizia, e d'inganni, al parerc di Se1 neca in Hippolyto :
1 Sed dux malorum foemina, d fcelerum artifex, E di Plauto in
milite: Quid pejus muliere ; atque audacius? Quid? Nibil. Ed
ARIOSTO così ebbe a dire di effe Non siate però tumide, efastofe +
Donne per dir,che l'uom fia vostro figlio," Che dalle spine nascono
le roje, E d'una ferid'erba nafce il giglio. Importune', Superbe, e
dispettose Prive di amor; di fede, e di consiglio; Temerarie,
crudeli, inique, ingrate, Per peftilenza eterna al mondo nate.
Pub. Piano di grazia, Mecenaco; cliente perche parlando in tal guifa',
correcc pericolo di essere lacerato dalle donne come fucceffe ad
Orfeo, di cui parlaw Platone dell’ACCADEMIA ne' suoi simposj. CONVITO. Per
tal unas, che sia stata cattiva tra effe, con questo vostro modo di parlare
cosi generale, pregiudicate a tante illustri femmine degne di eterna memoria,
anzi che as vostra madre medefma, e con essa a voi ancora. Leggere,l e opere di
Pisana, è di Marinelli, che troverete ivi, quanti più iniqui, escellerari
uomini vi sono stati, che donne; onde ci comple stare cheri; e tanto
maggiormente, che le donne cattive, fono appunto come le vipere, le quali, sc
non vengono compresse, o con altri modi irritate, non mordono già, nè
avvelenano; ina gli uomini perverfi, non sono già così, assomigliandoli al lupo
quel detto greco: homo homini lupus: da cui non giova punto l'allontanarsi;
perche ello va cercando di danneggiare. E parliamo con tutta sincerità; avete
voi veduto mai alcuna donna andare di. predando i. paffaggieri per terra, ò per
mare, conforme, fanno gli uomini E giacche avere apportato l'ARIOSTO con
[ocr errors] 1 [ocr errors][ocr errors] tro di esse, perche non riferite
ancoras el ciò, che dice a loro favore? che apporDe tai nella conferenza
quinta, ch'è appunto: E di fedeli, e caste, Saggie, e forti State
ne fon ne pur in Grecia, e in ROMA; ti Ma in ogni parte, ove fra gl'Indi,
6 "gl’orti Dell'Esperide il fol spiega la chioma, Delle
quai sono i pregi, e gi’onor morti, Si ch’appena di mille una fi
noma, E questo, perche avulo hanno a lor sempi Iscrittori
bugiardi, invidi, empj. E finalmente doverebbe bastare ciocche dicono Socrate,
e Platone di esse per frenare la lingua di chi ne dice male, 1
cioè, che sono capaci molce di effe d? amministrare la republica ancora.
Mec. Bisognerà dunque credere, che le donne non abbiano difetti, per non
pregiudicare a qualcuna, che tra esse fia ed Itata buona? Pub. Io non
pretendo difendere les cattive, ma fulamente cancellare lo buone del numero di
queste, nè voglio fcu 1 scusare i vizj, chc insidiano le
donne ; ma se le Virtù non isdegnano di accompagnarsi con effe, come posso
tenerle çelate in pregiudizio di cante? e precisamente di quelle di cui
l'Ecclesiastico. ne fa gloriosi encomj,chiamandole : Lucerna splendens ;
columna aurea super bafes argenteas ; fundamenta æterna: Laonde, Mecenate, non
dobbiamo in conto alcuno dir male delle donne; poffiamo bensì censurare quei
difetti, che le perseguirano; perche facendo in tal guisa non fi potranno
dolere di noi le buone, le quali non danno a' vizj ricerto; no tampoco, se
taluna cadeffe a darglielo, farà contro di noi risentimen. 10 alcuno, per non
dichiararsi da se medelima viziosa : e regolandoci con que. Ita norma faremo
conoscere, che non odiamo le donne, ma bensì quei vizj, che da loro medefimc
debbonli odiaren come loro capitali nemici. Sem. Iftruitemi dunque,
Mecenate, sopra questi vizj, scorgendovi molto informato di effeMec Di alcuni
ne fono informato; ma cutti tutti io non li so: perche mi fido' guro che siano
tanti appunto, quanti so. i no i caratteri Cineli: vi posso riferire li
più principali, che doverebbe fapere ogni marito, per potersi ben regolares
scorgendoli nelle mogli. Il primo di questi è la Vanità, la quale ha un
gran i seguito di altri vizj, a se fubordinati, mà cominciamo ora da questa,
che die ď poi parleremo degli altri. Sem. Che cosa è precisamente, ed in
che consiste questa vanità? :) Mec. Credo, che fia un vižio, tanto in
esse, quanto negli uomini effeminati, diretto a procurare ftima maggiore, che
competa loro in genere di bellezza. Sem. Spiegatevi di vantaggio affinche possa
comprendere meglio quanto avete detto. Mec. Ciocche dilli mi pare chiaro,
con tutto ciò mi spiego più diffusamente, e dico: che se una donna, ò-un uomo
effeminaco deformi procureranno pre all prevalersi di
superfui abbellimenti a fine di comparire belli, pretendendo das ciò ricevere
stima maggiore nel concetto delle persone intorno alla loro bel. lezza. Questi
saranno vani. Sem. Dunque le belle non saranno vane, non avendo d'uopo di
fienili abbellimenti. Mec. Ponno cadere queste ancoras in detto vizio ;
quando paresse loro di non essere tanto belle, che abbiano a rapire il cuore di
tutti, e perciò effe credessero colla vanità di potere diveairvi a quel
segno. Sem. Come fono numerose le donne di questo genio? Mer. Poche
sono quelle, che non lo abbiano ; la moglie di Publio è tras quefte, che odiano
la vanità. Sem. E che! la vostra moglie, Publio, non si ornava, come le
altre, quando è giovane ?: Pub. Si ornava in quella forma, che io
desiderava, a fine di compiacermi, non già per fare pompa di fa con altri. Sem.
[ocr errors][ocr errors] 1 1 Sem. Come vi contenevate per firla di
perseverare in cotal guisa? posciache a alcune per breve tempo
incominciano a farlo, mà dipoi vedendo le altre, che fi adornano,
b-lasciano trasportare dal i mal costume anch'efle Pub. Avevå ella fomma
venerazione alle fentenze de' Santi Padri, ed affinche meglio le comprendeffc,
l'erano da me spiegate : onde adducendole sopra ciò quella bella sentenza di S.
Cipriano, che dice: Non eft pudica, qua affeet at animum altorius movere, etiam
Jalva corporis caftitate ; fi afteneva ella perciò dal vestire con pompa,
dovendo uscire di cafa, Sem. Se faceffero tutte cosi, andrebbe la maggior
parte assai positivamente vestira ; imperciocche li mariti per non u
ispendere, non direbbero già loro, che fi ornassero, e studierebbero
giorno,' notte fentenze contro la vanità. Mes. Che male ciò apporterebbe
loro 2 Sem, Non altro, che si farebbe di ef fe oggidì poca ftima; essendo
che, chi non fa la lụa comparsa, come le altre, non è punto contiderata. Mec. E
te taluna la faceffe con inde. bitarti, chi sarebbe di queste due più
considerata, la yana, ò la modefta? Sem. Certamente quella, che più di
ornaffe, perche niuna và cercando, come questa comparsa si faccia, effepdo
molto noto quel detto : Unaè bibe'as, quaris nomo, Sedopor. tet babere.
Mec. Si cercano, come anche voi diceste, più i fatti altrui oggidi, che i
proprj; onde per questo motivo yi ammetto, che sarebbe più considerata la
ya-na, che la modefta; e poi quando quefti non si cercassero, non credo già,
che i mercanti vogliano donare il loro; onde dipoi,che averanno aspettato un
pezzo, forzati a domandare giudicialmente il loro nelle publiche udienze vi
pare, che possa stare celato? ell'essere conf. derata in questo modo, vi pare,
che posla apportare decoro, ò vituperio? Pub, [ocr errors][ocr
errors] d Pub. Senza queste vostre rifellioni, di forma cattivo concetto
delle vane solamente a rimirarle, şi era ornata Thamar c deposti avea gli abiti
yedoyili più modefti, e Giuda quando la vide i in quella forma, che
concerto ne fè di effa? Suspicatus eft efe meretricem: Genef. vedere
dunque yoi, Sempronio, come sono considerare le vane da parenti anche più congiunri? Sem.
Dicemi, che altro pregiudizio apporti questa yanicà? Mec.Quando esce fuori
de’suoi limiti, hà due altri vizj, che per l'ordinario noll'abbandonano, e sono
la prodi. galità, e l'impudicizia Sem. Sono queste certamente due peflime
compagne, le quali possono apportare gran male, infidiando alla roba, ed
all'onore; mà è seguitata da alţri vizj? Mer. E più correggiata la yanità
das cu efli, di quello sia un Generale di esser cito da 'suoi Officiali,
posciacche 120 fuperbia, l'invidia, il dispreggio, l'ineganno, con molti altri
di questa perversa natura, a vicende la servono, onde chi è vana, è anche
superba, invidiosa, dispreggiatrice, e fraudolenta, tramando sempre inganni, e
frodi. Pub. In conferina di questo, diffe S. Crisostomo. In Gen.fim
Homilia. A corporis cultu innumera frunt mala, arrogantia, que intus nafcitur,
defpectus proximi, faftus spirisus, animą corruptio, voluptatum illicitarum
fomes &c. Sem. Questa vanità fino a che segno potrebbe tollerarsi
nelle donne? Mec. Sarebbe certamente indifcreto quel marito, che non
tollerasse alla moglie giovane una mediocre vanità, quantunquc da questa fi
poffa facilinente fare passaggio alla grande ; dee bensi per tema di ciò egli
ftare vigilante, affinche non trascenda questa i suoi limiti, li quali le
vengono prefissi dall'onesto: e lidee questa tollerare ancora, affinche
s'inducano alcune più facilmente a pren. dere marito. Pub. Sant'Agostino
riprese rigorofa men [ocr errors] [ocr errors] mente Eudicia per
voler andare troppo ncgletta nel vestire, e le fè incendere, che averebbe
dimostrata umiltà maggiore con ubbidire a suo inarito, che a vestirsi di panno
vile, per lo spirito di contradizione, esclamando il Santo : quid
absurdius, quam mulierem de bumi. I li vifte fuperbire ? Sem. Come li
conoscerà, che questa trascenda i limiti prefilli dall'onesto a Mer.
Allorche una donna vorrà ricoprirsi di gioje, e di oro, e quello è peg.
gio, senza riflettere se le sue entrate liano sufficienti a poter fare tante
spele, venendone di ciò ripresa da Ovidio poeta lascivo,
dicendo: Quis pudor eft cenfus corpore ferre Juos? Ed
altrove. Gemmisque auroque teguntur Omnia, pars minima eft ipfa
puellae fui. E Properzio dice anche di più. Matrona incedit
cenfus induta nepatum Pub. [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] L 3 Pub. Seneca nella Benef. dice ancora : Video uniones non
fingulos fingulis auribus comparatos; jam verò exerci14 aures oneri ferendo
funt ; junguntur interje, et infuper alii binis fupponuntur Non faris muliebris
injania viros fubjegerat, nifi bina ar terna patrimonia auribus fingulis
pependisent. Ma meglio di ogni alero S. Ambrogio : De Nabut. Ifrael. cap.s. lo
fa capire . Dele&tantur compedibus mulieres dummodo auro ligentur non
putant onera effes fi pretiofa funt: non pusant vincula efi, fi in iis shefauri
corufcant : delectant de vulnera, ut aurum auribus inferatur, do margarita
depen. deant c. E finalmente conchiude . Non parc unt dispendio, dum indulgent
cupidisati. Laonde fantamenre dice l'Ecclefiafte; Averre faciem tuam à muliere
compta. Sem. Må se sarà nobile, non potrà fare di meno, quantunque le sue
rendi. te foffero tenui, di non ornarsi pomposamente, vedendolo praticare da
chi è mcno дobile di ella. Mece [ocr errors] Mes. Ditemi per
cortesia, forle che questa sua nobiltà, senza danaro, potrå fodisfare il costo
di tante pompe? Sem. Mi perfuado che nòsmå pare una certa cosa, il
comparire meno delle alo tre, alla quale, chi è nobile non si può accomodare.
Mec. Anzi queste, per fár comparire maggiormente la loro nobiltà, non
doverebbero soggettarsi a cose vandag per far conoscere inlieme, ch'essa rin
fplenda assai più dell'oro, e delle gioje. Sencite, ciò che diffe a tale
proposito la saggia moglie di Focione ; come riferisce Plutarco nella di lui
vita. Şi trovava un giorno questa illuftre Dama ins conversazione di altre
donne, ornate tutte pomposamentes vi fu chi le disse: perche non era venuta
essa ancor adornata come le altre, cui rispose: che le bastava per ornamento la
virtù di suo marico, al che non seppe che replicare la più curiosa, e vana
delle altre. Pub. A questo proposito dice Aristocile, che il buon
ornamento nelle don ne', non debba già consistere nella pompa, mà bensì
nella modeftia, e nel modo onesto, e decente di vivere ; il quale fu da Aspasia
praticato, come riferisce Eliano, quantunque ella avesse avuto per mariti
due gran Monarchi; cioè Ciro, et Artafferse, ciò non ostante fi feppe ella così
bene guardarc dalla soverchia curiosità, e pompa, che recò am mirazione a tutto
l'universo. Elodando PLINIO (si veda) la moglie di Trajano, non seppe apportare
fatto più glorioso di queIto a suo favore: che di efferli, come donna mantenuta
sempre lontana dallas vanità superflua. Sem. E se l'entrare fossero
sufficienti, potrebbe dirsi vana una, che trascendeffe i sudet i limiti?
Mec. Se la vanità non fosse unira col. la prodigalità, forse che in questa, se
non trascendeffe molto, sarebbe rollera bile, ma il vizio della prodigalità non
le permetterà moderazione alcuna; posciache: Prodiga non sentit pereuntem
fæminas fenfum. E poi credete voi, che'l fine, per cui fi orna a quel segno,
fia sempre onesto? non lo credetre già Seleuco, quel gran Legislatore de'Locri,
il quale fè quefta legge; che non fosse permesso ad altre donne di ornarsi
pomposamente, se non a quelle che volevano amoreggiare, e fare anche di peggio;
e sappiare, che, fù questo un gran rimedio contro la vanità; posciache divenne
quel Dominio per qualche tempo modeftiilimo, spor gliandosi le donne delle loro
fupes Aves pompe. Quindi è, che da saggio padre operò Lisandro, come riferisce
Plutara co, con rimandare a Dionilio tiranno le preziose vefti, che aveva
mandate in dono alle sue figliuole, con tutti gli altri ornamenti; con fargli
incendere; che averebbero più tosto tali ornamenti viruperato le sue figliuole,
in vece di or. narle. Sem. E le ricchissime, che non soggiacciono al
pericolo d'impoverire,perche non poffono fare tutto quello sfara fo, che
bramano? 1 [ocr errors] tutte Mec. Non tutto quello, che si
può, è convencvole a farli. Giovanna di Navarra consorte di Filippo il Bello,
trovandosi in Burges, mortificò molte Dame, che andarono a visitarla con abiti
sontuofiffimi, dicendo loro. Credeas effere in questa città io solamente la
Reging, mà ne trovo mille. Pub Chi brama servirsi bene delle proprie
ricchezze, non dee impiegarle per fodisfare le sue voglie, ed in cose
superflue; dee ancora pensare and quelle, che sono maggiormente necef• farie,
che ornano l'anima, come insegna S. Cipriano dicendo : locupletem te effe dicis
e utere divitiis, fed ad bonds are tes; divitem te fentiant pauperes
&c. Sem. Se taluna fosse deforme, potrebbe ornarli più dell'onesto
per comparëre bella e Mec. Faccia pure quanto può la deforme, che fempre
scoprirà di vantage gio la sua deformità; e guai a quelles, povere damigelle,
che vi harno a conbattere, perche rimirandofi allo fpero [ocr
errors] chio, deteriorare più costo con quelli abbellimenti,
che li pongono, si persuadono, che per difetto di effe ciò deo
tivi', non sapendo bere addattarli, ed a questo proposito cosi
parla Giovenale, Quid Pfecas admifit, quænam eft
culpa puella Si tibi difplicuit nasus tuus? Sem. Consideriamo i
sarti quanti rimproveri riceveranno di vantaggio Mer. Vi fù uno di questi
gli anni scorfi, che avendo portari alcuni abiti ad una ricca, e deforme, ed
allorche se li provava, diffe, che non erano ben fata ti; perche non le stavano
bene al viso ; quel povero uoino vi ebbe un pezzo fof. ferenza, må alla fine le
disse: Signora io gli ho fatti a misura della sua vita, alla quale vanno
benissimo, non già del suo viso; onde questa non è colpa mia, mà deila natura,
se non stanno bene ad effo. Sem. E le brutte, è belle, che siano
adoperando i bellectiglo fanno per vanitá a Moc. Mec. Questo certamente è
molto dubioso; posciache, se lo fanno per essere stimate più belle,
s'ingannano, mentre ogni uno, che le rimira, le tienes per copie mal dipinto,
non già per ori . ginali, e voi sapete ; quanto lieno più timati gli
originali delle copie, quantunque pajano ben colorite; e poi quel mal odore,
che tramandano quegli unguenti posti sul viso, come le possono rendere amabili?
ed udite Plauto, come ne parla, Vei fefe sudor cum unguentis fociavit
illico, Ibidem olent, quafi cum una multa jura confundit coquus, Quid
oleas, nefcias ; nifi id unum male olere intelligas. E Giovenale così
dice: Interea fæda aspectu, ridendaque's multo Pane tumet facies, aut
pinguia popeana Spirat, hinc miferi vifcantur Labra marici. Ed in
appresso; Tal Tot medicaminibus, coctaque filiginis Offas
Accipit, et madido, facies dicetur anni ulcus? E guai a queste se
intervenissero al giuo, .co, che inventò Frine, riferito da E rasmo lib. 6.
Apophtegn.pofciache si troverebbero confufe, e mortificate. Ef sendo ella in
conversazione di donne; tra quali ben si avvide effervene non poche bellettate,
introdusse il giuoco del1e penitenze, uscendo a forie chile doveffe comandare;
e toccando a lci, ordinò, che fosse portato un gran carino pieno d’acqua, e che
ciascuna dovesse ja varsi il viso, come ella faceà ; 'non poterono le altre
scufarfi, effendoli'impegnate ad ubbidirç, e ne seguì da ciò tal
metamorfofi,che li domandava il nome ad alcune non riconoscendosi più per
quelle, ch'erano prima. Pub. Bisognerebbe, che leggeffero S.Ambrogio :
Examer. per illuminarsi, ove dice: Deles picturam' mulier, f vultum tuum
materiali candore,oblinius, fi acquifito rubore perfundas : ila la pi&tur a
via, non decoris eft ; illa pi. Eura fraudis, non fimplicitatis eft ; illance
pictura temporalis eft, aut pluvia, aut Judure fergiiur : illa pi&tura
fallit, de ripit, ut neque illi place as, cui placere de laderas,
qui:nielligit non tuum, fed alicnum effe, quod placeas, et tuo displiceas
auctori, qui vidiet opus fuum efl deletun; ed apporia inoltre, lib.i. de
Virginibus, un dilema affai calzante a questo propofito, dicendo, fepulchra es,
quid abscomderis? fi deformis, cur te formosam effe mentiris? neç tud
conscientia, nec alieni gratiam erroris habitura? Şem. Lo faranno
çalvolta le bruite per ricoprire ļa ļoro deformità. Mes. Quanto s'
ingannano queste; posciache in vece di ricoprirla più costo in tal guisa la
rendono palese a tutti; cfsendo che non potendo mai fare in modo, che non si
conosca ciocche di più del naturale si sono poste sul viso, das Joro medesime
si discuoprono per defore mi, çon pregiudizio anche delle bells, Şe
[ocr errors] [ocr errors] se ciò facessero; perche saranno queste ancora
credute di ayere difetti tali, che abbiano d'uopo di essere ricoperti; E se poi
la deformità proveniffe dall'improporzione delle parti, che non è male da biącca,
come la potranno rimcdiare? posciache converrebbe in tal calo inventare il modo
da profilare mcglio il naso, ristringere la bocca, e di slargare la fronte, ed
a questo non potendo ațrivar esse senza maggiormente deformarli, perche dunque
li pongono a garreggiare col Divino Artefice, che così le formò per fini a lui
ben ooti? Sem. Hò udito però, che quelle, che cadono in fimile errore,
sia impoffibile, che possano più aftenersi dal non farlo, e queste in che modo
le coayincereste Publio? Pub. Sono certamente infelici quelle donne, che
non piacciono a se medefime, come disse S. Cipriano, de Bon. Pud. femper eft
mifera, que non fibi places qualis eft. Onde queste difficilmense potranno
convincerli; con tutto ciò, quan: Tollens ergo quando' mai
godessero un momento di mente tranquilla, domanderci loro, se amano più la
bellezza dell'anima, è quella del corpo, e dicendomi, come è più verifimile,
ch'amino più quella dell'anima, apporterei loro ciocche dicc S. An:brogio: in
Examer 6. cap. 8. ergo membra Ch ifti faciam membra meretricis? Abfit,
quod fi quis adulteret opus Dei; grave crimen admittit, grave eft enim crimen,
ut pures, ut melius te bomo, quam Deus pingat . Grave eft, ut dicat de te Deus,
non cognofco 16lores meos, non agnofco imaginem meam, non agnofco vultum, quem
ipse" formavi, Rejicio ergò quod meum non eft, illum quare, qui te pinxit,
cum illo habeto confortium, ab illo fume gratiam, cui mercodem dedifti. Quid
refpondebis ? ed udite ancora quanto lo detefta S. Cipriano de Habit wirg.
Manus Deo inferunt quando illud, quod ille formavit, reformare,
transfigurare contendunt, nefcientes quod opus Dei eft omne quod
nafcitur:Diaboli, quodeumque mutatur ac, tu te exi, Jimas impunè Laturum
tam improbare meritatis audaciam Dei artificis offenfama Ut enim impudica circa
bomines, du inn cefta fucis lenocinantibus non fis,' corruptis, violatisque,
qua Dei funt péjor adultera derineris dc. Sem. Quelle, che fi bellettano,
mi persuado certamente, che non averanno uditi gliaccennati sentimenti di
queisti Santi; perche in verità, sc riflettes sero attentamente a ciò, che
questi di cono, fi alterrebbero dal farlo; mà vor: rei sapere in oltre da voi,
Dottore, se pollano queste lordure, che si pongor Ho le donne sul viso, essere
di nocumento alla loro salute? Med. Sono senza dubio molto dannosi;
perciocche se il tingerfi solamenrei capelli ha apportato a molte la mor- to,
come riferisce Gal. de comp.medic. fec. locos, cap.3. de tinet.capil. oye dice:
Non folum enim in periculo verfatas fape frio -fæminas ; fed mortúas ex
perfrigeratione capitis per hujufmodi pharmaca induéta, Ed Aczio parimeate
afferisce di averne vedute morire alcune per tale cagione apoplettiche, e
tabide; quanto più facilmente potranno es. fere danneggiate da cosmetici, ne'
quali entra il solimato? E posso io asserirvi di avere veduta più di una di
queste divenute, ò asmatiche, ò apopletriche, à paralitiche, ò idropiche in érà
proverra; senza poi quel danno, che suode recare in gioventù a tutte, ne' loro
denti ; e gignive; nè preftino fede a coforo, che fabricano belletti, quantun.
que dicano di averli fatti fenza folimato, poiche le gabbano. Sem. Si che
dunque aon gioveranno ne per l'anima, ne per il corpo? Mas come si doveranno
regolare i poveri mariti, fe queste fi oftinaffero in voleres tutte le cose
alla moda 2 Mer. Io non farei altro, che spiegare loro i seguenti vèrsi
di Properzio ar. vocato di effe : Quid juvat arnato procedere vitta ca
pillo Et tenues Cos vete movere finns? Aut quid orontea crines
perfunderes mirra? Teque peregrinis vendere
muneribus? Naturęque decus mercato perdere cultu? Nec finere in
propriis membra nitere bonis estir's Ed altroye: Nunc etiam
infectos demens imitance Britannos Ludis, o caterno gincta colore caput,
E soggiunge : Ut natura dedit, fic omnis recta figura, Turpis
Romano Belgicus ore colar E Plauto ancora, che pone in derisione queste
tante variazioni di mode : dicendo in Epidico Quid ifta ? Quo quotannis
nomina in In veniuntur noua Tunicam rallama tunicam spilam Linteulum, Cæcisium,
Indosiatam, Palegiatam. Calšbulan, aut Crocotulam. er. Pub. Allai
meglio facente, Mecenate, a fare intendere loro ciò che dice San Cipriano dihi
de babitu Kirginum ; ovewi . Ceterùm fi tu te fumptuofiùs cumas,
per publicum notabiliter incedas, oculos in se juventutis illícias', fufpiria
adolefcentum poft te trabas, concupifcendi libidinem nuFrias, peccandi fomitem
yuccendas, ut fi ipfa non pereas, alios tamen perdas, velut gladium te, du
venenum videntibus se prabeas * excufari non potes, quafi mente cafta fis, do
pudica s redarguit te cultus improbus id impudicus ornatus, conforme lo fa
conoscere Aufonio in Delia, od ei Delia, nos miramur,'eft mirabile, quod
tam Diffimiles eftis ruque, fororque túa ; ?> Hæc habitu casta, cum non fit
caffats videtur, Tu preter cubium nil meretricis habes. Cum caffi nores sibi fint, buic cultus
honeftus, Te tamen, cultus damnat, caftus cam. Sem. Parfando ora
all'ira, queltas noir mi pare, che abbia tanto dominio i nelle donne, quanto
negli uomini, aven do [ocr errors] do veduto adirati più questi,
che quelle alcune volte, che mi sono abbattuto seco in Gimili contingenze.
x Mec. Non doverebbero certamente le donne adirarfi ; pofciache divengono
allora talmente deformi, che più non si riconoscono, .quanto mai li
erasfigurano; onde avendo effe in orrore la deformità, doverebbero anche odia.
re la cagione di essa ; Ma yoi, Sempro, nio, le averete facilmente trovate in
bonaccia, non già in tempo di furore ; e perciò dite, che vi pajono gli uomini
più colerici di esse; fe però vi foste abbattuto nel vedere adirata Ja moglie
di quel povero, Grammatico riferito lepidamente da Ausonios diversamente para
lcreste ; mentre di essa cosi dice: Anma', virumque docens, atque arma
virumque peritus. Non duxi uxorem, fed magis arma do 1 Namque dies fotos
y Botafque ex ordine ! noctes. Liribus oppugnat a, meques meumque
Ata [ocr errors] M 3 giam ! Atque, ut perpetuis dotata à
Marre duellis risin Arma in me follit, nec datur ulla quies: Jamque
repugnanti dedam me, wide nique victum Jurget ob hoc folùm, jurgia quod
fuOltre di che Salomone, che non 'mentisce, dice ancora: non eft ira fuprà iram
mulieris. Sem. Non saranno però ofinate les donne, che averanno i marici
più rifenciti di effe, e non tanto buoni, come era il sudetto Grammatico?
0:0, Mec. L'oftinazione alle volte liavanza tanto in effe, che le rende
incorre. gibili, come comprendercte ancora dal feguente avvenimento riferito
dal Poga gi. Vi fu una di queste» che dopo ave. rc ricevuto moltisms bastonate
da fuo marito, non potendola far ritrattare dall'ingiuria, che gli facea,
chiamaadolo pidocchiofo,la calò anche nel poz .30, fin tanto che poteva parlare
sem.. pre [ocr errors] pre fu percinace nel medesimo disprego gio ;
finalınente, avendo anche la te. ita fommersa nell'acqua, colle unghie de deti
grosli soprappoftę gli faceva cenno di quello, che averebbe colla voce
pronunziato, se avesse potuto Oltre di che il vizio della vendetta facilmente
di collega con esse, dicendo: Giovenale: Vindicta Nemo magis gaudet, quam
femina. Sem. Le finzioni, e le menzogne and che segno s'internano
acll'animo dona, nesco? Mec. Nelle donne scaltrite più affai, che nelle
milense: Ben è vero però, che se s'incontreranno in mariti accorti,
apporteranno loro gran danno le proprio finzioni, e menzogne; come appunto
seguì alla moglie di Teodofio à allas quale avendo egli donato un pomo di
eccessiva grandezza, volle ella gratifi care con esso uno de principali Signori
della corte, il quale due giorni dopo mandollo in dono all'Imperatore; quantunque
mostrasse apparentemente di gradirlo n'ebbe per ò egli intern
rammarico;perloche essendo cornato dipoi dall’Imperatrice, domandandole, se
riteneva più quel bel pomo; gli rispose, che lo aveva mangiato, ed avendola
pregata, che avesse fatta matura riflessione a quanto diceva, ella ostina.
tamente confermava il suo derto; allora l'Imperatore per convincerla lo fè
portare in sua presenza, ele disse: Voi Giete una finta donna ; ne mostrò in
av. venire feco più confidenza. Sem. Hò uditi con molto mio rammarico i
difetri donnefchi; consolatemi ora voi, Publio, con riferirmi le Virtù delle
donne, ed in ispecie qvelle, che ponno apportare profitto alli mariti. et Pub.
La Prudenza, e l'Amore Gince. ro sono le principali virtù, che debbono
risplendere nelle mogli. Sem. Ma di queste Virtù sono capaci Je donne?
Pub. Non può dubitarf di ciòyinenero le le ftorie non solamente
profane, ma faa cre ancora lo confermano, e presentemente vediamo anche
risplenderé mole cisime di effe con fimili virtù. Sem. Perche duaque fi
dice tanto ma le delle donne Pub. La cagione di ciò la trovo in Euripide,
il quale dice: Miferrimum eft muliebre genus, femel Nam, quæ peccant
etiam immeritis Dedecorifque funt mulieribus, communicant vituperium, Mala
non malis, Ma questo, e un abuso grande, ed in. giusto posciache contro di noi
altri uomini non si costumà addollarsi a' buon il vituperio de' cattivi, e qual
ragione dunque vuole, che ciò militi contro di effe ? Ovidio però le difende da
tale in. giusta maledicenza con dire: Parcite paucarum diffundere crimen
ist Spectesur meritis quaque paella fuis. Sem. Voglio credere
che donnes prudenti vi siano ffate ayendo udita rasa omnes:
raccontare molci saggi farci delle Porzie, Cornelie, Paoline, e Paoline,
e di altre; Mà di queste, che con amore sincero abbianoamato i loro mariti
vorrei udirne riferire qualche altro csempio per meglio accertarmene. Pub.
Vi posso fodistare in questo picnamente, e principiando dal grande, e fincero
amore', che mostrarono a loro mariti carcerarile donne Spartane;men. tre queste
andando a visitarli li ferono vestirc de iloro abici, ed effc rimasero
carcerate: pafferò poi a riferirvi, ciocche fè Cabadis Reina di Persia, la
quale parimente liberò suo marito carcerato con vestirâ ella de' suoi abiti, e
rima. nere priva della sua libertà, c vita ancora · Riferisce parimente il
Tarcagnota un fatto molto riguardevole a tales proposito. Avendo ottenuto per
capi. tolazione di uscire solamente le donne dalla città di Vespergia cariche
di quello, che più loro piaceva, abbandonando queste oro, e supellectili
preziose, she avevano, trasportarono sulle spal. le [ocr
errors][ocr errors] le i loro più congiunti. Ed udite finalmencé un esempio
singolare dell'amorce sincero di una saggia Regina, riferito dal Padre Cordier
Roberto Re della gran Bertagna si trovava ferito con una laetta velenata, fu
giudicato da’Medici per unico riinedio il farla succhiare da cui avesse voluto
esporre la propria vita, per salvare quella del Re; la Regina sua moglie fi
mostrò prontislima di farlo, ma non voleva in conto alcuno il Re permetterle,
che si esponesse a tal pericolo. Chę fè l'amorosa moglic ! aspetto, che fosse
addormentato, ed allora appunto, sciolta la ferita, succhiolla intrepidamente,
e con tanto felice successo, che rifano il Re, senza riportarne nocumento
alcuno l'amorosa Consorte. Sem. Persevereranno queste prudenti, ed
amorose consorti semipre nella. medesima forma? Pub. Se faranno i mariti
prudenti in faperle bene diriggere, lo fåranto, come udirete nella seguente
ConfeTenzi. CONFERENZA Come si debba regolare l'uomo colla moglie
scelta di ottime qualità. Sempronio, Publio, Mecenase, e
Medico M Som. perfuado, chief sendo la giovane di ottimi
costumi,non civoglia grandparte nel regolarla, po sciacche da se mca
delima sapra ben governarsi. Pub. Non è già così, Sempronio ; quantunque
sia buona, ci vuole anche attenzione in reggerla, affinche non divenga cattiva,
perche conforme fi dice, che prendendo marito, muci sta10, può anche cambiare
costume; im, [ocr errors] L2perciocche il corso è di molti anni, é fi dee
navigare in un mare, nel quale s'incontrano de'scogli, e continuando la
metafora, descrittami da quel vecchio, che la donna sia la nave; questa quan.
tunque non abbia difetto alcuno, da se fola, e senza chi la indirizzi, a fola
di: screzione de' venti, che sono i suoi pen• ficri, non può giugnere al
defiato porto della felicità, onde conviene, che l'uomo faccia da nocchiere, e
non dor ma; quantunque fia bonaccia. Sem. Infegnatemi, dunque come do. vrò
regolarmi, per non errare? Pub. Potrò riferirvila direzione del la quale
io fteffo mi sono servito, eve: drete, fe questa vi aggrada. Sem. Avendola voi
posta in esecuzio. nc felicemente, poffo fperarne anch'io profitto. Pub.
Ebbi alla prima quest'avverte11za di non addomesticarmi seco in ecceso fo, ma
solamente, quanto bastava per -farle conoscere, ch'io l'ama, c perciò la
rispetta, ferviva, ed oporava s mà mà çon tenere sempre un tale
qual den, coroso fuftegno. Procurava in oltre, ché non iscopriffe il mio
debole, c per fare prova del suo afferto, di quando in quando, mi facea da essa
scorgere penberolo, ed alle volte ancora alquanto mesto: non li assicurava ella
di ricerca. fc la cagione di ciòs solameore dopo qualche giorno, faccosi animo,
mi diss fe: Signore, yorrei vedervi allegro, comc debbono essere i spost ; fe
poffo io sollevarvi in cosa alcuna, eccomi pronta': comandatemi, ed
indirizzatemi che non ricoferò di obbedirvi. Mi senti a tale corcese offerta
immediatamente giubilare il cuore, e le rispoli con faccia ilare : Signora
viringrazio delle obliganti esibizioni, che voi mi fate, u vi afficuro, che me
nc prcvalerò, avendomi molto sollevato con questo voftro corcese parlare : E
guitai immediatamente di quella confolazione registrata nell'Ecclesiastico al
26. Gratia mulieris -Sedula delectabit virum fuum, copaiba ljus
impinguabit. Sem. 6 [ocr errors][ocr errors] Sem. E se fosse
entrata in sospetto, che voi non l'aveste amata? Pub. Questo non poteva
crederlo perche, come diffi, la rispetta, cd onora con particolare artenzione; cd
essendo ella prudente, ben fi avvedeva, che della sua persona era
sodisfattiffimo; sospetta bensì, come mi riferi dipoi, il che da altre
cagioni ciò veniffc; u con bel modo tanto fè, che alla fine un i giorno,
dapoi avere presa meco confia denza maggiore, interrogandomi sopra ciò,
seppe da me la cagione de' mici turbati penfiori; cioè: che questi dcrivavano
dal timore, che io aveva di non cffere ancor baltantemente capace di cducare
bene i figliuoli, e di non sapere mantenere fino alla morte il reciproco
affetto coniugale a quel segno, che fi dovea. Sem. Che rispofe
ella? Pub. Con volto ilare mi replicò, che a questo dovea anch'effa
contribuire la sua parte, ic perciò ca ayefli pur deposto la metà di detti
pensieri, ch'erano tuoi. Sem. [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Sem. E se vi aveffe risposto; penfiamo ora a darci bel tempo : figliuoli non po
abbiamo quando quefti nasceranno Gi farà, come li potrà, non ci contriftiamo
ora di quello, che non è presente. Pub. Non fi parlava così in quei
rempi, ne' quali il divertimento non erao anche divenuto affare creduto
rilevan. te, ed essenziale, che richiede sfe giornata intera ; era bensì
creduco effenziale il provedere quanto faceva d'uopo, ed il prevedere ciocche
poteva fuccca dere. Sem. Vi manrenne la parola data di sollevarvi, quando
sopravenne il bisagno Pub. Fè anche di vantaggio, pofcix che fcoperto
ch'ebbi il suo buon animo, un giorno così le parlai: Signora mia, voglio, che
camminiamo di buon conia certo in reggere la casa ; abbiamo tansto
assegnamiento, che può bastare as Amantenerci nel nostro stato decorosamente ;
pofliamo tenere tre fervitori, due per lei, ed uno per mc, una ser [ocr
errors] vente, ed una matrona, ed avere la noftra carrozza, che serve ad
ambiduc; of dividiamo ora l'incumbenza: voi pen+ ferere alla tavola, alle
biancherie, ed io al rimanente; dell'esazioni voglio ne fiare anche
voi consapevole per vom ftro governo ; ficcome ancora dell'esito, per
caminare di buon concerto tra noi nello spendere: debiti non voglio
ne facciamo, nè avanzi considerabili fino a tanto, che abbiamo
l'assegnamento fiffo, c non amministriamo tutte le rendite; e basterà,
che solamente poniamo da parte ogni anno qualche cosa, per fupplire alle
stagioni fterili, alle ritardate rescoffioni, ed alle spese straordinarie, per
non ritrovarci allora bilognosi di danaro: All'educazione de'figliuoli penseremo
concordemente, allorche Iddio li manderà. Sem. Ed essa accettò queste
brighe? Pub. Anziche mi ringraziò; mostrandofi contentissima, per averla
pofta a parte del governo. Sem. E se aveffc risposto; io non vo- glio
ingerirmi in questo affare ; pensateci voi, col maestro di casa; perche non
voglio prendermi questo tedio? Pub. Sarebbe stata troppo ardıca simile
risposta in quei tempi, ne quali crano molto rispettati dalle mogli i mariti,
contentandoli vivere subordinate ad effi, e non succedca già come dice
l'Ecclefiaftico. Mulier si primatum babeat, contruria eft viro fuo; perche
qucfta maggioranza non la godevano. Sem. Mà come riusciva in quelle cose,
che le toccavano di fare? Pub. A maraviglia bene; posciache aveva la
matrona, ch'era donna savia, e consigliandosi con essa lei, divenne in breve
tempo espertisfima in tutte quelle cose, che le appartenevano. Sem. Chi
potrà trovare oggidi quefta matrona non costumandosi più tal servigio? e poi
quando anche si trovassc, diventerei ridicolo, se prendesi, per servire mia
moglie, la matrona. Pub. Perche ridicolo? forse che fa. rebbe cosa mal
fatta? Som. [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Sem. Non dico mal facta, mà effendo in disufo, farebbe
segnato a dito, chi l'introduceffe. Pub. Mà da chi? forse da' savj, u
prudenti? Sem. Non credo da questi ; mà bensi da tutti quelli, che non
costumano te. nerla. Pub. Or io di questi non mi prendcrei soggezione
alcuna; mi dispiacereb. be bensì, che i savj biasimassero le mie operazioni;
imperciocche possono farvi altro dispetto costoro,che non son savj, che di non
conversare con esso voi? E che perdita da ciò riceverefte? ogni qual volta
questo provenga, non per cagione di cosa malfatta, mà più tosto decorosa, ed
onesta, che sono vantag. giose per voi ; nel qual caso efli li renderebbero
meritevoli della censura de' savj. Io vi poffo ingenuamente confessare, che se
non fosse stata in cafa mia la matrona, che avesse indirizato da pria. cipio la
mia consorte, non averci già goduta quella tranquillità di animo fpe [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] rimentata fino al presente; posciacche questa
matrona essendo nata civilmente, e così ancora trattata da me, dando alla mia
conforte buoni conligli, la istruiva ottimamente, e perciò non vi è stata
occasione alcuna di discordie tra noi; il che non sarebbe già seguito, se fi
fosse configliata con qualche donnas ordinaria, e giovane, da cui facilmente
pellimi consigli averebbe ricavati. Sem. Questa matrona itava al fervia
gio attuale? Pub. Quantunque fosse falariata, era però distinta dall'altra
donna, che mi serviva, e faceva molce cofe spontaneamente di più di quelle, che
le toccavano, per l'amore, che portava alla casa, ove sperava terminare i suoi
giorni; non costumandofi licenziare queste, fe non per cagioni assai gravi, le
quali raro volte accadevano ; e quando la Signora partoriva, essendo
pratichisimas; non li può esprimere, che aflistenza le presta in tutto quello,
lc occorre; ed in tempo di malattie cra singolare; 2 re; oltre di
che nell'educare bene i figliuoli, e le femine in ispecie, cra mol. to
eccellente, sapendosi far amare, a rispettare insieme: or vedere voi quali
danni ha apportato privarsi di effe. Sem. Mà perche è stato dismesso si
buon fervigio ? Pub. Io precisamente non lo sò, può essere, che sia noto
a Mecenate. Moc. Io ho udito riferire più voltes che queste volessero
fare troppo lezelaati, e perciò fi fia verificato in esse la favola di Efopo,
ove parla del trattata di accordo fatto tra il lupo, e la pecor ra,contro la
soverchia custodia de' cani; e per verità, vi erano alcune, di esse, che
facevano la guardia alle figliuolo più di quello, che facciano i cani alle
pecore; -mà questo non era motivo fufficiente per dismettere un servigio
cotanto utile al decoro, ed onestà dellas casa, conosciuto ciò, anche da
Tibullo quantunque molto lascivo, mentre egli consigliò: At tu casto precor
maneas, fanétique pue Aft [ocr errors] dorisa N3 Affideat
cuftos fedula femper anus. Sem. Come regalavate, Publio, fperso la vostra
sposa? Pub. Oltre le mancie solite del Natale, e del giorno mio natalizio,
che consistevano in dodici piastre per.volta, e quando si riscotevano grosse
somme, fempre qualche moneta di oro le davas, perche mi è piaciuto, ch'ella
'manegiafle danari. Sem. E che ne faceva. Pub. Quando arriva a cumulare
la somma di cinquanta scudi, creava un cenfo, e la metà del frutcabo di effo
dispensava a poveri, c fi verificava in lei ciò, che dice Salomone delle donne
savie: Manum fuam aperuit sinopi, et palmias suas extendit ad pauperem,
dell'altra si serviva per vestirdi:. ;1 Sem. E le fpilte non se l'era
riservate ne' capicoli matrimoniali? LifPubi Questo non costumava allora non
facendofi tanto consumo di effe,come 'oggidì, che liveste alla moda. Sem.
Eche a non fi vertiva alla moda in quel temposPub. Si vestiva all'usanza
propria det [ paese, quale era di non cangiare sì di sovente, quella, che
correva. Sem. Non è questa la vera moda, mà bensì quella, che oggi si
porta da paeli stranieri, ed indi a pochi meli, venen, done un'altra, la prima
non si usa più, perche le ultiine sono quelle, che dilectano, ed appagano gli
occhi . Pub.E degli abiti di vecchia moda anche in buono essere che fe ne
fa? Sem. Si esitano a quel prezzo, che fi trova, e con discapito
grandissimo, Pub. Come costa questo vestire all? ultima moda, perche io,
che vivo all antica, non ne sono in formato? Sem. Costa assai per verità,
essendo che bisogna pagare sempre di più del suo valore quel drappo di nuova
moda; mà ad alcuni ciò non da fastidio, perche i mercanti sono cosi cortesi',
che lo danno in credenza. ti ''p Pub. Questa, per parlarvi con tutta
fincerità, mi pare la vera moda diandare in malora; perche estendo sì
cari, Conf. Dec. prima ed il mercante volendo alla fine essere pagato, che
si farà allora, non essendovi danaro per sodisfarlo? Mec. Si mucerà paese,
e per verità quando questa nuova moda non era tanto in uso non si vedevano già
i galant' uomini, divenuti per essa miserabili, nè mutare paese, essendo per
loro poco sicuro quello, ove vestirono a tutta moda. Sem. Con chi coversava
la vostra fposa? Pub. Con i suoi parenti più proflimi, li quali in giorni
festivi, in occasione di male, ò di altri bisogni venivano as visitarci, ed
altresì noi con effi loro facevamo. Sem. Ma non recavano noja fimili
conversazioni Pub. Anzi erano di sollievo grandislimo; essendoche i capi
di casa fi ritiravano in disparte a difcorrere fopra gť iatereffi domestici;
consigliandosi tras loro, per meglio regolarti, nel far colcivare la campagna,
ne irinvestimenti da da farsi, e nel governo economico della casa:
le donne poi colli ragazzi, ftavano divertendosi tra loro. Sem. Ed in
che? Pub. Nel domandare, che profitto facevano i figliuoli, che belli
premj avevano avuti da loro maestri, e come fi portavano le figliuole ne'loro
lavori, i quali bene spesso portavano seco queste, per farli vedere ; e ciò
serviva per eccitar emulazione tra elli a portarli meglio in avvenire,
lodandosi, e premiandos ancora chi s'era portato benc. Sem. In detto
tempo a costumavad giocare? Pub. Questo non fi fa, eccettuato, che in
tempo di carnevalc. Sem. Si giocava alle ombre in detto tempo? Pub.
Questo si costumava; posciache ove si giocava, non vi era Sole. Sem.
Voglio intendere colle carte di fpade, bastoni, coppe, e danari. Pub.
Queste ne pur si conoscevano in quel tempo da esse, e se l'avessero co
no [ocr errors] nosciute, non averebbero giocato con carre
tantó-misteriose, le quali fanno vedere, che le spade, i bastoni, e le coppe,
malamente adoperate consumano tutto il danaro. Sim. Ele conedie li udivano
allora? Pub. Queste erano frequentare', ò'da curiofi forestieri, è da
paesani ožiofi per alcro le donne se n'altenevano; e se non era più, che
qualche rappresentazione facra, fatta di giorno, avevano rossore di
comparirvi. Sem. Eli passeggi si costumavano ins quel tempo? Pub.
Passeggiavano ancora, mà per essercitare iutto il corpo a beneficio della
salute, non già come si fa oggidi, per 'indolirli folamente la schiena, a
cagione di tanti inchini, che Gi fanno, fenza muovere un paffo. Sem.
