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Sunday, July 20, 2025

GRICE E LETTIERI

 OPUSCOLI EDITI   DEL PROCESSORE   ANTONIO CA TARA-LETTI ERI    #     £ 61 /     OPUSCOLI   D I   ANTONIO CATARA LETTIERI    PROFESSORE INT. DI DIRITTO NATURALE ED ETICA NELLA REGIA UNIVER-  SITÀ DEGLI STUDI1 DI MESSINA, PROFESSORE DI FILOSOFIA E DIRITTO  NATURALE NEL SEMINARIO ARCIVESCOVILE , PROFESSORE DI FILOSOFIA  E DIRITTO NATURALE NEL MONISTERO DEI RR. PP. CISTERCIENSI , DI-  RETTORE DELLA CLASSE DI LETTERATURA E BELLE ARTI NELLA REALE  ACCADEMIA PELORITANA , SOCIO ONORARIO NELLA CLASSE DI LEGISLA-  ZIONE , SOCIO DELLA GIOENIA DI CATANIA , SOCIO ORDINARIO DELLA  SOCIETÀ ECONOMICA DELLA PROVINCIA DI MESSINA.     MESSINA   STAMPERIA IGNAZIO I»' AMICO   1855    Digitized by Google    Digitized by Google    COLLEGIO DECURIONALE DI MESSINA   CHE CON SENSO CIVILE PBOVVEDE ALLA. PUBBLICA AZIENDA  E   NON TRALASCIA L’ INCLORAMENTO PIÙ NOBILE  A PROTEGGERE GENEROSO COLORO CHE INTENDON CALDISSIMI  ALLE BELLE ARTI ALLE LETTERE ALLE SCIENZE  VIVE SEMPRE MAI E FIORENTI  NELLA PATRIA   DELL’ ANTONELLO DEL MAUROLICO E DI ALTRI ILLUSTRI  ACCIÒ IN ESSA   I VEGNENTI NON MANCASSERO DI SÌ GLORIOSI MAGGIORI  QUESTE CARTE A PRESERVAMELO DEI GIOVANI INTELLETTI  DA INVASIONE STRANIERA DI PERNICIOSI ERRORI  FIERAMENTE MINACCIATI   ANTONIO CATARA LETTIERA   COI SENTIMENTI PIÙ VIVI DI PATRIO AFFETTO   OFFRE F. CONSACRA. ,    Digitized by Google     Digitized by Google    OPUSCOLI EDITI    DEL PROFESSORE   ANTONIO CATARA LETTIERI    OC3JC23QD£3r!3t>4*A £3tX>EC£Za®S3rS3  CON CORREZIONI E» AGGIUNTE  DELLO STESSO AUTORE     MESSINA   STAMPERIA I)' IGNAZIO 1>* AMICO   1854    Digitized by Google     Digitized by Google    RIFLESSIONI CRITICHE    SUL SISTEMA PSICOLOGICO   DEL CONTE DESTCTT-TRACY (')    La riconoscenza dovuta a questi uomini  illustri non distrugge il diritto di ret-  tificarne le idee , quando si scostano  dal vero. Anzi cresce per cosi dire  l'obbligo di censurarli , a misura die  è maggiore la loro rinomanza, giacché  questa suole ’ servire di egida agli er-  rori nella mente dei lettori comuni ,  più capaci di annoverare le autorità die  di pesare le opinioni.   M. Gioja Nuovo Prospetto dello Scienze Eco-  nomiche Tom. 1. nella Prefazione.    \   cosa ornai notissima somma laude dover-  si riferire a quegli uomini insigni, nelle cui opere  vi è profondo sapere. La qual sentenza , nel vero  significato concepita, ci spinge a rendere debiti elo-  gi a meriti cospicui de' Leibnitz , de' Kant , dei   f) Quest’ Opuscolo venne la prima volta in luce nel  1830 pei tipi di Giuseppe Fiumara.     4   Lock e consorti, ma non ci arresta di notare i lo-  ro trascorsi, perocché la celebrità di un autore non  è argomento delia sua infallibilità. E, per la veri-  tà di ciò che dico , allegar posso le censure che  meritamente sonosi fatte alle opere de’sullodati fi-  losofi , censure che se non piacciono a coloro , i  quali son pieni di culto superstizioso , piaceranno  a coscienziosi amatori del vero , a’ buoni filosofi.  Che in filosofia , come in ogni altra cosa , è da  fuggirsi la servitù, detestarsi la licenza, ed amar-  si quella libertà di ragionare die le opinioni di  qualsiasi filosofo sottopone ad una severa critica.  Incomincio adunque a dire alcune parole sul siste-  ma delle facoltà dello spirito dell’ illustre ideologo  Destutt-Tracy.    §• I.   Per Destutt-Tracy le facoltà mentali sono quattro  e nella sensibilità concentrale.   Gli Elementi d' Ideologia fruttarono a questo  filosofo gran plauso, non solo appo i francesi, ma  eziandio in Italia , perocché il dotto cav. Compa-  gnoni, recando l’opera in discorso nella nostra bel-  lissima lingua, fe in tal modo ricogliere al suo au-  tore nuove lodi. Ma il traduttore fece di più : e-  gli , nella prefazione a bella posta dettata , rende  elogi all’ ideologo francese , asserendo che comple-  ta ed esatta sia la sua Ideologia ; ma, per quel che  a me ne sembra , in essa veggonsi non pochi er-  rori.    Digìtized by Googl    5   E primieramente il Tracy è di fermo parere,  che le facoltà del pensiero sieno quattro, cioè sen-  sibilità , memoria, giudizio e volontà, e che sieno  sentire e nuli’ altro che sentire. Ecco le sue pa-  role :   « Ed infatti formare un giudizio vero o falso  » è un atto del pensiero ; e quesf alto consiste in  » sentire che vi c una connessione , una relazione  » qualunque tra due cose che si paragonano in-  » sieme. Quando io penso che un uomo è buono,  » io sento che la qualità di buono conviene a quel-  » 1’ uomo .... Pensare adunque è un vedere una  » relazione di convenienza tra due idee , è sentire  » una connessione o relazione. Voi dite pure io  » penso alla nostra passeggiata di ieri , quando la  » memoria di quella passeggiata viene a colpirvi ,  » e , dirò così , a toccarvi. In questo caso pcn-  » sare c dunque provare un’ impressione di una  » cosa passata : è sentire una ricordanza. Quando  » voi desiderate , quando voi volete qualche cosa,  » voi non dite già comunemente parlando: io pcn-  » so, che provo un desiderio , una volontà. Que-  » sto infatti sarebbe un pleonasmo, una espressio-  » ne inutile. Non è però meno vero che desidera-  » re e volere sono atti della facoltà interna che in  » generale noi chiamiamo pensiero ; c che quando  » noi desideriamo o vogliamo qualche cosa , pro-  » viamo un’interna impressione che chiamiamo un  * desiderio o una volontà. In questo caso pensare  » è un sentire un desiderio » (i).     c    §. IL    Egli incorre in petizione di principio.   Tali pensamenti , per quanto io sappia , sono  stati confutati. Si è detto, e non senza ragione, al  Tracy : il giudizio, secondo voi, è sentire, perchè  è sentire un rapporto; la memoria è sentire, per-  chè è sentire una reminiscenza ; il desiderio è sen-  tire, perchè è sentire un desiderio o una volontà :  al tutto pensare è sentire , perchè è sentire. Ciò è  una vergognosa petizione di principio indegna di  un filosofo. Qual prova è adunque la vostra ? re-  plichiamolo, è un pretto sofisma. Non vi era noto  il canone logico : Definilum non debet ingredi in  dcfinitionem ? e voi lo violate, anzi di troppo. Ol-  tre a ciò confondete mai sempre la coscienza delle  operazioni spirituali con le stesse operazioni. Con-  ciossiachè egli è vero che lo spirito sente la ricor-  danza, il giudizio, il desiderio c tutto ciò che av-  viene entro di sè , ma è un atto della coscienza o  senso intimo con cui percepisce tali modificazioni ,  atto che non può confondersi colle stesse. Voi dun-  que non ispiegate tutte le facoltà mentali, anzi so-  lo date contezza del sentimento che le svela , im-  medesimandole con esso. Che cosa sono adunque  il giudizio , la memoria , il desiderio ? vo’ dirlo a  viso aperto, il Tracy non lo ha giammai dimostro,  avendo considerato un sol lato del pensiero , cioè  il sentimento , e tutto intero in questo Iato lo ha  visto.    Digitizoi by Google    § III.    7    Im. sua definizione della relazione non si può con-  ciliare colla di lui dottrina sul giudizio.   Or io, considerando addentro la cosa , veggo  che lo stesso autore si oppone a' suoi principi ,  giacche definisce la relazione in tali parole :   » La relazione è quella veduta della mente ,  » quell’ atto della nostra facoltà di pensare, per cui  * noi avviciniamo un’ idea ad un’altra, c le para-  » goniamo insieme in una maniera qualunque (a).  » Una relazione non è che una veduta della mcn-  » te , c non già una cosa , che per se stessa esi-  » sta » (3).   Non imprendo io ad esaminare , se il Tracy  intenda parlare delle relazioni logiche, o delle rea-  li , c dimostrare la falsità o almeno la inesattezza  della sua definizione (4) ; mi contento dire con lui  la relazione è una veduta della mente e non già  una cosa che per se stessa esiste ; or , se ciò è  vero, con qual diritto egli asserisce, che il giudizio  consiste in sentire relazioni ? Se è una veduta del-  la mente, c non già una cosa per se esistente, co-  me si potrà sentire ? come potrà essere oggetto del  senso ? La sensazione suppone un oggetto esterno  clic la cagioni, ed a cui corrisponda ; la relazione  è veduta dello spirito , è subiettiva , e però non  corrispondente ad alcun oggetto ; dunque non si  può sentire, non è una sensazione.   Nè si può difendere l’ autore , dicendo clic la  relazione consista in sentire , perchè svelata dal    Digitized by Google     8   sentimento , comprendendo ognuno che in tal mo-  do si confonderebbe la coscienza delle spirituali fa-  coltà colle medesime facoltà , come si osservò nel  precedente § , o , che vale lo stesso , si confonde-  rebbe il mezzo conoscitivo colla cosa conosciuta.   Inoltre, se si pon mente alle altre parole del-  l'autore: quell’alto della nostra facoltà di pen-  sare , per cui avviciniamo un' idea ad un altra, di  leggieri si vedrà, la relazione o avvicinamento non  essere una sensazione , ma un operazione con cui  si avvicina o riferisce un idea ad un’ altra ; stan-  techc gli obbietti offroosi isolali, separati , e come  esistono in natura , quando per lo paragone deb-  bonsi appressare e, per Così dire, sovrapporre gli  uni agli altri , il che è un atto dell' attività intel-  lettuale.   A ciò si arrogo , che la facoltà di giudicare,  consistendo in sentire , dovrebbe essere infallibile.  Perocché quando le due sensazioni , dice il Rous-  seau, sono percepite , la loro impressione c fatta ,  ciascun oggetto è sentito, i due son sentili ; ma il  loro rapporto non è sentito perciò. Se il giudizio  di questo rapporto non fosse che una sensazione ,  e mi venisse unicamente dall’ oggetto , i miei giu-  dizi non m’ ingannerebbero giammai , poiché non  è giammai falso , che sento ciò che sento (5}.   Restringendo adunque la somma delle ragioni  son condotto a stabilire :   r. Che la facoltà di giudicare dal Tracy ri-  posta in sentire, non può conciliarsi colla sua de-  finizione della relazione.   a. Le stesse parole dell' autore dicono chiaro    Digitized by Googte    9   che nel giudizio vi è un atto , che non è sentire ;  il che dimostra non essere tutte le facoltà spiritua-  li nel senso concentrate.   3. Se il giudizio altro non fosse che sensazio-  ne, dovrebbe essere sempre infallibile.   §, IV.   Jl cap. VI. del V.* voi. è in aperta contraddizio-  ne al sensismo del Tracy.   Ma dirò di più. Da per tutto l’ideologo fran-  cese dice , e nella formazione delle idee composte  massimamente , che per aver le idee concorrono  due operazioni dello spirito , quella di concretare  e quella di astrarre, o vogliam dire, sintesi e ana-  lisi , comporre e decomporre , senza punto aver  presente di aver detto che quattro sieno le facoltà  del pensiero, sentire , ricordare , giudicare , volere  e nuli’ altro che sentire.   » Quest'operazione della mente, dice il Tracy,  » la quale consiste in radunare parecchie idee per  » formarne una sola , a cui si dà il nome che le  » unisce tutte insieme, viene espressa con una de-  » nominazione propria , eh’ c concretare in oppo-  » sizione ad astrarre eh’ è il nome dato all’ opera-  » zione inversa .... Quest' operazione si chia-  » ma astrarre, parola procedente dal verbo latino  » ab trahere , composta dall' altro trahere , pre-  » messa la particola ab, quasi trarre da ,   » perchè nel caso nostro effettivamente da due o  » più idee individuali si trae tutto quello che le     10   » confonde insieme, rigettando ciò che le distingue,  » e se ne forma un’ idea comune » (G).   Parrai vero che le facoltà di concretare ed a-  strarre, sintesi ed analisi, sieno esistenti nello spi-  rito umano , attalchè se ei ne fosse privo , nulla  distinguerebbe , perdendosi tutto in un sentimento  confuso. Ma che dirò del Tracy ? La sua contrad-  dizione ( colla riverenza dovuta a cotant uomo ) è  badiale. Perocché se quattro sono le facoltà del  pensiero, come asserire l’ esistenza di altre due, a-  strarre c concretare ? Se nella sensibilità tutte le  forze della mente concentransi, in qual modo con-  ciliare 1’ esistenza di esse facoltà ? La potenza di  astrarre , come si sa , non è una sensazione, anzi  è una operazione alla sensibilità opposta , perche  questa offre gli obbietti composti, confusi, quando  quella decompone , separa , divide e rende chiara  ogni cosa. Medesimamente la facoltà di concretare  o sintesi è una forza dello spirito, colla quale com-  bina gli clementi in isvariatc guise ; non è perciò  nè può dirsi una sensazione. E confondere queste  facoltà colle sensazioni , sarebbe dire clic le mac-  chine c gli strumenti , clic modificando le materie  grezze danno le manifatture, sono le materie grez-  ze stesse. Laonde convien osservare , che il Tracy  infatuato a trovar nelle facoltà mentali f unità si-  stematica , cioè ridurre tutto ad un sol principio ,  non solo vedeva assimilazioni in cose disparatissi-  me , commetteva asserzioni , ma , che più monta ,  imbattevasi in manifeste contraddizioni. Tanta è im-  mensa la possanza dello zelo di parte ! ( 7 )   E qui giova riflettere , clic vedrebbe torto chi    Digitized by Google     11   dicesse 1’ Astrarre c Concretare non essere facoltà  elementari e ridursi aila sensibilità. 11 severo ana-  lista và immune da tali errori : egli vedendo che  dalla combinazione binaria ternaria ec. delle quat-  tro facoltà da esso autore credute elementari non  possa rendersene ragione , le riguarda elementari.  Difatti sensazioni , ricordanze , giudizi e volontà  secondo la sua opinione in sentire limitate , non  possono formare le potenze di Astrarre e Concre-  tare , che , come si sa ed ho dimostro , sono es-  senzialmente distinte dalla sensibilità.   Ma, se mal non mi avviso, ho letto nella lo-  gica del Tracy le seguenti parole :   » So che molti osservatori dell’ uomo hanno  » notato assai maggior numero di modificazioni  » della nostra sensibilità, eh' essi hanno creduto do-  >» ver distinguere, come sono la riflessione , il pa-  » rogane, l’ immaginazione ec. Nè io nego che non  » sieno queste cose tanti stati della nostra sensibi-  » lità , ovvero sieno operazioni del nostro pensie-  » ro , le quali realmente differiscono le une dalle  » altre : ma per noi non risultano da esse imme-  » datamente percezioni di un nuovo genere , che  » noi possiamo chiamare riflessioni , paragoni , im-  » maginazioni. Quando io paragono due idee , io  » le sento e le giudico ; oppure non fo nulla. Lo  » stesso è quando rifletto. Quando similmente io  » immagino , non fo che unire differentemente i-  » dee che ho già avute : separo le une , avvicino  » e congiungo le altre, ne formo nuove combina-  » rioni ; ma tutto ciò in virtù di percepirle e di  » giudicarle. Sono esse dunque tante operazioni     12   » differenti , se così vuoisi, ma non operazioni e-  n lementari c primordiali, poiché ri risolvono tut-  » te in quelle che noi abbiamo osservate. Si tro-  » verà la medesima casa in tutti i casi nei quali  » si vorrà ben esaminare il fatto. Concludiamo per-  » ciò che noi non facciamo mai altro che perce-  » pire, giudicare, volere » (8).   L’ autore qui avrebbe dovuto provare che le  due potenze di Astrarre e Concretare non sono o-  pcrazioni elementari c primordiali o sia si risolva-  no in quella di sentire ; ma siccome ei dice che  1’ immaginazione ( sintesi immaginativa o fantasia)  non è potenza elementare , mentre che il me im-  maginando separa ed unisce e forma nuove com-  binazioni , e ciò in virtù di giudicarle e percepir-  le ; si potrebbe perciò dire die 1* Astrarre e Con-  cretare si risolvono per l' autore nella percezio-  ne c nel giudizio. E quantunque ciò sia vano, pu-  re trattandosi di un autore , la cui autorità pres-  so il volgo de’ lettori , per usar le parole dell’ il-  lustre Galluppi , ha la stessa forza della dimostra-  zione , dirò ciò che per lettori savi ed imparziali,  sarebbe meglio tacere.   Pria di tutto il dire che una facoltà, non dan-  do percezioni di un nuovo genere, non sia elemen-  tare, è un’ asserzione. Imperciocché fra le potenze  intellettive alcune offrono al Me gli oggetti de’ suoi  pensieri, come i sensi, la coscienza , la memoria ,  altre, le meditative , separando e riunendo produ-  cono tutti i tesori dell' intelletto ; c sebbene queste  non dieno percezioni di un nuovo genere che pos-  sano chiamarsi composizioni, decomposizioni, ana-    Digitized by Google    13   lisi, sintesi, pure e perchè senza di esse non vi sa-  rebbe intelligenza, e perchè è impossibile risolver-  le nella sensibilità, sono primordiali ed elementari,  almeno rispetto alla stessa facoltà di sentire. Dun-  que debbe soltanto discutersi , se possano risolver-  si in altra facoltà.   Per non dipartirmi dal Tracy. « Quando io  * immagino, egli dice, non fo che unire differen-  » temente idee che ho già avute : separo le une ,  » avvicino e congiungo le altre c forme nuove com-  » binazioni ; ma tutto ciò in virtù di percepirle e  » giudicarle ». Io non intendo come l’autore abbia  ciò asserito. Veramente colle percezioni 1' lo non  separa nè unisce, anzi se fosse limitato a questa ca-  pacità di essere passivamente modificato, non vi sa-  rebbero idee per lui, ed avrebbe un’ infinità di sen-  timenti confusi (vedi il §. IV). Il giudizio poi neppu-  re separa ed unisce, giacché pel Tracy giudicare è  sentire una relazione, àia si dirà: quando si giudica  è mestieri analizzare dal subielto il predicato, e poi  farne la sintesi. Al che rispondo : tale obbiezione  non può farla il Tracy, perchè il giudizio, secondo  lui, è una sensazione di rapporto; e se fosse dallo  stesso fatta, dirci che il giudizio non è in tal caso  facoltà elementare , stantechè si risolve in quelle di  Astrarre c Concretare, le quali in altre non decom-  ponendosi , senza alcun forse sono elementari.   Ha dunque lo spirito umano due facoltà ele-  mentari e primordiali. Analisi e Sintesi, o Astrar-  re e Concretare , di combinare e decomporre che  non son sentire. Più sotto farò un’altra osservazio-  ne sul luogo teste citato.     14    §• V.   Le idee generali ammesse dal medesimo non pos-  sono spiegarsi colla sensibilità , nella quale per  lui consistono le intellettuali potenze.   È opinione dell’ ideologo francese , com’ è no-  to , che le mentali potenze sieno concentrate nella  circoscritta periferia della sensibilità ; ma ascoltia-  mo ciò che dice altrove.   * Nè è inutile qui osservare , che essendosi  » tratte od astratte certe parti della idea parlico-  » lare per generalizzarla , quando è divenuta ge-  » nerale non è più esattamente la stessa che era,  » essendo individuale »   » L’ operazione di Concretare ci serve per  » formarci 1’ idea delle cose eh’ esistono ; e quella  di Astrarre ci serve a comporre de' gruppi d’ idee  il modello delle quali non esiste in natura » (9).   Sopra le quali parole dirò : Se pensare fosse  unicamente sentire , i prodotti intellettuali dovreb-  bero essere sempre identici alle sensazioni . agli  obietti sentiti ; e perciò.   1. L'idea generale, che non è più esattamen-  te la stessa eh’ era, essendo individuale , il model-  lo della cui idea non esiste in natura , verrebbe  meno ;   a. Impossibili sarebbero i rapporti , clic, per  esso autore , sono vedute della mente , c non già  cose che per se stesse esistono ;   3 . Effcllivar non potrebbonsi quelle nuove com-  binazioni operate dalla immaginativa. Le quali co-    Digitiied by Googl    15   se ammesse dal Tracy, cioè rapporti, idee genera-  li , prodotti della immaginazione , essendo diverse  dagli oggetti della sensibilità , e per legittima illa-  zione non spiegabili mercè di essa , è 1’ autore co-  stretto , suo malgrado , ad ammettere altre facoltà  ben distinte dalla sensibilità, onde rendere ragione  di questi fenomeni intellettuali.   §• vi.   L' uomo , per esso autore , si distingue dai bruti  per la facoltà di Astrarre, di che è dotato, idea  contraddittoria ai suoi principi.   Nè metterci fine a queste qualsiano riflessioni,  se tutti volessi scrivere i pensieri che alla mia men-  te affanciansi ; e dirò pertanto un’ osservazione ,  chè il farne trascorrere 1’ occasione sarebbe colpa.   Tracy che sì spessamente asserisce , che pen-  sare è formato da quattro potenze , cioè sentire  propriamente detto, ricordarsi, giudicare , volere ,  e nuli' altro che sentire, nella sua grammatica co-  sì s’ esprime :   » Penso adunque che ciò che manca agli a-  » nimali, sia la capacità d’ isolare un idea parzia-  » le, di distaccare una circostanza da un’ imprcs-  » sione totale e composta , di separare un sogget-  » to dal suo attributo, di Astrarre in somma e di  » Analizzare. E ciò fa che il loro linguaggio non  » sia mai se non una serie di interiezioni c di pro-  » posizioni implicite. Ecco tutto quello che costi-  » tuiscc tutta la differenza tra gli animali c noi (io).     16   Non è questa una contraddizione ? Al certo por-  tare opinione che le facoltà del pensiero sien quat-  tro, sentire , ricordarsi , giudicare e volere , c poi  dire che 1’ altissimo intendimento dell' uomo si dif-  ferisce dalla corta intelligenza dei bruti , perchè  quello è munito della facoltà di Astrarre , è pro-  nunziare una contraddizione. Medesimamente ciò  non può affatto conciliarsi colla sola nuda sensibi-  lità di che , secondo lui , è dotato 1’ uomo ; stan-  tcchè se pensare fosse sempre mai sentire , io non  so in qual modo potrebbe all’ umano intelletto con-  cedersi 1' Astrarre, operazione che non è spiegabi-  le per la sensibilità, sendo il suo officio di separa-  re , analizzare , e dividere : il che è tanto diverso  dalla sensibilità , quanto lo è 1' attività dalla passi-  vità.    §. VII.   Riassunto delle Riflessioni Critiche.   Pertanto, pria di porre fine a queste riflessioni,  credo non sarà discaro al lettore il conoscere ad  un colpo d' occhio le opinioni del Tracy e le mie  osservazioni ; cosicché rendendo simultaneo ciò che  nel discorso c successivo , cogliere nel tempo stes-  so i vantaggi dell' analisi c della sintesi.    Digitized by Googl    Opinioni del Sig. Tracy   I.   Le facoltà del pensieio so-  no quattro: sentire propria-  mente detto, ricordarsi, giu-  dicare, volere, tutte e quat-  tro nella sensibilità concen-  trate.    IL   Il giudizio consiste in sen-  tire relazioni. La relazione è  quella veduta della mente ,  quell' alto della nostra facol-  tà di pensare per cui avvici-  niamo un' idea ad un' altra ,  e le paragoniamo insieme io  uua maniera qualunque.   Una relazione non è che  una veduta della mente , e  non già una cosa che per se  stessa esista.    III.   La formazione delle idee  è dovuta a due facoltà. Con-  cretare ed Attrarre.    17   Osservazioni critiche.   I.   Niuna ragione adduce il  Tracy, e , quel che eh' è di  peggio . con una vergognosa  petizione di principio asseri-  sce che pensare è sentire ,  perchè è sentire.   Confonde spesso il senti-  mento delle facoltà colle stes-  se facoltà.   II.   1. " Asserendosi coll'autore  che la relazione sia veduta  dello spirito, e non giù una  cosa clic per se stessa esista,  non può il giudizio consi-  stere in sentire relazioni ,  queste non essendo realità  nelle cose sentite.   2. ° La definizione della re-  lazione mostra eziandio che  nel giudizio evvi 1’ avvicina-  mento o Sintesi , che non è  sentire ; e perciò falso che  le facoltà dello spirito sieno  quattro, falso che si concen-  trino tutte nella sensibilità.   3. ° Se fosse il giudizio u-  ua sensazione, i giudizi del-  1' uomo sarebbero infallibili ,  come senuatamenle ha detto  ltousseau.   III.   L'autore è in aperta con-  traddizione coi suoi principi.   l.° Perché le facoltà dello    Digitized by Google     18   Opinimi del Sig. Tracy.    IV.   L' idei» divelluta generale  non è più esattamente la stes-  sa eli’ era essendo individuale.  La facoltà di Astrarre ci ser-  ve a formare dei gruppi di  idee , il modello delle quali  non esiste in natura. Il rap-  porto è una veduta dello spi-  rito, e non già una cosa che  per se stessa esista.   Quando io immagino, non  fo che unire differentemente  idee che ho già avute : se-  paro le une, avvicino e con-  giungo le altre , ne formo  nuove combinazioni.   V.   1a differenza intellettuale  fra l'uomo ed il bruto si è,  che il primo in preferenza  del secondo è dotato della ca-    Osservazioni critiche   spirito non saranno quattro,  ma sei.   2.° Pensare non sarà sem-  pre sentire, c nuli’ altro che  | sentire, giacché due forze vi  i sono di natura distinte dalla  : sensibilità. Concretare ed A-  ‘ strane , Sintesi ed Analisi ,   | le quali non decomponendosi  ! in altre facoltà, sono primor-  j diali ed elementari , almeno  rispetto al sentire.   IV.   Le idee generali , i rap-  porti, i prodotti della imma-  ginativa, essendo diversi da-  gli oggetti della sensibilità ,  e non spiegabili perciò per  essa, ò mestieri , onde esser  conseguente, ammettere altre  facoltà distinte dalla sensibi-  lità.    V.   Portare opinione che le po-  tenze dello spirito sieno quat-  tro , sensibilità , memoria ,  giudizio, volontà ed in sen-    Digitìzed by Google    19   Opinioni del Sig. Tracy. j Osservazioni critiche.   parità d'isolare un’idea par- lire riposte, e dire che rin-  viale, di distaccare una circo- ! telletto dell’uomo si distin-  stanza da un' impressione to- guc da quello del bruto, per-  iate e composta, di separare che il primo è esclusivamen-  un soggetto dal suo altribu- te romito della facoltà di A-  to , di Astrarre iu somma e slrarre, si è pronunziare una  di Analizzare. palpabile contraddizione. La   potenza di Astrarre è ele-  mentare e diversa essenzial-  mente dalla sensibilità: dun-  que le facoltà del pensiero  non saran più quattro , nè  tutte sentire.   Queste sono le principali mende , clic il inio  ingegno Ita potuto scovrire nel sistema delle facol-  tà dello spirito del Conte Dcslutt-Tracy. E non mi  resta a dir altro , clic 1’ illustre ideologo francese  fu trascinato dalla sua erronea idea , cioè clic le  facoltà dello spirito sieno quattro , c tulle dall' an-  gusta sfera della sensibilità circoscritte.    Digitized by Google     20    ANNOTAZIONI    (1) Ideologia Par. I. Gap. I.   (2) Op. cit. Par. I. Cap. IV.   (3) Op. cit. Par. 1. Vói. 11. Cap. XVII.   (4) Ho detto mostrarne la falliti o almeno la inesat-  tezza, perchè le relazioni, come tutti sanno , essendo di due  modi , si potrebbe dire : di quali relazioni egli parla ? delle  reali , o delle logiche ? Se delle prime, va errato, dappoiché  non sono vedute dell' Io, o, come dicesi, subiettive, ma reali  od oggettive.   Sia parla egli forse delle seconde , cioè delle relazioni  logiche ? Si , dirà taluno , ed il vocabolo veduta sembra ciò  confermare. Peggio ; perocché il giudizio non consiste sem-  pre in percepire cotali attinenze , ma eziandio si versa sulle  relazioni reali ; di che la definizione del Tracv, essendo gene-  rale , sarebbe inesatta. E ciò basti onde mostrare la falsità,  o almeno inesattezza di esso autore.   Credo utile avvertire , che in tutta 1’ opera del Tracy  campeggia un errore , cioè che avere due sensazioni sia lo  stesso che compararle ; errore oggimai con somma penetra-  zione da un esimio filosofo confutato ; perciò io mi dispenso  farne parola. — (Gali. Fieni, di Filos. V. 2. Cap. X. Sagg.  Filos. V. 1. Cap. 2. §. 32).   Parimenti si avverta, che il Tracy confonde il desiderio  colla volontà ; distinzione che era stata giudiziosamente co-  nosciuta dal celebre filosofo inglese Giov. Locke. (Essai Phi-  losophiquc Liv. II. Chap. XXI. §. 29 ) , ed il nostro pro-  fondo Galluppi ha fatto eco al sullodato filosofo ( Sagg. Fi-  los. Voi. HI. Cap. 5. § ai. — Eleni, di Filos. Voi. II.  Cap. 6. §. 44. Filos. della Volontà. Voi. 1. Cap. II. §. XI.)    Digitized by Google    21   eome pure il dotto Pezzi nelle sue Lezioni di Filos. V. II.  Quindi prego il lettore di consultare i luoghi citati.   (5) Emil. Liv. IV.   (6) Op. cit. Voi. I. Cap. VI.   (7) Piacemi accennare un mio pensiero onde far vedere  la impossibilità in che furono i filosofi di ridurre tutti i fatti  dello spirito alla sensazione. Tracy , che disse pensare esser  tutt' uno che sentire , ha , siccome ho osservato , incorso in  contraddizione ammettendo le facoltà di Attrarre e Concre-  tare. Or Elvezio che pure Insegnò le potenze della mente  esser due , sensibilità fisica e memoria ( la quale è per lui  sensazione continuata ma indebolita ) , ammise due facoltà ,  quella di decomporre, e di ricomporre gli oggetti , e di po-  terne creare de’ nuovi non aventi esistenza in natura. ( De  P Homrae Set. Vili. Chap. 19 ) ; e perciò contraddisse sè  stesso. (Vedi Galluppi Filos. della Volontà Voi. I. Cap. III.  §. 28). Ma che dirò dell'illustre Condillac? Le sennate cri-  tiche da valentuomini prodotte, ed in ispezialità dal Laromi-  guiere e Galluppi , fan chiara fede dell’ erroneità della sua  sensazione trasformata. Nella sua logica pertanto leggo le  seguenti parole :   » Quando colia riflessione osservate si sono le qualità ,  » per cui gli oggetti differiscono, si possono, colla medesima  » riflessione , raccogliere in un tolo le qualità , che tono se-  » parate in molti. A questo modo un poeta si forma , per  » esempio , l’ idea di un eroe che non ha mai esistito. Al-  » lora le idee che uno si forma , sono immagini che non  » hanno realità se non nello spirito , e la riflessione che  » forma queste immagini , prende il nome d’ immaginazio-  » ne. (Cap. VII. ) ».   Quando il filosofo è mosso dallo zelo di parte, vede nei  fatti similitudini non esistenti , trascura cose importantissi-  me , e fa violenza a tutto onde tenersi dietro a quell’ idea ,  che tanto lo signoreggia. Cosi Condillac , il quale vuol  darci ad intendere che la potenza di sentire contenga tutte  le altre facoltà dell’ anima , sogna che l’ immaginazione sia     22   sensazione , senza por mente che questa non può rentier ra-  gione di quella. E invero se questa facoltà raccoglie in un  nolo oggetto le qualità che sono separate in molti; se con que-  sta potenza il poeta si forma l' idea di un eroe che non ha  mai esistito ; se i prodotti di essa non hanno realità , se non  nello spirito, come potrà dirsi sensazione? Questa ha un og-  getto corrispondente, c le idee effetti della immaginazione non  hanno realità , se non che nell’ animo ; più , per aver luogo  una sensazione si richiede 1' azione di un corpo su 1‘ organo,  quando per ottenere gli effetti della immaginativa è mestieri,  oltre le sensazioni , ec. l’ azione di raccogliere , combinare ,  concretare , sintesizzare , il che dinota la riunione operata  dalla mente. Dire adunque che la collezione dello intelletto  sia sensazione , è dire che 1’ azione dell’ operajo è la stessa  materia bruta.   Nè monta il dire , che secondo il Condillac le operazio-  ni dello spirito altro non sono che sensazioni trasformate ;  giacché in tal caso è forza ammettere cause , mezzi , facoltà  che operino siffatta trasformazione, e la differenza allora fra  ■ne e lui sarà poca o nulla.   In fine fra i caldi ammiratori del sensualismo non è  1’ ultimo il chiarissimo fisiologo Richerand , il quale ne’ suoi  Elementi di Fisiologia fa la seguente riflessione.   » Quantunque Condillac abbia detto in molti luoghi del-  » le sue opere che tutte le operazioni dell’ anima non sono  » che la sensazione stessa , la quale si trasforma differente-  » mente ; che tutte le facoltà son rinchiuse in quella di  » sentire ; la maniera con cui egli ha analizzalo il pensiero,  » lascia tuttavia molti dubbi ed incertezze sul vero caratte-  » re c sull' importanza relativa di ciascuna delle sue facoltà.  » Il merito di dissipare le tenebre , che oscuravano ancora  » questa parte delia Metafisica , era riservato al sig. Tracy.  » Gli elementi d’ Ideologia che egli ha pubblicati non ha  » guari , non lasciano nulla a desiderare su quest’ oggetto.  » ( T. 2. Gap, VII. Ediz. di Firenze ) ».   Ma , colla riverenza a si valente autore dovuta , mi sia  permesso il dire alquante parole. Il Sig. Richerand è dun-    Digitized by Google    23   que d’ avviso , che il sistema delle facoltà del pensiero del  Tracy nulla lasci a desiderare : ma ciò' è véro ? credo che  le mie poche riflessioni abbiano messo a vivo lume gli erro-  ri del Pari di Francia. E poi l’aualisi, che il dotto fisiologo  dà dell' umano intendimento , dimostra che tutto sia senti-  re ? Mai no. Eccone il perchè. Per esser breve al possibile,  nulla dico delle espressioni da lui usate parlando dell’atten-  tiva facoltà, cioè « potenza di concentrare le facoltà intellet-  tuali sullo stesso oggetto » ed altrove la dice « raccoglimen-  to dell’ anima » con le quali parole , come ognun vede, non  può I* attenzione riguardarsi una sensazione ; ma trascriverò  soltanto ciò che egli dice dell’ immaginazione.   » Questa facoltà creatrice porta il nome d’ immagina-  » zinne; so inventa de’ mostri avviene dacché il cervello pò-  » tendo associare unire combinare , le riproduce in un ordi-  » ne di non naturale successione , le associa a capriccio , e  » dà luogo a non pochi falsi giudizi ». (Tom. 2. Gap. VII.)   Che intende- qui il chiaro autore ? Che in noi evvi una  forza combinatrice , che associa , lega, unisce le idee. E può  questa potenza confondersi col sentire? A me pare di no.  Ometto la dimostrazione per non ripetere le idee dette con-  tro Tracy e Condillac ( Vedi §. IV. ) e sicuro che il savio  lettore potrà di leggieri farne 1’ applicazione. È forza quindi  dire che nell’umana mente, restringendomi a considerar 1’ ar-  gomento in relazione alle cose sensibili e nient’ altro, debbon-  si distinguere tre cose : sentimenti , facoltà , idee , cioè ma-  teriali, macchine o strumenti, e manifatture. I sentimenti non  sono idee , ma lo addivengono mercè l' azione della facoltà ,  come le materie grezze non son .manifatture , ma si fan ta-  li per le macchine : le idee non sono facoltà, ma efletti di  esse , cioè hanno origine dall’ azione delle potenze sui senti-  menti , appunto Come i prodotti <T industria sono diversi dal-  le macchine lavoratrici ec. Asserire dunque , come fecero i  sensualisti , che le sensazioni sono idee o facoltà , si è diro  che le materie grezze sono manifatture o macelline , si ò  confondere tutto.   Dalle quali cose partili, che il Richerand vada errato.     24   1. « Stimando esatta l' Ideologia del Tracy , e massime  1' analisi delle facoltà dell' anima , nella quale stanno molti  errori.   2. ° Perchè egli non prova che tutto sia sentire , anzi  ammette 1' immaginativa, che non è sentire.   Queste riflessioni faranno ad evidenza conoscere , che i  più celebri sensualisti sono stati nell' impossibilità di sostene-  re il loro sistema. Tanto è assurdo che tutte le forze dello  spirito si concentrino nella sensibilità I   Per mostrare ancora, sino a qual segno sia stato spinto  lo zelo di parte in quell' epoca , rispetto alla filosofia della  sensazione , ci faremo a trascrivere una scena avvenuta alla  Scuola normale.   » Cette philosophic dominait allors avec une puissance  » qui en faisait comme une religion ; elle dtait non seule-  » ment la véritd, mais toute la vdritd : ses nombreux disci-  » ples n* admetlaicnt pas qu' il v eùt possibilità à croire en  » quelque autre symbole philosophique ».   » Le spiritualisme essaya pourtant d' une timide rdcri-  » mination. A cette dcole , les dldves avaient le droit d’ in-  » terpeller les professeurs, soit pour les combattre, soit pour  » leur demander de plus amples explications : un jour par  » semaine dtait riserve à ses ddbats. Or , parmi les audi-  » teurs de Garat , se trouvait ce fameux Saint-Martin , au-  » teur mystdrieux de tant d’ ouvrages mystiques, traducteur  » et commentateur de Jacob Boehm , celui que M. de Mai-  » sire a nommd le plus dldgant des thdosophes modemes ,  » et probablement seul alors à oser professer en France  » une autre philosophie que celle de Condillac. Saint-Martin  » eut d’ abord quelque peine à se faire au langage du jour.  » La langue du matdrialisme ne ressemblait en rien à celle  » parlde dans ces hautes sphères de la spdculation où l’empor-  » tait son gdnie. Enfin, le professeur ayant amèrement blà-  » md cette cdlèbre proposition de Jean-Jacques : La parole  » semble avoir 4M fort ne'cenaire à V inslitution de la paro-  » le. — Saint-Martin, de son banc, et du melieu de la fou-  » le, entreprit la ddfense de Ronsseau. Profitant de l’occa-    Digitized by Google    25   » sioo , il défendait de mème , contro une autre attaque du  » professeur , la doctrine de Hutchesson sur le sens mora!.  » Mais le débat ne tarda pas à devenir plus important , le  » dialogue suivant s’ engagea entre 1' élève et le professeur :  » Vous parahsez vouloir, disait ce dernier, qu' il y ait dant  » f homme un organi d’ intelligence autre que noe leni exté-  » rieun et notrc lentibililé intérieurc? — Oui , citoyeu. —  » Un organo d’ intelligence ? — Oui, citoyen. — Voui avez  » pour doctrine que t entir le chotei et le t connattrc toni dei  » choset differente! ? — J' en tuit pertuadé. — Cependant ,  » lortque je refoii en pritance du toleil lei tensaJiont qu e  • me donne cet altre éclatant qui échauffe et qui éclaire la  » terre, eit-ce que j’ en connata autre eh ole que le leniationt  » mémet que j‘ en remoti ? — Vani lente z lei scniationt ;  » mait le réflexiont que vout ferez eur le teleil, mah ... (1)  » Saint-Martin aurait eu sans doute bien d* autres mah  > à ajouter ; mais le professeur , prenant tout à coup uu  » ton solennel : Ce qu' il importe d’abord de dire, c'eit que  » par celle doctrine doni la quelle on lappole que noi ttn-  » tal ioni et noi idéet toni de chotei différentei, c'eit le pia-  ti toniime , le cartélianiitne, le mullebranchiime que vout ret-  ti luicitez. Quand on a une foi, il ett beau de la profeiser ,  » il ett beau de la profetter du haut dei toits ; mah il n’  » ett pai bon de porter une foi doni la mélaphytique eom-  j> me en physiquc. La philotophie obierve lei failt , elle lei  » classe , elle lei combine , mah elle ne t’ écarte jamaii dei  » réiultati immediati , loit dant leur timplicité , soit doni  » leur combinauon. Ce n’ est point là le procédé de Maltc-  » branche et de Platon : l' un et l’ autre suppoient dant  s i homme dei agent qui ne nout toni connui par aucun fait  » tentible, et dei fatti qui ne nout toni connut par aucune de  » noi lensations. De pareils agent toni préche'ment de cet  » idolet qui ont obtenu li Iung-tempt un culle supentithux    (I) Débals, I. 3, p. 18.     26   » de V esprit humain , de ces ùloles doni leu écoles étaint let  » temples , et dont Bacon le premier a brité let statue s et  » let autels. Ce serait t/.v gra.wo ualuevr ti, à V ouverture  » det écoles normale » e dei é colei centrale t , cet idoles pou-  » vaint y pe'ne'trer : tonte Isonne philotophie serait perdue ,  » tous lei progrèt det connaitsances seraient arre té t, et e' est  » pour cela gue je regarde comme va Dttroin sjcrè , doni  » un profetseur de V anmjse , de trailer cet idolet avec le  » méprit qu’ ellet méritent » (1).   » Peu de minutes avant tette terrible conclusioni , il s’  » en était falla de fort peu qae la question ne fùt mise aux  vois. Nout somme t ratsemblés ici en Irei grand nombre , di-  ». tait le profetseur , nous tommes deux ou trois mille per-  ii tonnes ; je coita invite donc, citoyens , à vous recueillir au  » fond de voi amet , et à cotta demander ti let sentations  » que vous are: recuet et gardéet de la chaleur , de l’ éclat  » et du mouvement apparent du toleil , et la connaissance de  » cet éclat , de celle chaleur , de ce mouvement , toni pour  » cotta deux chuset di/ ferenti , (tu ti ellet ne toni pai une  » sente et méme chose tous deux points de ette et tous deux  » dénominations (2). I.a majorité était , sans aacun doute ,  » au professeur ; Saint-Martin aprés avoir répété sa profes-  » sion de foi , n’ eut plus qu’ à se rasseoir , bien dfiment  » convaincu de ptatonisme , de cartésianisme , de mallebran-  » chisme. Aitisi condamné , Galilée , agenouillé pour confes-  » ser erreur ce qu’ il savait vérité , se relcva pour pronon-  » cer le faineux e pur ti muove ; et pourtant , dit Saint*  » Martin en se rasseyant, let sentations que je refois du to-  » leil et 1’ idée que f ai de cet altre »' en sont pas maini  » deux chostt é méne meni différentes ; et pourtant il y a ,  » mitre let impressioni éparses de chaleur , d’ éclat , que je  » refois , l’ impression compiere où se troucent confondile t    (t) Débats. t. 3. p. 2t.  (2) Debals, t. 3, p. 21.    Digitized by Google     27   » toulei cet impretsions de de'tail par une f acuite tout autre  » que la tensilrilité qui a rtpu eellet-ci ».   » La question mise aux voix, et résolae dans le sens da  » professeur , n’ eùt pas été un des raoins singuliers òpiso-  » des de 1’ histoire des assemblées délibérantes ».   Histoire de la Pbilosophie Allemande depuis Leibnitz  josqn’ a Hegel. — Par le Baron Barchoa de Penhoen Tom.  1. lir. HI.   (8) Op. cit. P. III. Voi. I. Cap. 3.   (9) Op. cit. Par. I. V. I. Cap. VI.   (10) Op. cit. P. II. Voi. I. Cap. I.    Digitized by Google    28    CENNO (i)    SUGLI ELEMENTI DI F1LOSOFU   DEL BARONE PASQUALE GALLUPPI    L’Italia deve oltre modo superbire dacché il  Barone Pasquale Galluppi diè in luce le sue ope-  re filosofiche , e massime il Saggio sulla Critica  della Conoscenza; la quale opera fa chiarissima fe-  de che la sventura patria del Galilei , Filangeri ,  Beccaria e tanti altri , non lo è meno di filosofi  profondi e potentissimi. E son ben note le Iodi  con che è stato levato a cielo. Veramente è d’ uo-  po non aver senno per non conoscere la profon-  dità di questo italiano : c chi, dopo aver meditato  le opere dei grandi sapienti italiani e stranieri, non  ammirerà il merito di cotant’ uomo ? Ma se ciò è  vero, come è verissimo, mi sia lecito il dire alcu-  ne parole sugli Elementi di Filosofia ( a.d» edizio-  ne) di questo esimio autore.    (1) Questo opuscolo venne in luce la prima volia dai tipi di G.  Fiumara nel 1836.    Digitized by Google     29   § I.   Logica Pura.   Il primo volume con che egli dà comincia-  mento agli elementi di Filosofia si è la Logica Pu-  ra , operetta che sola, se non ne avessimo altre, ba-  sterebbe a farci dedurre il suo profondo ingegno ;  perciocché in essa veggonsi risoluti ardui proble-  mi , e una raccolta intellettuale di preziose verità  in vari autori sparse. Egli nel primo capitolo sta-  bilisce la sennata distinzione fra conoscenze pure  ed empiriche (i) , dalla quale inferisce la differen-  za fra logica delle idee e quella dei fatti, cioè fra  la logica del matematico e quella del filosofo.   Il secondo capitolo è pure pieno di sostanzio-  se dottrine. L’esame delle verità primitive a priori,  la confutazione della Kantiana dottrina, la quale sti-  ma esservi giudizi sintetici a priori che non sol-  vonsi nel principio di contraddizione, tutte le altre  riflessioni sulle definizioni sono con molto sagace di-  scernimento discusse.   Ammiro nel terzo capitolo 1’ analisi che dà del  raziocinio. L’ autore volgendo in pensiero l’ insuf-  ficienza dell' esame de’ filosofi su quest’ atto menta-  le , da profondo analista dimostra come un giudi-  zio si deduca da un altro giudizio , e quanti giu-  dizi sieno necessari per formare un raziocinio. E  questa sua analisi debb’ esser tanto gradita a’ pen-  satori , quanto più si chiami al pensiero esser le  teorie di Locke c Condillac imperfettissime. Difatti  nessuno, io credo, potrà esser soddisfatto in udire    Digitized by Google     30   che Locke reputa istruttiva quella proposizione clic  non è contenuta, nè identica con un’ altra, ma clic  è una conseguenza necessaria di essa. Invero il fi-  losofo inglese avrebbe dovuto provare , come av-  viene clic un'idea clic non è racchiusa in un’altra,  possa affermarsi di quest’ altra ; egli dice che ciò  può farsi perchè la seconda è urta conseguenza ne-  cessaria della prima ; ma per f appunto si cerca ,  come f idea B che non è racchiusa nell' idea A ,  possa dirsi una conseguenza di A. Se fra le due  idee A, e B non vi è alcuna relazione d’ identità ,   10 spirito non si vede come possa legarle insieme.  Nè può saziare la mente la dottrina Condillachia-  na, cioè che la dimostrazione altro non sia che u-  na serie di proposizioni perfettamente identiche , e  solo differenti nell’ espressione, perchè ciò supposto  non si può comprendere in qual modo il razioci-  nio estenda la sfera delle nostre conoscenze.   L’ autore fa eziandio conoscere in questo Ca-  tolo III. i due uffici del raziocinio, e ciò con mol-  ta evidenza ; come del pari mi piace oltremodo la  soluzione da lui data del problema relativo all’ i-  struzione del raziocinio, vale a dire in qual modo   11 raziocinio puro poggiato sull’ identità è istrutti-  vo ; problema che , se mal non mi avviso , è nei  desiderata del celebre Degerando, ed ingenuamen-  te dico clic il Sig. Galtuppi lavorando da filosofo  lo ha con molta soddisfazione risoluto. Stimo con-  venevole 1’ avere aggiunti a questa a.* edizione al-  cuni §§. perchè danno maggior lume alla dottrina  del raziocinio.   Dopo d’ aver egli considerato il raziocinio nel    Digitized by Google     31   pensiero, viene nel Capitolo IV. a considerarlo nella  parola. Fa un bastevol cenno de' modi di argomenta-  re ; poscia espone la dottrina del Tracy , il quale  opinava il sorite esser il modo naturale di ragionare,  c che il sillogismo debba ridursi al sorile c non già  questo al sillogismo. Debbo qui dire che il Gallup-  pi in questa a.* edizione con non poca nettezza dà  a conoscere la opinione dell' ideologo francese. Che  dirò della critica al Tracy fatta ? È eccellente , c  veramente degna dello spirito che f ha dettata. In  essa chiaramente si scorge 1’ equivoco preso dal  Tracy, cioè di aver confuso idee elementi del giudi-  zio, col giudizio stesso; il che lo condusse a con-  fondere l ordine della deduzione delle idee con quel-  lo della deduzione delle conoscenze ; ed è ancora  evidente come il sorite vada dall' universale al par-  ticolare, e non già viceversa, e perciò il sorite al  raziocinio si risolva.   In questo Capitolo IV. fa un leggerissimo toc-  co delle regole sillogistiche , ed i §§, a questa c-  dizionc apposti suppliscono alla mancanza della  prima.   In quanto all' ultimo Capitolo di essa logica ,  il quale ha per iscopo il metodo , per me credo  che il sullodato filosofo siasi bene internato nelle  ^®11 analisi e sintesi, ed il 56 di cui que-  sta edizione c adorna , è molto acconcio per mo-  strare le leggi dei due metodi. Giudico pure sen-  natamentc inseriti in questo luogo gli altri §§. sui  mezzi logici di passaggio da una proposizione no-  ia ad un altra ignola. Un' all ra lode finalmente è  d' uopo riferire al Sig. Galluppi. Egli comincia lo     32   studio dell'umana intelligenza non dall'origine del-  le idee o dalle facoltà dell' intelletto, cioè dallo stato  primitivo della mente, ma dalle conoscenze, vale a  dire dallo stato attuale ; c quanto questo metodo sia  esatto c possa influire al perfezionamento della scien-  za , lo han bene dimostrato insigni ideologi (a).   §• IL   Psicologia.   In questo volume 1’ autore analizza le facoltà  dell’ anima umana. Discute nel primo Capitolo la  quistione della percezione del me , esponendo lo  stato della quistione, le opinioni de’ filosofi (e bene  le ribatte) c con gran sagacilà stabilisce la coscien-  za di ogni sensazione esser congiunta colla perce-  zione del me. Avrei desiderato che 1’ autore nel  §. 6. avesse spiegato come per Condiilac 1 Io è la  collezione delle modificazioni che ciascuno prova ;  stantcchè nel §. 5. si legge che, secondo questo fi-  losofo, una prima sensazione non dà alla statua la  percezione del proprio essere, immedesimandosi es-  sa colia scusazione , ma come poi la statua ba il  sentimento dell’ lo, non si vede.   Il secondo Capitolo è del pari una chiara e  sottilissima disquisizione della percezione del fuor  del me : stato della quistione , pareri de’ filosofi ,  confutazione di essi, ragioni che sono la base del-  la di lui opinione , son cose tutte profondamente  condotte. É per lui ogni sensazione oggettiva , o  sia la percezione di un incognito.    Digitized by Googte     3.1   Passa nel ILI. capitolo a discorrere sull'Ana-  lisi. Mi vanno a sangue i §§. io e 11. che ho let-  to nella presente edizione ; specialmente il §. 11.  era indispensabile, perchè un' opera in cui tanto e  sì bene si ragiona delle facoltà dello spirito, è co-  sa alccrto non buona esser mancante delia defini-  zione di facoltà. Medesimamente penso dei §§. ag-  giunti al IV. capitolo, nel quale 1 ' autore svolge le  leggi dell' immaginazione.   Aè meno eccellente è il V. capitolo in che  1 ' autore discorre della Sintesi , ossia facoltà di riu-  nire le percezioni che * l ' analisi acca separate. I’’a  vedere eh’ essa è di tre specie : reale , ideale , ed  immaginativa. La prima unisce clementi reali di un  oggetto reale, e gli unisce perchè uniti sono offerti  dal senso interno, o dal senso esterno ; c tali ele-  menti possono essere congiunti o colla relazione che  è fra la causa e 1 ’ effetto , o con quella clic esiste  tra il soggetto c i modi, attinenze che sono reali ,  oggettive, essenziali. Dalla seconda prowengono le  relazioni d’ identità e diversità , clic dall’ autore so-  no stimate soggettive , ossia viste dell’ intelletto ;  come pure con essa sintesi ideale si formino le  idee universali , le quali sono esistenti nella men-  te , c non come han creduto tortamente Elve-  zio, Robinet ec. soli vocaboli. Suddivide , in que-  sta edizione , la sintesi ideale in oggettiva c sog-  gettiva: quella fa conoscere le relazioni logiche fra  gli oggetti reali , questa le stesse relazioni fra le  nostre idee. La sintesi immaginativa è la facoltà  di riunire in una percezione complessa, alla (/uà-     34   le non corrisponde alcun oggetto naturale , diver-  se percezioni, che hanno ciascuna un oggetto na-  turale. La suddivide in Civile e Poetica , mostran-  do come i prodotti di quella si possono cfTcUivare  dall’ opera dell’ uomo, mentre quelli della seconda  specie nascono dal pensiero, e son diretti allo stes-  so pensiero. Con questa sintesi immaginativa poe-  tica personifica il poeta gli accidenti naturali, ani-  ma la natura materiale, c crea in tal modo piace-  ri per 1’ immaginazione. .Non debbo quindi tacere,  che questo capitolo è da vero maestro toccalo , e  nessuno, per quanto io sappia, ha così ottimamen-  te ragionato su tal forza corabinatrice dell' intellet-  to. Potrei ancora dire le relazioni che hanno alcu-  ne di queste dottrine della sintesi colla realtà dello  umano sapere , ma dirò bensì che questo capitolo  c quello dell’ analisi sono all’ imparziale e saggio  lettore una prova della futilità del sensismo.   Tien parola nel sesto capitolo del desiderio e  della volontà, c distingue con Locke l'uno dall'al-  tra ; pure mette distinzione fra volere e deliberare.  Nel settimo capitolo si trattiene sulla memoria, re-  miniscenza c dimenticanza, incominciando a dimo-  strare che le sette facoltà da lui ammesse sono e-  lementari.   Or io osservo il numero delle facoltà elemen-  tari clic, secondo l’ illustre autore, giungono a set-  te , cioè sensibilità , coscienza, desiderio, volontà ,  analisi , sintesi , ed immaginazione , non è esatto.  Egli ha veduto che il desiderio non è , giusta la  di lui dottrina , facoltà elementare o primordiale ,  giacche in questa seconda edizione ha detto « può    Digitized by Google     35   non dimeno eccettuarsi il desiderio , il quale , se-  condo la dottrina che spiccheremo nel quinto vo-  lume, essendo uno stato misto dall’anima, può spie-  garsi col concorso di altre facoltà ». Son dunque  le potenze elementari , secondo il nostro filosofò ,  sei e non sette. Nei luoghi in che si legge dunque  che le potenze elementari dello spirito son sette ,  io credo che debbe correggersi e dirsi sei.   Buone osservazioni si leggono nell' Vili, ca-  pitolo dove il filosofo discorre sui sogni : ma il  §. 56. a questa edizione aggiunto non mi soddisfa  interamente. Il chiarissimo autore in questo §. si  propone discutere , se lo spirito possa nel sonno  esser privo d' ogni pensiero: confuta poi l'opinio-  ne di Locke , c si dichiara pel parere di Cartesio  c Leibnizio , cioè tien dietro a’ sostenitori del pe-  renne pensiero. Trascrivo le ragioni da lui addot-  te in conferma della sua opinione.   » Il sentimento del me sensitivo di un fuor  » di me non ci abbandona giammai nella veglia ,  » e ne’ sogni ; su qual motivo, lo faremo noi ces-  » sare in un sonno profondo ? Non mancano ccr-  » tamcnle allo spirito, in questo stato, gli oggetti  » di questo sentimento : 1’ io c presente a se stcs-  >* so: egli è unito al proprio corpo, e questo non  » si sottrae all’ azione de’ corpi stranieri su di es-  » so. Noi non abbiamo idea di uno stato dell’ a-  » nima nostra , che sia diverso dal pensiero. Ri-  » guardare l’anima come priva di qualunque pen-  » siero si c riguardarla in uno stato di morte ;  » stato che mi sembra impossibile ».   Perche l’ lo è presente a se stesso , c perche     36   egli è unito al corpo , clic non si sollrac all’ azio-  ne de’ corpi , 1' anima nel sonno profondo ha il  sentimento di sè e de’ corpi : così ragiona il Sig.  Galluppi. 3Ja è facile conoscere che ciò eh' egli  dice è senza base. Dacché l’ anima ha origine è  presente a se stessa ; dunque la quistionc se 1' ani-  ma alla prima sensazione percepisca se stessa (qui-  slione da lui con tanto senno discussa ) è inutile ,  giacche essa sempre percepisce se medesima , per-  chè a se stessa sempre è presente. Il dire poi clic  1’ Jo è unito al corpo che non si sottrae all' azio-  ne de’ corpi , è nulla dire ; giacché per sentire si  richiede non solo 1’ azione degli oggetti sul fisico ,  ma ben anco che gli organi di questo sieno ido-  nei alla loro funzione : e tale idoneità , come si  sa, manca agli organi dei sensi che sono, nel son-  no profondo spezialmente , in un perfetto riposo.   Il capitolo IX , che ha per iscopo gli abiti  intellettuali , è lavorato da eccellente maestro. Ho  letto con sommo piacere, in questa seconda edizio-  ne , come di tutti gli abiti intellettuali non se ne  possa rendere ragione colla rapidità di alcune as-  sociazioni , come la memoria si perfezioni coll’ e-  sercizio , 1’ effetto della ripetizione degli atti sulla  sensibilità, c, quel che più ammiro, l'esposizione c  confutazione dell’ opinione de' filosofi relativa a’ giu-  dizi abituali e rapidi , che trasformando le nostre  sensazioni, fuori di noi le trasportano. K all’ ulti-  mo grado di convincimento recato, che l'abito non  può produrre una facoltà che non si ha dalla na-  tura ; verità eh’ è feconda di molte illazioni.   L' ultimo capitolo è 1’ esame del sistema dei-    Digìtized by Google    37   le facoltà dello spirilo secondo Condillac. Il Sig.  Galluppi dopo aver esposto colle precise parole del-  1’ autore il sistema della sensazione trasformala ,  profittando de' lumi di altri filosofi , in ispczialità  di Laromiguicre , ne ba con non poca profondità  rilevato gli errori. Per altro non so perchè il chia-  rissimo autore nulla ha detto sulla dottrina del  Condillac relativa al desiderio , nè in altro luogo  di questi clementi mi è venuto fatto vederne cen-  no (3).    §. HI-    Ideologia.   Esaminate con tale e tanta penetrazione le fa-  coltà dello spirito , le quali sono i nostri mezzi di  conoscere , passa il dotto autore a vedere 1' origi-  ne e generazione delle idee. Ponendo mente alla  varietà de’ pensamenti de’ filosofi, sopra tal proble-  ma dell’ origine delle idee, ognun di leggieri si ac-  corge della sua difficoltà. Il filosofo per ben riu-  scire in tal gravissima impresa , è forza che con-  cili due sistemi contrari , quello cioè che fa nasce-  re le idee tutte da' sensi, c f altro clic suppone in  noi certe idee inerenti al nostro essere. Vediamo  se l’autore abbia bene risoluto il problema. Locke  avea detto tutte le idee semplici derivare dalla sen-  sazione e dalla riflessione; ed il nostro filosofo con-  viene in ciò col filosofo inglese , ina si allontana  quando e' si fa a dire che lo spirito è passivo ri-  guardo alle idee semplici , mostrando in un modo     38   chiaro che le idee sono gli elementi de' nostri giu-  dizi, e che questi elementi sono il prodotto della  meditazione su gli oggetti delle sensazioni e della  coscienza. Poi si accinge ad indagare se tutte le  idee semplici sieno il prodotto dell' analisi degli  oggetti della sensazione e della coscienza ; que-  stione nè da Locke , nè da suoi seguaci pensata.  L’autore osserva clic la cognizione del sistema del-  le facoltà dello spirito è sufficiente , onde risolvere  tal domanda. È difatti dalla sintesi ideale che prov-  vengono alcune nozioni soggettive , che si chiama-  no rapporti , i quali non corrispondono ad alcun  oggetto sensibile. Sono dunque nello spirito idee  semplici, che sono prodotte dalla sintesi.   In poche parole la dottrina dell’ autore è la  segnente. « Alla domanda, scrive egli, che cosa è  idea ? io risponderò : 1' idea c un elemento del  giudizio : essa è un prodotto della meditazione su  gli oggetti presentati dalla sensibilità e dalla co-  scienza : essa è un prodotto della meditazione sui  sentimenti. Con queste diverse espressioni io dirò  la stessa cosa. Alla domanda : d' onde ci vengono  le idee semplici? Io risponderò: alcune idee sem-  plici sono un prodotto dell’ analisi degli oggetti  sensibili ; altre sono un prodotto della sintesi. Io  risponderò ancora : alcune idee semplici sono og-  gettive : esse corrispondono ad alcune realità : al-  tre idee semplici sono soggettive ; esse non corri-  spondono ad alcun oggetto fuori dello spirito , le  quali derivano dalla facoltà di sintesi ».   In seguilo 1’ A. distingue le idee universali in  due specie; delle quali una comprende le idee es-    Digitized by Googl     39   senziali allumano intendimento, l’altra le idee ac-  cidentali allo stesso. Le prime son quelle, che cia-  scun uomo può colla meditazione sul sentimento  del me sensitivo di un fuor di me , formarsi ; le  seconde derivano dal paragone di alcuni individui,  che non si manifestano a tulli gli uomini. Egli con  buonissime ragioni stabilisce cosiffatta distinzione ;  ragioni desunte dall' indole delle lingue cc. c , ciò  che più è, con far conoscere che l'analisi stessa del-  le idee che Locke ci diè , conferma essa distinzio-  ne. Il filosofo inglese difatti non ci dà l’ analisi  delle idee accidentali all' intelletto, ma di quelle che  si trovano universalmente e costantemente in tutti  gli uomini , che hanno 1’ uso della loro ragione.  L' ideologia debbo dunque occuparsi delle idee es-  senziali.   In questa edizione 1' Autore con fino avvedi-  mento fa cenno de’ sostenitori dell’ idee innate , e  ne osserva le differenze che sono nelle loro opinio-  ni. I Cartesiani ammisero nel nostro spirito alcu-  ne idee innate, che, secondo essi, hanno una real-  tà obbiettiva. Alcuni di essi le riguardavano come  atti perenni, privi di coscienza, e simili agli amo-  ri abituali. Leibnizio ammise le idee innate , c le  stimò disposizioni , non atti : disse pure clic tali  virtualità sono accompagnate sempre da alcune a-  zioni , sovvente insensibili , che vi corrispondono.  Il filosofo di Koenisberg credè coi Cartesiani 1’ c-  sistenza delle idee innate, a priori, ma tolse a que-  ste , in se stesse considerate , qualunque obbiettiva  realità. Determinato lo stato della quistione , 1' A.  distingue conoscenze da idee o nozioni ; quelle so-     40   no giudizi , queste elementi di giudizi. Vi sono  delle conoscenze a priori , necessarie , universali ,  ma le idee elementari di esse sono ancora a prio-  ri ? Il fdosofo di Lipsia risponde di sì. Il nostro  autore non ammette idee anteriori ai sentimenti cd  assolutamente indipendenti dagli stessi, altaiche nem-  meno gli suppongano come condizione ; è per lui  r idea il prodotto della meditazione sui sentimenti,  egli ammette alcune idee essenziali all' intendimen-  to, per le quali idee non mancano ad ogni uomo  i mezzi per acquistarle , cioè il sentimento del me  che sente un fuor di me, c le facoltà meditative.   Dunque ci nega 1’ esistenza delle idee innate ,  nel senso di idee anteriori cd indipendenti assolu-  tamente da’ sentimenti, ma ammette nello spirito li-  na disposizione o virtualità a formar le idee sog-  gettive. È da notarsi ancora clic , secondo Locke,  tutte le idee essenziali sono oggettive , per Kant  tutte soggettive , c perciò distrutta la realità della  conoscenza, per l’A. alcune soggettive altre obbiet-  tive. Vorrei dir qualche altra cosa su questo im-  portante argomento , se non in impedisse il mio  proponimento; ma il savio lettore leggendo l'ideo-  logia ed il quarto volume del Saggio Filosofico  dell’ illustre Galluppi facilmente vedrà come egli si  allontani dal sensismo.   Dopo la discussione dell' origine delle idee ,  I A. si impegna ne' capitoli a. 0 3.° 4-° 5.® 6.° a  mostrare 1’ origine delle idee essenziali all’ umano  intelletto : cioè delle idee di spirito , corpo, unità ,  numero , tutto , identità e diversità , sostanza e ac-    Diqitized by Google     41   udente, causa cd effetto, tempo, spada, universo  c Dio , c nel settimo parla di alcuni errori della  volgare Ontologia. Ed è inutile riflettere che il Ch.  filosofo in tutto questo procedimento analitico è  sempre penetrante, e mi sembrano bene esaminate,  per non dir d’altro, le idee di causa ed effetto non  che quella di tempo, su le quali idee son conosciu-  ti gli sragionamenti di Hume per le prime , di  Kant per tutte e tre. Debbo qui dire , che avrei  desiderato più estesi cenni sullo spiritualismo e sul  materialismo. Sta bene , in questa edizione il capi-  tolo Vili, dell'influenza de' vocaboli nella forma-  zione delle idee dopo 1* esame delle idee essenziali.   È da notarsi con particolare attenzione, come  l’A. in questo capitolo si studia provare i vantag-  gi del linguaggio, cioè eh' esso fa l’analisi del pen-  siero , che rende più facile 1’ astrazione , eh’ è ne-  cessario per la scienza del calcolo cc.   Chiude questo volume coll’ imposizione cd e-  same della filosofia trascendentale. Si , è d’ uopo  dirlo apertamente, è pur vergogna ignorar questa  filosofia per chi vuole spingere addentro lo sguar-  do nella filosofia : tale e tanta è la rivoluzione fi-  losofica eh’ essa ha prodotta ! Il nostro autore con  nettezza cd ordine ne distende le precipue nozioni,  e ne osserva con sottilissimo avvedimento taluni er-  rori , quantunque avrei bramato veder qui alcune  riflessioni che ho apparato, massimamente leggendo  il terzo volume del suo eccellente Saggio Filosofi-  co. Egli riduce la lite fra la filosofia sperimentale  ed il trascendentalismo alla soluzione del problema:     49   la prima operazione dell' attività dell’ intelligenza è  1‘ analisi, o la sintesi ? Egli si determina per 1’ a-  nalisi , c però si avvisa il criticismo onninamente  venir meno.   §• IV.   Logica Mista.   È d’ uopo dir qualche parola sul quarto volu-  me. Imprende il nostro filosofo nel I. capitolo a  tener discorso delle verità primitive di fatto, il che  lo conduce ad esporre X idealismo di Cartesio, Ma-  lebranche e Lcibnitz, c di ciò fa una sottile confu-  tazione. Egli , non come alcuni filosofi che credo-  no aver confutalo gl’ idealisti quando han detto son  visionari , ribatte i loro sistemi con caldissime ra-  gioni ; ma si ticn sempre entro i limiti di un - ope-  ra elementare. In somma in questo capitolo si ve-  dono con gran penetrazione discusse le principali  quistioni relative alla realità delle umane conoscenze.   Ne’ susseguenti capitoli discorre sull’ istruzio-  ne del raziocinio misto ; adduce 1’ obbiezione di  Hume contro la legittimità de’ raziocini , coi qua-  li da un’ esistenza che si sperimenta, se ne deduce  un’ altra che non è oggetto di esperienza, c pene-  trando nel midollo della quislionc ottimamente sta-  tuisce la somiglianza fra il futuro ed il passato es-  ser una verità sperimentale : nè omette di esami-  nare i sistemi de’ filosofi su le cause naturali. Am-  miro oltre ogni credere ciò che scrive sull’ espe-  rienza primitiva c comparala , sull’ argomento di  analogia ; c i §§. che hanno per oggetto 1’ esame    Digitized by Googte    43   dell'origine della scrittura figurativa , geroglifica ,  sillabica ed alfabetica son condotti con non poco  senno , c , secondo il mio avviso, utilissimi a co-  loro clic volgono 1’ animo alla scienza.   Stabiliti i motivi legittimi de nostri giudizi ,  cioè coscienza , sensibilità, memoria, evidenza, ra-  ziocinio , ed altrui testimonianza , viene ad analiz-  zare i motivi c l’origine degli errori. Stima il dot-  to autore clic i suddetti motivi che conducono lo  spirito alla verità, lo conducano del pari all’ erro-  re ; nè ciò favorisce lo scetticismo , giacche esa-  minando egli attentamente l' Origine de’ nostri erro-  ri , dà a divedere che 1’ errore nasce supponendo  come motivo de’ nostri giudizi ciò che non è tale.  Pon fine alia logica mista parlando con maturo giu-  dizio della certezza, probabilità ed ipotesi.    §• V.   Morale.   Discusse le leggi del raziocinio , le facoltà ,  l’origine c generazione delle idee ed il raziocinio  misto, il clic è lo stesso avere esaminato 1’ intellet-  to, passa 1’ egregio Sig. Galluppi alla volontà , la  cui scienza chiamasi filosofia pratica o morale. Pren-  de egli le mosse dal fatto della scambievole influen-  za delle due facoltà dell’ umano pensiero , cioè  intelletto e volontà, e nel i.° e a. 0 capitolo si trat-  tiene a mostrare minutamente cosiffatta influenza.     44   Senza occuparmi «li tutto quello ebe di buouo con-  tengono essi capitoli, farò alcune riflessioni.   Vari pensatori avean definito il desiderio 1' in-  clinazione dell’ anima verso un oggetto ; ma il no-  stro valente filosofo sennalamente osserva clic i vo-  caboli forza , tendenza inclinazione applicati ai cor-  pi non destano altra nozione, se non «juella di una  causa ignota di un effetto noto , cosa potrebbero  significare applicati allo spirito? Ciò gli porge op-  portunità di meditare più addentro sul desiderio.  Egli dimostra essere il desiderio uno stato misto  dell’ anima di piacere c dolore ; questa dottrina ,  per quanto a me pare, è profonda. Ma le sue in-  dagini qui non si fermano , e vanno più in là. I  desideri dispongono la volontà ad agire , c 1’ effet-  to di quest’azione c il cambiamento della nostra fa-  coltà di conoscere ; ma ciò è cosi di tulli i desi-  deri ? Egli sembra che alcune volte 1' oggetto del  desiderio è di produrre nell’ animo de’ nostri simi-  li alcune modificazioni. Così la madre porge al suo  figliuolo la mammella per destare in lui le sensa-  zioni piacevoli del nutrimento dal latte : il padre  travaglia per lo ben essere della propria figiiuo-  lanza : 1’ oratore aringa per persuadere e commo-  vere i suoi uditori, il filosofo scrive per insegnare  la verità al genere umano. Quantunque ciò sia  vero , bisogna cercare , se il destare certi pensieri  nello spirito de’ nostri simili sia solamente deside-  ralo, come mezzo per aver noi certe percezioni, o  pure se in molti casi sia 1’ ultimo fine del nostro  desiderio.    Digitized by Google     43   Non pochi filosofi dissero la morale essere fon-  dala sopra un principio unico: tanto la madre che  piange la perdila del figlio, quanto colui che soc-  correre un infelice operano, solamente per amor di  se , per interesse. Tutto , secondo essi , parte da  questo principio. Non àvvi dubbio , dicono altri  pensatori , che f uomo è spinto ad agire dall’ a-  mor di sè , ma egli è del pari guidato da un in-  trinseco amore disinteressato verso dei soli simili.  E qui è da notarsi , che questa filosofica disputa  erasi sì a lungo portata, per non essersi con pre-  cisione determinato lo stato della quistionc. Indi è  che il dotto A. a ciò si accinge.   L’ uomo può volere una cosa perchè nè vuo-  le un'altra: allora questa seconda sarà il fine del-  le sue operazioni c la prima il mezzo. Possono  esservi mezzi di mezzi , cioè una cosa può esser  mezzo rispetto ad una , fine per un' altra ; latta-  volta in questa catena di mezzi e di fini evvi un  termine in cui la volontà si riposa c che è voluto  per se stesso : tal fine addimandasi fine ultimo. —  Inoltre non bisogna confondere il desiderio coll’og-  getto desiderato. Il proprio piacere entra in cia-  scun desiderio, come parte costitutiva dello stesso,  ma questo piacere non si deve confondere coll’og-  getto desideralo. Permesse queste nozioni, ecco co-  me determina lo stato della quistionc. L oggetto  del desiderio è esso sempre di cambiare lo stato  della nostra facoltà di conoscere ? In altri termi-  ni : il fine ultimo della nostra volontà è esso sem-  pre il cambiamento dello stato del nostro intcllet-     46   to ? Questo fine ultimo può egli essere un certo  stalo dell' anima degli altri uomini ?   Stabilito così bene lo stato della quistione , e-  gli sembra facile darne la soluzione, Quando io ve-  do cader nel fuoco o in un fiume un fanciullo ,  non penso certamente a me, obbiio anzi me stesso,  cerco di ajutarlo, c sono fuori di me colla mente,  colla volontà e coll' opre. Può egli negarsi che la  compassione per l’ altrui miserie sia un’ affezione  primaria e naturale del cuore umano ? Infiniti e-  scmpi dimostrano ciò. — Senza questa originaria  disposizione della nostra natura , in qual modo il  poeta potrebbe commovcrc gli spettatori? — L’uo-  mo non di rado ajuta il suo simile con gravissi-  mo pericolo di sò ; egli incontra qualche volta vo-  lontariamente la morte per salvare 1’ amico. Tanto  è il potere di siffatta molle del nostro cuore !   Ma, dicono altri filosofi, i motori della volon-  tà sono il piacere ed il dolore : essa va costante-  mente in cerca del primo , c fugge costantemente  il secondo. A questa ricerca e fuga costante si dà  il nome di amor di se stesso, amor proprio. Tut-  te le azioni della volontà han dunque per fine ul-  timo 1’ amor proprio , c noi amiamo gli altri per  nostro ben essere : il proprio me è 1’ ultimo ter-  mine di ogni nostra tendenza. Questa obbiezione  nasce dall’ ignoranza dello stato della quistione. Egli  è fuor di dubbio, che i principi motori della volon-  tà sieno il piacere ed il dolore, ciò non di meno è  estraneo al nostro proposito , perchè c relativo al-  l'origine e alla natura delle nostre affezioni, mentre  noi cerchiamo 1’ oggetto de' desideri, cioè se 1 og-    Digitized by Google    47   getto di ogni nostro desiderio sia il me. Quando al  vedere un infelice corro a soccorrerlo, la mia vo-  lontà è mossa dal dolore prodotto dalla vista di  quell' infelice , ma 1' oggetto di essa è il cambia-  mento dello stato interno del mio simile. Ne dica-  si che prestato il soccorso segue un certo piacere,  perchè le conseguenze che provengono da un’ a-  zione non sono sempre il fine ultimo di quest' a-  zionc. L’ uomo non pensa a sè in tali casi , egli è  concentrato sul suo simile , ed opera per liberarlo  dal dolore. Aggiungi, clic se 1’ oggetto del deside-  rio fosse il piacere di vederlo sollevato , egli ope-  rerebbe mosso dal piacere e non già dal dolo-  re ; la vista dell’ infelice sarebbe per lui piacevole,  poiché ciò , che si riguarda come mezzo di perce-  zioni piacevoli , è piacevole. — Finalmente tutto il  genere umano mette distinzione fra le affezioni be-  nefiche o diffuse, die hanno per fine ultimo il pia-  cere ed il bene altrui, c le affezioni interessate che  hanno per fine ultimo il proprio piacere ed utile.  Si rispetta c venera il vero amico , il cuor benefi-  co e compassionevole ; si trascura c disprczza l'af-  fezione dell’avaro, dell' uomo insensibile, dell’ adu-  latore, dell’ambizioso, dell'egoista, cc. Da queste  fioche parole è facile il dedurre , che 1' A. fissan-  do il vero stato della disputa , ha potuto bene  sol verta.   Non poche altre dottrine di grave importanza  sono ancora ne’ primi due capitoli. Lcggcsi in que-  sta seconda edizione un migliore ordinamento dei  principi attivi indeliberati della nostra natura , i  quali sono i.® L'appetito scntitivo , a.® Il deside-    «   rio della propria eccellenza, 3.° Desiderio di cono-  scere il vcro'o curiosità , 4 ° Desiderio della glo-  ria, 5." Desiderio della società. G.° Il desiderio del-  la superiorità su gli altri uomini, il che compren-  de «lucilo del potere e l’ emulazione , 7. 0 Le Affe-  zioni. È d’osservarsi che l’Autore ha dato un nuo-  vo ordinamento, attingendo ai principi di Deaeran-  do e dello Stewart.   Il terzo capitolo ha per oggetto il bene c ma-  le morale. Sono in esso esposti e censurali con  somma chiarezza il sistema sulla morale del cele-  bre Wolff e (pici lo di Elvezio. Sebbene questi due  sistemi partano da un principio , cioè nel riporre  nella felicità 1’ unico principio motore c regolatore  delle umane azioni , pure sono fra essi importanti  differenze. Nel Wolfiano sistema si concede l’uma-  na libertà, la bontà c malizia intrinseca delle azio-  ni ec. le quali cose non sono affatto ammesse da  Elvezio che tortamente credè tutte le potenze del-  1’ anima esser riposte nella sensibilità.   Il valente nostro fdosofo , venendo alla criti-  ca, reputa esser due i principi determinanti la vo-  lontà, la felicità ed il dovere; osserva del pari che  vi sono azioni moralmente buone c male ; di’ evvi  una giustizia ed ingiustizia universale indipendente-  mente dalle leggi positive cc. ec. In fine, onde del  tutto abbattere la dottrina dello interesse persona-  le , egli dimostra che subboruinando il dovere al  personale interesse, si distrugge la moralità delle a-  zioni. Mi piace offrire brevemente gli argomenti da  lui addotti.   