Lecafe, come erano bene a dobbate Pub. Asai meglio', che non sono adesso,
rimirandovisi appcfi nelle pareti di effe akuni quadri di carte', ches
er [ocr errors][ocr errors] ga in erano le piante delle tenute, che
si possedevano,dalle quali et ricavava groffi ffimo frutto, ed allora non vi
era tanto luffo; poiche loro, ch'oggidì s'impie in apparenze superflue
d'indorature, e nelle vanità alla moda, fi ipendeva in quei tempi assai meglio
in compre diterreni, e di alcre cose fructifere. Ne si commettevano già furti
di piatti, fottocoppe, bacili, candelieri, ed altri vali di argento ; perche
questi allora. erano. assai meglio custoditi ; effendo pochi elli, che gli
aveano, e perciò di rado ancora venivano adoperati. Sem. Sapete Mecenate, che
mi crovo confuso a cagione di questo racconto fatró da Publio, riflettendo a
ciò, che sarebbe più utile, mà non lo potrò seguitare, per il diverso costume
introdotto oggidi; e dichiarandomi volere vivcre così, non troverò moglie;
dall' altro canto a seguitare il modo, che si tiene, sono arrivato a comprendere,
che è molto dannoso per cutti i verfi. Dunque che dovrò fare? Mec. Di non
isbigottirvi punto per qucsto. Scegliete voi il modo, che credece migliore, e
dichiaratevi pure apertamence, che questo volete seguitare e troverete ciò non
oftante moglie, u forse senza d'uopo di ricercare tanto al minuto il costume;
posciache quelles giovane,che si contenterà di essere tratcata in questa guisa,
sarà certamente fac via, e bene accostumata. Sem. Mà se le altre non la
vorranno trattare per non seguitare ciocche effe fanno, come si
troverà? Mec. Che pregiudizio risulterà a voi et ad effa da questo, che
farebbe la voftra fortuna? anzi voi medelimo lo do. vreste procurare, affinche
non la deviaf. sero dai suoi doveri. Sem. Or io così farò, e dica ogn'uno
ciocche vuole ; perche hò uditi molti mariti sospirare frequentemente; da che
provenisse questo, non lo só precisamente, sò bene, che senza cordoglio non ti
sospira . Or ditemi, che altro doverò fare per mantenerla costante nel
fuo [ocr errors] suo buon costume? Pub. Nun altro, che di non darle
al. cun mal'esempio, e di tenerla continuamente occupata in devozioni; affari
do. mestici; e nell'educazione de' figliuoli; perche la vita oziosa è pessima,
dicenda l'Ecclefiaftico: Mitte illum in operationem, ne vacet; multam enim
malitiam docuit otiofitas. Sem. Come mi dovrò contenere intorno alla
devozione? Pub. Le darete in questo voi huono esempio, conforme richiede
l'obligo voltro ; imperciocche tanto io, quanto la mia conforte cravamo
favoriti dal medesimo direttore spirituale, c trequentavamo sovvente le nostre
devozioni; la sera poi colli figliuoli, e servitù fi recitavano alcune preci, e
li leggevano anco libri fruttuosi per l'anima, ed in oltre da noi si
sovvenivano bene spelso i poveri, e da ciò ne hò ricavato quel bene, che si
trova registrato nell'Ecclefiaftico: Mulieris bona beatus Vir, numerus enim
annorum illius duplex. Sem. In che altri affari domestici la tenevate
occupata? Pub. Effendomi avveduto, ch'aveya desiderio di copiosa
biancheria, ordinavo, che fossero proveduti nelle fiere canape, lini, e
cottone, é vedendole si rallegrava molto, e li faceva filare, e reffere a suo
modo; e ciò per verità la teneva impiegata qualche ora del giorno, ingegnandosi
ancor essa di filare, ò d'inaspare; e facendosi le bucate in casa, rinnacciava
a maraviglia, quanto ne aveva bisogno, affieme colla matrona ; ed io
rimirandola cosi diligente ne godevo fommamente, vedendo verificarsi in essa
quella condizione ancora di donna saggia, descritta da Salomone: Quafivir lanam,
d linum, operara eft confilio manuum suarum. Sem. La conducevate in
Villa? Pub. In certe belle giornate lo praticavo; anzi che le faceva
vedere le nostre tenute, e tutti quegli stabili, che la casa godeva in
campagna, con istuirla ancora, sopra quello che si poteva fars [ocr
errors] fare di van aggio, per renderli più frutriferi; sopra di che ne
ricercavo ancora il suo parere, da poi che la vidi ben, informata di
tutto Sem. E qual bisogno avevate di configlio donnescovoi, che fiece sì
esperto in tali affari? Pub. Il prendere consiglio giova agli inesperti,
e non pregiudica mai a i pratici; e poi sapere voi il mio fine qual’ era:che,
se Iddio mi avesse chiamato a se prima di essa fosse riinasta informata. di
tutte le cose: e sappiate, che le povere vedove sono gabbate da loro miniftri,
quando non si trovano informace degl'interessi domestici; il che non legue già
allorche fanno ciò, che debbas farsi. Ne crediate già, che sia cosa im, propria
alle donne d'essere informate della campagna, ponendo tra le condizioni di
saggia donna Salomone anche questa: Consideravit agrum, a emis eum: De fructu
manuum fuarum planiavit vineam. Sem. Nell'educazione de' figliuoli,
che [ocr errors] che diligenze usavate Pub. Eravamo tanto io,
quanto essas attentiffimi a tutte le loro operazioni, per poterli di ogni
minimo difetto correggere da principio; eflendo che le piante velenose fi
svellano alla primas con facilità grande dalla terra,mà allorche sono ben
radicate v'è d'uopo di maggiore facica. E riflettendo che tanto si fà, e quanta
industria si pones per ridurre docile un cavallo da maneggio, mi pare che
questa sia più necessaria d'impiegarla a pro de' figliuoli, da quali vantaggi
maggiori si ritraggono senza fallo, che da cavalli. Sem. Come viriusciva
facile il correggerli? Pub. Per verità facilisimo, perche erano docili; e
questo beneficio l'hò riconosciuto dal buon naturale della madre, il qual passò
anche ne'figliuoli; scorgendoli bene spesso all'opposto i vizj de genitori
paffare ne' figliuoli ancora. Sem. Quale induftria usavate nel di.
riggerli ?un canto viera l'altarino con tutti li suoi Pub. La prima fu
d'istruirli nella pietà cristiana, e d'insinuarla bene ne'lo. si ro cuori ;
primieramente col buono esempio, e poi colle parole; ed era vely ramente
di consolazione grande il vede re quei figliuolini attenti, e divoti nel
fare orazioni ; e di poi, per meglio afficurarmi delle loro naturali
inclinazioni, aveva fatto preparare per divertirli varie cose in una stanza
spartata, ove in [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] arneli; sin altro l'armariuccio con certe armi di legno tinte, che
sembravano di ferro ; vi erano ancora in altra parte din versi giocarelli
puerili, ed altrove qual che libretto in una picciola scanzia ; c nelle ore di
recreazione li conducevo ivi, affinche si divertisfero. Quei ch'erano portati
dal genio all'Ecclefiaftico, correvano alla prima all'altarino, el ornavano in
quella forma į che l'ayeano veduto in chiesa; e ciò serviva per renderli
maggiormente attenti alla devozione: altri poi secondo le loro incli
O [ocr errors][ocr errors][ocr errors] na. nazioni si divertiyano,
coi libri, è colle armi,e di rado alcuni di efli li spas,
favano co i giocarelli; e stava attentiflimo osservando quelli, che
perseveravano nel medesimo genio; perche conforme averete ancora voi osservato,
non è fempre uniforme l'inclinazione de’ragazzi, e mi sono
finalmente accertato, che quelli, ove il genio li porta, sono
stabiliti in esso divenuti adulti, coltivavperò sempre le loro inclinazioni,
vedendole disposte al buono. Mec. Gli Archieli foleano condurre i
loro figliuoli ad una fiera, per comprendere i loro genj, e quei, che vedeano
desiderosi di provederli de' libri, li mandano all'Accademia, quei
poi, che aveano compiacimento a rimirare le armi, li
deftinavano per la guerra. Sem. E le figliuole,
che facevano? Pub. In altra ftanza fi syariavano,afliftite ò dalla Madre, ò
dalla Matrona,ove erano coscinetti, per commodo das cucire ; ferri da fare
calzette, piccio. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
Dell'Elezione della Mog. arr le conocchie, ecommode per filare ; e diverse
pupazzine vestite, ò da spose, ò da monache ; ed ivi ancora chi affifteva
loro', fcorgeva Vinclinazio ni, ch'avevano", rimirando a’quali di queste
cose le porta il genio; ed in fatti quella, che si fè monaca, non si divertiva
in altro, che in ispogliare, e rivestire la sua pupazzetta in abito da monaca,
e l'altra, che prendette marito, sempre giocolava colla sua pupazzetta vestira
da sposa. Sem. Felice coppia! non saprei anch' io abbattermi in simile
compagnia. Pub. La troverete anche voi cercandola, perche non è già
estinta nel mondo la razza di quelle di cui parlò l'Ecclesiastico. Mulier fortis obleEtat virum
fuum, de annos vitæ illius in pace implebit. Sem. Sì bene, mà se per mia sventura m'incontrafí in
una, che non fosse così buona; che doverò fare in sal caso? Meca,
L'esaminereino nella venturas [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] conferenza, nella quale meglio anche apprenderete il modo,
che dovrete tenere in, fare perseverare la buona, costante nel suo lodevole
costume avendola scelta per vostra conforte, CON, the te
CONFERENZA [ocr errors] Come si debbano regolare i faggi mariti
con le mogli imprudenti, e viziofe. Publio, Mecenate, Sempronio,
et Medico Pub. O, ch' hò navigato lungo tempo per questo vasto
Oceano degli ammogliati, posso servire di fida scorta a voi,che doyete
entrarvi. Le maffime principali, che dovrete tenere sono queste : primieramente
di operare più col buono esempio, che con semplici parole, confessando Platone,
ed Aristocile che maggiore profitto fi ricavava da ciò, che si vedeva fare a
Socrate, che da' suoi morali documenci. Quindi è, che'Plutarco ne' suoi
ammaestramenti matrimoniali ebbe a dire: che non preten. da il marito di far
divenire la moglie buona economa, s'egli coll'esempio non le mostrerà efferlo
anch'effo: onde non recherà maraviglia, ciocche diffos Ovidio. Dum fuit Artrides una contentus,
illa, Caffà fuit, vitio eft improba fuftaus viri. Mec. L'esempio però di Socrate appresso la sua moglie
Santippe nulla giovava, Pub. Sapete perche ? Si abbatte il una donna
talmente pazza, che dovea più tosto essere legata colle catene, che ammonita
con esempi, e parole: mà di questo ne parleremo a suo tempo. Or proseguendo il
mio discorso; in secondo luogo deesi togliere ogn'occasione, che possa farle
cambiare di buona in cattiva, perciocche quantunque ottima da principio, per
trascuraggine del marito può divenire peffima, ed in che mo [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] modo uditelo da Euripide. Sed
nunquam nunquam [ neque enim, femel dicam Oportet prudentes, quibus
eft uxor, Ad uxorem in domibus accedere finere Mulieres, ipfæ enim
præceptores funt malorum. E che più ! Levina donna da
principio caftiffima per la libertà, che le diede suo marito
di andare vagando per il mondo, quanto, quanto si mutaffe mutasse,
sentitelo da questo Épigramma. Cafta, nec antiquis cedens Levina Sabinis,
Et quamvis tetrico triftior ipsa viro, Dum modo Lucrino, modò fe
permitrit Averno, Et dum Bajanis fæpè fovetur aquis, Incidit
in flammam, juvenemque fequuta, relicto Conjuge, Penelopes venit, abiit
Helena. E d'onde ciò avvenne, se non dalla libertà, che le diede il
marito ? Nè Mefsalina averebbe già commessa quella sì enorme scelleragine
di sposarli con Silio [ocr errors][ocr errors][ocr errors] publicamente, e nel
palazzo imperia, le, fe Claudio Imperatore l'avesse condotta seco ad Oftia; del
qualc attentato parlandone Tacito arrivò a dire : laborabit annalium fides; c
credete forse, che se Ottone non avesse lodata a quel segno la bellezza di
Poppea Sabina sua moglie alla presenza di Nerone, glie l'averebbe tolta? non
già; ma il pazzo arrivando a dire, nel levarsi dalla menfa dell'Imperatore, che
se ne andavas lieto a trovare sua moglic stupore di bellezza, a lui solo
concedura, e desiderata da tanti, e volete chc Nerone, udendolo non
s'invaghisse di essa ? Sem. Averanno forse da tenerli chiu. se le mogli
per far verificare, ciocche disse il Satirico ? Pone feram choibe, fed quis
custodiet ipfos Custodesē cauta eft, et ab ipfis inci pit uxor.
Pub. Io non intendo dire questo, mà folamente di trattarle, come diffe Tacito
del popolo Romano, che: nec tam, tam [ocr errors][ocr errors] fam
feruitutem pati poteft, nec totam libertatem, cioè colla misura di mezo,
discreta, e giudiziola e finalmente conviene compatire molte leggiere debolezze
di effe con non farne calo, di quelle particolarmente, ove non si scorge
malizia, e cattivo fine; ¢ quando mai vi fosse d'uopo di rimedio, non dee
questo darsele in publico, nè con istrepito contenzioso, e riflettere a ciò,
che dice Plutarco; che Venere fù collocata dagli antichi vicino a Mercurio,
affinche con arte, ed avvedurezza, e non con violenza in tali faccende li
procedesse ; e lasciando il profano da parte, vediamo che rispetto avesse a sua
moglie il nostro primo padre Adaino : dipoi di avere detto, ch'era una porzione
di se medesimo; cioè: cara de carne mea; soggiunse quamobrem relinquer bomo
patrem fuum, et matrem, &adbarebit ukuri sud, do crunt duo in carne una
Gen. Sem. Questo però mi reca gran tercore, perche se Adamo trattò così
bere sua: sua mnoglie, ed erano nel Paradiso terrestre ; ne- ella
poteva essere stata crea . ta da mano più perfetta, contuttociò ingannò suo
marito a segno, che tutti noi ce ne risentiamo, che farà dunque una figliuola
di essa in questo mondo? Pub. Fu fedotta però dal serpente, allorche
Adamo dormiva, onde apprendetene dà ciò questo documento: di non dormire,
quando vi sia il serpente, che tenti sedurre voftra moglie. Sem. Mà qual
serpente ci sarebbe, se io sposarsi una giovane, che da zitellas aveffe dato
sempre saggio di somma mo. deftia ; ed appena entrata in casa mias, cominciasse
a dire; voglio un'altro abito alla nuova moda: queste gioje non; sono legate
all'usanza; voglio lo scarabattolo, come hanno le altre mie pari; qual
ferpente la tenterebbe in questo caso, per farla parlare in tal guisa?
Pub. Sarebbero due non che un fojo, li serpenti; cioè l'eccessiva vanità, e
l'ambizione proprie ò insinuate,e quefti converrebbe scacciarli,er. [ocr
errors] Sem. Ed in che modo? Pub. Voi averece già scelta la giova.
CH ne nata da? savj, e discreti parenti, and mutt quali avrete facilmente
manifeftato l'animo voftro, in che forma la vorretes trattare; accordandomi
ciò, mi pare, cosa quasi impossibile, che una giovane ben'educara possa
alla prima avanzarsi Q a domandare imperiosamente ciocche be brama; se
pure non sarà stata mal con figliata; da qualch’una poco prudente,
i onde per ovviare questo, converrà, che alla prima stiate attento di non
farlas trattare, se non con quelle, che voiconoscerere savie, e prudenti, delle
quali potrete essere sicuro, che non sarà configliata a questo; ò pure se voi
medelimo nolle darete mal'esempio; conforme a questo proposito
avvertiscePlutarco, ne? suoi precetti matrimoniali, oye dice; vir corporis
ftudiofus, uxorem reddit la sciviori cultui deditam ; voluptuofus amas,
toriam, et libidinosam; boni, honestique amator, modeftam, et honeftam: E
sog. giugae di vantaggio; nè putes à super, [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] mo, fuis, profusifque fumptibus uxorem temperaturam;
fi te ad hæc omnia minimè contemnentem confpiciat', quin potiùs auratis poculis,
pietifqae cubiculis, mulorum, et equorum phaleris gaudentem videat; non enim
fieri poteft, ut à mulieribus luxus removeatur, quo viri circumfluunt. Sem. Mà
come farà praticabile il pri se terrà visite publichce ove ogn' una farà
a gara di comparire con maggior pompa dell'alere? Pub. Se conoscerete,
ch'ella abbias la prudenza della moglie di Focione, di cui già parlammo,
permetteteglielo pure liberamente; perche farà della natura di quella, di cui
parla l’Ecclefiaftico al cap. 26. Mulier fenfata, tacita non eft immutatio
eruditæ animæ : mà per al. fro, se non farà di tal senno vi porrete ad evidente
cimento di essere forzato a tractarla meglio delle altre, e con pompa maggiore,
per esfere sposa novella. Sem. Ma queste non si potranno fuggire;
imperciocche lo potrebbero incon fra: [ocr errors] trare
inimicizie, ricusa adofi ; ò per la a meno li darebbe moito da dire à tuttaa la
città. Pub. Se non si potranno fugire, e voi permettetele.
[ocr errors] Sem. Mà facendolo poi bisognerà, che seguiti ciocche praticano le
altre. Pub. Non è da porsi in dubio. Sem. Consigliacemi dụnque, che
dovrò fare. Pub. Non mi dà l'animo. Sem. E perche? Pub. Perche
scorgo più volonterolo voi di queste visite, di quello che sarà la voftra
sposa, compiacendovi forse, che si vedano le vostre grandezze, e sono molti del
vostro genio', che mostrano in apparenza dispiacimento di tal cosa, che
internamente con ardenza la bra. mano; e fanno come diffe Tacito di Ti. berio:
Specie recufantis vebementiffime cupiebat. Sem. Mà è possibile, che non ci
siad mezo termine per isfuggire queste prime vifte, senza che rimanga alcuno
disgutaco? Pub. [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][merged small] Pub. Si potrebbe questo trovare,ogni qualvolta però non
abbiate voi compia. çimento di averle. di Sem. E questo quale sarebbe?
Pub. Di condurre la vostra sposa fuofi della città in distanza tale, che non
rioscisse facile alle altre di venirla a visitare. Sem. E chi sà, se la
sposa fi contentasse di questo? Pub. Non vi contenterete voi; perciocche
una giovane bene accostumatas farà ciocche vorrete : toccate voi ora colle
mani, che i mariti sono per lo più arrefici delle loro ruine, e non le povere
mogli. Sem. Mà andando fuori, e poi tornando, faremo nei medefimi termini
di prima, rispetto à queste visite : Pub. Così credo anch'io ; pofciache
vorrete fodisfare allora al desiderio,che avere di riceverle; mà udite di
grazias, ciò che ne potrebbe nascere di buono da questa vostra lontananza dalla
città: Che intanto voi col vostro giudizio po tre [merged
small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] trefte istradarla in
modo, che non sarà poi facile, che diça, qucsto voglio, po: sciache
le potrete far ben conoscere i precipizi, che nascono
dall'ecceffivo lusso, ed i danni, che apporta l'ambi, zione;ed
averefte inoltre in quelto mentre, che dimorerete in villa, tempo op:
portuno d'istruirla ancora nella buona economia, la quale è l'unico
antidoto contro la prodiga vanità. Sem. Insegnatemi dunque, che
dovrò fare fin tanto che staremo in villa? Pub. Contratto, che
averete trà voi quel santo amore conjugale, le farete comprendere, che guadagno
abbia recato alla vostra casa l'efferyi portaticolà, e che per farle conoscere,
che voi non l'avete fatto già per avarizia, ma per esimervi bensì dalle confuloni,
u disturbi, che nascono da tante visite, e rivisite, che si costumano, donare
ad effa la metà di detta somma avanzatas; affinche ne faccia una soccita di
animali, ò la rinvesta a suo piacere, c commodo, e procurerete, che facendosi
detta foccita, non abbia questa disgrazia alcuna per più anni, con foggiacere
voi as quei discapiti, che l'inclemenza delle Stagioni potrebbero apportarle, e
vedrete in atto pratico y qual amore effa. porrà all'economia. Le prime
impresfioni sono quelle, le quali radicateli negli animi foftri tanto del
bene', quanto del male, difficilmente fi cancellano più, mentre che, Quo
fuerit imbut a recens feruabir odo rem Tefta diu. Sem. Questo
mi piace affaislimo; perche mi concilierà l'amore di essa, edonerò senza fare
discapito alcuno ; mentre ciocche dono, rimane in cafa; mi farebbe discaro
bensì, quando andaffe in börfá de mercanti: Mà se in progrefso di tempo
desiderasse qualche abito, come mi dovrò regolare? Pub. Dovrete invigilare
di provederla preventivamente di ciocche è necefsario al decente ornato,
secondo il voItro grado ; affinche non sia forzatas [ocr errors]
chiedervi cosa alcuna. Sem. Mà se ciò non ostante lo facesse, hò da
negarglielo? Pub. Se voi la scorgerete attaccatas, al danaro non glielo negate,
questo si, che in vece di spendere voi, date la moneta ad ella, acciocche la
spenda a suo modo, Mec. A questo proposito posso riferire un caso
accaduto. Venne voglia ad una donna civile di farsi una certa scuffia alla
moda; il di lei marito, ch' era accorto, non glie la negò; ben è vero,
che le diede il danaro nuovo di zecca per farsela ; ella cominciò à con, tare,
e ricontare dette monete, li le parvero assai belle, e perciò non
s’induceva à spenderle; le domanda į egli pallato qualche tempo, se fi
cras ancora fatça la scuffia; cui rispose, che non aveva potuto trovare
cosa appropo. fito; le replica: fatela quando vi piaci ce, perche il
danaro è vostro, e se lo Ha volere impiegare in altro, fate voi; mà ella non lo
spese già per goderselo. P Sem : [ocr errors] le qua
[ocr errors][ocr errors] Sem. E se fosse liberale ; che non fa. ceffe conto del
danaro ? Meo. In questo caso pariinente non mostrare renitenza in
sodisfarla ; dite bensì, che commetterete fuori, e farété venire merletti più
belli, e più alla moda di quei, che sono in città; perche intanto, ò le passerà
la voglia di farsela, ò si murerà la moda, come si vede giornalmente accadere,
e potrebbe anche darli il caso, che un giorno fi rendeffe capace di ciocche
disse Crate, FILOSOFO: che ornamentum eft, quod orhaf:ornat autem quod mulierem
boneftiorem reddit. Quindi è, che secondo quel detto greco: Mulieri
ornamentum mores, e non [ocr errors] durum Sem. E se le venisse
tentazione di porfi qualche manteca nel viso, per comparire più vaga?
Pub.Ciò non dovrete tolerarlo in conto alcuno riso.it Sem. Che averò da
fare? sgridarlas .forse, e mortificarla inleme Pub. [ocr errors]
fa Pub. Questo poi nd; pofciache me. no verrece seco alle brutte, meglio
semnot pre farà per voi, ed affinche possiate di in ciò regolarvi con prudenza,
vi rifeac rirò per convincerle dolcemente, cioc che dice Zenofonte
nell'economico, ch' è questo: Die mihi uxor, nonne hisce legibus matrimonium
inivimus, ut quod effet utrique faculsatum, invicem communica. remus? annuit illa
. Jam ait, fi poftquam tu tuam portionem bonæ fidei contulifes, ego pro veris
gammis fiétitias, prò auro puro, adulterinum darem, prò torquibus aureis vitrum
auri bracteis oblitum prò monilibus folidis, ligna 'auro, argen to,
incruftamentis obducta, num boni confuleres, aut judicares, me plus tibi
contuliffe ; fi talibus technis tibi imponerem, quam fi quod baberem', uti eft
in medium conferrem? quod illa excipiens, cave, inquit, ne mibi talis fis,
neque enim te ex animo amare pollem; quo audiio ille fic perrexit : atqui nos
in hoc potisimum convenimus, ut alter alteri corporum Noftrorum copiam
faceremas, quod P. 2 [ocr errors][ocr errors] h cum
Pub. Nira maltrattato ? cum uxor annuiset. Sum ne, inquit, tj bi gratior,
aut carior futurus, fi corpins boc, uti eft, nullo medicamento vitiatum
Communicem, an fi os,oculofque minio infestos tibi ofculandum preberem? At ego
in. quit uxor; minimum nunquam attigerim, neque fucatos oculos gratius, quam
tuos afpexerim . Et mihi, ait ille, puta mentem eamdem effe: nec tam mentito
(quem tu cerufit, fib:oque inducis) colore delectari, quam tuo nativa. Quo tam
commado sermone caftigata mulier abjecit omnia tectoria, formaque medicamenta. Onde
di questo convincentissimo ragionamento vi potrete anche voi prevalere per ridurla
a suoi doveri, senza contendere seco, Sem. E se diveniffe fastidiosa,
iraconda, e garrula, che dovrò fare? Pub. Tutto l'opposto di quello, che
farà lei, imperciocche altrimenti sarà la. casa vostra un continuo
inferno. Sem. Come si potrà praticare questo Pub. Non vi potrà fare
mai peggio di uxor. unda, quello, che faceva Santippe a
Socrate, e pure la sopportava, come viene dea scritto da Bigo
poeta: Ferendum eft Socratis exemplo quodcumque peregerit
Xantippen, fiquidem convitia multas moventem, Cum blando argueret,
fædatus defuper Nil nifi deterso, poft tanta tonitrua, dixit
Vertice, se pluviam non ignorante se quutang Sem. Bisognerebb’essere però
Socrate per sopportare tanta ingiuria. Pub. Cominciando ad operare da Socrate
potreste anche voi divenire simile ad esso ; posciache interrogato per qual
cagion'cgli sopportava tanti strapazzi ricevuti dalla sua insolente moglie, risponde:
Cum illam domi talem perpetior, infuefco, dw exerceor,'ut ceterorum quoque
foras patulantiam, et injuriam facia liùs feram; laonde con sopportare
l'in giu [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] P 3
[ocr errors] giurie della vostra moglie, diverreste Socrate anche voi.
Sem. Mà se fosse altera, ambiziosa di commandare, e non volesse fare ciocche
dal marito le veniffe ordinato Pub. Socrate sopportava questo ancora. Sem.
Mà voi, Mecenate, che non fieţe Socrare, che fareste? Mec. Vi posso
riferire ciocche fecero alcuni in fimili casi, e con profitto . Vi fu una certa
vedova, cui erano morti trè mariti, a cagione dei gran disgusti dati loro da
essa ; non trovava questas più alcuno, che la volesse prendere per moglie, un
giovane alla fine, sapendo ch'era divenuta inolto ricca la volle sposare; mà
cosa fè questi? ordinò, che fosse trovato il cavallo più indomito, che fosse
nella città, con ordinare al fuo cocchiero, che nella mattina feguente alle sue
nozze lo avesse fatto andare furiosamente per il cortile del suo palazzo, e che
avesse di poi eseguito puntualmente ciocche da esso gli fareb, be
1 be stato comandato; in quella macci na il cavallo fè furie
grandi; venne cuole riosità alla sposa di vedere da che pro cedesse quel
gran rumore, che udivano in si affacciò alla feneftra, e nel medesimo
tempo ancora vi accorse lo sposo, il quale domandò al cocchiero, la cagione di
ciò, cui rispose: Signore, è unas beftia, che non si può domare, e perciò ogni
giorno farà il medesimo; allora egli comandò, che fosse trucidato, conforme
crudelmente seguì; la povera sposa rimase attonita da sì risoluto comando, c voltatosi
lo sposo verso di effa, le dice: Signora mia, quando le bestie non G poffono
domare è necessario di venire à queste risoluzioni : das dovero, che mutò ella
modo di vivere, e di leone divenne agnella. Vi fù parimente una moglie assai
disobediente, alla quale avendo ordinato il marito, che non fosse uscita di
casa ogni giorno, e tornata di notte, mà vedendo, che colle buone
non ricavava profitto alcupo; udite un giorno quello le fece nel [ocr
errors] P 4 tor tornare a casa : teneva'pronte le forfici, e le
recise i capelli, dipoi le disse : oh adesso andare fuori di casa quando
volete, che farete una bella comparsa: sapete voi, che se ne aftenne, ed
in avvenire fu più obediente a suo marito. Sem. Vedete voi, Publio', che
con mostrarsi risentito, si possono anco togliere i difetti donneschi?
Pub. Questi sono casi rariffimi, che felicemente riescano: I più frequenti però
fanno vedere il contrario. Nacque una volta competenza tra il Sole e
l'Aquilone, a chi di loro fosse riuscito più agevole, a togliere da dosso il
mantello ad un viandante : si adoperò con tuttas la sua violenza il secondo,
mà, ftringendoselo alla vita chi lo portava, non fu mai possibile farglielo
lasciare : cominciò dipoi il Sole, senza usare violenza, a percuoterlo coi suoi
continuati raggi ; refiftè egli per qualche spazio di tempo; mà alla fine et spogliò
non solamente del mantello, ma del giuppone ancora; e da questa
ápologo.com, pren: [ocr errors] i prenderete se riesca più utile la
violenob za, ò la piacevolezza continuata per ri muovere i difetti
donneschi: ed OVIDIO (si veda) che le conosce bene, così canta. Define,
crede mibi, visin irritare vetado Obfequio vinces aprius ipfe
tuo. Sem. E se fosse ostinata in non volere cedere mai, mai, allorsì,
crederei, che fosse d'uopo prevalera di quel rime dio contenuto in questi
due versi: Rendon più frutta donne, afini, e noci A cbi ver loro ha le
mani più atroci. Pub. E da cui apprendeste, Sempronio, modo sì ingiusto,
e villano das trattar le mogli? forse che dall'indiscreto Ercolano Sanese? il
quale, conforme racconta il Dolce nel secondo del. le istituzioni delle donne,
avendo comprati certi tordi, mentre li stava mangiando con sua moglie, le diffe
; se aveva mai veduti tordi più grassi di quelli ; vi replicò la moglie;
ch'erano merli, mà, volendole far capire il marito, ch'erano tordi, non fu mai
possibile, crsendofi oftinata nella sua falsa credenza;alla fine, dopo le
contese, l'Ercolano fi avanzò a percuoterla col bastone, il quale non tolse già
la sua pertinacias; posciache in capo all'anno disse al marito, che in quella
medesima sera era Itata così malamente trattata per quei maledetti merli,
ch'egli diceva essere tordi; e convennegli fare l'anniversario ancora, con
batterla nuovamente, come accadè in molti anni seguenti. Or vedere, che
profitto apportano le battiture alle donne pertinaci? Poteva l' Ercolano
crederli anche per storni; perche ciò non diminuiva loro già il sapore: mà, se
fosse egli stato sotto la censura di Catone, non averebbe certamente commesso
fimili attentati; imperciocch'egli voleva, che i mariti, che percuotevano le
mogli, foffero puniti col medesimo gastigo, che si dava a coloro,che rubavano
nei tempi dei loro Dei, come riferisce Plutarco. ES. Crisosto. mo nella umilia
epift. D. Pau. li ad Corinthios, così dice: Neque verberandam uxorem dico,
abfit: ultima nam [ocr errors] 201 [ocr errors][ocr errors]
namque ignominia eft non ejus qui verberatur, fed qui verberat &c. e
dipoi, vos viros illud admoneo, nullum fit tam magnum peccatum,
quod ad verberandum uxorem vos compellat, per lo che meritamente canta Guazzo: Offende
il Cielo se il santo amor discioglie Quel che con empia man baste la
moglie. Sem. E se si credesse impudica, li ha da fare da Socrate in
permetterglielo ? Pub. Questo poi nò : fi dee bene fare da Socrate in non
ingannarsi nel crederla cale, quando non fosse ; perche alle volte la gelosia
fà travedere le ombre per corpi; e fa credere, anche le menzogne rapportate da
uomini sceleraci per cose vere; ed udite a tale proposito questo prodigioso
fatto. Si trova al servigio di S.Elisabetta Regina di Portogallo un paggio di
ottimi costumi, u perciò da effa amato, di cui si prevale va per suo
elemofiniero ; fu questi ca* lunniosamente imputato appreffo al Re di
soverchia confidenza verso la sua pa. drona, ed anche reciproca di essa
verso . di [ocr errors][ocr errors][ocr errors] di lui; fu data
credenza alla calunnia ; onde il Re adirato fè ordinare ad un fornaciaro,
che avesse gettato dentro l'ardente fornace il primo paggio, che nel di
seguente gli mandava; comandò dunque all’innocente, che si portafíe colà; mà
perche udà sonare la campana di una chiesa, mentre era in viaggio, la sua
devozione lo spinse ad andare verso quella parte ove si trattenne in ascoltare
più messe qualche spazio di tempo; mà, perche il Reviveva impaziente di udire
il successo, ftimò bene inviarvi l'altro paggio calunniatore, il quale, essendo
arrivato il primo, conseguì il meritato gastigo, ch'era preparato per
l'innocente : ed arrivato poi il secondo portò al Re l'avvifo, di essere ftato
ubbidito; e risaputali poscia las cagionedal Re, perche fosse egli indugiato
tanto, ben si avvide della sua innocenza, e della giustizia di Dio. Viene
riferito dal P. Crodier. Sem. Mà corne potrò conoscere d'a. vere
occafione di dubitarne con fondamento? Pub [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Pub. Se voi per esempio non ufafte a ad Jei tutta
quella fedeltà dovuta, ò pure se per cafî faceste conversare gioventù in
più vistosa di voi, e con tutta libertà; allorsì forse forse, che, se non
fosse più, che la carta Penelope, ne potreste alquanto dubbitare. Sem. Ed
in questo caso, che dovrei fare per correggerla, e gaftigarla ancora
bisognando?, Pub. Bisogna, ch'esaminiamo prima chi foffe il reo
principale in questo caso, se voi, ò essa? Sem. Sarà essa lei, perche io
voglio, che sia pudica. Pub. Voi volere, chefia, e fate ogni possibile,
che non lia. Sem. E come? Pub. Con darle primieramente mali esmpio
col vostro cattivo modo di operare; e poi con darle commodo di fare ciocche
ella vuole. Credetemi, Semipronio, che le donne,se non hanno il cattivo
esempio dato loro di mariti, ad ditficilmente s'inducono a far male,
Scn 3 d Sentite ciocche dice a tale proposito
Euripide, Stulla quidem fumus mulieres, non nego, Cum autem
infit hoc animis, peccat maritus Faftidiens connubia, imitari vult Mulier
viruń, co aliui parare ama fium. Ed operandosi in questa guisa, tutto
questo procede per colpa de' mariti, e sentitene ora il parere de' Santi Padri,
| Agostino così dice, de adult. conjug. Periniquum effe videsur, ut pudicitiam
vir ab uxore exigat, cum ipse non exhibeat, ed inoltre dice, ui quales volumus
uxores noftras invenire, ipfe nos inveniant, du fi intactam quærimus, intatti
fimus ; c Lactanzio, de vero cul. Exemplo continentiæ docenda uxor, ut fe caftè
gerat, iniquum eft enim, út id exigas, quod ipse præftare non poffis; e poco in
appresso, uxorem ejus qui circa corrumpendas alienas uxores occupatur, exemplo
ivcitatam, aut imitari se putare,aut vindicare; e l'uomo di Dio Giob così
parla, fi deceptum eft cor meum fue 2 per per muliere, a fi ad oftium
amici mei infi diatus fum, fcortum alterius fit uxor mea, od fuper illam
incurventur alii, e notare quella parola alii, che denota, che non sarà
un solo. Sem. Ma se per colpa mia non venisse, ed ella fosse sì pazza,
che volcsse trau dirini, che dovrò fare? Pub. Questo sarebbe caso rarissimo, s
poiche avendola scelta di famiglia onorata; non facendole mancare cosa alcu.
na, e non dandole veruna occalione di tradirvi, sarebbe una grandiflima ini.
quità, fe lo faceffe ; in questo caso dunt. que da principio dovere stare
vigilantes alla di lei custodia con fare molte caure diligenze. Sem. E da
che me ne potrò avvedere? Pub. In primo luogo dal suo affetto til vero,
che s'intiepidirà verso di voi, ef sendo che questo non può portarlo a dụe
gel medesimo tempo Sam. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Sem. E
se fosse finta, come potrò di. stinguere il vero dal fimulato affetto ?
Mec. Con un poco di tempo ve ne av. vedreste beniffino, con dirle, che volete
fare un lungo viaggio con essa lei, e cominciando a porre all'ordine ciocche fa
di bisogno, per farvi conoscere risoluto ; può essere, che da principio
diffimuli, onde se vedrete, che in progresso di tempo ella li contristi, almeno
in assenza vostra, credere pure, che qualche cattivo pensiere le va per
las mente, essendo quaGi impollibile, che chi hà simili attacchi, non si
rammari. chi allorche dee allontanarsi; e tanto maggiormente, quando non abbia
avu. ta in altri tempi repugnanza alcuna di viaggiare. Sem. Io che
dovranno confiftere l'accennate diligenze ? Pub. Principalmente in
vedere, che fidata servicù voi avete in casa ; posciache, se farà al vostro
servizio qualcuno bizarro, che faccia spese disorbitanti, di questi non vi
fidate punto, che non ten [ocr errors] di tenga mano, perche d'onde
gli vengoo? no l'entrate da spendere tanto, non ba stando la sola paga
per far queste ? licenziatelo dunque alla prima, e se il ma le da ciò
procedeffe, tal volta potrebbe in questo solamente bastare.In oltre
sareb-'. be anche ben fatto, sospettando voi dela la di lei fedeltà,
d'intraprendere qualche viaggio ad onefto titolo di devozio ne; con
andare a visitare qualche Santi tuario; ed in tale occasione le userere,
delle cortesic più del ordinario, per riscaldare quell'affetto, che si era
inties pidito verso di voi; e fatela girare un gran pezzo, che così le
ritornerà il rens no, che aveva incominciato a perdere; e voi sapete, Dottore,
quanto bene può apportare il viaggiare in questi casi. Med. Certo è, che
allontanandoci da quell'oggetto, che turba l'animo postro, può quefto più
facilmcórc cálmarfi, conforme lo conobbe anche Proper: zio dicendo: Unum erit
auxilium mutatis Cinthia terris Quan 1 [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Quantùm oculis, animo tàm procul ibis.
Amor. Ma per addurvi autoricà più propria vi apporterò ciò, che ne dice
Cornclio Celso : Mutare debere regiones, fi mens redis, annua peregrinatione
effe jaDandos. Sem. Hò da farne alla prima risenti. mento, cominciando a
sospeccarne con fondamento Pub. Questa è materia molto gelofa ; onde con
prudenza grande doverà cratcarli, e con molta circospezione. Mec. Così
credo anch'io, rifetten. do a ciò, che dice Ausonio: Toxica zelotipo dedit uxor
maca ma wire. Sem. Mà se il caso si avanzasse tant' oltre, che mi
accertalli di tale misfatto? Pub. Due rimedi ci sarebbero,
un o legalc, cl'altro suggerito dalla somma prudenza, o
fancità, Sem. Lasciamo il legale; l' altro qualid? Pub, Marc'Antonio FILOSOFO
impera [ocr errors] bi tore prudentissimo diffimula, come racconta Giulio
Capitolino; il gran torto 1 fattogli da Faustina sua moglie, dicenddo di esso:
tantùmque abfuiffe, ut de cas ejufque adulteris fupplicium ex lege
fumeret, ut illos fibi non ignotos (gran virtù in chi tutto poteva ) pra
ceteris ad ve#rios honores, et magistratus promoveret s du in iis
Tertullum, quem cum ea prandena sem aliquandò deprebenderat. E S.Paolo Eremita,
come vien riferito da Socr. in fripart. Historia. Avendo ritrovato la sua
moglie adultera, che fec' egli. Nil aliud, quam tacitè subrifis, jureque
jurando affirmavit, fe nunquam cum ca concubiturum, ad adulterum au tem;
tibi, inquit, tam babeto, et cuma 1 difto adberemum abiit. Mec. Rimali
sorpreso da maraviglia, Dottore, quando lesti nel lib. de cap. util. ex
adverfis, come mai il vostro Carda no autore di esso ;' uomo sì celebre,
vi abbia posto gli utili, che ne' possa riportare il marito dalla moglie
adultera; pour essendoche quanto da fimile misfattorisulta, è tutto danno, e'
vituperio. Med. Non parla ivi il detto autore dell'utile onesto, e
decorofo, mà bensi di quello, che si ricava (per servirmi della frase di
Tacito) Ex induftria facinorofa ; ed avendo egli intrapreso l'affunto di
ricavare da tutte le avverGità quell'utile, che ponno dare, da questo non si
poteva ritrarne altro che un vàntaggio viziolo e detestabile chiamandolo egli
medesimo:surpe auxilium. Sem. E se li moftcafie gelola di me? Pub.
Sarebbe segno, che molto vi amasse, nel qual caso, facendole cono. fcere, che
sono vani quei sospetti, che concepisce di voi, che vivete, comes debbono i
buoni mariti, farebbe colas facile, che deponeffe tal gelosia. Sem. Ma se
non vivefli offervantiflimo, ed andafli in qualche luogo un poco fospetto,
solamente per divertirmi, mà fenza fare inale alcuno 1 Pub. Evoi
tralasciate di andarvi,che così cesserà ancora.la gelosia; altrimensi quel
vostro divercimento xi.cofterà са [ocr errors][ocr errors] caro,
togliendovi la pace domesticas; e rifertere di grazia allo spaventofo fuccesso
seguito nell'isola di Lenno; ove, le donne per gefolia z ch’ebbero, che i loro
marici fi foffero invaghiti di alcune belle schiave, congiurarono contro di
essi talmente, che divennero ftudiofamente tutte vedove in una notte: oltre di
che, udite ciò, che dice l’Ecclefiaftico al 26. Dolor: cordis, do luctus mulier
zelotipa : : Sem. Mà se pretendeffe poi,che io so. disfaccffi al debito
matrimoniale di vantaggio, che fosse convenevole, cho dovcrò fare? Pub.
Avendola voi scelta di buoni coo stumi, non avere da temere questo ; se pures
non ile darete occasione di farlo! Sem. E quale sarebbe questa ? Pub.
Potrebb’essere il gran confumo di cioccolata, e pistachiara, di rosolà, e vini
generosi, e di altre cose, che accendeffero il sangue, che si faceffe in
casa vostra ; orde basterebbe, che lo toglie te via; imperciocche,
[ocr errors] Sine Cerere, Bacco friget Venus. Sem. E se questo rimedio
non baItasse? Pub. Allor conviene ricorrere alla prudenza, con farle ben
capire, che quello sarebbe il modo da farla divenire prettamente vedova; e che
per non farle provare una così infelice fyenturas, dovete opporvi alle sue
eccedenci brame. Mer. Ad un certo marito, che si tro. váva spesso in fimili
angustie, gligiovò molto il fare l'astrologo, posciache non mostrava già di
opporli a quanto deside, rava la moglie, ma bensì le diceva, ch' cra d'uopo
trovare prima nell'Effemeri. di, se in quel punto G farebbe generato figliuolo
sano; ed alle volte le dava ad intendere, che sarebbe nato cieco, altresi
zoppo, onde in questo modo operava tanco, che li basta per indurre a fare a suo
modo la credula moglie. Sem. E se non volesse applicare a farai
domestici, come mi doycrò conteacre ? Pub. 7 [ocr errors][ocr
errors] #1 Pub. Bisognerà, che voi claminiace boy bene d'onde ciò
provengà ; pofciache, se nascesse per cagione di qualche indis1
posizione di testa sopravenutale il non ad potere applicare i converrebbe,
che voila comparifte, cd in tal caso potrcbI be fupplire la matróna a
quanto ad ella spettava, 18 Sem. Si che dunque non potrò fare di
meno di non provedermi di questa matrona, potendonc avere bisogno grande di
essa? Pub. Questo non è da porta in dubbio, fe bramercte, che la
direzione della vostra casa vada bene, e non vorrete voi medefimo fare da
donna, Sem. E se non provcnifle dall'accennata cagiones Pub.
Doverete anche informarvi, se ciò procedeffe, perche qualcuno voftro favorito
le volefle fare da sopraftante, il che non sarebbe conveniente, ed in tal calo
to doverefte ammonire a defi. ftate, quando nollo vogliate rimuovere, ed allora
vedretc, cho e Ha sarà appli ciui 1 [ocr errors] cata, ò pure,
se si divertisse ia altre cose per dare sodisfazione a voi, ael qual caso non
potrebbe applicare alli facci domestici: per esempio, se vi veniffe voglia, che
imparasse, a sonare, a cantare, e ballare, ò pure qualche linguage gio
straniero, certamente, che non potrebbe ella applicare con attenzione a tante
cose ; onde mutando voi fimile pensiero la vedrete tornare attentissima alle
cose domeftiche, Sem. Mà se non vi fosse alcuna delle fudette cagioni, mà
che per il suo catcivo nacurale volesse inquietarmi con operare da pazza, che
doverò fare? Pub. S. Crisostomo insegna in questi casi gell’amilia 26.
epist. 1. D. Pauli ad Corinthios, che cosa si debba fare: cioè quello, appunto,
che pratica un buono agricoltore nel coltivare il sao campo, il quale, fe lo
conosce sterile, procura di ajutarlo con industria, per farlo divenire fecondo;
e non per questo, sem mentato che abbia ivi il grano, nafcendovi
dell'erbs.catcive, si duglefe. co, perche le abbia prodotte ; mà beni sì con
sofferenza grande le carpisce a po co a poco, senza danneggiare
punto quel seme di frumento, che ivi vede - germogliato. Or perche non si
ha dad praticare il medesimo colla moglie? fors' ella è meno meritevole
del campo di ricevere simili ajuti ? è forse il seme umano inferiore a quello
del frumento? ed udice ciò, che dice il fudeko Santo: quotiescumque aliquid
molefti domi contigerit, fi quid uxor peccaverit, confolare, cu noli marorem
augere Licèt enim omnia proiicias, nibil, moleftius continger, quàm non, babere
benevoham domi uxorem; licèt quodcumque dixeris peccafuni, nuha lum magis dolendum,
quam cum uxorlu Jeditionem habere. Quod fi inuicemones ra ferenda funt, multo
magis uxoris, fi pauper fi, noli exprobrare fistulta, noli ei infultare ; fed
efto modeftior. Etes nim tuum membrum et Garo una fa&i cfis. Sed falta eft
cbrid auracundai Igitus dolendum eft, nox irafcendum ut e poi soggiunge. Quod
fi vorberaveris [ocr errors][ocr errors] exafperabit morbum; afperisas
enim mare fuetudine,, non alia afperitate disolui Sem. E sc le veniffe
voglia di vedere tutte le comedie, andare a' festini, c di frequentare tutti
gli altri divertimenti, che doverò fare Pub. Arendola alla prima
assuefatta diversamente, come potrà venirle tale volonca ? E quando in
particolare averà più figliuoli, ò pure farà anche gravida: non li potrebbe
dare altro caso, che le faceftc mutare costume voi mcdefimo, divenendo curioso,
c vagabondo : mantenetevi costaoce nel ben operare i ch'ella ancora persevererà
nelles medefima forma; ed usatele ancora in quei tempi qualche amorevolezza di
vantaggio, per tenerla contenta. Mer. Questo lo credo anch'io ben fatto,
avendo conosciuto un certò marito, cui era discaro, che la sua moglie, c
figliuole fossero andate alle comedies et ad altre publiche feste, mà che cosas
egli faceva ? in cambio di questo, leroy [ocr errors] o galava in quei
tempi frequencemente, dando loro l'equivalente a quello, che
averebbe potuto spendere in fimili died vertimcoti; e quantunque ad effe
dispia cesse per allora di non andarvi, nulladi. meno vedendo quelle
insolite cortelier, si consolavano, e terminato poi ch'eras # quel tempo,
diceva la madre alle fi gliuole: nulla averemmo guadagnato di buono, se
fossimo state alle comedie, dove che da non averle vedute, ne ab. biamo
ricavato molto; e poi per verità erano una volta proibice alle donne certe
feste notturne, come da LIVIO (si veda) si rica che in compendio, e questo:
Viri per noctem fæminis, dousenere etati turpiter miscebantur . Qua nc
comperts, fuere S.C. fublata, din mulros animadverfum fuit. E Svetonio lo
conferma nella vita ancora di Octaviano Augusto Sem. Ditemi finalmente,
se uno avefin se pensiere di sposare una vedova, come du fi doverebbe regolare
in diriggerla? Pim. Se questa averà avuto un mari [ocr errors] Ate
condizioni unite è cosa difficilissima,co saggio, sarà facile parimente, che un
altro faggio marito la poffa regolare, mà elsendo stata assuefatta di fare a
sno - inodo, non si potrà mai piegare a far diversamente : posciache una pianta
assodata con cattiva piega, non si può più addirizare. Io non consiglierei a
prendere queste per moglie,se non chi(quando fosse tuttavia in età di farlo) si
trovarfe molti figliuoli, e non avesse tempo d'invigilare attorno ad effi; e
che fosse pienamente accertato, che la detta vedova avesse dato faggio di somma
prudenza in casa del defonco marito; e che in oltre non avesse figliuoli
proprj, nè fosse più in iftato di farli, e li trovaffe prospera falute; mà chi
abbia tutte que di trovarla dall'altro canto non essendoci queste, si
prepari-pure a soffrire molti travagli, chi vorrà applicare a fimili matrimonj,
poiche queste fogliono effere troppo scaltrite. Sem. Vado riflettendo, che
molti di Q uesti buoni consigli non saranno prati [ocr errors] [ocr
errors] [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] cabili
nei nostri tempi, onde se I ddio non ci provede, non sò come potremo più
softenerci in avvenire. Pub. Perche non sono praticabili forse che non
dipende ciò da voi? Sem. Dipende da me, mà è dura cosa di essere il primo
riformatore degli abusi. Pub. Non si fanno già queste riforme colla corda
al collo, come disponevano le leggi di Ligurgo; c poi non sareste già il primo
voi, essendoci i Curj oggidi ancora, ma questi non si rimirano già per non
averli da in mirare; onde questo sarebbe appunto quello, che vi doverebbe
animare a farlo: posciachei non volendovi gli altri seguitare, non
riferterebbero con attenzione a quello, che voi operafte. Sem. E nella
ventura Conferenza sopra clie fi tratterà? Pub. Bisognerebbe confolave
quelle povere mogli-faggie, che G abbattono in mariti viziofi, ed insegnare
loro coinc debbanfi contenere in simile sveninca.CONFERENZA Sopra i ripieghi
prudenziali, che debbonsi prendere in diverse occorrenze dalle mogli saggic,
incontrandosi in viziosi, ed indiscreti mariti. Sempronio, Publio,
Mecenate, € Medico. Semi mag Iferitemi, Publio, quali sono i
vizj,de' mariti cattivi. Pub. Questi sono molti, e forse non
minori di quelli delle mogli pellime : iinperciocche, fe farà egli
trascurato, da tal difetto ne verrà il precipizio di tutta la casa: se prodigo
peggio che peggio : se avaro, farà mancare ancora quello, che sarà necefsario:
fe fcapestrato, guai a quella povera moglie, che dovrà combattere
fe [ocr errors] [ocr errors] seco: se giocatore, fi porrà a pericolo in
una sola notte di perdere quan, to egli possiede : se lascivo, non li con.
tenterà dell'onesto: fe affatto impotente, poco amore per lo più suole avere
verso la moglie : sc goloso fuori dimo. do, oltre di soggiacere a continue infermità,
è oppresso anche da dobbiti. Or vedere in che miserie Gi troveranno le saggie
donnc in mano di costoro? E se per disgrazia fi abbattessero ancosa in taluno
debole di senno, che avesse appresso di se qualche servitore fcal. trito, il
quale lo dominaffe, c lo facesse fare a suo modo, oh quanti disaggi se converebbe
soffrire ! Sem. Come dunque li doverà regolare una donna saggia, ed
attenta col 04rito trascurato ? Pub. Con ama rlo teneramente, quancunque
fi avveg ga della sua trascurag. gine. Sem. E come lo potrà
fare? Pub. La prudenza le infinuerà di far. lo, per vedere, fe per questa
via lo po acres [ocr errors][ocr errors] réffe indurre ad essere
applicato,, perciocche, fe per sua sventura facefle il contrario, e cominciasse
a sgridarlo, certamente ch'egli si mostrerebbe assai più trascurato ; e credete
pure per co. fa certa, che colle buone più profitto ne ricaverà, che
irritandolo. Sem. E se vedeffe, che ciò non ostanu Te', continuasse ad
cssere trascurato, doyrå ella perfeverare in questo grand'amore? Pub. Senza
fallo ; anzi che, invece di scemarlo; più costo, glie lo dee accrescere; poscia
sche, se non sarà più, 'che'affatto iosensato, fi avvedrà alla fine, che lo ama
di puro caore ; ed accertatoli di questo, come potrà fare di meno di non amarla
anch'effo ? Platone, allorche gli fu riferito, che Zenocrate Two scolare
enipiamente parlaffe di esso, * *ffpofe : non essere credibile : ut quem
tantoperè amaret, ab eo invicem non di ligeretur; ed intal proposito dice
Sene• Ed Lpift.g. Ego tibi monftrabo amatorium Dane medicamente fine berba,
fine ullius 0 [ocr errors][ocr errors][ocr errors] er veneficæ
carmine; fi vis amari, amau. :l Ed udite anche ciò, che dice S. Ago stino
: Nulla est major ad amorem in vitai tio, quam prævenire amando. Sem. E
che le gioverà questo reciproco amore, quando le cose domestiche andranno di
male in peggio? Pub. Assai più di quello, che voi credete; imperciocche
quando sarà ac. certata di questo reciproco amore, ed informata insieme dei
disordini domestici, in certe congiunture, che le donne fanno prendere, lo
saprà con dolci maniere ben'effa illuminare. f Sem. Ed illuminato, che
fosse, se non sarà capace di operare di vantaggio, a che gli potrà
servire? Pub. A molte cose ; imperciocche prenderà ben' ella un'alera
simile congiuntura, e ne otterrà ciò, che saprà bramare; che farà appunto il
maneggio dispotico della casa: e vi pare, che questo amore abbia operato poco a
far. le spuntare tanto dominio? Sem. E se glie lo negasse? R
Pube [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub.
Non è possibile, che ciò faccia, se pon farà più che inumano. Sem. E se
fosse? Pub. Allora converrebbe prendersi altre vie, senza però scemare
punto del suo cordiale affetto. Sem. Queste quali sarebbero ? Pub. Essendo
egli trascurato sarebbe cosa facile, che potesse la saggia donna trovare
qualche buon canale fecreto,da far penetrare a chi comanda lo stato, nel qual
li trova quella infelice casa. Sem. Basterà poi questo, per farlo divenire
applicato? Pub. Oh quanto opera tale istanzas fatta da faggia, e pudica
moglie! si udirå all'improviso dichiarato unEconomo al trascurato marito, e si
verificherà in Jui il proverbio di Salomone: Qui ftultus eft ferviat fapienti ;
ò pure quell’al feruus fapiens dominabitur stultis filiis : e recherà
ammirazione, che non potrà penetrare, donde fia provenuta tale istanza, non
potendosi egli mai persuadere, che l'abbia procurata la sofferentiffima moglie.
Ed ecco rimediato a tutto senza strepito, e concesa alcuna;
non dovendosi a queste esporre le faggie donne; conformc lo dimostra il sacrificio,
che costumava presso i gentili farsi 2 Giunone Dea delle nozze, cui
non ardevano già le vittime, alle quali non era stato prima levato il
fiele, egettaro via, per denotare, che non debbano mai marito, e moglie
adirarsi insieme. Sem. Qualche volta però è riuscito alla moglie,
che ha mostrato perto, di ottenere ciocche voleva da suo marito.
Pub. Sì bene dal marito prudente,mà non già dall'imprudente, e vizioso .
Santipre non averebbe già fatto fare a fuo modo, fe invece di Socrate foffe
stato marito suo l'Ercolano, di cui parlammo ; e ragionando noi ora de' mariti
viziosi, e mogli saggie, nulla gioverebbe a queste,il mostrare petto;anzi
facendolo doverebbero cancellarsi dal numero delle prudenti. mi Se fosse
prodigo, come ella si [ocr errors] dovrà contenere ? Pub. Oltre di
amarlo, come si è detto di sopra, dovrà guardarsi dal riprenderlo
soverchiamente, e con modi aspri per non irritarlo maggiormente; insegnando
Plutarco, che l'austerità della donna dee, come quella del vino, renderá
giovevole, e grata, non già amara, e dispettosa, conforme quella del.
l'aloe. Sem. S'indurrà facilmente la moglie, per goder ella ancora de'
suoi fcialacqui, a non riprenderlo. Pub. Non è così ; perciocche la donna
faggia patisce fuori di modo, nel vedere dilapidarsi la casa; anzi che
procurerà di non goderli per quanto può, u fi conterrà nel vestire pulita si,
ma senza alcuna vanità; mostrando Plutarco, che l'unico mezo per acquistarli la
grazia del marito, fia la vita esemplare, lontana da cutte le vanità superflue:
cu quando il marito, la volefie forzare a far diversamente, sarà capace di
scusarfi con un santo pretesto di divozione, dal [ocr errors][ocr
errors] dal quale venga moffa a vestirsi di unj abito votivo, cd accompagnerà
ancor'a questo astinenze, ed orazioni, per ottenere da Dio la grazia, che il
marito fi ravvegga. Sem. E le ciò non ostante, egli continuafle nella
medelima forma, non sarebbe pur ineglio, che godesse ancor essa, potendo in tal
guisa dar gusto as suo marito? Pub. Non lo farà essendo prudente;
perciocche considererà, ch' essendo due a dilapidare, più prestamente si
darebbe fondo a tutto; mentre due deAtrieri, che concordemente corrono al precipizio,
poco indugiano a cadervi; dove che, quando uno di essi è refio, lo può
ritardare di vantaggio. Sem. Sin ora però non iscorgo riparo
alcuno. Pub. E credere voi, che il marito, vedendola così ben composta, e
così esemplare nella modestia, a lungo andare non s'illumini? Quello esempio,
çh'egli avrà continuamente avanti gli [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] occhi, sarà di tanta efficacia, che finalmente lo farà rayvedere: ed
udite ciò, che dice Euripide a cale proposito: Domiperdam etiam virum probibet
UXOR Bona, ci conjuncta, fervat domum. Mà meglio ancora apprenderete tal
verità da S. Crisostomo in Joan. Homil. Nil potentius muliere bona ad
inftruendum, et informandum virum, quodcumque voluerit: neque tam lenitèr
amicos, neque, magistros, neque Principes patietur, ut conjugem admonentem,
atque consulentem. Habet enim voluptatem. quamdam admonitio uxoria, cum
plurimùm amet, cui consulit. Multos poffums afferre viros asperos, immises per
uxores mites redditos, et manfuetos; ipfa enim mensa, lector. E conclude:fi
prudens erit, et diligens, omnes vincot. Sem. Tutto questo bene si potrà
ottenere, allorche avrà dilapidato ogni cosa; ed à che le potrà giovare
l'effersi tanto affaticata, allorche averà ricevu., to il colpo
facade? Pub. [ocr errors] Pub. Non è così, Sempronio; perche se
indugiass’egli molto à ravvedersi, non già trascureranno i propri parenti ò
pure colui, che aveffe con autorità suprema a porgervi riparo, mossi
dalla gran sofferenza della saggia donna. Sem. Ma non sarebbe rimedio più
speditivo, che intentasse la donna il giudizio contro di esso, per farlo
dichiarare dilapidatore? Pub. Questo non farà mai chi è saggia; perche
considererà molto bene, che dopo un simile paffo non vi sarebbe più pace tra
loro : e poi diciamola giusta, per via di liti, se facesse il marito comparire,
che in vece di effere dilapidatore, fosse più costo economo, che cosa se li
potrebbe fare? sapete pure, che i raggiri non mancano. Sem. Quale sarebbe
dunque il rimedio per ovviare fimil male, quando colle buone non si potesse
ottenere? Pub. Di porre un'altra testa capace à governare bene la casa, in
vece di quella, che governava male, qual sarebbeappunto un'altro Economo, per
fare verificare ciò, che dispone l'Ecclesiaste: Servo fenfato liberi serviant.
Sem. Io bisogna, che parli, come la intendo: ho veduto alcuni Economi in breve
tempo arricchirsi con queste ainministrazioni; onde non vorrei, che simili
economati servissero di apparenza; mà che poi in sostanza le cose continuaffero
nella medesima forina ad andar male; con questa differenza solamente; che
quello, che si deteriora, non apparisca, passando nascostamente in borsa
dell'Economo; il che mi perfuado, che possa esser'errore peggiore del primo ;
mentre facendolo il padrone confumerebbe il suo; mà l'Economo fi apo
proprierebbe quello degli altri. Pub. E di quelli, che hanno amministrato
con ucile considerabile dell' economato, ne avete veduto alcuno? Sem. Di
questi ancora. Pub. E de' prodighi, chi avete osservato, che non abbia
dissipato tutto il fuo? Serg Sem. A lungo andare niuno. meh
Pube Or dunque complirà alla Republica, che vi sia detto economato; e 1
particolarmente, se la moglie sarà pruI dente, e non vorrà anch'essa approvece
ciarsi di qualche cosa; nel qual caso i non potrà già l'Economo fare
dispotica mente a suo piacere, avendo ch’invigi li attentamente
alle sue operazioni : 0 i poi se questi si arricchiscano, ponno far lo
con altri impieghi onoratamente, essendo uomini di somma abilità. Sem. Mà
non sarebbe meglio, che separasse la sua dote, e riconoscesse il fuo? Pub.
Queste voci di mio, e tuo non sonavano bene alle orecchie di Platone; e le
detesta Plutarco in bocca delle mogli, volendo che tanto il bene, quanto il
inale sia comune tra efli: ed io credo, che questa reciproca comunanzas fia
molco vantaggiosa per il marito; pera che se la moglie crederà per sue ancora
tutte l'entrate della casa, non ispenderà con tanta facilità queste in cose
sus per: [ocr errors] perAue, essendo le donne di natura
tenacissiine nello spropiarsi del proprio. Sem. E se foffe Avaro a quel
segno, che per ingordigia di cumulare moltoro facesse mancare il bisognevole
alla moglie, ed a' suoi figliuoli? Pub. Questo non dovrebbe farsi, e da
persone civili maggiormente, essendo padri di famiglia ; tanto per non dire
a’figliuoli mal'esempio, quanto perche dee l'uomo civile lasciare a posteri
gloriosa memoria di se medesimo; questa non si acquista già mediante l'oro
viziosamente radunato; perche non sarà più suo dopo morte, passando all' erede,
per lo più prodigo, il dominio di effo, il quale scialacquandolo ravviverà
bensì l'ignominiosa memoria dell'Avaro, che lo cumulò; dicendo ogn'uno allorche
lo vedrà spendere malamente in bagordi, crapole, e luffi: vedere dove và l'oro
dell'Avaro? onde à che gli sarà servito l'effere stato tiranno di se medesimo
nel cumularlo, e che bei vantaggi ne avrà riportato? Quindi è, che
non 0. non senza inistero fà da un'ombra del suo inferno domandare ALIGHIERI
(si veda) all'Avaro. Dicci, che 'l sai, di che sapor è loro 3 Mec. Se
l'avesse doinandato à Crasso, averebbe risposto francamente, ch'era molto
amaro amaro, come dice il Petrarca. E vidi Ciro più di sangue avaro,
Che Crafo d'oro, e l'un, e l'altro n'ebbe Tunto alla fin, che a ciascun
parves amaro. Mec. Fu data una bella risposta à colui, che
trovandosi presente al sontuoGislimo funerale fatto dal figliuolo generoso al
Padre zvaro, domandò ad un suo amico : che averebbe detto il defonto se fosse
risuscitato, ed avefle veduti tanti lumi di cera ardere nel medesimo tempo,
quando egli vivente, in casa sua, non pocea Coffrire, che più di una lucer, na
di olio ardeffe ; cui rispose : nullas certamente, posciache tuito s'impic-.
gherebbe in estinguere prestamente col suo fiato quei lumi, affinche non li
logoralsero di vantaggio; ayerebbe bensi [ocr errors][ocr errors] mu
mutato con sollecitudine il testamento; perche tal generoso erede non gli
sareb. be piaciuto. Sem. Vorrei sapere, che dovrà fare la povera moglie,
e come lo potrà amare, trovandosi priva del bisognevole? Pub. Ciò non
oftante conviene, che lo ami, lo serva, e gli faccia tutte le maggiori finezze
poslībili, con mostrarne anche piacere de' suoi sordidi avanzi, fintanto che
sarà divenuta padrona del suo cuore per regolarlo à suo modo. Sem. E
questo appunto egli defidererà; mà in tanto la meschina patirà doppiamente,
facendolo di contragenio. Pub. Abbia un poco più di sofferenza; perche
guadagnato, che avrà l'animo di esso, farà allora ciocche vuole, essendoci
moltissimi esempj di Avari fatti divenire anche prodighi dalle mogli; onde
quanto sarà più facile a renderli persuali, di dover fare le loro
convenienze: Mec. Si racconta dal Sabellico un ingegnosa maniera, della
quale si servi ladem faggia moglie di un Signore molto avatro. Questi per
ammassare quantità im mensa di oro, che si produceva dalle di miniere,
scoperte nel suo dominio, tei nea impiegati à tal opera tutti i conta
dini, che coltivavano la tèrra ; e perciò n'era nata grandissima carestia, per
la quale correva pericolo di essere tagliato in pezzi l'autore di essa, se las
iaggia moglie colla sua prudenza non lo aveffe illuminato. Questa dipoi di
csferfi ben internata nel suo affetto fè dan molti artefici formare coll'oro
tante vivande, quante n'erano necessarie in un sontuosislimo banchetto, e
perfezionare segretamente che furono, invitò fuo marito à definare nel suo
appartamento, e portatovig rimase egli ammirara allas prima, nel
vedere quel sontuoso imbardimento di vivande, tutte di oro, e fi persuade, che
ciò fosse itato fatto per ; una.vaga prima comparsa ; mà rimirane. do in
appresso, che non compariva a'.tro, che oro in varie forme di vivaride lavorato,
le disse ; Signora; e quan do do verranno le vivande da potersi
mangiare ? Replicogli la moglie, che trovandosi tutti li contadini applicati
alle miniere, non si attendeva più à coltivare la terra ; onde bisognava
accomodarsi à mangiare oro, perche de' soliti comestibili già si penuriavad
affatto ; fi avvide egli del suo errore, e fe dismettere tal lavoro per
attendere à quello, ch'era più neceffario, e dopo piamente utile per la
conservazione del suo individuo. Sem. Essendo il marito scapestrato, che
cosa dovrà fare l'infelice moglie? Pub. Arinarsi di' una santa sofferenza
con amarlo più, che sia possibile. Sem. Maltrattando però anch' ellas con
fatti, econ parole; non sò, come potrà continuare ad amarlo, e
fopportarlo. Pub. Non potendosi cimentare seco la saggia moglie, non potrà
farne di meno; perche altrimentine anderebbe sempre di sotto ; come
accenna OVIDIO (si veda) nei Fasti. Quid faciet? pugnet? Vincetur fæmina
pugnans. E parlando altrove d'Ipemnestra, le fe dire : Che deggio io far del
ferro? in che con viene Coll’armi una donzella 2 io più conformi Ho le
braccia, le man, la forza, ib cuore All'ago, all'apo, alla
conocchia, al fufo, Che all'armi crude, e bellicosi ferri . Laonde sempre
meglio farà à soffrire, 1 andandolo bensì illuminando a poco ad poco con
dolci modi, mediante i quali le fiere stesse depongono la loro crudel. tà; e
s'egli non averà un cuore più cru do di quello delleone, non incrudelirà
- certamente contro di essa, raccontando Plinio di questo animale : ubi
sævis, in viros, plus, quam in fæminas fremeres 1 veluti natura eum
docuerit mulieres mi tius, quam viros elle tractandas. E for tuttavia
perseverasse à rampognarla, si serva di quell'avvertimento, che
diero no [ocr errors] no i capitani di Ciro ai suoi soldati : che
venendo i loro inimici alla zuffa gridan. do, con silenzio gli avessero accolti
; mà se tacendo, andassero efli ad inveftirli gridando; dal che ne cavo
Plutarco layvertimento, che debbano tacere le donne, allorche vedono i mariti
adiraci; quando sono mesti bensì debbano animarli, e dar loro sollievo con
affettuose, ed efficaci parole. Sem. Voglio credere, che la moglie
manierosa lo possa addolcire à fine, che seco non contrasti; mà fuori di casa
come lo potrà trattenere, che non prenda impegni di duelli, ò di riffe?
Pub. Quello, che seguirà fuori di casa, essa non potrà cercamente impedirlo,
essendoche non dee andargli appreffo; lo domerà bensì in questo caso
qualcun'altro, perche vexatio dat intellecium ; onde maltrattandolo qualcuno, ò
effo altri, in ambidue i modi potrebbe mettere giudizio; poiche, feri.
ceverà, oh quanti mutano vita dopo di avere fofferta qualche disgrazia
confide. [merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors] derabile, e
se offenderà altri, il gasti. go ancora, che gli sovrasterà lo potrebu be far
ravvederc . Mer. Hò conosciuto molti di questi, che hanno perseverato
qualche tempo nelle loro stravaganze, e poi si sono domati, e particolarmente
quei, che hanno sofferte considerabili sventure. Pub. Alcuni di questi
ancora si ravveggono allor, che divengono padri di numerosa famiglia, crescendo
loro il pensiero di provederla, e particolarmente avendo molte figliuole ; onde
non dee mai la saggia donna disguItarsi con fimili mariti; dee bensì
raccomandarli al Signore, che li faccia ravvedere, ed abbandonando le vanità
mondanc, attendere al governo dellas sua casa più diligentemente, che sia
poflibile. Sem. Essendo giocatore, come dovrà regolarsi con esso lui ?
converrà che lo seguiti anch'essa per darli sodisfazione? Pub. Per andare
in rovina prestamente, cosi potrebbe fare. Sem. Forse che nò; perche tal volta
perdendo uno, vincerebbe l'altra, e maggiormente, che sogliono le donne vincere
sempre ; onde potrebbero andare le cose compensate, e senza veruno
discapito. Pub. E se perdessero ambidue, bella compensazione, che
seguirebbe! Le donne possono vincere con licurezza solamente quando si
contentino di fares perdite maggiori,terminato il giuoco, è prima di
principiarlo; per altro sono anch'esse soggette alle perdite. Mec. E
curiofo,ciò che accadette una volta in mia presenza : giocava un mio amico con
una donna alquanto atrempata, ed avendo egli carte superiori, io gli disli, che
non le avesse scoperte, e fi foffe fatto vincere, giocando con una donna.
Questi mi rispose, che non las teneva più per donna altrimenti, avendo passico
li quaranta anni, mà bensì per uomo. Sem. Or ditemi, che cosa debbas fare? Pub.
[ocr errors][ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub. Amare, e sopportare il marito, ed i suoi
difetti. Sem. Questa è la solita canzona; mà intanto in una notte
potrebbe giocarsi tutto il suo; ed allora che le averebbe giovato
l'amare, ed il sopportare? I. Pub. Dite voi dunque ciò, che dovesse fare
per darvi più opportuno riparo . Sem. Diricorrere, farqi sentire con
iftrepito, per impedire, che non potefse più giocare. Pub. Oh bene ! É
non sapete voi, che nitimur in vetitum ; onde questo sarebbe à appunto il
motivo di fargliene venire maggior desiderio di prima ; e se avesse
dismesso per lo passato il giuoco à meza notte, di farglielo durare in avvenire
sino à giorno, per fare dispetto all'imprudente moglie. Sem. Mà che dovrà
fare questa infei lice donna? Pub. Non altro, che sofferire, ed amare,
più che mai, ed udite ciò, che dise S. Ambrogio Sec. Offic. Quid tam
ino. [ocr errors][ocr errors] S 2 S [ocr errors][ocr errors]
inolitum, atque impreffum affe Etibus humanis, quam, ut eum amare inducas in
animum, à quo te amari velis? Sem. Penurierà la casa del necessario, non
si pagherà la servitù, i debiti cresceranno, le tenure deterioreranno, anderà
tutto da male in peggio, e questo sarà appunto il frutto del soffrire, ed
amare. Pub. Forse, che lo schiamazzo della moglie, quantunque giugnesse à
quel fegno descritto da Virgilio: Fæmineum clamorem ad. cæli fidera's
tollunt. potrebbe dare riparo à tanti mali? certo che no, mentre, come dicemmo,
diverrebbero maggiori. A tal pro- en pofito cade in acconcio la risposta, che
diede il Re Filippo à coloro, che lo fti- dic molavano à muovere guerra ai
Greci, i quali beneficati da esso sparlavano della sua real persona, che fu
quefta : Quanto peggio farebbero, se fossimo nemici la loro? Sem. Però se
io fosfi ne. suoi piedi, [ocr errors] non [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] non potrei essere così amoroso di un marito,
che procura di mandare la casa in malora. Pub. E che fareste dunque di
vantaggio? 50 Sem. Sei iniei parenti non mi volesseed ro dare
ricetto in casa loro, me ne sta rei in un appartamento separato, e pro.
1 curerei di non trattarlo più; perche, come si suol dire: occhio non
vede, cuor non duole. Pub. Sarebbe questa certamente una gran pazzia
conosciuta anche da Euiripide per tale; mentre egli fa dire ad Giunone;
non esserci altro rimedio più opportuno, di questo, per
riconciliare gli animi, che il conversare insieme, dicendo:
Ho disegnato a lunghi lor contrasti Ho giammai di por fine con un
modo Segreto, e nuovo a lor, unırli insieme. i Onde qual vantaggio
riporterebbe dallo ftare lontana dal marito, e di abbandonare affatto il
letto nuzziale, fe non di eternare le discordie? e se non sapete,
che [ocr errors] S 3 che cosa guadagna la donna, con fare la
disgustata, udirelo da Salomone: Qui confundit domum fuam poffidebit ventos ;
onde fi ritroverà alla fine colle mani piene di vento, e questo sarebbe appunto
tutto il guadagno, che averebbe fatto. Mec. Io, che in mia gioventù sono
fato amico di qualche giocatore, il qual faceva grosse perdite, in occalione,
che taluno di effi mi riferiva le sue sventure, non potevo contenermi di non
domandare, se la sua moglie n'era consapevole, e mi dicea, non avere potuto
farne diineno di non palesargliele, allora, che dovendo fodisfare la grossa
perdita già fatta, gli era convenuto più volte chiedere le gioje, per
impegnarle, non trovandosi pronto il danaro; cui replicavo : che schiamazzi
averà fatto ella trovandosi doppiamente disgustata; e rimaneva ammirato
nell'udire, che qualcuna di effe con prontezza grande glie le dava; e di
vantaggio mi riferiva, che non vi era già pericolo, che la trovasse colcata,
quando cornava quancunque avesse tardato molto; anzi, che con faccia molto
allegra li dava la buona sera, allorche lo vedeva comparire; e mirallegravo
seco dellas buona sorte, che godeva nelle sue sventure, essendosi abbattuto in
una sì prudente moglie; ne mi poteva contenere, avendo seco confidenza, di non
riprenderlo in tale occasione con dirgli: c voi siete sì crudo, che non avete
comparfione di farla ogni sera tanto parire: troppo fo, mi dicea egli; perche
se non pensasli ad essa talvolta, che mi trovo sotto nel giuoco,chi sà quando
lo avessi terminato, e che perdita maggiore avessi fatto; allicurandomi inoltre
che di tanti incomodi, che le aveva recati, ne averebbe avuta viva
rimembranzada à suo tempo, per farla godere, se soprayiyeva ad esso, pensando
di lasciarlas erede, non avendo figliuoli; conforme appunto è seguito ; onde la
sua sofferen· za, fu alla fine rimunerata . Sem. Ed in quei giocatori,
che avevano le mogli risentite, vi siete mai abbattuto? Mec. [ocr
errors] S4 Mec. In questi ancora, e domandan. do loro, che dicevano le
mogli allorche sapevano le loro grosse perdite, vi fu tra questi chi in tal
guisa mi rispose: il maggiore tormento, che io abbia allorche fo qualche groffa
perdita è di vedere inviperita mia moglie, cui chiedendo le gioje, per
impegnarle, me le hà sempre negate ; mà io l'hò mortificata con vendere altre
cose, ch'erano di sua somma fodisfazione ; affinche conoscesse, che io era il
padrone. Pub. Vedere dunque, Sempronio, quanto sia meglio soffrire in
questi casi, che fare risentimento; e voi Mecenate, di grazia cessate di dir
male più delle donne, avendo confeffato, che vene sono delle prudenti ancora
. Mec. Sono però queste di fimile natura rariffime, non contentandosi per
lo più le mogli di farli impegnare le gioje, e particolarmente à sodisfare per
le perdite fatte nel giuoco. Sem. Come debbonsi le mogli regolare, quando
scorgogo i mariti diviati a Pub [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] [ocr errors] mente, Pub. In niuna altra occasione si conosi
sce meglio la donna saggia, quanto in fi questa; imperciocche le tocca sul più
1 vivo; onde doverà adoperarvi cutta la prudenza poffibile per
divertirlo. Sine tanto, che il fatto sarà secreto, non dee darsene per intesa;
e se taluna lv rapportasse, che viene tradita da fuo marito, dee ella
replicarle con risentimento: ch'egli l'ama, e crede ferma che per questa
cagione non le possa fare un simile torto, dee però servirsi dell'avviso, per
rincontrare dalle mutazioni, che scorgesse in lui, tanto nell'affetto, quanto
nella stima verso di lei, se debba prestarle fede. Sem. Doverà dunque
lasciar correre trascuratamente, senza darci riparo, male fi considerabile, una
donna in particolare, che non gli da occasione alcuna di farle simile
torto? Pub. Ho udito dire da' Medici, che ci siano alcuni rimedi, che
sono peggiori del male, al quale si applicano ; onde non vorrei, che questo
fosse uno di quelli; palesatemi dunque voi qual credereste in questo caso
essere il suo rimedio più valido, quando non vi piacciano i più
beoigni. Sem. Di fuggirsene immediatamente in casa de' suoi genitori, con
animo di non tornare più da suo marito. Pub. Questo appunto sarebbe uno di
quei peffimi rimedi, posciacche dandofegli campo libero in avvenire di fare,
ciò, che vuole, accrescerebbe non folamente il male antico, mà ne produrrebbe,
anche degli altri, che sono las totale discordia conjugale, ed il divul. garsi
da pertutto ciò, che non è bene, venga publicato. Sem. Che cosa dunque
ella dovrà fa, per non morire accorata, dimorando in casa del marito ?
Pub. Conyerrebbe, in questo caso principalmente, ch'ella ben apprendesse quel
consiglio dato da Platone as Zenocrate, qual fù: che sacrificate alle grazie,
per essere più avvenente, che per lo passato; e così con dolci maniere
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potrebbe facilmente conciliarsi il suo affetto ; dicendo Salomone che: Mulier
gratiofa invenit gloriam. E quali debbano essere queste dolci maniere ; non
occorre, che mi diffonda per istruirne le donne, cfsendone di effe maestre:
diro solamente, che se la palma, ch'è un albero insensato arriva, come vuole
Plinio, à piegarsi, allorche stà vicino alla sua palma femina, volete, che il
marito ancora non si renda alle piacevoli maniere di una saggia moglie? È
interogata Livia Drufilla da una Dama, perche faceva fare ad Augusto marito suo
ciò, ch'ella volea; così rispores : perche fo volentieri quello, che io conosco
essere di Cesare in piacere, e non ricerco i fatti suoi, come racconta
Dione. Sem. E se faceffe praticare per casas una sua qualche donna
Atraniera, come la potrà tollerare? Pub. Anzi la dee, per non irritare
maggiormente l'animo di suo marito, e farle corresie ancora, mostrando di non
essere consapevole di cosa alcuna ; conforme appunto fè Terzia Emilia moglie
del maggiore Affricano, la quale, non solament’egli vivente, diffimulò di
fapere, che suo marito amaya una fuas schiava, mà dopo la morte di esso
las fè libera, e la diede per moglie ad un suo liberto ; come racconta Valerio
Massimo. Ed Omero riferisce di vantaggio, che la moglie di Antenore aveffe
egual cura di un figliuolo fpurio di esso, di quello, che avea de proprj, per
non disgustarfi suo marito. Plutarco ancora racconta nel libro delle donne
illuftri, che Stratonica si prendesse il pensiero di educare bene i figliuoli
di Dejotaro suo marito, quantunque forsero nati da Elettra sua serya :
oltre poi quello, che dice la facra Genefi di Sara, ė di Rebech ab 16. et 30.
Sem. Questo però non lo porrà mai fare una moglie di spirito ; non potendo
questa soffrire un simile torto . Pub. Quefte, che hò riferite, avevano
spirito, cprudenza; ne mi persua [ocr errors][ocr errors][merged
small][merged small][ocr errors] deco, [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] derò, che possiate darvi à credere, che - Olimpia madre di Alessandro
il Grande lie non avesse spirito, e pure questa, venendole rapportato,
che Filippo suo marito era talmente invaghito di una giovine di Teslaglia, che
si credea communemente, foffe ammaliato; volle conon scerla, ed appena veduta,
che l'ebbe le disse : Tecum enim philtra babes, quanto mai le parve bella ! e
non fu questa picciola finezza il dire ad una sua rivale, che rapiva il cuore
di tuti. Mec. Io so, che alcuna di queste per aver ricevute.cortesie
obbliganti dalle saggie mogli, sono fervite di mezane, per riconciliare
l'affetto era effe,e i loro mariti : altre poi, che hanno ricevuto
strapazzi,sono state cagione di odj mag. giori tra essi; onde seinpre hà
giovato alle mogli saggic, di non inafprire maggiormente la piaga con
irritarla. Pub. Un'ottimo ammaestraméto vien dato à queste da Plutarco, ed
è di non allontanarsi mai dal marito, perche facenda altrimenti, la rivale
diverrà af for [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
soluta padrona, non solamente del letto mà ancora della casa tutta, Sem.
Mà durerà sempre questo disordine? Pub. Non durerà, perche la prudente
moglie saprà vincere col tempo las violenza dell'altra, come ben cspreffe Ofeo
Poeta: Capitur ergo ab infirmis celer, Aquilamque brevi testudo
vincit. E la testuggine appunto, essendo Gimbolo della donna onefta, non
recherà maraviglia, se questa ancora frenerà il volo dell'aquila, con aspettare
però l'occafione opportuna, la quale potrebbe essere, allorche li fa dimora in
villas, ove l'amica non fosse presente; ed il maggiore argomento che potesse addurre
per allontanarlo dall'amore impudico, sarebbe appunto di fargli conoscere colle
buone, il cattivo esempio, che ne prendono i figliuoli; con insinuargli
ancora,per giuoco,quel detto di una pudica donna, tratta å forza dal Re
Filippo: deh lasciami andare, gli disse, per [merged small][ocr
errors][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors] na, Il che
tutte le donne, portata via la lucer sono simili ; mà se poi imitasse
quella prudenre Gentildonna Sicilianad di cui fa menzione Lodovico Vives,
nella Christiana fæmina, quanto mai u lo renderebbe à se affezionato?
Questas andava osservando ciò, che facevano i servitori, che fosse al
padrone marito suo più grato, e quello ella facea di sua mano studiosamente; se
bene talora con estrema fatica fua, quello poi, ch'era di meno travaglio,
fatica, e noja, comandaya à servitori. Sem. Mà quando non fosse deviato
altrove il marito, che cosa porrà fare la i donna savia, à fine, che non ecceda
con i essa lei in pregiudizio della propria falute? Pub. La saggia donna
non dovrà mostrarsi renitente à fodisfare le brame di E fuo marito ; ben è vero
però, che dee'as 1 poco a poco, andargli dolceinente infio nuando il
danno, che potrebbe appor tare l'immoderata frequenza degli arti
conjugali, potendogli questi abbrevia Per que. re anco la vita con
danni notabili della sua famiglia ; e starà ben ella circospetta
nell'ordinare vivande, calorose per la mensa, ed ancora nel tenerlo
lontano dallo frequente uso del cioccolato, erosolì. Crescere res
poset nimiùm damnofa libido. Come vuole Ovidio . Sem. Prometteste,
Dottore, di mostrarmi sino à che segno poffa giugnere l'uomo in pagare il
debito matrimoniale senza discapito della propria salute. Med. Epicuro,
Democrito, Averroe, ed altri Filosofi ancora credettero, che sempre sia molto
dannoso l'uso venerco: Altri poi lo credono solamente, allora, ch'eccede i
limiti dell'onesto. Sem. Or io non voglio andare cercando malanni ; per
battere al sicuro mi contento starmene senza prendere moglie ; perche la
propria salute mi dee premere molto più della moglie. Med. Ditemi di
grazia, Sempronio, senza andare in collera: Voi che avete fpiriti generosi, fe
venisse un esercitoDell'Elezione della Mog. 289 per distruggere la vostra
patria, per salvare la propria vita, abbandonereste la difesa di essa é o pure
vi porreste ad evidente pericolo di morte per difenderla? Sem. Sarei un
gran codardo, quando l'abbandonaffi; dovendo per sua difesa porre à pericolo la
vita con tutte le mie sostanze Meda E per conservare la vostra specie, la
quale può difenderla ne' suoi bisogni, perche ricusate di farlo? non ponendo
già ad evidente pericolo, nè vita, nè roba, contenendovi dentro i limiti della
moderazione, esponendovi in tal caso solamente à pericolo di soffrire qualche
moderato, e breve disaggio: e se voftro Padre fosse stato di questo
sentimento come farefte voi [ocr errors][ocr errors][ocr errors]
naro ? Sem. Converrà dunque farlo ; mind u questa moderazione nell'uso
venereo, in che doverà confiftere? Med. Primieramente in fuggirlo più,
che sarà possibile la state: dicendo Cel. co 10, aftate in fptum, fi fieri
poteft, abftinen., dum; e nell'autunno dice: neque autumno utilis venus
eft; nel rimanente poi dell'anno non abufandovene sarà sempre meglio per
voi, Sem. Mà da che potrò comprendere tale abuso? Med. Dalla
stanchezza, che riceverete dopo di esso, perseverando questa, per qualche
tempo, nella forina, che descriffe OVIDIO (si veda) di averla osservata in un
amante Vidi ego cum foribus laljus prodiret amator Invalidum referens ;
emeritumques latus, Sem. E cadendo io in questo, che rimedio averò da
praticare? Med. Aftenervene per qualche tempo, dicendo VIRGILIO (si veda)
nella Georgica; Nulla magis vires industria firmat Quam Venerem, cæci
fimulos aver tere Amoris, E di questo niuno meglio, che voi ne potrà
essere giudice s purche sia la voItra mente libera, e non preoccupatas
dall [ocr errors] [ocr errors] dall' estro libidinoso. Şem. E per
fuggire questo, qual ri# medio sarebbe opportuno ? Med, Il vitto
moderato, e la moglie - favia sono i veri antidoti per indurre moderazione
nelli cimenti di venere. Pub. Vedere dunque, Sempronio, quanto possa
giovare una saggia donnas nel fare prolungar la vita à suo marito ? prendetelo
dunque à buon fine, quan do la vostra moglie vi frenaffe in que1 fto,
facendolo per noftro bene. Met. Or io non vorrei starmene raffi, dato alle
donne sopra di ciò; perche affai di rado fi riceverebbe da effe tale
beneficenza;vorrei più tosto prendere l'efeinpio dai bruti, i quali, toltone
quei tempi prefisli loro dalla natura, non si ac. costano più alle
femine, nè tampoco ef: se appetiscono i maschi; ed udite come lo conobbe
bene Democrito riferito, Dottore, dal vostro Ippocrate nellas u lectera
scritta à Damageto; Anniversa riorum temporum ordo, brutis quidem
danimantibus coitus finem adfert, homo T2 verò [ocr errors]
[ocr errors] verò infano libidinis stimulo continenter agitatur. Sem.
Dandosi il caso, che il marito fosse impotente, ne viverà contristatas la
povera moglie di questo? Pub. Prescindendo dal rammarico, che averà,
trovandosi priva di figliuoli, credetemi, ch'essendo prudente, non fi prendera
di ciò fastidio alcuno;perche considererà ben'ella, che quel momentaneo diletto
è compensato da molti altri tormenti, che îi soffrono, non solamente nelle
cattive gravidanze, e laboriofi parti, mà quello, ch'è di travaglio maggiore,
nell'educar beoe i figliuoli, de' quali taluno alle volte riesce scapestrato
laonde se rifletterà à ciò che dice l’Ecclefiaftico. Utile eft mori fine filiis
quam impios habere, aidarà pace essendo priva di elli. Sem. Io conoseo
alcune di queste sterili, che non fanno alcro, che sospirare; eso che
volentieri introdurrebbero il giudizio del divorzio. Pub. Ed io conosco più di
una di que [ocr errors] 2 fte, fte, che si
trovano nella medefima nave, le quali stanno contentiflime, e pensano
perseverare col suo marito fino allas morte, quantunque sia impotente. E forse
credono quelle, che il tentare questo divorzio sia qualche delizioso
divertimento ? Sappiano, che converrà loro esporsi à prove, e recognizioni, che
danno molto da cicalare per tutta la citrà. Ed inoltre, facendo ciò,
mostreranno ancora di essere libidinose,deliderando avere più validi
mariti. Sem. Mà coine ci potrà essere pace i tra simili conjugi?
Pub. Se la moglie sarà prudente, non i ci sarà discordia alcuna; perche vedenÛ
dofi il marito così impotente, procurerà per altre vie divertirla, se non
fürà del tutto disamorato. Sem. Mi persuado, che poco averà · da dolerâi
la moglie del marito goloso, quando però
faccia anche ad essa gufta10 re qualche delicata viyanda? Pub. Non è
così; perche la donnas prudente di questo fi rammarica al parodi tutti gli
altri difetti, essendo che fis mile vizio persevera per lo più fino allas morte
; onde con facilità grande può far impoverire; conforme si legge nell'
Ecclesiastico al 21. Qui diligit epulas in egeftate erit, qui amat vinum, Q
pin. guia non ditabitur. Oltre poi imali, che suole apportare alla
salute. Sem. Mà comc ci potrà dare rimedio ? Pub. Conosco anch'io,
che farà cola difficile il poterlo affatto rimuovere, mà la prudenza, e
l'ingegno donnesco potranno darvi bensì qualche riparo, con guadagnarsi
l'affetto del suo marito, il quale acquistato, se le réderà à poco à poco
facile à titolo di sanità, d'introdura, re qualche moderazione ia effo :
avvertali però, che la servitù rimanga in qual. À che parte compensata di
quegli avanzi della mensa, de' quali soleva partici; parne, altrimenti questa
per tal cagione sarà capace suscitare discordie traefo sa, e suo marito, con
inventare infinite menzogne, Sem. 11 [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] [ocr errors] Sem, Ed abbattendosi con mariti di la mente
debole, come hanno da fare per di rimuovere dalla loro grazia certi servis I
tori favoriti, che li dominano? Pub. La donna, che colla sua pru. denza
può giugnere à rimuovere dal cuore di suo marito caluna, che lo porfedeya
indebitamente, con quanta facilità maggiore potrà allontanare questi,quando
voglia abusarli della dilui grazia ; ed in ciò non occorre istruirla di
vantaggio, essendone espertissimas; basterà solamente accennarle, che faccia
passaggio delle cose leggiere, e nelle gravi norf operi con violenza grande,
per non porlo in impegno di sostenerlo ; mà venendo l'occasione opportuna in
qualche fuo trascorso rilevante, gli faccia conoscere, ch'ella non opera per
passione, ma bensì per suoi vantaggi. Sem. E se aveffe anche la Suocera
cartiva, la quale consigliaffe suo figliuolo à Itrapazzarla, che cosa doverà
fare? Pub. Di sopportarla, amarla, erispettarla, come costuma fare con
fuo [ocr errors] [ocr errors] marito; perche non nascono già per altra
cagione le discordie tra suocera, u nuora, che dalla gelosia, che hanno le
madri, che i figliuoli amino più le mogli ch'esse, da cui ricevettero
l'efsere Sem. Mà se ciò non ostante continuarse à fare il medesimo, non
sarebbe me. glio di metterla in discredito appresso il figliuolo, à fine che
non le desse più credenza? Pub. Questo non dee fare la donna saggia'; dee
bensì riflettere à ciò, che, fi costumava nella città di Lepidi in Affrica per
meglio imparare à soffrire. Racconta Plutarco, che ivi era costu che nel
giorno seguente alle nozze la sposa mandasse à domandare alla suocera una
pentola, la quale le venivad negara ; e questo si facev'à fine che, non G
sdegnafre, le in avvenire le avesse negato alcuna cosa. Sem. Converrebbe
ora discorrere fopra le stravaganze grandi, che nascono tra i marişi çattivi,
cle mogli peffime, [ocr errors][ocr errors] me, [ocr errors][merged
small] Pub, [ocr errors] Pub. Non è certamente neceffario parlarne ;
posciacche, à chi darebbes l'aniino di consigliare costoro, che sono incapaci
di ragione ? Bisogna, che tra loro si aggiustino, e fogliono per lo'. più
essere concordi', perche niuno di loro può rinfacciare all'altro i difetti,
elsendone ambidue colmi. Il danno è bensì de' poveri figliuoli, che non si
educano bene, tanto per l'esempio cattivo, che danno loro, quanto per la
direzione, della quale eli penuriano : ben è vero però, che quando questi li
avanzano alle discordie', non effendoci mezo capace à poterli più riconciliare
tra loro, solamente l'autorità del prencipe può impedire le rovine maggiori che
possono nascere per i dilapidamenti delle loro sostanze, 'à fine și non vedea
ce mendichi i loro discendenti. Sem. Sarebbe però un vantaggio grande,
che tutti i mariti catrivi prendesse. ro mogli (imili ad essi ; perche alloran
per i buoni rimarrebbero le buone solamente. Pub. Pub. Succede
frequentemente così, essendo questi portati dal loro genio ad amare simili ad
essi, secondo il proverbia : aqualis æqualem delectat, ý semper à fimili fimile
amatur. Il che viene confermato dal Nazianzeno, dicendo: Pulli quidem
pullis amici, coruique corvis, [ocr errors] Et furnis sturni, puro
autem pretiofus. eft purus: Meglio però di tutti l'insegna l’Ecclesiaste:
Diligit fimile fibi, dow omnis homo fimilem fibi, omnis caro ad fimilem fibi
conjungitur, omnis homo fimili sui sociabitur. Onde se accaderà, che una
catciva giovane prenda un buon marito non sarà già di sua volontà, mà verrà
bensì sforzata da' parenti à farlo, e das quefto nc nascerà quello appunto,
che, dice l'Ecclefiaftico. Mulieris ira, o irreverentia, et confufio magna: on-
; de guai à chi toccherà limile infortunio. Sem. Mà che potrebbe fare chi li
trovafle in simili miserie?Pub. Di prevalersi di quest' ottimo consiglio,
riferito.da Gel. in Sat.Menip. Vitium uxoris's aut tollendum, aut ferens dum ;
perche : Qui tollit vitium, uxorem commodiorem præftat, qui ferte se fe
meliorem facit. Sem. E cui riuscì il potere far questo in core rilevanti
? Pub. Tra gli altri à Socrate; come ris ferisce Plutar.de Choib. ira: il
quale avendo seco à defináre Euridemo, quando nel meglio si alzò in piedi
Sancippe, e dopo di avere caricato di villanie socrate roversciò la tavola in
terra; onde Euridemo si alzò in piedi addolorato per partirli; cui Socrate
disse con gran Aemma: non accadè poco innanzi in casa tua, che una gallina
yolando fece l' isteffo ? e pure niuno vi fu, che li contriftaffe disinile
avvenimento; perche dunque voi ora lo fate 2 Sem. Non si è parlato
Gin'ora, come fì abbiano da regolare le povere donne per iscegliersi un buon
marito Pub. Nom dçe la donna sceglierli as suo suo compiacimento il
marito; mà bensì riceverlo da' suoi più congiunti, e di questo ne parleremo
nell'educazione de' figliuoli, mostrando le diligenze, che doveranno farg da'
padri å fine di provederle bene. Sem. Spererei di sapere scegliere las
moglie, ora che ini trovo in ciò istruito; mà sposata che l'avefli mi troverei
intricato nell'educare i figliuoli, quando Iddio me li concedeffe, non avendo
ancor appreso à bastanza il modo das regolarmi per bene diriggerli. Pub.
Nella seguente Decade tratteremo di questo. [ocr errors][merged small]
Sopra l'educazione morale de' figliuoli CONFERENZA nella quale si mostra,
che cosa sia educazione, cui appartenga più di ogni altro; e se sia
necessario luogo particolare,ove debba farsi. Sempronio, Publio,
Mecenate e Medico. [ocr errors] Sem. N che consiste
l'educazione? Pub. Nello svellere da gli animi de' tcneri figliuoli tutti
quei vizi, che spontaneamente germogliano in elli, e nell inestarvi in
loro vece i preziosi gerini delle virtù ; effepdoche, come ben'er preffe
VIRGILIO nella Georgica parlando degl'innesti ; Pomaque degenerant, fuccos
oblita priores, sem. Come! in noi spontaneamente nascono i vizj!
Pub. Non è da dubitarnę mentre nascono molti vizj con noi medesimi insę.
gnandoci il Profeta : Ecce enim in iniqui, tatibus conceptus fum; du in
peccatis concepit me mater mea; verità conosciutas, anche da' gentili ;
posciacche Orazio così scriffe: Nam vitiis nemo finè nafcitur.
Optimus Qui minimis ur getur . E Democrito, che ; totus homo ab ipfo are
fu'morbus eft ; ed inoltre, che secondo l'età in noi germogliano i vizi propri
di effe, i quali se non saranno a tempo dçbito estirpaţi, quei della puerizia
fivedranno adulti nelle altre età; ma vie peggio ancora, che vedo verificarsi
ciò che diffe Orazio nell'Odę 6. lib.3. cioè i Ætas parentum pejor avis
tulit Nos nequiores, mox daturos Pro ille eft, Sopra
l'educ. de figliuoli. 303 Progeniem vitiofiorem, E da ciò comprenderece à che
segno debba essere ora l'educazione più esatta di prima. Mec. Ed io che
soglio conversare spesso co' miei amici ho veduto più di una volta, in
occasione, che questi as. pertavano qualche visita di soggezione, verificarli
ciò, che dice Giovenale nella satira, Hofpite ventura ceffabit nemo
tuorum ; Verre pavimentum, nitidas oftende columnas, Arida cum tota
defcendat aranea tela, Hic lavet argentum, vasa aspera fergeat
alter, Vox domini fremit inftantis, virgam. que tenensis.
Ergo mifer trepidas ne stercore fæda cao ning Atria difpliceans oculos
veniensis amici, Ne perfufa luto fit porticus, tamen uno Semodio
foobis, her emendat fervulusE quel ch'è peggio ancora, che vedo verificarli
appresso alcuni ciò, che se gue: Illud non agitas, ne sanctam
filius omni. Afpiciat fine labe domum, vitioqae carentem, Sem.
Vi concorre altro alla cattivas Educazione, che la trascuraggine ulata in
non eftirpare à tempo debito gli ac GE cennati difetti Pub. Potrebbero
anche renderla peg el gior e i cattivi esempj dati a' figliuoli, luz dicendo
Giovenale nell'accennata satira. Sic natura jubet velociùs, du citiùs
nos Corumpunt vitiorum exempla domeftica magnis Cum
subeant animos auctoribus . Quali cattivi esempi potrebbero a’proprj
accrescere gli altrui difetti . Sem. Mà come possono essere capaci in di
cattivi esempi i teneri fanciulli non distinguendo questi ancora il bene dal
male? Pub. Pub. Dice Plutarco nell'educazione de' figliuoli, che
s'imprimono gli ammaestramenti in elli conforme appunta fanno nella cerà molle
i sugelli, e che perciò il divino Platone saggiamente avertisce le balie à non
raccontare loro favole di ogni sorta, mà solamente u quelle, che ponno
essere giovevoli al buon costume;confermandoci ciò S.Ba, filio, il
quale, scrivendo à quei dellas città di Neocesarea, confessò loro
di ellere debitore di una buona parte della sua divozione alla
nutrice, la quale, non perdendo mai alcun sermone di GREGORIO (si veda),
li serviva di molti belli derti uditi da esso in tutte le congiuntùre,
che se le presentavano per imprimnerglieli benc nel cuore ancora
tenero; laonde saggiamente diffe Focilide: Mentre fanciullo lei, virtute
impara, Ma oltre il malesempio, pregiudicano anche ad elli molto le
carrive insinua. zioni, Sem. Ma questi mali esempi non sa.
ranno dati già loro dai genitori, quants [ocr errors] 3 ci
[ocr errors] [ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small] cunque fossero viziosi;
perche vediamo i ciechi desiderare i figliuoli bene illuminati, ed i zoppi, che
questi liano liberi, e spediti al moto: ne tampoco infinueranno loro cose
cattive. Pub. Così appunto dovrebb’essere, e pure ciò non liegue;
posciache alcuni hanno voluto insinuare à i loro figliuoJini l'invecchiati
difetti da' quali esli erano contaminaci. Vi furono due di questi, di cui fa
menzione ENEA (VIRGILIO (si veda)) Enea Silvio libr. 1. comment.; che dediti
all'ubriachezza procuravano, appena slactati ch'erano i loro figliuoli, di
affuefarli al vino facendone gustare loro de' più generofi, che si trovassero;
ed uno fti, persuadendosi, che non averle il suo figliuolo bastantemente bevuto
vino di giorno, volle di notte, in tempo chc dormiva,farglielo ingojare con un cannellino;
mà perche sonnacchioso corceva la bocca ingiuriò aspramente las moglie ;
dicendole, che non era suo fi. gliuolo legittimo, per non affomigliarsi ad
esso, cui tanto piaceva il vino. E vi [ocr errors] ed uno di que
[merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] re [ocr
errors] recherà orrore il sentire di vantaggio bu quello, che riferisce S. GREGORIO
(si veda) di un li esecrando bestemmiatore il quale ingi nuava ad un suo
figliuolino di cinque anni di ritrovare bestemmie anche infoJite, e riferisce
ancora il gastigo, che da Dio ricevette per sì detestabile dclitro, Mec.
Mà senz' and are cercando gli antichi esempi ; non ci è stato à giorni noftri
un Padre, che premiava de' suoi figliuoli quello, che cimentandoli co i
suoi fratelli, rimaneya vittorioso nel d fare à pugni? cosa tanto crudele,
che non fi racconta già praticata da gladiatori ROMANI tra fratelli, Sem.
Le Madri però non saranno state così perverse nel mal'educarli, Pub.
Queste ancora sono state colpevoli di ciò; scrivendosi di Draomirad:
Principessa molto vana, che per colpa fua diveniffe Boleslao parricida, e
fratricida ; dove che il fratello Vinceslao educato da Ludimilla sua ava
molto fagi gia, e pia divenne un Sanco, come nela la sua vita si
riferisce; e da ciò comprendere quanco di profitto apporti la buona
educazione. Mec. Questo non è da porfi in dubio, scorgendoli anche ne
bruti profittevole; mentre racconta Plutarco, che Licurgo per fare conoscere
tal verità a? Spartani fè comparire due cani, uno de quali era avvezzato per la
caccia, e l'altro, dedito in tutto alla sua naturale inclinazione, non
attendeva ad altro, che à leccare pentole di cucina, e nel mede: simo tempo à
vista loro fè portare anche una lepre, ed un carino di broda : nel vedere il
primo fuggire la lepre li pose a seguirla ; e l'altro se ne andò verso il
catino; soggiungendo egli a’Spartani: così faranno appunto i vostri figliuoli
ancora, se saranno, ò nò istruiti. Quindi è che avendo Tolomeo Re di Egitto
domandato ad un Savio quale foffe las negligenza maggiore, che regnava tra gli
uomini, egli prontamente rispore : ch'era la trascuragginc nell'educare i
figliuoli, mercecche da questa infinitimali ne potevano nascere. Sem. Mà à chi
dev'essere più à cuore questa educazione? Pub. A coloro, cui dev'essa
maggiormente premere, che sono i genitori, e questi debbono con industriose, e
diligenti manière spogliarli d'ogni difetto, e d'andare ne i loro teneri
cuori giornalmente istillando il prezioso liy quore delle virtù, senza
desistere mai; essendoche, come avvertì Plutarco questa voce costume,
pronunziata in lingua Greca, significa anche continuo esercizio, onde da ciò si
può comprendere che non ci vuole trascuraggine nell'educare i figliuoli.
Riferisce ORAZIO, le diligenze in ciò usate da suo padre; verso di lui lib. 1.