i.° La volontà dell'uomo virtuoso differisce    Digìtized by Google    49   intrinsecamente da quella dell’ uomo vizioso ; ora  nel sistema del personale interesse le due volontà  sono le stesse, perché vogliono la stessa cosa, cioè  il proprio utile. Questa morale è dunque contraria  alla voce dell’ interno sentimento della coscienza.   a. 0 Nella morale, di cui parliamo, la virtù non  risiede nella volontà , ma nell’ accortezza dell’ ope-  rare (4) ; poiché con un cuore il più perfido si  può esser cauto tanto da fare il proprio utile. Ma  la virtù , secondo la testimonianza della coscienza,  dee risedere nella volontà : questa morale è dun-  que contraria alla vera virtù ; e perciò falsa.   3.° La legge morale dee essere assoluta ed u-  ni versale; ora la morale poggiata su 1’ utile c fon-  data su la situazione ipotetica dell’ uomo, la quale  cambiandosi , cambia parimenti nell' uomo il prin-  cipio di direzione, e la virtù diviene vizio, il vizio  virtù. Dunque, cc. ec.   Io voglio dire dunque apertamente, che la dot-  trina dello interesse personale , appo noi adotta-  ta da’ più , s’ insegnava qual verità saldissima , c  oggimai crollata ; c vorrei che i leali seguaci di  WolfT od altro sostenitore di siffatto sistema , me-  ditassero gl’ inconcussi argomenti che vari filosofi,  e Galluppi specialmente, hanno al loro sistema op-  posti.   È pure gravido di eccellenti dottrine il IV.  capitolo che intende a mostrare le relazioni fra , la  virtù c la felicità. Ira le cose ottime eh’ esso com-  prende hanno un luogo distinto l’ indagine , se la  morale sia fondata sul scutimcnto o sulla ragione ,     50   c si fa contro Humc vedere che consiste nella ra-  gione ; la liberti della volontà è difesa dalle ob-  biezioni dei fatalisti ; in ultimo 1’ immortalità dal-  l'anima. Laonde nel V. capitolo dagli esposti prin-  cipi deduce tutti i doveri dell’ uomo , e nel VI. i  mezzi per esser felice. Nulla in questi capitoli ei  lascia a desiderare ; vedendosi pure sviluppata la  dottrina del bello c del sublime secondo le dottrine  svolte nella Psicologia. Analisi sottile vedesi nel VII.  capitolo delle passioni, dove l’A. fa uso di alcune  riflessioni di I’eder. Dà termine al quinto ed ulti-  mo volume con parlare sulla Religione. Egli esa-  mina le relazioni del Cristianesimo col cuore uma-  no , ed il risultamcuto della sua investigazione è il  seguente.   La religione è il dono più augusto della be-  neficenza del Creatore , per condurci alla virtù ed  alla felicità. Essa ci annuncia due specie di dommi,  clie servono a questo doppio oggetto , quelli cioè  che la ragione può insegnarci , altri che sono so-  pra della ragione. Il benefìcio della rivelazione pei  primi dommi consiste in ciò eli’ ella li conferma ,  li annuncia in un modo positivo, li sanziona c di-  legua su l’oggetto qualunque incertezza. Pe’ secon-  di ella riempie il vólo, che la ragione ci lascia su  di alcuni punti , e ponendo in armonia le nostre  affezioni, soddisfa tutti i bisogni del cuore umano.   Da quanto ho esposto, e più da quanto ognu-  no è capace di conoscere avvicinandosi allo stesso  autore, avendo io detto poco o nulla, potrassi de-  durre quale c quanta utilità possa cogliersi dallo  studio degli Elementi di Filosofìa dell' esimio Gal-    Digitized by Google     51   lappi. E se ciò c verissimo, perchè non porre es-  so autore in mano della gioventù ?   Io, che schiettamente parlo, non debbo tacere  che gran parte della gioventù nostra è male av-  viata nello studio della filosofia spettatrice c mo-  rale; perocché, tranne qualche precettore, usano in  questo secolo dare taluni autori elementari di filo-  sofia, i quali non rispondono affatto a que' bisogni  che dal profondo pensatore si sperimentano , vol-  gendo uno sguardo alle vicende avvenute in filoso-  fia da Cartesio sino a Kant , c da questo a noi.  E in vero non è pur vergogna, che nel secolo di  Laromiguicrc, Degerando, Galluppi, Cousin si fac-  cia studiare un Troi.sc, un Capocasalc od altro si-  mile autore? Nulla produrrà sul nostro spirito l'e-  sempio di vari luoghi della nostra Sicilia, ne’ qua-  li essa scienza con prospero successo si coltiva ?  Diasi dunque bando a colali autori , si studi Gal-  luppi , c si vedrà fra noi risorta la saggia c buo-  na filosofia.         Digìtized by Google     53    ANNOTAZIONI    Tesasse^    (1) Il signor Accordino , parlando ne' suoi Elementi di  Filosofia delle verità a priori , scrive cosi :   » Noi possiamo , egli è certo , percepire molte verità a  » priori , ossia che precedano ogni esperienza; ma ben pon-  ti derate tali verità si scorre , che non tono che «no sommo  » di esperienze già fatte , che somministrauo alla mente dei  » dati , che potranno servire per altre esperienze da farsi ;  » non in diverso modo , che la mente si forma le idee ge-  » nerali considerando un numero sufficiente di oggetti parti-  » colati, e si giova poi delle stesse idee generali per analiz-  » zare altri oggetti, che presentatisi posteriormente ». Voi. /.  Cap. XIV,   Le verità pure , a priori , speculative sono dunque , se-  condo il detto Autore , una somma di esperienze già fatte ,  il che importa non sono a priori, avendo esse origine dall’ e-  sperienza , come l’ esempio delle idee generali chiaro ci fa  scorgere. L’ Autore pertanto nel Cap. XVI. dello stesso vo-  lume confessa l’ esistenza delle verità indipendenti da qua-  lunque esperienza, e perciò offre una palpabile contraddizione.   » Ogni cosa , ei dice, che comincia ad esistere esige u-  » na causa. Questa verità i speculativa , generale , indien-  ti dente da qualsivoglia tperienza x.   (2) Cousin , Cours de I’ histoire de la philosophie lef.  16 . Galluppi , Lez. di Logica e Metafìsica Lez. VII. In una  lettera che l'esimio signor Tedeschi ha inserito nel giornale  del Maurolico , An. I. N.° 14 , 30 Dicembre 1831 , lettera  piena di filosofiche dottrine , ha reso elogio al celebre Gal-  luppi , perche nelle sue lezioni di logica e metafìsica adottò  tal metodo , e del pari ha sviluppato con molto senno gl' iu-    Digìtized by Google     54   convenienti in che incorsero vari filosofi per aver seguito l'op-  posto metodo.   (3) lo non oso asserire che il sistema delle facoltà del-  l' Autore sia perfetto , ma dirò bensì esser quello che più  si avvicini alla perfezione , o almeno scevro di quelle mende  che spesso aflacciansi alla mente del sensatissimo ed impar-  ziale lettore, meditando le opere di WolIT , Bonnet , Condil-  lac, Tracy, Stewart, La Romiguiere ec. L’illustre autore ha  saputo trarre molti lumi da questi ed altri filosofi , ma pur  tuttavia il di lui sistema è suo. Egli si è giovato delle Le-  zioni del Prof. La Romiguiere ; eppure quali differenze non  sono fra i loro sistemi ? Omettendo tante diversità, una del-  le precipue si è che nel sistema di La Romiguiere tutte le  facoltà ( intendi le attive ) si fanno derivare dall' attenzione ,  la quale trasformandosi diviene comparazione , raziocinio : e  perciò meritamente detto il sistema dell’ attività trasformata.  Tal sistema è stato pure adottato dal Signor Amice nel suo  Manuale di Filosofia Sperimentale ( 4. Dissertazione ]. Ma il  Sig. Galluppi, sebbene con La Romiguiere distingue l’attività  dalla passività, pure con fino giudieio divide quella, quasi di-  rei, in due rami, cioè nell’ analisi o facoltà d’ isolare le per-  cezioni, e nella sintesi o facoltà di unirle; cosicché sono due  modi di esercitare 1’ attività distinti, senza veruna trasforma-  zione ; sono facoltà elementari attive. Io poi non senza ra-  gione osservo, che i sostenitori dell’ atticità trasformata non  sono alfatto conseguenti ai loro principi ; perciocché conven-  gono che presentati all' intelletto i materiali delle sue cogni-  zioni, egli agisce, e che questa sua azione o isola, decompone,  astrae, o pure riunisce, concreta, combina. — Ora decompor-  re è lo stesso che unire ? Dividere è la medesima cosa che  ■ comporre, combinare? Se sono due atti non solo diversi, ma  opposti , come si asserisce che 1' uno è una trasformazione  dell’altro? — E posto che si volesse concedere l' esistenza  di questa trasformazione , dovrebbe ammettersi nello spirito  qualche facoltà trasformatrice. Ed in tale ipotesi cosa avver-  rebbe dell’ attività soggetta ad una forza che la trasforma ?  Da ciò concludo che l’ atticità trasformata è del pari inso-    Dìgitized by Google    55   stenibile che la tentazioni trasformala del Condillac , c che  Galluppi ha bene rettificato quest’ errore del Professore La  Romiguiere.   (4) Ammettendosi per vero che 1’ uomo virtuoso ò spin-  to a fare il bene da un calcolò interessato , non si verrebbe  a calunniare Washington e 1' apostolo Giovanni ? SI , perchè  essi in tal caso non sarebbero stati più virtuosi di Robespier-  re e di Giuda, ma solamente migliori calcolatori. È d’ uopo  ripetere col Ginevrino filosofo : te non vi <f un bene morale ,  di cui bisogna tener conto , non si spiegheranno giammai per  l' interesse personale, se non che le azioni de’ malvagi.      Digitized by Google    ADDIZIONI    56    AL CENNO SUGLI ELEMENTI DI FILOSOFIA  DEL BARONE PASQUALE GALLUPPI      Questo Cenno sugli Elementi di Filosofia del Galluppi  è un estratto dell’ opera in discorso. Chi pon mente allo  stato intellettivo del nostro paese in quel tempo , avrà una  chiara spiegazione de' miei tre primi Opuscoli. Gli autori ,  che qui allora signoreggiavano, erano Tracy , Pezzi o altro  autore di simil tempra e peggio ; quindi era mestieri mo-  strarne gli errori , c biasimarli , ed esporre insieme le dot-  trine del Galluppi c quanto fossero superiori a quelle domi-  nanti, c come una nuova e forte spinta dessero agli ingegni,  emancipandoli dalla servitù intellettuale straniera.   F.ra necessario adunque che colla voce e cogli scritti si  mirasse al nobile intento ; e ciò, per quanto era in mio po-  tere , feci. Se non che , essendo trascorsi quasi venti anni  dalla pubblicazione de’ mici tre primi Opuscoli sin oggi, per-  ciò mi è forza apporre qualche nota, fare alcuni cambiamen-  ti ; in somma studiarmi di migliorare al possibile tutte le  operette edite. Tuttavia dichiaro , che se volessi dire tutto  che mi ricorre al pensiero, andrei troppo per le lunghe : ma  il lettore potrà di leggieri supplirvi, svolgendo tutti gli scritti  messi ora in luce , specialmente quelli che ora vengono per  la prima volta pubblicati.    Digitized by Google    57 .   NOTA PRIMA  Alla Logica Pura.   Dapprima nulla dirò sulla definizione della filosofia po-  sta dal Galluppi, perchè in altro luogo ( nei Contigli alla gio-  ventù die volge t'animo alla Filotofia J ne dirò alcuna cosa.   Mi farò ad esporre un’ osservazione sulla distinzione dei  giudizi inpuri ed empirici, argomento di grave importanza.   Che una profonda meditazione , applicata alle umane co-  gnizioni , di leggieri ci conduce a distinguerle in due classi o  specie , è ormai cosa fuor di dubbio. Perciocché in taluni  giudizi si scorge fra il soggetto ed il predicato , anticipata-  mente a qualunque esperienza , una necessaria relazione , a  tal che 1’ opposto è impossibile , è inescogitabile. Cosi , in  questa proposizione: ogni e/felto dee avere una causa, si per-  cepisce un' attinenza necessaria fra effetto e causa , o che  ciò che comincia ad essere, ha di necessità di ciò che lo con-  duce all’ essere.   Nè vale il dire essere 1’ esperienza , 1’ abitudine , quella  che c’ induce a pensare che ogni effetto abbia la sua cagio-  ne ; giacché se fosse l’esperienza, allora potrei io esser cer-  to che gli effetti finora osservati sieno prodotti da una ca-  gione , ma chi mi assicurerebbe con certezza assoluta , che  in avvenire e sempre e in tutti i luoghi sarà così ? Intanto  è fuori della mia potenza cogitativa il pensare , che vi sieno  effetti non prodotti da cagione.   Non così in altri giudizi , ne’ quali l’ intelligenza più  grande non potrebbe anticipatamente a qualunque esperienza  scovrire relazione alcuna fra i termini del giudizio , nè, do-  po averla scorta , impossibilità dell’ opposto. L' uomo non  potrebbe conoscere , senza la debita esperienza , che il fuoco  lia la virtù d’ incenerirlo , che 1’ acqua ha il potere di disse-  tarlo , o affogarlo. Quantunque sì è veduto che tutti i corpi  sono centripeti , pure si può pensare che un corpo stii in  aria. Dal che è facile il raccogliere esistere nello spirito u-  mano due specie di cognizioni , aventi caratteri non solo di-     .58   versi, ma opposti. Perocché i giudizi empirici sono sperimen-  tali, mentre i puri indipendenti dall' esperienza : gli empiri-  ci sono contingenti , cioè i' opposto è pensabile , laddove i  giudizi puri sono necessari , cioè 1’ opposto è impossibile o  inescogitabile : i giudizi empirici infine sono particolari , e  quando sono generali , la loro generalità è 1’ espressione si-  nottica de' casi particolari, mentre i giudizi puri sono sempre  mai universali, o d’ una universalità assoluta   Dalle quali cose è facile il desumere quanto sia lontana  dal vero la scuola empirica , che , per esser logica , dovette  negare 1’ elemento puro , necessario ed universale che infor-  ma 1’ umana cognizione, senza accorgersi, per non dir d’ al-  tro, che veniva in tal motto a distruggere la scienza , perchè  la scienza, senza l'elemento razionale, è il corpo senza vita  ed anima. Laonde quell’ empirismo Lockiano che muovendo  dall’ Albione avea invaso la Francia , l' Italia e la Germania,  grazie alla potente ed autorevole voce del filosofo di Koni-  sberge , cominciò dapprima a tentennare , e poi per terribili  colpi ricevuti d' altri filosofi , venne del tutto meno. Laude  somma nella nostra Italia si merita il Galluppi, per tacere di  altri insigni sapienti a lui posteriori , che primo mirò a si  nobile intento , e f ottenne.   Se non che , per mio avviso , questo non è tutto , giac-  ché devesi andare più avanti. Conciossiacchè , se la filosofia  lia rimosso da sè quel cieco e futile empirismo , riconoscen-  do quell’ elemento razionale , necessario , immutabile , essa  evitar deve f altro scoglio , nel quale è facile rompere e far  naufragio , intendiamo 1' imperfetto e monco razionalismo : il  quale, coinechè benemerito alla scienza per aver riconosciuto  e posto fuor di dubbio 1’ cimento vitale della stessa , si è  ingannato poi nell’ indagarne la sorgente , perchè lo ha fatto  derivare dal subbietto. Tale è f origine di quel subbiettivi-  smo , che ha prodotte tante aberrazioni. — Dal quale chi  brama tenersi lontano, è mestieri che dapprima ponga mente  alle seguenti riflessioni :   1 Se I’ elemento razionale non può derivare dall’ espe-  rienza esterna, perchè questa è contingente, non potrà nem-    Digitized by Goo    59   meno avere origine dall' interna esperienza , essendo questa  pure colpita dallo stesso carattere di contingenza.   2.° È necessario distinguere nell’ essere pensante stato  intuitivo o primigenio da stato riflessivo o secondario, in mo-  do che nello stato riflessivo il pensiero ripiegandosi sopra se  stesso osserva gli elementi razionali nella coscienza , ma ciò  è nel secondo stato , che è quasi riverbero del primo — e  sarebbe assurdo il riferire al secondo ciò , che spetta al pri-  mo, o che siano le cose nel primo, come appariscono nel se-  condo.   £ forza che la filosofia, degna del nomo di scienza prin-  cipe, si allontani non solo dall’ empirismo, ma anco dal mu-  tilato razionalismo , e si trasporti con volo sublime in una  sfera piò elevata e più pura , che è base a tutto quanto lo  scibile, vogliamo dire nella primigenia apprensione , dove sta  la prima notizia rudimentale del vero.   NOTA SECONDA   Alla Logica Pura.   Ciò che dicemmo nella precedente nota rispetto alla di-  stinzione delle cognizioni , della quale il Galluppi discorre  nel 2.° capitolo, può avere eziandio uno schiarimento , se ci  faremo a volgere uno sguardo al principio del terzo capitolo,  ove si tratta di principi , o meglio della loro necessità nella  scienza. •   La scienza essendo una catena di raziocini , sarà perciò  un conserto di giudizi tutti fra di loro legati da costituire un  tutto armonico, compatto , solido in modo che nulla più. Or  tutti i giudizi componenti una scienza non possono essere dc-  . dotti, perchè in tal caso non vi sarebbe da quali cose, o da  che sieno dedotti ; dunque ammesso il giudizio dedotto , vi  dee essere quello non dedotto. 1 giudizi di una scienza , che  non sono dedotti, diconsi principi.   In altro modo. 1 giudizi che compongono una scienza  non possono essere tutti d' una evidenza mediata , perchè     60   mancherebbe la sorgente di questa ; dunque ammessa 1' evi-  denza mediata si deve ammettere I' evidenza immediata. I  giudizi d' una scienza che sono d’ una evidenza immediata ,  diconsi principi.   In altro modo. I giudizi componenti una scienza sono  dipendenti gli uni dagli altri , ma non possono essere tut-  ti dipendenti , perchè non vi saria in tal caso d’ onde muo-  vere ; dunque ammessi i giudizi dipendenti si devono ammet-  tere i giudizi indipendenti. Questi giudizi indipepdenti diconsi  principi.   Saranno adunque i principi quelle primigenie verità di  una scienza, che non sono dedotte , che non sono d’eviden-  za mediata, che non sono dipendenti.   Quindi a ragione si può dire essere i principi quelli, che  virtualmente racchiudono tutte le verità dedotte, altalchè so-  no i semi fecondi dell'umana scienza. Essi principi sono, ri-  spetto all' ordineintellettuale , come il sole nell' ordine fìsico  rispetto a’ pianeti , e siccome la luce si diffonde dal sole in  tutti i corpi opachi , così essi, come altrettanti soli , sfolgo-  reggiano d' una luce lor propria che si diffonde in tutte le  altre cognizioni. I principi sono i cardini su cui stanno le  scienze , sono i perni su cui esse si agirano. Essi sono ne-  cessari, immutabili, assoluti , eterni, e perciò per questi loro  caratteri non possono originariamente derivare da qualunque  esperienza sia interna che esterna , essendo proprio di qua-  lunque esperienza il porgerci delle cose contingenti. Adunque  essi si trovano non negli oggetti dei sensi, non mai nel sog-  getto pensante, quantunque si affacciano a questo , che li ri-  ceve , gli svolge , ed appariscono nella coscienza nello stato  riflessivo ; la quale apparizione dà luogo all’ errore di coloro  che per questo li giudicano subiettivi. ( Vedi la mia Orazio-  ne Inaugurale §§. 7. 8. 9. c seguenti }.    Digitized by Google     f.L   NOTA TERZA  Alla Logica Pura.   Quantunque questa nota , nella quale si dimostra ogni  raziocinio dovere esser composto di tre giudizi, non contenga  cosa alcuna in opposizione alle idee dell’ illustre filosofo , pu-  re crediamo utile inserirla. Essa venne per noi dettata agli  alunni.   Proponendoci dimostrare quanti giudizi debbano forma-  re un raziocinio , noi muo veromo da una semplice verità ,  cioè che il raziocinio consiste nel dedurre una cognizione  che è compresa in un'altra, o che è in attinenza colla stes-  sa. Or se ciò è vero, come è verissimo , ne conseguita che  la conoscenza dedotta non può essere nè perfettamente iden-  tica, nè del tutto diversa alla cognizione , o giudizio , da cui  è cavata; perocché se il giudizio dedotto o illazione fosse on-  ninamente identico al giudizio principio , in tal caso non vi  sarebbe nemmeno P ombra del raziocinio, ma una noiosa ri-  petizione di uno stesso giudizio per ben due volte. Chi di-  cesse : /.’ anima è immortale, adunque l' anima i immortale,  non avrebbe ragionato, ma enunciato due volte la stessa pro-  posizione ; egli non avrebbe nè dimostrato , nè provato cosa  alcuna , sotto qualunque senso si assumano le voci prova u  dimostrazione ; egli non avrebbe nè svolto , nè esplicato ciò  che chiudeasi nella prima proposizione, e perciò quel dunque,  aggiunto alla seconda proposizione, è senza alcuna ragione, è  arbitrariamente unito ; adunque la seconda proposizione non  è veramente illazione , quantunque ne mentisca P apparenza.   Venendo alla seconda supposizione , cioè che il giudizio  dedotto sia totalmente diverso dal giudizio principio , chiaro  si vede non esservi in tal cosa raziocinio alcuno , ma una  sintesi arbitraria di due giudizi diversi, non aventi alcuna re-  lazione , salvo quella estrinseca posta dal volere di chi do-  vrebbe ragionare , ma non ragiona. Se alcuno si facesse a  dire : Il cerchio ha tutti i raggi eguali , adunque la neve è  fredda , egli non ragionerebbe in alcun modo , non essendo    Digìtized by Google     62   la seconda proposizione nè compresa , nò in relazione alcuna  coll’altra; egli darebbe una prova di una sintesi capricciosa,  non fondata nelle idee , ina germinata dal proprio libilo.   Or se il giudizio dedotto non può essere nè al tutto i-  dentieo nè diverso dal principio , se noi legittimamente spes-  se fiate ragioniamo , come pare fuor di dubbio , ne dee se-  guire che fra il principio e I' illazione vi debba essere una  certa identità , o pure una certa diversità , il che significa  non dovere l’ illazio ne essere nè perfettamente la stessa o  diversa dal giudizio principio. Adunque l.° se il predicato del-  l' illazione è lo stesso di quello del principia, i due soggetti  di esse proposizioni debbono essere diversi : 2.° se il sogget-  to del principio è lo stesso di quello dell’ illazione , i due  predicati debbono essere diversi: 3.° se il soggetto del prin-  cipio è identico al predicato dell' illazione, allora il soggetto  di questa deve essere diverso dal predicato di quello , 4.° sa  il predicato del principio è lo stesso del soggetto dell’ illa-  zione , in tal caso il predicato di quest’ ultima è identico al  soggetto del principio. Questi quattro casi ben ponderati ci  condurranno a dimostrare , che tre giudizi debbano necessa-  riamente formare un raziocinio. In elfetti ponendo mente al  primo caso, cioè allorquando i predicati del principio e dei-  fi illazione sono identici , è facile comprendere clic questo  primo caso è solubile in due ; perocché due soggetti aventi  lo stesso predicato , è necessario che fra di essi corra una  tal quale attinenza , ma non potendo essere perfettamente i-  dentici , segue che i due soggetti debbano essere o due idee  aventi identità specifica o generica, o debbano essere lo stes-  so soggetto sotto due forme diverse considerato.   Ora se ci facciamo a concentrare il nostro pensiero sui  cinque enunciati casi, che tutta comprendono la forza dedut-  tiva , toccheremo con mani tre giudizi entrare nella forma-  zione di ogni raziocinio. Conciossiaccbò essendovi in ogni pro-  cesso deduttivo due idee identiche, sieno predicati, o soggetti,  o soggetto e predicato, o questo e quello, sarà gioco-forza am-  mettere che fra le altre due idee siavi una relazione, la qua-  le, essendo dalla mente ragionatrice compresa, può essa attri-    Digitized by Google    03   bnire, o negare al snbbietto dell' illazione Io stesso predicato  del principio , o al predicato dell’ illazione Io stesso soggetto  del principio, c cosi via. É così necessario questo pensiero,  che comprende la relazione fra le due idee diverse che sono  una nel principio , 1’ altra nell' illazione , che senza di esso  pensiero non si può dedurre, non si può dir dunque , e per-  ciò noi lo chiameremo la ragione della deduzione. Per ren-  der chiaro ciò che dico , mi studierò ragionar con qualche  esempio la cosa.   Se died : l’ animale è sensitivo , dunque il rane è semi-  tiro , ognun vede che io attribu isco al cane la sensibilità ,  che ho dato all'animale , perchè veggo che il cane è com-  preso nell’ estensione del genere animale, il che significa che  io veggo una relazione fra cane ed animale. In fatti se ta-  luno mi richiedesse : il perchè dall’ aver io data la sensibili-  tà all’ animale , io concludo che il cane è sensitivo , io non  potrei rispondere in altro modo, se non dicendo : essere il  cane sensitivo , perchè animale. Adunque si vede che il ra-  ziocinio riducesi a questo : L’ animale è sensitivo, — Il cane  è animale, — lì cane è dunque sensitivo.   Quest’ applicazione della ragione generale , che noi ab-  biam fatto a questo caso particolare , è facile estenderla ad  ogni caso , essendo sempre necessario che lo spirito vegga  una relazione fra un’ idea dell' illazione ed un’altra del prin-  cipio , essendo le altre due identiche , e dovendo egli attri-  buire ad una idea riconosciuta identica a quella del principio  un’ idea che è diversa dall’ altra dello stesso principio.   Dalle quali cose ci è facile il dedurre tre essere i giu-  dizi che in ogni caso compongono il raziocinio: giudizio prin-  cipio , giudizio dichiarante o applicativo e giudizio dedotto  o illativo.     04   NOTA QUARTA   %   Alla Logica Pura.   L’ Autore è d’ avviso che due sieno le funzioni del ra-  ziocinio puro , cioè una che consiste nel legare e porre in  ordine le nostre cognizioni ; 1* altra nel somministrarci delle  cognizioni , che sono 1’ esclusivo risultamento del raziocinio  (Cap. 4.°).   Or si può domandare : in qual cosa il secondo ufficio si  distingue dal primo ? Si risponderà che nel primo caso la  conoscenza si avea indipendentemente dal ragionamento e sol-  tanto mercè di questo si riduce alla sua classe , mentre col  secondo ufficio la cognizione si ottiene esclusivamente per  mezzo del raziocinio.   Ma ancora si può domandare : quando nel primo caso  si classifica, non si ottiene una relazione che pria non si a-  vea ? Certo che si. E può questa cognizione ottenersi senza  ragionare ? Non mai. Adunque la cognizione della relazione  che si ottiene nel primo caso è pure esclusivo risultamento  del raziocinio. Se ciò è vero , in qual cosa il primo caso si  distinguerà adunque dal secondo? Può distinguersi in questo,  che nel primo caso la conoscenza dedotta è nota , ma col  ridurla alla respcttiva classe', si ottiene un’ignota relazione  fra essa dedotta cognizione e il principio , a cui fu riferita ,  mentre nel secondo ufficio la conoscenza dedotta è ignota ,  c 1’ opera del raziocinio mi dà la relazione ignota fra i ter-  mini , che la compongono. In somma tanto nel primo che  nel secondo caso avrò una ignota relazione ; in quello fra  giudizi, in questo fra termini del giudizio.   Ma, si dirà per taluno, che il secondo ufficio del razio-  cinio , porgendoci delle ignote cognizioni , ci dà nuove idee :  il che è chiaro dall’ esempio delle monete , problema di pri-  mo grado a due incognite, addotto dal Galluppi , e da quello  per lui tratto dalla Metafìsica , nel quale prendendo le mos-  se da questo giudizio , che se qualche cosa esiste , deve esi-  stere un Essere infinitamente perfetto , c tirando innanzi il    Digitized by Google    65   suo ragionamento , pmienc a conoscere la realità d’ una vi-  ta avvenire , nella quale le anime de’ giusti saranno premia-  te , e quelle de’ ribaldi punite. Quanto all’ uflicio del razio-  cinio puro, consistente in porgere allo spirito idee veramente  nuove , è mestieri porre mente alle seguenti riflessioni.   Se il giudizio dedotto debb’ essere in connessione colle  premesse ; se l' identità formale necessariamente dee aver  luogo in ogni raziocinio , ciò vale che il giudizio dedotto non  può non essere racchiuso nelle premesse, o nei giudizi dai qua-  li si deduce. Ma se i giudizi principi chiudono in se le verità  dedotte, il lavoro della mente nel ragionare altro non è, che  esplicare , svolgere ciò che è contenuto in germe nei princi-  pi. Or se ciò è vero , com’ è verissimo , come si potrà mai  dire esser nuove le idee , che si attengono mercè la dedu-  zione ì I,e idee sarebbero veramente nuove , se non fossero  acchiuse nei principi ; ma so non fossero chiuse nei princi-  pi , come mai sarebbe possibile il raziocinio ? É evidente a-  dunque che col raziocinio puro I’ umano spirito non ottiene  idee nuove , ma solamente svolge , esplica ciò che era avvi-  luppato ed implicato nei principi, vale a dire rende chiaro c  distinto ciò che era oscuro e confuso. Il raziocinio puro è nel  campo ideale, rispetto allo spirito, ciò che il teloscopio è nel  campo astronomico riguardo all’ osservatore degli astri. L’ a-  stronomo, ad occhio nudo, percepisce, per cagion d’ esempio,  la luna avente un palmo di diametro, ma armandosi l’occhio  di teloscopio , la vede di una prodigiosa grandezza. Or 1’ uf-  ficio del teloscopio non è stato in tal caso di creare, o pro-  durre nuovi raggi lunari, ma di estendere, ingrandire, ren-  der chiari c distinti quelli , che ad occhio nudo eran piccoli,  oscuri e confusi: cosi lo spirito umano, col teloscopio meta-  fisico del raziocinio puro, non produce nuovi raggi ideali, ma  soltanto rende chiari e distinti , svolgendo ed esplicando ,  quelli che nell’ apprensione ideale , ossia nell’ intuito , nella  primigenia rudimentale cognizione , lo spirito vedea oscura-  mente e confusamente. <     66   Se non che conviene osservare ancora , die nell’ esem-  pio, spettante alla vita avvenire, addotto dal Galluppi, il ra-  ziocinio non è puro , ma misto , e perciò ci dà una nuova  conoscenza ; quindi si è non essere esso esempio atto a pro-  vare clic il raziocinio puro conduca a nuove idee. E noi non  sappiamo persuaderci , come il Galluppi, uomo cosi beneme-  rito alla scienza , il cui spirito era fornito di eminenti doti ,  volendo provare l' utilità del raziocinio puro, abbia addotto in  esempio argomento di raziocinio misto. Vero è che, nello e-  sempio in discorso della vita avvenire , il raziocinio m’ istrui-  sce, dandomi una nuova cognizione, che non è racchiusa nel  contingente, nel sensibile, ma in tal caso il raziocinio è mi-  sto e non è puro , essendo un' applicazione delle verità ra-  zionali a quelle contingenti , mercè la quale applicazione 1’ e-  sperienza vien fecondata , porgendoci delle nuove verità , che  non sud contenute in essa.   E qui cogliamo l' opportunità d’ osservare la differenza  che, secondo noi , corre fra il raziocinio puro e il misto. Il  primo, versandosi tutto nel campo ideale, non può dare idee  nuove nel rigore del termine, ma soltanto svolgere ed espli-  care , estendere e rischiarare : tale è la novità, che può ot-  tenere lo spirito umano che medita sul campo ideale. Il se-  condo, cioè il raziocinio misto , applicando le verità di ragio-  ne a quelle sperimentali , ci dà in risultamene delle cogni-  zioni, die non sono acchiuse nell’ angusto cerchio dell’ espe-  rienza ; e perciò il raziocinio misto porge delle idee nuove ,  rispetto all’ ordine delle cose contingenti.   Concludiamo adunque non esser vero, che uno degli uffi-  ci del raziocinio puro sia quello di dare idee del tutto nuove;  è questo 1’ estremo opposto a quello scelto dall’ empirismo ,  il quale mirando a deprimere la ragione ed innalzare i sensi,  l'esperienza, avea decretato inutili i principi razionali, e tutto  il lavoro mentale , che si versa sull' ordine puro. Le quali  due opinioni sono estreme , esclusive , c lontane dal vero ;  perciocché non erra solo chi nega il valore del potere ra-  zionale , ma chi lo esagera ; il primo pecca per poco , l’ al-  tro per troppo ; tutti e due han torto. Se è dunque errore    Digitized by Google    67   biasimevole annullare l' ordine razionale e le sue conseguen-  ze, come tortamente intese il cieco empirismo , è errore pu-  re il credere essere la mente umana dotata dal potere di  trarre (non sappiam d’onde) idee nuove: la novità , di cui  è capace lo spirito nel campo ideale , altro non è che espli-  cazione, svolgimento di ciò eh’ era implicato ed avviluppato ,  o render chiaro e distinto ciò che era oscuro e confuso.   NOTA QUINTA  Alla Logica Pura.   L' onorevole filosofo da Tropea avea già , sin dal 1807,  pubblicato in Napoli un Opuscolo soll'Ana/m e sulla Sintesi,  nel quale veggonsi le primizie del suo eminente ingegno. Ei  si faceva in esso a rettificare talune mende del Condillac e  degli Enciclopedisti francesi, mostrando ognora la tempra ro-  busta della sua mente .- pure noi diremo alcune parole intor-  no all' altimo capitolo della Logica pura , ove si tien parola  dell' Analisi e della Sintesi. L’ argomento è estesissimo , ed  è I' anima di tutta quanta la scienza ; e però è mestieri toc-  carne alcuni punti capitali , affinchè le menti giovanili si di-  spongano ad accogliere quelle idee , altamente reclamate da’  bisogni attuali della filosofia, come a noi ne sembra.   Il secolo XV1I1 avea levato a cielo I’ analisi , e ciò ri-  spondea a capello alt' esperienza dallo stesso qualificata base  unica della scienza. Galhippi ammette che il sapere umano  cominci colf esperienza, ma vuole che non tutto derivi dalla  stessa : Galluppi ammette f ordine delle verità contingenti ,  ma oltre a questo statuisce I' ordine delle verità necessarie.  Se non che, ciò che non deriva dall’esperienza, essendo sub-  biettivo e f ordino delle verità necessarie medesimamente  snbbiettiTe , conseguir ne dovea doversi egli determinare per  l’ analisi e non già per la sintesi. Quella perciò muovendo  dal particolare, dal composto per giugnere all’ universale , al  semplice, comincia dal noto per arrivare all’ ignoto , mentre  la sintesi procede in modo opposto. Or , senza dir parola     68   sulla subbiettività clic a torto si attribuisce all' ordine ideale,  io non so con quauta buona ragione egli possa asserire che  )’ analisi segua sempre una sola legge : cominciar dal noto e  poi passare all' ignoto, il che non avviene della sintesi ; per-  ciocché come la sintesi cominciar può da ciò che s’ ignora ?  e 1* universale non è , a mente di esso filosofo , reale per lo  spirito ? come adunque è ignoto ? Si dirà forse ignoto , per-  chè, secondo lui, il sapere cominci dall’esperienza, a cui se-  guiranno, senza dirivarne, le verità universali ? Ciò non può  essere, essendo egli d’ avviso che 1’ esperienza senza le veri-  tà razionali non può costituire scienza , e perciò quelle sono  cotanto note , quanto gli stessi particolari che da esse son  fecondati. Si dirà, in ultimo, ignoto f universale, perchè non  è nella regione dei sensi 1 Ma in tal caso s’ imbattereb-  be nell’ empirismo , cui l'illustre A. non fa lieto viso. Adun-  que, stanilo alle stesse idee di lui, l’universale è noto quan-  to i particolari , e non è esatto perciò il dire che la sola a-  nalisi cominci, dal noto. — Si arroge a ciò , che lo stesso  autore è d' avviso , che 1’ analisi faccia uso degli assiomi ,  quando vien costretta da circostanze particolari , quantunque  non ne usi ili principio , come la sintesi , e per Ispirazione ,  ma ove il bisogno lo esige. Or se la stessa analisi fa uso  degli assiomi, che sono certamente universali, in qual modo  l’ universale sarà ignoto ì come la sintesi prenderà comincia-  mento dall’ ignoto , mentre f analisi fa uso di ciò , da cui  muove la sintesi ì Ma questo non è tutto. L' uso degli assio-  mi da parte deli’ analisi , ammesso dall’ autore , mi porge  f occasione a fare le seguenti altre considerazioni.   Se 1' analisi usa degli assiomi , coi quali risolve i proble-  mi , come nell' esempio addotto dall’ A. , essa adunque va  dall’ universale al particolare. In qual cosa adunque si distin-  guerà dalla sintesi , almeno in taluni casi ?   Se 1’ analisi ha di bisogno dell' universale per ispiegarc  tal fiata i fatti , come non riconoscere nelle idee la spiega-  zione di questi ultimi ? Perchè adunque non muovere dalle  idee ?   Se l' analisi usa degli assiomi, se l'universale, a cui può    Digitized by Google    69   essere essa condotta, non va al di là della somma de’ casi  particolari , è gioco forza concludere che in tali casi l' analisi  si giova della sintesi , ossia il processo metodico è nn misto  d’ analisi o di sintesi.   Io non intendo dare un largo svolgimento a ciò che ho  detto in questa nota ; solo devo dire che se l’antore da una  parte teneasi dietro allo spirito del tempo , proclamando 1’ e-  sperienza e 1* analisi , pure da quella non facea derivar tut-  to ; e perchè conobbe 1’ elemento razionale , aggiungeva al  processo analitico , quale era concepito dal secolo XVlil ed  anco nei primi lustri del presente , i principi razionali. Ciò  spiega ad evidenza le opinioni dell’ autore e sull’ analisi c  sulla sintesi.   Infine coloro che tanto innalzano 1’ analisi a discapito  della sintesi , senza nemmeno porre mente all’ indole delle  scienze, delle quali si tratta , si ricordino del Condillac, uno  dei più famosi panegiristi dell’ analisi , che precede sovente ,  senza saperlo e volerlo , sinteticamente ; che Galluppi , oltre  alle cose predette, arriva ad ammettere una tinteti tenti! iva  quale stato primitivo dello spirito ( Vedi ne) Dizionario di  Conversazione art. Anima ). Io non vò esaminare, se sia ve-  ra o pur no questa sintesi sensitiva, quantunque veggo in es-  sa espressione che la forza del vero lo spingea alla sinte-  si e quella del sistema al senso , e veggo pure die essa c-  spressione depone a prò della sintesi : il che è bastevole al  mio intento.    •se®«?S*S91>     70    NOTE    ALLA PSICOLOGIA    Oneste poche nozioni vennero dettate agli alunni in oc-  casione degli argomenti relativi e quali addizioni agli stessi ,  almeno in taluni casi.   Siccome con le note apposte alla logica, non intendem-  mo che accennare di passata qualche osservazione , cosi le  riflessioni brevissime , che aggiungeremo alia Psicologia , sa-  ranno allo stesso modo.    $• I.   Che coso sia Psicologìa Empirica. — Che cosa Psicologia  Razionale. — Della differenza che corre fra Psicologia e  Psicologismo —• Fra Psicologi e Psicologisti.   La Psicologia , come suona 1' etimologia della sua paro-  la, significa « Scienza dell' Anima » ma , potendosi f anima  studiare in due modi , perciò la Psicologia , avendo sempre  per obbietto 1’ Anima, sarà o Empirica , o nazionale, secon-  dochè userà l'uno, o 1’ altro dei due modi. Nella prima, cioè  nell’ Empirica , guidati dalla coscienza , studieremo 1‘ anima  nelle sue manifestazioni, nei suoi fenomeni , senza andare al  di là dell’ interna esperienza, faremo tesoro di tutto ciò, che  essa riflessivamente ci manifesterà. Nella seconda , cioè neila  Psicologia Razionale, guidati dal lume della ragione , trasan-  deremo i limiti dell’esperienza, offrendo un complesso di ve-  rità , che 1’ esperienza non ci manifesta : tali sono i risulta-  menti, che si ottengono dalle indagini sull’ origine , sulla na-  tura, sul destino dello spirito umano e simili.   La differenza poi clic corre fra Psicologia e Psicologi-    Digitized by Google     71   smo , fra Psicologi e Psicologisti , é questa : la Psicologia è  la scienza dell'anima, ed è una vera scienza. Il psicologismo  è un errore spettante al metodo, che consiste nell' attribuire  alla Psicologia ciò che non le appartiene ; cioè il primato su  gli altri rami dello scibile filosofico. — Psicologi son quelli  che scrivono cose pertinenti all' anima. — Psicologisti son  poi coloro , die attribuiscono alla scienza dell' anima ciò che  non ha.    §• H-   Che cota eia la coscienza. — Dei diverti significati , che re-  ta attuine nelle teienze filosofiche.   L' etimologia stessa della parola coscien za facilmente ci  conduce all’ intento che bramiamo ; perocché coscienza , de-  composta nei suoi componenti con scienza , o sia cum scien-  ti a, significa, scienza di se stesso, in se stesso, con se stes-  so. Adunque lo spirito umano ha la consapevolezza, o l'ac-  corgimento di tutto quello che in lui succede : ecco ciò che  intendesi per coscienza. — Se non che la voce coscienza  suole avere nelle materie scientifiche altri due significati, cioè,  cosdenza riflessiva, e coscienza morale.   La coscienza riflessiva, o come anco la chiamano, rifles-  sione psicologica , si distingue dal semplice accorgimento in  quanto che questo è involontario, mentre la coscienza riflessi-  va è volontaria. La coscienza riflessiva è il ripiegamento del-  lo spirito sopra se stesso , ossia è la riflessione applicata al-  la coscienza: la riflessione psicologica è lo strumento che usa  il Psicologo nelle sue indagini psicologiche. Negli animi del  volgo ha luogo la coscienza involontaria, o sia il mero accor-  gimento di tutto ciò che in essi succede ; ma non mai, o di  raro , la coscienza riflessiva. 11 termine adunque della rifles-  sione psicologica è lo spirito , il quale in tal caso è subhiet-  to ed obbietto , mentre nella riflessione ontologica 1’ obbietto  è 1' Assoluto. la quale distinzione è di somma importanza ,  ma sventuratamente non è compresa da tutte le intelligenze.     72   Li riflessione psicologica è lo strumento del psicologo nelle  indagini che versano sullo spirito , cioè sulla realità subiet-  tiva ; mentre la riflessione ontologica è la riflessione applica-  cata all' Assoluto, ed è lo strumento, di cui si serve 1’ onto-  logo, che medila sulla realità obbiettiva. — La coscienza mo-  rale poi si distingue dalla mera coscienza , e dalla coscienza  riflessiva in questo. La coscienza morale non è il solo accor-  gimento di ciò , che avviene nello spirito , non è il ripiega-  mento che fa lo spirito in quanto vuol conoscere se stesso  psicologicamente, ma è un riflettere dentro di sè per vedere  se T azione fatta , o da farsi, sia contraria , o uniforme alla  legge. Lo spirito umano adunque , quantunque in tale stato  rientri in sè , ritorni sopra se stesso , non è ciò fatto con  l’intento di notomi/zare gli svariati e misteriosi fenomeni del-  la vita psicologica , ma soltanto ha per iscopo riandare le a-  zioni passate , o slanciarsi in quelle avvenire ; confrontare le  unc , o lo altre con la legge ; e quindi tirarne l’ illazione ,  che in tal caso è sentenza.    §■ in.   Che tota tieno sensibilità interna ei esterna. — E della re-  lazione , nella quale queste due facoltà sono con la coscienza.   Lo spirito umano, essendo riunito ad un corpo organico,  sperimenta i cambiamenti , ai quali esso corpo soggiace. Ma,  poiché questi cambiamenti possono avere per causa una cau-  sa estrinseca al corpo , e senza punto alterarlo , o pure una  causa intrinseca , sia nello stato sano quanto nel morboso ,  o clic pure tragga sua origine da cagione estrinseca, perciò vi  sono due specie di sensazioni , cioè , sensazione esterna , e  sensazione interna. Cosi , a ragion d' esempio, i colori , che  si sperimentano per mezzo della vista , gli odori per mezzo  dell’ olfatto, lo stesso dicasi degli altri sensi , ci danno degli  esempi palpabili delle esterne sensazioni.   Ma il dolore al fegato, allo stomaco , agl’ intestini, alla  milza , o ad altri visceri che alloggiano nella cavità toracica,    Digitized by Google    73   o in quella cefalica , sono esempi d’ interno sensazioni nello  stato morboso ; come quello stimolo che precede lo sterna-  to, la fame, la sete, e generalmente tutte le sensazioni, che  accompagnano la soddisfazione di taluni nostri bisogni nello  stato normale , son tutti esempi d' interne sensazioni nello  stato sauo.   Da ciò siegne doversi distinguere sensibilità interna , e  sensibilità esterna : questa ci dà i cambiamenti , che vengo-  no dal di fuori ; la sensibilità interna ci dà i cambiamenti ,  che riguardano i nostri visceri, tanto nello stato sano, quan-  to nel morboso.   Or che ho spiegato in che consistano l’ interna , od e-  stema sensibilità, mi farò a dichiarare in quale relazione es-  se siano con la coscienza. — E, per dimostrare ciò , ricorro  all’ analisi del linguaggio. Se io dico : lo so che reggo la la-  na , 1’ analisi di questa proposizione , mi dà tre cose : 1° la  luna , obbietto della mia visione — 2° la visione , obbictto  del mio sapere — 3° il sapere, o consapevolezza, che pren-  de immediatamente la visione , e mediatamente 1’ oggetto di  • questa , cioè la luna. Medesimamente se dico : Io so d' aver  fame, tre elementi mi dà 1’ analisi di questo fatto psicologico  enunciato in questa proposizione ; i quali elementi sono lo  stato del mio corpo, manifestato dalla sensazione della fame,  e la coscienza che manifesta allo spirito essa sensazione.  Adanque si vede chiaro che tanto le interne, quanto le ester-  ne sensazioni sono nella stessa relazione con la coscienza, va-  le a dire, che si le une, che le altre vanno nella coscienza,  come nel loro centro, a riverberare.   E qui pare opportuno ventilare una inesattezza del Gal-  luppi, e un errore d’ altri Filosofi. Siccome il Galluppi chia-  ma la coscienza eziandio sensibilità interna , perciò venne in  mente ad alcuno dire che esso Filosofo confonda esse due fa-  coltà e i loro fenomeni contro del senso da noi spiegato di  sopra. Ciò è falso, perocché non è vero che il Galluppi con-  fonda i fenomeni dell’ una con quelli dell’ altra ; ma soltanto  si fa a chiamare la coscienza ancora sensibilità interna ; o  perciò vi ha solo confusione di nome , ma non di cosa. In     74   effetti i fenomeni, da noi riferiti alta sensibilità interna , sono  dal Galluppi attribuiti all* esterna sensibilità. Par che questo  Filosofo consideri la fame , la sete, e simili', spettanti all’ e-  sterna sensibilità per essere il corpo fuori dello spirito ; il  che non è esatto , poiché sarà sempre vero che altro è nn  cambiamento avvenuto soltanto nei nostri visceri , ed altro è  un cambiamento avvenuto nel nostro corpo per 1* azione degli  oggetti esterni , e del quale cambiamento il corpo è soltanto  il veicolo.    5. IV.    Esposizione del tittema psicologico del Galluppi.    Pria d' esporre il sistema di quest’ insigne filosofo , il  dovere di gratitudine mi muore a dire alcuna cosa intorno  allo stesso sapiente.   Quando il sensismo signoreggiava tutti gli spiriti , e la  patria di Archimede, Cicerone, Tommaso, Bonaventura, Fici-  no , Campanella , Telesio , Vico e cento altri era serva del  pensiere straniero , allora sursc il Galluppi richiamando gli  spiriti all' antica sapienza , mettendo a nudo i sistemi , che  aveano recato la desolazione e la rovina nell’ impero filoso-  fico, destando gli animi dal vergognoso letargo , in cui erano  immersi. La missione di lui fu nobile, mirando sempremai a  sperperare quella falsa Filosofia , che ci venne propinata dai  barbari d’ oltre monte e d’ oltre mare. Egli è vero che e-  mancipato una volta il pensiero filosofico italiano dalla servi-  tù intellettuale straniera, camminò da sé, prese un corso no-  vello , ma è pur verissimo al Galluppi esser dovuta la glo-  ria d’ avernelo sottratto , coni’ è pur verissimo essere egli  stato il primo movente di quest’ epoca di restaurata Filosofia  Italiana.   E, dovendo io sporre il sistema psicologico di questo Fi-  losofo. osserverò essere egli stato il primo, che in Italia trat-  tò la Psicologia con senno veramente italiano. Nutrita l’ani-  ma sua grande agli alti concepimenti d’ un S. Tommaso , di    Digitized by Google    75   un S. Agostino , d’ un Leibnizio , d’ un Kant, non potea far  buon viso a quello sterile empirismo , a quello stomachevole  materialismo, che sensualizzano tutto , ed annullano la spiri-  tuale atiività ; perciò questa ebbe nel suo sistema quella  parte , che la Filosofìa della sensazione le negava. Quindi è  facile comprendere che , secondo la mente del Galluppi , due  son le facoltà, che offrono gli obbietti in confuso, su cui ver-  sar si dee l’umana attività : queste facoltà sono la coscien-  za e la sensibilità ; la prima che offré il me con le sue  modificazioni , I' altra il fuor del me , e le sue relazioni col  me. La nostra vita sensibile comincia da questo punto ; e  queste due facoltà ci danno la percezione dello stato presen-  te. Ma noi saremmo troppo miseri, se non avessimo la ricor-  danza degli stati passati ; ecco in noi una facoltà riproduttri-  ce, die soccorre a questo nostro bisogno. Or, presentati al-  lo spirito gli obbietti dalle sudettc facoltà , egli può agire su  di essi in due modi, o decomponendoli, o componendoli; ec-  co altre due facoltà attive, analisi, e sintesi , che sono sotto  l’ impero di una facoltà, che è la volontà, la quale è provo-  cata all' azione del desiderio.   Dalle quali cose emerge esser chiaro e semplice il si-  stema psicologico del Galluppi. Coscienza , sensibilità ed im-  maginazione son le facoltà , che prima hanno luogo in noi ,  presentando al subbietto conoscitore i materiali, su cui spie-  gar dee la sua attività ; le prime due offrono le percezioni  presenti ; la facoltà riproduttrice poi offre lo stato passato.  Ricevuti cosiffatti materiali , che sono , quasi direi , porti in  confuso, 1* analisi decomponendo , e la sintesi riunendo , pro-  ducono tutti i tesori dell' intelligenza , cioè , le idee semplici  e le composte , le subbiettive e le obbiettive ; ed anco il  concetto di Dio , che l’ insigne Filosofo calabrese stima sub-  biettivo in origine , ma obbiettivo in valore. Se non che è  da avvertire , che i sentimenti offerti dalla coscienza e dalla  sensibilità , rispetto all' idea di Dio , non sono i materiali ,  ma le condizioni, essendo l' idea di Dio, secondo l’ avviso del  Galluppi , un prodotto della sintesi , ma avente una realità  obbiettiva. Ma 1’ analisi e la sintesi son poste in movimento     76   alalia volontà , che esercita un impero non solo sovra esse  facoltà, ma su altre ancora, come pure sul corpo. La volon-  tà finalmente , potenza attiva c libera , è eccitata ad agire  dal desiderio, che c uno stato misto, iu cui hanno luogo per-  cezioni piacevoli c dolorose.   A sette adunque riduconsi le facoltà dello spirito , se-  condo il (ìalluppi , Sensibilità , Coscienza , Analisi, Sintesi ,  Immaginazione, Volontà, Desiderio; quantunque quest’ ultimo  non sia da lui considerato qual facoltà elementare, come sa-  rà detto nel seguente paragrafo.   §• V.   Continua V esposizione (lei sistema del Galluppi.   Se nell’ esporre il sistema dell’ onorevole Filosofo Tre-  peano ci limitassimo alle cose dichiarate nella precedente te-  si , mancheremmo di chiarezza ; nè la nostra critica potreb-  be cogliere nel segno. E perciò ora daremo opera a discor-  rere dei segni , pei quali una facoltà è elementare, secondo  1* avviso di esso Filosofo , e 1’ applicazione eh’ egli ne fa alle  facoltà per lui statuite.   Alla domanda che sia una facoltà elementare ? il Gal-  luppi risponde : Noi non possiamo conoscere le facoltà dello  spirito in altro modo, se non per mezzo delle loro operazio-  ni. Noi distingueremo dunque due facoltà dello spirito fra di  esse, allora che ci faranno percepire oggetti diversi, o allora  che una operazione può andar disgiunta dall' altra. Noi ri-  guarderemo come elementare una facoltà , allora che la sua  operazione non può decomporsi , ed in conseguenza nou può  spiegarsi coi concorso di più facoltà.   Ennuciati questi segni , egli scende a farne applicazio-  ne. Cosi la coscienza è distinta dalla sensibilità, perchè quel-  la ci dà il me , e questa il fuor del me , oggetti diversi  1’ uno dall’ altro ; adunque esse due facoltà, dandoci oggetti  diversi, sono elementari. Sono elementari ancora la coscien-  za e la sensibilità , perchè può lo spirito volgere il suo    Digitized by Google     77   pensiero agli oggetti offerti dai sensi, c formarsi degli stes-  si dell’ idee esatte ; c pertanto si può ignorare il sistema  delle facoltà dello spirito : così un fisico , od un naturali-  sta, che non sono giammai rientrati nel santuario dei loro  pensieri , ed hanno rivolto mai sempre la loro attenzione  alle cose sensibili, ignorano le leggi dell’ intelligenza, quan-  tunque sappiano quelle della natura materiale organica , od  inorganica. So adunque il meditare su i sensibili esteriori  non è la stessa cosa che il meditare sulla coscienza, adun-  que la coscienza è distinta dalla sensibilità ; adunque coscien-  za e sensibililà sono due facoltà elementari.   Ma 1' immaginazione è aneli’ essa facoltà elementare, do-  manda il Gallnppi ? Al certo che sì ; perocché , su un ob-  bietto non può essere immaginato senz' essere stato perce-  pito, pure può esser percepito senza essere immaginato. Po-  tendo adunque la sensibilità , e la coscienza , o per meglio  dire, gli atti di queste facoltà esser disgiunti dall’ immagina-  zione, perciò ne siegue essere 1’ immaginazione distinta dal-  la coscienza e dalla sensibilità. Convien qui notare che il  Galluppi applica alla immaginazione , considerata in attinen-  za alla facoltà di percepire, non il segno della diversità de-  gli obbietti , come fece per la coscienza e per la sensibili-  tà, ma il segno della disgiunzione o separazione.   Se non che l’ immaginazione, avendo due attinenze, cioè  una eoo la facoltà di percepire , e 1’ altra con la facoltà di  attendere ; ed avendo il Galluppi mostrato che , quanto alla  facoltà di percepire, l’ immaginazione è facoltà elementare ,  potendosi percepire, e non immaginare, restava a vedere se  1’ immaginazione fosse facoltà elementare fn riguardo all’ at-  tenzione. Le due facoltà di immaginare e di attendere non  possono andar disgiunte 1’ una dall' altra, essendo necessario  per la riproduzione un grado d’ attenzione ; come' adunque  l’ immaginazione sarà , rispetto all' attenzione , facoltà ele-  mentare ? Si risponderà essere 1' analisi una condizione so-  lamente per aver luogo il richiamo dell' idee. Ma, se l’at-  tcntiva potenza si considerasse come cagione deli’ immagina-  zione riproduttrice , questa sarebbe allora elementare ? Il     78   Galhippi asserisce di si. Da ciò si vede che coutenza , sen-  sibilità, immaginazione, ed analiii, son facoltà elementari.   Quest’ ultima facoltà , cioè 1’ analisi, non solo è distin-  ta dall’ immaginazione, secondo il nostro Filosofo, ma anco-  ra dalla coscienza, e dalla sensibilità, perchè gli obbietti di  quest’ ultime facoltà possono esser presenti allo spirito sen-  za esser decomposti, come possono essere le percezioni de-  composte senza essere ricomposte ; e perciò la sintesi è pu-  re facoltà elementare. Lo stesso vale del desiderio , il quale  può stare senza del volere ; dunque volere non è desidera-  re : ma il desiderio, essendo uno stato misto dell’anima co-  stituito di percezioni piacer oli e dolorose , perciò il deside-  rio non è facoltà elementare.   A sei adunque si riducono le facoltà elementari dello  spirito, secondo la mente del Filosofo Calabrese : esse sono  la Coscienza, la Sensibilità , la Immaginazione, la Yolonlà ,  V Analisi e la Sintesi, e per usare le sue stesse parole « Ninn-  ila operazione delle facoltà enunciate può decomporsi, nè spie-  garsi col concorso delle altre ; esse son dunque tutte ele-  mentari ».    §■ vi.    Esame del sistema di esso Autore.   Non potendo stringere in poche parole tutto ciò, che ri-  corre al mio pensiero rispetto al sistema psicologico del no-  stro Galluppi , mi occuperò soltanto di alcune mende prin-  cipali, die in esso han luogo.   1“ Questo sistema psicologico, quantunque ammetta l’at-  tività, e perciò si allontani dal sensismo volgare , pure con-  sidera le facoltà cogitative in relazione coi sensibili soltan-  to, cioè con gli stimoli sensitivi , escludendo qualunque sti-  molo ideale , che eccoti e svolga 1' umano pensiero ; e per-  ciò questo sistema, come altrove vedremo , non può andare  al di là dei sensibili, interiori o esteriori che sieno.   2° Il Galluppi ammette più segui, pei quali una facol-    Digitized by Google     79   tà può esser considerala come elementare. Ora debbano con-  correre tutti , allineile una facoltà sia considerata come ele-  mentare ? o pure due , o uno bastano all' intento ? E se un  segno è in opposizione ad un altro, vale a dire, se una fa-  coltà sia elementare per un segno , e noi sia per un altro ,  sarà essa in tal caso elementare? A tutto questo il Gallup-  pi non pose mente. Anzi pare che egli , non potendo riu-  scire con un sol segno, ne abbia escogitato più d’ uno.   3° In effetti egli considera la sensibilità e la coscienza  quali facoltà elementari, perchè ci danno oggetti diversi; va-  le a dire, perchè la prima ci dà il fuor del me , e la se-  conda il me. Ma il Galluppi non considerò che queste facol-  tà non possono andar disgiunte ; il che egli dimostrò con-  tro Leibnizio , cioè che di ogni percezione lo spirito ne ha  coscienza. Adunque, se la coscienza e la sensibilità non pos-  sono andar disgiunte , quantunque ci danno oggetti diversi ,  saranno esse mai elementari ? Qui un segno è in opposi-  zione con un altro , a quale dei due convien dare la pre-  ferenza ?   4° Ma la coscienza e la sensibilità , dandoci percezioni  cT oggetti diversi, sono per questo elementari ? Pare di nò ,  giacché tutte e due non sono altro che facoltà di percepire  internamente, o esternamente, e perciò si risolvono nella fa-  coltà di percepire.   5° Il dire poi che lo spirito , potendo meditare su gli  oggetti dei sensi , ed acquistare delle idee chiare e distinte  di essi , ed ignorare ciò che riguarda la coscienza, e perciò  la coscienza esser distinta dalla sensibilità , non è un valido  argomento; giacché, se la diversità delle facoltà dovesse de-  sumersi dalla diversità degli oggetti , su cui si può versar  T umano pensiero, c dalla varietà delle cognizioni che se ne  ritraggono , allora non una facoltà di sentire esternamente ,  ma tante, quanti sono gli oggetti relativi ad ogni senso ; il  che vale che si dovrebbero ammettere cinque facoltà elemen-  tari spettanti alla sensibilità esterna, e non una.   G° Quanto all' immaginazione, rispetto alla sensibilità o  all’ attenzione, considerandosi come un prodotto di esse due     80   facoltà, essa si spiegherà per quelle, e non sarà elementare.   7° Le due facoltà d’analisi e di sintesi, essendo attive,  o volontarie , esse si potranno riguardare come effetti della  volontà , con la quale nascono , ed hanno medesimezza di  natura.   8° Del desiderio non mi occuperò, perchè* l’ Autore stes-  so conviene non esser facoltà elementare.   Dalle quali poche riflessioni fatte, cosi di volo, sul siste-  ma psicologico dell’ insigne Galluppi , sono condotto alla se-  guente conclusione , cioè che se le facoltà spirituali si con-  siderano in relazione agli oggetti, allora ne vedremo nascere  tutte le facoltà enunciate dall’ Autore, e altre ancora, e noi  siamo lontani dal negarne 1' esistenza ; ma se poi vogliamo  considerar le facoltà non rispetto agli oggetti, ma in se stes-  se , allora ci sembra chiaro che a due si debbano ridurre  tutte le facoltà elementi dello spirito, cioè intelletto , e ro-  lontà, facoltà di percepire o di conoscere, e facoltà di vo-  lere. Questo sistema non solo è adombrato nella Filosofia  antica con Platone e con Aristotile , e nella moderna da al-  tri Filosofi espressamente dichiarato , ma pure è il sistema  del senso comune.    §■ VII.   Efpotizione del siitema pticologico del Condillac.   Pria di farmi ad esporre il sistema dell'abate di Con-  dillac, è mio dovere dire alcuna cosa intorno alla Filosofia del  sensismo.   Questo sistema, detto sensismo o sensualismo , non è un  trovato dello spirito umano nei secoli diciassettesimo o di-  ciottesimo ; ma risale alle prime concezioni, della Filosofia  Indiana, dalla quale passò alla Filosofia Greca, a quella Ro-  mana , a noi. Non intendo io dire che tutti i Filosofi ab-  bian seguito colai sistema , clic anzi i più potenti intellet-  ti mai sempre gli si opposero ; ma intendo soltanto signifi-  care che tale aberrazione ebbe culla appo gli antichi , è    Digitized by Google    81   riapparsa quasi in lutto l' epoche ; ed ebbe finalmente nel  secolo passato il suo massimo svolgimento , e la più estesa  applicazione.   Senza dunque tener parola dei famosi sensisti, che ap-  parvero appo gli antichi , basterebbero soltanto gli Elvctius,  i Volney , gli Holbach , i Tracy consorti per farci com-  prendere le laide illazioni, a cui conduce la miserabile Filo-  sofìa dei sensi.   lilla è Ateismo in Religione, Materialismo in Psicologia,  Egoismo in Morale, il dominio della forza, o il potere ar-  bitrario nelle scienze giuridiche ; in somma il sensismo è  l'esclusione dell’Assoluto nel doppio giro del conoscere e del  volere.   laonde non sarà discaro esporre in brevi detti il si-  stema psicologico del Condillac ; e poi in altra tesi fame la  confutazione, quantunque dal semplice lato psicologico.   Tutte le facoltà dello spirito seno tentazioni trasforma-  te. ossia derivano dalla sensazione ; sono , quasi direi , rac-  chiuse in essa : appunto come il ghiaccio si trasforma in  acqua , e questa in vapore , cosi la sensazione si trasforma  per divenire ciascuna delle facoltà mentali ; o come il lino  si trasforma in tela , e questa in carta , cosi la sensazione  si trasforma in tutte le facoltà. Cosi 1’ attenzione non è già  F attività in opposizione alla passività , e soltanto preceduta  dalla sensazione, ma è la stessa sensazione ; con la sola dif-  ferenza , che quando lo spirito sente , ha molte sensazioni ;  quando attende, ne ha una sola esclusivamente : quindi 1’ at-  tendere è uno stato dello spirito concentrato nella stessa sen-  sibilità, ma che ha una sensazione.   Presso a poco la stessa cosa egli dice pel paragone, pel  giudizio, per la riflessione , immaginazione , e pel raziocinio ,  facoltà che tutte racchiude sotto il nome d’ intelletto. Adun-  que le facoltà dell’ intelletto sono trasformazioni della sen-  sazione, considerata come rappresentativa degli oggetti ester-  ni , come le facoltà della volontà sono trasformazioni delle  sensazioni, considerate come piacevoli e dolorose. E siccome   6     82   intelletto e volontà con vocabolo comune si chiamano pernie-  rò, perciò tutte le facoltà del pensiero sono sensazione tra-  sformata.   Fu tanto e tale 1’ accecamento di quest* Autore, e la sua  predilezione pel sensismo , che 1’ io stesso fece derivare dal  di fuori, essendo l’ io del Condillac a La collezione delle sen-  sazioni , che ciascuno prova' ».   §. VUI.   Confutazione del tistema psicologico del Condillac.   Noi opporremo al sensismo Condii lacchiano le segueuti  riflessioni :   1° Chi dicesse questo sistema è semplice , dunque è  vero , errerebbe , essendo la semplicità cosa relativa al no-  stro spirito, e la verità assoluta, indipendente da noi. Sol-  tanto si deve dire , essere il sensismo , attesa la sua super-  ficialità, come la buccia della Filosofia ; c perciò ben si afia  con le menti superficiali, e che non penetrano sin nel midol-  lo della scienza.   2° Questo sistema è smentito dalla coscienza individua,  e da quella del genere umano ; dalla prima perchè ognuno  ben si accorge essere il proprio spirito ora passivo, ora at-  tivo ; ed il sistema del Condillac riduce tutti i fatti psico-  logici alla passività. È smentito dalla coscienza umanitaria,  perchè le lingue , nelle quali si rivela lo spirito dell’ uomo ,  porgono da per tutto , a chi ben vi mediti , una distinzione  fra vedere e guardare ; fra udire ed ascoltare ; fra odorare  e fiutare , c simili ; in somma le lingue dei popoli chiaro ad-  dimostrano la differenza , che vi ha fra sentire passivamente  e sentire attivamente.   3° È assurdo ancora che 1’ attenzione sia sensazione ,  perchè 1’ attenzione è raggio dell’ umana attività , che deter-  mina , fissa , chiarifica c distingue ciò che nel sentire è va-  go, indeterminato, oscuro e confuso.   4° Se l' attenzione fosse sensazione , essa dovrebbe cs-    Digitized by Google     83   sere in ragione sempre del sentire ; il che non essendo ve-  ro, mostrandoci l’ esperienza degli spiriti , nei quali è mas-  sima la forza di sentire, e minima quella di attendere, per-  ciò 1* attenzione è tutt' altro che sentire.   5° L’ essere poi la facoltà attentiva applicata alle sensa-  zioni, e in relazione perciò con gli organi, e con gli ogget-  ti, ciò non dimostra che sia la stessa cosa della sensazione,  ma soltanto dimostra il mutuo soccorso, lo scambievole aiu-  to che si porgono le mentali potenze. Anco nelle funzioni  organiche del corpo umano vi ha dipendenza, vi ha ordine ;  cosi non può aver luogo la chilificazione senza la chimifica-  zione, e questa senza la deglutizione, e questa senza il ma-  sticare e l' insalivare i cibi ; ma chi sarebbe cosi sciocco da  dire che la chilificazione, e tutte le altre funzioni digestive si  riducessero alla masticazione ?   0° Nè il giudizio, nè il raziocinio si possono ridurre al-  la sensazione , perchè non solo nel giudicare e nel ragionare  si attende , si astrae, si analizza , ma si riducono ad unità  sintetica i concetti, la quale unità sintetica è tanto lungi dal-  la sensazione, quanto f attività lo è dalla passività.   7° So le potenze di giudicare e ragionare fossero ten-  tazioni trasformate , in qual modo potrebbe avvenire che i  nostri giudizi , c i nostri raziocini sarebbero talvolta in op-  posizione alle stesse sensazioni ? In qual modo lo spirito li-  mano avrebbe potuto formare l’Astronomia Copernicana, che  è razionale , in opposizione all' Astronomia Tolomaica , che  è empirica?   Dai quali argomenti ho il dritto di concludere, essere il  sistema del sensismo una di quelle aberrazioni dello spirito  umano, che non hanno alcun valore scientifico , senza tener  parola delle assurde illazioni , che degradano 1’ uomo , e nel-  le quali esso và a sprofondarsi.     8i    §• nc.   Continua la confutazione del seminilo del Condillac.   Nò metterei fine a questa tesi, se volessi enunciare tut-  ti gli argomenti, che annllano la Filosofia della sensazione :  solo addurrò quest’ argomento , che vai per mille ; ma che  non mi è dato svolgere come trovasi nella mia Dissertazione  sul Sensualismo.   Se pensiero c sensibilità sono , secondo i sensisti , la  medesima cosa, seguir ne deve che i prodotti tutti del pen-  siero devono corrispondere perfettamente alle cose sentite, e  alle sensazioni ; ma 1' esperienza ci dimostra dei pensieri, il  cui tipo intero non esiste in natura , come avviene nei pro-  dotti della sintesi immaginativa civile, e della sintesi imma-  ginativa poetica; adunque pensare non è lo stesso che senti-  re , tutte le facoltà dello spirito non sono concentrate nella  sensibilità. In altro modo: se pensiero e sensibilità sono, se-  condo i sensisti , la stessa cosa, tutti i prodotti del pensiero  dovendo corrispondere alle sensazioni ed agli oggetti sentiti ,  non potrebbe essere nell' umano spirito alcun pensiero in  opposizione ai portati del senso , o che trascenda in alcun  modo le sensazioni, gli oggetti dei sensi ; ma 1' esperienza ci  dimostra come esistenti negli umani intelletti dei concetti iu  opposizione alle sensazioni , o che trasandano le cose senti-  te , come se ne ha un esempio nell' Astronomia Copernica-  na , ed in molte verità delle Matematiche Pure , e simili ;  adunque pensiero e sensibilità non sono tutt’ uno , tutte le  facoltà dell' intelligenza non sono racchiuse in quella di sentire.   Iti altro modo finalmente. Se pensiero e sensibilità sono  la stessa cosa, tutti i concetti umani , dovendo corrispondere  alle sensazioni , devono perciò essere in ragione della perfe-  zione dei sensi ; c perciò animali aventi pari perfezione di  sensi, dovrebltero avere uguale intelligenza ; e animali aventi  sensi meno perfetti d’ altri animali , dovrebbero avere meno  intelligenza: ma l’esperienza dimostra a inissimo lume., la  perfezione , o imperfezione dei sensi, almeno sino ad un cer-    i by Google    85   to segno, in nulla influire sulla perfezione, o imperfezione del*  f intelligenza ; adunque pensare non è sentire; pensiero e sen-  sibilità non sono la medesima cosa. Che poi i gradi dell' in-  telligenza non corrispondano alla perfezione , o imperfezione  dei sensi , è facile a dimostrarlo ; perocché la scimia ha i  sensi uguali, o quasi uguali a quelli dell'uomo; c pure è im-  mensa la : distanza , che separa quel bruto dalla specie uma-  na : cosi il negro ha i sensi più perfetti dell' Europeo, ed il  selvaggio gli ha più perfetti dell’ uomo incivilito ; e pertan-  to le loro intelligenze sono immensamente distanti. E la sto-  ria non ci mostra celebri pittori con vista fioca ? e famosi  maestri di musica con debole udito ? e l’ oratore greco non  avea sortito dalia natura imperfettissimo l’ organo della favel-  la? forse diremo che le scoperte dei grandi, come di un Ga-  lileo, e di uu Newton sieno dovute a maggior perfezione sen-  sitiva ?   Concludo adunque esser futile il sensismo ; e perciò do-  versi considerar 1’ anima come dotata di facoltà attice, le qua-  li, operando sulle sensazioni, producono quelle idee comples-  se non aventi un tipo intero nella natura ; le quali, malgra-  do 1* imperfezione relativa dei sensi, rendono 1’ essere, che ne.  è fornito, più intelligente d' altri esseri di sensi piti perfetti.  Le quali facoltà in fine , operando sulle primigenie notizie ,  che sfuggono ai sensi , e alla coscienza , danno nella cogni-  zione riflessa quei pensieri che trascendono ogni esperienza.    §• X.   Sublime sentenza dell' Apostolo delle Centi che annulla il  sensismo.   Non si dilungherebbe dal vero , chi dicesse che le sacro  pagine, non solo contengono ciò che è necessario alla salute  delle anime, ma ancora tante preziose verità , che dalla spe-  culazione svolte ed applicate convenientemente, han virtù di  condurla ove ardentemente brama.     80   Ciò diciamo a proposito d' una sentenza dell' Apostolo  delle genti , la quale , comechè da altri in altro modo spie-  gata e bene , pure nessuno ha subodorato che essa è capace  d' essere in altra guisa esplicata : tanto è semenzaio fecondo  di verità I Eccomi alle prove.   Sentio aliarti legem in mtmbrit meis repugnantem Itgi  mentis mee. ( Rom. VII. 23 ).   In questa verità psicologica, se ben vi si mediti, si ve-  drà a chiarissimo lume la morte del sensismo.   S. Paolo annunzia un antagonismo fra la legge della  mente e quella dell’ organismo, fra la ragione e il senso, fra  la legge dello spirito e quella del corpo. Or so ciò è vero ,  com’ è verissimo, semplice è il raziocinio che dobbiam fare  per mostrare che essa conduce ad annullare il sensismo. Pe-  rocché se ia legge dello spirito è in opposizione a quella del  senso , ossia se la legge razionale è in antagonismo a quella  sensitiva , ne segue che la legge della ragione non può veni-  re da quella dei sensi: ma se la legge razionale non pud  scaturire dal senso , ciò vale che dehbe essere diversa dalla  legge sensuale : ma se la legge razionale é diversa da quel-  la sensuale, ciò vuoi dire che la vita intellettiva, la vita mo-  rale non è la stessa della vita sensitiva : ma se la vita ra-  zionale non è la stessa della sensuale , chiaro ne emerge  che tutto non è sentire, ogni cognizione, ogni atto spirituale  non essere acchiuso nella vita sensitiva , ossia l’ intelligenza  non esser la stessa cosa della sensibilità.   Questi argomenti sono inconcussi : essi sono poggiati  sulla sentenza dell'Apostolo, la quale è evidente, annuncian-  do un fatto che ogni uomo può in sé osservare. Ognuno è  spettatore di una serie di combattimenti , che durano quanto  la vita ; nc’ quali se la parte sensuale vince , 1’ uomo va a  precipitarsi nelle vie de’ vizi , se vince la razionale , la virtù  riesce vittoriosa. Ciò non solo nella vita individua , ma vaio  eziandio per quella delie nazioni , giacché civiltà e barbarie  son due perìodi, nei quali ha il predominio la ragione sai sen-  so o questo su quella.    Digitized by Google    87   Adunque mi par bello concludere : se la legge della ra-  gione è in opposizione a quella del senso, la legge della ra-  gione non può venir dal senso — se la legge della ragione  non può venire dal senso, essa non sarà identica a questo-—  dunque l' intelligenza e la sensibilità non sono la stessa co-  sa — adunque il sensismo è distrutto , svolgendo le parole  dell’ Apostolo.      Digitized by Google     Digitized by Google     89    OSSER VAZI0H1   SOPRA IL CENNO FILOSOFICO (1).   DEL MERITO COMPARATIVO   DI PASQUALE GALLUPPI   E   CARLO ANTONIO PEZZI  «s s a mw »    Volle il Sig. A. S. dare a luce un cenno sul meri-  to comparativo di Pasquale Galluppi e Carlo Antonio Pez-  zi, sul quale cenno dirò apertamente, ma educatamente ,  alcuni miei pensieri. E senza dir altro entro in materia.   Dapprima l’autore si fa a discorrere sulla necessità  dell'arte critica, e, toccando altre cose, dice:   » Se riguardiamo I’ opera di quest’ ultimo compresa  » in cinque volumi , edizione di Messina 1’ anno 1830 .  » osservasi , che raggira nei primi quattro volumi sulle  » facoltà dello spirito e suoi fenomeni, nell’ultimo sull’e-  » tica , che vuol dire quanto basta alla filosofia raziona-  li le e morale, con nessuno o pochissimi cenni sui reci-  » proci rapporti, che ha l’uomo fisico e morale, rappor-  » ti che han cagionato la vera filosofica rivoluzione negli    (1) Questo Cenno fa inserito nel giornale dello Spettatore Zan-  cleo ne’ numeri 39. 40. 45. 49 anno primo , e numeri 5. e 6 anno  secondo.    Digitized by Google     90   » ultimi tempi, di cui ne parla egli medesimo; ed a sa-  » per la quale impegna i giovanetti studiosi ; rapporti  » senza di cui spesso un Glosofo captai nubem prò lu.no-  » ne, o si diffonde in cose vane ed insulse, anziché pro-  » ficue all’umana vita; o pur con ali di cera tenta pog-  » giare ove poggiar non lice. Se sia ciò vero, svolgiamo-  » ne l’ indice ».   