Sat. 6. che furono. Sed puerum est ausus Romam portare docendum; Ipfe
mihi cuftos incorruptiffimus omnes Circum doctores aderat, quid mulia?
pudicum, Qui primus virtutis bonos, fervavit ab omni Non folùm facto
verùm opprobrio quo que furpi. Santamente dunque ordina Salomone ne' suoi
proverbj : erudi filium tuum, do refrigerabit te, et dabit delicias anime
tudo Sem. Mà le saranno i Padri talmente occupati, che non abbiano tempo
das poterlo fare? Pub. Se averanno occupazioni più riLevanti di questa,
saranno compatiti, caso che nò, sono tenuti di farlo, e non facendolo meritano
la riprensione del vecchio Crate,qual disse;contro costoro: Dove andate
meschini, d voi, che nel cercare di farvi ricchi movete ogni pietra; e
nondimeno de' voftri figliuoli, a' quali lieto per lasciare le vostre facoltà,
vi prendere poco pensiero ; al che sog. giugne Plutarco, che questi operano in
quella maniera, come se alcuno governaffe bene le sue scarpe, e de i piedi non
fi curaffe punto. Or ditemi di grazias qual potrà essere l'occupazione più
riguardevole di questa ? Sem. [ocr errors][ocr errors] [ocr errors]
Sem. I publici affari, per esempio, oltre il decoro personale, i quali
ricercano somma attenzione, e si può dalli buona amininistrazione di questi
ricavarne molta gloria, e molto lustro, vantaggiosi ai figliuoli ancora,
onde perciò non potranno distrarsi per educarli bene. Pub. E questo
lustro, e gloria se si estingueffe nc'figliuoli mal educati qual i
acquisto averebbero fatto i Padri? Gli Ateniesi nelle feste di Cerere
faceano un misterioso giuoco, ed era, che comparivano avanti l'alcare quei
destinati ad effo à prendere ivi un luine acceso, qual dovea porgersi ad
un'altro, che in una decerininaca distanza lo stava aspettando, per consegnarlo
ancor esso ad altri, che in egual lontananza lo atrendevano: se il detto lume
si foss' estinto prima di giugnere all'ultima mera, era in libertà di ogni uno
beffeggiare colui in inani di cui si estinguěya. E Platone fu di se. timento
nelle sue leggi, che: gignentes, alentes liberos vitam tanquam 1
lampada alii aliis tradunt. Or figuratevi ancor voi, che questo splendore, che
voi dite debba passare ne' posteri; come rimarrebbe colui, che per la sua malas
educazione lo estingueffe? in che ludibrj egli li troverebbe venendo da tutti,
beffeggiato? e sapendosi, che vi ebbe colp’anche la poca applicazione del padre
in educarli, dirà facilmente qualcuno : quanto era meglio un poco meno di
luftro, mà più durevole nella sua descendenza. Mec. Da questo dunque
procederà, che alcuni figliuoli di uomini illustri sono di costumi tanto
diversi da efli, che pajono più tosto nati dal disonore, averanno quelli
facilmente difefcato nell' educarli. Pub. Plutarco ne adduce ancora un
alıra cagione credendo egli che i fi. gliuoli degli uomini illustri divengano
facilmente superbi, ed arroganci; e lo comprova coll'esempio di Diofanto
figliuolo di Temistocle, il quale solevas, dire ne cerchi, che tutto ciò, che
li fos se se piaciuto sarebbe anco al popolo d'A. tene piaciuto;
perche quello, che voleva egli voleva la inadre; e quello che la madre
Temistocie, e quello che Temistocle anco tutti gli Ateniefi. Sem. Credo
però, che più comparibili polfano essere le Madri se diferteranno in deira
educazione, essendoche alcune di esse hanno impiegato turte le ore del giorno
in adornarli, in ricevere, ò fare visite, in passeggi, ò conversazioni;
talmente che pochissimo tempo potrebbe rimanere loro di badare a'
figliuoli,quando non foffero diftrarte anche nel giuoco. Pub. Già sono
capace, che premono oggidi ad alcune più i divertimenti, che i propri
figliuoli. E vi pare, Sempronio, che debbanli queste scusare? Non averanno
certameote occasione alcuna di lagnarli, se faranno questi cartivas riuscita; perch'esse
vi hanno difettato non solamente colla trascuraggine, w cziandio col mal
esempio dato loro ies S. Girolamo scrivendo a Leta non diffgià, che foss'esfa
scufabile, dando a'figliuoli mal esempio, mentre così parla: Nihil in te, et in
patre suo videat, quod fi fecerit peccer. Sem. Non si potrebbe supplire
coiu Maestri, et Aij alla propria trascurag gine? Pub. Si potrebbe
in caso di necessità; mà però è assai differente l'industria,che adoperano i
propri genitori da quellas, che sia l'altrui, ed eflendo questa à proporzione
dell'amore, quanto maggiore sarà quella de' propri genitori, che più di ogni
altro li ainano? Si suol dire ingeniofus amor, e questo appunto è quello, che
li ricerca nella buona edu. cazione . Sem. Se dunque li può supplire,
saranno scufabili quei genitori, che sostituiscono in loro vece chi lo
faccia. Pub. Non per questo però debbonli affatto allontanare da efsa,
senza averci qualche sopraintendenza particolare, e non usando questa non si
potranno mai scusare, Mer. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Meg. Siete
Publio troppo rigoroso, e questo credo, che proceda, perche voi foste
l'educatore de' vostri figliuoli; mà non sono ora più quei tempi felici, ne'
quali si pensava di lasciarli più rosto ben educati, che ricchi; non sarà poco,
che abbiano ora i figliuoli un Ajo di ti. tolo, che non li lasci almeno
precipi. tare in tutti i vizj ; onde da alcuni, che sono arrivati a conoscerlo
a è trovato quel santo ripiego di porli nei seminarj, assai giovanetti, e prima
che la malizia fi avanzasle in elli. Pub. Or io non mi sono curato di
porre i miei figliuoli in questi seminarj; perche ho voluto fare a modo del
Profeta, il qual dice: Filii tui ficut novelle oliva. tum in circuitu menja
tuk. Sono questi seminarj fantissimi, istituci ostimi per ap: prendere il
rimore di Dio, mà oh quanto fà di più quel Padre amoroso, ed actento, quella
Madre faggia, e divora, in educarli in tutto, avendoli appreffo di loro ! e
questo ben lo conobbe Orazio ringraziando suo padre della buo V
è C. na sua educazione in tal guisa . Laus illi debetur,à me
gratia major; perche: obiiciet nemo fordes mihi. Mac. Voi aveste però la
fortc,, che vi furono i vostri figliuoli, tanquam novelle olivarum; perche, se
riflettiamo alli rami di elli, sono simbolo di pace, e tali appunto sono li
vostri ellendo dotati di ottimo naturale ; fe al frur. to, è vero
ch'essendo immaturo, inolto amaro, ma questo con industria diviene anche dolce,
ed il fimile è seguito in elli, essendo giovani; se poi final. mente al sugo,
che da' suoi frutti maturi si esprime, ch'è l'olio, questo non fà alcun
movimento, solendosi dire per proverbio : è cheta come l'olio, e contimnili à
questo sono anche i vostri figliuoli, contro de' quali aon si è senci. to alcun
richiamo fin'ora, e spero, che trovandosi già avanzati negli anni, cresceranno
sempre più in bontà: mà se in vece di novella olivarum Iddio ve li avelse dati,
come piante di mirto, questi non iftavano bene in circuitu menja tud.
Sem. [merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged
small][merged small][ocr errors] [ocr errors] Semi E per qual cagione,
producendo il mirto un fiore gratissimo ? Mer. Sì bene, mà però senza
alcun frutto, ed è pianta dedicata à Venere, e tra esli facilmente si annidano
i serpenti, e se fossero ftati di limile cattiva natura i vostri figliuoli,
Publio, come vi fareste contenuto con efli loro? Pub. Gli averei ben
domati io; perche più fieri de'Leoni non potevano già essere, e pur questi
coll'arre divengono mansueti, e vi assicuro, che non averei fatto da cerusico
pietoso; avendo appreso da Salomone il rimedio qual'è; nos li subtrabere' à
puero disciplinam ; fi enim percufferis eum virgâ, non morietur. Més. Sapete
pur, che Dione, con forme racconta Plutarco nella sua vita, per il soverchio
rigore usato, e fatto ufare, nell'educare il suo figliuolo, fu cagione, che per
disperazione cgli si precipitasse da una finestra: il rigore paierno non è
sempre moderato, per cagione, che il più delle volte questo parsa dal soverchio
amore, al foverchio deg no; e poi i Padri vorrebbero in un tracto
estinguere tutti i difetti de’loro figliuoli, e questi han d'uopo di tempo
preparatorio non meno, che le valide medicine, come fa il Dottore. Med,
Questo è veriflimo, perche dandoli un violento rimedio, senza prepa, sare prima
gli umori, danno maggiore potrebbe apportare ; quindi è che il noItro Ippocrate
c'insegnò: Corpora cum quis purgare volucrit oportet Auida facere, Pub.
Però se Neocle non avesse usato tanto rigore, con arrivar sino à privare della
sua eredità il figliuolo, certamente, che la Grecia non avrebbe avu. PC
to il gran Temistocle, il quale ritrovan. doli in tali angustic ricavò dalla
necefficà la virtù, essendo che bene spesso : veWatio dat intellectum.
GULE Mec. Questo esempio appunto fa conofcere, che sotto padri tanto rigorofi
non possono educarli bene i figliuoli ; fpc posciache avendolo diseredato lo
mandò ancora fuori di casa, e perciò averàalırove trovato chi lo cducasse con
più discretezza; e poi questo fu un bene per accidente, il quale assai di rado
rie. sce con tanta felicità, rimirandosi dall' altra parte infiniti, che
discacciati da' propri genitori, datisi in preda maggiormente de vizj,
terminarono infelicemente la loro vita negli spedali, ò disperati, di trovare
modo da vivere, presero il soldo militare, per foftentarli in quel breve tempo,
che vissero. Pub. Or io sono di questo parere, che debbano i propri
genitori educare i loro figliuoli; perche, se saranno buoni, e docili, riuscirà
facile l'educarli; re poi perversi, ed ostinati niuno credo, che potrà usare
diligenza, ed attenzione maggiore di cfli: saprete pure quel che seguì tra lo
scolare, ed il maestro, fingendo il primo di studiare diceva sotto voce : tu
credi, che io studj, e non istudio, al quale sotto voce anche risspoodeva il
secondo: e cu credi, che jo mi curi di questo che nulla mi preme. Mec. Voi dite
orcimamche, perche fete capace di farlo, e fiete anche pru. dente,
mà come pretendete esiggere tutto questo da un Padre imprudente, e
vizioso, il quale non rifletterà punto à quel saggio documento di
Giovenale registrato nella Satira 14. il quale è:Maxima debetur puero
reverentia, so quid Turpe paras, nec tu pueri contempferis
annos, Sed peccaturo obfiftat tibi filius infuns, Nam fi quid
dignum cenforis feceris ira, Quandoque fimilem tibi; te non corpore
Bantung Nec vuleu dederit, murum quoque filius, et cum Omnia
deterius tua per veftigia peccer. Pub. Allorsì, che converrebbe trovare
chi foffe capace di farlo, per la ragione, che Giovenale medefimo apporta
successivamente nella Satira da voi citata: Unde tibi frontem,
libertatémque parensis Cum facias pejora fenex?
Wacuumque cerebro Jampridem
capul huc venioja cucurbito quçrat. Mà però, che l'educatore insieme
coll' educando dimorassero in propria casa. Mec. E se in casa propria,
oltre il mal esempio, la laurezza del vivere ritardassero i loro
progressi? Pub. Confesso,che in questo caso converrebbe mandarli fuori,
ed in paesi anche remoti; acciocche il mal esempio, e la trascuraggine grande
de' genitori, colà non giungeffero.Mà è possibile, che questi, a' quali non
dev'esser cosa di maggior premura di questa, possano as proprio compiacinento
dare mal efempio a' figliuoli? e poi se non sono prudenti, perche s'inducono à
divenire Padri ? Certa cosa c,che i figliuoli mal ducati non apporteranno loro
altro, che confulione, dicendo l’Ecclesiastico al 22. Confusio pat.is eft de
filio in disciplinato. Mer. Il mondo oggi corre cosi, mol. ti sono. Padri
di nome, e solamente perche li hanno generati, onde perciò con vie.
[ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] X viene
ricorrere ad altri Padri savj, u prudenti, che gl' istruiscano, e fuori del
proprio nido, essendo ora gran parte de' genitori divenuti imitatori de' corvi,
è dello struzzolo, che gli abandonano, non già delle aquile, che con tanta
attenzione istruiscono i loro polli. Pub. Polliamo dunque conchiudere,
che se i genitori saranno capaci, e diligenti nell'educare i loro figliuoli,
niu. no meglio, di efli potrebbe farlo; e fe nella casa paterna si vivesse,
come conviene non sarebbe d'uopo cercare altro luogo per educarli,potendosi con
profit. to istruire in effa. Sem. Che doverà fare il buono educatore, sia
Padre, è estraneo, per isvellere da efsi i difetti? Moc. Questo lo
vedremo nella seguente conferenza. CON [merged small][ocr errors]
Intorno à quello, che debba farsi da'Genitori per educar bene
i figliuoli. Mecenate, Sempronio, Publio, e Medico Mес. L peso
maggiore, che abbiano i Padri, mi persuado che sia l'educazione dei figliuoli
s perche si tratta di navigare sempre contro acqua, dovendo opporsi bene
spesso alle loro cattive inclinazioni, e superarle à forza d'ingegno; e si
trovano alle volte torrenti si rapidi, che si rende assai difficilc poterli
alla prima superare. Sem. Non mi fono risoluto fin ora di prender moglie;
perche hò consideratoanch'io le molte difficoltà, che s'incontrano in questi
tempi à ben’educare i fi. gliuoli, ne' quali vedo, che appenas slattati che
sono, pretendono di fares à lor modo, senza avere alcun riguardo à quanto viene
ordinato loro da'genitori. Mec. Non vi sgomentate per questo ; Sempronio
mio, essendoci il suo rimedio, quando chi sopraintende há prudenza, e la
prendere, come li suol dire, la lepre col carro. Vi dirò io sci avvertimenti
generali, che vi potranno molto giovare, allorche sarete Padre di famiglia ;
nel particolare poi sarete meglio istruito da Publio. Ed il primo farà; che
tanto voiquanto la vostra con. forte diare loro buono esempio. Sem. Ed in
quali cose? Mer. In tutte; perche se voi sarete in continue discordie con
vostra moglie, come potrete correggerli, quando mai foffero discordanti tra
fratelli? se vorrete, che non disordinino nel nutrirsi, come lo potranno fare
vedendovi cra po [ocr errors] [ocr errors][ocr errors][merged
small] polare giornalmente se li bramerece divori, come potranno essere, se non
mostrerete voi coll'esempio, ciò, che volete, ch'essi facciano 3 E scoprendovi
tutti dediti agli spasli, e piaceri, come pretenderece,che siano applicari allo
studio, divagandosi ancor elli collaa mente nel pensare di fare il simile
quanto prima, per imitarvi? non fate 10 una parola, che quel difetto, che
volete da effi (vellere lo rimirino in voi medeliini, dovendo voi imitare
Agricola, quando fi portò al governo dell'Inghilterra, allorche si trovava
molto rilassata, il quale prima da se medelimo cominciò à dare il buono
esempio. Sem. Ed il secondo qual sarà ? Mec. Di trattarli ugualmente
tutti, senza mostrare parzialità benche minima verso alcuno. Sem. Che
male potrebbe apportare questa parzialità paterna. Mes. Infinito ; percioche
usandola voi, non solamente darette occasione di odio tra fratelli, ed ecco,
che invece [merged small][ocr errors] che il pre ce di svellere da
esli i vizj gli accrescere. ste di vantaggio, mà ancora, che il diletto sarebbe
meno attento degli altri ad approfittarsi de' vostri buoni docu. menti,
persuadendosi egli, che' compacirete i suoi difetti, per l'amore, che loro
mostrate, e gli altri,dal mal esempio di questo, che profitco farebbero?
Igenitori debbono: imitare il Sole, e la Luna, che risplendono ugualmente as
benefizio di cutri: e sappiate che la parzialità, che usò David per Ammone fu
la sua ruina ; impercioche questa lo fè divenire incestuoso, e quell'amore
troppo tenero, che fè trascurare tal mi. sfatto,incitò Abfalone à divenire
fratri. cida; mancamenti tutti derivati dalla connivenza paterna. Sem. Il
terzo qual sarà? Mec. D'accomodare l'animo vostro alla dolcezza, ed al
rigore secondo le occasioni, che vi si presenteranno. Sem. E queste quali
saranno? Mec. Se voi li vedrete attenti, e che et approfittino dei buoni
documenti che [ocr errors][ocr errors][ocr errors] avete dati loro, in
quel tempo sarà opportuna la dolcezza; mà se poi vedrete, che trascurino, e
diferčino, dovrete servirvi del rigore per correggerli. Sem. In tutti i
loro trascorsi mi dove. rò contenere ugualmente severo? Mec. Ci sono alcuni
difetti, de' quali non si dee far caso, essendo prudenza alle volte non darsene
per inceso; altri sì, benche minimi in apparenza, non debbonsi lasciare
impuniti : per esempio una tal inavvertenza, nata più tosto da disapplicazione,
che da disubbidienza è compatibile; mà non già una benche picciola bugia, ò una
finzione maliziosa anche minna, dovendosi quefte con risentimento svellere
affatto dow principio; perche se prendono piedes non li svellono più; ed in
correggerli di queste non dovete usare il rigore alla prima, mà bensì colle
buone far loro confeffare la verità, e conoscere il mancamento, e dipoi con
risentimento ainmonirli, facendo loro capire, per quan. to sarà poflibile, la
deformità grande [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr
errors][merged small] di tali vizj, con non perderli sopra quefti più di mira;
concioliacosache come insegna l’Ecclesiastico al 20. Mores hominum mendacium fine
bonore: du confufro illorum cum ipfis fine intermifione. Sem. Il quarto
quale sarà ? Mec. Di essere tanto voi, quanto las Madre sempre concordi
in ammonirli; perche se un di voi li coreggerà, e l'altra li vorrà scusaro, non
solamente non fi approfitteranno della correzione, mà prenderanno animo di far
peggio, trovando chi li difenda ; ed in questo errore fogliono cadere
frequenteinente le Madri con danno evidente della buona educazione; come par
che l'accenni Salomone ne' suoi proverbj al 29. Puer qui dimittitur voluntati
sur confundit miirem suam : ond'effe, per non cadere in questo, debbono imitare
quelle faggio miatrone del testamento vecchio tra le quali che non fece Sara
per l'educa. zione d'Isac, Rebecca di Giacob, od Anna di Samuele; siccome
ancora Sansa Monaca, S. Celinia, che fecero ofetime educazioni de' figliuoli,
dilendo ne da queste nati un S. Agostino, un S. Remigio: tra le
quali merita anche di essere annoverata la pia, e zelance
Madre di S. Andrea Corfini, che non desistè giammai d'industriarsi
Gintanto, che non lo vide di lupo cambiato in agnello.
Sem. Riferitemi ora il quinto. Mec. Dovete parimente tener celato
l'amore, che portate loro, ne tampoco con quotidiani gaftighi far loro credere,
che Giete disamorato affatto verso di essi ; perche il soverchio amore li farà
prendere troppa confidenza con voi ; ficcome alli continui gastighi facendovi
il callo,non li prezzeran più. Quella correzione risentita, fatta à suo tempo,
cou parole, che li pungano, serve as molei di stimolo maggiore ad operare bene,
più di quello che facessero le sferzate. La scimmia, allorche si moftras madre
sviscerata de suoi parti,con troppo ftringerseli al lato li uccide, e questo
segue per lo soverchio amore, che por [ocr errors] porta loro, non
già per isdegno. Il destriero più generoso colle continue sferzate divien
reftio. Ordinariamente de Madri sogliono peccare di troppo affetto, ficcome i
Padri di soverchio rigore; e da ciò ne viene, che più amorosi li portano i
figliuoli verso le Madri, che verso i Padri, de'quali hanno bensì maggior
timore. Sem. Ed il sesto finalmente? Mec. Di non farli trattare in
assenza vostra con persone, che possano distrug. gere quanto di buono avere in
esli inlinuato; posciache debbono anche credere, che cutti abbiano da operare
in quella forma, che voi prescrivere, che elli vivano; e se per disavventura
udiranno da qualche malvagio consigliero maslime contrarie alle vostre, quanto
male apporterebbero queste infinuandosi in quelle tenere menti, e non atte
ancora à ben discernere qual sia il veleno, e quale l'antidoto. Ne vi starò
sopra di ciò à riferir esempj, perche di Umili miserie ne accadono
giornalmentes [ocr errors] E te, come voi ben sapere ; vi addurrà
solamente ciò che si osserva in un certo animale (come riferisce il
Salier Hs: - Juppon:) che dimora in una montagna del regno di Gotto nel
Giappone, il quale è in grandezza, e figura fimile al lupo; viene
però ricoperto da un pelo morbidiffimo al par della seta, e la sua
carne è delicatissima al gusto; entra questo animale bene spesso nel mare;
mas se per sua sventura s'inoltra molio in effo, diviene pesce,
ricoprendosi di squame, de' quali essendone stato presentato uno al Re di
Gotto, che per metà era divenuto squamoso, e nel rimanente conservava il suo
morbidissimo pelo, fè ciò conoscere tal verità. Or se il conversare co pesci
può far divenire un'animal si morbido anch'effo squamoso,che farà l'innocente
giovanetto conversando cou cattivi? Che apprenderà di buono da quel lacche
vizioso? da quel cocchiere scapestrato, è da altri viziosi? quando non facesse
altro discapito, imparerà a correre, ò pure à guidare land carrozza, oh
che belle prerogative di un giovane nato per governare, e reggere qualche parte
del Mondo! Quindi è che rettamente ordina l’Ecclefiaftico al 7. Difcede ab
iniquo, et deficient man la abfte. E S. Agostino scrisse che : fitcilius eft
fortem stare in martyrio, quam in pravå societate. Sem. I Genitori,
Publio, debbono ugualmente essere à parte dell'educazionc
Pub. Certamente, che sì; mà però in modo, che uniforine vada la dettaa
educazione, e perciò debbono in tutto portarli concordeinenre: si possono bene
tra loro dividere alcune incombenze; per esenipio la Madre, essendo assidua, e
non vagabonda, averà maggior campo d'infinuare loro, ed anco di fare apprendere
in primo luogo ciò che riguarda alli precetti Divini, dovendoli allan
sofferenza donnesca questa lode, che, per non attediarsi punto in replicare le
medesime cose infinite volte, riescono in ciò lingolari, cd in segucla
d'iftruir. [ocr errors] li nel Galateo oon affetrato, e vano, ma bensì nel
serio, ed in quello, che insegna ciò, che appartiene ad un gentiluomo
cristiano, il quale non solamente è diretto alle cose mondane, mi alle divine
ancora; e sopra tutto al rispecto, e venerazione, che si dee à Dio in ogni
tempo, come dispone l’Ecclesiastico. Serva timorem illius, do in illo
veterafce; perche soggiunge: Quis enim permanfit in mandatis ejus, et dereli&tus
eft? aut quis invocavit eum, et difpexis ilum? Sem. Ed il Padre quale
incombenza doverà prenderli? Pub. Essendo un poco grandicelli, e come li
fuol dire già smammari, dee il buon Padre cominciare ad iftruirli in modo, che
possano riuscire graci, ed utili alla Republica, come faggiamence viene
avvertito da Giovenale : Gratum eft, quod patria civem, popu loque dedifi
Si facis,ut patria fit idoneus, utiliser E per fare questo dev'essere
vigilaore',non solamente à rimuovere da elli certi primi difetti, che sogliono
in quell'età manifeítarli, come sono la pertinacia, e disubbidienza, con certa
vivacità di spirito contenziosa, e questo farlo più tosto con uno sguardo
severo, e con minaccie, che con percosse in sì tenera età ; e qualche volca
ancora il togliere loro parte della colazione è un gastigo molto profittevole;
mà divenuti, che saranno alquanto più capaci dee istillar loro maslime nobili,
cd onorate, e replicatamente, à fine, che se le imprimano bene nel cuore.
Pub. E queste quali sono ? Pub. La prima, ch'è la più essenzia. le, sarà
di amare sopra tutte le creature Dio, e di venerare tutci i Sanri, con fare
loro comprendere, che tutto il bene, che abbiamo, viene da Dio, e che non
amandolo, non lo potremo da esso conseguire, non potendo avere altro, che lui,
che ci soccorra nei nostri maggiori travagli: dicendo appunto l’Ecclefiaftico. Timenti deum non occur.
rent [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] rent mala, fed
insentatione Deus illums confervabit, et liberabit à malis, Sem. E dopo questa ? Pub. La seconda farà di amare
il noftro prossimo come noi medesimi, e di non fare altrui ciò, che sarebbe
discaro à noi stesi ; e far loro di vantaggio capire, che ognuno sarebbe
miserabile in questo mondo, se non fosse soccorso dal compagno: e venendo
l'occasione di comprare qualche cosa, andare infinuan. do loro in quel punto
questa verità, che se quel povero uomo non avesse faticato per noi, se sarà
farto per esempio, noi anderemmo nudi, ò vestiti al più di pampini, con mostrar
loro ancora, che conviene sodisfarlo delle dovute mercedi, affinche possa
vivere per averci à servire con puntualità un'altra volta: Capitando lavoratori
di campagna farà bene che conprendano,che se quei miserabili non iftassero di
giorno al sole, e di notte allo scoperto,non si mangierebbes quel bel pane, nè
li berebbe quel buon vino, che ci portano in tavola, onde [ocr
errors][subsumed][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors] degli altri che debbonsi con prontezza sodisfare, acciocche
possano con amore attendere à coltivare la terra, che li produce mediante la
loro industria; e non perdere alcuna delle occasioni, che capitano per meglio
imprimere in quei teneri cuori l'amore verso il prossimo, clas puntualità in
fodisfare quanto si dee a' poveri mercenarj. Sem. Offervo però quei, che
sono più puntuali in sodisfare,peggio serviti Pub. Non è così, Sempronio,
può effere che vi sia taluno, che operi con questa ingratitudine, mà
nell'universalc offervo, che chi ben tratta è ben tractato, e poi non ci dee
già muovere à ben operare il proprio vantaggio; mà bensì, perche in coscienza
liamo tenuti di sodisfarli puntualmente, ed udite che grave eccesso commette
colui, che traIcura di farlo: Panis egentium, dice l' Ecclesiastico. vita
pauperum eft : qui detrabit illum bomo fanguinis eft. Qui aufert in fudore panem,
quafi qui occidis pre [ocr errors] proximum fuum . Qui effundit fanguinem, e qui fraudem facit
mercenario, fratres. funt. Mec. Queste massime sono certamen. te
necessarie, affinche divenuti adulti non si facciano guadagnare dal mal esempio
di alcuni, che costumano di fa. re ciocche non conviene; e sarebbe anche
necessario nel medesimo tempo d’INSINUARE ne'loro animi la benevolenza
neceffaria verso la servitù ; affinche la possano riscuotere reciproca dalla
medefima ; perchè, conforme chiaramente fa conoscere Seneca nell' Epistola, è
falso quel detto : Quot servi tot hoftes, dicendo egli: non habemus illos
boftes, fed facimus; per non tratçarli in quellas guila: Quemadmodum tecum
fuperiorem velles vivere. Onde io sono camminato sempre colle massime di questo
grande Uomo nel inorale; che il servitore: 60lat magis dominum, quàm timeat, e
për cagione di ciò assegna: quod Deo fatis eft, quod colitur, eu amatur; onde
che più di questo noi non dobbiamo esiggere, Y da [merged
small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] da noftri servitori, e tanto più
che non paseft amor cum timorë mifceri. Pub. Dice questo grand’uomo
cercamente il vero ; perche se non farà reciproco l'amore tra il servidore, ed
il Padrone, avendo continuamente questi. al.lato,continua sarà ancora
l'occasione prossima di rammarico tra efl; e fatto che averà l'abito in questo,
non potrà più aftenersi di non contriftarlo, per ogni lieve cagione. Sem. Dunque,
Mecenate, al parere del vostro Seneca non si potranno licenziarei servitori,
chcli porteranno male? Mec. Non pretend' egli questo; ma folamente, che
non fieno i Padroni in fervos fuperbiffimi, crudeliffimi, dow contumeliofiffimi
; come pocrete vedere nella citata Epiftola. Sem. Essendo però noi li Padroni,
toccherà ad efli soffrire qualche noftra ftravaganza. Pub. Dobbiamo anche
noi riflettere, fino a che segno possano quest' esferes forferte da cali perchè
se le nostre stravaganze fossero grandi, e continue, ci renderemmo
noi meritevoli di riprenfione: vietandoci l'Ecclefiaftico il farlo al 4.
ove così dice: Noli effe ficut leo in doa mo tua evertens domesticos
tuos, et oppria mens fubjeétos tuos . E c'insegna di van-' taggio,
come ci dobbiamo portare co") fervitori senfati al settimo,
dicendoci: sonladas fervum in veritate operum, neque mercenáriun danten
animam fuam. Servus sensatus fit sibi dilectus, quas ani: ma sua ;
ne defraudes illum libertate, nebo que inopem derelinquas
illum, Sem. Ma se divenissero a noi importuni, contradicendo a quello,
che noi bra. miamo di fare, doveremo anche collea rarli?
Pub. Se saranno fedeli, e parleranno per zelo a bneficio voftro, dovrete
non solamente tollerarli, ma eziandio amar-, li più di prima; perche farà
segno, che non vi adulano,facendo cosa ucile a voi, quantunque la considerino
svantaggiosa a loro medefimi, con moftrarne voi dispiacere ; ed udite l'oracolo
dell'Eccle siasti [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Aico al 33. Si eft tibi seruus fidelis, fortis bi quafi
anima tua: quasi fratrem, fic cum tracta, quoniam in janguine anima comparasti
illum. sibaforis eum iniuftè, in fugam convertetur. É cosa averete acquistato
con perdere per vostro capriccio un servitore tanto fedele? quando ne trovarete
un' altro fimile ad eiro ? et abbiate da me questa certa notizia, che
l'adulazione ne' servitori, si è avanzata a questo segno, per il dispiacere,che
alcuni Padroni mostrano nell'udire la verità fincera : laonde esli, per non
perdere la loro grazia, vengono forzati ad adularli, c tradirli insieme. Ma
vorrei, che questi, che hanno a male di udire da fervitori la verità, facessero
attenta riflessio. be a quello che dice Giob. che è questo: Si contempla fubire
judicium cum Servo meo, e ancilla mea, cum discepia. rent adversus me : quid
enim faciam cum Surrexerit ' ad judicandum Deuse du cum quaferis quid
respondebo illi ? Nunquid non in utero fecit me ; qui et illum operatus eft, et
formavit me in vulva unus? Semp. Sem. Quando però saranno grandi li
figluoli li scorderanno di questi utili avvertimenti. Pub. Non sarà così
quando il Padre, oltre il rammentarli frequentemente, li praticherà esso
ancora, dal di cui buono csempio comprenderanno meglio, che debba farli così. Sem.
Vorrei sapere, Publio, fe il Pa. dre possa condurre i suoi figliuoli a vedere
le maschere? Pub. Anzi dee farlo, con que sta avvertenza però d'imprimere
ne loro cuori, che quei,che con sembianti sì deformi, e spaventofi si
trasmutano,sono paz. zi, e che quei sconci gefti, e parole oscene, chc dicono,
sono tutticffetti della loro pazzia, con infinuare loro, che divenendo effi
grádinon lo facciano per non essere anch'elli tenuti pazzi. Sole. vano i
Spartani fare ubriacare i schiavi, c li facevano vedere a loro figliuoli, af.
finchè prendessero orrore all’ubriacheza za da quelle pazzie, che da fimile get
tc agitata dal vino fi commetreyades rem ied effendo riuscito a
quelli profittevole; fperarei, che facesse il fimile anco a quefti, e tanto
maggiormente non avendo il mal'esempio da i genitori, perchè se ne aftengono,
cd essendo veriffimo quel detto : Quo fuerit imbuta recens fervabit ode
Tefta diu. Impreffe che faranno da principio ne' cuori de' fanciulli fimili
verità, difficil. mente si cancelleranno più. Sem. E crescendo negli
anni, et avan. zandosi nella capacità, che averaano da fare i genitori?
Pub. Di prevenire tutti concorde mente i mali, ne'quali potessero cadere;
insegnandoci l'Ecclesiastico. Antò languorem adhibe medicinam, per lo che
doveranno porre un antemurale a vizj in questa forma: Già efli averanno
cominciato ad aver l'uso di ragione, e potranno comprendere qual fia il male,
et il beno, cominciando a conoscere gli effetti dell’uno, e dell'altro; onde
venendo loro questi meglio spiegati comprende ranranno con più facilità
qual mostro orrendo sia l'uomo vizioso, e quanto preggiabile sia colui, che
abborrisce i vizi, quanto odiati da cucci siano i primi, ed amati li secondi,
prenderanno in questa forma ancor efi orrore al vizio; efe non averanno
compagni più che cattivi, i quali vadino seducendoli, come potrà cflere, che
non s'incamminino ancor'eff per la buona via? ed una volta, che fi sono
incamminati per essa colla grazia di Dio, e con l'occhio paterno vigilante sarà
cosa difficile il discostarsi più das quefta. Sem. E delle massime di
onore, e de puocigli cavallereschinon ne discorrere? Pub. E che credete
voi, Sempronio, che le massime di Dio non siano anch'effe di onore, e
cavalleresche? Impoffel fatevi bene di queste, che tutte le altre vengono di
seguito ; non sapete voi, che la prima vircù: Eft vitium fugere, fapientia
prima Stultitiâ caruifle. Datemi uno, che abbia in orrore il via zio, cche lo
fugga, che io lo crederò perfetto in cutro.Sem. Io credeva, che queste matsime
dovessero servire per i figliuoli, che s’indirizano alla vita religiofa,non per
quel. li, che debbono vivere nel mondo, ove senza aver un poco d'inganno pare,
che non a polla convivère; Pub. Quanto ficte in errore ; perchè
ugualmente sono necessarie le mailime di Dio per i Religiosi, che per i
fecolari, dovendo tutti indirizarci per la via dell' ecernità ; nè crcdiate che
godano quelli, che vivono,come voi dite al mondo, van. taggio alcuno di più di
coloro, che ope. rano come si dee; anzi sono infelicillimi, et uditelo
dall'oracolo dell'Ecclesiastico. V et duplici corde, d. labiis fceleftis, du
manibus malefacientibus, peccatori terram ingredienti duabus viis. Va disolutis
corde, qui non credunt Deo; et ideo non protegentur ab.co. Va his, qui perdideruns
Justinentiam, et qui dereliquerunt vias rectas, diverterunt inue vias pravas.
Et quid facieni cum infpicera esperit Dominus? Se dunque lo mafime del mondo
faranno differenti da queste abban, [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] - abbandonatele puré, che non fanno per voi, perchè come vi
troverete senza il -Patrocinio di Dio? Sem. Dicemi, se in casa ci
saranno,oltre i genitori, altri parenti, li doveran. no ancor questi ingerire
nell' educazione Pub. Questi ancora, ma però più con dare loro buon'
csempio, che con pas role; posciache è cola inolto difficile, che tutti questi
siano uniformi nelle buone direzioni di effa'; oode fe taluno di
questi-inlinuasse tal cosa, la quale sembrasse differente a quella, che udi
da'genitori, o ficonfonderebbe, o per lo meno non prestérebbe la dovuta crea
denza a quanto verrà foro insinuato da suo Padre, è questo lo mostrerò col
segucnce. esempio . Nel domare i pola Icdri [ che "polledrucci anco
possono chiamarsi i figliuoli, avendo bisogno'ral volta ancor esli di effere
domati ] fcfaranno diversi li cozzoni, non folamen te ci vorrà più tempo in
renderli docili, ma ancora potranno correre pericolo di pren. [ocr
errors][merged small] -prendere qualche vizio; perchè fentendo, oggi una mano
più gravę, nel di seguente altra più legiera,e certe speronate differenti dalle
altre, pon comprenderanno così bene quello, che doveranno fare; e cal, volca
inasprendoli diverranno anche restj. Se questi parenti fossero tutti uniformi,
e caminaffero colle medesime direzioni, potrebb'effere meno male, ma sempre
meglio fa, che sia uno solo quel complesso, et armonia vaiforme de propri
genitori savj, e prudenti, da'quali una sola volontà li forma. Sem. Voi,
Publio, che avete educa. toi vostri figliuoli da voi medesimo, in, segnatemi di
quali documenti xifiere servito per iftruirli nelle þuo be creanze, cda cui gli
apprendelte per potermene ancor'io prevalere a suo tempo. Pub. Per non crrare
mi sono servito di quci, che non possono fallire, aven, doli ricavati dalla
Sacra Scritsura. Sem. E che parla quefta ancora delle buone creanze, che
debbono insegnarli a'figliuoli? Pub. [ocr errors][ocr errors]
Cena Pub. Divinamente ne tratta l' Ecclefiaftico. ove dice: Utere, quafi
himo frugi iis, que tibi apponuntur, ne cum manduces multum, odio babearis;
cela prior causa disciplina, el noli nimius effe, ne forsè offendas. Et
fi in medio multorum fe. disti prior illis, e exsendas manum fuam, nec
prior pofcas bibere. Sem. E del rispetto, che debbe avetfi a Maggiori, ne
parla? Pub. Di questo ancora al 32. dicen. do: Adolefcons loquere in quâ
causå vix', fibis interrogatus fueris; babeat caput rée Sponfum fuum ; in
multis efto quasi infciusi, audi taceus fimul' quçrens. In me dio Magnarum non
presumas, et ubi sunt fenes non multùm loquaris : talmente che leggendo voi
attentamente la Sacrae Scrittura, potrete divenire un'ottimo educatore de i
vostri figliuoli. Sem. Vorrei sapere ancora qual vizio giudicace peggiore
di tutti gli altri, in un uomo civile, è facoltoso, sopra il quale fia d'uopo
d'invigilarci più, che negli altri, per porerlo affatto svellere da
figliuolis [ocr errors] Pub. Io ho stimato sempre tutti i vizj per
pesimi, non effendoci alcuno di effi tollerabile; quello però, che ho sempre
proccurato di svellere con più attenzione da miei figliuoli, è stato
l'avarizia; perchè ho sempre creduto, che, crescendo questa avesse superato
tutti gli alcri, figurandomi l'avaro come una lacuna,che assorbisce in fe
moltiffimi rivi, che debbono scorrerc ad inaffiare, e rendere fecondi molti
campi; onde che, stagnando effi, possono apportare notabile danno a molti,
c.quel ch'è peggio con danno notabile di chi li divia: ed udine, come a
propofito l'efpreffe \'Eccicfiaftico al s.F4 et alia infirmitas peffima, quam
vidi fub Jole : divitia conservala in malum Domini fui, pereunt enim in
afflictione peffima, et in appresso miserabilis prorsùs infirmitas : quomodo
venit,fic revertetur . Quid ergo prodeft ei, quod laborauit in ventum ? Cunétis
dicbus vitæ fua comedit in tenebris, et in con ris multis, et in ærumna, aique
friftitiâ ed il perche lo efpresc Orazio con dire Jemper Avarus eget. Sem. Ora
io, che ho udito tanto, non sarà mai pericolo, che divenga avaro, sembrandomi
la vita di questi infelicissima . E tornando all'educazione: se il Padre non
fosse capace di educare, ela Madre fosse poco prudente, chi si dove. rà
sostituire in loro vece? Mec. Buoni Maestri, è se saranno ricchi,
potranno provedersi anche dell' Ajo, di cui discorreremo nella ventura
Conferenza. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] CONFERENZA
Intorno all'uffizio, e qualità dell'Ajo, Ĉ dei Maestri: [merged
small][ocr errors] V [ocr errors] Sem. Ual'è l'uffizio dell'ajo? Pub.
L'Ajo dee attendere precisamente al costume, ed a ciò ch'è ordina.
to ad effo. Sem. Ed al Maestro, che apparticoche di fire? Pub. Oltre
quello, che riguarda il costume, dee ancora insegnare loro le scienze, et tutto
quello, che ha da premettersi per il conseguimento di elle. Semp. Ma non
potrebb’essere anche Ajo Ajo il Maestro, giacche attende questi al
costume ancora ? Pub. Alcuni lo praticano ; altri poi più facoltosi
provedono di Ajo, è dit Maestro i loro figliuoli, credendo il far ciò diligenza
maggiore. Semp. Ma realmente, chi di quefti fa meglio? Pub. Se
s'incontrasse un uomo versacissimo nell’una, e nell'altra profesione, mi
perfuado: che questi foffe di profitto maggiore, ma per essere raris : fimi
quefti,quindi è, che chi può li provede dell'uno, dell'altro. Sem. Che
condizioni dee avere l’Ajo? Pub. Dovcado egl'istruire nel costume, lo
doverà avere anche otti mo in priino luogo, dovrà essere prus Idente, ed
accorto, industrioso, e diri piego prontojalliduo, crudito nelle ftoorie,
non molto colerico, sostenuto, che di abbia ancora parti da faríi amare,
fia prarichissimo delle cose del Mondo, e se fosse versato in medicina,
sarebbe anche ile requisito. Sem. [ocr errors] Sem, -Mà trovare
tante parti in un uomo farà cosa molto difficile. Pub. E perciòi rari
fono quei, che facciano l'uffizio loro come si richiede; contenrandoli', alcuni
Padri di averly nobile sì, mà nel riinanente, come si diffe; folamente di
citolo, battando loro di avere l'ombra, e non tutto l'effenziale di efia,
persuadendosi, che questa possa essere sufficiente. Sem. E come,
anderebbe Gmil'educa. zione? Pub. Quafi nella medesima maniera, che se
non ci foffe chi la dirigeffe, porendo fare l'educando a fuo modo . Mac.
lo so, che dovendosi provede re un Signore di qualità dell'Ajo, furongli
proposti diverli ; trà quali vi era un nobile,'mà poco erudito; un Poera
infigne ; ed un eccellente Geografo, ed Aftrologo insieme ; niuno di questi
volle al suo fervigio ; ricufando il primo, per il motivo, che di nobiltà il
suo figliuolo nè aveva a sufficienza; al secondo oppose, che Aimava fi fosse
potuto trop. U troppo divagare dal suo ufficio chi at tendeva
a comporre poemi, nè volle il che terzo, perchè dubitava che l'aveffe
fated to troppo girare colla mente, non che avendo altro, che discorrere
seco, che di cielo, e di terra: alla fine gli è proposto un buono
Istorico, eccellente Fi. losofo, e Matcematico, questi disse fà al mio
bisogno: perchè gli mostrerà come fi dee yiyere cogli esempi altrui,
l'insegnerà a tirare le linee recte, ed a prendere col compasso le misure
giuste 3 ; e lo fermo al suo fervigio, Sem. In qual'età li dee porre
sotto la cuftodia dell'Ajo l'educando? Pub. Più prestamente, che si
può. Sem. Mà 'non sarebbe fpefa superdua questa, ponendosi in età, nella
quale non è ancora capace di comprendere i buoni documenti? Pub. Non li
chiama mai spesa super, fua quella, che et fà per educare i propri figliuoli,
essendo ucilisfimo rinvesti. ·mento,perciocchè, acquistato che averanno elli le
virtù si troveranno un gran tesoro, e non soggetto alle vicende della fortuna;
ed in quella età, quantunque non comprendano i buoni documenti, nulladimeno
questi in qualche parte, cominciano ad imprimerli nella loro mente oltre; di
che quanto gioverà, per conoscere le inclinazioni nacive l'averli ayuci in
custodia da çenerį anni? Meç. Si disse tempo fà di uno, che gettava il
danaro avendo posto l’Ajo al figliuolo di età adulta, e divenuto già alquanto
vizioso, perchè non averebbe allora potuto egli più emendarlo, aven. do prelo
già possesso in esso i vizj. Pub. Questo lo credo anch'io ; per. chè le
piante tenere sono quelle, che si possono piegare a proprio compiacimento, dove
che le già cominciare ad assodarfi vogliono crescere co’loro di. fepti,
quantunque ci si adoperi ogni in. duftria per emendarli. Quindi è che
l'Ecclefiaftico così ordina. Filii ribi sunt, Erudi jllos, et curva illos à
pueritia illorum. Sem. nes [ocr errors] Sem. Qual onorario si
dee dare all' ile Ajo? Pub. Non ci è danaro, portandosi be che
uguagli il beneficio, ch'egli apporta, onde deefi generosamente trattare,
Mec. V'era un’mio amico', che solea dire che se avesse trovato un educatore, a
suo modo, per i suoi figliuoli, non solamente lo averebbe trattato assai bene,
mà di vantaggio gli averebbe anche la. sciato nn grosso legato nel suo
tcftamento, per maggiormente animarlo ad impiegare ogn'industria poffibile pro
de fuoi figliuoli, Pub. Costui mostrava conoscere cer. tamente l'utile
maggiore de suoi figliuoli; perchè ben comprendeva, che rimanendo dopo la sua
morte efli bene educati quancunque fossero alquanto meno ricchi di beni di
forcuna, sarebbe questo stato compensato dall'utile assai più riguardevole, che
risultaya loro dalle virtù acquistate, posciache al parere di CICERONE (si
veda). Ora:pro Sexto: virtus in [ocr errors] tempeftate fava quieta eft, lucer
in tenebris, expulsa loco manet tamen, atque hş. ret in patria, Splenderque per
fe semper, neque alienis unquam fordibus obfolefcit, quale sorte cerçamente non
godono le richezze. Sem. In qual modo si hanno da prevalere della loro
industria, e prudenza nell'educarli? Pub. Secondo l'età si debbono anche
regolare. Nè teneri fanciulli con maniere foavi debbono insinuare loro quello,
a che dicemmo essere tenuti i propri genitori, ę fucceffivamente fecondo
vedranno i narurali così debbono opcrare Som. Di quante fpecie possono
essere questi naturali? Pub. E quì presente il Dottore, che meglio di me
potrà fodisfarvi ; iftruite, lo di grazia in questo brevemente e con termini
chiari da capirsi da ogn'uno: Med. Secondo la diversità de temperamenti
sono varj ancora i naturali; posciache questi da quelli in gran parta
des [ocr errors][ocr errors][ocr errors] derivano, ed effendo quattro le
specie bi principali de temperameati a quattro sorte ancora si potranno
ridurre li naturali de figliuoli, cioè all'igneo, o biliofo, che dir vogliamo,
al femmatico, al melanconico, o al soverchiamente allegro, detto fanguigno. Ci
sono poi altre specie subalterne, che nascono dalle diverse mescolanze dei
liquidi, che nella massa umorale predominano, de quali ora non ne parlo. Sem.
Per meglio distinguerli dunque i doverebbe l'Ajo essere Medico
ancora. Med. Cimancherebbe questo d'averci anche da impazzire co'ragazzi,
forse che non ci danno da fare a bastanza allora che sono infermi? Sem.
Questi naturali sono sempre uniforme in tutte l'età? Med. Sogliono
variare fpeffe volte nelle mutazioni di esse, offervandoli ciò manifeftamente.
Sem. E per quali cagioni? Med. Perchè varia la massa de Avidi, secondo
che ci avanziamo nell'età acquis [ocr errors][ocr errors] 2 3
acquistãdo energia maggiore alcuni fer, menti col crefcere gli anni, ficcome
questa si può scemare ancora accostandoci alla vecchiaja. Sem. Come si
dovrà regolare con chi è di naturale biliosoa, Med. In quefti, per quanto
si può, è sempre meglio servirsi della dolcezza; poscia che colle afprezze
maggiormente si accendono, ed allora divengono pertinaci. Sem. E se di
questa si abusaffero? Med. Allora la dolcezza dell' Ajo dee cambiarsi in
rigore per far loro conofcere, che nel mele, e nel zuccaro ancora è nascosto
l'amaro. Pub. Di questo già raggionammo baftantemente nella paffata conferenzas
istruendone i Padri, onde non stiamo.a dilungarci di vantaggio Med. Siami
permesso di aggiungere, a quanto fù detto, una mia rifeflione, ed è quefta :
che le severe correzioni riescono più utili fatte a sangue freddo, canto per
profitto dell'educando quanto per vantaggio dell'Ajo, che può senza ira
insinuargli le sue più mafurate ammonizioni, e restano anche maggiormente
iinpresse ricevute di mattina a ventre vuoto, essendo la mente anche più
limpida, dove che ricevute allorche si trovano già agitati dall'errore
commesso, non sono cosìcapaci di comprenderle. Sem. Come si doverà
contenere co' sanguigni. Med. Questi sono più facili de primi ad
educarli ; perchè sogliono essere difinvolti ;basterà tenerli frenati in
certi eccelli, ne quali potrebbero cadere', di soverchia allegria, e curiosità,
ed avvicinandosi all'età giovenile tenerli lontani da cose veneree. Sem.
Che potrà fare il povero Ajo allor che sono grandicelli, ed averanno quei
stimoli, che fanno prevaricare anche i saggi? Medi Il miglior antidoto,
che fias contro li stimoli della lussuria c, di condurre qualche volta i
giovani ne noftri Spe. [ocr errors][ocr errors][merged small]
24 spedali, ed in tempo, che si faccias qualche amputazione di parti
genitali putrefatte, a cagione del morbo gallico: e cercamente induce loro tale
spavento sì crudele spettacolo, che si sono alcuni di questi spogliati affatto
di fimili pensieri, per l'orrore conceputo allorchè udirono, che da donne era
ve. nuto quel tanto male, e che per esse conveniva soffirire sì atroce tormento
di ferro, e di fuoco, e di vantaggio di non essere più uomo. Sem. Ec i
malinconici come vanno trattati? Med. Questi appunto sono quelli, che
fanno fofpirare non solamente i poveri Aji, mà ancora noi quando essi sono
malati; perchè hanno un naturale stravagantissimo, é maggiormente fe regierà in
elli qualche porzione di umore chiamato atrabilare: bene è vero però, che
nell'età tenera non hà tal'umore. quella energia, che si manifesta colcrefcere
essi negli anni, e questi ò danno al byono, e divengono eroi, ò al
pessimo, elo. [ocr errors] [ocr errors] e sono molto iniqui, e
perversi; debmit bonsi dunque con grande industria queili fti
trattare, e senza usar loro molta vioslenza, e più coll'affiduirà, e colli
efemin pj fatti da lor medesimi leggere, o rifei riti di persone viventi da
loro cono, of sciute, che con aspre sferzate;debbonsi anche tenere
divertiti, et applicaci a più cose, alle quali abbiano genio. Sem. Come
divertiti, et applicati, parendo queste cose contrarie Med. Divertiti,
dico, con far loro prendere aria amena, conducendoliins villa più
frequentemente degli altri, et i applicati alle volte a cose diverse dallo
studio, come farebbe il suono, il quale se sarà di loro genio li può
tenere lontani da que pensieri tetri, che occupa no continuamente le loro
menti; ma di o questo converrà discorrerne più diffusamente a suo tempo.