Che i primi quattro volumi degli Elementi di filosofia  del Sig. Galluppi trattino dell' intelletto , cioè dello spirito  considerato essere che percepisce, conosce, e l’ ultimo del-  la volontà , io nel nego , anzi dico che esatta e naturale  ue è la divisione , come il sullodato autore in varie sue  opere ha detto (1). Ma l' espressione del critico A. S.  manca di esattezza , giacché ei dice « raggira nei primi  quattro volumi sulle facoltà dello spirito e suoi fenomeni,  nell’ ultimo sull’ etica ». Al che rispondo : non solo i  primi quattro volumi, ma eziandio l'ultimo discute le fa-  coltà dell' anima , perchè esso volume ha per oggetto la  volontà, la quale, come si sa, è potenza del subietto pen-  sante. Questa inesattezza essendo di poco rilievo in con-  fronto degli errori, clic a larga mano sono sparsi in que-  sto cenno , credo miglior consiglio applicarmi ed appa-  lesarli.   Il sig. A. S. asserisce ancora che I’ esimio Gallup-  pi faccia pochissimi cenni dei reciproci rapporti delle due  nature , fisica e morale ; e se fosse come ei dice , segui-  rebbe che spesso captai nubem prò Junone ? o che si  diffonde in cose cane ed insulse ? o con ali di cera pog-  giare tenta, ove poggiar non lice? Qual logica è mai que-  sta ! Al più avrebbe potuto dire che f autore sia man-  cante. In vero il dire che un filocofo non trattando este-  samente de’ detti rapporti spesso captai nubem cc. cr. ec.  si è dire che tutta la filosofia razionale c morale si re-  stringe in tali rapporti , o che ogni dottrina filosofica si    Digìtized by Google     91   spiega mercè degli stessi. Quanto ciò sia falso, è facile di-  mostrare.   In primo luogo la filosofia è, secondo il Galluppi, la  scienza dell' umano pensiero , che è all’ uomo svelato dal  senso interno. Difatti è questa facoltà del suo essere pen-  sante, che lo avvisa sentir piacere e dolore, aver memoria,  giudizio , volontà ec. Applicando perciò il raziocinio allo  rivelazioni di essa coscienza , viene in tal modo a cono-  scere le funzioni del suo pensiero : Logica , Metafisica ,  Morale riconoscono questo fondamento. Basta riflettere ,  che se i fatti intellettuali e morali dall' uomo avvenissero  esternamente, sfuggirebbero alle operazioni sensibili , non  avendo alcuna qualità de’ corpi , onde renderci chiari die  il mezzo di scoprirli si, è la coscienza.   Ma, dirà alcuno , de' reciproci rapporti del fisico sul  morale nulla dovrà dire il filosofo? Ecco la mia risposta.  Che il morale sia dipendente dal fisico , è un fatto che  non puossi trascurare dal filosofo : egli intanto debb' es-  sere molto cauto , vale a dire non dee credere potersi  tutto spiegare in si difficile materia ; perchè questa di-  pendenza, quantunque in alami casi di leggieri spiegasi ,  tuttavia in molli si nasconde. Cosi farà egli ottimamente  discorrere sulla differenza delle due vite dell' uomo , ve-  getabile ed intellettuale, come pure parlando della sensibi-  lità dimostrare che i nervi sono gli strumenti di questa  potenza ; che il moto in essi organi impresso deve tra-  smettersi al cervello onde avere I' anima la sensazione :  in tal modo si aprirà la via a poter agevolmente parlare  delle anomalie delle sensazioni. Aggiungerà al cenno de-  gli organi del senso , un altro al luogo debito , sugli or-  gani del moto. Ancora dovrà , trattando delle passioni ,  dimostrare com' esse producono alterazioni sul fisico ec.  ma queste ed altre cose entro brevi ceuni alfine di otte-  nere il suo scopo. Veramente analizzare 1’ umano spirito.     92    senza dire parola del corpo , si è stoltamente immagina-  re esse sostanze fra loro indipendenti, o credere clic nul-  la , dopo tante laboriose indagini , si sappia su tal mate-  ria ; e si la prima che la seconda cosa mostrerebbero ,  in chi ciò credesse, pochezza di mente. Ma se il filosofo  stima che si possa in tutti i casi particolari render ragio-  ne di cosiffatta dipendenza , andrà errato ; ei farà ipote-  si, congetture maggiori in numero delle cognizioni certe,  e spesso ridicole , rendendo in tal guisa la scienza del  pensiero un miscuglio d' ipotesi e congetture. Un filosofo  difatli che volesse conoscere lo stato del cervello, quando  lo spirito giudica, o ragiona , ossia decompone e combina  le sue idee, o quando è agitato da desiderio, o passione,  o sia che vuol e , tenterebbe l’ impossibile. Facciasi il pa-  ragone delle opinioni di coloro, che si sono addetti a que-  ste indagini , e facilmente si vedrà che inutili sono stati  gli sforzi, coi quali si è osato strappare il velo alla natura  in tali cose , almeno sinora. Laonde il filosofo meditando  che l’ oggetto positivo della filosofia , come vuoisi , è l'u-  mano pensiero e che la coscienza nè il mezzo , discuterà  le forze dell' intendimento , I' origine e generazione delle  idee, le leggi del raziocinio, quelle della volontà avendo a  guida la vista interna precipuamente : e ponendo mente  poi al fatto della dipendenza dell' anima dal corpo , egli  lungi dalla presunzione di spiegarlo in tutte le sue parti-  colarità , limiterà le di lui investigazioni a pochi fatti  senza imbaltere in ipotesi arbitrarie e stranissime. Questo  parere avrà più sotto maggior lume.   Ora venendo al sig. (jalluppi , dico eh’ egli stima il  fondamento della filosofia essere la coscienza ; egli ammet-  te il fatto generale della dipendenza del fisico dal mora-  le , ma crede nascondersi interamente ne' casi particola-  ri (2). E quantunque io pensi un pò diversamente riguar-  do a ciò , pure mi è forza dire eh’ egli non caplat nu-    Dìgitized by Google    93   bem prò Junone ec. ma die solamente sia alquanto man-  cante. Imperocché se il sullodato filosofo non fa estesi  cenni de' rapporti aventi il corpo collo spirito, pure con-  fessa, siccome ho detto, la di loro dipendenza ; parla dei  sensi come degli organi della sensibilità; che il moto fat-  to sui nervi dee esser condotto al cervello: che negli es-  seri sensitivi della stessa specie o differenti perchè provve-  duti di organizzazione diversa, hanno sensazioni dissimili  ec. ; che per effetto della ripetizione le sensazioni scema-  no, mutando lo stato degli organi ; che le passioni produ-  cono notabili alterazioni sul corpo ec. Queste ed oltre i-  dee sul reciproco influsso leggonsi negli Elementi di filo-  sofia del Galluppi ; e comechè ei ne faccia pochi cenni ,  pure non ispiega tali fatti senza I' ajuto del fisico. A ciò  aggiungi, che Cartesio, Locke, Condillac, ancora pel cri-  tico ristoratori della filosofia, analizzando I’ umana intelli-  genza, parlando de’ detti rapporti non più, se non meno,  del sig. Galluppi , spesso si diffusero dunque , secondo la  logica del sig. A. S. , in cose rane ed insulse , anziché  proficue all' umana rila, o con ali di cera poggiare ten-  tarono ore poggiar non lice. Se ciò è vero , con qual  diritto egli asserisce che furono i ristoratori d’ ogni filo-  sofia ? Io poi vorrei sapere dove il Galluppi per mancan-  za delle cose sudettc captai nubem prò Junone ec. e do-  ve con ali di cera poggiare lenta ore poggiar non lice :  anzi il chiarissimo filosofo non imprende giammai a spie-  gare l’ unione dell’ anima col corpo , I' essenza de’ corpi ,  la natura Divina, la creazione ed altre cose , la esistenza  delle quali , quantunque da lui riconosciuta e con valide  ragioni provata, è pur non dimeno limite dell’ umano sa-  pere. Il filosofo debbo contentarsi di conoscere l’esistenza  di Dio, dell’ anima, de' corpi, ma dee astenersi di pene-  trare ciò che trasanda la sua mente : Dio esiste , ma è  incomprensibile ; 1’ anima esiste , ma la sua unione col    Digitized by Google    94   corpo è un mistero : £' uomo non è fallo ni per lulio  sapere, nè per lutto ignorare. Tali sono gli ottimi pensa-  menti del profondo Galluppi, e perciò non può dirsi che  con ali di cera poggiare tenia ove poggiar non lice (3).  Ma il Critico dice : « Se sia ciò vero, svolgiamone 1" in-  dice ». Udiamolo dunque per esser ben disposti al giu-  dicò).   Scende dopo di ciò il sig. A. S. ad esporre le dot-  trine dell’ ideo logo di Tropea , ed offrendo la ideologia  di lui dice :   » Passa quindi all’ ideologia , si occupa della origine  » delle idee, da quali facoltà esse dipendano, senza però  » distinguere nozioni da idee ».   Le quali parole sono evidentissima prova della super-  ficialità con che egli ha letto gli Elementi di filosofìa del  signor Galluppi. Trascrivo le parole di quest’ ultimo.   » Si può finalmente riferire il vocabolo d’ idea agli  » oggetti estesi , e quello di nozione agli oggetti ineste-  » si , e dire p. e. l’ idea dell’ arbore , la nozione della  » virtù » (4j.   Segue il Critico A. S. » Ei le fa nascere or dal-  » f analisi , or dall’ analisi e sintesi ; che avvi delle idee  » semplici generate dalla sintesi, che i rapporti sono sem-  » plici vedute dello spirito ; e perciò possano dirsi non  » idee, ma sentimenti di esso ».   Mi duole oltremodo ch'egli non abbia concepito le  profonde dottrine del Ch. Galluppi.   Non và a dubbio che questi ,   1. ° Ammetta idee semplici generate dalla sintesi;   2. ° Che i rapporti sieno viste dello spirito; ma che  dica che i rapporti possano dirsi non idee, ma sentimen-  ti di esso (dello spirito) ò nella testa di A. S. e non  già in Galluppi. Perocché avendo egli nella Psicologia giu-  diziosamcule osservato, eh' esistono alcuni rapporti ideali,    Digitized by Google    95   estrinseci, logici, vedute dello spirito, e non reali nei cor-  pi, effetti in somma della sintesi ideale ; era d' uòpo Ta-  cendo indagine dell' origine delle idee, ammetterne alcune  dall’ attività sintetica originate. E perchè l’ illustre Laro-  romiguiere avea detto i idea essere un sentimento distinto  e sviluppato da altri sentimenti , e perciò l' idea di rap-  porto essere rinchiusa nel sentimento di rapporto ; il  Galluppi ha per questo con non poca penetrazione osser-  to che l’ idea di rapporto, sebbene supponga i sentimenti  come condizioni , da essi pure non è sviluppata , avendo  origine dalla sintesi. Ond’ è eh' essa idea relativa è nel  sentimento, non già in origine, ma bensì nel risultamen-  to, o immediatamente alla sua nascita. Veramente la dot-  trina del Prof. La Romiguiere pativa troppa imperfezio-  zione, essendo in contraddizione coi pensamenti di esso  autore sui rapporti (5), come il sullodato Galluppi ha con  fiuo accorgimento rilevato (6). Perchè non nasca alcun  dubbio, ecco ciò che ho Ietto nella sua ideologia.   » Parlando della sintesi abbiamo spiegato la sintesi  » ideale, ed abbiamo mostrato, che i rapporti sono sem-  a plici vedute dello spirito , a cui non corrisponde alcun  a oggetto reale al di fuori. Si deduce da ciò che non si  a possono dare sensazioni di rapporti. Ma i rapporti, es-  » sendo vedute dello spirito, sono reali in lui , e sono  a perciò un oggetto della coscienza ; quindi pare che si  » possa dire , che noi abbiamo il sentimento del rappor-  a to , come diciamo di avere il sentimento del giudizio ,  » del raziocinio , della volontà cc. Meditando su questo  a sentimento pare che potremmo formarci le idee dei  a rapporti a.   a Ma se il rapporto è un idea , per poter avere il  a sentimento del rapporto, fa d'uopo che questa idea sia  » formata, ed abbia esistenza nello spirito a.   » Ora si tratta di spiegare appunto l'origine di quo     96    » sla idea di rapporto , la quale è antecedente al senti-  » mento del rapporto, cioè alla coscienza di questa idea.  » In conseguenza non è esatto il dire , che l’ idea relati-  » va sia racchiusa nel sentimento del rapporto, come di-  » ce l’ illustre La Romiguierc. Eccovi alcune osservazio-  » ni su quest' oggetto : 1° I rapporti nascono dalla com-  » parazionc dello spirito ; e perciò vero quello che ab-  >< biamo asserito di sopra , che le nostre idee sono un  ì> prodotto , dell' analisi o dell' analisi e sintesi insieme.  » 2° Supponendo la sintesi un analisi antecedente, e que-  » st’ analisi esercitandosi sulle sensazioni , è vero ancora  » quello che abbiamo asserito , cioè che le nostre idee  » nascono dall' azione dello spirito sui nostri sentimenti,  » e perciò i materiali delle nostre idee, ed in conseguen-  » za delle nostre conoscenze sono i sentimenti. 3° Le  » idee de' rapporti avendo esistenza nello spirito son sen-  » tite dalla coscienza , esse non sortono dunque dalla sfe-  » ra dell'attività del sentimento; esse sono nella coscien-  » za , e perciò nel sentimento non già nell' origine , ma  » nel loro risultamento , o immediatamente alla loro na-  » scita » (7).   Dalle quali riflessioni raccogliesi , che il sensatissimo  autore non dice non potersi chiamare il rap/iorto idea  dello spirito, ma sentimento, che anzi dice idea relativa,  sentimento relativo ; e solamente , mostrando l’ origine di  tale idea . effetto della sentisi ideale, stabilisce esser sen-  timento nel risultamento, o immediatamente alla sua na-  scita , e già in origine. Il sig. A. S. come ognun vede,  ha dimostrato chiaramente di non intendere la dottrina  del Galluppi, o, se vuoisi, di non averla saputo esporre ;  c si P una che P altra cosa meritano biasimo , che si ri-  ferisce a chi imprende a dettar critiche , spezialmente su  materie cotanto delicate, c su un autore pieno di profon-  de dottrine.    Digitìzed by Google    97   Dopo d'avere esposte le dottrine de' sigg. Galluppi e  Peni, viene il critico a darne il suo giudicio.   » Ingenuamente, cosi egli, in prima dico che il sig.  » Galluppi nello enunciare le sue dottrine dà ad esse  » tanto peso che mi fu maggior pressa a riscontrarle ne-  » gli Elementi di sua filosofia per rilevarne f importan-  » za. Voglia il cielo che i metafisici rinvengano verità  » sempre conducenti a felicitare il mondo , e scemarne i  » malanni, c non mai a mettere in tortura le menti per  » leggerissime baje, o per articoli inestricabili e vani ».   Non senza potentissime ragioni il eh. Galluppi dà  alle sue dottrine tanto peso ; perciocché coscio egli del-  l'origine delle dottrine che in filosofia han cagionato ter-  ribili rivoluzioni , ed han tanto nociuto al progresso del-  la scienza, introducendo errori mostruosi, e volendo dare  ad essa solida base, ha avvisalo ai giovanetti, che spesso  non veggono lutti i rapporti, della gravissima importan-  za delle dottrine , eh' egli sempre mai con somma pene-  trazione discute. Chi è addentro in fatto d' ideologia , sa  meglio di me quanto importi avere un analisi perfetta  al possibile delle potenze dell’ intendimento. Basti osser-  vare che la falsa idea di concentrare le funzioni dell'ani-  ma umana nella sensazione , la spogliò del potere di co-  noscere Dio, la privò della libertà, condannandola ad una  cieca necessità, e per ciò distrusse la moralità delle azio-  ni , ridusse i bisogni a fisici ed ogni atto dal vile inte-  resse originato : il che vuol dire , abbassò f uomo alla  condizione del bruto. Ne son chiaro esempio Elvezio, Tra-  cy e consorti. I filosofi sanno parimenti f importan-  za delle quistioni relative all’ origine delle idee : si trat-  ta degli clementi dell’ umano sapere. É d' uopo esa-  minare le opinioni di Cartesio , Locke , Leiboitz , Kant  ed altri filosofi ; questioni che ( agli inesperti ) potrebbe-   7     98   ro sembrare di poco conto , ma oramai d' altissima im-  portanza. Cosi le logiche definivano le idee, le percezioni  per le rappresentazioni , le immagini degli oggetti , ma  che dedusse il filosofo di Kocnisberg da questa definizio-  ne ? L’ io essere un’ apparenza , e noi nell’ impossibilità  di conoscere la sua esistenza : strano dcliramento , ma  legittimamente dedotto da un principio scritto ne' filosofi.  Chi ignora la dottrina di Hurae sulla causalità ? Con es-  sa il filosofo inglese , oltre le perniciose illazioni per le  scienze fisiche, ci vieta di dedurre dall'esistenza del mon-  do quella dell’ Ente Supremo ; ed i filosofi sanno la filo-  sofica rivoluzione che Kant formò, prendendo le mosse dal  falsissimo principio di Hume. E chi mai avrebbe creduto  che il sistema di Berkeley, per non dir ancora di Hume,  è basato sulla teoria delle idee di Locke? In fine, dando  uno sguardo alle varie scuole filosofiche, cioè scetticismo,  dommatismo, empirismo, razionalismo, materialismo, idea-  lismo ec. agevolmente si verrà a capo di conoscere l'im-  portanza della discussione di quelle questioni, la soluzione  delle quali può mettere un filosofo in istato di cogliere la  verità. Al certo , che farà il filosofo ? Accetterà tutte le  opinioni de' filosofi ? Non già , perchè sarebbe ammettere  nel pensiero la contraddizione. Rigetterà tutti i sistemi?  Nou è da savio , sendo in essi delle cose vere miste alle  false. Nè 1’ una nè 1’ altra cosa essendogli permessa , ecco  il vero mezzo. Egli meditando e ravvicinando tutti i si-  stemi senza studio di parte , ne coglierà ciò che hanno  di vero , rimuovendone le falsità e migliorandone al pos-  sibile le dottrine (7). Ecco l’ immensa fatica del Galluppi.  L’ignoranza dello stato della filosofia fa dunque riguarda-  re cose vane , leggerissime baje , cose d' altissima impor-  tanza. Il critico ha pure osalo dire inutile la quislione  del modo con che l'anima conosce se stessa ; ma di ciò    Digitized by Google     99   iti appresso. Ma quali sono queste leggerissime baje? Qua-  li gli orlinoli inestricabili e vani ? Eccoli :   » Intanto s' accinge , segue A. S. , egli all' analisi  » delle umane facoltà facendo capo dal raziocinio; e do-  li po aver parlato sui giudizi , passa a quella , per lui e  » per qualche altro, famosa distinzione di raziocini' puri,  » empirici, e misti. Ma dico io, se questa distinzione far  » non si volesse , qual danno si recherebbe al progresso  » di essa scienza ? »   Queste parole fan chiarissima fede dell' estesa cogni-  zione che ha il critico della filosofìa. É in filosofia la di-  stinzione delle verità pure da quelle empiriche di tanta  importanza, quanto lo è avere buoni elementi filosofici. Non  sa il sig. A. S. che il Tracy per non aver fatto tale di-  stinzione ha adottato I 1 empirismo ? Sa le assurde conse-  guenze della scuola empirica ? Conosce egli che sull’ abuso  di essa distinzione è fondata la filosofia trascendentale ?  Ignora le illazioni di quest’ ultima ? Or f illustre Gallup-  pi, il quale quanto estesamente conosca le metafisiche vi-  cende lo dicono le sue opere , principalmente il Saggio  Filosofico , ha senza trascorrere stabilito siffatta distinzio-  ne ; cosi tenendosi lungi e dall’ empirismo e dal trascen-  dentalismo, ha adempiuto le parli che a filosofo suo pari  conveuivansi.   » Proseguendo, parla A. S., nella lettura m’ imbatto  » al §. 6. ove nou mi soddisfa quel tuono decisivo, eoa  » cui pronuncia 1’ autore , che nelle conoscenze di fatto ,  » se non si passa al mondo esterno, neppur sospettar si  » può di sua esistenza. Cosi un negro che non è giammai  » uscito dall’Africa, dice egli, (il Galluppi ) che non ha  » veduto altri uomini che quelli della sua nazione ....   » crede fermamente che tutti gli uomiui sieno uegri :   » Che un italiano , clic nou avesse giammai udito altro     100   » linguaggio che il suo, crederebbe fermamente che tut-  » li gli uomini chiamano 1’ astro del giorno sole ».   Il Critico qui fa dire al Galluppi ciò che questi non  ebbe mai in animo dire. L’ autore, sig. A. S., non dice  che « nelle conoscenze di fatto , se non si passa al mon-  do esterno neppur sospettar si può di sua esistenza » e  voi solo lo dite , ed applicando alla vostra espressione  1’ esempio del negro e quello dell’ italiano , credete far  scorgere in esso autore un errore : ma chi v’ intende, sen  ride, c ragiona adducendo fatti.   Il sig. Galluppi stabilita nel §. V. la distinzione fra  i giudizi puri ed impirici, viene nel §. seguente a dimo-  strare il diverso modo con che si fa acquisto delle ne-  cessarie e contingenti conoscenze; e dopo aver detto del-  la maniera di aver le prime, spiega che, per non imbat-  tere in errore nelle conoscenze di fatto, è mesteri percor-  rere il mondo de’ sensi. Trascrivo le sue parole onde ne  giudichi il saggissimo lettore.   » Giovanetti , la distinzione delle conoscenze , della  » quale vi ho parlato, è della più alta importanza. Essa  » vi farà conoscere il diverso modo con cui dovete fur  » acquisto delle conoscenze pure , da quello con cui ac-  » quistar dovete le conoscenze sperimentali. Voi non a-  » vele bisogno per le prime di gettarvi nel mondo ester-  » no e di percorrerlo parte per parte. No, queste cono-  » scenze sono indipendenti dall' esperienza de’ sensi u.   » Voi dovete discendere nel fondo del vostro pcn-  » siero: dovete contemplare attentamente le vostre idee;  » queste conoscenze consistono appunto nel solo rapporto  » delle idee vostre.   » Così per conoscere, che due quantità uguali ad una  » terza sono uguali fra di esse, che i) tutto è maggiore  » di ciascuna delle sue parti, voi non avete bisogno di fa-  » re alcuna osservazione : il vostro pensiero è in ciò    Digilized by Google    101   » sufficiente a se stesso. Paragonate l’ idea del soggetto  » con quella del predicato : la convenienza del secondo a!   » primo noti solo vi colpirà, ma voi sentirete la necessità  » di questa convenienza, e 1' impossibilità dell’ opposto.   » Avviene altrimenti nelle conoscenze sperimentali.  » Voi avete bisogno , per farne acquisto , di recarvi nel  » mondo de’ sensi e di percorrerlo parte per parte , di  » osservarlo attentamente. Ciò non ostante, se non pren-  » derete le dovute precauzioni , correrete rischio di ab-  » bracciarc Io errore che volete sfuggire, e di non prcn-  » dere la verità che bramate conoscere, lo mi son pro-  li posto di nulla dirvi , che non possa spiegarvi con de-  li gli esempi di facile intelligenza. Un negro che non ò  » giammai uscito dal mezzo dell' Affrica, che non ha ve-  ti duto altri uomini , che que’ della sua nazione , e che  » non ha inteso parlare degli altri popoli , senza dubbio  » crede fermamente, che tutti gli uomini sono negri, cd  » egli ha di questa proposizione la certezza più forte ,  » che possa derivare dal fatto e dall'esperienza. Un gior-  # no egli vede uomini bianchi ; 1' abitudine produce in  » lui la sorpresa , ma la sua ragione non soffre alcuna  » ripugnanza; egli vede qualche cosa d'insolito, ma non  » vede un impossibile, e si assuefa al bianco, come si era  » assuefatto al nero. Sarebbe lo stesso per noi , se non  » avessimo giammai avuto conoscenza dell'esistenza dei  » negri, e che giungessimo a discovrirli.   » Noi siamo certi , o almeno crediamo di esserlo ,  » che non vi sia alcun popolo di color verde. Intanto  » che cosa vi sarebbe d’ impossibile e di assurdo . se si  » scovrisse qualche giorno un' isola , in cui gli abitanti  » avrebbero la tinta verde? Se alcuno di voi non uscisse  » fuori dell' Italia , non avesse giammai udito un' altro  » linguaggio, che l' italiano, non fosse stato istruito, che  » altre nazioni , parlano un altro linguaggio , crederebbe     102   » certamente , che lutti gli uomini chiamano I' astro del  » giorno sole, e che ne scrivono il nome, come qui sent-  ii to lo vedete ; ed io non dubbio che i ragazzi credano  » il proprio linguaggio , il linguaggio naturalo di tutti i  » popoli.   » Per evitar l’ errore nelle conoscenze sperimentali ,  » bisogna dunque percorrere il mondo dei sensi , e fare  » un numero sufficiente di esperienze » (8).   Dove è dunque quel pensiero al Galluppi attribuito ,  che nelle conoscenze di fatto, se non si passa al mondo  esterno, neppur sospettar si può di sua esistenza? Secon-  do il solito, nella testa del sig. A. S.   Segue il Critico « Io non veggo il perchè debbesi  » così credere, e parmi che in questo §. abbia fatto l’uo-  » mo inferiore all’ arang-outang , o ad altro bruto me-  li no sagace , il quale quantunque non abbia veduto ani-  » male di altra specie , e d' altra forma , pure sospetterà  » clic ve ne sia e se 1’ immaginerà alla fantasia ».   Bene sig. A. S. ! I filosofi ve ne sapranno grado  infinitamente. Io sapea per lo passato che i bruti più vi-  cini all’ uomo fossero forniti della facoltà di sentire , di  qualche grado di attenzione , di memoria, appetiti, spon-  taneità , ed eziandio , secondo altri filosofi , di un grado  infimo di giudizio , raziocinio limitato ad alcuni oggetti  entro la sfera dei sensi , al tutto ristretto ai loro biso-  gni : ma che avessero la fantasia n’ era al certo ignaro.  E si, che poi V arang-oulang od altro bruto meno sagace,  il quale quantunque non abbia veduto animale d' altra  specie, o d’ altra forma , pure sospetterà che ve ne sia e  se l' immaginerà alla fantasia , è scienza tutta peculiare  del valente Critico : e chi non vede aver egli con queste  parole alle bestie attribuito ciò che all’essere intelligente  per eccellenza si conviene? Se ai bruti non possiamo con-  cedere altre facoltà , se non quelle che le loro operazioni    ’Dìgitizec Tby Go egle     103   ci manifestano, io rorrci sapere da quale operazione ani-  malesca il critico è stato indotto a dar loro la fantasia.  Ma se poi si vorrà inventare, credendo esser ciò permes-  so, allora fìneremo col chiamare a nuova vita le volitanti  immagini sensibili di Democrito e di Epicuro, V armonia  prestabilita di Leibnitz, e tutte le belle invenzioni de' fi-  losofi antichi e moderni.   »... Quante cose non vedute nè intese l’ uomo im-  » maginar si può colla vantata da lui sintesi ideale ! »   Dove avete pescato , sig. Critico , che pel Galluppi  la sintesi ideale immagina ? In Galluppi non già ; certo  nel concavo della luna. « Quell' operazione dello spirito  » dalla quale nascono le relazioni o i rapporti , io la  i> chiamo sintesi ideale (9). — Concludiamo , lo spirito  » umano ha la facoltà di riunire in una percezione cora-  » plessa , alla quale non corrisponde alcun oggetto natu-  » rate, diverse percezioni , che hanno ciascuna un ogget-  » to naturale : io chiamo questa specie di sintesi, sintesi  » immaginativa » (10). Cosi il Galluppi. Quindi ad evi-  denza conoscesi, che la sintesi ideale non immagina , ma  da essa provvengono i rapporti di identità e diversità ;  cose note ai lettori ragazzi degli Elementi di Filosofia di  esso autore, perchè cose di fatto. Non senza ragione per-  ciò osservo essere quest' errore un' altra prova della su-  perficialità con che il sig. A. S. ha studiato la Filosofia  del sig. Galluppi. Ma vediamo quel che il signor A. S.  asserisce riguardo ai giudizi puri.   » Se poi i giudizi nominati puri sieno tali, a prio-  » ri e indipendenti dall’ esperienza, come egli vuole, è un  » nodo per me più da tagliarsi che da sciorsi. É vero  » che tali dal più dei metafisici si son tenuti, perchè si  » reputano vedute dello spirito , e nozioni generali , che  » portano un convincimento sommo per 1' evidenza con  » cui si presentano ; non per un popolo , nè per un’ e-     104   » poca del mondo , ma per tutti i tempi. Pur non di  » meno chi ci assicura, che non abbiano per base ciò che  v si vede e si palpa, da die l'uomo comincia la sua vita  » animale colla facoltà di sentire, e che dai confronti che  » quindi ne fa la ragione risultino quali assioni Decessa-  li ri ? Chi mi fa certo che non sia nato dal rapporto  » giornaliero che si fa di cose vedute e tocche , quando  » poca è 1' attenzione , quel giudizio detto puro che due  » quantità uguali ad una terza sono uguali fra di esse ?  » 0 che al più altro non vi ha di priori , se non una  » predisposizione naturale a concepire rapidamente siffatti  » rapporti ? Per assicurarci bisognerebbe ritornare alla  » nostra prima età, o pure risovvenirci di ciò, che pas-  » sava allora dentro di noi ; ma, per disgrazia, non ci è  » concesso nè 1' uno uè altro. Per me son fermo die se  » 1’ uomo in riguardo a’ sensi fosse una statua prima di  » tali organi, o, se avendoli, non vi fosse mondo ester-  » no, cesserebbero queste vedute di spirito, questi giudizi  » a priori, meuoccliò si volessero ammettere idee, priu-  » cipi innati, ed il credulo pretto idealismo ».   Ci ideano altro che queste poche parole per mette-  re in forse una verità sì bene stabilita nell' opuscolo sul-  f Analisi e la Sintesi, nella Logica, nel Saggio Filosofico  e nelle Lezioni di Logica e Melafisica, opere tutte , co-  me ognun sa , del Galluppi. Primamente il critico dice ,  che tali conoscenze dal più de' metafisici si riguardino co-  me pure , cioè indipendenti dall’ esperienza , e ciò pel  convincimento sommo, per l'evidenza con cui si presenta-  no, non per un popolo, nè per un epoca del mondo, ma  per tutti i tempi e tutti i luoghi; il che è vero. Or es-  si metafisici considerando che altre conoscenze ( le speri-  mentali o contingenti ) non sono per tutti i popoli , nè  per tutte le età , che per acquistarle e mestieri fare un  gran numero di sperimenti , come lo provano le fisiche     105   Tenta, per questo, io dico, hanno stimato le une a prio-  ri , le altre a posteriori. Tolgo a trascrivere i pensieri  dell’egregio Galluppi, onde far chiara la distinzione fra le  verità necessarie e quelle contingenti.   » Noi abbiamo due sorti di proposizioni generali.  » Ogni cerchio ha tutti i raggi uguali , ceco una propo-  li sizione generale. Ogni corpo è grave , ecco un’ altra  » proposizione generale. Questa seconda, almeno per rap-  » porto al nostro spirito , è d' una natura diversa della  » prima. Nella prima io trovo nell’ idea del cerchio la  d ragione onde affermare l’ uguaglianza de' suoi raggi ;  » conosco evidentemente che fra 1' idea del cerchio , e  » quella dell' uguaglianza dei suoi roggi vi ha una con-  » nessione necessaria in maniera , che se si negasse del  » cerchio 1’ uguaglianza de’ suoi raggi lo spirito vedreb-  » be in questa negazione una contraddizione reale. Non  » avviene però lo stesso nella seconda: ogni corpo è gra-  » ve , è una verità generale , ma è una verità , che noi  » non conosciamo col semplice paragone delle due idee  » universali di corpo e di gravità , ma col solo rapporto  » dell’ esperienza : noi non vediamo fra l’ idea che attac-  » chiamo a questo vocabolo Corpo , eh' è quella di un  » essere esteso, figurato , divisibile, impenetrabile, c l’ i-  » dea della gravità , un legame necessario in maniera ,  » che negando al corpo la sua gravità, si verrebbe a di-  » struggere la sua idea di essere esteso , figurato , divi-  » sibile , mobile , impenetrabile. L' esperienza mi fa co-  b noscere abbastanza , che tutte queste qualità coesistono  » sempre in natura colla gravità ; ma non vi veggo fra  » le prime e la seconda una necessaria connessione (11).   É inutile far comenti a pensieri cotanto chiari. Che  poi siffatte conoscenze non abbiano per base , come vuole  H critico , ciò che I' uomo vede c palpa da che comincia  la sua vita intellettuale, non è difficile conoscere. Peroc-     106   chè infinite cose 1' uomo percepisce dal principio della  sua intelligenza , eppure non ne vede un necessario rap-  porto , nè un impossibile o contraddizione nell’ opposto.  Vaglia quest’ esempio. Non avvi cosa che dall’ uomo cosi  si appara, perchè si sente incessantemente, cioè il peso de*  corpi, pur tutta volta per poter dire i corpi pesano, quante  esperienze furori necessarie ? Furono gli esperimenti bel-  lissimi di Paschal che ci dettero tal diritto. Il che dimo-  stra tali conoscenze essere a posteriori , o 1’ espressione  sinottica de' fatti particolari. Ma nelle verità matematiche,  come va la faccenda? Al certo in altro modo. Il geòmetra  per affermare dell’ idea del cerchio , che il diametro è la  massima di tutte le corde, non osserva tutti i circoli esi-  stenti , operazione impossibile , meditando bensì sulle sue  idee ne è colpito dall' evidenza , e dalla contraddizione  dell’ opposto. Egli , io replico , per conoscere che tutti i  raggi del cerchio sono uguali, ha forse bisogno di esami-  nare tutti i cerchi possibili e di misurare col fatto tutti  i loro raggi ? Chi oserebbe asserirlo ? Queste verità , e-  sprimendo rapporti d’ idee , la loro generalità non è de-  dotta da' casi particolari : è la contemplazione sulle idee  astratte che somministra al matematico tali conoscenze.  E Condillac medesimo, che nel trattato de' sistemi adotta  1' empirismo , area insegnato e bene distinto 1’ evidenza  di ragione dall ' evidenza di fatto nell’ Arte di Ragiona-  re. Or , tralasciando la contraddizione di quest' illustre  pensatore, io dico, è la riflessione sulle idee che produce  1' evidenza di ragione.   Inoltre io penso che dagli esempi de’ fanciulli cal-  colatori estemporanei possano desumersi molte induzioni  per abbattere l' empirismo. Vincenzo laccato che , per  nou dir degli altri , in età si tenera e , che più monta ,  inalfabeta, conosce i rapporti de’ numeri, a tal che appe-  na enunciato il problema , lo risolve , dimostra il potere    Digitized by Google    107   dello spirito di conoscere indipendentemente dall' esperien-  za i rapporti delle numeriche quantità. Quantunque nel  divino intelletto di quell' amabile fanciullo questo potere  sia in. sommo grado, significa sempre, a chi ben vi con-  templi, eh’ esse verità sono a priori e non dipendenti dal-  le osservazioni de' sensi. Un fanciullo fisico estemporaneo,  inalfabeta, non è stato veduto, e certamente non sorgerà  giammai , perchè senza molte e molte sperienze c racco-  gliendo fatti è impossibile conoscere il mondo fisico. Laon-  de ciò che si sente, e sia detto in buona pace dei signor  Critico, è la base ancora delle idee che formasi l'intellet-  to , e non di alcune relazioni che vede a priori. È ne-  cessario distinguere, secondo il Galluppi, elementi del giu-  dizio da quest’atto mentale stesso. Gli elemeuti, cioè f i-  dee, sono sempre a posteriori, fattizie , non ingenite , le  conoscenze noli sempre a posteriori, come avviene nelle ve-  rità matematiche. Egli fermamente crede, che vari filosofi  hanno detto tutte le conoscenze aver origine dall’esperien-  za, la qual cosa è empirismo, perchè filosofi sommi, i qua-  li si fecero a provare le conoscenze universali, necessarie,  a priori, riputarono ingenite, innate, a priori le idee ele-  menti di queste conoscenze. Ma la quistione sull’ origine  dell’ idee è indipendente , non ha rapporto con quella se  tali conoscenze sieno a priori o a posteriori ; e I’ esimio  Galluppi ha inteso scegliere una via di mezzo (12). Egli  ha ammesso le conoscenze a priori, ma ha rigettato ben-  sì , facendone vedere estranea la connessione, le idee in-  nate credute necessarie da Arnaldo , Leibnitz , Kant. Si  arroge a ciò che il capo scuola , il celebre Locke , del  quale è oggimai notissima la teoria sull’ origine delle idee,  adotta la distinzione tra le conoscenze di cui parlo (13);  e Condillac e Tracy avrebbero dovuto por mente a ciò.  Degerando , fautore della Lockiana teoria sopra l’ origine  dell’ idee, pure ammette essa distinzione (14).     108   Dopo di ciò ognun si accorge della futilità de' dub-  bi del sig. A. S., se avvi bisogno di ritornare alla nostra  primà età ec. ec. bastava leggere, non dico i Nuovi Saggi  del gran filosofo di Lipsia e le opere di molti altri , ma  le opere de' signori Degerando c Galluppi per cavarsi di  errore.   Quelle ultime parole poi del Critico « Per me son  » fermo che se l’ uomo in riguardo ai sensi fosse una  » statua priva di tali organi, o se avendoli, non vi fosse  » mondo esterno, cesserebbero queste vedute di spirito,  » questi giudizi a priori, menochè si volessero aromette-  » re idee , principi innati , ed il creduto pretto ideali-  tà smo » son parto, scusi il sig. A. S., di bassa e meschi-  na logica. Per Galluppi , Signor mio , le idee sono a po-  steriori e , come dicesi , provvedenti dall' esperienza ; le  conoscenze sono alcune contingenti, a posteriori, altre ne-  cessarie, a priori: le prime conoscenze hanno origine dal-  1' osservazione sui fatti , le sccoude dalia contemplazione  sopra le idee operata dalla mente. Se dunque rimuovere-  te dallo spirito le idee elementi de' giudizi , non avrà e-  gli più nissuna specie di conoscenze , mancandogli i ma-  teriali su cui agire , ma non perciò potrà dirsi privo del  potere di formare essi giudizi , o che questi sieno a po-  steriori. Ragionerebbe a modo del Critico il sensualista ,  il quale per dimostrare che le facoltà dell’anima sono tut-  te rinchiuse nella sensibilità , dicesse : lo son fermo che  se 1' uomo in riguardo ai sensi fosso una statua priva di  tali organi , o se avendoli non vi fosse mondo esterno ,  cesserebbero queste facoltà dello spirito, menochè si vo-  lessero ammettere idee, principi innati, ed il creduto pret-  to idealismo. E spingendo il raziocinio del signor A. S.  sino alle sue ultime illazioni , si verrebbe a provare non  esser necessaria l' azione delle macchine per avere dei  prodotti : perocché per me son fermo, che se non vi fos-    109   sero materie grezze , cesserebbero queste manifatture od  altro , menochè ai volessero ammettere nelle macchine o  negli strumenti materie innate ec. Nulla dico di più ,  perchè la falsità del ragionamento del Critico salta agli  occhi de’ lettori , che appena distinguono cinque da sei.   Passa il Critico A. S. a parlare del famoso proble-  ma di Kant, vale a dire, se sieno possibili i giudizi sin-  tetici a priori che non solvonsi al principio di contraddi-  zione. Ei crede non esser soddisfatto dall’ esempio della  neve , e gli sembra andare dritto il sentimento di Kant ,  che asserisce giudizi sintetici necessari, sebbene non sie-  no a priori, nè di necessità assoluta , ma fisica, lo vor-  rei schiarimenti su ciò , sembrandomi che giudizio sinte-  tico non sia conciliabile con necessario. Tutti i giudizi  sintetici sono empirici e contingenti ; perchè 1' essenze  de' corpi ci sono ignote , e non possiamo perciò giammai  vedere una relazione necessaria fra i termini di siffatti  giudizi. Non è cosi nel piano ideale della ragione : 1' es-  senze degli esseri matematici son cognite. È dunque l’ i-  gnoranza dell’ essenze che fa essere le verità sperimentali,  riguardo allo spirilo, contingenti, nel mentre le verità pu-  re , delle quali son conosciute 1’ essenze , son necessarie.  Ed io penso , che se i filosofi empiristi avessero posto  mente alla ignoranza dell' essenze de' corpi ed alla scien-  za di esse negli esseri ideali , avrebbero portato diversa  opinione di quella, che stima tutte le conoscenze essere a  posteriori.   Medesimamente avrei desiderato sapere il perchè non  giova contrastare a Kant il suo problema de’ giudizi sin-  tetici puri , che al principio di contraddizione non risol-  vonsi. La distinzione poi della logica delle idee da quella  dei fatti scende dall' inconcusso principio, che i giudizi so-  no di due modi , puri cd empirici ; il che , come ho di-  mostrato , il Critico nou arrivò ad intendere. In quanto     110   alla distinzione fra giudizio e definizione nulla dico , per-  chè il lettore filosofo sa i sensati pensamenti degli illu-  stri Wolff e Laromiguiere (15) , e Galluppi ha cammi-  nato sulle loro tracce.   11 sig. A. S. scende a parlare sopra la distinzione  della definizione in nominale e reale , e cosi conchiude :  » Ma Signor a pretto dire io nulla veggo d’importanza;  » altro non iscorgendo che una conversione di proposizio-  » ne , dove l’ attributo può sostituirsi al soggetto , ed il  » soggetto all' attributo , non le converto , perchè ogni  » leggitore può da sé convertirle ».   O non si può, o non si vuole intendere ciò che di-  ce il signor Galluppi ; e mi fa pena ribattere critiche si  futili , che al certo son vere baje. Le parole deH’ autore  confermano la mia osservazione.   » L’ idea di uno è semplice , ora se io vi fo osser-  » vare, che voi potete aggiungere uno ad uno e formar-   » vi così l' idea di un insieme , di un tutto, le cui par-   » ti son uno ed uno , e che a questo tutto potete dare   » il nome di 2 ; io vi presento la definizione del 2. lo   » vi do ugualmente la definizione del 2, se vi dico: il 2  » è 1 + 1 . Ma osservate che nel primo caso io vi condu-  » co dall' idea al vocabolo , laddove nel secondo vi con-  ti duco dal vocabolo all' idea ».   » Osservate di più , che nel primo caso vi spiego  » distintamente la generazione dell’ idea, facendovi osser-  » vare, che l’idea del 3 nasce in voi dal potere, che ha  » lo spirito di replicare l’ idea dell’ uuo , e di riunire  » queste due idee in una. Egli è vero , che definendo il  » due nel secondo modo la generazione dell’ idea dei 2  » anche si vede ; ma vi ha delle definizioni , in cui an-  » dando dal vocabolo all' idea, questa generazione non ap-  » parisce. Se io dico : il circolo è una superficie piana,  » terminala da una linea curva , la quale superficie ha    Digitized by Google!    Ili   » un punto in mezzo, da cui tutte le linee rette, che si  » (trono a questa curva sono uguali ; allora io vado dal  » vocabolo all* idea e non presento la genesi dell' idea ;  » laddove avviene il contrario nella seguente definizione :  » se una linea retta terminala si concepisca muoversi in  » una stessa superficie piana, restando immobile uno dei  » suoi estremi , e movendosi l' altro intorno del primo ,  » finché ritorni allo stesso punto donde incominciò e muo-  » versi , la figura che nasce da questo molo , si chiama  » circolo. In questa definizione io vado dall’ idea al vo-  » cabolo , e cosi facendo spiego insieme la generazione  » dell’ idea ».   » È molto importante di distinguere questi due mo-  » di di deGnire ; allorché avrete fatto qualche progresso  » nella filosofia vi accorgerete di questa importanza. La  » definizione , in cui si va dall' idea al vocabolo , e si  » spiega insieme la generazione dell' idea si chiama defi-  » nizione reale o genetica. Quella in cui si enuncia so-  » lamento il complesso dell' idee , legato al vocabolo che  » si definisce, senza occuparsi della generazione di questa  » idea , si chiama definizione nominale. Ve ne do un al-  to tro esempio: Se io, volendo definire la logica, dicessi :  » la logica c la scienza del raziocinio , farei una defini-  to zionc nominale, menandovi dal vocabolo logica all'idea,  » che a questo vocabolo voglio legare. Ma se , per darvi  » la definizione della logica , io procedessi a questo mo-  to do : gli uomini fanno naturalmente de' raziocini difet-  to tosi : ciò ha obbligato coloro che si sono applicati allo  » studio della filosofia , di esaminare 1’ atto intellettuale  » chiamalo raziocinio; c di determinarne le leggi del ra-  to ziocinio : a questa scienza del raziocinio hanno dato  » per l'appunto il nome di logica. Così procedendo io vi  » menerei dall' idea , che lego al vocabolo logica , al vo-     112   » cabolo stesso , e vi farei conoscere la generazione di  » questa idea (16j.   Da queste parole ognun si avvede , quanto siasi di-  lungato dal vero il sig. A. S., asserendo io nulla veggo  d' importanza , altro non i scorgendo che una conversione  di proposizione, dove l'attributo si può sostituire al sog-  getto , ed il soggetto all’ attributo. Egli ha , per non dir  di peggio , olla scapestrata pensato che il signor Galluppi  creda definizione nominale, p. e., la logica è la scienza del  raziocinio , e definizione reale o genilica , la scienza del  raziocinio dicesi logica : ma da qual parola del Galluppi  può ciò desumersi ? Da nissuua. Le definizioni dell’auto-  re sono evidenti , gli esempi evidentissimi. Nella defini-  zione reale si t-a dati' idea al vocabolo e si spiega la ge-  nerazione dell' idea ; come può chiaramente conoscersi  dagli esempi del circolo e della logica da esso filosofo ad-  dotti , ne’ quali si dà contezza della genesi di tali idee ,  c non vi ha affatto la pretesa conversione. Nella definizio-  ne nominale si enuncia solamente il complesso delle idee  semplici , senza occuparsi della generazione di questa i-  dea. S' intende il significato della voce generazione ? . . .  Per rilevare in fine la diversità delle due definizioni ba-  stava scorrere imparzialmente, oltre il §. 24 che ho tra-  scritto , il §. 52 in cui f autore dà la genesi dell’ idea  del punto ; in tal modo avrebbe evitato di venderci si  bello errore.   » Va a ribocco poi, dice A. S., la mia confusione a  » quella per me inconcepibile legge ideologica da lui pro-  » rnulgata. Conchiudiamo che i vocaboli, che costituisco-  » no una definizione possono essere o segni immediati  » d’ idee o segni immediati di vocaboli. In conseguenza  » lo spirito può passere dalle idee a' vocaboli , e da’ vo-   » caboli ad altri vocaboli e questa è un’ osserva-   » zinne assai importante. Che laberinto, donde neppure la    Digitized by GoogIe|    113   n stessa Minerva ciò trarmi ! Vocaboli segni d' altri vo-  li caboli ! Sarà cosi ; io però mi perdo in un profondo  » abisso filosofico ».   Vi lm di che ridere leggendo queste parole. Il cri-  tico avrebbe dovuto esporre i motivi della sua confusione,  come pure far vedere la falsità de’ principi da cui il Gal- -  luppi deduce cosi fatta legge , o che non scende da essi  legittimamente ; perchè essa non è asserzione , ma bensì  illazione. Egli non ha fatto nè 1' una cosa nè 1' altra , e  perchè ? . Ecco i principi donde il filosofo profondo   trae la sua legge, e giudichi a suo senno il leggitore del  supposto laberinlo, se avvi d' uopo di Minerva cc. cc.   » Perchè una definizione possa farmi legare al vo-  li cabolo definito un idea complessa , è necessario che io  » intenda il senso de’ vocaboli , che la compongono : ora  » ciò può accadere in due modi: 1° se i vocaboli di cui  » si fa uso sono segni d' idee semplici: 2° se essendo se-  » gni d' idee complesse sieno stati antecedentemente de-  li finiti. In questo secondo caso il degnilo è segno di al-  » tri vocaboli , i quali son segui di altri vocaboli. Se io  » dico : il parallelogrammo è un quadrilatero , » cui  » lati Opposti son paralleli ; un uomo che ignorasse la  » geometria, ed in conseguenza le definizioni del quadri-  » Intero , e delle linee parallele , non legherebbe alcuna  » idea al vocabolo parallelogrammo ; ma se questa defini-  » zione del parallelogrammo vi sarà presentata , dopo di  » avervi definito il quadrilatero per una superficie pia-  li na terminata da quattro linee rette , e le linee paral-  » lei e, per quelle rette, le quali prolungate, per quanto  » si vuole, non s'incontrano giammai, serbano sempre la  » stessa distanza fra di esse ; allora il vocabolo paralle-  » logrammo vi desterà un' idea ; ma osservate che que-  ll sta idea non è immediatamente legata al vocabolo pa-  li     114   » railelogrammo ; questo vocabolo è legato a questi vo-  » caboti quadrillatero , « cui lati opposti son paralleli ;  » o per dir meglio questo vocabolo è segno di questi al-  fe tri vocaboli : questi vocaboli sono inoltre segni di que-  » st’ altri superficie piana terminala da quattro linee  » rette ; delle quali le due opposte fra di esse prolunga -  » le per quanto si mole non s’ incontrano giammai , e  » serbano sempre la stessa distanza fra di esse. Questi  » ultimi vocaboli sou segni immediati delle idee , che  » costituiscono l' idea complessa , che si vuol legare al  » vocabolo parallelogrammo. Adduciamo altri esempi. Se  » io, volendovi dare la nozione di Dio, vi dicessi : Iddio  » è spirito eterno creatore di tutti gli esseri : se poi vi  » dicessi , che lo spirilo è una sostanza semplice iutelli-  » gente, e che la creazione è la produzione delle sostan-  » ze finite ; e che I’ essere eterno è ciò clic non inco-  » mincia ad esistere, c che non è prodotto ; il vocabolo  » Dio sarebbe allora segno di altri vocaboli di spirilo e-  » terno creatore di lutti gli esseri. Questi secondi voca-  li boli sarebbero ancora segni di altri vocaboli , cioè dei  ii seguenti, sostanza semplice intelligente , che non inco-  » mincia ad esistere , nè è prodotta , e che ha prodotto  » tutte le sostanze finite. Questi ultimi vocaboli finalmen-  » te sarebbero segni immediati d' idee.   » Concludiamo che i vocaboli , i quali costituiscono  » una definizione , possono essere , o segni immediati di  » idee, o segni immediati di vocaboli. In conseguenza lo  » spirilo può passare delle idee a vocaboli , c dai voca-  » boli ad altri vocaboli, e cosi di seguilo; e può ancora  » scendere da un vocabolo ad altri vocaboli, e da questi  » di seguito ad altri e giungere così alle idee : è questa  i> una osservazione molto importante (17) ».   Le quali parole son troppo ciliare, non dico per chi  ha mente filosòfica, ma per chi non è privo di senso co-    Digìtized by Google     115   munc : in grazia intanto di colui che non ha concepito  le dottrine del Galluppi, mi sia lecito dire un nonnulla ,  senza offendere perciò la sagacità del lettore.   Non può mettersi in dubbio che per intendere un  vocabolo deGnito , ò mestieri conoscere il senso de' voca-  boli che compongono la deGnizione ; cosi per legare 1’ i-  dea al vocabolo logica debbono intendersi le parole scien-  za del raziocinio , le quali formano la definizione , senza  della quale intelligenza la mente ignorerà l' idea della  logica siccome da principio. Parimenti è certo , che può  coucepirsi il senso de’ vocaboli costituenti una deGnizione.  in due modi : primamente se i vocaboli di che si fa uso  son segni di idee semplici , come 2 è 1 f 1 , nel qual  caso è chiaro che le parole 1 f 1 non essendo definibili ,  perchè segni d’ idee semplici , eccitano immediatamente  le idee , che dallo spirito son legate ni deGnito due. In  secondo luogo, o essendo segni d' idee compiesse, sieuo sta-  ri antecedentemente dcGuiti : in questo secondo caso i  vocaboli, de' quali componesi la deGnizione, sono segui di  idee complesse , e suppongono , per essere dall' intelletto  legata un' idea complessa al vocabolo deGnito, la loro de-  finizione , il che vuol dire, essi vocaboli son segui , cioè  eccitano , altri vocaboli , e questi l' idea che al definito  congiungesi. Difatti è evidente , anzi evidentissimo , che  nell' esempio della logica , se io ignorassi la definizio-  ne del vocabolo scienza e quella della parola raziocinio ,  nullo saprei dopo la medesima definizione dalla logica ;  stnntcchè i vocaboli che formano la definizione predetta  son segni d'idee complesse, e debbono essere definiti on-  de legarsi f idea complessa al vocabolo definito. È dun-  que in tal caso che i vocaboli ec. , e la legge del signor  Galluppi , anziché confonderci , è chiara e ottimamente  stabilita.   Viene, dopo di ciò, il sig. A. S. alla esposizione del-     116   le dottrine del Pezzi per rilevarne il merito. Egli è fuor  di dubbio, che alcune cognizioni relative al fisico umano,  secondo che io credo , sono indispensabili alla completa  cognizione dello spirito ; ma è errore grande il credere  che le dottrine del signor Galluppi debbano riputarsi di  lieve momento , e , come tortamente asserisce il Critico ,  leggerissime baje , articoli inestricabili, cose inutili , fra-  sche d‘ inette quislioni metafisiche. Io ho di già aperto  il mio parere sulla loro importanza , e dirò ora che co-  lui , il quale si avvede la Glosofia intellettuale essere alla  morale, olla politica, alla economia, alla legislazione, alla  letteratura ciò che le matematiche sono alle scienze fisi-  che , e conosce lo varie scuole filosofiche , darà biasimo  alla opinione che inutili stima quelle minute indagini , e  ne riconoscerà l' altissima e grave importanza. Il Pezzi  ha pure inteso la necessità di ricerche sottili. » Ma la  » dultrina semplice e saggia di Federico , che pure fu  » quella di Socrate , non può serv ire di base alle nostre  » istituzioni , da che si sono moltiplicate le dotte ricer-  » che ed assottigliate le indagini a segno tale , che gli  » stessi articoli fondamentali della morale sembrano di-  » venuti problematici. Perciò la piò temperante filosofia  » ò presentemente costretta ad intraprendere minuti esa-  » mi, onde scoprire la verità smarrita tra il laberinto di  » inestricabili controversie e di sottili raffinamenti (18).  Quantunque il dotto Pezzi si mostri qui conoscitore della  indispensabilità di minuti bensì , ma oggimai interessanti  esami, pure non mi è venuto fatto di vedere cenno nella  sua opera di molte quislioni di non lieve im|>ortauza , e  la cui soluzione può formare la base inconcussa della fi-  losofia. Ila dunque molla ragione , e sia detto per sem-  pre , il Galluppi di scendere a sottili discussioni , perchè  in tal modo si può dare solido sostegno alla scienza , al-  lontanandosi da qualunque scuola , mcnochò da quella che    Digitized by Google    117   raccoglie ciò, che in ogni sistema ovvi di vero c si stu-  di a tutto potere di perfezionare la scienza. Per chi ha  fior di senno le mie parole som troppo evidenti.   Inoltre il profondere elogi al Pezzi, perchè « la vi-  » ta dell* uomo sia vcgitabile , sia animale , la riconosce  » da un sol principio detto anima » è rendere laudi ad  una contraddizione di esso autore. Imperocché egli stabi-  lisce prima la distinzione tra la vita vegetativa e P ani-  male , e con buone osservazioni appoggia detta distinzio-  ne , poi dimenticando ciò che area detto , asserisce una  sol vita esser nell’ uomo. Ecco per disteso le precise pa-  role di esso filosofo.   » Un vegetabile si sviluppa , cresce, si mantiene, si  » riproduce , invecchia e muore. Tutti questi fenomeni  » compariscono derivanti dalla simultanea azione degli or-  » gani, suscitala da qualche agente meccanico, nel che è  » riposta la vita vegetativa ....   » Ma sia inerente nei vegetabili questo loro prin-  » cipio vitale , oppure sia estrinseco al loro organismo,   » ho detto eh’ è un agente meccanico , perchè nelle loro   » funzioni i vegetabili ubbidiscono essi pure alle leggi fi-  » siche universali della natura : per cui si possano pre-  » sagire i loro fenomeni senza timore d'inganno. Ma ben  » diverso è 1’ aspetto sotto cui un animale si presenta.   » Oltre gli accennati fenomeni, che in voi ed in lui pure   » scorgete , vi compariscono i mirabili effetti della sensi-  » bilità nervosa. Siete convinti di sentire , di pensare ,  » d' imprimere il moto spontaneamente, e vedete nei vo-  » stri simili i segni non dubbi' delle medesime operazio-  o ni. Fi è dunque in voi ed in essi un altro principio  d attivo diverso dal primo che le produce : principio  » costituente la nostra essenza ; che vi fa autori delle  » particolari vostre funzioni ; che può sottrarsi alle leggi  » fisiche universali , del quale perciò non si vorrebbero     118   » con certezza a vaticinarne gli effetti : principio cha  » non traiuce nei vegetabili; ed appunto alla sua presen-  ti za meritamente si ascrive una seconda vita, quella che  » dicesi vita animale ».   v Qui 1' autore , come ognun può da sè rilevarlo ,  distingue 1° la vita vegetativa dall' animale ; 2° attribui-  sce la prima ad un agente meccanico, da cui provengono  i fenomeni comuni a’ vegetabili , 3° riferisce la seconda  ad un principio attivo diverso dal principio meccanico ,  principio attivo che non traluce ne’ vegetabili , il quale  produce i fenomeni del sentire, pensare, volere ec. Quin-  di fa nel §. 39 vedere i punti di contatto fra queste due  vite ; poi nel §. 40 cosi scrive :   » Se abbandonato il corpo dui principio animatore ,  » spariscono ben presto i fenomeni della vita vegitotiva ,  » e gli organi senza moto e perciò inetti a riparare le  » perdite , cedono agli agenti che gli riducono materia  » inorganica ; è indubitabile altresì , che sospeso codesto  » moto e quella vita perduta, vengono pure a dileguarsi  » talmente i fenomeni del summentovato principio da non  » potersi dubitare aver egli cessato di appartenere più a\  » corpo. Dal che vi è forza il conchiudere , che in noi  » sopprattutto tanta è la promiscuità delle vite di cui vi  » parlo, che in onta ai manifesti indizi della precisa lo-  fi ro distinzione , possono considerarsi come costituenti  » una vita sola ».   É qui certamente il signor Pezzi si contraddice. Se  egli ammise per la vita vegetativa un principio meccani-  co, e per la vita animale un principio aitino, detto anima,  diverso da quello , come ora asserisce che una sol vita  cvvi nell' uomo ? Come ora dice che qualunque vita , sia  vegetabile , sia animale proviene dall’ anima ? Non avea  detto nel §, 38 che la vita animale non è confondibile  colla vegetabile ? E quantunque abbandonato il corpo dal-    Digitized by Google    119   r anima spariscono i fenomeni della vegetazione, e sospe-  so il moto della vita vegetativa dileguatisi le funzioni dcl-  I' essere pensante , non segue da questo che una sia la  vita dell’ uomo, ma che ciò avvenga per legge di unione  dell' anima col corpo ; unione costituente 1’ uomo. Que-  sta osservazione dovea farsi dal Critico.   Nè sembrami da buon filosofo il §. 39 del VII. ca-  pitolo , dove il signor Pezzi si fa a dimostrare le diffe-  renze Gsiche tra 1' uomo ed il bruto. 11 dotto autore in  tal modo scrive :   » L’Orang-outang, che pur sovente cammina su due  » piedi, oltre di essere peloso per modo che il suo tatto  » non ò squisito, ed aver mani per ruvidezza e per for-  » ma mollo inferiori alle nostre , ha eziandio il sommo  » svantaggio che non può articolare parola , perchè un  » doppio sacco membranoso , situato presso la faringe ,  » soffoca la sua voce. Se 1' organo di qualche volatile gli  » concede di pronunziare alcuni nostri vocaboli , non si  » può dire per questo che parli. Parlare non è già sol-  » tanto pronunziare parole , ma conoscere altresì la re-  » lazione che passa tra ognuno di questi suoni c l' idea ,  » la nozione , 1' affetto di cui è esso segno ; ed appunto  » questo conoscimento manca a quei bruti che ripetono  » le nostre parole , perchè non ne intendono il signifi-  » cato , nè sanno usarne come segni espressivi dei loro  » pensieri o bisogni ».   Chi considera bene queste parole , si accorgo facil-  mente che il Pezzi nulla diee confacente allo scopo del  suo capitolo. Egli vuol mostrare le differenze fisiche fra  l’uomo ed il bruto, e dopo averne accennato alcune, vie-  ne al §. che ho trascritto col titolo — Privilegio della  favella — dice che 1’ orang-outang non può articolare pa-  rola pel doppio sacco membranoso presso la faringe, e ciò  è esalto : poi, quasi prevedendo l' obbiezione. Se l' orga-     120   no di qualche volatile cc. cc. É vero anzi , verissimo ,  che gli animali, i quali pronunziano alcune nostre parole,  non parlano , perché non sanno il rapporto fra il suono  e d' idea, di cui è segno, ma, Signor mio, non ò per la  mancanza di organi, ma pel corto conoscimento della loro  anima : il che importa non essere più una differenza fi-  sica fra l'uomo ed il bruto, ma bensì intellettuale. Spie-  go ciò più largamente. L'autore, per rispondere al titolo  del suo capitolo, avrebbe dovuto concludere in altro mo-  do. Se alcuni bruti ripetono alcune nostre parole , pro-  nunziano alcuni nostri vocaboli , ciò prova 1' attitudine  de' loro organi vocali, c per questo non vi ha differenza  fisica fra 1’ uomo ed il bruto. Che poi essi non parlano ,  cioè, non conoscendo le relazioni fra le parole e le idee,  stupidamente le rq>etono , dimostra la loro corta intelli-  genza ; e questa è una differe nsa intellettuale. Il parlare  perciò nell' uomo non proviene dall’ avere esclusivamente  organi vocali , ma dall' essere munito , oltre degli organi  a ciò idonei, di altissima intelligenza, quando qualche bru-  to , sebbene possessore di tali organi , non parla per di-  fetto delle sue mentali potenze. Quindi i pensieri del Pez-  zi buoni, a mio avviso , per far vedere che non agii or-  gani soli della voce debbe attribuirsi il parlare che fa  l’uomo, ma bensì al suo sommo intendimento, nulla gio-  vano al di lui scopo, anzi lo contraddicono. Ma lasciamo  l’esame delle dottrine del sig. Pezzi, perchè sarebbe di-  lungarci di troppo, per ritornare al Critico.   » Mi si opporrà a tal parlare, ed io il credo : sig.  d Critico non siete più certo degli atti d i vostra coscien-  » za , quando riflettete su di voi, che del vostro fisico ?  » Sì il confesso , e so esservi stalo chi negò I' esistenza  » de' corpi , ma non vi fu stolto che abbia negato la se-  » rie de’ suoi pensieri , de' suoi giudizi, de’ suoi razioci-  » zi. Qui però altro è il punto della quistionc: è il pre-    Dìgitized by G    1*21   » sumersi da alcuni di spiegare si fatti fenomeni , voler-  » li analizzare minutamente , e saperne il come con a-  » stratte ed ipotetiche sottigliezze. Or questo per me è  » 1’ islimum fodere degli antichi , è tentar 1' impossibile.   » All’ incontro, se non tutti, alcuni fenomeni dello spiri-  » to cogli ajuti delle nozioni fisiologiche si spiegano , e  » si perviene, se non al grado di certezza, a somma pro-  li Labilità e lucidezza ».   Su queste parole rifletterò :   1° É falso che Io spirito sia più certo di sò che del  fuor di lui, perché nella certezza nou vi ha più e meno,  ed il suo parere può condurre all’ idealismo.   2° Se 1' umano spirito è fornito della facoltà di sen-  tire , o sensibilità esterna , cd applicando ai dati di essa  facoltà il raziocinio discopre le leggi di corpi, perchè, a-  vendo la coscienza , vista interna , facoltà che lo rende  consapevole di ciò che in lui avviene , non possa mercè  l' induzione conoscere le leggi del suo pensiero ? Come ,  sig. Critico, sapete che voi sentite piacere e dolore, che  giudicate , ragionate , volete , avete memoria, in somma  pensate ? É la coscienza , senza alcun dubbio , che ve lo  svela. In qual maniera , signor mio , conoscete le leggi  del raziocinio, quelle delle idee, della volontà ? Meditando  sulla coscienza si ottiene, se non altro, la Psicologia em-  pirica. I sensi esterni danno le percezioni de corpi e  delle loro qualità essi ce li offrono colorati, molli o du-  ri, aspri o lisci, di tal odore e sapore, ma quale di que-  ste proprietà appartiene al pensiero ? Nessuna. È dunque  falso interrogare ai sensi, onde scoprire le funzioni dell' u-  mana mente.   Ma intanto ogni uomo che una sensazione, un desi-  derio, un volere, un giudizio, un raziocinio, sa che que-  ste cose esistono in lui , egli le sente col senso interno.  Fa d‘ uopo dunque a questo rivolgere la riflessione. Qui     122   non vi sono astratto ipotesi ; il metodo è sperimentale ,  quello cioè proclamato da Cartesio , adottato da Locke ,  Condillac, Tracy ed eziandio da vari materialisti. Il Criti-  co ha detto essere impossibile , ma senzu alcuna prova.  Ed io vorrei sapere come senza i lumi della coscienza si  possa pervenire alla cognizione delle funzioni dell' lo ; e  parmi tanto impossibile che la filosofia si serva del meto-  do della fìsica , quanto è impossibile spiegare i fenomeni  del mondo materiale colla coscienza.   Ma sento dirmi : I' anima non dipende dal corpo ?  SI non 1’ ignoro , ho detto il mio parere su tale dipen-  denza. Un savio contegno è forza usare in siffatte inda-  gini per non incorrere in astratta ed inutili ipotesi. In  primo luogo egli è necessario adottare le rivelazioni del-  la coscienza ; ma essendo fra il morale ed il fisico dei  reciproci rapporti , procede da ciò la necessità di alcu-  ne cognizioni relative al fisico dell' uomo , senza però la  mania di voler rendere ragione della predetta dipenden-  za in ogni caso particolare , o voler dare contezza di  ciò, che sfugge ai sensi coi sensi. Dcbbe ancora aggiun-  gersi I' analisi del linguaggio appo i vari popoli , perchè  dai segni, cioè dalle parole, possono cavarsi molte dedu-  zioni sulle cose significate , vale a dire sui pensieri ; co-  me pure la lettura de’ poeti ed oratori eccellenti , veri  dipintori del cuore umano, non che la storia dell’umano  genere .... In tal modo polrassi pervenire in parte  alla cognizione dell' intendimento dell' uomo; dico in par-  te, perchè non si esce dal cerchio sperimentale.   Proseguendo la lettura del Cenno Filosofico del sig.  A. S., m’ imbatto in una osservazione critica da lui fatta  al Pezzi ed al Galluppi. Crede il signor A. S. che non  possano aver luogo nello spirito sensazioni simultanee, ed  adduce in prova della sua opinione la similitudine del tiz-  zone acceso c velocemente aggirato , che rappresenta in    Digitized by Google    123   un circolo ignito contemporaneamente più volte se stesso.  Ma pormi che questo paragone sia del tutto fuor di pro-  posito , come il dotto Pezzi ha detto (18). Quindi, per  dimostrare la fallacia dell' idea del Critico , ragiono così.   Voglio conoscere in che la percezione A. sia simile  o diversa da quella di B : percepisco queste due idee ,  quindi le confronto e discopro che sono identiche. Or se  1' lo non avesse coutemporeamente sentito A e B, non  sarebbe venuto giammai a capo di giudicarle ; perchè se  egli sente solamente A, conosce questa e niente altro, se  sente B, sa quest’ ultima sola e non potrà mai portar giu-  dizio, cioè non conoscerà l' identità o diversità delle due  percezioni. Nel giudizio debbe dunque I’ anima aver si-  multaneamente presenti le idee. Credo perciò che negare  le simultanee sensazioni , percezioni , idee, si è negare i  fatti evidenti che osserva ognuno uel santuario del suo  pensiero.   » Cortesissimi Soci , segue il Critico , debbo dirvi  » alla schietta che gli ultimi 4 capitoli della Logica pu-  » ra del sig. Galluppi mi saziarono di dottrine. Egli ap-  » profonde con sagace e sottilissima mente 1' essenza del  » raziocinio , scrutinandone i più intimi recessi per rile-  » vame gli elementi e le diverse specie di argomenta-  vi zioni, in cui si trasforma; e posso senza esitazione af-  » fermare che ne ha fatto una profonda , non meri che  u una ben ordinata disquisizione ».   Io credo sig. Critico che se aveste la pena di leg-  gere e rileggere attentamente gli Elementi di Filosofìa ,  il Saggio , le lettere Filosòfiche , e tutte le oltre opere  del Galluppi, vi accorgereste della falsità di molti e mol-  ti vostri pensieri , esclamereste ad ogni momento : Gal-  luppi è veramente profondo filosofo ! Ma , per condurre  ad effetto ciò è d' uopo , oltre alle buone disposizioni  incutali, spendere molto tempo.     124   » Ma che poi il raziocinio, come egli vuole nel §. 33  » capitolo 3. , oltre le conoscenze che si ottengono dalla  » di lui indole analizzandolo, e dandogli tutte le possibi-  » li forme, di cui è capace , ci conduca a conoscenze di  » altra specie, non mi accordo ; poiché esso serve a di-  » mostrare bensì la verità, ma non già a scoprirle; poi-  » chè dal semplice passa al composto, ed è di norma al  » metodo sintetico che non ci fa scoprire, ma dimostrare  » la verità ; mentre 1' induzione ed il sorite , che dui  » composto ci guidano al meno composto ed al semplice  » discoprendole servono all’ analisi , senza di cui non al-  » tro che cognizioni intuitive avrebbe 1’ uomo. Intanto  » l’autore reca, in conferma di quanto asserisce, un pro-  » blemn algebrico tolto, se mal non mi appongo, dal cor-  » so degli studi del sig. Condillac ( cui si bene e tanto  » volte staffila). Egli la soluzione di questo, messo in e-  » quazionc, riconosce da un raziocinio , il di cui princi-  » pio è I' assioma : se a quantità uguali , $' aggiungono  » quantità uguali, la somma sarà eguale. Alto sig. Filo-  » sofo, non è quest’ assioma che mi conduce a sciorre il  » problema ; poiché dopo di averlo per mezzo degli ol-  » gebrici artifici sciolto , veggo che per dimostrarlo pos-  » so adattargli quest’ assioma , altrimenti le idee univer-  » sali per intensità equivarrebbero alle particolari ».   » 1)' altronde egli stesso, nel §. 53 cap. a°, s'espri-  » me così : 1' analitico non fa uso degli assiomi , se non  » nel momento in cui le circostanze delle sue ricerche  » l'obbligano ad usarli, or ciò fa nel metodo istruttivo,  » non dirò punto in quello d' invenzione ; poiché l’appli-  » razione de’ principi generali vien dopo la soluzione del  » caso particolare ».   Con queste parole nulla si prova. Primieramente é  mestieri, secondo il Galluppi, distinguere conoscenze univer-  sali da idee universali: le prime, cioè le conoscenze, sono    Digitized by Google     125   df due specie, necessarie che hanno origine dalla riflessio-  ne sulle proprie idee astratte , e la loro generalità non è  perciò dedotta dai casi particolari. Ancora è necessario av-  vertire, che la mente si forma le idee universali, partendo  dalle idee particolari. Quindi è chiaro, che trattandosi del-  l’ordine cronologico delle idee, conviene che lo spirito va-  da dal composto al semplice, dal particolare all’universale,  ma nell’ordine della deduzione delle conoscenze non è cosi,  perchè le verità pure o necessarie sono formate, non già  dall'esame de 'casi particolari, ma paragonandole idee uni-  versali. Lo spirito inconseguenza , dopo aver scoverto al-  cuni rapporti immediati fra le sue idee generali , applica  queste sue conoscenze ai casi particolari. E il sig. A. S.  che crede esalta la critica fatta dal Galluppi al Tracy ,  non ha veduto eh' essa ha per base la differenza fra l'or-  diue della deduzione delle idee c quello della deduzio-  ne delle conoscenze. 11 dire poi che il sorite conduce dal  composto al semplice, ossia dal particolare all’ universale,  è falso: perocché esso si risolve al sillogismo, cioè al ra-  ziocinio , il quale va dall’ universale al particolare ; ed i  filosofi sono stati di accordo su ciò, tranne Tracy, il qua-  le, come fra poco dimostrerò, è stato compiutamente con-  futato dal Galluppi.   In secondo luogo è l'assioma che mi conduce alla  soluzione del problema , perchè senza di esso non potrei  avere de' risultamenti generali, il che vuol dire non avrei  sciolto il problema. Se voi, sig. Critico, credete che col-  V esempio particolare il problema sia sciolto , v’ inganna-  te, giacché in matematica non si ammette regola o pro-  posizione alcuna che, come dice il Celebre La Croiv, non  sia la conseguenza necessaria delle prime nozioni sulle  quali si è appoggiato , o la cui verità non sia stabilita  in generale, in seguilo di raziocini indipendenti dagli e-  sempi particolari, che non possono giammai formar prò •     126   va , e che non servono, che a facilitare al lettore V in-  telligenza de' raziocini., o la pratica delle regole (19).   Dopo di ciò il sig. A. S. scrive : « Ho dichiarato  » che ottimamente 1' autore conduce I' analisi del razioci-  » nio , e quell’ osservazione che fa non poter essere per-  ii lettamente identici il principio coll' illazione , nè asso-  li lutamente diversi è condotta ad evidenza . e come tre  n idee principali , altrimenti nomati termini , e non più  » possono entrare io esso , è recata al massimo grado di  » convincimento ; come del pari la genesi degli assiomi  » che nascono dalle definizioni; nè crede che altri, come  » lui , sia riuscito in questo processo logico ».   Mostra qui il Critico di aver concepito alcune os-  servazioni dell' autore , di cui è parola : ma egli , prose-  guendo, dice cose che son valido argomento di non averlo  sempre inteso,   » Dissentisco, dico A. S., intanto dal più de’ meta-  » fìsici, quando asseriscono che nei raziocini puri dall’u-  » niversalc si va al particolare , senza negare, secondo il  » linguaggio scolastico, che la conseguenza debba seguire  » la parte più debole ; cioè se havvi premessa particola-  » re o negativa , tale debba esser la conseguenza. Ma  » perchè non hauno indagato , se potessero darsi razioci-  » ni costanti lutti di giudizi universali ? Jl sig. Gallup-  » pi, che tanto a lungo discute la natura del raziocinio,  » non si è occupalo di ciò, contentandosi di riferire sol-  » tanto la legge scolastica: se una delle promesse è par-  ìa ticolare ; anzi se mal non ni appongo ha dello , che  » nei raziocini puri dall' universale si conchiude al par-  ìa ticolare ».   Signor A. S. avete letto , non dico tutte le opere  del Galluppi, ma la logica di esso autore ? lo porto opi-  nione , che voi o non avete studialo la logica pura , o ,  che è probabile, di volo ; giacché è falso che il Galluppi     127   non siasi occupato d' indagare , se possano esservi de' ra-  ziocini costanti tutti di giudizi universali. L'esimio filo-  sofo , dopo aver ad evidenza provalo che il principio e  I' illazione non possono essere nè perfettamente identici ,  nè diversi, cosi parla :   » É necessario dunque che vi sia un’ identità, o nei  » predicati o nei soggetti de' due giudizi di cui parlia-  » ma. Supponiamo il primo caso , cioè che il giudizio  » dedotto abbia lo stesso predicato del principio. Uno  » stesso predicato suppone una certa identità nei sogget-  » ti ; vi ha dunque identità nei soggetti del principio e  » dell’ illazione ; ma non potendo essere, per quel che si  » è detto, perfettamente identici, rimane, che vi sin fra  » questi soggetti quell’ identità , che passa fra la specie  » ed il genere , fra la specie e I' individuo , o pure che  » questi due soggetti sieno lo stesso soggetto riguardato  » sotto due aspetti : esaminiamo il primo caso a.   Viene quindi all’ esame del primo caso , cioè quan-  do i predicati del principio c dell’ illazione sono identici  e tra i soggetti ovvi 1' identità , che passa fra la specie  ed il genere, fra la specie e l'individuo, e da profondo  filosofo dimostra il soggetto del principio dover essere in  tal caso più universale di quello dell’ illazione, come pure  che debbono essere tali raziocini di tre giudici composti,  e conclude in queste parole :   » La legge generale di questi raziocini si è : ciò che  » conviene al genere, conviene anche alla specie, ciò che  » ripugna al genere ripugna alla specie » (20).   l)a quanto ho detto si fa chiaro la legge di tutti i  raziocini non esser pel nostro autore quella , la quale  prescrive che dall’ universale debba concludersi al parti-  colare , ma che tal legge sia di alcuni raziocini , perchè  egli dice la legge generale di questi raziocini.   