Pub. Egliflemmatici come van regolati? Med. Questi sono quelli, che se non
faranno onore all'Ajo gli recano almeno poo [ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] pochi travagli; perchè fogliono essere
pacifici, e tardi d'ingegno: Ben'è vero però, che nelle mutazioni dell'età
sogliono alle volte sciogliersi, e divenire un poco più spiritosi, e fare
ancora com petente riuscita. [ocr errors] Sem. Come suole essere,
Publio, di profitto l’Ajo, facendo anche da Maeftro, nelle scienze ? Pub.
Se terrà lo stile praticato da Mae. Ari, riuscirà egregiamente come dicemmo; ma
se vorrà poi insegnare colla medesima maniera le scienze, che insinua il buon
costume,anderà tutto peffimamente. Sem. E perchè Pub. Lo stile
tenuto dagli Aji in istruire nel buon costume è d' infingare tutto in voce, il
quale nulla giova per fare loro apprendere con fondamento le frienze; perchè
queste sarebbero superficialmente adattate, et à quella guifas appunto, che G
soprapone loro ridotto in fogli al legno, il quale col tempo di. sperdendol
rimane legno ciò, che mo. Atraa [ocr errors] tre ftrava di essere
oro, dove che il Maes po stro, professore esperto, procura d'in= finuarle
nella mente colle sue regole, e collo scritto, affinche abbia pronto il comodo
di ricordarli di quello, che si fosse mai dimenticato. G Mec. Ora
comprendo da che fia pros ceduto, che viaggiando molti anni fono udj in
una Città discorrere alcuni giovani co molto spirito in ogni scienza, i quali
per essere di poca età mi recarono ammirazione ; ma avendo avuto curiosità
alcuni anni dapoi di sapere se profitto maggiore avessero farto, mi fu
risposto, che avevano più tosto deterio. rato; bisogna dunque che il loro
Ajo gli de aveffe istruiti a braccia, e non con fon10 damento. Pub.
Nerone, che fu istruito da Seneca in questa guisa, fece alla prima las sua
bella comparsa, ma terminò poi u peffimamente. Sem. L'autorità dell' Ajo
sin dove fi Atende? Pub. Tanto'oltre, quanto quella del
Padre,dovendo essere amplifima, a fine che f. rendano ossequioli, et obedienti
ad effo, Mec. Le Madri però sono quelle, che procurano di
ristrignerla,imponendo loro, che non li gastighino, nè li sgridino, ma che li
compatiscano se non si approfittano de’loro documenti; e questo lo fanno per
rimore, che non fiammalina, e bene spesso,per questo timore di male ideale, ne
nasce il certo male della possima educazione loro ; perchè per non disgustarle
gli Aji fanno a lor modo, comportando quanti difetti efG hanno: le saggie madri
però lasciano che li gastighino ad arbitrio loro, eli correggano secondo il
bisogno, conoscendo queste per isperienza, quello che per dottrina ancora
conobbe Salomone al prover. 22. ftultitia colligata eft in corde pueri, d
virga disciplina fugabit Cam. Sem. Debbono usare distinzione alcu, na in
questo, secondo l'erà ? Pub. Essendo l'Ajo prudente saprà rego: ne
[ocr errors] golarsi anche in questo, et accomoderă i il gastigo secondo l'erà,
econ quei mo. di, che conoscerà effere all'educando più sensibili ; per
esempio se lo scorgessc goloso, il fargli sottrarre qualche pietanza in tavola
gli sarà di gran gastigo ; se giocoliero, togliendoli quell'ora di
divertimento, lo toccherà lül vivo; e fe averà un certo roffore in sentirsi
sgridare, questo sarà appunto l'opportuno suo gastigo; in somma il migliore
sarà quel. lo, che si renderà più sensibile. Sem. Può l’Ajo per qualche
suo af. 1 fare allontanarsi da effo? Pub. Per quanto meno farà possibilu
dee farlo; perche non mancano scelerati adulatori, i quali, per guadagnarsi la
grazia de padroni giovani,infinuano loro ciò, che può dilettarli, quantun. que
lia pregiudiziale, e per ciò se mai doveffe allontanarsi da effo per qualche
tempo, dee avere di chi possa fidarsi in sua assenza . Sem.E qual sorta
di divertimento deb, bono permettere loro? [ocr errors] [ocr errors]
Pub, :: Pub. Tutti quelli, che non sono viziofi, e fono ad esli geniali,
per esempio il giuoco delle boccie, della palla, del volanıę, ed altri, anche
più laboriosi di questi, competenti alla loro età. Sem. Nel tempo che
sono direrti li fi. gliuoli dall’Ajo possono i Padri educarli ancor effi?
Pub. Se saranno capaci di uniformarfi alle buone direzioni dell'Ajo, pofranno
qualche cosa contribuire ancor essi, L'incombenza loro però è di offeryare qual
profitco facciano, e di sentirne anche il parere di più persone capaci sopra i
loro buoni progrefli, esaminati che li averanno; per altro scorgendo, che yą.
da tutto a lyo dovere non debbono con fondere i figliuoli con documenti diffc.
reori, ne contristare l? Ajo con varjare il loro metodo; bafterà la loro
vigilante Lopraintendenza ; mà muta quando non vogliano come doverebbero,
effimedelimi in tutto instruirli. Sem. Bramerei ora sapere le condi.
zioni che doyerà avere un ottimo Mae. Aro Pub. [ocr errors][merged
small] [ocr errors] Pub. In primo luogo dev'essere di via ta esemplare, dotto,
c prudeme, siccodel me è necessario ancora, che abbia buo na
comunicativa, per farsi ben capire, fia sostenuto, diligente, e si sappia
far 1 amare, e temere, e sia anche pratico delle tristizie de figliuoli,
per non farq gabbare da effi. Sem. Trovandogi un uomo di tante buone
qualità potrebbe anche servire I per maestro di casa, ed elascore nelme,
desimo tempo; perchè facendosi ben ca. pire, indurrebbe più facilmente i
debi, tori a pagare ciò, che debbono particos e larmente ora, che sono
tanto renitenti di farlo, Med. Questo e uno degli errori mal. fimis
perch'essendo talunò ottimo per un impiego 2 con darglicne tanti fi fa in modo,
che divenga trascurato in tutti; essendo grito quel detto; Pluribus intentus
minor eft ad fingula fenfus. Or io coftumo questo s chi mi serve., faccia
solamente l'ufficio suo; perchè considero, che non sia poco, che li riesca in
una sola cosa, cosa, ed ho provato con isperienza, che se taluno
procura ingerirsi in più, confondendole tutte, ne pur una ne farà bene.
Pub. Voi Sempronio vi figurate, che fia picciolo affare l'insegnare a figliuoli
le dottrine, e ben picciolo il generarli, mà non già il farli divenire uomini
eccellenti; perchè in un istante si generano, e con poca fatica, mà per bene
addottrinarli non solamente vi è duopo di molti anni, mà ancora di attenta, ed
induftriosa applicazione. Per abbozzare una statua ci vuole poco, mà per
ridurla a somma perfezzione numero infinito di sealpellate di più ci vogliono;
C riflettendo voi al valore della statuas abbozzata, ed a quello della ridotta
a perfezione, ben comprenderete il van. tagio di più che ne ricaveranno i
vostri figliuoli dal Maestro, che istruisce con profitto. Sem. Io lo
dicca a buon fine; perchè risparmiandosi qualcheservitore,mi riufciva più
comodo di fargli un buono af4 fegnamento, acciochè viveffe contea. to.
Pub. Glie lo dovete fare senza accrom (cergli maggiori brighe, se bramare, to
che la statua da voi abbozzata abbia iti ma, e valore grande, Mec.
Veramente in quei casi conviene deporre l'avarizia', ed ogni parkmonia ; e non
fare come quel Padre sciocco riferito da Plutarco, che domandando ad Aristippo
; quanto paga. mento ricercava per ammaestrare il suo figliuolo, udendo
domandare inillo dramme rispose ; questo è troppo ; perchè con mille dramme
potrei comperarç un servo; çoi saggiamente replicò: duna que averai due
servi, tuo figliuolo, e e quello, che comprerąi: facendogli conoscere,
che se non era bene ammacftrato, sarebbe diyenuto un servo il fuo figliuolo
ancora. Sem, Quale farà l'incombenza del Macftro? Pub. Gjà per
quanto appartiene al co. fune seguirerà quello, che si è detto CON
[ocr errors] Аа 1 con cominciare prima da Dio;' nel rimanente poi
lasciate pensare ad esso, per; che avendolo scelto pratico, e dotto faprà
secondo l'età, e capacità andarlo itruendo come fi dee: bensi voi di.
chiaratevi apertamente com voftri fi, gliuoli alla sua presenza, che volete,che
lo ftimino, ed obbediscano da Padre, con dargli ogni più ampla facoltà di
coreggerli, e gaftigarli severamente in ralo di bisogno; perchè bramare di
riconofcere per figliyoli solamente quei, che studieranno, e faranno passata
nelle ccienze 1 Mec. Quanto fu mai eroico l'atto, che fece l'Imperatore
Teodosio ; impercioche avendo scelto Arsenio per Maestro del fuo figlinolo, ed
avendogli detto; Pofthac tu magis pater ejus quam ego, come riferisce il
Baronio all’A.380-avvenne un giorno, che passando Teodo, 'fio per la camera,
oye Arsenio faceva la repetizione a suo figliuolo, osserva, che il Maestro fe
ne stava in piedi, e lo [colaro affifos ne bo potè coptcnere di non
[ocr errors][ocr errors] non dimostrare ad Arsenio il suo dispia çimento;
veramente gli disse ini avvcdo, che voi non sapere far bene il vo. ftro
uffizio; tenete, tenere il grado di Maestro, e non di scolaro: Sagra Mac fta,
replicò Arsenio, non sarebbe punto convenevole, che io mi ponelli a se. dere
per dar la lezzione ad un Imperatore; ciò udito Teodofio tolfe la Coro, na di
capo al suofigliuolo,c comando ad Arsenio, che fedesse; et ad Arcadio suo
figliuolo, che stasse in piedi colla testad á scoperta, fin tanto che il
Maçstro gli parlaffe, Sem. E se non faceffero tutto quello i profitto,
che io defiderasli, che averò el da fare? Pub, Vedere, Sempronio, parliamo
chiaro, i Padri yorrebbero dopci in bre. yiflimo tempo i loro figliuoli,
onde in quefto non abbiate tanta fretta, lasciateci porre il sempo neceffario
per impof sessarsi bene; må se poi vi accorgette, nel che oon dare tempo
al tempo non li apejet profitrassero, doveţe esaminare d'onds A a 7
prox, [ocr errors] erro [ocr errors] [ocr errors] provenga la
cagione, e se saranno più Hgliuoli, vedendo, che taluno di edi li di
approfittaffe, e gli altri rimanessero indietro, la colpa non sarebbe del MaeItro,
ma bensi dei figliuoli, e che non applicassero, o che non fossero di mente
ancor capace di apprendere. * Sem. E se la cagione venisse dal Mae. Itro, che
fosse disapplicato, contenzio, so, o troppo bestiale ? Pub. E'voi
trovarene un'altro į mas non date fede loro alla prima; perchè dopo, che
averanno ricevuto il gastigo verranno a piangere da voi, el dole. che il
Maestro fia bestiale; ma non diranno già la cagione giusta; per çui li ha
gastigati; ed in questo caso avvertite a non dar mai ragione a loro trovandosi
presenti,anzicon volto afpro sgridageli, e dite loro che lo averanno meritato:
informatevi però bene come è andato il fatto, per ritrovare la verità.
Sem. Ma venendo per colpa de figliuoli che averà da fare? Pub,
ranno, Pub. Se saranno disapplicati, vedete ancor voi di usarci
diligenza, con promettere loro premi per animarli ad essere più attenti ; e fe
poi venisse dall'incapacità in qualcuno, bisogna averci pazienza; e rimirate le
dita delle vostre mani, che ancor’esse non sono uguali, e pur la mano turta
insieme fa l'uffizio suo; così parimente sarà la figliolanza, quando venga
secondo la sua capacità impiegata bene. Sem. Dolendosi il Maestro di
questo, e dichiarandosi di non poterci aver più pazienza? Pub.
Confolatelo, et animatelo ad averci ancor effo pazienza, conforme conviene, che
P abbiate ancor voi Mec. Si doleano con Antipatro i MaeAtri, che i suoi
figliuoli non volevano per tante fatiche, e diligenze usate loro, approfittarsi
punto dei loro documenti, e per consolarli egli dicevan che vi era un paese nel
mondo, ove le parole si gelayano in tempo di verno appena uscite dalla bocca, a
cagione digio freddi ecceffivi, che le racchiudevano nell'aria, ma appena
comparfa la primavera, fgelandoli queste allora si udivano. Non dubitate,
diceva loro che verrà ancora in essi la primavera; ed alloras queste parole,
che odon'ora da voi, fi Igeleranno ancor effe; continuate pura parfare, per,
per uđitne all'ora di vantago Sem. Dovero comparire nel cempo, che si fa
scuola? Pub. Anche, frequentemente s per ve. dere che si fa, per aninarli
insieme a portarfi bene, c tenerli in freno. Sim. Stimate neceffario ohre
di tea net loro il Maestro di mandarli alle fouo: le publiche? Pub. Per
godere di quei vantaggi, che apporta l'emuluzione può essere utile : debbonfi
però avvertire due cofe; la prima, che vadano sempre accompagnati dal
reperirore, perchè del fetvis rore in curto non vi dovete fidare, poa tendolo
indurre fare a lor modo:Pal. tra poi che fixno vicini in feuola a come pa
[ocr errors][ocr errors] mpagni bene accostumati, perchè ivi po. trebbero
divenire maliziosi trattando con carrivi. eri Mec. Bisogna ancora
stare molto cau., telato nello scegliere questi reperitori, detçi comunemente
Pedanti, perchè vi è stato tra esfi cal’uno, che insegnaya of a'
figliuoli il fare la fabbatina, il giuoco delle carte, et altri vizj in vece
delle virtù; e vi è stato chi di questi ancora così iniquo, che ha
procurato, che abbandonaffe il figliuolo la casa paterna, dopo d'ayer rubaro al
Padre qualche fomma di danaro considerabile, e seco conducendolo fuori di stato,
per ispre. garla. Onde se non si sappia che siano di ottimi costumi, non
debbonli consesgnare ad effi i propri figliuoli, per non ricevere quella
riprensione, che fece Diogenç Sinopio a quei di Megara, dicendo loro, come
riferisce Eliano, che fi contentava di essere più rosto un ariete della lor
mandria, che loro figliuolo, perchè a custodire quello impiegavano uomini
fedelilimi, et ad iftruire questi ripų [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] A a 4 riputavano abile chiunque fi folfe
loro abbattuto dinanzi. Sem. E le figliuole fi debbono regola. re nella
medesima forma? :) Pub. In alcune cose non vanno regolate così, conforme
udirete nella seguente conferenza. CONFERENZA. w CON [ocr
errors][merged small][merged small][merged small] Semn. He differenza cie tra l'educazione dei С
figliuoli, e quella delle figliuole ? Pub. Primieramente, che queste, non
dovendosi incamminare per la via delles fcienze, non hanno d'uopo di tanti
maeftri; e poi essendo diverli i loro vizj, e naturali inclinazioni, debbonsi
quefticon differenti manicre correggere, Sem. quali sono questi vizj
delle figliuole, Pub. La vanità par che nasca con lo ro, quçfta opera, che
moltissime di effe [ocr errors] cffe sino dalla nascital
par che mostrino compiacimento in fegtir lodare la loro bellezza : ha poi
la maggior parte di cffe, un certo difpreggio, il quale viene da alcuni creduto
per vivacità di fpirito; altre poi fin d'allora moftransi vezzofe, e molto
affabili; e vi sono ancora di quelle, le quali danno a divede. re appena nate
la loro dispettosa rozzezza, contrafegni tutti non leggieri di ciò, che possa
nell'età pid avanzata ope. rare la loro naturale inclinazione. Sem. Di
correggere tali difetti cui partiene principalmente. Pub. Alle madri, che con
affiduità amorosa aflifton loro ; dovendo i Padri portarsi giornalmente fuori
di casa per affari, che li tengono alle volte lungo tempo occupati; c quefte
avendo bisogno di una affidua cuftodia da niuno meglio, che dalle Madrila
poffono riccvc, re: debbono però i Padri per quaaco fa. rà perineslo
lorosinvigilarci attenicamene te anch'effi. Sem. Che dovranno fare le Madri in
quella tenera età, nella quale ne put capiscono ciò che loro si dice?
Pub. Poffono far tholco, con impea dire ancora, che non rimirino, ed odino ciò
che non è convenevole; perchè quello, che mostrano inclinazione alla vanità;
non bisogna cominciare ad ornarle vanamente, pe å far loro certi ýczzi
disdicevoli, perchè s'imprimono quelle vanità, e quegli atti con facilità
grande in si tenera età; quelle bensi che mostrano dispettosa rozzezza possono
follorarli con fimili vezzi per inco minciare a poco y a poco a
renderle più [ocr errors][ocr errors] umane. [ocr errors] Sem. E di
poi cominciando a capire, che dovrà farsi? Pub. Allora farà tempo
d'incomina ciare a far loro apprendere, che la bela lezza della donna non
confiste ja altro che nella bontà de'coftumi. Sem. Oh capiranno beneche
cosa dano costumi le picciole figliaole? Pub. Non importa, perchè
quantunque allora pon lo capiscano, nulladime nos [ocr errors][ocr
errors] no, effe continuando ad udirlo a fuo tempo ben lo comprenderanno;
basta che allora non si secondino le innate inclinazioni loro viziose.
Sem. Mà fe la Madre avesse compiacimento di essere stimata bella, c fpiritofa,
e forse anche vana, come potrà istruire la sua figliuola diversamente da sè
medesima, e che non abbia da compiacerli anch'essa di ciò? Pub. Ora
entriamo nei guai grandi, perchè se la Madre non diriggerà bene tal affire,
l'educazione anderà pellina menic. Sem. In questo caso che dovrà
farsi? Pub. Quello appunto, che fù da me praticato, di provederli d'una
buona matrona ; e se questa fù utile alla mia famiglia, essendovi la Madre capace,
evigilance; quanto più sarà geceffaria in questo caso, che voi mi
rappresentare? Sem. Lo credo anch'io; dunque essendo duopo provedersi
della matrona, ditemi quai requisiti dovrà avere per far bene l'uffizio fuo ;
perchè essendog [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] dismesso questo buon servigio, non si potranno
trovare con facilità quelle, che siano esperte. Pub. Non dev' essere
giovane, nè vecchia, mà di età conlistence. Sem. Perchè non vecchia, pocendo
quest' avere maggiore sperienza del mondo? Pub. E vero, mà la vecchiaja
ancora la può rendere più fastidiosa, e meno attenta : e poi se dovrà cuftodire
le vostre figliuole, che hanno da nascere, chi sà se fosse allor viva; e
vivendo farebbo decrepita, quale età non lega molto colla gioventù, e perciò
non sarebbe ad effe accetta,dec ancora essere di buo. ni costumi, e pia,di
parentato civile, ed onoraco, prudente, discreca, attenta, affezzionata, che
sappia ben cucire di bianco, leggere, fcrivere mediocres mente, e che non sia
curiosa di leggere: libri profani, e lascivi. p9 Sem. O che mal farebbe,
se leggere ancora l'istorie profane, potcado fervire si di effe per meglio
iftruirlo? Pub. Le storie profane non tutge conferiscono alla buona educazione,
el, fondovene alcune molto nocive ad essą come già dicemmo, onde chi sà, che
prendendo diļetto in udirne riferire alGuna di queste, non prendessero amo, re
anche l'educande a simile lectura Sem. E se sapesse la lingua francese, o
spagnuola, non sarebbe maggior van taggio, per insegnare loro quel parla. xe,
che oggidi è tanto in uso. Pub. Che pretendete? forse di mari, farle in
Francia, o in Ispagna? Sem. Non lo dico per questo fine, mà veáendo
qualche lignora di quei paeli, o trovandoli con alcuna, che la parlasse,
sarebbe da esse capita, e por trebbero risponderle. Pub, Voi
vorreft'educare le vostre fi, gliuole per far pompa del loro spirito, e non vi
accorgete, che quefta non è la sua strada; e qual nccefficà avete,cheessa
converfino, e tratejno con gence ftraniera s volere forse, che apprendano į
cofumi loro diffepsadi dai noftri? Sem, [ocr errors] [ocr errors] GB [ocr
errors][ocr errors] Sem. Non
bramo quefto, mà hò sentito dire, che sia vantaggio grandes e l'avvezzarle
disinvolte, e spiricosc, perchè più facilmente fi maritano queste, Pab.
Voi prendereste moglie di spiritofa, e disinvolta Şem. Io non già, ora
chc sò come debi ba sceglierli. Pub. E perchè dunque volete incam, minare
le vostre figlie per una via, che voi la ftimate non recta e non vi avve, dere,
che in ţal guisa mostrarefte di amarle poco a Sem. Il saper ricamare
ancora mi per, suado, che la requisto necessario nella matrona: i Pub.
Per far che ? per educarle forse nella vanità e non sapete, che cosi fa
comincia bel bello; posciache dalla sem ta fi paffa al’oro, e dall'oro alle
perle per formarne ricami di gran valore. Cor. 4, nelia madre dei Gracchi
fe conoscere a quella gentildonna Capuana, la quale 0 era
alloggiata in sua cafa, allorchè moArolle i ricami ida effa farsi,per mio
fvario. bano essere i layori delle Madri, con farde yeder i suoi
figliuoli, ed in qual forma da effa fi aducavano, che non era già nelle vanità,
mà bensì nelle virtù . Sem. Bramerei almeno, che sapesse insegnar loro un
poco fuono, e di canto, Pub. Questo poi sarebbe peggio, per: che
l'educherebbe cantarine, et im. parandolo per vostro syario, non lo di
fimparerebbero già, per non dilectare an, che gl'altri. Sem.
Contenendom’io in questo vo. fro antico rigore mi farefte mutare il mondo.
Pub. Io non pretendo tanto : voi mi vichiedere del regolamento della vostra casa;
c chcaforse pretendece che da queta debba prendere la norma tutto il mondo a
facciano gli altri ciò che vogliono, mi basterebbe di ottenere, che voi, che
ricercate il mio parere appren. deste ciò, che dovrete fare, Sem. Io
resto perfuafiffimo di quanto dite per benefizio mio, ma sifetto añ,
cora [ocr errors][ocr errors] cora nel medefimo tempo a quello, che li il
mondo dirà, operando diversamente da quanto ora li costuma dalla maggior
parte. Pub. Qual parte del mondo stimate voi, che sia più saggia, la
maggiore, o la minore? Sem. Ho udito sempre dire, che sia la minore,
Pub. Or dunque; perchè da voi medelimo volete porvi nel numero de i meno saggi?
deh seguitate la più sana, e non vi prendere fastidio alcuno dell' altra,
quantunque sia più numerosa: prendete di grazia la mira verso quò eundi
dum, non quò itur. Sem. Rimango persuaso, e quanto m'insegnafte voglio
risolutamente fare. Or ditemi per mia istruzione; scelto che averò questa
matrona, della quale voglio provedermi prima di prendere moglie, che averò da
fare io, e qual' incumbenza apparrerrà ad essa? Pub. Voi, allor che le
consegneretç la vostra figliolanza, le direte: che Bb fia [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] lia cura sua
d'istruirla principalmente nella pietà, e devozione, e che rimuova da essa
tutti i difetti allorche li ye desse comparire, senza indugiarvi un momento;
anzi che meglio farebbe an. cora, se preveniffc al bisogno con semi, narę
anticipatamente ne’loro animili preziosa semenza delle virtù, e che per questo
procuri di non perder la mai di vifta : e vedendo ch'ella li porti diligente
nel suo uffizio usatele più gratitudine, affinche non habbia da parerle penosas
quella vita tanto soggetta, che farà; e credetemi, che il premio è il maggiore
incentivo a farci fare con amore quelle cose, che senza di esso ci parrebbono
molto penose. Mec. Questo è certiffimo, posciache chi mai li porterebbe
il primo a scalare una muraglia, difesa da tanti nemici are mati, se non se
{perasse da questo un premio grande ? Sem. Fatto che avrò le mie parti,
in che forma essa adempirà le sue ? Pub.. Nato che sarà alcuno de' vo
[merged small][ocr errors][ocr errors] ftri figliuoli, principierà il suo
minister ro con invigilare, venendo lattato, dalla balia, a quanto sara
necessario, con i fare anche da soprabbalia, nè permetteo ra già, come dicemmo,
chc oda,quan tunque non le comprenda ancora, cer, i te canzone amorose,
nè pure, che fifli i suoi occhi innocenti a'rimirare certi datti
scomposti, et indecenti; perchè quantunque non siano allora da esso
conosciuti per quel che sono, nulla dime, no in progresso di tempo, conforme fi
apprendono le parole, così ancora può insinuarsi nell'animo qualche
cintura noSeminaciva di tali difetti; e procurando, che D in vece di quelle
oda, e rimiri cose profittevoli, cd oneste, delle quali se ne i
apprenderà alcuna particella, resterà questa a benefizio dell'educazione,
e i procurerà ancora nel tempo della lacta zione colle buone sue maniere,
di principiare ad affezionarselo. Sem. Che dovrà fare dipoi? Pub. Già
toccherà ad effa slattarlo, e si perderà il sonno più di una notte. Sem,
[ocr errors][ocr errors][ocr errors] liri Sem. Sarà bene, acciocche non
lo perdiamo anche noi, di tenerlo in qualche mezanino lontano dalle nostre
stanze, Mec. Per questa cagione sono andato io più volte in collera co i
miei amici, avendo osservato lontani dal loro appartamento i figliuoli anche
lattanti,per timore, come dicean'o, che non turbarsero il loro riposo, e diceva
loro: pere dete pur tanto tempo, e vegliate tanto per il giuoco, e continue
conversazioni, oh bene non potete vegliare un poco pe’vostri figliuoli? E se
non lo volece perdere voi, cui tanto debbono premere, vi persuadete forse, che
le donne mercenarie di servigio vorranno perdere il fonno? Dormiranno ben bene,
e lasciefanno piangere chi vuole; ma da questo quanti mali ne saranno seguiti
lo faprà meglio il Dottore. Med. lo dalle offervazioni fatte sono
arrivato a conoscere questa verità; che più fortunati siano nel mascere, e nel
imorire i poveri, che i ricchi; perchè quelli dalle proprie Madri sono lattaţi,
eand custoditi diligentemente con amore;docal ve che questi sono consegnati
alla indi screta servitù, e trattati assai diversadai mente in tutto ; e
posso riferire a que fto proposito di averne curati alcuni,che caduti dal
letto, per trascuraggine delle balie, ebbero a perdervi la vita, ed altri, per
il gran pianto fi allentarono, negando cal volta loro il latte le balie,
allorche ne avevano bisogno; e per avere loro ripercosso secretamente il lat.
time, quanti ne sono periti? Giccome ancora quanti ne sono morti af gati per
averli tenuti negligentemente nel proprio letto? avvenimenti tutti, che afa sai
più di rado G odono accaduti tra po veri, quantunque questi siano assai i
più numerosi, che i bene stanti. Della morte dei ricchi non parlo, perchè
ave. rete uoi medesimo osservato questi, be ne spesso, per li soverchi, e
conculcati: rimedj, dati loro, più facilmente, che i poveri perire, et alle
volte in mano de Ciarlatani. Pub, Se voi dunque avercte amore
per [ocr errors][ocr errors] Bb 3 per i vostri figliuoli non
li terrete lontaa ni dalle vostre stanze in ogni tempo per. che tal vicinanza
darà stimolo maggiore alla matrona di avere per loro più attenzione, et all'altre
donne di fare me . glio il loro uffizio. Sem. Riferitemi ora il modo, che
doverà tenere in appresso per conoscere meglio s'ella, operi a suo
dovere? Pub. Già fu discorso, ma non sarà mai a bastanza, di quello, che
dovrå farli intorno ad imbeverarli ben bene del fan. to cimor di Dio, e
crediate pure per cofa certa, che questo è il fondamento principale della buona
educazione; efsendo esso solamente capace di rimuovere tutti i vizj, non
porendo questi far breccia ove si ricrova benradicato: è vero però, che questo
feme santo noni basta piantarlo solamence, na decli col. rivare sempre con
atrenzione, e fervore, acciocche non perisca, essendo che a poco a poco
germoglia ne teneri par. goletti, ed in questo doverete aricor voi invigilarvi.
In seguela poi dovrà, appe 19 and appena che le figliuole
faranno capa. ci, tenerle impiegate ad apprendere qualche lavoro di quei
necessarj a saperG dalle donne, che sono il cucire, far calzerte, cessere, e
filare, e questi disporli secondo l'ctà, e capacità loro: nel medesimo tempo
impareranno a leggere, e di poi a scrivere, e questa sarà l'incumbenza, che
dovrà avere intorno al lavoro, Sem. O ben le donne civili, e nobili
averaono da teffere, e filare che han. no forse da procacciarsi il vitto con
que. fti lavori Mer. Intorno al filare non avete occasione di
risentirvene, perchè è torna, ta l'usanza di farlo; non sò però se per
bizzarria, o per profitto ; averere pur veduto, Sempronio, nelle case civili
conocchie sì ben fatre, che fanno venire la voglia di adoperarle anche a noi
al. tri uomini. Sem. Queste le ho veduce certamente, ma però stare
oziose, onde mi perfyadeva, che fossero state fatte per col locarle
dentro i loro scarabattoli nonri: mirandole punto adoperate. Mer.
Nonaveranno filato in presenza vostra, perchè non avendo voi moglie non era
tempo ancora, the imparaste a filare alla moda. Pub. Le caste donzelle in
questo s'im: piegavano anticamente, e tralasciando di riferire, che lo
facessero Penelope, Lucrezia, et infinite Matrone Romane; Alffeandro Magno fi
vestiva co gli abiti teffuti dalle fue Sorelle, come racconka Curzio; et Augusto
non portò già altri abiti, che quelli, che dalla sua Moglie, Figliuola, e
Nepoti erangli ftati fatti, come riferifce Svetonio: Onde se no li vergognavano
queste di farlo, per qual motivo potranno aftenersene le tanto inferiori ad
effe? Sem. Ma fe non avessero genio di fardo, tanto più non vedendolo
praticarea alle Madri? Pub. Questo genio può farfi venire con riferir loro
qualche bell'esempio, et appunto de racconta uno il Surio nel di fe
fecondo di Maggio, che se coinincies ranno a gustare le cose di Dio sarebbe
assal a propogto: dice dunqu'egli, che andando S. Antonino Arcivescovo di Firenze,
per una contrada di qite!la città vide un buon numero di Angeli, che
formavano come un corpo di guardias e sopra il tetto di una povera časa; li ven,
ne in pensiere di catrarvi, e di riconoscere l'occasionc y per cui meritava
canto favore da Dio; non vi trovò, che und Madre con tre sue figliuole, le
quali filavano per guadagnarsi un poco di pane, e stavano con gran modestia :
vedendo il Santo il bisogno, che avevano, fc loa to una buona limosina :-Dopo
qualche tempo ripassando per la medesima strada vide, che la stessa casa era
ricoperta di piccioli folletti, armati di tutti quei stromenti, che fogliono
portare li dediti alla libertà del mondo : entrò, evide le medesime, che
passavano il tempo a ridere, scherzare', e motteggiare, e fare le belle:
Riferito questo, si poa trebbe soggiungere loro, che se Iddiogradisce canto il
non stare in ozio in quelle, che sono miferabili, quanto più lo gradirà in
effe, che spontaneamente, e fenza bisogno alcuno lo fanno e credetemi, che non
mancano modi per fare applicare le figliuole, effen. do queste più docili
demaschi. Sem. Oltre il lavoro, che averanno da fare di vantaggio ?
Pub. In tutte le cose deve esservi la buona ordinanza, la quale tutta dcpende
dal sapersi ben compartire il tempo, onde queste essendo pratiche divideráno Je
ore def giorno in questa guisa ; la pri. ma della mattina, dette che saranno le
figliuole, e veftite di tutto punto, sarà impiegata al servigio di Dio con fare
orazione, o sentire qualche cosa di quanto esso vuole da noi; ciò fatto dcefi
ristorare colla colazione moderata il corpo, per poi passare quelle ore
deftinate al lavoro; e terminate queste, conviene di fare alquanto esercitare
il corpo in cose non violence, e permettendolo il tempo, in aria con
affatto [ocr errors] rac [ocr errors].. 395 K tacchiusa.
Avvicinandosi poscia l'oras del definare converrà prendersi il nutrimento
a proporzione dell'età, e poi dopo di questo è neceffario godere alquan. to di
riposo, per potere alle ore destitiate tornare al solito lavoro. Sem.
Sino a qual'età possono i maschi ftare sotto la custodia della matrona?
Pub. Fin tanto appunto, che, cono. scendo le lettere dell'alfabeto, possono
consegnarli al Maestro, per tenerli in quelle ore, che dovrà far egli scuola
fotto la sua custodia; ben è vero peròs che non essendovi l’Ajo,possono
ritornare, per quelle ore, destinate al diverti mento, sotto la cuftodia
della medelima $ matroni. Semi. Nascendo tra fratelli, e sorelle qualche
contrasto come doverå regolarli la marrona? Pub. Sogliono i fanciulli vivaci
essere molesti alle forelle, e da ciò ne nascono bene spesso trà loro
reciproche aleercam zioni, mà se la matronal manterrå fotenuta a segno, che non
pregdano les [ocr errors][ocr errors] confidenza, avendone rimore di
essa, difficilmente si avanzeranno a contendere tra loro, ma caso che la sua
efficacia non bastasse,dee di ciò farne consapevole il Padre, o il Maestro,
affinchè pensano a prendervi il più opportuno rimedio con tenerli separati.
Sem. Crescendo le figliuole in età, e scoprendosi in esse qualche differto
donnesco, come li dovrà regolare la matrona per estirparlo? Pub. Non
aspetterà quefta, essendo prudente, che giungano fimili diffetti a manifestarsi
; perchè come dicemmo procurerà con preventivi ripari di ab. batterli prima che
si manifestino. Sem. Venendo le figliuole negli anni, ne' quali sogliono
alcune cominciare a contristarsi, e fofpirare, che averà da fam rela
matrona? Pub. Le figliuole ben' educate difficilmente cadono in fimili
debolezze; ma quando mai ciò seguisse in alcuna, alJora si conoscerà il senno,
e la prudenza della matrona; posciachè si saprà inters! [ocr errors] e
nare nella sua confidenza per consigliarl a far cose non disdicevoli alla
sua condi* zione,ed a lasciarsi regolare dal suo amo. roso Padre. 3 Sem.
Ma non sarebbe meglio, quando si vedellero contristate, porle in monastero per
compire l'educazione? Pub. Se sarete sicuro, che colà possano vivere con
più ritiratezza, che in casa vostra, ed abbiano migliori direttrici cui dia
l'animo di calinare le loro passioni, potrebbe farsi; mà se poi vivessero con
libertà maggiore, qual vantaggio ne ricaverebbero ? Sem. Vivono colà
tanto ritirate, che la porta di rado si apre; ne viene permefso l'ingresso
libero ad alcuno. Pub. Qucfto non basta se gli occhi, c le orecchie
staranno maggiormente aperte; perche per esse po lono entrare le cagioni de'
sospiri: e poi voi, Sempronio,mostrate di non fidarvi della voftra matrona, la
quale totalmente dipende da voi, enon diffidate punto di tanţe servenci
de’monafterj, sopra le qua; [ocr errors] di autorità niuna voi
avere. Sem. Sarà ben vigilante in questo chi averà cura
dell'Educayde, Pub. Voi y’ingánate$épronio, se crede, te, che l'altrui
vigilanza superi quella de genitori attenti, e capaci : onde mi perJuado, che
nella casa paterna queste ftiano meglio, che altrove, Mec. Voi dite bene,
Publio, che fiee te capace di custodirle come li dee, mà datemi un Padre, ed
una Madre, che ad ogn'altro pensino, che all'educazione delle figliuole, e
tanto maggiormente se non averanno una tale donna capace, e fedele a ben
diriggerle, o saranno prive di Madre, la sola casa pater. na sarà sufficiente a
custodirle? Pub. Credo certamente di no. Mec. Or dunque, che fi hà
da fare in questo caso per non lasciarle a discrezione dell'infida servitù ? o bisognerà,
chę qualche faggia parente la conduca in casa sua, o porle in monasterio, sotto
Ja direzione di saggia Maestra, Pub. Non è questo il rimedio appro; od
[ocr errors][ocr errors] priato al loro male, che congste in una gran passione,
la quale non si: può rimovere da esse senza cósolarle.Ne certamente si
cureranno già di ricevere i queste in casa loro le saggie parenti: e
ricevendole le imprudenti qual vantaggio ne potreste Iperare ? E ponendole in
monaftcro sotto la cura di faggiaMaestra qual bene potranno ricevere da
essa ef$ sendo tra loro discordanti di genio ? fa rebbe più capace tal
una di queste di sedurre altre compagne,a far che si unifor massero al
suo genio, più tosto, che di u mutarlo; onde nè ad esse, nè al monastero oi
tornerebbe conto, che vi entrassero, 1 Intorno poi al sudetto riincdio ne
parleremo a suo luogo, e tempo, Şem. E quelle figliuole, che non avea se
ranno le accennate paflioni ponno eduei carsi ne monasteri? Pub. Se i
loro genitori sarın capaci, ed attenti, e viveranno all'antica, non fra farà
d'uopo cercare altra casa, che las paterna per educarle, come dicemmo
parlando de figliuoli della Conferenzís [ocr errors] 1, della presente
decade ; mà se poi foffe il contrario,non sarebbe buona per esse, ¢ converrebbe
anche fanciulle racchiuderle in monafterio, affinchè si discostas sero
dalrimirare i mali efsempj domesti ci, specialmente quei, che potrebbero dalle
Madri ricevere, Sem. Vorrei che mi diceste, Mecenate, in che possono
difettare le Madri nella educazione dellc figliuole? Mec, In due cose
principali, che sono l'eccessivo amore che portan loro, e la libertà che
vogliono mantenere per fare ancor esse tutto a lor modo. L'amore non le
permetterà di contriftarle, ne riprenderle, e la libertà, che vogliono godere,
le disanimerà a procurare di farle vivere diversamente da quello ch'esse
coftumano, e vi voglio riferire un caso seguito in mia presenza, Si trovavano
in una conversazione alcune gentildonne in tempo di carnevale, le quali
domandavano l'una l'altra quante volte avevano condotte, le loro figliuole alle
commediese per verità non udj già che alcu na if ve le avesse
condotte poche volte; vi fù f, bensì la più attempata dell'altre, che hin disse
in tempo ch'ella era zitella rare tudi volte G costumava condurvele, e se non #
era modeftiffima l'opera, che si recitava cui non potevano già udirla le
zitelle; vi fù chireplicò ancora che non si poteva oggidi far di meno di
non condurle;perchè altrimenti fi contrifterebbero tanto, che non ci si
potrebbe più vivere ; non dico altro,che vedo il mondo andare da male in peggio
come predisse Orazio. Sem. Oh consideriamo come anderà l'educazione delle
cittadine, e dello à plebce ! Mec. Sappiate, che a queste fi è dato da
qualche tempo in qua un'ottimo regolamento, essendosi aperte scuole publiche in
ogni Rione, e mantenute dalla generosità del nostro Prencipe, - ove
vengono dirette da Maestre molto esemplari numerose figliuole,molte delle
quali si tratrengono ivi tutto il giorno; onde non solamente hanno occasione
tutte di apprendere il fanto timor di Сс Dio, Dio, ed il buon
costume, ma eziandio d'approfittarli in molti lavori dooneschi utili, e
necessari per la casa, tenendoli in oltre lontane da quelle occasioni, che
potrebbero in esse introdurre difetti; onde fpererei, che quando questo fanto
istituto giuagesse ad eliere sufficienre anche per le più miserabili,
un'infinito bene, e più universale se ne porelle ricevere Sem. Bramerei
ora di sapere quale sia il tempo più opportuno d'apprendersi de fcienze?
Pub. Si parlerà di questo quando ci rivedremo, [ocr errors][merged small]
[ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] 1 Sopra l' età
opportuna d'apprendersi le scienze, cd il modo più façile per accertarsi delle
par. ticolari inclinazioni de' figliuoli, Sempronio, Publio,
Mecenate, et Medico, [ocr errors] Pub. A proporzione delle
cose li può chiamare ànima del mondo; essendo che questa lo mäntic ne,
clo fà risplen. dete: sconcerto grande certamente formano quelle cose, che sono
prive di efsa. Se per sua sventura veniffe genio ad uno, che avesse voçe rauca
abituata di fare il Musico, non doverebbe certamen Сс 2 quali
deb bago Z S Semo 11 [merged small][ocr errors]
[ocr errors][merged small] onde to H fpo. F 2 Dum
Sem, A 2 Mec.. ÇON: IOI ani te egli effettuarlo;
perchè non troverebbe, quando anche giugnesse a saper cantare, chi si prendesse
diletto del luo ingrato canto. Converrà dunque in tutte le cose prendere la sua
proporzione giusta, con proccurare attentamente, in fare ciò, di non
ingannarli. Sem. L'erà dunque proporzionatas ne' figliuoli per apprendere
le scienze quale sarà? Pub. Quantunque secondo il loro spirito, e
capacità deel cio regolare. Nulladimeno prima di dodici, o tredici anni farà
difficile, che questa sia proporzionata. E tanto maggiormente, che DEBBONSI
PRIMA APPLICARE AD IMPARARE LA LINGUA LATINA PER MEGLIO INTENDERLE. Sem. HO
SENTITO DIRE DA QUALCUNO CHE LA LINGUA *LATINA* SI PUO IMPARARE COME SI
APPRENDONO GL’ALTRI LINGUAGGI O DELLA MANIERA CHE S’IMPARA LA *LINGUA NATIVA* O
DIPO COL SENTIR PARLARE ALTRI CHE LA POSSEDENO. Pub. Vedete, Sempronio, se voi
bra. mate fare da buon Padre di famiglia, sia. tc * t'e a mico di
fare poche novità nell'edu care, et istruire i vostri figliuoli, e fere
vitevi di questo avvertimento,che i Maa rescalchi, che non inchiodano i
cavalli da essi ferrati, sono quelli, che pongono il chiodo nella guida
vecchia. Anzi che vi dico di vantaggio, che se vi abbaca tefte per vostra
disgrazia in Maestri, che $ volessero sperimentare modi nuovi per
addottrinarli, non vi prevalete di loro; i perchè avendo i vostri figliuoli
perduto ; tempo in mano di questi, converrebbe farli tornare da capo.
Mer. Vi fu a questo proposito un cer. to Maestro di musica, chiamato Timor
teo, che pretendeva doppia mercede et da quei, che avcano imparato l'arrej 1
senza buoni fondamenti, adducendone op per cagione, che doppia facica
glicon veniva fare; cioè, che disimparasfero essi ciò che avevano
appreso, e poi d’indi fegnare loro le vere regole dell'arte : onde se
dupplicata riuscirà la fatica a Maestri nel caso, che non avessero pre. sa la
strada diritta, il fimile seguirebbe Cc 3 an. [ocr errors][ocr
errors] anche a voi per doverli far dilimparare ciocche malamente
apprefero. Pub. E poi,che cosa averebbero a fa. re i figliuoli allorchè
non hanno ancora la capacità di apprendere le scienze e quando mai ne
acquistassero alcuna parte di esse, seguirebbe ciò per la felicità di memoria;
ina non capirebbero già quello che elli avessero appreso, nè tampoco saprebbero
prevalera di quel documento generale, non ben capito,in molte particolari
contingenze; onde tal'età non sarebbe proporzionata per fare acquisto delle
scienze. Sem. Ma se caluno avesse ingegno, e capacità maggiore degli altri,
perchè non potrebbe questi esserae capace anche nella tenera età? Pub.
Dee benli avvertirsi di vantaggio in questi se convenga allora porli a fimili
laborioli studi ; perchè il buono agricoltore, quancunque abbia un campo
fertilissimo, a suo tempo vi getta il seme, e lo fa riposare ancora, per non
vederlo divenire sterile, e poi chi sà [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] si, che non sia un fiore senza frutto quello, che
comparisce prima del suo tempo 2 e che poi allorche gli altri,erci đuti
di minor ingegno si vedranno cari, chi di frutti, questi non si rimiri
spogliaco di efi? ricordiamoci, che: nil violentum durabile. Met. Aveva
un giovanetto di questi fatto una bella composizione in lode di un gran
Personaggio, e recieztala alla sua presenza con tanto spirito, che ne. i
rimase ogn’uno degl’ascoltanti ammira to; il meno ingegnoso, é fpiritoso,
che vi era tra efli, domandò al suo Maestro, che ivi si trovava presente, sçra
ftaja composta dal detto figliuolo, cui rispoe fe di fi ; e voltatosi
egli a quel Personag gio gli dise : fogliono alcuni avere spirito, c
capacità grande da giovanetti, la quale perdono poi avanzati che sono o
negli anni. Udendo questo il figliuolo 1 rispose prontamente a costui: ma
voi Sigaore, da giovanetto bello spirito, c | capacità che averete ayura
! Rimafer quel Signore in vdir si propra, ed argu Сс 4 ta ta
risposta, la quale fe credere a tutti la composizione essere fata fua. Sem.
Questi ingegni dunque, per quanto ho udito, averanno d'uopo più tosto di
ritegno, che di stimolo. Pub. Voi non dovere dubitare di ciò, vedendolo
praticare giornalınente nella vostra scuola di cavalcare, ove tra i precerci,
che averete avuci, vi sarà questo, di non lasciare la libertà del freno a quei
destrieri, che sono più fpiritoli degli altri. Sem. Come mi dovrò
regolare per conoscere, che sieno i figliuoli proporzionati più ad una, che ad
altre scienze? Pub. Dovrece principalmente fare esplorare il loro genio
ftabile qual Ga, eriflettere,fe corrisponda questo alla loro capacità, e
disposizione naturale. Sem. Come si potrà conoscere, che fia stabile
questo genio? Pub. Ciò di discerne benissimo; pofciache i figliuoli dalla
più tenera età cominciano a mostrare le loro inclinate egli effettuarlo ;
perchè non troverebbe, quando anche giugnesse a saper cantare, chi si prendesse
diletto del luo ingrato canto. Converrà dunque in tutte le cose prendere la sua
proporzione giu. sta, con proccurare attentamente, in fare ciò, di non
ingannarli. Sem. L'erà dunque proporzionatas ne' figliuoli per apprendere
le scienze quale sarà? Pub. Quantunque secondo il loro spirito, e
capacità deel cio regolare ; nulladimeno prima di dodici, o tredici anni farà
difficile, che questa sia proporzionata ; e tanto maggiormente, che debbonsi
prima applicare ad imparare la lingua latina, per meglio intenderle. Sem.
Ho sentito dire da qualcuno, che la lingua latina li potrebbe imparare come Gi
apprendono gli altri linguag. gi, o nella manicra, che s'impara la lingna
nativa, o dipoi col sentir parlares altri che la possiedono. Pub. Vedete,
Sempronio, se voi bra. mate fare da buon Padre di famiglia, sia. tc
* t'e a mico di fare poche novità nell'edu care, et istruire i vostri
figliuoli, e fere vitevi di questo avvertimento,che i Maa rescalchi, che non
inchiodano i cavalli da essi ferrati, sono quelli, che pongono il chiodo
nella guida vecchia. Anzi che vi dico di vantaggio, che se vi abbaca
tefte per vostra disgrazia in Maestri, che $ volessero sperimentare modi nuovi
per addottrinarli, non vi prevalete di loro; i perchè avendo i vostri
figliuoli perduto; tempo in mano di questi, converrebbe farli tornare da capo.
Mer. Vi fu a questo proposito un cer. to Maestro di musica, chiamato
Timor teo, che pretendeva doppia mercede et da quei, che avcano imparato
l'arrej 1 senza buoni fondamenti, adducendone op per cagione, che doppia facica
glicon veniva fare ; cioè, che disimparasfero essi ciò che avevano
appreso, e poi d’indi fegnare loro le vere regole dell'arte : onde se
dupplicata riuscirà la fatica a Maestri nel caso, che non avessero pre. sa la
strada diritta, il fimile seguirebbe Cc 3 an. [ocr errors][ocr
errors] anche a voi per doverli far dilimparare ciocche malamente
apprefero. Pub. E poi, che cosa averebbero a fa. re i figliuoli allorchè
non hanno ancora la capacità di apprendere le scienze e quando mai ne
acquistassero alcuna parte di esse, seguirebbe ciò per la felicità di memoria ;
ina non capirebbero già quello che elli avessero appreso, nè tampoco saprebbero
prevalera di quel documento generale,non ben capito,in molte particolari
contingenze; onde tal'età non sarebbe proporzionata per fare acquisto delle
scienze. Sem. Ma se caluno avesse ingegno, e capacità maggiore degli
altri, perchè non potrebbe questi esserae capace anche nella tenera età ?
Pub. Dee benli avvertirsi di vantag. gio in questi se.convenga allora porli a
fimili laborioli studi ; perchè il buono agricoltore, quancunque abbia un campo
fertilissimo, a suo tempo vi getta il seme, e lo fa riposare ancora, per non
vederlo divenire sterile, e poi chi sà [ocr errors][ocr errors][ocr
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comparisce prima del suo tempo 2 e che poi allorche gli altri,erci đuti
di minor ingegno si vedranno cari, chi di frutti, questi non si rimiri
spogliaco di efi? ricordiamoci, che: nil violentum durabile. Met. Aveva
un giovanetto di questi fatto una bella composizione in lode di un gran
Personaggio, e recieztala alla sua presenza con tanto spirito, che ne. i
rimase ogn’uno degl’ascoltanti ammirato; il meno ingegnoso, é fpiritoso, che vi
era tra efli, domandò al suo Maestro, che ivi si trovava presente, sçra
ftaja composta dal detto figliuolo, cui rispoe fe di fi; e voltatosi egli
a quel Personag gio gli dise : fogliono alcuni avere spirito, c capacità
grande da giovanetti, la quale perdono poi avanzati che sono o negli anni.