Nel §. seguente imprende a parlare del taso, in cui     128   il principio c l' illazione hanno lo stesso ollrilmto e i lo-  ro subbictti sono uno stesso soggetto riguardalo sotto due  aspetti- Ecco le sue jwrole :   » Nel caso in cui il principio e 1' illazione abbiano  » lo stesso predicato , ed i loro soggetti sieno lo stesso  » soggetto riguardato sotto due aspetti , per concludere  » si richiede un giudizio, che dimostri l' identità de’ due  » soggetti , ed il raziocinio è composto anche in questo  » coso di tre giudizi : 7 f 1 è 8 : 6 + 2 è lo stesso che  » 7 + 1,0-5-20 dunque 8. Il secondo [giudizio (5 f 2  » è lo stesso che 7 + 1 , enuncia I' identità de' soggetti  » del principio, e dell' illazione. Vi fece altrove osserva-  » re ( §. XX. ) che 7 f 1 è la deflnizione di 8 ; questo  » raziocinio è fondato dunque sul seguente principio ge-  » iterale : a chi conviene la definizione, conviene il de-  » finito, e viceversa ».   Or in questo caso il principio c I’ illazione hanno  lo stesso predicato , ed i loro soggetti sono il medesimo  subbielto sotto due vedute riguardato ; c perciò le pro-  posizioni sono uguali in estensione , e si può affermare  del secondo soggetto ciò che si è affermato del primo.   Inoltre quando, nel secondo caso, il principio ed il  giudizio dedotto hanno uno stesso soggetto ed un diver-  so predicato , sono eziandio universali. Ecco l’ esempio  recato nel §. 29.   » 7 f 1 è maggiore di 7 ;  ma 7 è 6 + 1 ,   7 + 1 6 dunque maggiore di 6 + 1 ».   Altri esempi, che confermano ciò che iodico; leggon-  si nello stesso jj. dove I’ autore mostra che in alcuni ca-  si il soggetto del principio è predicato nell' illazione , c  viceversa. Ma il sig. Critico, se mal non mi avviso, non  ha letto 1' opera , cotanto celebre del Galluppi , titolata  Saggio Filosofico sulla Critica della Conoscenza.    Digitized by Google    129   Cosa dice il nostro filosofo in esso opera ? Ei, discu-  tendo il raziocinio, dà un analisi severa di quest’atto men-  tale , e con somma penetrazione parla di tutti i rasi , e  conclude così :   » L’analisi che ho fatto del raziocinio, è molto im-  » portante, io ho creduto esser questo il vero mezzo di  » illuminarlo , e di dileguare qualunque dubbio. Questa  » analisi fa conoscere 1° che nel raziocinio astratto si  » conclude dall’ universale al particolare , non già vire-  » versa ; 2° che tutte le proposizioni possono essere u-  » qualmente universali » (21). Quindi il valente filosofo  dimostra l’ inesattezza delle leggi dei logici de orniti et  nullo , e quella una conlineat, altera conlentam dcrlaret  con dire tali parole. « L' analisi, che ho fatto del razio-  cinio , dimostra dunque che le regole da’ logici insegnate  finora non sono universali ».   Dirò ancora esser falso che il Galluppi siasi conten-  tato di riferire la legge scolastica , perchè essa , secondo  il sulloilato filosofo, è questa : » L' analisi, ei dice, clic ho  » fatto del raziocinio, mi conduce a stabilire questo prin-  » cipio. Nel raziocinio vi dee essere un’ idea comune al-  » l’ illazione ed al principio , ed un giudizio che affermi  » l’identità delle altre due idee, parziale o perfetta » (22).   E la stessa legge stabilisce 1' autore nel §. 8Ò del  suo Saggio Filosofico. Aggiungi a ciò che il Galluppi de-  duce tutte le leggi scolastiche (inclusa quella se una delle  premesse è particolare , I’ illazione debb’ esser tale ) dalia  legge testò trascritta (23).   Il critico dunque ci ha venduto due errori con po-  che parole, che ha detto, relative all'analisi del raziocinio  fatta dal sig. Galluppi. io concludo. 1° E falso eh’ esso  autore non abbia indagato, se possano darsi ragionamenti  composti di proposizioni universali ; 2° È falso ancora di  essersi contentalo riferire lu legge scolastica ec. , che an-  zi egli desume tutte le regole de’ logici da un principio  generale da loro non conosciuto. E chi , dopo di ciò, si  ostinerà a non voler biasimare la critica del sig. A. S. ?  àia quel che ho detto non è tutto, giacché egli ci ha dalu  altre prove di conoscere o intendere poco o nulla le sensa-  tissime dottrine dell' esimio sig. Galluppi. 9     130   Eccole :   » Da generoso, cosi A. S., e con piè fermo calcan-  » do il polemico campo brevemente combatte, nel §. 43  » cap. 4., il signor Destutt-Tracy, che ridurre pretende  » tutte le forme del ragionare al sorite ; facendo all'op-  » posto eijli vedere esser il raziocinio contrario al sori-  » te ; e posso qui dire di averlo attaccato On dentro le  » sue trincee , e d' essersi avvalso delle stesse armi dei-  » l’avversario per finirlo. Egli facendo capo dall'equivo-  » co preso dal sig. Tracy fra idee c conoscenze, le qua-  » li ultime , sebbene non I’ ho vedute dall’ autore nostro  » definirsi , pure scorgo esser significate verità di giudi-  » zi. Quindi, dopo avergli appalesato lo equivoco, a chia-  » re note gli dimostro , che il raziocinio incomincia da  » conoscenze universali , e quello all' incontro nella ca-  » lena de’ suoi giudizi dal particolare va gradatamente  » progredendo alle universali nozioni ».   Tracy portò opinione il sorite esser il modo natura-  le di ragionare del!’ umano spirito, come pure che in es-  so sorite si vada dal particolare all' universale ; e che  perciò ei crede il sillogismo debba al sorite ridursi , e  non già, siccome i filosofi avean detto, il sorite risolver-  si al sillogismo : ciò è vero. Galluppi espone lo dottrina  dell' illustre francese ideologo , e con mollo senno la ri-  batte , cosa ugualmente vera : ma che poi Galluppi fac-  cia vedere esser il raziocinio contrario al sorite, è falso;  pure che esso filosofo dica che il sorite nella catena dei  suoi giudizi' proceda dal particolare all’ universale , ò fal-  sissimo. Perocché il Prof. Galluppi dopo aver svelato l’e-  quivoco preso dal Tracy fra ordine della deduzione delle  idee ed ordine della deduzione delle conoscenze , cioè fra  idee clementi del giudizio e quest - atto intellettuale stes-  so, e la differenza fra verità speculative c verità empiri-  che, cosi s’ esprime :   » Ritorniamo all’ esempio recato di sopra. Io do-  » mando la ragione di questa conclusione : Pietro è una  » cosa mortale , essa nel sorite rapportato , consiste in  » queste due premesse : ciò che ha un corpo, il quale na-  » sce e sparisce dalla terra, è una cosa mortale. Pietro  » ha un corpo, il quale nasce e sparisce dalla terra. La    Digitized by Google    131   » premessa: Pietro ha un corpo, il quale nasce e spari-  ti tre dalla terra, è taciuta nel sorite enunciato; ma seb-  » bene sia taciuta, essa esprime un giudizio, che lo spi-  » rito dee fare necessariamente |>er poter concludere, che  » Pietro è una cosa mortale. Inoltre qui si conclude dal-  li I’ universale al particolare ; poiché il principio : ciò  » che nasce e sparisce dalla terra è una cosa mortale,  » è una proposizione universale, laddove l' illazione Pie-  ri tro è una cosa mortale, è una proposizione particolare,  n Se domando di nuovo la ragione di questa premessa ,  » taciuta nel sorite : Pietro ha un corpo ii quale nasce  n e sparisce dalla terra, essa consiste in queste due pro-  » posizioni ; ciò che ha un corpo organico , ha un cor-  » po il quale nasce e sparisce dalla terra. Pietro ha un  » corpo organico , La seconda proposizione : Pietro ha  » un corpo organico, è taciuta nel sorite, ma essa espri-  » me un giudizio , che lo spirito è obbligato , per con-  » eludere , di fare necessariamente. Similmente , se do-  li mando la ragione di questa premessa taciuta nel sori-  » te , cioè di questa proposizione : Pietro ha un corpo  » organico ; essa si spiega nelle due seguenti proposizio-  » ni : Ogni animale ha un corpo organico. Pietro è a-  u nimale. La seconda proposizione è taciuta nel sorite ;  » ma il giudizio da essa espresso è nello spirilo di colui  » che ragiona. Affinchè la conclusione del sorile sia in  » connnessione colla prima proposizione è necessario, che  » lo spirito giudichi convenire al soggetto della prima  » proposizione tutto ciò clic successivamente si trova con-  » tenuto nel predicato di questa stessa proposizione. Ciò  a fa si , che un’ esatta analisi di un sorite lo risolve in  » tanti sillogismi. Il sorite è dunque un compendio di  » sillogismi, ed è il sorite che si riduce al sillogismo; non  » giù il sillogismo, che si riduce ni sorite (24).   Non farò chiose a parole si chiare ; ma dirò che il  sorite non è, pel sig. Galluppi, contrario al raziocinio: c  solamente diverso nell’ espressione, perchè taccionsi alcune  proposizioni, che han luogo nella mente di chi lo forma,  e senza delle quali non vi sarchile alcuna conseguenza. In  somma distinguendo I’ alto intellettuale , detto raziocinio  nello spirilo e nel discorso, siccome ha detto il Galluppi     132   in vari luoghi della logica , si conoscerà che non solo il  sorite , ma eziandio gli altri modi di argomentare , sono  nel pensiero raziocini , sebbene nel discorso diversamente  enunciati. Dirò per conseguenza che il sorite nella cate-  na de’ suoi giudizi va, come il raziocinio, dall' universale  al particolare. Or io non so persuadermi, non tanto per-  chè il A. S. dissenta in molte cose dal signor Galluppi ,  ma come egli incorre in errori di fatto sì badiali. E se  egli erra sì facilmente trattandosi di cose di fatto , nel  conoscere cioè qual sia la dottrina di tal filosofo, che sa-  rà poi discutendo il merito di qualche dottrina ? . . . .  ognuno giudichi da sè.   Dopo di ciò il sig. A. S. si accinge a far qualche  cenno sulle dottrine nella Psicologia contenute.   » E tempo ornai, commendevoli Signori , fare qual-  » che cenno su le dottrine del sig. Galluppi in riguardo  » alla Psicologia. Costui pretende, da che l’iiomo pcrce-  » pisce un fuor di sè, percepire se stesso distinto dagli  » oggetti esterni. Primamente dico esser questa una del-  >< le inestricabili quistioni , ed il parteggiar clic fanno i  » gran filosofi, chi per Cuna opinione, chi per l'altra dà  » a divedere la difficoltà di sciorla; secondariamente dico  » esser futile, e vana la ricerca di tal soluzione, poiché non  » mi giova punto saliere, se nel principio della vita ani-  » male, quando non era che bambolo cinguettante, avessi  » la coscienza del me, e del fuor di me; in terzo luogo  » mi dichiaro dell’ avverso partito del signor Galluppi ,  » menochè ammettessi, che nel principio della vita tutte  » le facoltà insiememente si sviluppano nell' uomo ».   Non si potea peggio esporre la dottrina del Gallup-  pi; giacché i filosofi contrari ol di lui parere convengono  nel dire « da che 1’ uomo percepisce un fuor di sè per-  cepire se stesso distinto dagli oggetti esterni » ma tutta  la quistione consiste in conoscere qual sia 1’ atto che ci  svela il me ed il fuor del me. Perchè alcuni credono che  la percezione del me sia un otto del giudizio ; altri filo-  sofi che la coscienza di ogni sensazione sia congiunta colla  percezione del me.... Galluppi è di quest' ultima opinio-  ne. In quanto alla percezione dell’ esistenza straniera, pu-  re vi ha tre opinioni : quella che stima alla facoltà di    Digitized by Google    133   giudicare appartengasi il rivelarci un’ esistenza esterna ,  una seconda die del solo tatto sia tal istruzione , la ter-  za , eh’ è quella del Galluppi , ogni sensazione essere la  percezione di un’ esistenza esterna , ossia oggettiva. È  dunque evidente che invece di asserirsi , che secondo il  precitato filosofo, « da che l'uomo percepisce un fuor di  sè percepire se stesso distinto dagli oggetti esterni » do-  vea il Critico dire : Il Galluppi pretende da che 1' uomo  ha la percezione di una sensazione percepire se stesso ,  come pure che ogni sensazione rivela un’esistenza esterna.   Ma è esatta 1’ asserzione del sig. A. S. , cioè esser  vana e futile la ricerca della soluzione di tal quistione ?  Dice il vero il Critico , Candidar, Tracy, Degerando cc.  ed anco il Galluppi furono sciocchi, perchè volsero l’ani-  mo a cosa inutile ; era riserbato al signor A. S. svelare  ciò ; ed i filosofi gliene sopranno grado. Ma , buon Dio,  si sanno i sistemi de’ filosofi ? Si vedono le relazioni fra  le conoscenze ? Ora siffatta quistione essendo intimamen-  te legata alt’ idealismo e allo scetticismo , ec. è perciò  d' altissima importanza. Vediamo intanto le ragioni con  che egli confuta la dottrina del sig. Galluppi.   Primamente dice qualche parola sulla simultaneità  delle percezioni , e stimo inutile trattenermi su cosa che  ognun sente , e che ho di sopra provato. Quindi viene  alla confutazione.   » La stessa maniera sua di ragionare mi convince  » del contrario. Udiamolo. Ei dice, io posso provare più  » sensazioni, e sieno pure, soggiungo io, contemporance.  » Ma dove appoggia, gli domando, lo posso aver coscien-  » za nello stesso tempo di tulle queste modificazioni. Ed  » anche che sia possibile . è certo che a posse ad esse  » non colei consequentia : ma ecco , signori dove 1’ ap-  » (foggio nel §. 9. È incontrastabile , egli dice, che nel  » momento in cui vi parlo coi avete la percezione del vo-  » stro me; ma se l'avrete in questo momento, è necessa-  » rio che i abbiate avuto fin dal primo istante della vo-  to sira vita sensibile; ed è necessario che questa coscien-  » za abljia accompagnala ciascun vostra sensazione ».   Qui il sig. A. S. mostra ad evidenza che il prin-  cipio che lo muove ad agire è tutt' altro dello amor del     134   vero : egli è accecato dallo zelo di parie , e mette in o-  pera mezzi irregolari ed inefficaci. Dico irregolari, perchè  non si censura I’ opinione di un autore, prendendo alcune  linee di un paragrafo , altre di un ultro , e di paragrafi  dove 1’ autore che si vuol criticare non stabilisce la sua  dottrina. Dico inefficaci, perche Galluppi si legge da tut-  ti, e massime da coloro che sono addetti alla filosofia , e  confrontando le parole del Critico cou i testi del Cele-  bre autore, si scorge 1’ errore di chi censura. Eccomi al-  le prove.   11 primo capitolo della Psicologia del Galluppi che  ha titolo — Della Coscienza o della Sensibilità Interna —  è formato da nove §. pag. 17. Ne' primi tre §§. del pre-  detto capitolo l' insigne autore si fa a dimostrare, come la  scienza del raziocinio lo conduca alla Psicologia, e che il  metodo da lui seguito è perfettamente analitico. Nel 4°  §. cosa sin la coscienza, e nel quinto mette a chiara lu-  ce lo stato della quistione della percezione dell' lo non  che l' opinione di Condillac, Degerando , e quella di altri  filosofi coi quali il Galluppi è d’ accordo. Nel sesto con  non poca profondità abatte l' opinione di Condillac , il  quale credeva l ' Io essere la collezione delle sensazioni che  ciascuno prova , facendo quasi palpare che cosiffatta opi-  nione dà T lo in apparenza c lo toglie in realtà. Il set-  timo §. è unu solida risposta al sig. Degerando, provando  nello stesso tempo che la coscienza di qualunque sensazio-  ne è inseparabile dalla percezione del me.   Ognun vede che 1’ A. S. , dichiarandosi di avverso  parere del Galluppi, avrebbe dovuto a que' §§. indirizza-  re la sua critica, nei quali l’autore appoggia il suo pare-  re : il Critico non ha detto cosa alcuna su questi §§.  e quali sono i §§. da lui confutati ? Alcune parole del  §. 8. altre del 9. Ma, signor mio, in questi il Gal-  luppi uon stabilisce la sua opinione , cioè che l’ atto , il  quale rivela la propria esistenza , è un atto del senso in-  terno , ma solo stabilisce nell’ ottavo che lo spirito inco-  mincia le sue operazioni dalla percezione del me non già  dal giudizio sul me, e nel nono fa un corollario delle ma-  terie spiegate. E poi perchè alcune parole di un §. altre  di un altro ? Io ben veggo ( e chi noi vede ? ) che egli    Digitized by Google     135   non potendo criticare la profonda dottrina del Galluppi, si è  avvalso, siccome ho detto, di un mezzo irregolare ed ineffi-  cace. Onde il lettore vegga chiaramente ciò che dico, tra-  scrivo i testi, ne’ quali leggousi le parole riferite dall' A. S.   11 Chiarissimo filosofo dopo avere , siccome ho det-  to , nei sette primi di questo capitolo ben discusso  la quistione del me , viene , nel §. 8. a far vedere che  quantunque si abbia dalla prima sensazione il sentimento  del me , pure non può farsi giudizio su di esso , cioè  sul me.   » Ma sebbene , ei dice , «dia prima sensazione lo  » spirito abbia il sentimento del me, pure fa d’ uopo av-  » vertire , che un tal sentimento ritrovandosi nel princi-  » pio confuso col sentimento della sensazione , non può  » nel primo istante esserne distinto. Lo spirito non può  » separare al primo istante due cose , eh’ esso sente iu-   » sitine : egli non può dire : io provo la sensazione   » dell' odore. Lo spirito non può incominciare dal giudi-  » zio, ed egli incomincierebbe dal giudizio , se al primo  » istante potesse dire : io provo la sensazione dell" odo-  » re, o io sono una cosa che ha la sensazione dell" odo-  a re. Le operazioni del nostro spirito incominciano dalla  » percezione del me, non già dal giudizio sul me. Rendia-  » mo più chiara questa importante dottrina.   » Allorché lo spirito guarda semplicemente un og-  » getto , e vi vede riuniti i suoi diversi elementi , egli   » non ha ancora , che una percezione ; ma allorché pre-   » sta successivamente la sua attenzione a questi diversi  » elementi , decompone quest' oggetto , divedendolo , per  » dir cosi , ne’ suoi elementi diversi , cioè in un sogget-  » lo , e nelle sue diverse qualità. Ma lo spirito non de-  li compone , che per ricomporre di nuovo , egli dopo di  » avere osservato separatamente le qualità, le riunisce al  » loro soggetto , quest’ atto dello spirito chiamasi giudi-  » zio. lo posso provare nel tempo stesso molte sensazio-  » ni, vedere molti oggetti , udire de’ suoni, provare de-  li gli odori , gustare de’ corpi saporosi , toccare de' corpi  » caldi ec. ; io posso aver e coscienza nel tempo stesso  » di tutte queste modificazioni ; in tal caso io ho la per-  ii cezioue del me , e di molte sue maniere di essere ;     136   » questa coscienza non è ancora altra cosa che perce-  « zinne   » Noi abbiamo , cosi nel §. 9 ed ultimo del capi-  » tolo , trallato sotto tulli i punii di veduta una que-  ll slione fondamentale nella Psicologia ; è utile perciò di  » passare in rivista le verità, che abbiamo stabilito. Noi  » proviamo diverse sensazioni ed affezioni: è questo un  » fatto ; queste cose sono in noi , e le percepiamo ir»  » noi , è questo un altro fatto. Voi percepite il sole , e  » voi sapete che percepite il sole ; o per dir meglio :  » voi avete la percezione della percezione stessa del sole,  » la quale è in voi. La facoltà di percepire ciò che ac-  » rade in noi, chiamasi coscienza, sensibilità interna, sen-  ti so interno, senso intimo. V esistenza di questa facoltà  » è dunque un fatto incontrastabile.   » Le nostre affezioni interne sono in un flusso con-  » tinuo, noi cangiamo incessantemente le nostre maniere  » di essere ; la coscienza di questi cambiamenti si risol-  ti ve in due percezioni interne , nella percezione di una  » cosa costante e che dura e nella percezione di 8lcu-  » ne cose che cessano di essere c si succedono vicende-  » volmcnte ; la prima è la coscienza del me, la seconda  » la coscienza delle sue modificazioni ; o per dirlo altri-  o menti , la prima è la coscienza del proprio essere ; la  » seconda la coscienza de’ modi di quest’ essere. È dua-  li que incontrastabile , che nel momento in cui vi parlo ,  » t'o» avete la percezione del vostro me. Ma, se i avete  n in questo momento , è necessario che l abbiale avuta  » sin dal primo istante della vostra vita sensibile, è ne-  ll cessano, che questa coscienza abbia accompagnato cia-  ti scuna vostra sensazione. Vi ho fatto sentire l’ eviden-  ti za di una tal verità di fatto, e perciò abbiamo conclu-  » so, che sin dal primo istante della nostra vita sensibi-  li le , abbiamo avuto la percezione del me e che questa  » percezione è , in conseguenza, primitiva, non seconda-  li ria. Ma qui non ci siamo arrestati : vi ho fatto osscr-  » vare , che la percezione del me , la quale accompagna  » la nostra prima sensazione è confusa colla percezione  » della sensazione , non già distinta, che in conseguenza  » lo spirito incomincia dalla percezione del me , non già    Digitized by Google     137   » dal giudizio sul me. Io vi prego di rendervi familiari  » queste verità; esse sono fondamentali nella Psicologia.   Le quali parole del sig. Galluppi mettono in chiara  luce il mio pensiero, cioè che il Critico non potendo in al-  cun modo ribattere le profonde ragioni di esso autore, pre-  se alcune parole del §. 8, dove l’autore non dimostra af-  fatto la sua opinione , c dimenticandosi a bella posta dei  sette §§. antecedenti, ti trasporta al §. 9 lin. 28 toglien-  do, eh' è più, la parola dunque , e con dire che qui l'au-  tore appoggia la suo dottrina. Ognuno si può di leggieri  accorgere che il §. 9. è un corollario del capitolo ; in  fatti le parole dell’ autore che succedono a quelle dell’ A.  S. Vi ho fatto sentire l' evidenza di una lai verità di  fatto, chiaro danno a conoscere essere la dimostrazione di  già data, e non appoggiar qui egli la suo prova. E poi,  perchè togliere la parola dunque ? Non senza ragione il  Critico ha ciò fatto : non rimovendo il dunque ognuno  si sarebbe accorto essere un’illazione e non poter 1' auto-  re poggiare le sue ragioni.   » Dopo la discussione delle due percezioni del me ,  » che 1’ autore, come dissi , vuole contemporanee al pri-  » mo vagir dell' uomo, entra nel secondo capitolo a trat-  » tar del come , essendo modificazioni dell’ animo non di  » meno lo conducono a conoscere un fuor di me ». Co-  sì il Critico A. S.   L’ autore non discute nel 1° capitolo la percezione  del fuor del me ; egli come può vedersi dal §. nono da  me citato , in esso capitolo, esamina soltanto la percezio-  ne del me. Nel capitolo secondo poi entra a parlare del-  la percezione del fuor del me : la prima ò un atto della  coscienza, la seconda della sensibilità.   È poi eziandio frivola quella critica della percezione  del fuor di me.   » Il nostro autore Galluppi , egli dice , senza sgo-  » meritarsi del diffìcilissimo problema, nel §.12 afferma  » che ogni sensazione è di sua natura la percezione di  » un’ esistenza esterna. Per provare la sua dottrina , ra-  » giono così : Noi diciamo lutti io perno ciò ; io sento  » questa rosa. Allorché voi dite , io penso , posso tosto  » domandarvi , che cosa pensate eoi ? Allorché dite , io     138   » senio , sono anche nel dirillo di domandarvi che cosa  » sentite ? Qui parrai che 1’ autore si scordò di dover  » trattar con bamboli , e tratta perciò con adulti , che  » ragionano , e che anno un linguaggio che fa I’ analisi  « de' loro pensamenti. Convengo con lui che 1' oggetto  » della sensazione è diverso dell' oggetto della coscienza ,  » eh' è la sensazione ; convengo, che 1' oggetto della sen-  » sazione è fuor del me ; ma non nasce da ciò , che lo  » spirito dell’ infante debba pure percepir 1' oggetto co-  » me cosa fuori di sè; giacché, come sostenni dapprima,  » s’ immedesima coll’ esterne cose , finché il tatto , e le  » non volute sensazioni di dolore lo rendano avvertito dei  » suoi falli »,   L’ autore , sig. A. S. , non si scordò di parlar con  bamboli ; egli esamina la sensazione e lo fa mercè 1' a-  natisi del linguaggio , mezzo acconcio, perchè sviluppando  le parole si viene alla cognizione delle operazioni del pen-  siero. Se egli deducesse che ogni sensazione ò oggettiva ,  perché lo è attualmente, allora sarebbe in errore; ma e-  gli da profondo filosofo discute la sensazione, e vede che  essa, come sensazione, debba ad un oggetto riferirsi, giac-  ché altrimenti non sarebbe sensazione, e sarebbe un nulla.   » Ogui pensiero , ei dice, ed ogni sensazione si ri-  ferisce essenzialmente , e di sua natura ad un oggetto  quale che siasi. Il dire io sento, ma non sento cosa al-  » cuna , è lo stesso che dire : io sento e non sento in-  » sicme , è pronunciare un evidente contraddizione. La  » sensazione è dunque di sua natura relativa all' oggetto  » sentito ; essa o è sensazione di qualche cosa, o non è  » sensazione adatto » (25).   Chi si fu a meditare attentamente queste parole del  sullodato Calluppi , scorge che la dottrina di esso autore  ha per base questo principio : sentire e non sentire in -  steme, è una contraddizione. E cosi quei filosofi che ne-  gano I' oggettività di qualunque sensazione , come pure  coloro che la concedono al solo tatto , commettono una  contraddizione, perché per essi lo spirito sente , ma nul-  la percepire di esterno , il citò è lo stesso , sente e non  sente insieme.   Ma dirò dippiù. 11 Critico conviene che 1’ oggetto    Digitized by Google     139   della sensazione e diverso dall' oggetto della coscienza ,  che è la stessa sensazione ; conviene ancora, che l’ogget-  to della sensazione è fuor del me : ma ei dice , non na-  sce da ciò , che lo spirito dell’ infante debba pure perce-  pir l’ oggetto, come cosa fuori di sè. E facile rispondere  al sig. A. S. colle stesse parole del Galluppi del §. 12.   » L’oggetto della coscienza è la sensazione; ma del-  » la sensazione deve esservi un oggetto diverso dalla sen-  » sazione medesima , poiché altrimenti la sensazione non  » avrebbe oggetto, il che è assolutamente falso. Da que-  » sto principio incontrastabile segue, che ogni sensazione  » in quanto sensazione ha necessariamente uu oggetto e-  u sterno al principio che sente. Di fatto se ogni sensa-  » zione dee necessariamente avere un oggetto ; se tutti  » gli oggetti non possono essere diversi dal me , dalle  » sue modificazioni, e da ciò che è esterno al me. Se l’ io  » e le sue sensazioni sono 1’ oggetto della coscienza , egli  » non rimane altro oggetto per le sensazioni che un og-  « getto esterno al me. Ogni sensazione dunque in quan-  » to sensazione è la percezione di una esistenza esterna.   Io per altro non scorgo , perchè debba al tatto solo  attribuirsi 1* ufficio di svelarci 1’ esistenze esterne ; anzi ^  se mal non m'appongo, nel §, 13 il signor Galluppi ri-  sponde all'abate Gondillac, sostenitore di questa opinio-  ne, facendogli evidentemente vedere che la di lui opinio-  ne è contraddittoria al principio da cui parte, e che tut-  ti i sensi potendo al tatto ridursi , niun privilegio debbo  concedersi al tatto propriamente detto. Altre ragioni ad-  duce il nostro filosofo contro i filosofi d' avverso parere  del suo , nel §. IH. Nè qui poli fine alla discussione ,  giacché nel capitolo IX di essa Psicologia, e precisamente  ne' §§. G9 e segg. del medesimo capitolo dimostra con  somma chiarezza e profondità la percezione del fuor di  me non poter essere 1' effetto dell’ abito, ed esser chime-  re i giudizi abituali e rapidi che, associandosi alla sensa-  zioni, le alterino. Quindi credo che il sig. A. S. leggen-  do attentamente i §§. da me citati, e farà meglio insie-  me col secondo volume del Saggio Filosofico, appieno sco-  prirà le potenti ragioni di tal filosofo , e la verità delle  mie parole. Egli , è d' uopo ripeterlo, nulla lascia a de-     140   siderare su tal materia colaute importante , mettendo il  lettore in islalo a poter giudicare con cognizione di causa.   Ma, prima di chiudere queste riflessioni , parmi es-  ser mio debito paragonare il merito del signor Galluppi  con quello del signor Pezzi, lo non farò questo paragone  estesamente, e ciò per molti motivi, il primo de' quali è  la brevità : mi contenterò di offrire in poche parole la  somma delle cose importanti de' due filosofi.   Qua/ìro dimostratile il merito comparativo di Pastinale  Galluppi e Carlo Antonio Pezzi.    Pezzi   Molte idee anotomichc c  fisiologiche.   Pochissime parole sulle leg-  gi del raziocinio, ossia quasi  assoluta mancanza di logica.   Mancanza di dottrine re-  lative all' ideologia : per e-  sempio non si vede esame  — della teoria di llume sulla  causalità, non discusse le i-  dec del tempo e dello spazio  secondo Kant ec. General-  mente l'autore non tien con-  to delle quistioni che sono a-  gitatc da’ fìlosoG. Nemmeno  veggonsi cenni sull'Idealismo,  Trascendentalismo, Empiri-  smo ec. Quanto alle facoltà  dell'anima, sebbene non trat-  tate con profondità , pure  qualche lode ò da riferirsi al-  l'autore pei rapporti di che  spesso fa cenno, aventi il fi-  sico col morale. Insomma io  avrei desiderato che l'autore  fosse piti profondo ed esteso  in logica e metafisica.    Galluppi   Poche idee anotomichc c  fisiologiche.   Analisi completa del razio-  cinio con sensatissima discus-  sione d'interessanti quistioni.   Laboriosa indagine sull'ori-  gine dell' idee con esame di  problemi di grave importan-  za. Analisi diligente delle fa-  coltà dell’ anima, e confuta-  zione del sensismo. Mede-  simamente esposizione e pro-  fonda confutazione dell'ldeali-  mo , Trascendentalismo , ed  Empirismo. L’autore in som-  ma nulla lascia in dietro ,  per quanto un’opera elemen-  tare il comporta, di quelle  ricerche di che in Pezzi ev-  vi penuria, e, che più mon-  ta, con grande penetrazione  sempre le ragiona. Più este-  si cenni sulle relazioni fra le  due nature si desiano nella  sua opera.    by Google    141   Questo confronto , clic ognuno può istituire avvici-  nandosi ad essi autori , fa vedere che se il Pezzi abbon-  da di alcune conoscenze , è mancante di moltissime indi-  spensabili alla solida base della scienza ; nel mentre il  Galluppi, se scarseggia di alcuue idee, siccome da taluni  si dice, tuttavolta i suoi clementi sono un corso comple-  to di logica , metafisica c morale. Nulla dico della pene-  trazione di spirito , perchè è oggimai risaputo da tutti  che Pasquale Galluppi ad istesissiraa erudizione GlosoGca,  congiunge profondità di mente tale , in guisa che non  solo dagl' italiani , ma eziandio dagli stranieri è stato a  cielo levato.   Fo Gne a queste osservazioni con una ingenua con-  fessione. lo rispetto fra gl' italiani filosofi moderni Pezzi,  Soave ec. ma ammiro e venero oltre modo Genovesi ,  Galluppi e 1' Autore del Nuovo Saggio sull' origine delle  idee, perchè tre grandi filosofi (’).    (‘) Quest’opuscolo vide la prima volta la luce nel 1836 pei ti-  pi del Fiumara.     ANNOTAZIONI    142    *««833. S®» 1 *    (I) Opus, d* Introd. alla Filus. Cap. IV. — Elcm. di Filos. voi. V.  cap. I. §. 1. — Filos. della Voloutà, voi. 1. Prcf.   (2; Elcm. di Filos. voi. 4. cap. V. §. 78.   (3) Il sig. Critico sarà compiacente indicarmi il volume, il cap. il  §. in che il sig. Galiuppi impegno i giovanetti studiosi a saper h fi-  losofica rivoluzione , di cui Io stesso Critico parla , perchè non mi è  venuto fallo vederla in esso filosofo. Il sig. A. S. dovrà pure dirmi  perchè la rivoluzione di cui ei parla è nera. Perchè l’nddicttivo vera ?   (4) Eleni, di Filos. voi. 3. cap. 1. §. 8. pag. 18 e 19.   (5) Lezioni di Filos. tom. 1. Lcz. 3. tom, 2. Lez. 2.   (6/ Saggio Filos. voi. IV. cap. 1, $. 4.   (7) Elcm. di Filos. voi. 3. cap. 1. §. 6. pag. 14 c 15.   (8) Op. cit. voi. 1. $. VI. pag. 15, 16 e 17.   (9) Op. cit. voi. 2. cap. V. 35. pag. 82. Vedi il 4. voi. cap.  V. §. 31 del Saggio Filos.   (10) Elementi di Filos. voi. 2. cap. V. 8* 39 - “ s «8B io ™ l - 4 *  cap. V. §. 32.   (II) Opuscolo sull' Analisi e Sintesi §. IX.   (12) Chi vuole approfondirsi in questa materia legga, oltre alla lo-  gica, all* opusc. sull’ Analisi c Sintesi) il secondo cap. del 1. voi. del  Saggio sulla Critica della Conoscenza di questo illustre ideologo.  Egli in questo cap. solve sei difficili ed importanti problemi , alcuni  de' quali sono desiderata del celebre Degerando. lino di questi quesi-  ti si è : Il sistema che ammette l' esistenza e l’ utilità de’ principi  a priori , è esso compatibile eon quello che rigetta le idee innaie ?   (13) Essai Philosophique chap. 6. $. 16.   (14) Hist. Comp. Des Sist. liv. 2. chap. 4.   (15) Psyc. Rat. scoi. 1. cap. 4. §. 398 , 399 e 400. — Lcz. di  Filos. voi. 2. •   (16) Eleni, di Filos. voi. 1. cap. 2. §. 24. pag. 55, 56 e 57.   (17) Op. cit. voi. 1. cap. 2. $. 25. pag. 58, 59 c 60.   (18) Voi. 2. cap. XLV1IL §• 361.   (19) Troité Elcmeniaire di Arilmétique par la Croi* §. 28 — Vedi  » capitoli IL IH. VI. del 1. voi. del Saggio Filos. sulla Critica della  Conoscenza.   (20) Cap. 3. §. 28.   (21) Voi. 1. cap. 3. §. 85.   . {Ì2J Elem. di Filos. voi. 1. cap. 3. §. 30.   (23 J Saggio Filos. voi. 1. cap. 3. §. 86. — Elem. di Filosofia ,  voi. 1. cap. IV. §. 44 c s*gg. del cap.   „ (24) Voi. 1. cap. IV. 43.   (25) Psicolog. cap. 2. 12.    Digitized by Google     u fisiologìa calunniata di materialismo    Animus gaudens acmtetn floridam facil ,  spirilus tristis cxiccat ossa.   Prov. xvu. 22.   Corpus eniro quod corrumpilur, aggravai  animam . et terrena inhabitatio depri-  mil stogimi multa rogitanlem.   Sap. li. 15. (vedi H Cor. r. ^ Bom. ni SS)   §• i.   Le indagini de' fisiologi sii, relative alle attinenze dell' or-  ganismo colle facoltà pensanti , sono utili e necessarie  al psicologo e non conducono al materialismo.   É ormai valico più d’ un lustro, che io sentivami da  uu tale sussurrare all’ orecchio : volgete l animo alla At-  tornia , alla Fisiologia ecc. e conoscerete esser chimera  platonica lo spirito; c poi da uu altro, che uditami dire  un che sulla immaterialità dell' io : se foste medico, non  ragionereste così. Alle quali cose quantunque io rispondes-  si, pure per dar pace alla mia coscienza , e perchè avea  conosciuto, avere il me delle attinenze coll'organizzazione,  la cui cognizione è essenziale alla Filosofia , mi rivolsi  alle predette scienze — studiai gli organi e le loro fun-  zioni , studiai .... ma qual fu la mia sorpresa in vede-  re , che il vantato materialismo della Fisiologia è un so-  gno, anzi un insulto fatto a si bella ed utile scienza !   La Fisiologia, attenendoci alla parola, significa scien-  za della natura , c dovrebbe occuparsi di tutto che è in  natura ; ma essa anziché spaziarsi in campo tanto esteso,  si è ristretta alle funzioni, alle leggi degli esseri organiz-  zali nello stato sano, lì siccome questi sono o vegetabili,  o animali , o uomini , però è nata la litotomia o Fisica  vegetabile, la Zoonomia o Fisica animale, dottrina dell’e-  conomia animale , c Fisiologia Comparata , se indaga le  dilTerenze fra gli alti vitali dell' uomo c quelli degli ani-  mali , e finalmente Antropologia o Fisiologia Medica, se     Hi   ha per obbietto gli alti vitali dell’ uomo (1). Laonde era  naturale, che quest' ultima sì occupasse delle funzioni in-  tellettive ed affettive dell' uomo , che sono atti vitali e i  più nobili ; e dopo aver durate non poche fatiche conobbe-  si alla line, il cervello esser lo strumento principale di sì  nobili facoltà, dico principale, perchè non si può escludere  il concorso degli altri organi inservienti alla vita relativa,  come sensi, ossa, muscoli ec. Il (ìsiologista di mente de-  bole può qui dire : ogni funzione ha i suoi organi , il  pensiero è una funzione , ha dunque il suo organo, che  è il cervello ; or se accordiamo al cervello un’ anima per  agire , dobbiamo concederla agli altri organi ; e però lo  spirilo è una chimera da' metafìsici ideata. No , io ri-  spondo ; è una realità, e voi v'ingannate negandola. Di-  temi , come sapete che il cervello è l’ organo delle fa-  coltà pensanti ? perchè 1' esperienza vi ha mostrato , che  tutto ciò che altero, o distrugge il cene.lo, altera, o di-  strugge il pensiero, che dopo lunga meditazione la fron-  te dà segno di speciale calore e la testa duole ( il che è  conforme a quella legge notissima per cui cresce il calo-  re , aumentando I' oziane di un organo o si sviluppa il  sentimento di fatici), che negli animali ver trinati la per-  fezione graduale delle industrie, degl’ istinti è in propor-  zione del perfezionamento graduale del cervello ec. avete  adunque conchiuso, il cervello è il principio efficiente del  pensiero. Questa conclusione è illegittima : due fenomeni,  che costantemente si veggono congiunti , non segue per  questo solo, che l'uno sia causa dell’altro; è questo quel  sofisma che nessuno ignora : cum hoc, ergo propter hoc.  — Adagio, risponde egli: c’è i analogia, perchè nelle al-  tre funzioni riguardandosi gli organi quali cagioni efficien-  ti, dobbiamo in quelle pensanti riguardare il cerebro cau-  sa efficiente. No , quest’ analogia , non c è affatto. Nelle  nutritive funzioni voi avete qualche cosa di più, che non  si ha in quelle pensanti : ed in queste è una particolari-  tà, che non si ha in quelle. Così, in quelle digestive, voi  avete veduto non solo che I’ alterazione, o distruzione del  tubo digerente è seguila da disturbo , o nullità nella ri-  rispettiva funzione, ma avete eziandio osservalo la sostan-  za introdotta cambiarsi in passando nelle diverse porzioni    Digitized by Google    145   di detto canale , c quindi assorbirsene una parte, cioè la  chilosa , e I' altra , le lecce , espellersi. Lo stesso dicasi  della respirazione, i cui organi , i polmoni, sonosi osser-  vati pieni d’ aria , c parimenti della circolazione , di cui  le arterie e le vene hanno offerto il sangue, c cosi delle  altre automatiche (unzioni. Ma, quanto al cervello, voi sa-  pete, che i 9ensi trasmettono mercè i nervi allo stesso le  impressioni , quindi si mostra il pensiero , la volontà na-  sce , la quale mercè i nervi trasmette ad alcuni organi  de’ movimenti ; che le alterazioni avvenute nell' apparato  cerebrale sono da rispettive alterazioni nel pensiero segui-  te ec. ; ma non avete osservato le sensazioni , le idee e  qualsiasi prodotto mentale, nel cervello, come il cibo ne-  gl' intestini , 1' aria ne' polmoni , il sangue nelle vene. E  ciò debb' e«ser cosi , perocché evvi una diversità fra il  mezzo con che prendesi cognizione degli atti del pensiero  e quello della vita nutritiva, (ili atti di qucjta si perce-  piscono coi sensi , quelli della vita intellettiva , invisibili  ed intangibili, son conosciuti per coscienza. Essi non aven-  do alcuna delle qualità de' corpi, cioè non essendo duri o  molli, freddi o caldi, lisci o scabrosi, colorati, sonori ec.  non possono conoscersi co' sensi. Chi col senso tenta co-  noscere il mondo intellettivo , opera I' impossibile , com-  mette peggiore errore di colui che vuol conoscere gli o-  dori colle mani, o cogli occhi, o colle orecchie. Possibile  che la mente senta sè fuor di sé ? o trovi se stessa , ove  ella non è? Non abbiamo adunque l'asserita analogia. Dal  che deducesi , che il saggio fìsiologista , conoscendo , che  gli atti intellettuali non offrono gli stessi caratteri degli  atti automatici, vai quanto dire, quantunque soggiacciono  alle alterazioni del loro organo , pure non se ne osserva-  no in esso i prodotti e sfuggono alla sensibili- esterna os-  servazione , e si manifestano all' interna soltanto , terrà  conto insieme di ciò che è fisiologico e di ciò che è psi-  cologico, o per dirlo in altri termini, userà I’ osservazio-  ne esterna e la interna. Si, è mestieri applicare la rifles-  sione a qualunque specie di fatti positivi , e gl’ interni  non sono meno positivi degli esterni : anzi son tanto po-  sitivi, quanto che senza di essi non sapremmo che esistes-  ti)    Digitized by Google    UG   sero gli esterni. Si dirà per taluni : il fisiologo / rroccde  coi sensi, coi quali nulla vede di s/nrito, e perù per lui  quesl' essere intelligente immateriale è una chimera. Deb-  bo , o no rispondere a si futile argomento ? Il farò per  te. Giovinetto, cui intendo istruire — altri non avrà forse  bisogno delle mie istruzioni. Cbe diresti di colui, che in-  tendesse alla investigazione delle nutritive funzioni colla  coscienza, e perchè in essa non le vedesse, neghercbbele ?  Diresti ha perduto il ben dell' intelletto ; cosi dee dirsi  dei pseudo-fisiologo. Sì , perchè osserva per metà , ed in  questa sforzasi ridurre I' altra metà , che in quella non  trova, nè trovar può , e perciò nel suo pensiero distrug-  gete. Ma da chi egli ha tal potere? Da nessuno. L'uomo  con tutta te sua ragione non può creare una facoltà , nè  annientarne alcuna , solo può percepire e ragionare ....  Se fosse lecito sopprimere una facoltà per negarne le i-  slruzioni , grandissima ragione avrebbero gli idealisti di*  sciogliersi da ogni uso de' sensi, e perciò dire, come han  detto , i corpi non sono. Ma chi è quell’ uomo di buon  senso , che voglia acconsentire a' sogni di questi visiona-  ri? Nessuno. — Nessuno adunque farà buon viso a' sogni  del pseudo-fisiologo.   Se poi egli vuol limitare te Fisiologia ai sensi , fac-  cialo pure a suo senno , ma non avrà diritto in (al ipo-  tesi discorrere delle mentali funzioni, perchè da' sensi non  rivelalo : sarà in tal caso la scienza della vita ristretta  alle vegetative funzioni, e niente altro, ed allora non sarà  nemmeno conducente al materialismo. Ma no , ei dappri-  ma ammette la coscienza , apparandone da essa la realità  delle spirituali funzioni, che non vi ha altro mezzo a cui  ricorrere, e poscia, per ridurre il morale al tisico, ponen-  dola in non cale, abbandonala ; vuol conoscere il subbia-  to a cui esse appartengono coi sensi, i quali non potendo  mostrare che materia, osa dire: lo spirilo non è — come  se te coscienza l'osso guida infedele: e se tale, perchè am-  metterne le istruzioni ? come se fosse lecito ammetterla  in un caso e a capriccio rifiutarla in un altro — come  se te coscienza ben meditala non isvelasse quell’ io sem-  pre identico, sempre uno in mezzo alla farragine ili diver-  se modificazioni alle quali soggiace. La coscienza riflessiva.    Digìtized by Google    147   conviea ripeterlo, è la stella polare di chi intende alla co-  gnizione del pensiero dentro il cerchio della empirica psi-  cologia ; è la fiaccola che dee guidarlo nel santuario dei  suoi pensieri. K simile il raziocinio del supposto fisiolo-  go a quello di un idealista , il quale dopo essere istrui-  to da’ sensi dei fatti esterni , si volge alla coscienza per  conoscerne l' essere , a cui appartengono , ed in que-  sta non vedendolo , perchè veder noi può , lo nega , an-  zi lo immedesima col me. Fra 1’ idealista e il pseudo-  fisiologo lo intento è diverso , ma il metodo è lo stesso.  Nè pur monta il dirmi : coi ammettete il sopradcllo me-  todo, perchè credete I' anima spirituale , ma se questa è  materiale, cadrà la coscienza, e dovremo ricorrere a’ sen-  si : anzi fate ma petizione di principio, ammettendo lo  spirilo per la coscienza , e questa per quello. Al che è  facile rispondere. Io non ho detto : 1’ anima è immate-  riale, la coscienza dunque esiste, e ad essa bisogna rivol-  gersi , ma ho detto, e dirò finché mi basti il fiato : che  da natura avendo l' uomo due modi di percepire , 1' uno  coi sensi , I' altro con la coscienza , e clic le funzioni del  pensiero essendo impercettibili co’ sensi, non puossi ad es-  si interrogare , se vuoisi vera risposta , ma volgersi alla  coscienza. La Psicologia non adotta adunque la coscienza,  deducendola dalla semplicità dell' io. Clic tal metodo poi  opra al psicologo la via allo spiritualismo, è un'altra cosa,  perchè coi sensi non verrà mai fatto scoprire ciò che ad  essi si sottrae ; e l’ errore nel metodo conduce a falsi ri-  sultamenti. La petizione di principio non ha dunque luo-  go. Ricorre perciò il psicologo alla coscienza, seuza porre  1’ anima semplice , quantunque siffatto metodo lo conduca  olla cognizione della metafisica unità. Ma se il filosofo pro-  clama base precipua della psicologia empirica la coscienza,  non dee arrestarsi ad essa soltanto, ehè debb' avvalersi di  altri mezzi , che servono a sviluppare e rendere com-  piuto I' esame del pensiero. Invocare in tutto c soltanto  la coscienza , invocare in tutto e soltanto i sensi , si è  essere esclusivo , si è svisare brullamente la scienza. È  perciò mestieri al mezzo del senso intimo congiungerc, ol-  tre alla ideale visione , i mezzi esterni.   L'uomo è veramente il capo d’ opera della creazione;     148   in esso , per chi ben Io contempli , risplende a vivissimi  tratti :   • La gloria di Colui che tutto muove ».   Ma questa stessa complessione di fenomeni , che in  lui osservansi e i loro reciproci rapporti, ne rendono ma-  lagevole c f analisi e la sintesi. Cosi guardarlo da un sol  luto, è poco, ridurlo a questa qualsiasi veduta, è errore ;  convien dunque conoscerne i costitutivi e complessivamen-  te guardarli. Se volgete il pensiero a quella vita dell’io,  che fenomeni maravigliosi si appresentano al vostro sguar-  do 1 studierete non il mondo che sta rimpetto a voi , ma  il «ubbielto e i modi con che lo comprende ; eppure ciò  non basta. Quest' io è unito strettamente al corpo orga-  nico, e quantunque da questo distinto per natura , pure,  vivendo in esso, ha reciproche attinenze con lui, la qua-  le cognizione relativa è tanto importante , quanto quella  dell’ io e delle sue funzioni. Perocché chi si propone stu-  diare una cosa, che ha de' rapporti con un'altro e trascu-  ra cosilfatle relazioni, imperfettamente la studia, se pur  iioii incorre in gravissimi falli, attribuendo esclusivamente  a quella ciò che è prodotto per l’ influenza di questa. Il  quale errore de’ metafisici muove dal timore d’ imbatterò  in materialismo; ma questo timore é panico, perchè egli-  no stessi confessando f uomo esser costituito di duplice  sostanza, fisica e morale, interna ed esterna , materiale e  spirituale, deve perciò in esse aver luogo vicendevole re-  lazione, e la lilosofia non può, senza mutilar se stessa, o-  mctter la cognizione di cosiffatti reali rapporti. Fa al cer-  to meraviglia vedere (die i filosofi conoscano, die l’anima  ha per lo mezzo de - sensi le sensazioni , esegue per lo  mezzo di taluni organi i suoi voleri, e poi credere che sia  materialismo ammettere le vicende, alle quali l’essere spi-  rituale soggiace per taluni cambiamenti nella stessa orga-  nizzazione avvenuti. Diicmi, mi volgo a colali lilosofì, da  dii avete apparato die f anima ha pe’ sensi le sensazioni?  che essa, mercè taluni organi, mette ad dTelto i suoi vo-  leri , che le alterazioni avvenute negli organi sensori e  motori soli seguile da alterazioni nelle relative facoltà di  sentire e volere ? — Dall’ esperienza , diranno , abbiamo  avute tuli istruzioni — Ebbene , io rispondo , non è la    Digitized by Google    149   stessa esperienza quella firn mostra a' fisiologisti le relazio-  ni del sistema nervoso coll' intelligenza ? Nessuno, purché  abbia studiato alcun che di Fisiologia, può negar ciò. Ho  detto purché abbia studiato le dottrine fisiologiche, perchè  si disprezzano, si grida al materialismo, perchè s’ ignora-  no. Qui non si tratta di conoscer l ' io e le sue funzioni,  ma le attinenze che l'organismo, e principalmente il siste-  ma nervoso, ha con esso. Vedi curioso fenomeno ! i psi-  cologi accusano la Fisiologia di materialismo, e i pseudo-  tisiologi ne convengono : e perchè ciò ? perchè quelli la  ignorano, questi, rinegando la coscienza, voglion conosce-  re l’anima co' sensi. Ma se lo studio della Fisiologia con-  duce il savio ed imparziale filosofo a purgarla dell’ ingiu-  sta taccia di materialismo, lo rafforza pure nell'idea che  allo elemento psicologico dee congiungersi il fisiologico.   Il Glosofo che trascura l’elemento fisiologico commet-  te grave errore. L ’ io esiste ed opera : chi oserebbe ne-  gar ciò? ma nell’organismo esiste e mercè di esso opera:  è questo pure un fatto , o se vuoisi deduzione legittima  d’ infiniti fatti : ma il psicologo astrae I' io dall’ organis-  mo , e dandogli un'esistenza indipendente, esamina l'io,  non qual è in realità, ma idealmente: ecco il suo errore.  Il volgo cammina diversamente, perchè esso percepisce l ’ io  ma insieme all’ organismo il percepisce, e ciò per associa-  zione o sintesi necessaria operata sin dai primi istanti del-  la vita mentale, e non analizza ; ecco il suo errore, il suo  materialismo — quando il psicologo non sintesizza , ecco  il suo idealismo. La deficienza di analisi produce l’errore  del volgo, quella di sintesi I' errore del psicologo. E, sul  difetto di sintesi, siami permessa questa riflessione. È me-  stieri insegnare a coloro che noi sanno, e ricordarlo a co-  loro che non lo ignorano, ma non ne fanno debita appli-  cazione, che la divisione dello scibile in vari rami è sta-  ta operata per nostro comodo , per sorreggere la limita-  zione del nostro spirito, per conoscere meglio la natura ;  ma quando questa divisione subbiettiva si trasporta asso-  lutamente negli obbietti , anziché aver guadagno . si ha  grande discapito. Vo' dire che gli esseri tutti hanno delle  relazioni, tutti sono legati , divedendo adunque le scienze  non dovete credere che gli obbietti di esse sieno per ef-     150   letto della vostra divisione slegati, divisi, essi sono sem-  pre ciò che erano pria della divisione, cioè aventi le stes-  se connessioni. Che bisogna far dunque per evitar lo  errore ? Aver sempre presente, che lo divisione dello sci-  bile è artificiale e subbiettiva , nata dalla nostra pochez-  za ; e perciò bisogna , nel discutere f oggetto speciale di  una qualsiasi scienza, guardarlo non isolatamente, ma com-  plessivamente, nelle sue relazioni; bisogna io somma sinte-  tizzare. Applicando questo discorso al nostro argomento  si vede ad evidenza d’ onde proceda l'errore de psicologi,  i quali immersi nella loro astrazione , non conoscono che  quantunque la loro scienza si occupa dello spirito, ed altre  scienze del corpo, in cui quegli è ed opera, pure f io a -  vendo rapporti col corpo , la scienza psicologica non dee  trascurarli.   Credo non aver detto quanto basti. La scuola di Sco-  zia che si avvisò, la Fisica doversi includere nella Filoso-  fia, nou pose mente che con più ragione la Fisiologia do-  vrebbe esservi comp.esa, giacché ciucila (la Fisica) si occu-  pa delle leggi generali dei corpi , mentre che questa ( la  Fisiologia ) dà la cognizione delle leggi degli esseri orga-  nizzali, ed il peusiero obbictto della psicologia appartiene  agli esseri di tal natura. E poi la Fisiologia si giova dei  lumi della Fisica. Ma il principio , d' onde muove detta  scuola, è falso. Perocché il porgersi due scienze degli aiu-  ti, non importa che debbano ridursi ad una, purché il lo-  ro oggetto sia diverso. E pere» la filosofia giovandosi del-  le idee dell' Anatomia , Fisiologia , Fisica ec. non è nè  I' una, nè altra di esse scienze : e ripeto che essendo gli  esseri tutti legati con iscambievoli relazioni , le scienze  tutte debbano fra loro esser legate. Tutta la differenza  sta in questo, che talune relazioni sono immediate , altre  mediate e prossime, ed alcune rimole. Cosi la Filosofia che  si occupa delle funzioni dell' intelligenza , questa avendo  relazioni colf organismo , perciò essa scienza è congiunta  immediatamente colla Fisiologia , ma questa avendo dei  rapporti colf Anatomia, Fisica, Chimica cc. la Filosofia è  mediatamente legata con quest' ultime scienze.   Dalle quali cose è forza dedurre che, essendo oggetto,  non unico, della Filosofia f umana intelligenza , pure alla    Digitìzed by Google    151   completa cognizione di essa non si perverrà giammai , se  pur non s' imbatterà in molti e gravi falli, senza giovarsi  dei lumi che son porti dalla Fisiologia, Anatomia, Zoologia,  Fisica ec. cioè senzu legarla ad esse scienze , quantunque  non possa confondersi colle stesse (2). Imitiamo I’ anda-  mento della natura nel produrre le ricchezze, delle quali  se la divisione dei travagli ne è una causa, l’associazio-  ne ne è pure un’ altra.   Proseguiamo il nostro argomento, anzi interniamoci in  esso a tutt’ uomo. Il volgo stesso per significare che uno  ha, o pur no giudizio, suol dire che ha o non ha cervello,  che ha lena furie, se ha mente elevata. Gli antichi facea-  no le loro pitture , o sculture degli eroi con fronte spa-  ziosa e prominente, e la favola fece Ercole con gran cor-  po e piccola testa, fece escir Minerva dal cervello di Gio-  ve. Eran questi , simboli di una gran verità all’ ingrosso  concepita; ma gli autori n’eran materialisti? No, e perchè  debb’ esserlo il fisiologo ? Egli non fa altro che internar-  si negli organi e scoprirne le più recondite azioni , ossia  rende scientifico , sistematico , ragionalo , dimostrato ciò  che era puro sentimento. Eppure quanto tempo è passato,  affinchè si prendesse la vera via ! Si traviò co' sistemi fi-  siognomonici del Porta e del Lavater , sistemi oggi pre-  cipitali nella dimenticanza , ma che sempre movean dal  vero concetto di esistere nell' organismo relazioni colle  intellettive ed affettive facoltà — eran false soluzioni di  un esatto problema. E se spingiamo il nostro sguardo  presso gli antichi e taluni moderni , quantunque in di-  verse sentenze , li vedremo sempre occupali ad assegnare  nel corpo la sede dell’ anima. Se Pitagora , Platone, Ga-  leno stimavano sede dell' animo il cervello ed altri altre  parti di esso, come Erofilo i grandi ventricoli del cervel-  lo, Servetto 1’ acquidollo di Silvio, Àuranli il terzo ven-  tricolo del cervello, Cartesio la glandola pineale. Varthan  e Schellhammer la punta della nascita della midolla spi-  nale , Drelincourt, Malacarne il cervelletto , Benlekoè, Lan-  cisi, Lapeyronnie il corpo calloso o grande commisura del  cervello, Willis i corpi striati, Viecesscns il centro ovale  della sostanza midollare, Ackcrmann i tubercoli dei sensi  (strati ottici e corpi striati) pure Aristotile, Ippocrate e     152   «li stoici ne collocavano la sede nel cuore , ove I' animo  pastosi <T una materia pura e luminosa, separata dal san-  gue, Erasistrato nelle menitjgi, Yan Helmont nello stoma-  co ec. Quantunque diversamente Tra loro opinassero , pu-  re convenivano in quest’ idea ; nel corpo essere una par-  te, ove il principio pensante ha seggio, e però tal parte  detta impropriamente sede, essere in attinenza col pensie-  ro e concorrere al suo sviluppo. Chi oserebbe dirli ma-  terialisti ? Ma come conoscere le funzioni di quest’ orga-  no, se la sua anatomia sino a Fracassati e Rolando con-  sisteva a tagliarlo verticalmente , orizzontalmente , e ri-  durlo nelle più sottili feltoline ? Se tutta la scienza di es-  so consisteva nel dare un nume vago , e talora bizzarro  alle sue parti ? Cercavasi in esso ventricoli, corpi striati,  corni d' aminone , piedi d' ippocampo , volte, ponti, pila-  stri, salteri, natiche, testicoli, e die so io! Quanto a’ ner-  vi , prendevano tutti origine dal cervello , ed il sistema  nervoso della colonna vertebrale, non ne era che uu pro-  lungamento. Foco innanzi a Meckel e Soeramering , si  credeva che non restassero a farsi altre scoperte sul cer-  vello, die quelle che hanno per oggetto l’origine dei ner-  vi. E dopo le fatiche di Vicq d’ Azir , di Prokaskà , dei  Vènzel, tutti riguardano come presunzione il cercare qual-  che cosa di nuovo , o un ordine di organizzazione diffe-  rente io questo molle apparecchio, già ci eduto a sufficien-  za perlustralo. Lo stesso Pietro Frank con questo consi-  glio invitava Gali a desistere da’ suoi lavori. Ma nè Ro-  lando nè Gali vollero arrestarsi (3,i; il che fu sommamen-  te utile per la scienza. Ma torniamo al nostro assunto, da  cui sembra esserci alquanto dilungati.   Se è fuor di dubbio die il sistema nervoso è I’ or-  gano dell’ intelligenza, è lo strumento principale delle fun-  zioni istintive, affettive , intellettive e de’ movimenti , le  indagini dei Fisiologisli non solo non conducono al mate-  rialismo, ma offrono al psicologo quei materiali, coi qua-  li può compiutamente innalzare f edilìzio dell’ umana in-  telligenza, 1 filosofi prendono dai Fisiologi che i nervi  sono gli strumenti delia sensibilità , non possono perciò ,  senza contraddirsi, rifiutare le altre istruzioni.   Si è pure imputato di materialismo il sistema dei ce-    Digitized by Google     153   lebre Gali , ma agli occhi del pensatore tale imputazione  è calunniosa. Si posseggono in primo luogo quelle idee,  che solo possono mettere in istato il sapiente a portar ve-  ro giudizio sur esso sistema? Si ha in secondo luogo stu-  diato ? Chi è privo d' una di queste due condizioni non  osi dirne parola — Ma Gali , si dirà, ammette venzette  organi destinali ad altre tante facoltà , come la musica ,  la poesia ec. ognuna delle quali è fornita di sensibilità ,  memoria, giudizio ec., e, secondo lo sviluppo di taluno di  questi organi, nell'individuo avrà luogo lo sviluppo d' un  talento particolare — Benissimo , io rispondo , ma non  veggo il materialismo, che voi gli apponete. Perocché gli  organi, nei quali Gali divide il cervello, sono strumenti e  niente altro che strumenti, e la perfezicne, e lo sviluppo  di essi metterà lo spirito in istato ad esercitare quelle  sublimi facoltà di die è dotato. E si sa che un abile so-  natore eserciterà tanto meglio la sua abilità , quanto lo  strumento di che usa sarà più perfetto , e per tanto non  si derogherà nulla alla sua abilità , facendola dependente  dalla perfezione dello strumento. Facciamo per poco astra-  zione delle idee galliane. Quei fdosofi e fisiologi che pria  di Gali, riguardando il cervello, quale strumento del pen-  siero, si studiavano stabilire norme materiali, quali misu-  re della intelligenza, eran materialisti ? Certo nessuno ri-  ferirà la taccia di materialismo a que’ filosofi e fisiologi  antichi, o moderni che la dimensione assoluta del cervel-  lo credevano dovesse rappresentare i gradi delle intelligen-  ze, o il peso del cervello relativamente al peso del corpo,  o la proporzione fra il cervello e i nervi , o il rapporto  tra la midolla allungata ed il cervello, o il rapporto del-  le parli del cervello fra di esse , o I' angolo facciale di  Camper, o 1‘ occipitale di fktubenlon , o il numero delle  fagliene del cervelletto di malacarne, o in fine la propor-  zione tra il cranio e il viso. Essi credean certo che la  perfezione dell' organo intluisse sullo spirito si riguardo  alle facoltà, come a' talenti speciali, essi intanto per que-  sto solo non eran materialisti : perchè adunque il sarà  Gali? Egli non ha fatto che considerare il cervello, o me-  glio massa encefalica, non qual unico strumento, ma com-  plesso di strumenti ; ei non solo ha preteso determinare     liii   il grado dell' intelligenza, il che erosi tentato pria di lui,  ma lo scopa, egli, mi si permetta l' espressione, ha par-  ticolarizzalo ciò che altri diceau in generale. Or se il  considerar I’ encefalo non unico organo, ma un aggregato  di essi, se I’ assegnare non il grado soltanto, ma lo sco-  po dell' ingegno, è dottrina materialista, io non so allora  come potrò ogni sapiente, che fa 1’ anima dipendente dal  cervello, scusarsi di materialismo, non so se i filosofi ra-  gionano , o farneticano. E sì, sragiona al certo colui che  ti crede non materialista , finché ammetti in generale il  fatto della dipendenza del morule dal fisico , specialmente  dal cervello , ma che poi ti grida al materialismo , se ti  farai a par titolari szar e.   Ma dicono taluni : nel sistema dell’ organologia per  ogni organo dovrebbe esservi un io fornito di sensibilità,  memoria ec. mentre la coscienza ci dice uno esser l ’ io :  il sistema frenologico si oppone adunque ai fatti di co-  scienza, che provano la metafisica uttità — Vi chiedo scu-  sa, il vostro ragionamento non mi va a genio- Dovrebbe-  ro esservi tanti io nel caso che il Gali non ammettesse  anima, il che non è, chè anzi dichiara che gli organi so-  no meri strumenti dello spirilo. Sta bene perciò che mal-  grado la rooltiplicitò degli organi l'io, è uno, perchè gli  organi non sono che strumenti. Non si oppone dunque ai  fatti di coscienza, se non nel caso che noi lo crediamo ma-  terialista , ed allora il materialismo è in noi , e non già  nel gailiano sistema. Ma soggiungono : Gali fa I' anima  troppo dipendente dagli organi, perchè un individuo, che  dalia natura ha sortito la disgrazia di avere lo sviluppo  di un organo delle basse e ree tendenze, sarà da inevita-  bile necessità tratto a' delitti — Rispondo a ciò che sarà  la frenologica dottrina in tal caso conducente al fatalismo,  e non al materialismo , e si sa che ogni materialista è  fatalista, ma ogni fatalista non è materialista. In tal ca-  so sarà d’ uopo correggerne il fatalismo. Sia insorgono :  le idee di Gali sono state rimbeccate sì riguardo alla mol-  tiplicità degli organi, che al numero, al sito ed alla cor-  rispoudenza delle protuberanze nel cranio, anzi taluni su  questo ultimo punto han gridato al ciarlatanismo , e qui  faran sentire molti nomi benemeriti alla Notoroia e Fi-    Digitized by Google     155   siologia — Come ognun di leggieri conosce, qui cambiasi  lo stato della quistione , giacché io non pretendo che tal  sistema sia vero, ma voglio purgarlo dalla taccia di ma-  terialismo. lo ho mostrato che la cranioscopia non condu-  ce al grossolano materialismo ; il tempo farà vedere se  sia vero o no; ma, qualunque siane l'esito, son certo che  non precipiterà si presto nella dimenticanza , in cui sono  i sistemi del Lavaler e della Porta.   Chiudo questo §. colle parole dell’ egregio professo-  re di Fisiologia Martini « Gli autori di psicologia, quei  » medesimi che levarono grido di sé, errarono più volte,  » perche trascurarono gl' insegnamenti della Fisiologia.  » Non si può per niun conto avere un’esatta cognizione  » dell'uomo, senza conoscerne la struttura. Sinché vivia-  » mo guaggiù 1’ animo abbisogna dal ministerio del cor-  » po, e perciò non solo giova, ma è necessario aver col-  » tirato lo tisiologia per trattar profondamente la psico-  » logia a (4).   §• Il-   Genesi della calunnia apposta alla Fisiologia.   Conoscere il modo della generazione degli umani er-  rori è tanto importante , quanto lo evitarli , e però non  sarà discaro che dica alcun che sull' origine del pensiero,  oltre modo ingiurioso , alla fisiologia apposto : cosi sare-  mo in istato di tenerci lungi da cosiffatto errore, che ha  prodotto f esclusione nella psicologia dello elemento fisio-  logico, il che significa, ha dimezzato, mutilato la scienza  della vita mentale.   L’ uomo ebbe da natura largiti dei modi di perce-  pire : uno gli dà la cognizione del mondo esterno , ma-  teriale, l’altro del mondo interno, intellettuale. ...Se egli  coi sensi percepisce i fatti esterni, cioè i corpi colorati ,  caldi, freddi, odorosi, saporosi, estesi, in moto ec., a dir  tutto in poche parole, ciò che fuori di lui avviene, colla  coscienza prende cognizione de’ fatti interni vule a dire ,  delle idee , de’ giudizi , de’ raziocini, desideri', risoluzioni  ec. in somma di ciò che intimamente in lui avvieuc. Or,  siccome 1’ uomo munito di sensi non è per questo solo     lofi   fisico, chimico, naturalista ec. cosi, quantunque dotato di  coscienza, non è perciò solo filosofo: è mestieri volgere la  riflessione a ciò che porge il senso , a ciò che svela la  coscienza. Quindi è che egli applicando la riflessione o  meditazione a' fatti esterni , cioè a quelli manifestali dai  sensi, forma le scienze che han per oggetto i corpi; con-  centrandola sui fatti interni , su quei svelati dall’ intimo  senso, e mercè I' apprensione intuitiva , dà vita alla psi-  cologia propriamente detta : si , questo ritorno che fa  V io di sè in sé e con sè , fonda la scienza del pensiero.  Ida gli nomini fanno cgual uso dei sensi e della coscien-  za? meditano tutti sulle rivelazioni di q .elli e di questa ?  No certamente, perciocché avvi taluni uomini che sin dai  loro teneri anni han rivolto il pensiero agli obbietti posti  di fuori ; essi lutto ciò che sanno, io conoscono pei sensi,  perchè la loro riflessione bau concentrato esclusivamente  sugli obbietti di questi. Dal che segue che ei danno im-  portanza solo alle scoperte che ottengono pei sensi, e ciò  può giugnere al grado di credere che non possano otte-  nersene altre, in altra maniera, e di non lieve importan-  za. Ciò è semplice e naturale, giacché i bisogni dell' uo-  mo attirano la sua meditazione all’ esterno , 1’ esercizio  frequente rende facile siffatta inclinazione , c si forma  quindi 1' abito di conoscere per mezzo dei sensi. É per-  ciò necessaria ferma e risoluta meditazione , c per molto  tempo, affine d' interrompere tal abito ed acquistare l'op-  posto , cioè quello di ripiegarsi in se stesso. Hanno tali  scienziati il senso intimo , per non dir d' altro , ma non  riflettono sulle sue rivelazioni. Quindi è che tali uomini  associano finalmente la certezza a ciò che viene dai seu-  si. e, sopprimendo in tal modo la coscienza e l'ideale vi-  sione, credono fermamente che nulla possa sapersi, se non  quello che si vede o tocca, ossia si statuisce nei lor pen-  siero, come verità inconcussa : ogni idea viene da' sensi,  o pei sensi. Per troppo esclusivo meditar sui sensi, si fi-  nisce con dire: lutto l'uomo sta ne' sensi, ogni certezza  viene dai sensi. Tale è la genesi del pensiero, di cui parlo.   Souo simili a quegli idealisti, che quantunque muni-  ti de’ sensi, pure meditando unicamente sulla coscienza, si  stringono a questa, nò reggendo più in là di essa, imme-    Digitized by Google     ir>7   desi ma no V oggetto conosciuto al subbietlo conoscitore, co-  me quegli scienziati il subbielto Tanno ad immagine del-  l' oggetto. Tutti han torto, perchè abusano, quelli dei sen-  si, questi della coscienza. Tutti han torto , perchè muti-  lano l’uomo, quelli materializzandolo, questi spiritualizzan-  dolo. Tutti han torto , perchè sè stessi contradditori , i  primi sentendo l’ atticità interna, i secondi non interrom-  pendo le pratiche esterne.    S- "f-   Alleanza fra la Psicologia e la Fisiologia.   Se alcun fisiologista (o) pretendesse troppo ? non do-  rrebbe aver negato il giusto poco. Che diresti di un giu-  dice che ti nega a, che ti appartiene, perchè hai chiesto  a •f 6 ? Noi chiameresti ingiusto ? Ebbene tal rimprovero  deve a' più grandi psicologi diriggersi. Che se questi si  dolgono del materialismo della fisiologia, questa è pronta  e non senza ragione, alle discolpe da noi riferite in que-  sto scritto. Non furon tutti materialisti, ella ancora dirà,  e qui farà sentire gl’ illustri nomi degli Mailer , degli  Stilai, dei Foderè, de' Maltliey, de Berard, de’ Vircy, dei  lluisson, de' Hartmann ec., e per torre d’inganno ognuno  Bonnet il primo Psicologo-Fisiologico, o Fisiologo-Psicolo-  gico. Al certo se colpa non lieve è l'abuso, non lo è me-  no il non uso. Ma cosi è l'indole dell'umana mente, gir  sovente per opposti sentieri, e cosi dal vero disviarsi. Or  se è errore materializzar lo spirito, è del pari errore spi-  ritualizzar la materia. Spiritualismo assoluto e materia-  lismo sono sistemi esclusivi, incompleti , mancanti che or  ti trasportano alle nubi, or ti gittano nel fango, come se  non vi fosse luogo di star bene fra quelle e questo. L’uo-  mo non è tutto sensi, nè tutto coscienza, dee dunque av-  valersi e di quelli e di questa ; rifiutare I' uno de’ due 6  render l'uomo monco, è bruttamente svisarlo. Fisiologi e  Psicologi è tempo ornai che vi diute il bacio delia conci-  liazione , unitevi come nell’ uomo i sensi sono uniti alla  coscienza , e cessi alla fine lo scandalo che I’ uomo separi  ciò che natura ha strettamente unito, che voglia distrug-  gere ciò che natura ha creato. Vero è che non tutto si-  nora ci hanno insegnalo i fisiologi sulle funzioni del cer-     158   vello, ma non dobbiamo per questo dolerci con essi , pe-  rocché la somma difficoltà del soggetto ne ritarda i moti  progressivi , ed è stoltezza rifiutare la parte, quando non  si può ottenere il tutto.   Le quali considerazioni ben si addicono a que’ filosofi,  che proclamano il metodo sperimentale, la filosofia dell’e-  sperienza , ed intanto si stringono all' anima unicamente.  Oso dire, che sin ora non hanno conosciuto in tutta l'e-  stensione il vero spirito del loro metodo sperimentale.  Han creduto far bene dare per base alla filosofia la co-  scienza ( quantunque non unica , nè principale ) senza di  questa la riflessione non potrebbe volgersi in sé e non  si avrebbe quella notomia psicologica che è esclusiva al-  1* uomo , ma si fa veramente male, fermarsi unicamente  a ciò. Voi , direi a tali filosofi , rendete monca ed im-  perfetta la scienza , perchè non comprendete in tutta la  estensione il metodo che adottate. Voi poggiate sull' in-  terna esperienza , ma , questa essendo legata all’ esterno  ammettete il fuor del me , altrimenti restereste soli nel-  f universo : in altre parole ammettete la coscienza qual  motivo immediato e medialo: cosi vi tenete lungi dall'i-  dealismo. Ma ragionate meco. Se I' indole della coscienza  è di prendere ciò che con essa è connesso , se su tale *  fondamento statuite il non me, se in tal modo etitate lo  sconsolante idealismo , perchè adunque rifiutate I' altre i-  struzioni che la coscienza, guidata da’ sensi, vi porge? Am-  metterla iu un caso, e rifiutarla in un altro, è evidente  contraddizione. Le relazioni fra l’organismo ed il me son  manifestate da’ sensi, la coscienza le prende , il rifiutarle  adunque è rifiutar la coscienza, è contraddirsi. Ecco l’al-  leanza fra il senso e la coscienza , fra 1’ uomo esterno ed  interno , insomma fra la Fisiologia e la Psicologia ; ecco  la vera estensione del metodo sperimentale , il quale pec-  ca non solo , perchè vuol far senza del lume ideale , ma  perchè mutila la stessa esperienza (*).    (•) Quest’ opuscolo (u reso di pubblica ragione pei tipi del No-  bolo nel 1812.     Digitized by Google     A NNOT AZIONI    ISO    •sC«sS3J8"i^®J' ì ’    (1) Taluni autori hanno alla parola Fisiologia, sostituto quella di  Biologia, che significa scienza della vita, cd altri Biosofìa quasi ana-  loga ucl senso a quella.   (2) Ho spesse fiate nelle mie lezioni avuto eziandio bisogno della  Botanica. Non so, come possa rispondersi scientificamente a chi ti di-  ce, che la Buia graveolens (L.) , la Sjiarmannia Africana (L.) , In  Val/isneria spirali s (L.l , V Amuryllis aurea (L.) , In Diaamia mu-  scipula (L.' , la 3fgmosa pudica (L.) godono del privilegio di senti-  re, hanno de’ movimenti spontanei, senzà le risorse di detta scienza.  E si noli che lai dubbio elevasi facilmente nel pensiero de* giovanet-  ti , apparando essi dal bel principio delle filosofiche lezioni la distin-  zione fra esseri sensitivi e non sensitivi.   Prendo qui occasione per mani restare i miri sensi di vera senti-  ta gratitudine verso il sig. Natale Aloysio sotto la cui scorta appa-  rai alcun che di Botanica. Questo rullo ed abile farmacista è molto  innanzi nelle naturali scienze , e specialmente nella Botanica , inteso  alla cui scienza fra non molto darà un saggio delle sue durate fati-  che. E come avrei potuto dimostrare le cere fisiche differenze fra  l'uomo e gli animali, senza i sussidi delle naturali scienze? Per fi-  nirla dirò, che in una mia Opera, che spero in breve pubblicare col  titolo Elementi di Ideologia Comparata ossia Saggio sulle differen-  ze fra Vvomo e gli animali, opera che ini è costata lunghe c peno-  se meditazioni , ho colla ragione e col fatto dimostralo le vere atte-  nenze fra la Filosofia c le Naturali Scienze.   (3) Lcz. sulle malattie nervose del prof. F. Puccinolti Lez. ni.  Però in Italia due aulii prima che Gali e Spurzheim pubblicassero la  loro grande opera sul cervello, aveva 1' italiano Rolando dato in luce  le sue ricerche anatomiche sullo stesso organo, e devesi a lui assolu-  tamente la prima scoperta delle ramificazioni cerebrali de’ processi fi-  brosi , e del nuovo modo di trovarle c sezionarle. Dietro queste trac-  ce del nostro Italiano , Gali non In fatto che perfezionare il nuovo  sistema anatomico. Così V illustre Puccinolti, e ciò sia detto ad ono-  re dell’ Italia.   (4) Manuale di Fisiologia, par. 11, cap. xxvi.   (5) Il sagace lettore ha conosciuto che in questo mio discorso so-  vente ho confutate le idee madri del dottor Brussais, sparse nel primo  volume della sua opera. — Bella Irritazione e della Pazzia — sen-  za citarlo , perchè avrei dovuto scrivere un volume e non un cenno  per seguirlo nei suoi sragionamenti declamatori mossi da manifesta  bile. In vero sapessi pria di lui che esistessero delle rclazomi fra il    Digitized by Google    160   Esico «1 il morale, e che i materialisti stresserò opposto tal argomento  agli spiritualisti, e le risposte, sovente dall' autore omesse, di questi,  ma nessun vero e coscemioso sapiente , per quanto io sappia , crasi  Patto lecito dire dell’ immaterialità dell'anima » Frattanto i’ uoatomi-  » co comparisce col suo scalpello : egli squarcia 1’ uomo morto ; fa  » esperienza sull’ animale vivente ; il paragona coll' uomo sano c in-  » fermo , che ne possa dire il metafisico , il quale crcdesi disonorato  » di una simile comparazione, e gli dimostra il di lui preteso sonalo-  » re da esso gratuitamente stabilita nella glandola pineale, o nel pon-  » te di Varnlio , non essere altra cosa se non 1* insieme dell' apparec-  » chi» encefalico ( Op. eit. v. 1, rap. v, sez. 1.) ». Quando si han-  no le traveggole agli occhi pretendesi auco veder 1’ anima o toccarla  ( si rirordi il mio lettore di ciò che per me venne detto nel §. H. ).  Veramente quest’ opera oltre una noiosa ripetizione degli argumenli  che il materialismo ha fallo allo spiritualismo , contiene non poche  asserzioni, omissione de’ ragionamenti a prò dello spiritualità dell’ io,  soventi declamazioni , ove era moslieri dimostrare , rd un ultra sen-  sismi) da me confutato nel mio quinto Opuscolo — Dissertazione sul  Sensualismo ; ma, facendo astrazione di tutte queste mende dell'opera  del snllodato medico, si coglie pure un bene dalla sua lettura, quel-  lo cioè che io ho dimostralo , 1’ alleansa fra la Psicologia e la Fi-  siologia.

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