Udendo questo il figliuolo 1 rispose prontamente a costui: ma voi
Sigaore, da giovanetto bello spirito, c | capacità che averete ayura !
Rimafer quel Signore in vdir si propra, ed argu Сс 4 ta
ta risposta, la quale fe credere a tutti la composizione essere fata fua,
sem. Questi ingegni dunque, per quanto ho udito, averanno d'uopo più tosto di
ritegno, che di stimolo. Pub. Voi non dovere dubitare di ciò, vedendolo
praticare giornalınente nella vostra scuola di cavalcare, ove tra i precerci,
che averete avuci, vi sarà questo, di non lasciare la libertà del freno a quei
destrieri, che sono più fpiritoli degli altri. Sem. Come mi dovrò
regolare per conoscere, che sieno i figliuoli proporzionati più ad una, che ad
altre scienze? Pub. Dovrece principalmente fare esplorare il loro genio
ftabile qual Ga, eriflettere,fe corrisponda questo alla loro capacità, e
disposizione naturale. Sem. Come si potrà conoscere, che fia stabile
questo genio ? Pub. Ciò di discerne benissimo; pofciache i figliuoli
dalla più tenera età cominciano a mostrare le loro inclinapo [ocr errors]
ruti zioni, et in proseguimento di essa li vanno spiegando meglio, et alla fine
avvici. nandosi al tempo di risolversi, la palesano espressamente, ed in questo
caso è veramente stabile, e fissa. Oh quanto die si conobbe
bene fin da suoi teneri anni il genjo di Marco Catone : posciache
quanrunque venisse violentato con fiere minaccie a fare cosa da esso
creduta disdicevole da Quinto Popedio Latino, si mantennc sempre costante
nel suo sentimento; il di cui animo intrepido G. avanzò, crescendo negli anni;
posciache condotto alquanto più grandicello, da Sarpedone fuo
pedante a casa di Silla per visitarlo, e vedendo nel cortile di
decto palazzo la lista de' proscritti, eb. be a dire: è possibile,
che non vi sia chi ammazzi un tiranno sì crudele comes Silla?
domandò egli al suo pedante un coltello, dicendogli, che ad esso farebbe
riuscito facile il poterlo uccidere; perchè fi poneva a sedere accanto a
lui come riferisce Valerio Massimo, Sem. E se nell'ecà genera
avessero mostra, strato qualche inclinazione ad una scien. za, e poi dopo
qualche anno li fossero invogliati di qualche altra, ed alla fine, venuto il
tempo da determinarli, voJeffero apprenderne alera differente da queste, che
doverà farsi? Pub. Questi sono di genio istabile, e non li fiffano mai,
onde a qualunque fcienza si applicheranno, non sarà mai di lor piena
sodisfazione, ed in questo caso consigliatevi con chi ben conosce. rà il loro
talento, come sono i Macítri, e da esli comprenderete in quale fcienza ciascun
di loro potrà riuscire più atto, e fare in modo, che in quella fi
applichi. Sem. Ma fe moftraffero non avervi geni? Pub. Questo si fa
venire con far suggerire loro, che quella scienza, la qua. Je si crede
proporzionata alla loro abilità, sia la più bella, la più nobile, la più utile,
c la più dilettevole, che li accomoderanno senza indugio a volerla
apprendere. Sem. [merged small][ocr errors][merged small] Sem.
Sarebbe necessario, che m'in formaste ancora sopra la facilirà, che uno possa
avere in apprendere più una scienza, che un'altra Pub. Se voi scorgerece
un figliuolo serio, e prudente, per quel che potrà portare la sua età, divota,
e che inclis ni all'ecclesiastico, questi pare nato per istudiare Teologia, Se
serio parimente, e prudente, volonteroso di studiare, s che tal volta nelle
picciole altercazioni nare tra fratelli effo fi frapponga, e mostri voler
giudicare, chi di loro abbia corto, o ragione, a questi fate pur studiare
Legge, che diverrà un'altro Bartolo. Se poi obiecterà, sarà riflessivo, tirerà
frequenti conseguenze, questi averà cutti'li buoni requisiti per divenire
un'eccellence filosofo . Se lo vedrere ingegnoso in adattare, e difporre i suoi
giocarelli puerili, prendere misure di alcune cose, il suo genio lo porterà ad
apprendere le Marcematiche ; conforme seguì in Protagora, ed in Biagio Pa.
fcali:c fs lo mirerete sonrinyamente ap [ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] applicato a disegnare, o rimirar picture, la sua
inclinazione naturale lo porterà a fare il Pittore : finalmente se lo vedrete
afliduo nel tempo, che qualcuno sia malato in casa, e desideroso d'allistergli,
c stare con attenzione ad ascoltare ciò, che dirà il Medico, il genio, e
l'abilicà lo portano a studiare Medicina. Sem. Se sarà nobile però come
potrà effere Medico, non costumandoli das pertutto che questi esercitino cale
pro feffionc Pub. Dunque sarebbe affai fortunato uno de’vostri figliuoli;
se fosse Medico; perchè essendo singolare, che stimas grande averebbe egli, e
che belli acquisti apporterebbe a casa vostra? Sem. E se tal uno
morteggiaffe, che odoraffero questi alquanto di cattivo? Pub. E voi fate,
ciò che fè Vefpafiano a Tito, allorchè riseppe, che aveva ciò motreggiato,
quando pofe la gabella fopra l'orina, cioè di fargli odorare i danari, che da
detta imporzione furono esatti, e trovò il buon figliuolo, che [ocr
errors] [ocr errors][ocr errors] il modo di medicar cavalli, alcuni nou 3
che non avevano alcun cattivo odore, Dita ed il (mile seguirebbe anche in
questi. Mec. Vorrei sapere da voi, Sempro>nio, se vi sia stato alcun
nobile, che abbia imparato a medicare cavalli? Sem. Che voi non lo
fipete! essendo. !ci quel vostro amico, che non solamen te lo sà fare, mà
anco l'esercita, peel rò nobılmente. Mec. Oh Dio buono,per medicare le
bestie s’ha da impiegare senza alcun moc teggiamento un nobile ! e per
curare un -2.14 uoino tanto più nobile di esse hà d'ave. mai retinore di essere
motteggiato! più no bile dunque farà creduto da questi of l'esercizio del
Manescalco, che quello del Medico, giacchè quello è esercitato da nobili,
e questo da essi viene abbor. rito? Pub. Hanno dato alla luce libri,sopra
bili, tra quali vi è Pasquale Caraccioli Cavaliero Napolitano, e Marino Gir,
zoni Senatore Veneto; laonde potrebbero meglio impiegarsi i nobili nello
elpi scrivere di medicina, per imitarc Corne. lio Celso nobile Romano.
Med. Vi è stato anche a giorni nostri Roberto Boile nobile, e ricco Inglese, il
quale non hà risparmiato, ne spefa, ne fatica per accrescere la filosofia
fperimentale; e quanto di bene egli abbia fatto, le sue opere lo mostrano,
avendolo queste renduto glorioso a’posteri. Mec. In questo particolare
bisogna, che io parli contro di noi medesimi : per ispregare le nostre
ricchezze in lussi, lo facciamo prontamente; per impiegarle poi a beneficio
della viriù, non ci sappiamo indurre, perchè pajono ad alcu. ni spregate,
quantunque realmente non fiano. Mà torniamo al nostro assunto. Sem. Vorrei
sapere dal Dottore, da che proceda la varietà dei genj. Med. Questo
secondo il mio debole fentimento credo, che da temperamenti poffa in gran parte
derivare, perchè colui, ch'è malinconico averà genio as cose serie, il bilioso
ad altre più risoluto, il demmático gradirà la quiete, ed 1 [ocr
errors][ocr errors] il sanguigno amerà la varietà delle cose, e poi
rifletto, che l'arie ancora, ove alcuni nascono, ponno contribuire molto
alla determinazione de genj, essendoche vi sono alcuni luoghi,ove quasi
tutti attendono ad un solo metiero, ed in un tal clima li osservano
genj affai differen, ti dall'altro; ben è vero però, che alle volte
ancora le altrui fortune fanno venire il genio più ad una cofa, che ad
un'altra per esempio l'essere un semplice Soldato divenuto Generale, ha
fatto venire il genio a più d'uno di seguitare la guerra : l'avere
lasciato un Medico ricchezze considerabili, ha dato motivo a molti di
applicare alla Medicina ed il fimil è accaduto nell'altre
professioni. Leggo però che nella Cina, cd in alcuni altri dominj fuori
dell'Europa quefi genj sono già fissati, non essendo permesso ad
alcuno il fare differente mestiero da quello di suo Padre., e perciò
colà igenj sono stabili non potendoli yariarere a suo
modo. Sem. E se quedo genio, che taluna do [ocr errors]
de'figliuoli hà, non corrispondeffe alla sua capacità, che doverà farsi?
Pub. Questo suole per lo più corrifpondere, quando nasca spontaneamente, e aon
da impegno; perchè ci potrebb' essere taluno, che avendo genio il suo compagno
di applicare, per esempio alla legge, e questa quantunque non geniale
nulladimeno per non discoftarli da esso, volesse anch'egli ftudiarla, ed in
questo caso, vedendo voi, che non avesse quell'abilità, che tale profes. fione
richiede, potreste farlo allontanare dal detto suo amico per qualche tempo,
senza che penetrasse il perchè, e così il genio, che nasce dall'impegno,fi
muterà facilmente, quando non vi concorra anche il proprio. Sem. Come mi
potrò allicurare, che fia proporzionato il genio, e l'abilità alla scienza, la
quale bramano di acquiItare? Pub. Niuna cosa vel potrà far meglio
conoscere, che lo profitio, che faranno ja quclle, perché è impossibile
che con [ocr errors][ocr errors] di concorrendovi l' abilità, ed il
genio, questo non si faccia anche da principio, ed accertato, che
voi sarete di ciò vivea te pur quieto di mente, che ci è la sua of
proporzione. Sem. E se non ci sarà detto profitto, G doveranno levare da
questa per porli ad apprendere alcra scienza? Pub. Conviene maturare bene
fimile si risoluzione, per conoscere meglio don de proceda il non farsi
profitto, poten. do ciò nascere da due cagioni, cioè,o da fimulata
inclinazione, o da inabilirà : se provenissc dalla prima potrete fare da
qualche loro confidente scoprire i qual fia la loro propria inclinazione,
; dove il genio li porti, e prima di perdere maggior tempo ponereli in
quellas ad essi geniale ; se poi nascerà dalla inabilità, ovunque li porrete,
questa farà sempre impedimento al conseguimento di essa. Sem. E se
procedesse dall'essersipenriti, ritrovandola più difficile di quello, che se
l'erano figurata ? Dd
Pub. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] Pub. Questi cenereli per istabili, poltroni, che poco di
buono ne potrete tiçayare; perchè ovunque gli applicherere, sempre faranno il
medesimo, non avendo fermezza, ge sofferenza per la fatica, Sogliono però alle
volte alcuoi di questi rimetçerli nella buona strada, quando ciò venisse da una
certa pufillanimità di cuore, onde farà bene di ajugarli da principio con buoni
repetitori, mediante i quali animandosi, prosegui. ffono poi con profitto,
Sem. E se non ayeffe taluno genio a fofa alcuna, come mi doyero regolare
Pub. Vi potrete con questi regolare a yostro modo, ogni qual volca či liau
Pabilità, e l'ingegno ; perchè sogliono alcuni per modestia in tutço, e per
tut: to forromergersi al volere paternoję queIti riescono per lo più virtuofi,
ogni qual voltą abbia l'ayerţenza di farli applicare a quella scienza, che Gia
proporzionata al loro talento, come già di. femmo Sem. Stimate bene che nel
tempo,i che applicano alle scienze si possano, pare per loro divertimento, far
applicare al plin suonogal canto, o ad altri civili diverčia 0,1 mçnti? open
Pub, Şe li yoletę far divertire day quells, fateli applicare anche a questi, A
Colui, che applica, e li approfita in cose ferie, non bisogna distrarlo
con çosę amene, perchè le prendeffe cal vol. i ha genio grande a queste come
ande, rebbero, Sempronio mio, le serie an zi che, se ne moftrassero
efli genio,dove. a fe da questo diftorli, con dire loro, che
approfittati, che saranno nelle scienze, yoi medelimo volere, che si divețiano
o in quelle, ed in turti gli alțri civili orna mengi . In un caso
solamente fi potrebbe ciò permettere, cioè quando il figliuolo fosse di
temperamento molto malin. conico, e çetro per solleyargli l'animo
contriftato, Sem. E se la foyerchia applicazione allo {tudio danneggiasse
la salute, che converrà farsi, Dottore? Med. Primieramente procurerere,
DI? che [ocr errors][ocr errors] illbuono per evitare i nocu.
che si moderi ciocche sarà eccessivo; perchè quello che non fi può apprendere
ia un giorno, fi apprenderà nell'altro, e fe voi vedrete, che ciò non basti,
levateli affatto dallo studio ; perchè è me. glio il figliuolo fano, quantunque
fias ignorance, che dotto divenuto inabile a godere il frutto delle sue
faciche: e non vi fate dare ad intendere da parabolani, che a forza di rimedi
possa superarsi tal incomodo, perchè in tal caso averà due nemici, che lo
perseguiteranno; cioè l'applicazione soverchia, ed il rimedio da taluno
credulo, o malizio. menti di effa, quando lo specifico rimedio consiste nella
totale rimozione dall'applicazione: Sem. Approfftrati che saranno i
figliuoli, che dovrà fare il buon Padre di famiglia per provederli
bene? Pub. Ci penseremo trattanto, e la di. scorreremo in
appreffo. CONFERENZA sopra gl' impieghi, che dovranno darsi da faggi Padri
a' figliuoli ben’educati,, e dotti. Pub. o sviscerato ainore de
Padri verso i figliuoli, li fa bene spesso cadere in molti eccelli, e
partis colarmente allorche questi nascono ; pofciache fino da quel punto
di figurano alcuni di efi, e senza alcun fondamento, di far loro ottenere
grandezze, et onori confiderabili, e per ciò allora dispongono d'indirizare il
primo per l’Ecclesiastico, a fin che giunga a sublimi posti; di acca fare il
fe con el Dd 3 [ocr errors] condo, e fargli ottenere
una groni lima dote : d'incamminare il terzo per un generalato di esercito: ed
al quarto ; c quinto di dat per moglie figliuole ereditieres e ricche,
acciocche poffano passare la quelle famiglic ad ereditarne archie il cognome. Se
tali chimere, senza verun fondamento ideates riuscisfero, oh chie bella cosa
che sarebbe! l'averebbero con quefti modi certamen. té accomodati tutti affai
bene: mà benedetta sia quella volta, che pur una di queste si verifichi in
tutto ; posciachè al destinato per l'ecclefiaftico viene genio di prender
moglie; a quello per la moglie di farsi ccclefiaftico, o religioso; all'altro
per condurre eserciti d'imparate a guidar bene un biroccio ; o muta i fei; ed
agli altri destinati, pet rostegno di famiglie altrui, di rovidare, per quanto
poisono s la propria, con giuochi, é bagordi ; a quali si darino in preda : e
sapete ciò da che nasce dal non avere i Padri appreso bene da Salomone. quello
che debbatio fare, qual'è? Cor. bos st bominis difponii viam fuam,
fed Domini eft. n diriģere grefus fuos; onde per voler fare to tutto da se
medesimi, perciò non poffo. ! nio avere buon fine i loro disegni . of Mec.
Questo l'ho confiderato anche dio più volte, in occasione, che seativa I dire a
Padti: questo l'ho già destinato i per la tal via ; e quello per quell'altra s
# conforme ch'elli fossero stati arbitri del la Providenza Divina, che
regge turto, a difpofitoti assoluti delle inclinazioni de figliuoli ; é
volendo ammonire sopra di ciò talun di quefti, mitróncava il dia scorso con
dire che già poneva da para te gli assegnamenti necessari, e che pensava ancora
alle fpefe straordinarie ; per i quando avessero conseguito quelle caris
che; che bramavano di fare orretiere 2 figliuoli; ed era quelto trent'aniti
primas che le potessero conseguirt, onde mi sembra vano le loro menti teatri di
commedie, ove fiori personaggi paffeggiano. Sem. Non ci averanno dunque das
penfare, i Padri allorche nascono i Ai gliuoli di far conseguire loro vantaggi?
DI 4Pub. Non hanno allora da pensare a questo, mà bensì di proccurare, che
divengano abili a conseguire quella buona sorte, che Iddio 'averà preparata a
meri. tevoli: e perciò fantamente un saggio Padre aveva in una tela fatti
dipingere i suoi figliuoli colla sola camicia, e con questa iscrizione.
Tocca a Dio lo stabilire In che guifa han da vestire . Volendo significare,
che a lui non toccava fare altro, se non ricoprirli colla camicia, affinchè non
comparisfero affatto nudi ; nel riinanentę poi si uniformavi colla volontà di
Dio, acciocche li avesse rivestiti a suo modo, e che questa prima copertura non
consisteva in altro, che nella buona educazione, alla quale dovea cffo pensare;
onde non prima, che fiano educati, ed istruiti questi nelle virtù,possono i
Padri comprendere, che voglia Iddio disporre di eli. Sem. Qual di questi
il Signore Iddio averà disposto per acca farsi? E sem. Quello, che conoscerece
più (e frio, sano, e sensato, e che averà inclina. kizione a questo,
perchè avere pur udito bu qual capacità, e segno ci vuole per prenaf dere
moglie? Sem. Se il primo genito, al quale si suol dar moglie, non avesse
tutte queste condizioni, e foffe volonteroso d'accasarsi, che si averà da
fare? Pub. Se gli mancaffe la sanità, o faviezza sarebbe segno, che Iddio
non vo. lesse; e voi potreste sostituire ad esso chi fosse più capace.. Sem.
É se ci fosse il maggiorasco, che ma potrò far io venendo egli chiamato
as [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] Pub. Farete dal canto
vostro tutto quello, che potrete; perchè non manca. no, ripieghi in simili
contigenze, per farlo rinunziare a questo, con serbarli un buon assegnamento;
mà se poi non vi riufciffe converrà averci pazienza; perchà vostra non è la
colpa, mà di chi lo chiamò a questo, che non pensò a tanto. Sem. E per
l'ecclesiastico, chi dielli a doverà incaminare, Pub, [ocr errors]
Pub. Il più docilc, dotto, e divoto. Sem. E se non avess' egli tal
genio? Pub. Sarebbe segno che Iddio non lo volesse per questa via,
e voi sostituitene un altro ad effo, che l'abbia, quartunque foffe men dotto; o
pute incominciatead istradarlo per questa via alla lon. tana, che può essere's
che tal genio gli venga. Sem. É quale sarebbe questa via Pub.
Quella della Avvocatura, se fará inclinato alle materie legali; mà non to fare
Avvocato di dome, perchè cið (crvirebbe a nulla. Sem. Come mi dovrà
regolare in far questo? Pub. D'incaminarlo per la medesima via, che
calcarono quelli che sono riufciti eccellenti in tale professione; i quali
ne'primi anni cominciarono a rivolta. fé protocolli negli offizj de
Notari. Sem. Mà una persona nobile non potrà far questo. Püb. E
percið non potranno forfe giugnere ancora alla perfezione di quellig che lo
fecero: More [ocr errors][ocr errors] Med. Vannio pure alla guerra
ventu. fieri moltissimi nobili con pericolo giornalmente di morte, e cominciano
meri fanci di volontà; perchè dunques non possono fare ancor questo, nel quale
non li incontra un fimile pericolo, ed il fine ancora, è retrissimo, onoratiffimos
crfendo diretto all'atimigistrazione della giustizia? sem. E dipoi che
dovranno fare Pubs Prendere pratica delle cause appreffo i migliori
Curiali, ed esercitari in questa, passare a prenderla dagli Avvo. cati con
iftare sotto la loro dettatvra, se forà bisogno: e finalmeiite im poffeffati,
che saranno in detta pratica ascoltare attentamente per qualche tempo i Giudici
de primi tribunali; ed allor si, che po. tranno porsi a fare gli Avvocati, tros
Vandofi colmi di doctrina, e di sperienza. Sem. Esercitato che averanno
l'Avvocatura che faranno? Pub. Avendo acquistata perizia maga giore in
tal ministerio, c per averlo lom de. [ocr errors] deyolmente
qualche tempo esercitato, potranno per giustizia, non già per grazia pretendere
i migliori posti della Republica, e di grado in grado avanzandosi, potranno
conseguire ciò, che bra. mano: Sem. E’lsudetto genio come verrà ?
Pub. Chi averà amministrato con rettitudine la giustizia, sarà senza dubio
rimunerato da Dio; se lo fè a Salomone per avere solamente mostrato desiderio
di esser giusto, fupplicandolo di ciò, come fi legge al 3. dei Rè: Quia
poftulafti ver. bum hoc, bu non petiffi tibi dies multos; nec divitias &c.
ecce feci tibi fecundum Sermones tuos &c. fed, hæc que non poftulasti, dedi
tibi : divitias fcilicet, do gloriam; ed udite ciocche dice per bocca d'Isaia
al 51. Facite justitiam &c. ed ins appreffo: Beatus vir, qui facit hoc; e
nel libro della sapienza al primo : diligite ju, ftitiam, qui judicatis terram
; come volete dunque che, a questi non dia las vocazione ancora di servirlo;
cffendogli sì grata la sua servitù.Sem. Se taluno di eisi volesse farsi re,
ligioso, che dovrò fare? Pub. Non altro ch'esplorare se fia vera
vocazione, o soggestiones perchè se farà vera vocazioneld, dioè, che lo chiama;
onde a questa non dovete opporvi s perchè si sono veduti gastighi assai
evidenti fulminati contro chi si è opposto al Divino Volcre, : Sem. Come mi
porrò accertare di questa vera vocazione? Pub. Dovete alla prima mostrare
res nitenza in dargli permissione, che lo faca cia : conducerelo continuamente
con esso voi, ed informarelo sinceramente di tutte le difficoltà, che potrebbe
in. contrare nella vita religiosa; come anco delle astinenze, ad altre
penitenze, che tra effi fi costumano, con doverfi privare della propria
volontà, allorchè sarà religioso; e se si manterrà sempre saldo, é costante nel
suo proposito, crem dete per certo, che farà vera vocazione. Sem. Mà non
sarebbe bene, che lo condücelli alle conversazioni, alle comig me
medic, ed ai passeggi per divertirlo me, glio, caso che lo vedcili
malinconico? Pub. Questo poi non dovretç fare; perchè allor îi che
perderebbe quanto di buono egli acquisto nell'educazione; e non facendoli poi
Religioso vi farebbe fofpirare, per averlo voi con defii mo: di improprj
sedotto, E non crediatę gia che facendosi Religioso, per vera vocazione,egli
viverà infelice, anzi che sarà il più contento, e felice degli altri, per, che
godono questi, quando non abbia. no ambizione, ed altri attacchi mog, dagi,
sommą tranquillità d'animo, Sem, Sicchè dunquc sarebbe bene, che facefî
venirç a qualcun aloro ancosa la yolontà di farsi religioso, giacchè elli
vivono così feļici, e particolarmense a quelli, che fossero incapaci di alcu,
no impiego della Republica. Pub. Ayversite, Sempronio, di non far questo,
con modi suggestivi, per fini mondani; come sarebbero, per far di, venire gli
altri fratelli,che sono al secolo più facologi mediapre l'augumento delo
la la sua parte șinunziara, o perchè non saperç a che impiegarlo, mentre
questo non piacerà a Dio, onde contentatevi di dare solamente a Dio quelli,
ch'esso yuole, e non quelli che non fanno per voi, come sogliono pure troppo
effettuar re alcuni, che sc hạnno raluno de figliuo, li difertosi, o di poco
fennolo consacra no a Dio, essendo questo il sacrificio apo punto di Çaigo, che
gli daya le vittiine più magre, e tanto maggiormențe chę essendo questi turti
suoi operarj? come volere, che poslano fervirlo bene, se non avranno capacità
sufficiențe di farlo? Mec, Sarebbero dunque, come quelle vittime, che si
offerivano agl'Idoli di Moloc, ed a quello di Sapurno dai Gentili, che morivano
nelle loro braccia jufocate senza esser capaci di alçro, che di
piançi. Sem. Se paluno et volçís'elimçre da qualunque impiego per starsene
senza pensare a cosa alcuna,che averò da fare? Pub. Coltui bramerebbe
darG all'ozio, e non è volontà di Dio, che stia l'uo l' uomo ozioso
leggendosi nella Geneli al 2. Pofuit eum in paradiso voluptatis, ut operaretur,
e se in luogo di delizie non volle, che stesse ozioso l'uomo, come lo
permetterà nel mondo? quando allorchè ye lo pose gli disse: In Judore vultus
fui vefceris pane tuo, donec rever. teris in terram ; quale poi fa il danno,
che apporta l'ozio uditelo dall'Ecclefiastico al 33. Multam malitiam docuit
otio. fisas; e maggiormente questo può nuocere a chi hà beni di fortuna',
perchè essendo l'ozio il padre di tutti i vizj, che ne seguirebbe da questo?
Allorsi che la buona educazione gli gioverebbe poco; onde per ovviare a ciò
potreste farli suggerire, se bramasse entrare in corte ove fi sta per lo più a
sedere, gon si fatica, ne fi applica a cose di rilievo, discor, rendosi bensì
delle novelle della città, e del mondo,e li fà una vita neghittosa,la quale
farà facilmente confacevole al suo genio, e perciò, che la provasse un poco:
caso poi, che ricusasse questa ancora, allora vedete a chc aveffe genio, e
la. [ocr errors][ocr errors] sciateglielo fare, perchè sempre sarà
meglio, che faccia qualche cosa', che stia coralmente in ozio ; e tra
gl'impieghi onorevoli ci sono la pittura, nella quale alcuni malinconici i sono
con genio esercitati: il lavoro alcorno: il dar las vernice indiana, ed altre
cose simili, confacevoli a chi non voglia intraprendere affari di suggezione,
ed udite ciocchè consigliava ancora San Girolamo Epist. ad Ruftic. Vel fifcellam
texe junco, vel canistrum piecte viminibus; più costo che ftare ozioso.
Sem. E se tal uno di essi volesse applicare a far negozj di cambi, e ricambi,
edsagl’affitci'de dazj, averò da permetterglielo? Pub. Ci penserei prima
d'accordarglielo; non solamente perchè nostro Signore Gesù Cristo levò S.
Matteo da far simili esercizj, mà ancora, perchè questi impieghi, che mediante
un fallimento, o altri accidenti del mondo ponno scomodare di molto, non sono
negozj licuri, anzi azzardolidimi in chihà da perdere molto del suo ; che
questo lo faccia chi poco può discapitare di proprio gl’è
tollerabile. Sem. Avendo taluno genio alla caval. lerizza, e li dilettasse
di mantenere più cavalli di quelli, che Geno necessarj, averò da
collerarglielo? Pub. Essendo tal genio diretto alle bestie, quando fi
eccedesse nel numero, o nell'amore verso di effe, non sarebbe tollerabile:nel
numero, perchè al parere del Petrarca: in Dial. de equo; Quot equorum mores
totidem equitum pericula; e nell' amore, perchè gl'uomini quantūque grádi, che
vi cadettero, furono di ciò biasi. mati; tra’quali Alessandro, Augusto, ed
altri. Quindi è, che faggiamente dispone il Deutero. Rex non multiplicabit fin
bi equos; or dunque come potrà ciò permcttersegli, essendo anche
dispendioso? Sem. Vado or riflettendo come G rę. goleranno quei figliuoli
educati benc da Maestri,criusciti eccellenti nelle scienze, se non averanno i
Padri attcari, e capaci di dar loro direzioni buone in [ocr errors]
j tempo, che debbono prendere stato: © che faranno ancora quci nati da
Padri poco nobili, e meno ricchi,effendo d'uopo riflettere a tante cose per
accomodarli bene? Pab, La gran providenza di Dio supa plisce a questo;
effendoche : bong menfi fuccurrit Deus,Allorchè questi faranno divenuti capaci,cd
abili, da loro medesimi comprenderanno qual ha il volere Divino, ed avanzandosi
colla loro prudenza giugneranno felicemcate fin dove Iddio averà disposto, che
arrivino. Sem. Io sono rimasto sorpreso allo volte nel vedere cerți mal
educati, e poco dotti, ed anco per vie indirctte, giu. gnere a gran posti; ed
altri, alle volte quanrunque di vita esemplarc, meritevoli, e capaci, rimanere
indietro, Pub. Questo ancora è un arcano della Providenza Divina;
posciachc essas I tollererà, che caļuno s'avanzi per queste ich vie; mà che?
vedendosi questi nell'au, ge delle loro fortunc cadere a terra, çi i fa
credere, che senza il Divino ajuto for [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors] formino la statua di Nabucdonosor, 12 quale mediante un
picciolo falsolino s' atterra, come appunto provò Sejano. I E quelli poi, che
rimirate non avanzarsi, avendo merito, Iddio conosce, che quel posto,che voi
credere, che compete. rebbe loro, e non lo conseguiscono, non fàrà per
loro,effendoche, oc'incontrerebbero delle disgrazie, o pur sarebbe dannoso alla
loro eterna salute, e di quefta verità non dubiterere punto ; perchè alle
volte: honores mutani mores, ondes chi sà, che in questi non seguisse cosi? se
volete udire altre ragioni sopra di ciò leggete Seneca che tratta diffusamcnte
di questo nel libro:quare bonis viris mala accidant cum fit Providentia.
Sem. E che dice di più di questo? Pub. Tra le altre cose urili dice la
Providenza Divina a coloro, che di ciò si prendono rammarico al cap. 6. Quid
habetis quod de me queri pofitis vos, quibus recta placuerunt? Aliis bona falsa
circum. dedi, animos inanes velut longo, falla. rique fomnio luff, Auro illos,
argento, ebo [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] ebore
ornavi: intus boni nibil eft. Ifti quos profęlicibus aspicitis fi non quâ
occurrunt, sed quâ latent videritis, miferi sunt, fordidi, turpes ad
fimilitudinem parietum fuorum extrinfecus culti. Non eft ifta folida, sincera
folicitas: crufta eft, quidem tenuis. It aque dum illis licet ftare, co
ad arbitrium suum oftendi, nitent, da imponunt cum aliquid incidit, quod
difurbet; ac detegat, tunc apparet quantum alta, ac veræ feditatis alienus
Splendor absconderit. Vobis dedi bona certa, manfura quanto magis versaveritis,
et undique inspexeritis, meliora, majoraque permisi vobis, metuenda contemnere,
cupienda fastidire. Non fulgetis extrinfecus: bona veftra introrsum obverfa
sunt. Non egere feu licitate fęlicitas veftra eft. Ferte fortiter,
bc. · Sem. Sin ora abbiamo discorso intorno al modo da provederli senza
soccorrerli di proprio, vorrei, che ora m’ istruiste come mi doverò regolare
con efli loro nel sovvenirli, vivendo io, e dopo la mia morte? Pub,
[merged small][ocr errors] Ec 3 Pub. Questo è un prudente quesito, e dev'esaminarsi
seriamente, dependendo da questo il mantenimento ancora della buona educazione
acquistata ; posciache bene spesso conforme diffe Tacito: felicitate
corrumpimur. Sem. Come dunque mi dovrò regola. re coll'ammogliato? perchè
non vorrei pensare al suo mantenimento, fentendo giornalmente molci dolersi de
loro Padri, che non li provedono in tempo opporcuno di quanto fa loro bisogno;
oltre di che sò ancora, che così pensa mio Padre trattarmi. Pub. Voi
dovrete affegnargli unas convenevole, c fufficient entrata, che pofsa baftare per
il suo mantenimento; con questa considerazione di vantaggio di accrescerla,
secondo che anderà mul. riplicando la famiglia. Sem. Mà non averà d'avere
qualche cosa di vantaggio del bisognevole? Pub. Qualche cosarella credo
anch’io di fi, perchè accadono alle volte certe spefarelle impensace, alle
quali nonfi farà dato il suo equivalente assegnamento; mà per altro non debbono
i buoni Padri di famiglia essere molto generoli co'suoi figliuoli
ammogliati. Sem. E per qual cagione? Pub. Perchè dagli affegnamenti
soprabbondanti ne nascono il lusso, las crapola, e cento altri vizj. Sem.
Mà se farà ben’educato non caderà in questi trascorsi. Pub. L'essere
ben’educato opererà, che questi non si dolga del conveniente, e giusto
assegnamento fattogli da suo Padre ; mà per altro fate, ch'egli si ritrovi
denaroso, troverà ben più d'uno, che gli li porrà d'intorno per farglielo
spendere in cose voluttuose, onde toglieregli affatto l'occasione di far
questo, che vivererc voi più quieto, ed egli più fano Sem. Si dovrà quest'ingerire
nell'amministrazione dell'azienda? Pub. Anzi sarà necessario, che lo
facciate istruire in tutte le cose, dovendo egli, non solamente dopo la vostra
mor [merged small][merged small][ocr errors] te reggere la casa, mà
eziandio se mai per disgrazia voi v'inabilitaste; o pure per la soverchia età
volerte attendere alla quiere. Señ. Ed agl'altri figliuoli dovrà farsi
assegnamento per farli vivere da se? Pub. Questo nò: li doverece bensì
voi provedere di quanto farà loro'bisogno, al più, che vi potreste stendere;
sarebbe d'assegnare loro un tanto per vestirsi, con qualche cosarella di più,
mà non già con prodiga mano; perchè l'abbondanza del danaro è la rovina dei
giovani, anco ben educati, e credetemi, ch' io sò qualche cosa in questo
particolare, e Mecenate ne sarà talvolta informato più di me. Mec. Voi
dire la verità, poichè se un figliuolo di famiglia maneggierà danaro, sarà
corteggiato da più d'uno, e tentato da questi a prendersi divertimenti d'ogni
genere, dove che se non averà, questi Teduttori faranno come le formiche, che
non li accofano ove gon è grano; come dice Ovidio. Hora [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Horrea formicæ tendunt ad inania nunquam
Nullus ad amisas currit amicus opes. Sem. Guadagnando taluno di questi, dovrò
continuare a fare con effo lui quello, che fo con gl' altri? Pub. In
questo caso voi potreste fargli da economo, affinchè non ispregasse, con
rinvestire in faccia sua i suoi guadagni, per animarlo ad accrescerli; ed
infieme, per eccitare gli altri fratelli ad imitarlo; e continuerete voi a
mantenerlo, essendo la casa non bisognofa ; mà se non bastassero l'entrate al
comune mantenimento, il figliuolo bene educato spontaneamente vi soccorerà col
proprio guadagno; non potendol prevalere del consiglio di Solone, come
riferisce Plutarco: che solamente i figliuoli, abbandonati da loro Padri, non
fossero tenuti, allorche questi avessero avuto bisogno di esser soccorsi da
figliuo, li, efli didarglielo. Sem. E se uno de miei figliuoli foffo;
destinato a qualche giverno, o 'alera [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][merged small] ca. [ocr errors] carica dispendiosa, per
servigio del Prencipe? Pub. In questo caso,Sempronio, con. verrà,che voi
facciate tutti li sforzi por. fibili in soccorrerlo, anche oltre il
bisognevole:e per queste cótingenze debbo. no i buoni Padri avere cumulato
danaro per prevalersene, e non bastando, pofsono anche fare debito; perchè
questo si chiama rinvestimento, che a suo tempo, oltre il decoro, recherà anco
utile alla casa. Sem. Vediamo ora come dovrò lasciarli dopo la mia morte,
ed in primo luogo come averò da contenermi coll' ammogliato; se lasciarlo
padrone libero, o usufruttuario con fare la primoge, nitura? Pub.
Lasciandolo voi, che sia arrivaco in età affodata, e senza vizj, attento alla
casa, e versato nel maneggio di effa, potreste anche fare di meno di legarlo
con fidecommisso; con tutto ciò, perchè non potrete sapere i naturali de'
figliuoli, che da esso nasceranno, e se [ocr errors] e se sarà in
tempo, per qualche accidca: te di poterlo far esto, non sarebbe male
d'istituirlo, con lasciare ad esso qualche porzione libera, per fargli
conoscere, che non diffidate della sua bontà, ed at. tenzione in moltiplicare
la roba. Sem. Ed agl’altri, che dovrò lasciare Pub. Un Ogorevole
mantenimento per potere decentemente vivere fecon. do la loro condizione, ed a
colui, che foffe capace di avanzarsi nelle cariche, qualche cosa libera per
poterlenc prea valere ne'suoi urgenti bisogni, quando le averà ottenure ; må
dite che farefta di vantaggio voi, Mecenate ? Mes. Avendo veduto, che
alcuni apa pena eftinti i genitori, quantunque fora to la loro dirczione
foffero ftati mode tariflimi in tutto, pull adimeno pelle o pompe
funebri, clutto incominciarona di a slargarli in modo, che non mostravano o
essere più quci di prima, cosi ben disci· plinati nella parhimonia; questo dico
mi o farebbe, avendoqualche rimedio, acciocche non foffe in tutta libertà loro
di manifestare quel ge nio ch'era quando vivevano i padri fie mulaco,a fine di
precluder loro affatto la via di darsi all'eccessivo lusso. Pub, Sapete
pure quanto sia difficile il volere regolare le cose canto al minuto dopo
morte? e quante disposizioni si fanno, che non fi osservano dagli eredi? or
come potrete far mai, ch'elli allora fieno buoni economi di quello, che non è
più vostro? Mec. Tutto va bene, mà però certe cose possono farfi eseguire
anche dopo morte, perchè li dispongono in vita, ed allor'appunto, che sono
proprie; onde perchè non le potrei conseguire difponendo, che si dovesse
ogn'anno rinvestire una parte dell'entrate, la quale io credelli soprabbondante
al loro decente sostentamento? Pab. E che pretenderefte farne di tal
vincolato investimento? Med. Vorrei che dovesse servire per dotare le
figliuole ; e credetemi, che que [ocr errors] [ocr errors] queste
doti d'oggidì, che sono divenute eccessive, sono la rovina delle care, onde
quando queste non si dovessero linen. brare da' capitali mi persuado, che
sarebbero esenti dal deteriorare per questa parte. Farei ancora assegnamento
maggiore a Cadetti, di quello, che alcuni costumano di fare, e particolarmente
a quei, che sono ben incaminati per la strada della letteratura, o militare,
non servendo questo scarso, ed insufficiente assegnamento ad altro, che a fare
maggiormente spregare a primogeniti, godendo più grosse rendite del loro
bisogno con pregiudizio de progressi altrui, perchè in sostanza tutti debbonli,
e gualmente considerare per figliuoli, e fenza demerito alcuno dell'amore
paterno portandoli tutti seco rispettofi. Sem. Voi Mecenat vorreste
reftringere tanto i poveri Primogeniti, che poco rimarrebbe loro per vivere,
perchè una parte dell'eredità paterna la vorreste porre a moltiplico, ed oltre
di questo pre [ocr errors][ocr errors] pretendere ancora di
accrefcere gli assegnamenti consueți de Cadetti; onde stencerebbero i poveri
Primogeniti a vivere anchę mediocremente, Mer, lo non hò preteso di
appor. car ļoro danno alcuuo, ma bensi più fofto giovamento, liberandoli dallas
penosa briga di dover pensare alle dori delle loro sorelle, e figliuoic,
facendo trovare queste pronte in tempo, che ne potranno avere bisogno,
Şem, Sę tante deligenze si dovranno praticarç per li figliuoli ben educati, e
dosti, che doverà farsi per quei, che non si farango approficcati nell'educa,
zione, e nelle scienze Pub. L'esaminaremo ia appreso, SON
[ocr errors][merged small] Come debbano i Padri regolarsi nel provedere i
figliuoli ignoranti, ç yiziosi, Publio, Sempronio, Mecenate, et Medico. [ocr
errors][merged small][ocr errors][ocr errors] Pub. Alomone non solamente
notificò il giubilo grande,che godono i Padri allorche vedono i lo ro
figliuoli ben di. sciplinati, come al 23. dc suoi Proyerbj dice ; Exultat
gaudio paser jufti : qui fapientem genuis lætabitur inco; Må eziandio espresse
il rammarico, che ne hanno quei, che li vedono viziofi al decimo ferrimo ove
dice; Ira patris filius ftultus, dolor matris, qua genuit eum.
Quindi è, che è, che l'Ecclesiastico al 16. conchiude: Utile eft
mori fine filis, quàm impios habere. Sem. Questi cattivi, e viziosi forse
non averanno avuto dircttori nei loro teneri anni, che gli abbiano
ben'educari. Pub. Ci sono di quei, che l'ebbero an. cora, e pure da essi
niun giovamento ne riportarono Sem. Come è possibile questo? Pub.
Dovete voi sapere, che quando il vizio è radicato nel cuore de figliuoli, e che
di la si propaga al capo, ardua impresa fi renderà il poterlo svellere, perchè
fi rende allora effo quali padrone della volontà? Sem. Mà perchè questi
non possono. coll'educazione estirparsi dal cuore, e dalla mente quando di effa
fi foffero impoffesfati ancora è Pub. Ardua impresa, come disi farà
prenderla con vizj chiamati da Salomone nelle sue Parabole al 2 2. Stultitia
colligata in corde pueri; e tanto maggior. io figliuoli, pensare allnde
mente quando chi n'è contaminato non coopererà ancor ello per rimuoverli?
Sem. E come potrà farac di meno, avendo avanti gli occhi canti buoni esempj, ed
udendo saggi documenti, e ragioni convincentisfime! Pub. Si trovano questi
talmente accecati, e sordi, che non veggono, nè capiscono nè esempj, nè ragioni
; e queIto nasce ancora dal loro naturale, egenio perverso, che in vece di
apprendere, e vedere con loro profitto li fà porre in deriGone quanto odono, e
veggono, come saggiainente insegna Salomone al 15. de suoi Proverbj: Stultus
irridet disciplinam patris fui, qui autem cuftodit increpationes astutior
fiet. Sem. Questi genj perversi donde nascono? Pub. Dalla poca
cognizione dell'onefto, e del vero bene, e da questa deriva, che credono ogni
qualunque cosa, che appag! la loro volontà, per onesta, quautunque sia
detestabile, ed avendo, fatto in tal falfa ccedenza l'abito, quc FF
Ito [merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors] Ito palsa in naturalezza, e genio, per es. ser
divenuta la loro fantasia quasi consimile a quei cristalli con artificio
lavorati, che fanno comparire le cose proporzionate,e belle per i isconcie,e le
íconcie per belle, e proporzionate . Sem. Indicatemi ora qualcuno di que.
Iti vizj tanto perversi. Pub. Se voi scorgerete in un fanciullo certa
crudeltà ferina, qual fù di colui, che con un ago cavava gli occhi a cerci
uccelli : d'altri che feriva col coltello, o bastone il compagno, e scorgendo
sgorgare sangue maggiormente s'infieriva: o pure una certa inclinazione a
trafugare, e nascondere cose non comestibili, prese anco da qualche scrigno:
l'essere pertinace, e perseverante nel non dire mai verità, e fare qualche
danno per imputarlo altrui; overo quantunque corretto,e gastigato più volte il
continuare tuttavia a non volere apprendere cose di Dio, con avere dispiacere
di sentirne anche parlare ; imparando ben l'altre dannose al buon costume : non
rispettare [ocr errors] i i genitori, anzi beffeggiarli di più quanworld
do sono da elli correcci; e tutti questi di fetti crescendo esli negli
anni vedendosi avanzati più rosto, che diminuiti, credete pure, che limili vizj
sono già divenuti padroni del cuore, e della volon. tà. Mec. Vi fù uno di
questi, che in età di cinque anni ammazzò con coltello un fuo compagno, e
non essendo capace, i per essere di sì tenera età, di gastigo, o
proporzionato a tal'eccesso, commesso anche con crudeltà per li
rinovati colpi, a che gli diede, fu fatto caftrare in pe na da quel
Prencipe dominance, dicendo egli, che non voleva razza di simili fiere nel suo
dominio. Sem. Mà hò udito riferire più volte, che pur si rendono máfuete
le fiere ache o più crudeli; com'è poflibile dunque, che questi, in
qualche modo, dall'industrias umana non si possano domare? esaminiamo di
grazia, se vi poress’essere qual che rimedio, per rendere mansueci anco o
questi, o pur datemi sopra cio, per mio Ff 2 re regolamento,
qualche buon consiglio ; perchè, fe Iddio per gastigarmi mi desse un di quefti
figliuoli, io sarci il più infelice uomo tra tutti i vivenci. Pub. Lo
credo, e perciò bisogna, che cominciare da or'a supplicarlo, che non vel dia,
ed essendo egli sì misericordio. fo, potrete dopo reiterate preghiere an. che
sperarlo; e voi, Dottore, avete alcun rimedio di quelli, che chiamare
eradicativi per isvellere questi vizj? Med. Se non foffero cotanto
radicati spererei disì, mà farò qualche studio particolare, anche intorno a
questi, per vedere se G trovasse alcuno specifico, almeno, che potesse minorar
loro tant' orgoglio, Pub. Se si trovaffe questo sarebbe gran vantaggio;
perchè allora coll'educazione li potrebbe fare qualche cosa di più, se non in
cutti, almeno in alcuni di esli, onde pensateci seriamente, e fare qualche
sperienza tractanto, per riferire a suo tempo ciò, che averete ritrovato
giovevole. Sem. [ocr errors. Elio Sem. Mà intanto insegnatemi
almeno quello, che li potcffe fare di vantaggio 11 nell'educare questi,
perchè poi, che averà ritrovato qualche rimedio il Dotcore, mi informerà di
quello. Pub. Se fi potesse discernere in tempo, che prende il latte quel
figliuolo,in cui la crudeltà volesse fare progresi, la prima cosa che farei,
sarebbe, di mutargli la nutrice, se fosse donna risentita, e tiera, ed in vece
di questa gli farei dal Dottore scegliere un latte di balia pacifica, e
femmatica; effendocche di ciò me ne porge morivo quello, che seguì all'imperatore
COMMODO (si veda), il quale per essere stato nudrito da una donna rifen
tita, e barbata come un uomo, data gliela affinchè diveniffe generoso; mà
in vece di questo divenne un gladiatore, per non dilergarfi di
altro, che di sangue, j e di caroificine, ed hà ben creduto talun che
appunto detta balia fosse figliuola di gladiatore. Med. Olrre lo
sceglierla proposito, fi potrebbe anch'essa far nudrire di erbe,ed altri cibi
di tenue sostanza, e toglierle ache affatto l'uso del vino, e slattato che
fosse il fanciullo converrebbe non fargli gustare, ne vino, ne carne per alcuni
anni; mà è cosa difficiliffima, per non, dire impossibile, a conoscer quisto
ne? bambini. Sem. A questi sarebbe bene, fin dalla tenera età cominciare
ad usarglı gran rigore per vedere di domarlo? Pub. Se si verificasse
realmente che le vespe muojono nell'olio, e risuscitano nell'aceto, converrebbe,
per estinguere vizj li perniciofi, valerli più costo del dolce lenitivo, che
dell'afpro pungente; contuttociò per assicurarsi meglio con. viene regolarfi
secondo gli effetti, che produrranno in loro i gastighi ; essendoche xlcuni
fanciulli nella tenera era acora s'infieriscono allorchè fi veggono perciotere
colla sferza, onde senza pro ditco alcuno questi di batterebbero, come
insegnò Salomone: ne suoi Proverbi. fi contuderis ftultum in pila quafi pofanas
feriente de super pile, non aufes retur ab eoftultitia ejus Semo erli
che Sem. Ponendosi questi per la buona via, con deporre gran parte della
loro fierezza, si potrà sperare, che divengano buoni? Pub. Dee sempre
temersi, che possano ricadere nel medesimo eccesso, non potendosi ne anco alle
bestię togliere af. fatto la fierezza nativa, quantunque mostrino essere
divenute mansuete. Mec. Riferirò a questo proposito ciò che seguì di un
Leone : questo era divenuto apparentemente fi mansueto,chę girava per tutta la
città senza recare molestia ad alcuno; mà abbattendosi un giorno in un
macellaro, che portava sulle spalle un gran pezzo di carne, se gli avventò alla
vita, lo ferìgravemente colle unghie,e se non era pronto a dargli la detta
carne,l'averebbe anche sbranato. Così mostrò la sua fierezza, che teneva di
anzi celata. Sem. E quelli, che mostrano inclinazione al furto ?
Pub. Questi ancora, se Iddio non gli ajuta', termineranno malamente la
lor [merged small][ocr errors] Ff 4 loro vita; effendo cosa assai
difficile, per non dire impoffibile, il poter svellere af. fatto tal vizio ;
perchè quanrunque alcuni non siano forzati dal bisogno, las cattiva loro
inclinazione li porta a rubare, Sem. Si possono questi gastigare colle
sferzate? Pub. Così fi dee fare, perch'essendo vili di natura, enon
superbi come i primi, dalle percoffe possono ricevere profitto, almeno in
aftenersene per qual che tempo. Mec. Abbiamo l'esempio di colui,
che condannato a morte per ladro, conducendosi al paribolo fè premurofiffima
istanza di rivedere sua Madre, ed oricnura che l'ebbe, avicinoffi tanto ad
essa, che coi denti le svelre un orecchia, dicendole: per colpa voftra io vado
al paribolo, perchè, fe foffi ftato da voi ga. ftigato da piccolo, non vedreste
tale spettacolo, ne tampoco io soffrirei queIta ignominiofa morte. Pub. E
neceffario ancora condurli a 31 2 vedere far giustizia, e con
tal occasione insegnare loro qual gastigo meritano quei, che rubano', e che in
oltre sono semprc miserabili questi infelici, come ben conobbe Salomone al is,
de' suoi proverbj:Alii rapiuni non fua, et femper in egeftate funt, Mec.
Un simile obbrobrioso speccacolo indusse una volta gran terrore ad uno
quantunque ftolido mendico ; poscia che per essere stato giustiziaco un
monctario falso, aveva una collana appesa al collo di dette monete falsificato
da esso, e credendo il mendico, che per quelle monete foffe fatto morire, al.
lorchè taluno gli esibiva una moneta di argento, la ricusava con allontanarli
da eslo, contentandofi solamente di quelle di rame, che non le aveva vedute
appese in quella collana di vituperio. Sem. Mostrando poco rimor di Dio,
e meno rispecto a genitori? Mec. Questo appunto, essendo il vi. zio
peggiore di catti, diviene incorrig. gibile per opera de'genitori. [ocr
errors][ocr errors] Sem. E per opera di chi fi potrebbe emendare? Mec.
Polemone essendo giovane fu viziofiffimo a segno che si portò un giarno alla
scuola di Zenocrate, non già per apprendere da esso alcun buon documento, mà
bensì per disturbare più tosto quei, che aveano genio d'apprenderli; avvedutofi
di ciò il saggio filosofo, cominciò a favellare sopra il vivere onesto, e li
vantaggi, che da esso firiportavano, e con tali convincenti ragioni, che rimase
sorpreso il vizioso giovane a segno, che abbandonò i suoi viziosi compagni per
seguitare Zenocrate, da i di cui buoni documenti, u modo di vivere esemplare,
si cambia da peffimo, ch'egli era, in ortimo, e da ciò ne deduco, che ancor voi
non dovete indugiare un momento di più, essendo il figliuolo in età capace, di
non mandarlo in qualche esemplare seminario, affinchè, co'i documenti, e colli
buoni esempj apprenda, e miri ciocche fare gli convenga; e proccuracedi non
farlo tornare più a casa vostra, se non averà mutato costume, e state ancor voi
lontano da esso, mostrandovi dif. gustato del suo modo di vivere'; e sapranno
ben quei buoni directori, ayvezzi a domare fimiliceryelli, allertarlo al bene,
e con modi più spedienti correggerlo, e punirlo, affinchè li emen. di.
Pub. Debbono parimente i Padri ftare cautelati nel gastigare i viziosi loro
figliuoli, divenuti grandicelli, perchè fi potrebbe dare il caso, che questi
sentendosi percuotere, fi rivoltassero contro di essi, e li zn al trattassero
ancora: Sem. Se per disavventurà de poveri genicori rimanessero questi
incorriggibi. li, che fi averà da fare per provederli? Pub, Udite come mai
parla bene a in questo proposito l'ecclesiastico. Confufio Patris eft de filio
indisciplinato: onde come potrà mai in simile confun fione régolarsi egli con
prudenza! Certa cosa è, che per prender moglie questi non sono buoni ;
per Rcligios- neanco; . de [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr
errors] de maneggi della Republica non sono capaci; talmente che non sapranno,
che impiego potessero far loro ottenere. Sem. Perchè non sarebbero buoni
a prendere moglie ; pofciachè chi sà, che divenendo capi di casa non mettessero
giudizio? Pub. A voi darebbe l'animo di convivere insieme con costoro, se
vi foffero compagni Sem. A me difficilmente. Pub. Or dunque, perchè
volere porli a convivere con una giovane senza fpe. rienza? ed a che vica
infelice fiespor. rebbe questa con marito si vizioso? E poi roi procurate fare
il poffibile per togliere da effo i vizj, e non essendovi ciò riuscito,
pretendere forse far razza de suoi difetti In quanto poi, che il prendere
moglie li possa fare mutar coItume, non è credibile ; perchè, se Mulieres
faciunt prevaricari fapientes, che faranno a vizioli di questa specie? Ne fi
potrà persuadere alcuno, che questi tali non abbiano già provato le
dissolu., sez: [ocr errors][ocr errors][ocr errors] tezze di
Vegere, perchè i vizj al parere di Seneca non vanno mai foli; e se quem ste non
hanno moderato il loro orgoglio, che più potranno acquistar di buono
conginngendosi in matrimonio Il dir poi, che si prenderanno il pensiero dei
loro tigliuoli nell'educarli, questo è lontano dal vero ; perchè li vorranno
bensì allevare limili adelli, e quando ciò non riuscisse loro palcsemence,
mediante le diligenze usate in contrario dalle madri, faranno il possibile
nasco, ftamente di conservare in effi, alincno in propri difetci, acciocche non
li dica, che non liano loro degni figliuoli; come ap parisce dagli esempj
dell'ubriaco, e de beftemmiatore riferici di sopra . Sem. E qualcuno di
questi perchè non si potrebbe indirizzare per la vian Ecclefiaftica Pub.
Peasate voi che questi abbias vera vocazione di caminare per queIta santa
via. Sem. Mà se G dichiaraffe, che a volesse indirizare per essa, e mi
pregafle, che [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors] che gl'impetrafli qualche pingue beneficio, averò da ricusare il farlo
2 Pub. Certamente che sì, perchè quefi farà mosso dall'intereffe, cioè
dal conseguire l'utile del pingue beneficio, non già dal servire a Dio, come
far dovrebbe ; onde farà non diffimile a colui, che brama prendere moglie, non
per il fine del santo Matrimonio, mà per l'intereffe della pingue dore, che si
ritrova colei, che vuole sposare. Mec. A proposito di groffa dote fece
una donna accorta una bella burla al suo futuro sposo: Ella era per verità
alquanto deforme, e perciò più d'uno dicca al giovane, che la voleva prendere,
il qual era molto bello, che l'aveffe rimirata meglio prima di sposarla,cui
rispondea, che li bastava di effettuare il matrimonio, per dare di mano alla
grossa dore, che aveva; per altro, che di tal moglie punto non si curava i Fù
ciò riferito alla giovane, la quale fe portare da una sua damigella, allorchè
fi dovea spofare, una grolla borsa di danaro in Chiesa, ed aspete
[ocr errors] [ocr errors][ocr errors] aspettò, che il parroco avesse domandato
allo sposo se la voleva,il quale udito ciò disse, senza indugiarvi punto: disi;
allora l'accorta donna si fe sporgere la preparata borsa, e tenendola nelle
mani, allorchè fu ricercata anch'essa del suo consenso, nulla rispondeva ; ne
fi sapeva che fine doveffe fare quella borsa; perchè il futuro sposo si
speranzava, che dovesse servire per un publico donativo per effo, ed i
Chierici, che fosse la mancia per loro : alla fine stimolata più volte a
rispondere ella disse; se questo fignore si è dichiarato volersi sposare collas
mia dore, questa, mostrando la borsa,essendo parte di essa, mentre non
risponde, è segno, che non lo vuole qual consenso dunque hò da dare io s'egli
brama la mia doce, e non già me? e così confuso, e mortificato partì il giovane
; onde non vorrei, che facesse il beneficio ancora il Gmile, di ricusarlo,
facendo con esso l'amore a cagione della sua dote. Pub. E poi dovreste
anche rifletreredi quanto scandalo sarebbe un ecclefiastico vizioso, dovendo
cgli essere lo fpechio de'buoni costumi; ne fperace, che questi,che si muovono
per fimile fine possano divenir buoni; ponno divenire benli peggiori impiegando
il danaro sa. gro in cose viziose. Sem. E se caluno di questi volesse
applicarsi al governo della Republica, c chiedesse il mio ajuto,per poter e
ottencre qualche posto per via di favori, e di regali; perchè non ho da
compiacerlo? Pub. Questo ne tampoco doverete fare, perchè se fosse d'uopo
amministrar la ! giustizia, nó direbbe già egli quello, che dice GIULIO (si
veda) CESARE: che per un Regno di poteva far torto alla giudizia, perchè lo
farebbe per assai meno, effendo ano che capace di farlo per sodisfare an
folo de suoi viz); onde tanto voi, quanto chi vi avesse contribuito entrerette
a parte di tutte l'ingiustizie, ed iniquità chia capace di commettere un
vizioso. Sem. Che dunque doverei fare, per non vivere da disperato,
quando avelli alcuno di questi? Pub. [ocr errors] Pub. Mandarlo
alla guerra per fargli provare come Gi vive, cd alle volte qucIta è l'unica
medicina di questi cali; perchè se fono fanguinarj possono faziarsi del sangue
de nemici; se attendono alla rapina nc'saccheggiamenti possono sodisfare la
loro ingordigia;se poco cimorati di Dio, e niente rispettoG a genitori,
vedranno quanto temere Gi debba, e rispetrare un Capitano quantunque non gli
abbia creati, o generaci; onde poirebbe essere, che il Signore Iddio gli
toccaffe il cuore, e facesse comprende, re, che se tanto li fa per un uomo,
quant. to di più fi doverà fare per Iddio, e per chi lo gencrò !e sappiate, che
dalle lega gi di Mosè venivano questi condannati ad esser lapidati dal Popolo,
come nel Deuteronomio. Si genuerit homo filium contumacem, da proteruum, qui
non audiat Patris, aut Marris imperium, co coercitus obedire contempferit,
appraben. dent cum, ducent ad seniores civitatis illius, et ad portam judicii,
dicentque ad ços c. lapidibus eum obruet populus Civis Gg
tatis [ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors]
taris, ut auferatur malum de medio ucStric. onde in vece di vedere fimile
spettacolo sarà pur meglio mandarli alla guerra, la quale faggiamente fu difi.
nita: Infolefcentis generis humani tonfura. Sem. E se ricufaffe di andare
alla guerra? Pub. E voi figuratevi, che vi sia già andato, e fatto
prigione ; onde rinchiudetelo in qualche fortezza : non avendo però commessi
ancora reati gravi, affinchè non siano puniti dalla giustizia con morte
ignominiofa; conforme qualche volta è seguito; e tenerelo ivi fin tanto che
camperere, che così farcte sicuro, che non commetterà gravi eccelsi, trovandosi
guardato, e custodito, Non bisogna però, che prendiate cal risoluzione a sangue
caldo, mà fateci matura riflessione: c regolatevi ancora col consiglio di
qualche faggio, e buono amico, Sem. Per dopo la mia morte comes avero da
disporre le cose ? Pub. Pub. Con lasciare a cattivi figliuoli ma
solamente tutto quello, che non potrei te cogliere loro, non per odio
persona le; mà de loro vizjicon questa condizio. ne però, ch'effendosi
ravveduti, dopo un triennio di vita esemplare, poffino godere un tanto dei
frutti della vostra eredità; e perseverando nel ben operare abbiano ancora
d'avere qualche accrescimento maggiore ; qual perdano intieramente, ed
immantinente, ricornando a menare vita scandalosa. Sem. E se fingeranno
di essere divenuti buoni a fine di poter godere quel i frutto maggiore?
Pub. Non sarà meglio, che facciano così, che operino sfacciaramente male? de
l'interno Iddio solamente lo rimira; le l'esterno appena è palese a gli
uomini, i quali di questo solamente pouno appagarsi; e poi vi è stato
qualcuno ancora, ch’hà incominciato a menar vita migliore, per conseguire
qualche premio, che poi si è ravveduto da dovero. Mec. Vi è
l'esempio di quel Soldato, che [ocr errors][ocr errors]
bu COM [ocr errors] [ocr errors] che si racconra essere stato
convertito da S.Francesco Saverio : Questi era un pessimo uomo, ed iracondo a
segno, che non averebbc sofferta una parola anche indifferente, che non
l'avesse appresa detta per lui, e volesse anco vendicarsene . Le ainmonizioni,
ed esortazioni faccegli dal Santo nulla giovavano; alla fine li disse
mostrandogli una moneta di oro, se voleva guadagnarsela rispose francamente di
sì : or sù dunque replicò il Santo venire meco, e giriamo d'incor. no
l'esercito ; Io la porterò in mano, affinchè la miriate, e voi non avete a fare
altro, che di sopportare con pazienza quello, che udirete dire contro di voi.
Fù dato principio alla grande ope. ra,ed egli rimirando con occhi tifi l'oro,
si rideva di quanto male udiva contro di sè, e cerininato felicemente il giro,
guadagnò il premio. Allora il Santo tiratolo da parte gli disse: figliuolo mio
per una si vile mercede voi avere potuto sopportar tanto, e per un Dio non
poteie sofferire una minima particella diquesto? il Signore Iddio in quel punto
$ gli toccò il cuore, e fi ravvide per sempre. Sem. Mà se poi i difetti
de' figliuoli non fossero gravi a questo segno, e fos. sero di quelli, che pure
non disdicano ganto, per essere divenuti ormai familiari, potrebbero con questi
proporsi a sudetti ministeri, ed impieghi ? Pub. Spiegatevi apercamente,
quali voi intendere per questi vizj familiari? Sem. Per esempio se caluno
di esli avesse principiato da 14: 0 15. anni a dimorare la maggior parte della
notte fuori di casa, e quancunque suo Padre l'avesse più volte ammonito, che
non lo facesse, ed effo ciò non oftante continuafle; contraeffe debiti; e
perchè è figliuolo di famiglia, non potendosi obbligare, facesse obbligazioni
dette pagherà. con grandissimo difcapito, senza data, per firmarla dopo
la morte di suo Padre; ed altre cosarelle non tanto familiari; come dir male
del profimo, di mancare alle volte alla parola data; ne ga: [ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] GS 3
[ocr errors] gare ciò, ch'egli averà avuto; e se riyscirà, di gabbare il
compagao nel giuoco; con altri piccioli vizj di questa forte? Pub.
Cofarelle, piccoli vizj voi chiamate questi! E non riflettere,che quando il
giovane li sarà abituato in questi ugua. glierà egli taluno de vizioli di primo
rango: ad uno che sarà avvezzo la maggior parte della notte
dimorare fuori di sua casa, e sarà giovane, voi volere impetrare beneficj
Ecclesiastici, ed im. picghi gelosi della Republica ? Và forse a studiare in
quelle ore, o a farsi la disciplina negli oratorj, quando i studj, e questi
sono ferrari? e come vi persuadete, che possano adempire l'obbligo loro,
effendo scarf di dottrina, e di buoni costumi, ed applicati a cose, in cui per
la meno inutilmente si perde il tempo a e fatta che averete rifcllione agli
altri loro vizj, che avete apportati ; consigliatevi colla vostra coscienza se
lo potrete fare : mà esaminiamo di grazia donde ciò proceda, e se sia solamente
colpa de figliuoli canto deviamento. Sem. [ocr errors][merged
small] Sem. É' loro certamente; perchè hò sentito lagnarsene i Padri di questo,
col. le lagrime su gli occhi. Pub. Questo fu il pianto del coccodrillo,
che piagneva il suo figliuolo allorchè lo aveva ucciso: come si sono portati
questi Padri nell'educarli? Sem. Certa cosa è, che tante diligenze, quante
ne hò udite nelle nostre conferenze,non le han faute. Pub. Or dunque, se
non gli hanno educati bene, a dolgano della loro trafcuraggine, perchè viziosi
li vollero efli. Sem. Mà che averanno da fare ora? Pub. Questa
penitenza appunto, che Iddio manda loro;di sopportare figliuo. li viziogi
. Sem. Ci sarà pure qualche rimedio? Pub. Ciè certamente, ed è
questo; di fare alli piccioli nepoti ciò,che non fece. ro a loro figliuoli,
cioè di educarli bene; perchè altrimenti, non essendo capacii loro Padri di
fare questo, i vizj non li fyelleranno mai dalle loro famiglie: Sem. Voi
diceste, che questo cocchi al Padre, Pub, [ocr errors][merged
small][ocr errors] Gg 4 Pub. Sibene quando sia capace di farlo, e vi pare,
che questi viziofi fiano abili ad educare i figliuoli a suo dovere? Il loro mal
esempio come permetterà, ch'essi apprendano le virtùd Onde quantunque
schiamazzino alle volte redendo i loro figliuoli viziosi,č incerco se lo
facciano per zelo di amore, o per invidia, perchè non possono essi più con.
tinuare fimile vita rilassata essendo vecchi. Sem. Io hò cap to a
bastanza, ed ora compreоdo la cagione; perchè nell'universale non si possono
affatto estirpare i vizj, mà voglio approfittarmene per casa mia, per non avere
anche io a fare il pianto del coccodrillo. Ma le povere figliuole come si
doveranno provedere? essendo gran disgrazia loro, quando capitassero in mano di
simili viziofi. Pub. Esamineremo anche questo, nà non è ora tempo ;
perchè richiede affare si rilevante lungo ragionamento. CON [merged
small][merged small][ocr errors][merged small] [ocr errors] Pub. Onfesso ingenuamente che non séza rigione alcuni Pa.
driffi contristano ál. lorchè nascono tan, co loro figliuole; perchè il
penfare a collocarle bene non è piccolo intrico, chiamandoli questo affare
dall'Ecclefiaftico opera grande dicendovi: Trade filiam, et grandes opus
feceris, o bomini fenfato da illam; posciache saranno state educate alcune di
effc col timore di Dio, senza lusso,c vagità, modeste comc fi dee, istruite
inquanto è necessario per il buon regolamento di una casa; mà che servirà loro
tutto questo, se capiteranno in mano di un marito imprudente, vizioso, ed
indiscreto! e fimile appunto a quello, ch' ebbe quell'innocente Giustina, il di
cui Epitatio sepolcrale è questo. Immitis ferro secuit mea colla
mari. [ocr errors] Dum propero nivei folvere vincla pedis Durus,
ante thorum, quo nupér nupta coiur, Quo cecidis noftrę
virginitatis honos. Nec culpâ meruisse necem bona Numina testor, Sed
jaceo fasi forte perimpia mei Discise ab exemplo Juftine, difcite
patres Ne nubat fatuo filia veftra viro. Or vedete Sempronio, che gran
facenda è questa ! Mec. La conobbe afrai bene Democr. appresso Stob.
dicendo: Qui bonum generum nactus eft invenis plium, qui verò, malum, fimul et filiam
perdidit: quindi è, che [ocr errors] che saggiamente fù conligliato
da Temiffocle quel Padre, che desiderava das effo fapere, cui dovesse dar per
moglie l'unica sua figliuola; se al dotto povero, o al ricco vizioso, replicò
egli a mè aggrada più l'uomo, che ha bisogno di ricchezze, che le ricchezze,
che hanno bisogno di uomo : come dice Val. Mas. Sem. Mà quando si sono
fatte le diligenze necessarie, e fiè già rincontrato, che sia imprudére, e
vizioso chi la vuole perché non si esclude fimile soggetto? Pub. Se voi
sapeste quante fraudolenti manifatture Gi fanno, per avere unas giovane savia
per moglie, stupireste; anzi quante più d'imperfezzioni hanno i giovani, che
vogliono accasarli seco, tanto maggiormente queste si adoperano, tanto si fa,che
alla fine riesce fimile facenda. Sem. Mà chi sono questi, che faranno
tante manifatture, non essendo capace un fimil giovane di farle? Pub. Se
non sarà cgli, saranno ben’i suoi congiunti, i quali raffidati, che per
[ocr errors] [ocr errors] Il fingo della futura sposa cffo possa divenire
saggio, tanti ponti di oro le faranno, che alla fine caderà a dire di sì.
Sem. Mà i genitori come lo permetteranno? Pub. Saranno ancora effi
sforzati a chinare la cesta, quando colla linguas non poteffero arrivare a
proferire quel doloroso sì. Sem. Saranno dunque anche i suoi genitori
poco prudentia Pub. Oh bene : non fiete voi ancora a pieno informato dal
mondo; mà ne ben Mecenate. Mec. Ne sono pur troppo, anzi fono arrivato a
conoscere, perchè fi dica insa geniofus amor; avendo scoperto, che amore aguzza
l'ingegno de fuoi fenfali, e rende anche artificiofa la lingua alla
menzogna. Sem. Mà che potrebbero fare questi, quando il Padre steffe
faldo in non volergliela dare? Mes. L'ingegno agguzzato fi ferve dell'autoricà,
e la dispone in modo, che [ocr errors][ocr errors] niuno più degno di
merito si affacci a chiederla, per rispetto di colui, col quale si tratta: e
sapere pure, che in questi cali, per non fare inimicizie, non li vicne mai alla
negativa scoperta, potendovi costringere ad addurre un ignominiofa cagione,per
cui far non si vuole: Siprude bensì un mezzo, termine, quale è che la giovane
pensa di farsi monaca; laonde in questo mentre dal sudetto pretendente fi fanno
affacciare tutti li peggiori, ed i più scapestrati giovani, che siano nella
Città a chicderla,e cutci inferiori di condizione ad ello; talmente che il
Paedre, che la vorrebbe maritare, trovan dofi annojato, alla fine li
piega, per non che trovare soggetto migliore, che la fac. i cia domandare: e
tanto più, che si tro verà circondato da consiglieri già guadagnati da
chi la pretende. Sem. Sarà dunque peggiore, e più id svantaggiosa la
condizione della donna nell'accasarsi, che dell'uomo. Pub. Non ci è
dubbio alcuno, perchè l'uomo non è ricercato, ne violentaco per
[ocr errors] en [ocr errors] per parte della donna, mà beasi effa da chi
la brama. Mec. Può essere,che quando voi prendeste moglie ciò non li
coftumaffe ; mà ora posso dirvi di certo, che questo li pratica, essendo
seguito in persona mia, che ho avuto più d'una richiesta fe.voleva accasarmi
colla tale, senza ricercarla. Sem. Or io quantunque non fia versato
sufficientemente nelle cose del mon. do, procurerei segretamente di trovare un
giovane favio, quantunque meno ricco, e la darei a questi; perchè sposata, che
fosse,hò sempre udito dire, che: multa facta tenent, così finirebbe ogni
conresa. Pub. In somma in questi casi, chi più sà, più s'inviluppa nelle
difficoltà; onde alle volte riescono migliori certe risoluzioni fatte senza
tante rifellioni; c voi Sempronio, non avete detto male; mà non saprete già
scegliere questo giovane savio così all'infretta; converrà dunque che
l'impariats, ed [ocr errors][ocr errors] Ff 3 Ес
Pub. [ocr errors] 1 [ocr errors] 1 Sem. Come si doverà dunque
fare per conoscerlo? Pub. Il Padre che ha figliuole da mai ritare
dev'essere un Argo, per rimirare nel medesimo tempo cento giovani, ed
offervare i loro andanlegri. Mec. Oggidì però non è necessario averne
tanti ; perchè con soli due occhi moltissimi difetti li possono ritrovare ne
giovani, ed in breve; quantunque non corrano quei calamitosi tempi, che accenna
Giovenale alla satira 13. Humani generis mares sibi noffe volenti
Sufficit una domus, paucos confus me dies, do Dicere te miferum poftquam
illic vec [ocr errors] neris, [ocr errors] Pub. Fatemi piacere
dunque voi, Mecenate,d'istruirlo in questo giacchè fiece più pratico di mè nel
discernere i giova. nili mancamenei correnti; perchè a tempo mio la gioventù
viveva diversamen. te, e perciò fi ftentava più in iscoprire i loro difetti.
Mec. Lo faro, perchè non voglio, ri CU: [ocr errors] cusandolo, che
vi confermiate nellas credenza di qnello, che di me sospettafte,che io fia
nimico delle doone,poscia. chè io ammiro la virtù in alcune di esse, e perciò
non vorrei, che questa mancafse affatto, abbattendosi in viziofi mariti: onde
se voi, Sempronio,vedrere un giovane accompagnarfi, e conversare continuamente
con taluno, conosciuto da voi per vizioso y tencte pur ancor esso per tale,
senza fare altra diligenza; verificandoli quel proverbio:all'accoppiar ti
veggio. Sem. E se fi desse il caso, che questi non converfaffe con
altri? Mec. Questo è difficile oggidì, che fi conversa tanto; mà se
caluno fuggisse le conversazioni,mirate bene la sua firo. nomia, e se la
scorgerete tetra, e inalinconica tenerelo pure per uomo infociabile, e non
senza i suoi difetti proprj; se poi foffe allegro, disinvolto, e non
converfasse oggidi con altri, formatene buon concetto di esso; perchè lo farà a
cagionc, che non troverà coma pa de pagni bene accoftunati uguali
ad effo. Sem. Vorrei qualche altra regola,per meglio potermene avvedere ;
perchè se non conoscefli per viziofi quei, co’quali egli conversalle, potrei
ingannarmi. Mes. Se voi vedrete un giovane stare in chicfa con poca
divozione, e discorserc ivi co i compagni comc farebbe in piazza, questi farà
poco timorato di Dio; se frequenrerà le feste, cd i passeggi, e rimirerà con
grand'arrenzione le donne, in cui si abbaite, farà egli effemminato; se
dispreggerà i suoi compagni, cvorrà avere sopra di essi una certa superiorità,
farà superbo ; se li piacerà vestire con pompa, sarà vanos se poi oggi dirà una
cosa, c domane ne farà una alıra, farà incostante; e finalmente se frequenterà
i ridotti, ove si giuoca, gran genio egli avrà a questo vizio; in somma da se
medesimo colle sue operazioni manifeftcrà i suoi difetti. Sem. Starei
fresco, se aventi d'accomodare una mia figliuola in questi tempi, dovendo fare
tante diligenze; mi cor. H vers pa [ocr errors] verrebbe
prendere la fantcrna di Diogene, ed andare per la città dicendo: homi. nem
quæro, e caminare più di un giorno per trovare, chi fosse in cucco; e per
turto, senza alcun de'detti diferci. Moc. Mà chi non vuole affogarla, dee
anche servirsi del cannocchiale di BONAIUTI (si veda), che scuopre le macchie
del sole. Sem. Io mi persuado, che se i Padri, c le Madri riguardassero
al minuto curti i differti, pochi troverebbero moglie. Mer. Sarebbe questo
la fortuna de i giovani; perchè non trovandola allorsi che incomiacierebbero a
spogliarfi do loro vizj, ed in breve diverrebbero bene accostumari, ed a tale
proposito posso riferirvi ciò, ch'è seguito in una riguardevole città. Affinchè
iCadetti andassero con più fervore, di quello faccano, alla guerra,
cominciarono le donnc a non ammettere alle loro conversazioni coloro, che non
avevano fatte almeno dues campagne in gucrra viva; conciofiacofache li
reputavano vili, e codardi. Servi tale renitepza di Aimolo grande a tutta
la Die la gioventù per andare alla guerra; segnoche pochi furono
quci, che non Si seguitassero i primi, che vi andarono: or se una fimile
ripulsa molte canti ad andare incontro alla morte; dovrebbe
certament’essere di stimolo maggiore, per andare incontro alla vita migliore,
quando questi non trovasfero inoglie. Pub. Vedete voi, Semprouio, che
sconcerti sono questi, di non potere con facilità come prima trovare mariti a
proposito per le figliuole, c.questo da che na. sce, se non dalla cattiva
educazione della gioventù ? rifecrcte dunquc quano co debba premcre
questo affare anco alla Repubblica, Sem. Io lo scorgo molto bene; mà che
fi dovrà fare ritrovandoci in queste an. [ocr errors][ocr errors][ocr
errors] Mec. Quello che dice quel FILOSOFO, che presc per moglie una donna
allai picciola, allorchè fu interrogato, perchè l'avesse scelta così, egli
rispose : perchè del male conveniva prenderne il minore: il fimile anche dirò
io de'mariti difetto Hhafi; di prendere quei che hanno vizj me. no
considerabili, che fono appunto quelli che riescono men disdicevoli alla
condizione del galantuomo. Sem. Maritandofi dunque con questi, che buona
direzione doverà darfcle da genitori? Mes. Debbono i genitori allorche le
maricano non seguitare quel caccivo costume di alcuni, che le consigliano a
farli rispectare, e ftare sostenute con tutti, di non farli sottomettere alla
prima, perchè diverranno, così facendo, infelicissime, quantunque portassero
groffa dote, mà le consiglino bensì nella forma, che fecero i genitori di Sara,
allorchè la consegnarono per isposa al secondo Tobia con groffa dore; ed uditc
ciocchè fecero Tob, 10. Apprebendentes parentes fo. liam suam ofculari funs
eam, et dimiferunt ire monentes eam, bonorare foceros, diligere maricum, regere
familiam, gubernare domum, da se ipsam inreprebensibilē exhibere. Sem. E
se un Padre avesse tre, o quattro figliuole, che si volessero mari
tare [ocr errors][ocr errors][ocr errors] tare cuite, chc dovrà egli
fare, non efrendo molio ricco? Mec. Maricarle, con dar loro quella dote
più congrua, che può. Sem. Mà li scomoderebbe troppo privandosi di sì
considerabile somma di danaro, o quantità di roba, che con. veniffe dar loro
maritandole turce. Mec. E come potrebbe farac di me00? Sem. Potrebbe
farlo beniffimo con efortarlca fará Monache. Mec. E se non Gi volessero
fare? Scm. Non mancano modi al Padre accorto, che ci facciago, o colle
buones ocolle cattive. Mec. Padre voi chiamare colui, che vuole sforzare
la volontà delle figliuole? chiamatelo Padrigao, non accorto, màcrudele; perchè
qual delitto hanno queste commesso da chiuderle in vitas. contro il loro
genio? Sem. Come chiuderle in vita, trattantandosi'di darle, e
consagrarlo a Dio? Mes, Non si chiama darle a Dio, [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] qualia quando la loro volontà non ci concorra, nè
consacrarle a lui, quando non ci sia il lor consenso : questo li chiamná porle
a penare continuamente, non avendole iddio chiamare a questo stato: ( guai a
quei Padri, che lo faranno, perchè del bene, facendone tanto poco, che non
basterà loro, punto non ne parteciperanno: del male si che ne faranno partecipi
di molto, essendo capaci di farlo, trovandoli in iftato di disperazione. E
fappiate, che mi fù riferito un caso orribile di una di quelle, fatta Monaca
per forza, la quale, quando ebbe eseguito quanto defideraya il Padre, lo chiamò
alle grate del Monastero, cgli disse alle orccchie: fignor Padre or farcte
conten. to, che mi avere levata di casa.in que: fto mondo non ci
rivederemo più; må bensi nell' altro ed in pellimo luogo, perchè ci danneremo
ambiduc . E che vitupero è questo ; per far godere i maschi, li hanno da porre
in disperazione Je feminine? Se voi non potere dar loro dieci mila sçudi di
dorc, dategliene me no, [ocr errors] cina no, ed acca sacele;
quando volontaria. mente non siano inclinate alla vita reli giosa. Non vi
chiederanno già quel tal e giovane per i sposo, mà vi faranno dire bensì,
che la loro vocazione sarebbe di accasarli . Starà dunque al Padre marii
tarle a chi più gli aggrada ; mà so ben io da che ciò procede. Sem. E da
chc? Mec. Dall'eccellive doti, che corrono, le quali oltre il
dispendio,che apportano per le spese grandi, che si richiedono allorchè â
prendono, angustiaao ancora quando hango a darli altrui nel maricarsi le
figliuole. Sem. Or io non voglio nell'anima. mia questo peccato; fe li
vorranno maricare cutte, le lascierò mnaritare; mi diremi: che dote farebbe
proporzionata, Publio? Pab. Quella, che fi foleva comune. mente costumare
prima, che foffero inse dal Prencipe, come già dicemmo; e se [ocr
errors] Hh 4 feaveste da trattare co persone discrete, potreite anche di
loro francamente, che non vi curate di tanti lussi, e perciò volece dare quella
dote, che si costumava in quel tempo, che questi non vi erano: o fi
contenteraano, e voi averete fatto doppio negozio, essendovi anche accertato di
appareatare con gence discreta, e capace; se poi non lo vorranno fare, averete
scoperto, che non sono a proposito per vostra figliuola, volendo clli vivere
con pompa, e lusso eccellivo. Sem. Questa dote li dovrà consegnare
libera? Pub. Questo poi nò; perchè potreb. be alienarli, c restare la
voftra figliuola indotata, Sem. E se non vorranno concludere il
matrimonio fenza la dote libera? Pub, E voi sconcluderelo affatto ;
perchè è un pessimo segno, quando si pretenda questo, denotando che ci sia
bisogno in quella casa di danari. Questo sì, che sposata che farà, consegnare
allo fpolo quanto gli avste prometo; perechè non porrere immaginarvi mai, quan.
ti difturbi aascono tra conjugi per quem fta benedetta dote promessa, e non pio
gaca ; provando bene spesso le povero mogli, per tal cagione, molti mali trace
tamenti. Sem. E se non mi trovali il danaro pronio? Pub. Prendcrelo
più costo ad interesse, e perciò i saggi Padri di famiglia sogliono essere
buoni econoini, con met. tere da parte ogni anno qualche fommi di danaro, per
essere anche puntuali allorchè locano le loro figliuolc; e fanno coato allora
di fare vantaggioso rinvs. Itimento. Som. Sarebbe dunqne bene, che s'iq.
dutriassero i Padri di famiglia coi trafichi, e s'impiegaffero con fervore in
fare confiderabili avanzi. Pub. Di far qucfto non sono cenuri in costo
alcuno; bilta ch'elli non fcia. lacquino le loro rendire, perchè li poslono
anche fare avanzi congderabili in questo modo, ellendo che: Parfimonias eft
magnum veftigab. Sem. [ocr errors][ocr errors] 1 [ocr errors]
di ; Sem. Almeno lo doverebbero fare, avendone molte da maritare.
Pub. Neanco; perchè il buon Padre re, ed avendole educate bene,molti
concorreranno a prenderle, e con onesta doto,perchè porranno a cõro la buona
educazione per qualche migliajo di scudi, essendo realmente essa
l'equivalente;onde saggiamente diffe. Plauto in Aulu. Dummodo morata rectè
veniat dotata eft fatis, ed Orazio nell'ode 24.li: 3. Dos eft magna
parentum Virtus, metuens alterius oiri Certo federe
caftitas. Sem. Oggidi vogliono però dote, e non chiacchiare. Pub. Sì
quelli che s'innamorano della dote, o vogliono spendere più della loro
pollibilità; quelli però, chcbramerango avere una moglie saggia, conlide.
reranno in primo luogo le sue buone qualicà, e di queste faranno maggior ca.
pitale, che della dore, la quale è mero bene di fortuna, dove che quelle,
non fo [merged small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors]
solamente non sono soggette alle sue incostanti vicende, mà sempre
crescono di valore, onde faggiamente Orazio ebbe a dire nella r.
Epistola. Vilius argentum eft auro, virsusibus au- [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] Sem. E se il Signore mi delle', in 32stigo de mici peccati,
una figliuola risentita, vana, pronta, loquace, contenziosa, che con tutta la
buona educazione non si fosse potuta mutare, volendo questa marito, che
averò da fare? Pub. Trovarle uno simile a Socrate, che fu li sofferente
colla sua dispetrosa Sancippe ; cioè a dire un giovane sodo, prudente, non
iracondo, mà soItenuto. Mec. Vi fu però quel filosofo,il quale diede una
sua figliuola simile a questa ad ug fuo nemico, e ricercato perchè avesse ciò
fatto, rispose: per gastigarlo: Sem. Doverò in quello caso contenermi
nella moderata dore? Pub. Per levarvi di casa una figliuo: la di questa
forra, non dovete reftare per dat [ocr errors] . Deco feconda la
doro, perche date allo sposo un grande osso da rodere, onde, è di dovere, che
gli diate ancora un poco più di polpa, per consolarlo, cd a fine, che ci abbia
ancora un poco più di soff:renza. Sem. E se questa, la prima volta, che
contrastasse con suo marito, tornaflc a casa mia ? Pub. Voi
immediatamente dovete rimandarla a casa sua, senza darle alcun ricetto, e
sgridarla ancora; acciochè non fi avezzafle a farlo più in avvenire ; con dirle
apertamente, che colà hà da mori. re, perche se il Padre comincierà a darle
ricetto, è finira; ogni giorno seguirango'nuovi sconcerti, e perciò il Profeta
saggiamente disse: Obliviscere domum Pa. tris tui. Mec. Un saggio Padre
in fimile avveniincnto fè questo: Si portò egli medelimo colla sposa dal
genero, e gli disse. Per grazia vi chieggo, che per questa prima volta le
perdoniate per amor mio, nà se mai succederà cosa fimilc in avvemire, datele
pure quel gastigo, che vor. гс [ocr errors] rece; perchè io non
intendo più inters porre nè pur una minima parola a suo favore ; anzi che non
la reputerò più per mia tigliuola, trasgredendo i vostri, e miei comandi. Ella,
che crede, che suo Padre fosse scco andato per isgridare fuo marito, perdè
l'orgoglio a segno, che in avvenire muco modo di vivere. Sem. Se avelli
una figliuola brutta, c mal fina, e volelle marito, che avcrò da fare?
Pub. Primeramente vi dovrete informare col vostro Dottore,se possano i suoi
difetti pregiudicarle nel pártorire, con porre a risico la sua vita; accertato
che farete di questo, che non poffa seguire, maritätela pure nel miglior modo,
che potretc, darele anche buona dote per avere un uomo di
propofito. Mec. Vi fu molti anni sono una lice per cagione, ch'essendosi
sposata senza il consenso de suoi Genitori una giovane, perchè il di lei Padre
pretendevas darle la dote stacutaria, e lo sporo ne chiedeva di vantaggio ;
essendo che oltre gli altri difetti, che aveva era statas sempre senza denti :
giunse queftas istanza all'orecchie del Prencipe, il quale ordinò che
fossero alla rolitas dote accresciuti duc mila scudi di più, per uguagliarc i
difetti, che aveva la sudetta sposa. Sem. Mà se non si affacciaffe
alcuno, che li voleffe, non si potrebbe stimolare a farsi Monaca? Pub.
Questo sarebbe peggiore facrificïo dell'altre, che volevare dare a Dio, essendo
stata rifiutata da tutti gli uomini; e militando per questa ancora le medefine
ragioni, non lo dovete fare ; se non farà chiamata da Dio a questo stato; onde
la potrete tenere in casa vostra, e procurate, che ha servita più degli altri
voltri figliuoli:non dovendo voi permetrcre che all'interne sue imperfezzioni,
vi si aggiungano anco gli esterni (trapazzi. Sem. E con quelle che
averanno la vocazione di farsi Monache, come mi doverò contenere ?,
Pub. [ocr errors] Pub. Primieramente di far esplorare beo bene la loro
volontà, per accertarvi, le lia vera vocazione, c non disperazione ; perchè
alcune in questa cadono alle yo!ce, e precisamente quando non possono avere
quel marito, che bramano; e scoperto che ayerere, che siano chiamate da Dio, adocchiare
tre, o quat. tro Monasterj de più osservanti, į di diversi istituti, e
fare ad effe leggere le i loro regoles acciocchè sappiano ciò, che doveranno
fare; e dipoi dice loro, che fi scelgano quell'istituto,che piace loro, e
fatele pur monacare. Sem. Sarà bene di tenere loro una conversa
per forvirle? Pub. Sc alcuna fosse stroppia, venendole permesfo,fatelo,
per altro non inno. vate cosa di vantaggio di quello, che ivi fi suole
praticare dalle altre ; questo sì che dovrete far loro il livello costumandosi,
e consegnarlo, acciocchè lo faccia. no riscuotere a loro modo,affinchè nó
abbiano da stare dopo la vostra mortc all' indiscretezza de fratelli, i quali
foglio [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] [ocr
errors] no essere molto trascurati in soddisfarle, e trattatele in modo, che nő
abbiano bi. sogno di soccorso altrui; perchè così viveranno staccatiffime dal secolo. Sem.
E se qualcuna volesse imparare a cantare, efsendol già dichiarata di far. fi
Monaca? Pub. Non permetterei quefto ; perchè, se poi fi mutasse, ilche
sarebbe cosa ficile cantando delle belle ariette, voi rimarrette colla
cantarina in casa; ditele bensì che lo imparerà allorchè larà Monaca, perchè
ivi averà delle altre compagne ancora, colle quali si potrà esercitare per
meglio apprenderlor Sem. E se volesse viaggiare un poco per il mondo,
prima di chiudersi? Pub. Questo neanco firebbe ben fitto; perchè col
viaggiare si può vedere, e trattandosi,udire più d'una cosa, che potrebbero
rimuoverla dal suo fervore, e. quando questo desiderio procedesse per cagione
di divozione, conducerela in qualche luogo de più vicini, ove sia qual. chc
divoro Santuario, per consolarla. Soma 1'1 Sem. Se bramasse
vestirsi da sposa prima di monacarsi, e ricoprirli di gioje, hò da
permetterlo? Pub. Alifte por motivo di potersi fare l'antichissima
consuetudines per altro doyendofi sposare col Signore, non mi pajono simili
abiti da esso graditi, mà ben. † sì i più modefti: Una sola riflessione in et favor
di ciò ci potrebbe essere, che si portassero per dispreggio, facendo
vedere allorchè li spoglia di esli per rivestira dei sacri, che li rinunziano
tutte le pompe, e vanità mondane. Sem. Rimanendo redove le figliuole,
averò da riceverle più in casa inia? Pub. Effendo uscire da casa vostra,
ed essendosi già dimenticate, come vuole fil Profeta,di essa, non siete più
tenuto di riceverle :- e perciò fi foleva ancora nei Kriti degli átichi
Romani praticare colle Spose di muoverle nell'uscire dalla casa
paterna più volte in giro affinché si die : menticassero affatto di ritornavi
più . Sem. Mà se rimaneffero vedovc affai giovani,e senza figliuoli,che averebbero
da fare così solc li Pub. [ocr errors] Pub. In questo caso, se volessero
corparvi, mostrerebbe essere crudele quel Padre, che ricusaffe riceverle.
Sem. E volendoli queste rimaritare toccherà al Padre penfarci? Pub. Lo
ponno fare senza il di lui consenso; bene è vero però, che le fuggie figliuole
fogliono col consiglio pacerno regolarsi in tutte le cose, ed in particolare in
affare di tanta premura, conforme è questo. Sem. E se avesse più
figliuoli anche pargoletti potrebbe penfare il Padre prima di morire a qualche
ripiego, affinchè fossero questi ben' educaci;perchè rimaritandoli la loro
Madre poco penlicro Gi prenderebbe di effi il Patrigno nell'edu. carli.
Pub. A questo ci vuole un poco di tempo per rillerrerci bene, onde ne pare
leremo nella seguente.i Sopra l'educazione de Pupilli: e come debba ciascuno
portarsi verso i suoi genitori defonti. [ocr errors][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors] Mec. A pena maggiore, che possa avere il Padre moribondo,
essendo egli in sen. timenti, mi persuado che sia questa: di lasciare i
figliuoli pargoletti, dubicando, che non solamente possano esserc danneggiati
nella roba, mà ezian. dio nell'educazione; posciache rifletterà facilmente, che
quando la Madro pallasso alle seconde nozze, poco penGaro li prenderebbe di
elli il Patrigno, ela pro propria Madre molto certamente farebbe
dividendo l'affecto per merà trà elli, cd i figliuoli gencrati col secondo
marito. Laonde la loro educazione Iddio sà comc anderebbe. Sem. Mà ti è
pur bastantemente proveduto 'a tali sventure, con Tutori, e Curatori; come
dunque potrebbe andar male l'educazione di effi, venendo cosi bene
affiftiti? Mec. Può essere, che a tempi antichi li Tutori fossero di
giovamento a Pupil. li : oogidì però tra questi fanno nulla i mediocri; fanno
bensì del gran male i cattivi, e gli occimi, che operino all'antica sono così
pochi, che non sò se arriveranno al numero di quelli buoni, di cui parla
Giovenale: Boni quippe homines numero vix funt totidem quof
Thebarum poriæ, vel divitis oftia Nili. Sem. Udii pur da voi, Publio,
nella Conferenza decima della decade passa. ta;effere utili alla Republicà gli
Economi; or come dunque i Tutori, essendo an [ocr errors][ocr
errors] anch'elli Economi, possono apportarc e questo gran mile. Pub. Tra
l'Economo, ed il Tutore ci è differenza potabile; conciofacosache all'Economo
non appartiene l'educazione de figliuoli; ed essendo egli splendidamente
riconosciuro delle sue fatiche procura di servire con somma fedeltà, per
accrescere, o mantenersi almeno il credito acquistato, a fine di essere ados,
perato in altre fimili contingenze; essendo che per profeffione lo esercita;
dove che il Tutore, dovendo anche invigilare alla educazione, vedendosi poco, O
nulla riconosciuto delle sue maggiori fatiche, non è cosìgeloso della sua
estimazione in cal ininisterio, per non cu. rara punto di fimile briga
inutile, fpecialmente chi non opererà per virtù, la qual'è da pochi seguirata,
e maggiora mente se non si vede rimunerata secondo il sentimento di Giovenale,
il quale dice: Quis enim virtutem ample&titur ipfam Prema fi
tollis? Laon. [ocr errors] 0 li 3 Laonde non recherà
maraviglia se eras efli vi saranno de cattivi. Sem. E questi, che mali
potrebbero apportare, Mecenate? Mer. Primieramente di lasciar fare a
figliuoli ciocche eff vogliono, e poi ponno prendere tanto amore alla roba
de’Pupilli, che se vogliono, possono arri. vare ad appropriarsene buona parte
di cffa. Sem. Edin che modo ? Mec. Faranno comparire debiti
antichi, i quali furono gia pagati, ed accordandoli con detti finti creditori,
fi divideranno per metà il furto, dando loro indietro l'antiche ricevure ;
lascic. ranno vendere all'incanto i corpi più frucciferi, ed effi vi faranno
offerire sot. to mano; et farà cal vendita, nella quale farà grossa senfaria a
lor favore; faranno rinvestimenti con persone fallite, e non senza
considerabilitimi approvesci loro; in somma, per non infpiegarmi di vantaggio,
sarebbe assai meglio, che questi non ci fossero ; perchè almeno se
spregasscro i figliuoli anderebbe per sodisfare i capricci di chi n'è
padrone. Sem. Costumeranno di far questo i più bisognofi. Mec.
I bisognosi lo faranno per biso . gno, ed i non bisognosi per arricchirsi di
vantaggio. Sem. Mà è possibile, che nel Mondo ci sia gente così iniqua
che lo faccia? Mec. Questa è questione di fatco; di. cendomi il mio
Procuratore, che giornalmente accadono liti di rendiinenti de'conti in cause de
Pupilli, e che si vedono prodotti certi libri di amministrazione così
intricati, per ricoprire le magagne, che ben si scorge essere stati fatti così
da gente molto maliziosa. Sem. Talinente che voi non lodate, che si diano
a Pupilli questi Tutori? Mer. I cattivi certamente noa posso
lodarli. Sem. E quali saranno i buoni? Mec. Quelli, che ricuseranno
di accettar qucfte brighe Sem. I cattivi non sono a proposito, i buoni non
vogliono accettarle; dunque bisognerà cadere a prédere per necelfità i
mediocri, che non fanno nè bene nè male. Oh confideriain corne p')trà andar
bene l'educazion de figliuli! Mec. E perciò doverebbe ogni b:100 Padre di
famiglia aver un amico confidente di lom na integrità, è che fosse anche
informato de fuoi interelli, e que. fti impegnarlo da molto tempo prima ad
accettare, se li delle mai il caso, ch' egli morisfe in tempo, che i suoi figliuo.
li avessero bisogno di guida, che voleffe fargli carità di tenerli, ed
allevarli, come se foffero fuoi ; senza però discapito di borsa; ed è cosa
facile, che prene desse allora l'impegno di farlo, perchè fi lusingherebbe, che
ciò non fosse per seguire in breve. Sem. Signor Mecenate mio, scusate.
mi, se passo taor'olore; vedo oggidi il mondo così corrotto che dubiterei
molto, che l'amico si ponesse anche in luogo di Padre con isposare la moglie
del l'amico rimasta vedova. Mec. [ocr errors] Mec. Questo non
doverebbe farli da un buono amico, Sem. Questo ancora è di fatto,
conoscendone qualcuno, che lo hà bevislimo praticaco, e lo sò con tutto che io
ab. bi. meno anni di voi. M:c. Losò anch'io; mà questo diceva per vedere
di fuggire il maggiôr male; or dunque bisogna conchiudere, che doppia disgrazia
lia, quando i Padri muojono giovani, Sem. In fimile intrico dunque o
biso. gierà, che il Dotcore trovi rimedio, che in tal erà non si inuoja, o pure
tro. Vire chi poffi fedelinente indirizire cali Pupilli: avete voi, Doctore, un
simile rimedio? Med. Rimedio per non morire non si è trovato fin'ora; ben
è vero però, che a prolungare la vita con tenersi lon, tani da cerci spropositi
massicci, che possono abbreviarla, a questo si può are rivare. Sem. Ed in
che modo Med. Contenendosi con moderazione nel [ocr
errors][ocr errors] nell'esercizio conjugale; perchè ci so. no taluni, che si
pongono alla disperata in tale facenda, come se nel dì seguente la moglie
dovesse essere loro rubata, senza avvederfi, che ruberà la morte elli alla
moglie, continuando tal vita; oltre poi tanti altri disordini accompagnati a
queste. Bisogna dunque, che viva re. golato chi ha figliuoli di tenera età, e
non li fidi della gioventù ; perchè que. sta tradisce bene spesso, e che consideri
il danno, che apporterebbe alla sua famiglia, con morire prima
d'invecchiarli. Sem. Questo si può fare ; mà se non baftaffe ? perchè hò
veduto morire anchci giovani non aminogliari, e ben regolati ancora; che
doverebbe dunque farli per terminare la vita non tanto dolorosamente?
Pub. Hò udito riferire, che in alcune città vi lia una specie di magistrato,
composto di persone di sperimentata integrità, le quali invigilano a questo ;
onde introducendoli trà di noi potrebbe con consolar molto i Padri,
cui seguiffc fimil e disgrazia duplicata, per lasciare i figliuo li non
atti ancora a poterli da se regola [ocr errors] re. [ocr errors]
Sem. Questo mi piacerebbe, e vi prometro, che procurerei ach'io di entrare in
derto magistrato. Pub. Se vi avelli da porre io, due di difficoltà ci
avrei; la prima, che fiere troppo giovanezessendo cariche da con. ferirsi
a persone di provetta e à, e l'al tra perchè voi lo chiedete, essendo che
A finili impieghi, doyendosi conferire a solimericevoli, aleuoi di questi
più toe $ fto li ricusano, che li domandino; ed è a cosa cerca, che colui, che
brama un ins cumbenza, non solamente senza lucro, mà di molto incomodo
ancora, qualche fine vi hà per lo più vantaggioso per se.. medesimo, il quale
potrebbe rendere infructuoso ogni vantaggio, che da ello, si speraffe .
Serth Che averebbero da fare quefti? Pub. Primieramenre d'inventariare
fedelmente tutto quello, che avesse la. [ocr errors] sciato quel defonto,
di eficare poi il superfluo, e non fruttifero, e rinvestire il ritratto in
faccia de Pupilli, con fare le cose chiare, e senza procacciarli emolumento
alcuno. Sem. E che altro? Pub. Di dare fefto immediatamente
all'educazione; con porre nel migliore feminario i maschi, se saranno di erá
ca. paci, e le femmine in un Monastero dei più csemplari. Sem. Ele
rendite chi le amministrerà? Pub. Un ministro salariato, che fia capace, o più
secondo l'azienda che foffe, i quali rendessero esatto conto ad uno dei detti
sopraintendenti dell'operato ogni settimana, per potersi poi, da più di elli
congregati ogni mese, risolvere gli emergenti più difficili, che ac.
cadeffero. Sem. E degli avanzi, che si farebbe? Pub. Andarli
rinvestendo, allorche foffero arrivati ad una certa somma, con tutte le dovute
cautele acciocchè fosse. ro fatti a ragione veduta.Sem. Nello stabilirli poi
divenuci adulti chi ci penserebbe? Pub. Quci deputati medesimi, che sopra
intendono all'amministrazione. Sem. E se caluno di questi avesse
figliuolo, o figliola, ed apparenrasse cilin eli: 0 pur faceffe quello che fu
obiettaco a Tutori. Pub. Vi sarebbero sopra di ciò, le suc regole, in
quali casi li dovesse proibi. re, o ammettere tra esli l'apparentarli; perchè
quando mai fossero eguali, che male farebbe l'appareatare con gente scelta, e
capace a bene dirigere. Oltre di che con qual amore di vantaggio liarebbe
amministrata quella roba ; ¢ qual educazione più vigilante riceverebbero questi
in cal casoBafteşebbe, che non entraffero poveri in detra soprainten denza
affinchè non seguissero casi disdif cevali, che daffero occalione di inormo,
rare, ed essendo questi scelti nobili, c bencftanti, non li indurrebbero a far
quelle cose, che furono obiercare a Tucori, c tanto più ch'essendo molti a
for pra [ocr errors] sopraintendere difficilmente tra questi vi
sarebbe chi potesse, anche volendo, defraudare iPupilli in cosa alcuna per la
vigilanza degli altri. Sem. E se in detta amministrazione seguisse
qualche disgrazia, chi sarebbe teauto a risarcirla? Pub. O questa
seguirebbe casual. mente, senza colpa altrui, ed in questo caso non sarebbe a
ciò tenuto alcuno, mà se poi ci fi scorgesse inalizia ; il delinquence farebbe
obbligato a risarcirla. Sem. A fare ottenere loro buoni impieghi, e
provedecli di cariche proporzionate alle loro condizioni, e capacità, chi vi
doverebbe pensare, fatti aduki ? Pub. Il medesimo inagiftrato, atinchè
con ragione di potessero chiamare quei, che lo compongono veri Padri della
Patria, cgran sollevatori de Pupilli ; mà divenuti questi capaci sapranno da se
medesimi farli strada per il conseguia mento di effe. Sem. Sino a quale
ctà doverebbero Rarc fotto tal depucazione? Pub. 11 [ocr
errors] Pub. Le femmine fino a canto,che fora ossero collocate; i maschi poi
non sareb* be male in tempi si calamitosi, che vi stessero fino a tanto,
che fossero atti, è 1 capaci di sapersi regolare da se mcdefifoto mi
nell'amninistrazione de loro beni. Sem. E se caluno di questi rimaneffe d
incapace di operare a dovere? Pub. Affinchè non dilapidaffe il fuo,
converrebbe tenerlo soggetto sin tanto, i che vi fosse chi porelle prendere
partii colare direzzione di effi, come sarebbe di qualche fratello di giudizio,
o altro pa• from rente ricco; pio, ed onorato. Sem. Mà questi pareori,
perchè non potrebbero anch'elli prendersi il pensie. iro di amministrare detta
roba de Pupilli, alineno lin tanto, che foffe ftabilico fimile
magiftrato? Mec. I Parenti, Sempronio mio, talia dc quali però, sono
peggiori degli altri, perchè prendono maggior contidenzas colla roba de
fuoi parenti è perciò facilmente se l'appropriano;onde di questi non vi
prevalec, se non quando li scor gere gerete con lunga sperienza,
che siano ve. ramente difinteresati, Pub. dove sono andati quei parenti
antichi, che avevano premura maggiore della roba de loro congiunti,che della
propria : hò veduto io alcuni di que. Iti mettere fuori somme confiderabili di
danaro per folicvarli nelle loro angustic, ed ancor fenza alcuna usura ; ve ne
fu uno tra gli altri, che prese l'amministrazione di un luo cognato, il quale
eras quali che fallito, e lo ripose in piedi, con liberarlo da tutti i debiti
da esso fatti, che ascendevano a fomma molto considerabile. Sem.
Ritornando alla grand'opera di cariià del sudetto Magistrato, mi perfuado, che
in quei luoghi, ove li costu. i Padri morranno senza avere da pensare
all'indirizzo, che dover ango avere i
loro figliuoli divenuti Pupilli. Pub. Occalione non hanno di ricercare
altri inodi : posciache questo Magiftrato pensa non solamente a diriggere i
Pupilli ricchi, ma anche quei che riman goo [ocr errors] gono con
mediocre commodo. Sem. Oh luoghi fclici, ove la morte non reca tanto
cordoglio, divenendo ivi l'amore, e l'autorità paterna a guisa di fenice,
che rinascono, ed alle volce più i profittevoli a figliuoli di quello, che
fos fero prima a cagione dei Padri trascura#ci, e nel costume, e
nell'economia, e se per questi ancora ci fosse qualche cenfoi se, quanto
anderebbero meglio le cose? Mer. Voi, Sempronio, che non avein te ancora
piena sperienza del mondo vorrelte aggiustarlo in un tratto; come
fogliono fare alcuni zelanti giovani, allorch' entrano a governarne qualche
particella di efto. Abbiare de me questo configlio, cavato da Licurgo, che
nelle riforme bisogna camminare affai lenta. mente, e con molta circospezione,
per non cadere in peggio. Sem. Che doveranno fare i figliuoli per
mostrarâ grati verso i loro genitori defonti? Pub. Due cosc, la prima è
di mante, gere nel mondo la meinoria onorovolsdielli, e l'altra, che
maggiormente preme, di alleggerire le loro pene, che possono foffrire
nell'altra vita. Mec. La prima dagli Egizi li praticava con imball mare i
corpi de' loro genitori, e questi conservavano anco gli atavi, i tritavi, con
quel auiero maggiore degli ascendenti, de quali furono eredi, e con quanta
stima, c vencrazione universale! che se ac loro sommi bifogni avessero avuto
necessità di danari, impegnando una di queste mumie, ne trovavano quanti
facevano loro bisogno ; perchè avevano il pensiere di riscuoterle in breve. Gli
antichi Romani ancora fabricano tempj alle memorie de’loro Padri, o per lo meno
ftatue per mano di eccellenti scultori. Sem. Come si doverà fare per
mantenere viva la memoria de genitori? Mec. Se sono stati illustri per le
loro rare virtù, e maneggi, debbonsi anche imitare da figliuoli, per fare
scorgere a chi non li conobbe, di essere le loro virtù passare in effi;
insegnandoci l’Ecclelia. [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]
ftico al 11. che in filiis agnofcitur vir. Sem. E se avesse dato alla
luce opero letterarie, doverà imitarlo in queste? Mer. Certamente più in
queste che pcll'edificare ville sontuose, posciache quelle di Cicerone, e di
Seneca fono già da gran tempo distrutte, ma non già i loro libri, i quali
continuano i loro anni sempre più gloriofi alla fama. Pub. Fù interrogato
un favio, se fosse più defiderabile l'acquistare un regno, o l'avere dato alla
luce qualche operas dottrinale, utile a posteri; rispose egli che la seconda;
perchè della prima non pofsiamo eslerne altro, che meri usufrutruarj,
privandoci della proprietà di esso la morte, dove che della feconda ne Gamo
perpetui poffeffori, accrescendo più tosto la morte il valore di essa, e perciò
con ragione diffe Giovenale: sat. Libera fi dantur populo fuffragia quis
să Perditus ut dubitet Senecam preferre Neroni. Sem. E se non
avessero fatto cofa alcuna memorabile ? Kka Mer. [ocr
errors] Mec. Debbono i figliuoli incominciare a farl’elli ; perchè diccndoli
poi fatte dal figliuolo del rale, anco i genicori faranno partecipi della
gloria di efsi. Sem. E se fosse stato un gran Capitano, ed il figliuolo
non avesse quel coraggio, che si richicde in tal carica? Mec. Procuri
egli di uguagliare la fua gloria in cose concerncati alla pace; perchè si
dira:il Padre fè prodezze grandi in guerra, e questi le ha fatte in affari
di pace. Sem. Lasciando debiti più del suo capitale dovrà il
figliuolo fodisfarli del fuo, quando avesse? Mec. Certamente che sì, per non
farlo dichiarare fallito ; e di vantaggio le fors' egli ne paeli Elvetici, per
non riceverne infamia; cottumandog colà gaftigare anche i defonci, che per
malizia feceto più debiti del loro capitale. Sem. E se avesse ricevuto
fuo Padre qualche ignominioso gastigo?. Mec. Dove egli allontanarli dos
quel qu I paesc, per non udirne dir male pui blicamente, non potendolo
scusare; per altro se fosse stato cattivo a quel segno, che non avesse
merita co‘limiles ignominia, doverà colle opere buone, e a gloriofe
cancellare ogni memoria po. co buona di esso; perch' essendo pro? prietà
della luce scacciare le tenebre così ancora delle buone operazioni
pre fenti è di cancellare la memoria delle 8 carrive passate.
Sem. E se lo avesse privato dell'eredi. tà parerna doverà farannullare il
testa. mento, avendo ciò fatto senza cagione? Mec. Sofferendo ciò farà
credere, che certamente lo faceffe fenza cagione, i poichè facendo
altrimenti, se non l'ebbe allorchè lo fè, la previde, per dichia. rarsi
dopo la sua morte il figliuolo concrario alla sua volontà, e di ciò ne dierono
un memorabil'esempio i figliuoli di Metello, i quali, quantunque esclisfi
contro le leggi, non vollero,per riverenza dovuta ai Padre, far istanza alcuna
in contrario. Sem. Kk 3 Sem. Se un Padre ainoroso de fuoi
figliuoli, ed anche pio, volesse, allorchè stà vicino à morte, far distribuire
qualche fomma confiderabile di danaro a poveri, ma perchè l'amore verso i
figliuoli lo portasse a farne effi consapevoli, per vedere se fossero contenti
di ciò, come dovranno contenerfi in fimi. le affare? Mec. Uniformarsi in tutto,
e per tutto al volere paterno, c sappiate che Iddio non solameate gradirà tal
atco, mà lo rimunererà ancora. Pub. Un caso prodigioso si racconta a
questo proposito nel Prato spirituale di un uomo dabene, e fomnmo
elemosiniere', il quale, ritrovandosi vicino a morte, chiamò il fuo figliuolo,
cui dopo avergli fatto vedere una gran somma di danaro disse:figliuolo,che
gradirete più, che vilasci questo danaro, o pure, che vi deputi Gesù Cristo per
vostro curatore rispose il figliuolo: averò più accaro il mio Gesù per
curatore: ciò udito fece dispensare a poveri tutto queldanaro: cosa fè il
giusto, e supremo Curatore? Si ritrova in Costantinopoli, ove egli dimorava,
uno de'principali, ch'aveva una sola figliuola, la quale per essere ricchissima
veniva da molti desiderata per moglie ; il gran Curatore dell'orfano ispirò
alla Madre di essa, che infinuaffe a suo marito, qualmente la loro figliuola
avesse più bisogno di un uomo faggio, che di ricchezze, e che maritandola a
qualche Signore correva pericolo ch'ella fosse malamente trattata: Piaccque cal
consiglio al marito, il qnale repplicolle : preghiamo dunque Sua Divina Maesta,
che glielo dia a foo compiacimento, ed andare voi in quefto punto alla
Chiesa a supplicarla,e có. ducetemi quello, che immediatamente entrerà in
Chiesa dopo di voi; qual fù appunto il pio, e generoso pupillo, dal suo grã
curatore arricchito in un istáte. Mec. Or vedere voi, Sempronio, ch'
effetri buoni produce l'uniformarii colla pia volontà del Padre, e quanto si è
detto del Padre doyerà aacora inrcn. der, [ocr errors][merged
small][ocr errors] Kk 4 dersi della Madre, in tutto quello, che apparterrà
a figliuoli. Sem. In che doverà con Gftere il bene che sono tenuti di fare
i figliuoli, per l'anima dei loro genitori? Mec. In sodisfare in primo
luogo tutti i loro debiti, e legati pij, ed adempio re prontamente le loro
disposizioni. Sem. Må se non ci saranno danari pronti, si averanno
d'alienare gli effetti? vi saranno pure i suoi tempi da sodisfarli con
commodo? Mer. Sapete che detti effetti, ne' quali ci è debito; non vanno
considerati come propri, e per ciò, non entrando nell'eredità a favore dell'erede,
che gli dee importare, che si vendano? fe poi li vuole appropriare a se, ci
prenda danari sopra, se non gli hà, e fodisfaccia chi dee averc;; e se per
cagione di detta dilazione quella povera anima penaffe intanto, oh che
bcll'amore moftrerebbe il figliuolo per suo padre, lasciandolo cor. mentare !
Il più chiaro contrafegno di affetto verso fuo Padre è questo, di ob
be [ocr errors] Les bedirlo sollecitamente in fodisfare cioco che diipone
li faccia seguita la sua morte Pub. Or io sono di questo parere, che non
si debba aspettare fino alla morte a fodisfare i debiti contratti, c le
opere o pie, che si vogliono fare, e maggior meate mi sono confermato in
questo leggendo, che vi fosse un certo uomo civile sì, mà assai povero, non avendo
altro, che quattro Sparvieri avvezzati alla caccia, coi quali si alimentava;
vc nendo egli a morte chiamò tre suoi fi& gliuoli, ene lasciò uno per
ciascuno, di cendo loro, che il quarto lo vendeffero, e ne
facessero tanto bene per l'anima sua morto che fosse. I detti figliuoli
il di venente, per vivere se ne andarono alla caccia coi quattro
uccelli, uno de quali seguitando la preda non tornò più: cominciarono a
contrastare tra loro di chi fosse il perduto, ed ogn'uno giurava,
che quello, che era ritornato, ed aveves sulle mani era il suo ; fi
accordarono alla fine, che il perduro era quello, che dove impiegarli in
beneficio dell'anima del [ocr errors]! [ocr errors][ocr
errors] del loro comune Padre; il quale rimase privo di quel bene. Sem.
Oltre di questo doveranoo far altro? Mec. Avere giornalmente una viva
memoria di essi, col raccomandarli a Dio in tutte l'orazioni, che faranno,
fervencemente; perchè non è picciolo il bene, che da cfli ricevettero,
conGitendo in tutto il loro etlere, e ciò facendo oltre il sodisfare a propri
doveri, daranno anche chiaro indizio deila loro buona cducazione. Sem.
Vorrei sapere da voi, Publio, so la vedova possa essere capace di ben’ educare
i propri figliuoli, parendomi che da principio ne dubitaffe Mecenate, con dire,
che non farebbe poco a dividere il suo amore materno tra i primi figliuoli, e
gli altri avuti col secondo marito, Pub. Perchè nò ; quando ella
perseyerasse costante nello stato vedovile, fosse dotata di senno, e prudenza,
ftesse attenta, ed avesse petio da farsi ftimare, c rispettare da efl, e
Mecenate parla del na delle vedove, che prendono altro marito, non
di quelle di cui diffe OVIDIO (si veda), [ocr errors] che.
bes 01 ol Sustinent in viduâ triftia figna domo. Sem. A
trovare però oggidi chi sia il dotata di tante virtù sarà cosa molto difficile,
dicendo di queste Giovenale. Rara avis in terris nigroque fimillima
cygno. Pub. Si a voi, Sempronio, che forse of anderete solamente in cerca
de diferti ili donncschi, mà non già a chi brama di trovare le virtù, per
approfittarsene, o gi ainmirarle; e non crediare già, che ogbe gidi le virtù
sieno affatto efiliate dal d mondo, anzi sappiare, che quando paa re, che i
vizj (i dilatino maggiormente, do allora è il tempo, ch'esse li affaticano
in trovare ricetto dai più lavj, per risplendere maggiormente: ed io vi
poffo finceramente palesare, che ci sono presentemente alcune vedove, le quali
vivono con tanta csemplarità, che ponno uguagliarsi alle antiche matrone, delle
quali i Scrittori fecero tanti grandi elogj. Sem. Bisogna che queste vivano
molto ritirare; c da ciò trascerà che, da me non son conosciute, laonde
notificatemi chi sono, affinche possa anche io fodarle, ed onorarle, come
meritano, ed apprendere insieme dalle loro operazioni qualche urile
documento. Pub. Mostrare certamente troppa cu. riosità, Sempronio, con
volerle conoscore', e se avete deliderio di apprendere qualche documento dalle
loro operazioni, questo lo potrete appagare con udire le relazioni dell'operato
da esse, e tanto maggiormente, che queste non operano a fine di acquistare gloria,
må bensì di bene istruire i loro tigliuoli, e perciò non fi curaro punto di
essere lodate da alcuno, ed a voi è vietato anco il farlo dall'Ecclefiaftico
dicendo: Ante mortem non laudes hominem quemquam. Sem. Informatemi dunque
del modo, che questo hanno tenatoy e tragono in educare i figliuoli? Pub.
Quefte, Sempronio, sono quela le res ope mogli, che
amarono di vero cuore i loro mariti, e perciò appresero da Didone
ciò, che rifeșisce nel quarto dell'Eneidi VIRGILIO (si veda): Ille meos
primus qui me fibi junxit ame- Abftulit ille, babe ai fecum,
fervetque sepulchro. laonde quantunque rimase vedove nel più bel
fiore degli anni, non vollero giammai acconsentire a rimaricarsi; inà
bensì rimirando ne'figliuoli qualche par. ic de’loro genitori collocarono
in elli, per tal cagione cutto il loro materno affetto; e non li
potranno mai baftantemente esprimere le deligenze da esse usare
a pro dei loro vantaggi; posciache, ia cuftodire, ed accrcfcere le
sostanze di clli, che cosa non fanno mai? Sem. E come possono,
essendo mancato il capo di casa, crescerle? Pub. E pure ciò non ostante,
l'hò osfervato in più di una di effe, c quello, che mirende ammirazione, senza
fordida economia, perchè mantengono illo [ocr errors][ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] ro to grado decoroso, senza scemarlo
puoto: laonde sono meritevoli di quell'encomio, che fa CICERONE (si veda) a
Craffo, ed a Scevoli, chiamando il primo moderatiffimo nello fpendere fra i
fplendidi, e l'altro splendidiffimo tra i moderati; vi potrei anche dire di
vantaggio, che avendole osservate e faccillime jipitatrici del bombice, il
quale per formare la sua casa poge tutta la sua miglior softanza in essa, onde
spero, che l'imiteranno anche dopo morte, con divenire farfalle per volarsene
più speditanicnte al Cielo. Sem. Hò udito esaggerare tanto cótro il luffo
nelle passare conferenze ; como mai queste si fanno così bene regolare in
tempi, ne quali ci troviamo.? Pub. Vidifli parimente in quelle, se ben vi
ricorderete, che non mancava presentemente ancora, chi viveffe net costume
ancico, e che non si osservalle da tutti chi operava in tal forma; perchè pochi
erano l'imitatori di efli, c da ciò nasce, che queste di regolano con
tanta aggiustacezza, perchè vivono a quella usanza, e se li vagliono di
qualby che cosa dello presente, lo fanno con gran moderazione, e più per
salvare una certa apparenza, a fine di non singolarizzarsi, che per
vanità. Sem. Mà nell'educarli di che norma si servono? Pub. Di
quell' appimnto, di cui già i parlammo, ina con grandiilima atten#zione;
folamente di vantaggio hò osserte vato, che avendo quefte già bene im
bevuti i figliuoli del rispetto dovuto ad effe ne'ceneri anni, divenuci
poscia più ci adulti, deposto il rigore priiniero si so no servite più
costo della piacevolezza; coli ed in questo modo hanno continuato ad
elggere curta la venerazione ad else dovuta da figliuoli. Sem. E nel
provederli d'impieghi comc li porrano? Pub. Volelle Iddio, che con tanto
fervore operaffino noi alori Padri conforme esse fanno' in questo;
effendoche taluna li ha così ben accomodaci, che: non non si
è renduta loro fenfibile la perdita fatta del Padre, trovandosi presen!emente
in istato tale, che possono contentarsi. Sem. Oh fortunati figliuoli; se
io fossi nei loro piedi, non mi dimenticherei gianımai di tanto beneficio
ricevuto da effe. Pub. Ed io pasferei più oltre, cioè a riflettere i
disaggi, che averano sofferto, per fare conscguire questo bene, e quanto
averanno cenuto occupata la mente co’pensieri, e quante vigilie averanno
sofferte. Or ditemi, vi pare che qucftc, che operano in tal forma, si possano
paragonare alle antiche Porzie, alle Cor. nelie, alle Avie, ed alle Pauline che
cosa fecero quelle più di queste, che meritarono la corona di pudicizia, pero
effere vivate nella stato vcdovile esem. plarissime e Sem. Certamente che
meritano qucm Ite ancora di esser coronate, e credecemi, Publio, che questo
vostro racconto mi hà sommamente confolatozed animato ingeme a prendere moglie;
perchè se io arrivafli á scegliermi una di queste, morrei certamente men
contristato, avendo chi supplirebbe le mie veci nel ben educare i
figliuoli. Mec. Abbiamo finora parlato della cducazione dei figliuoli de
benestanti, e di quelli de' poveri non abbiamo fatta menzione alcuna.
Pub. Conyerrà certamente discorrere anche di questi, essendo cosa essenziale
ondc lo porteremo alla ventura Conferenza. [merged small][ocr errors][ocr
errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] CONFERENZA
Sopra l'educazione de' figliuoli poveri, e donde venga queita
danneggiata. Publio, Mecenate, Sempronio, i Medico.
Pub. He bella cosa farebbe, se nel monС do ognuno viveffe conforme
richiede l'obbligo cristiano: di non fare altrui, ciò, che a se dispiace:
oh bell’armonia, che nascerebbe da questo allorsì che ciascuno potrebbe vivere
ad occhi chiuli, non trovandosi chi ingannasso il coinpagno ; c tanre sorte di
supplicj, inventare per reprimere', c. gastigare la malizia degl'uomini
rimarrebbero affas. [ocr errors] to oziose; e li ministri di Giustizia a
che | servirebbero, essendo ciascuno retrislimo giudice di se medesimo?
Oh felice, c mi fortunato vivere che sarebbe, essendo ritornato il secol
d'oro, nel quale come lo descriffe OVIDIO (si veda) ne suoi fasti. Proque
metu populum fine vi pudor ipfe regebar, Nullus erat justis
reddere jura labor. E Giovenale nella fac. Cum furem nemo timerer
Caulibus, aut pomis, tu aperto vive.ret borte, Mà quanrunque fiafi tanto
affaticato Platone per farlo ritornare, appena c rimasto ogni suo
pensiero riposto nel ga binetto delle sue Idee, senza recare vei runo
profitto; onde si può conch iudere, che questo probabilmente non
tornerà [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small]
Sem. Mà non fi potrebbe almeno far ritornare quello di argento ? perchè a
sopportare da gran tempo in qua il secolo di ferro, già divenuto rugginoso,
fembra dura, ed insoffiribile cola. L12 Sem. [ocr errors]
Pub. Questo è difficile; e non meno, che a far divenire un pezzo di ferro
argento; intorno al cui lavoro tanti ci si affaticano indarno. Non sarebbe poco
se a questo di ferro,che noi abbiano, il quale ben diceste, che sia divenuto
rug. ginoso, se gli potesse dare una ripulitura, affinchè non comparisse tanto
deforme, come presentemente par, che sia diveDuto Sem. Facciamolo dunque ; ma
da che parte di esso si doverà principiare? Pub. Da quella più tenera,
come abbiamo fatto finora nei nobili, cioè dalla tenera gioventù, ove la lima
può più facilmente attaccare : cominciate voi dunque a portarmi il lavoro, che
io li. merò. Sem. Qiello, che' mi premerebbe più d'ogni altra cosa,
sarebbe che in. cominciassimo a ripulire un poco i servitori. Pub. La
ruggine in questi è troppo dura; come volete voi, che limi, efsendo di già
quefti divenuti adulti; por [ocr errors][ocr errors] tatemeli giovaneci,
che io cominciero limarli. Sem. E come potranno questi allora discernerli?
Offervandoli, che ne pur i loro figliuoli hanno genio a fare tal meftiero;
ideandosi tanco i Padri, quanto effi, allorchè cominciano a conoscere i
vantaggi della vita civile, di voler parfare ad effa,con avanzarli di
condizione. Pub. Dunque se non si sà precisamente chi voglia incaminarli
per questa via, cominciamo da tutti i figliuoli poveri, che cosi comprenderemo
quelli da incaminarsi in cursi li mestieri nel inedeliino tenipo. Sem.
Che doverà farfi in questi prima di ogni altra cosa? Pub. Quello appunto,
che già dicem. mc:infinuare bene nell'animo loro il fan. to timor di Dio,
base fondamentale di O tutte le virtù morali, e cristiane Sem. E chi
doverà far questo? th Pub. I loro genitori. Sem. E se questi non ne
avessero appreso tanto, che hastaffc loro? Pub. Ci sono i Parochi de'quali è
incombenza,non solamente di proccurare, che fieno istruiti i figlioli, mà
anche, i genitori medelimi, Mec. Se ci fosse un fol pastore in una gran
greggia di pecorelle, molte ne divorerebbero di più i lupi ; onde come potranno
baltare questi, che sono pochi a tanci? Pub. Ci sono i Maestri, che
supplisco. no ancor ela. Mec. Mà quelli che non hanno modo da
tenerli? Pub.Sogovi tante scuole per i poveri, che possono ben ivi
apprendere ciocche appartiene a questo Mec. Mà fe trascureranno di
andarvi, ed intanto innoltrandosi i vizj come firi. medierà? Pub. Colgastigo,
che servirà dierempio agli altri, che non ci cadano, ed a tal effetto ci è per
questi la casa di correzione, ove sono severamente morti. ficati. Mec. Vorrei,
che vedeflimo, Publio, se [ocr errors][ocr errors] fc ci fosse modo
di non avere rovente bisogno di limili gastighi; perchè vado rifcttcndo, che
molti pochi sono correcti da eso; e quantunque ci licno le forche alzate, tanto
i delicti fi comincitono gel inedefimo tempo. Pub. E che prerendete
forse, che nel monda non feguano delicti? Mec. Non pretendo tanto, mà
solamente che sceinino questi più notubilincnte, ed in conseguenza ci sia meno
duopo digastigo. Pub. E come fareste per procurare che minor numero deili
presenti ne leguillero? Mec. Vorrei in diverse parti della cietà
scegliere i più caritativi ; e pii artetici, che ci foffero in ogni
profeflione, ed a questi consegnare, e raccomandare più di uno dei giovanetti,
arrivati in età di poter cominciare ad apprendere i principi di quell'arte,
alla quale 'mostraffero inclinazione, ed abilità. Pub. E prima di detto
tempo chi ne averebbe il pensiero di andarli istruendo nel beo operare? Mr. [merged small][ocr
errors][merged small][ocr errors][merged small] [ocr errors] Mec. Ci sono pur tanti pii, cd esemplari operarj,
zelantisfimi del buon costume, cui non recherebbe gran briga l'invigilare sopra
di elî, con un ben regolato ripartimento, li quali per rimediare a'disordini
maggiori, che incontrasfero doverebbero avere chi desse loro assistenza, e
braccio autorevole; e credetemi, che dupplicato bene da ciò ne risulterebbe:
cioè, che non anderebbono in quelle ore vagabondando per la città, e li
approfitterebbero insieme di molti buon iavvertimenti, e cosi la gregge
averebbe pastori a proporzione del fuo bisogno: e fapere pure, che quantunque
tanto si operi da questi zelancisfimi nello svellere i vizi già adulti,
nulladimeno per lo più poco, o niente di frutto da cfsi si ottiene, onde mi
parrebbero fatiche con profitto maggiore queste impiegate, allorchè i vizi sono
anco teneri, potendosi allora con più facilità sradicare; che quando sono già
adulti,senza tralasciare però d'invigilare a fradicare anche questi
assodati. Pub. [ocr
errors][ocr errors][merged small][ocr errors] Pub. E chi manterrebbe detti figliuoli da quei artefici;
acciocchè l'istruiffero fin tanto, che il loro lavoro meritalse
premio? Mer. Sarebbe facile qui tra noi a trovarsi il modo, essendoci si
numerose, e considerabili limosine di pane, da diftribuirli a poveri; nè si
potrebbe dubicare in conto alcuno, che questi non folsero tali; onde sarebbero
con giustizia, e profitto impiegare in essi ; nè potrebbero gli altri dolerli,
perchè verrebbero anche distribuite colla discreta propora zione rispetto agli
altri bisognosi invalidi; ne apporterebbero gran briga cinque, o sei ragazzi di
questi, provedusi già di pane, avendoli in bottega; ecenendo loro gli occhi
sopra, non potrebbero andare vagabondando in cerca de vizj conforme
facevano. Pub, E'pensiero questo da macurarsi meglio per discernere, che
vantaggio conliderabile potesse apportare. Sem. E se avessero genio di
studiare? Mec. [ocr errors][ocr errors][ocr errors] Mer. Di questo
ne discorreremo nel fine. Sem, Or ditemi dunque quali sono i vizj
familiari a ragazzi poveri? Mec. Possono essere innumerabili, se non sono
sradicati alla prima da qual. cuno, e tanti appunto, quante sono l'erbe dannose,
et inutili, che nascono in una siepe abbandonata da chi la coltivi. Posciache
questi poffono essere primieramente affatto ignoranti dei misteri della Santa
Fede; non hanno in bocca altre parole, che difonckte, appreses per istrada, e
ral volia per essere figliuolini nè pur fapranno i loro ligniti. cati; fi
afsucfaranno da teneri anni al rubare, e cominciando dalle core commefibili
faran passaggio all'altre ancora; diverranno poi tanto impertin nenti, che
daranno fastidio a tutti; bugiardi, fraudolenci, bestemmiatori, e malizioli a
segno, che quabrunque fico no di dieci, e undici anni saranno già capaci in
pratica di tutti i vizj concernenti alla luffuria. Puo. [ocr errors] [ocr
errors][ocr errors] De i buos [merged small][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors] prove, e do po [merged small][ocr errors][ocr
errors] Sem. Ma è poflibile, Dottore, che in sì tenera
età facciano questo? Med. Io più d’uno di questi ho vedy. to venire zoppi
all'ospedale per ca. gione di buboni gallici, che avevano acquistati con tali
viziose ritrovata la verità gli ho anche mol. to bene sgridati.
Sem. Da che diviene questa gran facilità di cadere in fimili vizj? Med.
Lo spiegò Socrate a Teodata bellissima meretrice, allorche li gloriava di
superarlo nel saper sedurre più facilmente essa i suoi scolari,di quello avess'
cgli potuto fare colla sua dottrina in rimuovere dal suo amore i suoi drudi,
con risponderle, che lo credeva, nè punto fi maravigliava di ciò; perch'ella li
tirava all'ingiù, et a seconda del precipizio con poca sua fatica dove ch'egli
dovendoli tirar fuori da questo aveva d'uopo impiegarvi fatica maggiore; come
riferisce Eliano, Sem. Oh so, che crescendo questi vizj con gli apoi,
quanci mali effetti eli pros [ocr errors][ocr errors][merged
small][ocr errors][ocr errors] [ocr errors] Conf. Dec. feconda produrranno!
riempiranno per la meno le galee di genec facinorosa, se pur que. fti non
anderanno sulle forche; onde conosco anch'io, ch'è troppo necessario darci
riparo, altrimenti di questi viziosi ne toccheranno ad ogn'uno per servitori, o
per arrifti: ma come fi potrebbe fare almeno, che non cre. scessero di
vantaggio? Mes. Se non li trova il modo, che non vadano vagabondando per
le piazze, e di cenerli lontani da quei, che fono un poco più adulti di essi,
sempre correranno tali pericoli; e perciò lag. giamente ordinò Ligurgo, che i
figliun. li fossero allevati per i villaggi, e gli Egizi non li faceano porre
alla mensa per cibarsi, se prima noa avcano corso a piè nudi due, o cre leghe.
Ed appresso i Parci, se i loro figliuoli non avevano colla frezza colpito, e
fatto cadere il pane, che posto avevano in luogo eminente, non facevano gustar
loro altro; conforme ancora facevano le donne dell'Isole Baleari, ma colla
fionda, c CO: [ocr errors][ocr errors] così li tenevano occupati,
affinchè non aveflcro campo di avanzarli ne'vizj. Ma trovandosi tra noi
impicghi con direttori discreti, sarebbero questi affai più profitcevoli;
potendoli eziandio formare scuole d'apprendere arti, dove fossero istruiti, e
nella pierà, et in quel mestiero al quale applicassero di genio ; ma per opere
sì magnifiche crè cose si ricercano, le quali sono ; l'autorità del Prencipe ;
valido soccorso; et allistenza allidua di uomini pii, ezclanti del buon
costume. Sem. Ma vi è pur S. Michele a Ripas grande ove si fa tutto
queito; perchè dunque andate cercando altro? Mec. Abbiamo certamente tal
Ospizio Apostolico utiliffimo, esantißimo, ove col timor di Dio G avvezzano, e
si approfittano ancora in diverse arci, era sendo usciti di là molti, ch'erano
prima senza indirizzo, e modo da softcocarli, divenuti capaci d'alimentare se
medesimi, e le loro famiglie; ma questo folo non è sufficiente per educare
tutri i [ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors] nigliuoli
poveri, che sono nella Città; nè è poffibile moltiplicarne canti altri
confimili ad effo, che foffero fufficienti; onde bisognerebbe trovare un modo
praticabile, acciocche fossero istruiti nella medesima forma, ma senza ag.
gravio di spesa equivalente alla proporzione di quella. Pub. Tutto si
potrebbe fare, ma però se non si toglieffe prima quello, che dasse loro mal'
esempio, gioverebbe a nulla. Meo. Questo è veriffimo; perchè entrando
caluno al servizio, quantunque fosse semplice, e di buon costume,' fe
cominciarse a comandargli il suo padione certe cose, che non li possono dire in
pubblico, effendo indecenti, como potrebbe far di ineno obbedendolo as non
divenire ancor esso diviato? effen. do che: a bove majori discit arre minor, Se
quantunque foffe sobrio, e vedeff: continuamente banchettare, et a vesse tutto
il commodo da disordinare anch' effo, come non diverrà gologfimo? E
par [ocr errors][ocr errors][ocr errors] last particolarmente se si
abbatteffc in chi, come dice Giovenale, Radere tubera terra Boletum
condire, codem in jure na, tantes Mergere facedulas didicit
Sco ap Et cana monstrante gula. Se si accorgerà poi, che manchi di
parola, imparerà anch'esso a farlo dicen. do: se lo fa il mio Padrone, ben lo
posso far arch'io, perchè farà forse oggi di civiltà prar carlo. Voi
dunque, Semi pronio, vidolete attorto dei servirori; doleceri bensì dei
padroni, che gli accoltumano viziosi. Sem. Ma io per la
Dio grazia non fò di questo, e pure mi sono capitati molci cattivi
fervitori. Pub. Saranno stati prima corrotti da altri padroni se non gli
avete corrorti voi, e perciò imparare a non mutarli tanto spesso, potendovi
abbattere ins peggiori, i quali non sarebbero più correggibili: Barbatos
licet admoveas, mille inde magiftros. Mec. Non solamente i servitori si
approfittano del mal'esempio de' padroni, ma tutti gli artisti, e mercanti
ancora, dandosi da caluno di esli a questi, invece del danaro, che avanzano,
certe mercaozie, le quali non trovano ad clitare, e le pongono a prezzi
altissimi, e da ciò essi imparano ad alterare i conti, ed in che forma!
Sem. Ma ci sono pure i periti, che li rivedono, e tarano? Mec. Si bene, ma
però elli l'informano, e fanno ben loro capire, che hanno ricevuto, a ragione
di contanti, assai di meno di quello pretendevano di aver dato loro, a cagione
dei prezzi alterati delle robe ricevute. Sem. Sicche faranno un bel guada.
gno questi, che daranno roba in vece di danaro; e ditemi, Dottore, se ciò si
pratica collo Speziale ancora? Med. Taluno per quanto ho udito lo
fa. Sem. Consideriamo, che buone medicine daranno loro questi, che sono
così malamente pagari. Med. Med. Li poveretti troppo fi sforzano
die a servirli bene; ma certa cosa è, che vo gliono starci in capitale
almeno, c peri ciò non daraano già loro i migliori ri1 nedj. Pub. I
mercanti Moscoviti, prima che it fosse data loro la libertà di uscire dal El
Regno, avevano una bella maniera di contrattare, la quale era di chiedere
soSelamente il giusto prezzo delle loro mer canzic, e guai a colui, che
l'avesse altea si raco; posciache sarebbe caduto in pene sd gravissime.
Mec. Sicoftumerebbe tra noi ancora, 1 se correffe puntualmente il danaro;
må dovendosi tener morto questo più anni, e poi pagarfi Iddio sà come,
bisogna pur, ch'ella pensino al modo, che debbo. no tenere per
guadagnarci ; diano dunSe qne i primi ad edi buon csempio, che fa raono
imitati. Sem. E per fare, che i servitori non divengano viziosi, olcre il
non dar loro mal'esempio, che si potrebbe fare di e vantaggio?
Mer. [ocr errors] Mm Mec. Bisogn' anche procurare, che non abbiano
occasione di addocrinarli in certe cose, che mal'interpretate da efli, da buone
che sono potrebbero divenire pesime; e vi riferirò a tale proposito un esempio.
Si abbatte un giorno un mio amico, che seco aveva due fervi. tori, ad udire un
certo discorso morale, fatto da un buon religioso, mà molto semplice, sopra il
furto, e venuto al par. ticolare, a che fomma questo doveste giugnere per
essere peccaminofo, avvedutosi egli, ch'erano attentissimi i suoi fervitori in
udirlo, chiese incontinente licenza,con iscusa di dover fare certo ur.
gentislimo negozio in quel punto; mà come egli, ini riferì il negozio era, che
non udifícro questi, che li potesse con ficura coscienza rubare una anche
minima cosa, perchè, come diceva, costoro l'averebbero reiterato tante volte in
un giorno, che in breve mi farei impoverito. Pub. Mi persuado ancora, che
non convenga dar loro il comodo di approvecciarsi malamente, con fidarsi alla
sjeca di cili, dando loro gran maneggio; per [ocr errors][ocr
errors][ocr errors] perchè la comodità appunto fà l'uomo ladro. Mec. Vi
era uno di questi, il quale prendeva cutto all'ingrosso, e con vantaggio
grande, e dipoi lorivendeva a minuto, ed a prezzo rigoroso al suo padrone, e vi
faceva giornalmente guada. gno considerabile, scusandosi in far ciò,
ch'era per sua industria, perchè non gli aveva ordinato di far
questo il suo padrone. Onde ingannavasi costui in credere di non aver obligata,
ad effo tutta la sua industria, come difatto avea. Sem. Sarebbe dunque
riuscito van taggioso per loro se avessero studiato, ed appreso le buone
dottrine. Mic. Se avessero fatto questo non si porrebbero a servire, come
dice uno di questi al suo padrone, allorchè lo sgrida, ch'era un ignorante, cui
replicó: signore se fossi dotto non servirei, mà bensì averei chi mi
servisle. Sem; Ne hò però ayuti di quei, che sono stati alla scuola, e
sapevano anco ra un poco di latino. Ner. [ocr errors][merged small][ocr errors][ocr
errors][merged small][ocr errors] Mm 2 Mec. Mà che serviva loro questo? Sem. A nulla; mà
però se non mori. vano i loro Padri si sarebbero tirati aranti nello studio, e
forse sarebbono riusciti uomini dotti. Mer. Vorrei, ch'esaminaflimo ora
qual fosse meglio: chei figliuoli dei poveri s'incaminassero per la strada
delle lettere, o pure fi ponessero da principio ad apprendere le arti,
Sem. E che pretendereste forse voi impedire, che ogn’uno non s'incamini a suo
bellagio per la via, che giudica per se più vantaggiosa? Capece pure, che vi
sono stati molti plebci, che sono riusciti in esso come accennò ORAZIO (si
veda) fat. Multos fape viros nullis majoribus oj tos, Ei vixise probos,
magnis du honoribus auctos. Mec.
Questi non saranno stati però miserabili, perchè dice ancora Giove Haud facilè
emergunt quorum virtutibus ebfas. Res angufta domi. e poi se taluno di
questi, inà molto di rado, è riuscito, oh quanti sono andati a
inale! onde vorrei, che vedeffimo quali di questi fieno quelli, che
possono essere capaci di compire questa carriera, ed a quali non
getti conto. Perchè il sen. tiere delle scienze, é assai lungo, ed
crto, ed ha difficile ancora il suo ingresso; come bene lo descrive Silio
Italico dicendo. Ardua faxofo perducit semita clive, Aspera
principio, nec enim mihi fallera, mos est, profequitur labor ad
nitendum intrare volenti. Onde chi non potesse caminarvi fino al fine, che
farcbbe trovandosi nel mezo di esso? non vorrà tornare indiccro per vergogna,
nè potrà ivi foftentarli., per essergli mancata la provisione neceffaria; onde
non sa a che partito appigliarsi; dove che la via delle arti, efiendo assai più
piana, e più breve, ed ancomeno dispendiosa, li renderà più facile, e
[ocr errors] Mm 3 van. vantaggiosa a questi di poterla
cerminare. Sem. Sicchè dunque farà meglio, e più vantaggioso per loro d’incaminarsi
per il sentiero delle arti, giacchè questo si renderà più facile a poveri di
compirlo. Mec. Così credo anch'io, perchè almeno giugneranno a
guadagnarli il pa. ne più spedicamente, e con minor pericolo di rimanere
inesperti. Sem. Come pensate voi di fare questa scelta, di chi sia capace
d’incaminarsi per essa, e chi per l'altra più piano delle arti. Mec. Se
per esempio ci fossero figliuo. li di mediocre talento de poveri artisti, o di
vedove, che appena colla loro fati. ca arrivano ad alimentarli parcamente,
questi sarebbero perduti, volendoli incaminare per la trada delle scienze, e
maggiormente, se saranno i loro genitori avanzati negli anni ; perchè morendo questi,
chi li softenterà trovandoạ nella carriera a qualcuno di quei, che sono
nel principio del camino può essere, che; torni indietro, econ
ripugaanza grande si ponga ad apprendere qualche arre, quelli, che
saranno però più inoltraci, vergognandosi di farlo, come si trove. ranno i
meschini, non avendo chi più li sostenri? talmente che per procac. ciarli il
vitto saranno costretti di fare ogni viltà, purchè salvino l’apparenza del
proseguimento di tale impiego, ch' esli si avevano figuraco di voler
esercitare; laonde poftisi in doslo una toghetta, ed un perucchino, ne quali
consiste il loro capitale, tutti lindi si porranno, essendo ignoranti, a far da
guasta mestiere: e vi pare che questi possano apportare utile alla republica,
stroppiando cause, se prenderanno la via legale? e quello ch'è peggio, che se
per quella della medicina s'incamineranno quanti ne animazeranno impunemente?
Olere poi il discredito, che ne riceverebbono professioni (i nobili, per
cagione di essi. Sem. Mà perchè se ne prevalgono di questi?
Mec. [ocr errors] Mm 4 Mec. Perchè la maggior parte, chc litigano
sono ignoranti; e simili a questi ancora sono quelli, che si trovano malati;
onde come potranno discerneru questi a che segno giunga la di loro abilità? ctanto
più, che quantunque penuriando di dottrina i guasta mestieri, non si trovano
già scarû di malizia, per dare ad intendere lucciole per lanterne quando vi sia
duopo, essendo questi gran; mensognieri. Sem. Quali voi crederefte,
Mecenate, che potessero incaminarli per la via del le scienze con sicurezza
maggiore? Meo. Quelli solamenre a quali il Padre morendo in questo mentre,
poresse lasciare 'ranto, che fosse sufficience a poter terminare i loro studj,
cche fossero di buono ingegno; perchè se non saranno cali gertato averebbero
quel danaro, e rimanendo mendichi, ed ignoranti, questi ancora fi porrebbero a
fare molce viltà, e perciò l'Ecclesiast. csclama. Propter inopiam multi
deliquerunt; de'quali così ebbe anco a dire ORAZIO. Ma Magnum
pauperies opprobrium jubet. Quiduis ad facere et pari, Virtutisque
viam deferit arduam. Sem. A chi toccherebbe di farne la prova del loro
ingeg:10, e capacità? Mec. Niuno meglio de' loro maestri, che li avessero
cominciati ad istruire sarebbe più a proposito; mà taluni di questi alle voltc
consigliano i poveri Padri con poca carità a fare proseguire loro l’opera
mal’incominciara. Pub. Sapere, Mecenate, che non è disprezabile pensiero
questo da voi apportato, e rifletto ora anch'io, che il voler porre con tanta
facilità i poveri all'acquisto delle scienze possa essere una delle cagioni,
che ritardano più tosto la buona educazione, e mi inaraviglio che non si dia
già dato opportuno riparo a questo inconveniente, Mec. Sicte pur pratico
del mondo, e non riflettere, che non tutto arriva all' orecchie di chi vi può
dare rimedio, perchè se vi giugnessero tutte le cose, quanti buoni regolamenti
si prendereb [ocr errors][merged small] Res nale fac. 3:bero dalla
vigilanza di effo. Pub. Che imparassero i figliuoli de’ poveri, a
leggere, scrivere, e l'abaco lo stimerei necessario ; mà che questi poi si
applicassero alli studi delle scienze, non avendo nè capacità necessaria, nè
modo da foftentarli, ora che voi ave. te mostrato tanti inconvenienti lo stimo
dannoso anch'io. Sem. Come fecero Publio, quei celebri filosofi antichi, i
quali erano affatto privi de’beni di fortuna, a divenire così dotti; efsendomi
stato raccontato di Diogene, che appena avesse una botte per
difendersi dall'inclemenze dell'aria : e di Socrate, chę altre di calcare sem,
pre la terra co’piedi nudi, appena venisse ricoperto da un sordido
mantello. Pub. Affinchè meglio comprendiate la verità di quanto diffi,
dovete sapere, che considera AQUINO la povertà in due maniere; ove parla:
Contra genti. Jes; cioè: aut ex coactâ neceffitate, aut ex propriâ voluntate.
Questi filosofi da voi mentovati erano poveri; perchè non [ocr
errors][ocr errors][ocr errors] si curavano punto de'beni della fortuna,
e riputandoli dannosi non istudiavano di cumulare richezze, quantunque
das queste 'venissero adescati . Mentre, che non fa Alessandro il
grande per rimuovere dalla sua bramata povertà Diogene, quantunque in
darno? Quan,. to non fi adoperò Archelao per fare divenire ricco Socrate ? mà
egli per liberarsi dalla di lui generosa importunità li fè intendere, che in
Atene a vile prezzo si vendevano le farine, e che colà le acto que nulla
costavano; e perciò questa voin lontaria povertà, non folamente non li contristava,
mà serviva loro più tosto di ajuto per la filosofia; come riferisce 1
Stobeo, fer., che confeffalse, l'isteiro Diogene. Anzi Epicuro passò più
oltre, come si ricava da Seneca nell'epift. persuadendosi egli, che
la volontaria poi vertà, la quale si uniforma alle leggi di natura, non
debba riputarsi povertà, į inà più tosto ricchezza superiore a tutte 3 le
altre, di qual sentimento, oltre molti altri filosofi, è ancora
Democrito; men [ocr errors][ocr errors] tre tre venendo egli
interrogato, come ri. ferisce Scobeo, qual fosse il vero modo da divenire molto
ricco, rispose: con divenire povero di desiderio. Sem. Potrebbero dunque i
nostri poveri figurandoli volontaria la loro forzata povertà, divenire Filosofi
ancor efli. Pub. Non è più quel tempo antico, nel quale i poveri si
contentavano audrirli di solo pane, ed acqua, o di sole erbe, come riferisce
Eliano, che faceffe Diogene; onde questa povertà volontaria, senza un special
dono di Dio si renderà impollibile a conseguirsi. Sem. Vorei sapere,
perchè questa povertà forzata abbia da ritardare l'acquisto delle scienze, c la
volontaria più tosto da promoverlo? Pub. Perchè la forzata contrifta
fortemente l'animo, apprendendo chi la sof. fre di essere infeliciffimo, dove
che la volontaria, riputandoli per feliçità da cui si gode, lo rende sommamente
cranquillo: Laonde chi mai coll'animo con, [ocr errors] tristato potrà
applicare a cose tanto serie, conforme sono le scienze? le quali richiedono
attenta meditazione da cui brama d'approfittarsene. Quindi è, che Aristotile
nel primo della sua Etica ebbe con ragione a dire: Impoffibile eft indigentem
operari bona; e più chiaramente nel secondo della politica. Impossibile eft
inte digentem ftudio vacare; c non potendosi i poveri di spontanea volontà
chiamare in digentes,non milita contro di esli l'autorità di Aristotile; perchè
questi hanno ciocche, fà d'vopo al loro necessario sostentamento, ed è ciò
sufficiente per effi, avendolo fatto conoscere Socrate, riferito da Stobeo al
serm. allorchè diffe: Si res 'mea mibi non fufficiunt, du ego ipfis fufficio,
as fic etiam ipfa mibi; al opposto i poveri, che non hanno povero il loro
desiderio ancora, non li appagano punto di ciò, chè si trovano, braman. do
sempre di vantaggio, sembrando loro quanto hanno per esli insufficiente, c per
tale cagione vivono perperuamente contristati. Or ditemi, Sempronio, se
[ocr errors][ocr errors] avere da dire altro intorno al morale? Sem. Non
altro certamente intorno a questo, e credo di avere udito tanto, che se me ne
approfitterò saprò scegliere la noglie approposito, ed allevare nel buon
costume anche i miei figliuoli, che nasceranno. Mi rimane solamente di sentire
dal dottore, quali vantaggi potrebbe apportare all'educazione la filosofia, e
specialmente in quei figliuoli, che ricalcitrano nello approfittarfi de buoni
documenti morali. FIL. Di questo ne tratteremo domani. – “I have a train
to catch.” Grice: “I like
Gagliardi. In honest Italian prose, he manages to write a treatise for the
week: the first day (or giornata) and so forth. It is an empirical ethical
treatise along Aristotelian lines of the type I classify as ‘is’ rather than
‘ought’. Recall that the fundamental question I pose for pragmatics is why
maxims ought to be followed rather than being, as they are, mainly and ceteris
paribus followed! My answer to that is in three stages, and the first ‘answer,
dull and empirical’ is that the maxims ARE, as a matter of EMPIRICAL fact,
followed. This far Gagliardi goes – and succeeds!” – Grice: “He wrote
extensively, knowing British parents, how a father must take care of his son,
or at least find him a good tutor!” Domenico Gagliardi. Gagliardi. Keywords: “a
dull (if at a certain level adequate) answer to the fundamental question about
the conversational categoric imperative”; moralia, etica, mos, ethos – Grice on
morality – morals – educazione – “We learn not to tell lies from our parents”
Hardie, Ethica Nichomachaea, la formazione del carattere. “Empirical fact we’ve learned since childhood
and it would be difficult to diverge from the practice” – “This is a dull
empirical.” -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Gagliardi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
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